Malucelli alla Bingoal: «Mi sono cavato un peso, ora si riparte»

22.10.2022
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Vicende come quella della Gazprom possono segnare periodi bui e compromettere carriere. Matteo Malucelli non si è dato per vinto e in una stagione rattoppata dalla maglia azzurra prima e dalla China Glory poi, ha saputo anche alzare le braccia al cielo. Dopodiché si è rimboccato le maniche ha trovato una sistemazione per il 2023. E così è arrivata la firma per la formazione belga Bingoal Pauwels Sauces WB.

Ora il ventinovenne forlivese per il futuro sembra essersi levato quel macigno che lo ha logorato mentalmente per tutta la stagione. Il Nord lo aspetta e con lui la volontà di vivere un ciclismo seguito e in uno dei suoi habitat naturali. 

Malucelli quest’anno ha corso gran parte delle corse con la maglia azzurra
Malucelli quest’anno ha corso gran parte delle corse con la maglia azzurra
Come stai, Malu?

Bene finalmente mi godo un po’ di riposo. Anche se ne ho fatto fin troppo quest’anno (ride, ndr). Mi sono fermato il 9 di ottobre e ricomincerò i primi di novembre ad allenarmi, farò tre settimane proprio di divano. 

E’ arrivata la firma per il 2023…

Sì, finalmente! Mi sono tolto un bel pensiero, perché quest’anno è stata veramente dura. 

Sei stato accostato a tante formazioni. Come mai hai scelto la Bingoal?

Fra le possibilità che si erano venute a creare, era la squadra che secondo me poteva offrirmi un insieme di possibilità in vista delle gare e della loro provenienza essendo belgi. Mi può dare delle garanzie anche a livello di calendario e sicuramente questa cosa qui mi ha spinto verso di loro. Essendo una squadra belga e non essendo mai riuscito a correre al Nord, mi sono convinto facilmente. Anche perché purtroppo o per fortuna il ciclismo è là in Belgio.

Giro di Sicilia 2022, la prima tappa a Bagheria la vince proprio Matteo Malucelli
Giro di Sicilia 2022, la prima tappa a Bagheria la vince proprio Matteo Malucelli
Correrai spesso al Nord…

Ho visto che fanno un buon calendario di corse a tappe. E poi fanno le gare di un giorno al Nord e corrono anche abbastanza in Francia. Si sviluppa quindi soprattutto fra Francia, Belgio e Olanda. Sicuramente sarà un bel mix.

Credi possano essere corse adatte a te?

Diciamo che sicuramente faranno molte gare adatte alle mie caratteristiche. In questo ciclismo si ha la tendenza a fare delle corse sempre più dure, più estreme. Mentre per le mie caratteristiche non dico solo pianura, ma gare più facili altimetricamente sono a me più congeniali

Hai già qualche obiettivo tra le corse di inizio stagione?

Il calendario che farò ancora non lo so. In questo momento qua, dopo la firma, mi sto concentrando solo a ricaricare le pile senza fare tanti progetti. Andrò a metà novembre a fare tutte le visite mediche, anche se non credo che si parlerà di calendario. Poi a dicembre credo che si comincerà a parlare del 2023. 

A livello psicologico, il 2022 è stato un anno molto provante (foto Instagram)
A livello psicologico, il 2022 è stato un anno molto provante (foto Instagram)
Parliamo della stagione appena conclusa. Com’è andata dal punto di vista sportivo?

Da come era partita, sembrava poter essere la mia miglior stagione e forse lo è stata. Nonostante sia stata così falsata dagli avvenimenti della Gazprom. Chiaramente nei primi due mesi eravamo partiti bene e ci aspettavamo tutti una grande stagione. Avevamo lavorato bene e i primi risultati li stavamo raccogliendo. Purtroppo è andata come è andata e da aprile in poi dopo il Giro Sicilia è sempre stata un inseguimento della condizione.

Un’ottima partenza poi è andato tutto in salita…

Purtroppo per quanto uno si possa allenare bene, se non si corre il ritmo gara si perde. Quando sono rientrato dalla Sicilia, ho corso l’Adriatica Ionica Race quando metà gruppo usciva dal Giro d’Italia. Mi sono rifermato, sono rientrato ad agosto quando metà gruppo aveva corso il Tour. Si capisce che dietro a tutta la volontà, gli altri hanno un vantaggio di 40/50 corse nella gambe e questo fa la differenza. Nonostante tutto, sono arrivati alcuni risultati che mi hanno dato morale per proseguire e ripartire con la consapevolezza che la mentalità fosse quella giusta. E’ chiaro che se tu sei a casa e gli altri corrono, diventa complicato. 

Al Tour of Antalya, Malucelli ha conquistato la prima vittoria 2022 per la Gazprom
Al Tour of Antalya, Malucelli ha conquistato la prima vittoria 2022 per la Gazprom
Come hai trovato la motivazione durante l’anno?

Fino al campionato Italiano non è stato facile, ma grazie alla Federazione e a Bennati siamo riusciti a trovare continuità. Anche se si correva ogni 30 giorni, c’erano gli obiettivi. Una volta passato il campionato italiano, c’è stato un mese dove siamo rimasti ognuno per la propria strada. E quindi non sapevamo più veramente che cosa ci sarebbe successo. Diciamo che il mese di luglio è stato quello più duro. Poi quando ho ripreso a correre con degli obiettivi, è stato più facile per la testa. Nonostante sia la stagione in cui ho corso di meno, è quella in cui sono arrivato più stanco a livello mentale. E’ stata veramente una dura prova (sospira, ndr)

Continuerai ad allenarti nella tua Romagna o hai pensato al trasferimento?

Dallo scorso anno sono residente a San Marino. La squadra farà due ritiri, uno a dicembre e uno a gennaio di circa 15/20 giorni. Quei mesi saranno impegnati al caldo. Dopodiché cominceranno le corse. Immagino che ci saranno dei periodi nel quale dovrò stare in Belgio, perché ci saranno corse di un giorno concentrate. Diciamo che non è nemmeno venuta fuori l’ipotesi di un trasferimento. 

Al centro, Marco Tizza sarà l’unico compagno italiano di Malucelli alla Bingoal. Quest’anno c’era anche Attilio Viviani
Marco Tizza sarà l’unico compagno italiano di Malucelli alla Bingoal. Quest’anno c’era anche Attilio Viviani
Ad aspettarti nella formazione belga c’è Marco Tizza, lo conosci?

Sì, con lui ho corso nel 2015 al Team Idea. Siamo in buoni rapporti, ci conosciamo. 

Vi siete già sentiti?

Avevo parlato con lui della squadra già quest’estate, ma più per curiosità personale conoscendolo. Gli ho chiesto come si trovasse e me ne aveva parlato molto bene. Quando le trattative si sono fatte più serie, gli ho chiesto quale fossero la sua impressione e il suo vissuto e mi ha sempre detto che sono una bella squadra in cui si sta bene. Il fatto che ci sia un altro italiano è molto importante. Ho corso in Caja Rural senza italiani solo con spagnoli e devo dire che è più complicato. 

Ti sei già fatto un’idea su che compagni avrai, se troverai un treno organizzato o sarai tu a doverti muovere autonomamente negli sprint?

A dire la verità, non lo so. Non abbiamo ancora parlato di questo. Essendo una squadra belga, posso immaginare che sanno fare queste cose meglio di noi. Più che organizzare io, saranno loro a organizzare me. Mi affiderò. Hanno sempre lavorato bene e sono sicuro che continueranno a farlo. 

Riparte anche Malucelli: per ora la Cina, ma l’obiettivo è il Belgio

09.08.2022
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Anche Malucelli ha trovato una maglia per ripartire. Non correva dal campionato italiano e per far girare le gambe a una velocità consona, il romagnolo è andato a correre la Sei Giorni di Pordenone. Alla fine di tanto cercare, in questa rincorsa un po’ insensata che ha costretto i corridori della ex Gazprom a elemosinare un posto in squadra, il suo procuratore Moreno Nicoletti gli ha trovato una maglia e una bici nella cinese China Glory. Una continental cinese, al cui timone si trovano però il francese Lionel Marie e l’olandese Maarten Tjallingii, mentre sull’ammiraglia viaggiano altri due ex corridori: Jerome Coppel e Benjamin Giraud. Non sarà l’Astana da cui è ripartito Scaroni, ma da qualche parte bisognava assolutamente ripartire.

Per riprendere il ritmo, Malucelli ha corso in pista a Pordenone, simulando una corsa a tappe (photors.it)
Per riprendere il ritmo, Malucelli ha corso in pista a Pordenone, simulando una corsa a tappe (photors.it)

Destinazione Norvegia

Intercettiamo Malucelli all’aeroporto di Parigi, in procinto di imbarcarsi per il Polo Nord, come dice scherzando, verso la Arctic Race of Norway, che inizierà giovedì dalla cittadina di Mo I Rana, nella regione del Nordland.

«Si corre finalmente – dice con la voce allegra – allenarsi e allenarsi era da spararsi, una cosa devastante. Quando ho saputo che avrei corso in Norvegia, nell’ultimo mese ho cercato di fare le cose per bene. A Pordenone mi allenavo la mattina su strada e il pomeriggio ho fatto ritmo in pista. Ho simulato una corsa a tappe, anche perché l’ultima corsa era stato il campionato italiano e prima ancora la Adriatica Ionica Race. Spero che mi sia servito».

Avevamo incontrato Nicoletti al Tour de France, mentre cercava di concretizzare qualcosa anche per il 2023. Si era parlato di una pista belga e nell’occasione avevamo scoperto che in realtà le piste fossero due. China Glory nel frattempo sembrava il modo migliore per uscire dall’inattività e farsi vedere.

China Glory è una continental cinese con management europeo
China Glory è una continental cinese con management europeo
Quando li hai incontrati per la prima volta?

A metà luglio sono stato per 9 giorni in ritiro con loro a Nizza. Parlando con Moreno, ci siamo detti che bisognasse comunque correre. La squadra è cinese, il management è europeo. Hanno avuto la licenza il 5 gennaio, quindi sono stati parecchio a inseguire, però c’è la volontà di fare bene. Per cui correrò in Norvegia, poi al Poitou Charentes e una serie di altre corse di un giorno, per terminare al Tour of Langkawi, se lo faranno.

Si sa qualcosa per il prossimo anno?

Per il 2023 non si sa ancora molto, se non che questa squadra vorrebbe diventare professional. E anche se aspiro a salire un gradino, che a 29 anni sarebbe tempo, potrebbe essere comunque un approdo.

Parliamo della pista Quick Step, che sembrava cosa fatta…

Se l’UCI avesse dato la deroga a marzo, sarei stato già con loro. Avevano bisogno di un corridore e mi avrebbero inserito subito. Lefevere è come Savio: quello che dice, lo fa. Solo che il momento è passato e adesso che il mercato è aperto, hanno più nomi fra cui scegliere, quindi quella pista è abbastanza chiusa. A meno che non faccia qualche risultato e allora si potrebbe riaprire.

Arriva Merlier, hanno Jakobsen…

Anche a marzo, dissero che avrei fatto la terza attività. Quindi che non avessi grilli per la testa o pensassi ai grandi Giri. Mi sta bene cominciare dal basso, tanto poi se uno va forte, lo spazio se lo conquista.

Pare che le piste belghe fossero in realtà due, giusto?

E la seconda forse è quella ancora aperta. E’ una squadra WolrdTour in cui corrono quattro italiani, anche se uno dovrebbe andare via (il riferimento alla Intermarché-Wanty-Gobert è plausibile, ndr), ma so che stanno valutando anche altri velocisti, per cui a me spetta il compito di fare risultato e a Moreno quello di trattare per me. Non posso fare tutto da solo…

Ora all’appello mancano Carboni (al centro) e Canola
Ora all’appello mancano Carboni (al centro) e Canola
In Sicilia hai vinto dopo tanto che non correvi, cosa ti aspetti da questo nuovo debutto?

In Sicilia ho vinto e prima avevo fatto degli ottimi piazzamenti al UAE Tour. Sono convinto di poter fare bene, ma so anche di non avere accanto la nazionale e di essere praticamente da solo. Quindi vedremo se riuscirò a fare qualche buon risultato, da cui si capisca che quelli ottenuti in questi mesi così strani non sono stati per caso. Qualche risultato qui in Europa e una vittoria in Malesia sarebbero un bel modo per farsi notare.

Degli italiani della Gazprom lasciati a piedi senza troppi complimenti dall’UCI, che non ha accennato la benché minima valutazione di merito per cercare di agevolarne il reintegro, restano ora in ballo Giovanni Carboni e Marco Canola. Il primo sarebbe vicino a un accordo, stando a quanto detto dal suo manager Alex Carera, il secondo sembra incontrare più difficoltà. Continuiamo a pensare che si sia trattato di una vicenda grottesca e per niente gestita dai vertici del ciclismo, che continuano a pretendere le loro gabelle senza offrire nulla in cambio. Se non il silenzio.

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22.06.2022
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Conci si è accasato alla Alpecin-Fenix Development. Fedeli è stato appena annunciato alla Eolo-Kometa. Piccolo ha ripreso ad allenarsi. Marco Canola correrà i campionati italiani con una divisa neutra. E poi ci sono Carboni, Malucelli e Scaroni che andranno in Puglia approfittando di un… treno speciale e inatteso. I ragazzi della Gazprom ce la mettono tutti e la sfida tricolore è la prossima, ma rischia di restare a lungo l’ultima per chi non si fosse ancora accasato. Sono rimasti in quattro.

Nonostante le vittorie ottenute negli ultimi mesi, fra il Giro di Sicilia e la Adriatica Ionica Race, sono proprio loro ad aver incontrato le difficoltà maggiori.

«Si è mosso davvero poco – dice Carboni – mi aspettavo qualcosa di più. Non critico nessuno, il fatto è che i soldi sono pochi per tutti e l’attività striminzita».

E’ fresco di annuncio, ma era nell’aria da giorni, il passaggio di Fedeli alla Eolo-Kometa: debutto al tricolore
E’ fresco di annuncio il passaggio di Fedeli alla Eolo-Kometa: debutto al tricolore

Un furgone e tre bici

Il treno per il tricolore di cui si parlava è un’occasione nata nelle Marche grazie all’appoggio di Francesco Cingolani, il cui negozio di recente acquisito da Specialized Italia, si è messo a disposizione per dare una mano a Carboni, Malucelli e Scaroni.

«Abbiamo continuato ad allenarci al meglio che potevamo – dice proprio Carboni – ma proprio per l’idea di fare tutto al meglio, ci siamo resi conto che la squadra non aveva più materiale per sistemare le nostre Look. Così ho parlato con Francesco e siamo riusciti a trovare un supporto tecnico per il tricolore. Mette a nostra disposizione tre bici, un furgone Specialized e accessori come ruote, scarpe e manubri. Materiale per il campionato italiano e poi speriamo che poi le cose in qualche modo cambino…».

Malucelli, Carboni e Scaroni nel giorni di Brisighella, quando Giovanni ha centrato la sua prima vittoria da pro’
Malucelli, Carboni e Scaroni nel giorni di Brisighella, quando Giovanni ha centrato la sua prima vittoria da pro’

Anche Moro e Pengo

Dopo il supporto della nazionale, eccone dunque un altro che si annuncia piuttosto concreto e li aiuterà a gestire la trasferta in Puglia.

«La nazionale ci ha dato un aiuto immenso – riconosce il marchigiano – e per i tricolori avremo ancora a disposizione Luigino Moro come massaggiatore ed Enrico Pengo come meccanico. Avremo in appoggio l’ammiraglia dell’Accpi, ma Cingolani farà viaggiare con noi anche due ragazzi del suo staff, indispensabili per poter gestire i rifornimenti in una corsa che si annuncia caldissima. Il percorso non è troppo duro, ma neanche sarà una passeggiata. Si vince pur sempre il tricolore, ci tengono tutti. Per noi che abbiamo corso per l’ultima volta due settimane fa, rimane l’incognita del ritmo gara, ma magari la corsa di un giorno e il caldo livelleranno il gruppo. Non abbiamo nulla da perdere. So di essermi allenato tanto, ho fatto il massimo. Credo di avere gli stessi chilometri di quelli che stanno correndo.

«I problemi inizieranno dopo – riflette – non ci voglio pensare. Finora siamo andati bene mettendo a frutto la preparazione invernale. Ora si tratterebbe di ricominciare. Staccare dopo l’italiano, andare in altura con la prospettiva di fare quali corse?».

Francesco Cingolani è stato per due volte azzurro ai mondiali di cross
Francesco Cingolani è stato per due volte azzurro ai mondiali di cross

Il gesto di Cingolani

Francesco Cingolani racconta di quando, dopo la vittoria di Carboni alla Adriatica Ionica Race, mandò un messaggio per fargli i complimenti.

«Giovanni – dice – lo conosco da sempre, perché cominciò a correre nella nostra società. E’ un bravo ragazzo, un professionista serio che si merita un po’ di fortuna. Dopo quel messaggio, disse che sarebbe venuto a farmi visita ed è nata l’idea. Io non ci avevo pensato, non sapevo quali vincoli avessero. Gli abbiamo dato tre Tarmac SL7 montate Sram, mentre Specialized ha fatto arrivare altri accessori. Non c’è una data di fine prestito. Intanto il tricolore e poi si spera che possano trovare una sistemazione migliore».

Marco Canola si è impegnato con l’Accpi per lanciare la campagna “WHY?” che ha avuto visibilità durante il Giro
Marco Canola si è impegnato con l’Accpi per lanciare la campagna “WHY?” che ha avuto visibilità durante il Giro

L’amarezza di Canola

Resta giù dal pulmino il solo Marco Canola. Probabilmente i rapporti si sono un po’ allentati in occasione della campagna “WHY?” e il suo braccialetto azzurro, mentre gli altri si aspettavano forse un’azione più decisa.

«Corro da solo – dice il veneto – non mi appoggio a nessuno. Avrò solo l’ammiraglia in comune per l’acqua, tutto qui. Devono vedere tutti a cos’ha portato l’oscenità da parte dell’UCI, la difficoltà del provare a continuare come stiamo facendo. Vado avanti così, ma se Cassani non farà la squadra, non vedo molte possibilità. Mi sto defilando poco a poco. Sarei contento che gli altri continuassero, a me non è mai piaciuta l’idea di “togliere” un posto in altre squadre ad altri che sono più giovani di me.

«Spero magari di continuare a rimanere nell’ambiente, con un altro ruolo, per aiutare a migliorare (nel mio piccolo) questo sport. Perché ha bisogno di tanti cambiamenti, partendo dal lato umano. Meno numeri e più umanità».

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13.06.2022
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Siamo tutti commissari tecnici, quindi siamo anche tutti sindacalisti. Pertanto, in questo giocare a saper fare tutto, può capitare di scambiare telefonate con dei team manager sul tema dei corridori della Gazprom, rendendosi conto di quanto la vicenda non interessi a nessuno. O di quanto non ci sia in giro nessuno che sia stato finora capace di metterci mano.

Il caso Conci

Avremmo dovuto capirlo in realtà seguendo la vicenda di Nicola Conci. Dopo tanto bel lavorare d’inverno e aver finalmente risolto con intervento il problema dell’arteria femorale, Nicola avrebbe voluto fare un grande Giro d’Italia. E per questo, fermata la squadra russa, Fondriest era riuscito a piazzarlo con la Alpecin-Fenix, che lo avrebbe portato in Italia proprio per questo. L’UCI ha ricevuto la richiesta ai primi di aprile, in tempi ragionevoli. Ma come per ogni cosa riferita a questa spiacevole vicenda, s’è presa il suo tempo per decidere, infischiandosene dell’esigenza dell’atleta. Così Conci non ha corso il Giro e adesso finirà la stagione con la Alpecin Development Team, debuttando mercoledì prossimo al Giro di Slovenia, in attesa del 2023 in prima squadra.

Conci sarebbe stato uno dei punti di forza della Gazprom. E’ appena approdato alla Alpecin-Fenix Development
Conci sarebbe stato uno dei punti di forza della Gazprom. E’ appena approdato alla Alpecin-Fenix Development

Aiuti di Stato

I procuratori sono tutti al lavoro per sistemare questi ragazzi, che hanno tirato fuori una grinta mai mostrata prima, dimostrando come la rabbia sia più potente di ogni test e ogni legge dell’allenamento. Ma cosa succede?

Succede che le squadre sono a posto e hanno il budget tutto assegnato. Sarebbero ben liete di far correre ragazzi rimasti a piedi e per giunta vincenti, ma come succede quando c’è da gestire il fallimento di un’azienda, avrebbero bisogno di un intervento che coinvolga l’Istituzione e la componente sindacale. E visto che l’UCI fa orecchie da mercante, avrebbero bisogno di un sindacato veramente capace, che vada oltre la consegna di un braccialetto azzurro.

Il presidente Lappartient resta con la bocca rigorosamente chiusa: di Gazprom non parla
Il presidente Lappartient resta con la bocca rigorosamente chiusa: di Gazprom non parla

Casi disperati

Siamo tutti commissari tecnici, quindi siamo anche tutti sindacalisti. E ci chiediamo in che modo il mondo del ciclismo potrebbe venire incontro alle squadre che intendessero investire su questi corridori. Ci sarebbe la fideiussione della Gazprom: si è fatta pressione sull’UCI perché renda quei soldi disponibili al pagamento degli ingaggi dei corridori, lasciando le spese vive alle nuove squadre? I soldi dei premi che vengono gestiti dal sindacato non potrebbero costituire copertura finanziaria per simili operazioni?

L’indice della disperazione sta nelle proposte che in questi giorni stanno arrivando ai cellulari dei team manager, con corridori disposti a correre gratis, quindi a restituire i soldi percepiti alla firma dell’eventuale contratto. Qualcuno ha già rifiutato, ma in tutta onestà verrebbe da sperare che qualcuno accetti per vederli nuovamente in gruppo.

Sono 4 i corridori italiani ancora in cerca di squadra: Malucelli (nella foto), Scaroni, Carboni e Canola
Sono 4 i corridori italiani ancora in cerca di squadra: Malucelli (nella foto), Scaroni, Carboni e Canola

Una situazione inedita

Perché alla fine gli unici a rimetterci sono loro, i corridori. Non l’UCI. Non le squadre. Non i rappresentanti del CPA e dell’ACCPI. Che sono stati anche sfortunati, perché finora si era trattato di gestire uno sciopero per troppa pioggia e stabilire quando sia troppo caldo o troppo freddo per correre. Ma adesso che ci sono in ballo i destini di uomini e delle loro famiglie, la voglia di andare d’accordo con tutti senza arrivare a rottura suona davvero stonata. Il rispetto si guadagna anche alzando la voce e combattendo quando è necessario. Il fatto che l’UCI non si senta in dovere di accoglierli, dimostra che il rispetto non c’è o che non è stato guadagnato.

In che misura il braccialetto azzurro con scritto “WHY?” è stato un elemento di pressione?
In che misura il braccialetto azzurro con scritto “WHY?” è stato un elemento di pressione?

Una partita da giocare

I braccialetti, la voglia di ribadire che non si cerchi lo scontro, il non essersi incatenati ai cancelli del centro UCI di Aigle, il non aver voluto incidere minimamente sull’andamento di una gara sono un atteggiamento da opposizione di facciata che lascia il tempo che trova. Forse eredità di quel passato, in cui i corridori avevano paura di metterci la faccia perché esposti al rischio di varie forme di ricatto. Chissà se davvero a Pantani fecero pagare le sue posizioni contro il sistema dei controlli selvaggi, prima al Tour del 1998 (foto Reuters di apertura) e poi al Giro 1999, quando si espose anche a vantaggio di altri corridori e di colpo una mano oscura intervenne per fermarlo.

Ma se nessuno ha cose da nascondere, perché non giocarsi la partita e accettare la lotta, cercando di vincerla? Verrebbe quasi da pensare che ci siano altri interessi da difendere o competenze inadeguate e che nel nome di questi si sia scelto di non scegliere. Il tempo passerà, qualcuno come Zakarin sceglierà il ritiro, altri si sistemeranno. E dal prossimo anno potremo ricominciare facendo finta che non sia successo niente.

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07.06.2022
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«Giovanni è un ragazzo caparbio – dice Benfatto parlando di Carboni – quando punta un obbiettivo riesce a fare il corridore al 110 per cento. Nel periodo senza gare abbiamo lavorato bene con la palestra per incrementare i suoi livelli di forza, poi in avvicinamento alla competizione lavori più specifici vicini a ritmi gara. Lui e Malucelli si sono supportati a vicenda allenandosi assieme l’ultimo periodo».

Come si fa a stare per quasi due mesi senza correre e farsi poi trovare pronti quando arriva la chiamata? Lo abbiamo chiesto a Marco Benfatto, ex velocista e poi diventato uno dei preparatori della Gazprom-RusVelo, che assieme a Maurizio Mazzoleni ha continuato a seguire i ragazzi della Gazprom che ne hanno avuto voglia e necessità.

La vittoria di Carboni è stata la conferma (sofferta) del buon lavoro svolto a casa
La vittoria di Carboni è stata la conferma (sofferta) del buon lavoro svolto a casa

Il veneto era passato a dare un saluto il mattino di Castelfranco Veneto, sua patria negli anni da corridore, quando indossava la maglia della Zalf. Pizzetto e fisico ancora tirato, ha parlato a lungo con i “suoi” ragazzi alla partenza di tappa della Adriatica Ionica Race e la vittoria di Carboni dell’indomani è stata davvero la ciliegina sulla torta.

E’ vero come dice Scaroni che stanno ancora sfruttando la base di lavoro fatta nell’inverno?

Diciamo che abbiamo lavorato bene e che Sedun aveva creato un bel gruppo di lavoro. Stiamo ancora raccogliendo i frutti, soprattutto i ragazzi sono tanto motivati, perché alla fine devono trovare una sistemazione, quindi io gli auguro di vincere ancora. Stanno dimostrando sul campo che meritano comunque un posto in un’altra squadra.

Assieme a Mazzoleni avete continuato a lavorare con loro anche se la squadra era stata fermata?

Alcuni hanno voluto arrangiarsi, con altri stiamo lavorando ancora. Li abbiamo seguiti, diciamo ufficialmente, fino a un mese fa poi alcuni hanno preso altre strade. Malucelli e Carboni li sto ancora seguendo, quindi sono venuto anche un po’ per dargli un sostegno morale, anche una pacca sulla spalla. Questi ragazzi hanno bisogno anche di sostegno, di un punto di riferimento.

Prima della vittoria di Carboni a Brisighella, anche Scaroni e Malucelli avevano lasciato il segno
Prima della vittoria di Carboni a Brisighella, anche Scaroni e Malucelli avevano lasciato il segno
Cosa significa allenarsi senza sapere quando si correrà?

E’ molto più duro e molto più stressante, perché praticamente devi simulare le gare. Anche a livello ormonale, non è come essere in competizione. Quindi servono tanta testa e tanta voglia di lavorare.

Un certo tipo di lavoro va programmato, come avete fatto?

Fortunatamente Bennati ci ha confermato quasi subito che ci dava la possibilità di correre con la nazionale, perciò a parte le prime settimane di mantenimento, siamo riusciti a lavorare per obiettivi. Quindi abbiamo puntato prima il Giro di Sicilia dove Malucelli ha vinto e poi siamo andati avanti dove si poteva. Per fortuna c’è la nazionale che li sta sostenendo.

Benfatto con Loris Confortin, cardiologo oggi in pensione, che per anni è stato medico della Zalf Fior
Benfatto con Loris Confortin, cardiologo oggi in pensione, che per anni è stato medico della Zalf Fior
Sedun ci ha parlato di come il gruppo stia vivendo questa fase. Cosa pensi della situazione?

Ci sentiamo spesso, però ormai che c’è poco di cui parlare perché alla fine i discorsi sono sempre gli stessi. Quindi più che altro siamo in contatto per sapere come va. E’ un buon gruppo e speriamo di riprendere l’anno prossimo. Anch’io avevo investito su questa squadra e preso le mie decisioni. Rifarei la scelta comunque perché, anche se per un breve tempo, è stata una bellissima esperienza. Penso che la vita sia una ruota, quindi anche se adesso abbiamo avuto questo stop, prima o dopo tutto il lavoro che abbiamo fatto ritornerà. Sono fiducioso e penso positivo per il futuro.

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06.06.2022
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Mentre Giovanni Carboni sul podio riceve fiori e applausi, il padre Ivan e la mamma Lucia ai piedi del palco trattengono a stento l’emozione. Brisighella è riarsa da un sole duro il cui riverbero sulle pietre rende il centro una fornace. La mamma è commossa. Dice Giovanni che negli ultimi tempi hanno anche litigato, perché lei chiedeva ogni giorno se ci fossero novità e la situazione dei corridori Gazprom sembra congelata nel nulla. Stesse domande, stesse risposte: zero. In certi frangenti si vive con i nervi a fior di pelle.

«E’ stata un’emozione grande – dice il padre – lo seguo da quando era esordiente e ci credevamo che oggi potesse fare qualcosa di buono. Anche se con la testa era difficile restare concentrati, si è sempre allenato e ha sempre dato il massimo».

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La vittoria di Carboni a Brisighella è stata il modo per sfogare la grande rabbia

Strade amiche

La corsa, in breve. La terza tappa della Adriatica Ionica Race è partita da Ferrara ed è arrivata in questo paesone medievale sulle colline romagnole. Su strade simili e in un caldo altrettanto torrido, Giovanni aveva preso il sesto posto ai tricolori vinti da Colbrelli a Imola. Buono a sapersi.

Racconta Gabriele Bonetti, che è di qui e ha scritto il pezzo di lancio della tappa di domani parlando con Carboni, che in realtà Giovanni gli fosse parso molto interessato alle salite di oggi. Ora si capisce il perché. Ripresa la fuga di Monaco e Fancellu, infatti, Carboni si è messo a fare il diavolo a quattro. Ha attaccato e lo hanno ripreso. Ha attaccato e attaccato ancora e alla fine ha vinto.

«Il Monte Grappa di ieri – dice – era troppo lungo per uno che non ha corso il Giro d’Italia. Sarebbe stato irrealistico pensare di arrivare davanti. E poi a un certo punto si è pure rotto il cambio e ho pensato che la sfortuna non volesse abbandonarmi. Per questo oggi ho deciso di anticipare l’ultima salita, perché non avrei potuto reggere i migliori. Ho una bici da 8 chili. Dovevano arrivare le ruote leggere, ma dal primo marzo non è arrivato più niente. Anzi, è già buono che non si siano ripresi tutto».

Arrabbiato e deluso

Carboni è il terzo corridore della ex Gazprom a vincere in questa fase di purgatorio che minaccia di piegare verso l’inferno. Malucelli in Sicilia e Scaroni l’altro giorno a Monfalcone (in apertura i tre sono insieme dopo il traguardo di oggi a Brisighella). Prima di loro, Fedeli era andato fortissimo in Sicilia e come lui Conci e Canola. Questa situazione balorda, per la quale bisogna ringraziare il presidente dell’UCI Lappartient, li ha dotati di una cattiveria senza precedenti. Carboni, che è un mite, ha lo sguardo indurito, parla a fatica e solo perché deve farlo, ma si vede che dentro ha il terremoto.

«Questa situazione – conferma – mi sta tirando fuori la cattiveria. Prima ero più calmo e meno istintivo. Ora sono un fascio di nervi e non è per niente facile. Dovrei essere felice, invece sono arrabbiato e deluso».

Alla partenza da Ferrara, Scaroni, Monaco e Zana: Monaco sarà presto in fuga
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Una squadra per la Vuelta

La ragazza mora con la macchina fotografica alla transenna era sulle spine. Non conoscendola e avendo riconosciuto dall’altro lato i genitori di Carboni, abbiamo pensato che fosse la sua ragazza. Poi la maglia azzurra del vincitore è piombata nella scena e il padre è corso in mezzo alla strada per abbracciarlo. Sono stati attimi lunghi come la lunga attesa. Quindi Giovanni è andato dalla mamma e solo alla fine si è diretto verso la moretta, che gli ha detto qualcosa sul fatto che abbia voluto farla morire di crepacuore.

«E’ la mia prima vittoria – dice Carboni (anche Scaroni due giorni fa ha centrato in azzurro il primo successo) – ed è venuta con la maglia azzurra. E’ tutto così strano… Questa maglia è la cosa più bella che ci sia. Quella ragazza? E’ la compagna di Malucelli. Io e “Malu” abbiamo vissuto gli ultimi tre mesi praticamente insieme come dei fratelli. Non ho dubbi che anche lei sia stata contenta. Ma adesso datemi una squadra per correre la Vuelta. Ne ho bisogno. Ho 27 anni, sono maturo per farlo…».

Brindisi con la birra, per Zana il primo giorno da leader è passato senza grossi scossoni
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Protesta sbagliata

Sono le stesse parole che ha detto dopo l’arrivo, appena tagliato il traguardo. Solo che quelle le ha ruggite, mentre ora, seduto davanti all’antidoping, ha trovato il tempo per prendere fiato e mandare giù qualche sorsata d’acqua.

«In gruppo di queste cose se ne parla – dice – ma lo sapete com’è, il minimo necessario e non con tutti. Anche quel braccialetto… A me non l’hanno neanche dato».

Bisognava prendere in mano la situazione senza aspettare. A Laigueglia, nel primo giorno di questo colossale casino, bisognava andare alla partenza vestiti di bianco e fare in modo che la protesta fosse subito vibrante. Invece il silenzio ha lasciato credere di aver colpito persone inermi e incapaci di reagire, alle quali non è neppure necessario dare spiegazioni. Probabilmente è vero che Lappartient non dirà nulla sul tema, essendo ancora in piedi il ricorso di Renat Khamidulin al Tas, ma i corridori ne sono esenti.

Ai corridori andava offerta una via d’uscita. Il fatto che si sia pensato di poterne fare a meno basta per chiedere le dimissioni di una dirigenza impegnata a far girare manifestazioni e milioni di euro, ma incapace di prendersi cura dei suoi figli. Ma chi le chiederà?

La vicenda Gazprom ha tirato fuori in Carboni e nei suoi compagni una cattiveria inedita
La vicenda Gazprom ha tirato fuori in Carboni e nei suoi compagni una cattiveria inedita

Tutti grandi

Domani si parte da Fano, la sua città, e la ricorrenza avrà un sapore particolare. Chissà se nel frattempo la grande stampa deciderà finalmente di sporcarsi le mani con questa vicenda o continuerà ad ignorarla.

«Sono stati giorni duri – chiude suo padre – bisognava tenerlo tranquillo e gestire la situazione. Speriamo di venirne fuori presto. Questa vittoria è un premio inaspettato per tutti i ragazzi del gruppo Gazprom. Sono tutti dei grandi».

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EDITORIALE / La lezione di Rosola su corridori, rabbia e diesse

06.06.2022
3 min
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Dopo aver seguito il Giro d’Italia sulle moto di RCS Sport, Paolo Rosola, direttore sportivo disoccupato della Gazprom, ha trovato un posticino anche nella carovana della Adriatica Ionica Race. All’indomani della vittoria di Scaroni nella prima tappa, avendolo incontrato nella piazza di Castelfranco Veneto mentre confabulava con Malucelli (foto di apertura: Malucelli è un altro corridore della squadra inopinatamente chiusa dall’Uci, come pure Scaroni e Carboni), Rosola raccontava un interessante episodio.

«Il direttore sportivo di una squadra WorldTour di cui non faccio il nome  – raccontava – ieri mi ha guardato e mi ha detto che fra i suoi corridori ce ne sono alcuni che guadagnano 300.000 euro all’anno e sono svogliati, mentre questi qua non prendono lo stipendio da tre mesi e hanno addosso la rabbia che serve per fare i corridori».

La volontà e la rabbia spesso non bastano. Ieri sul Grappa Carboni ha dovuto stringere i denti e poi mollare
La volontà e la rabbia spesso non bastano. Ieri sul Grappa Carboni ha dovuto stringere i denti e poi mollare

Un fatto di grinta

Sicuramente la motivazione di questi ragazzi è qualcosa fuori dal comune. Però è altrettanto vero che osservando alcuni dei corridori che fanno parte del gruppo, la sensazione che alcuni si accontentino di vivacchiare sui contratti firmati in certi momenti ti assale.

A conferma di ciò valgano le parole di un massaggiatore, ugualmente incontrato in corsa. Parlando di un corridore giovane della sua squadra, annunciato come molto forte e di cui non ha fatto il nome, ci ha chiesto informazioni sulle sue qualità di quando era un under 23.

Quando gli abbiamo chiesto il perché di quella domanda, ci ha raccontato che questa corsa è la prima volta in cui lo abbia massaggiato e che glielo abbiano presentato come un ragazzo di sicuro talento. Ma quando durante il massaggio gli ha chiesto quanto pesasse, il ragazzo gli ha risposto di essere un chilo sopra al suo miglior peso da dilettante. Considerando che di solito il miglior peso da dilettante è soggetto a… dimagrimento, è stato immediato dedurre che probabilmente qualcosa non andasse. Tanto più che nella prima tappa, piena di strappi, la squadra puntava su di lui e lui si è staccato.

La Colpack è una continental: il confronto con i pro’ e un’attività ragionata dovrebbero far crescere
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Chi comanda davvero?

E’ sicuramente sbagliato pretendere che tutti abbiano la fame e la rabbia dei corridori della Gazprom: anche fra loro ce ne sono alcuni che non hanno reagito esattamente in questo modo. E’ sbagliato anche pretendere che un neoprofessionista possa avere capito tutto, ma il livello della Adriatica Ionica Race è tale che un neopro’ uscito da una buona continental possa essere qui a giocarsi le tappe. Altrimenti a cosa servono le continental? Sarebbe bello vederli con il sangue agli occhi e la voglia di recuperare l’indomani qualora la tappa di oggi fosse andata male.

Perché il tempo passa e non c’è niente di peggio di lasciarselo scorrere addosso. Ma lo spunto conclusivo in questo cammino di ragionamento lo ha offerto ancora una volta Rosola nella risposta data a quel direttore sportivo.

«Questi qui avranno sicuramente una fame fuori dal comune – gli ha detto – ma se da voi ce ne sono alcuni che guadagnano così tanto e sono svogliati è perché come direttori sportivi non comandate più nulla. E i loro manager decidono al posto vostro. Si sveglieranno semmai quando sarà il momento di rinnovare il contratto».

Malucelli, dietro quell’urlo non c’è solo rabbia

12.04.2022
5 min
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«Quando parti da davanti – dice Malucelli – devi essere forte da cavarli tutti di ruota. Altrimenti diventi un punto di appoggio e se qualcuno ti punta, non puoi farci più niente. Quando Moschetti è partito, a un certo punto ho pensato che non l’avrei più ripreso. Ma avevo dentro troppa grinta e troppa rabbia repressa. Così l’ho affiancato e nella mia testa gli ho detto: “Adesso ti passo!”. Ieri sera ho fatto togliere il 54 che era rimasto dal UAE Tour e ho detto al meccanico di rimettermi il 53. L’arrivo tirava al 3-4 per cento, mi è sembrato durissimo. Anche perché abbiamo fatto 200 chilometri e io non correvo dal 26 febbraio…».

Sul podio di Bagheria negli occhi di Malucelli un mix fra gioia e tristezza di fondo
Sul podio di Bagheria negli occhi di Malucelli un mix fra gioia e tristezza di fondo

Aspettando il TAS

Bagheria si specchia nel Tirreno, Palermo è là in fondo con la sagoma di Monte Pellegrino. Il pubblico del Giro di Sicilia aspettava Fiorelli, nato e cresciuto su queste strade. Ma quando nella scia di Moschetti è apparsa la maglia azzurra di Malucelli, conoscendo le recenti vicende della Gazprom, non abbiamo avuto nessun dubbio che avrebbe vinto lui. Nulla da togliere a Moschetti e Fiorelli, ma non poteva essere altrimenti.

«Tanta grinta – ammette Malucelli – e anche rabbia repressa. Se mi chiedete come sto, rispondo meglio di ieri, ma lo stesso non posso dire di stare bene. Non ho squadra, non ancora. Stiamo aspettando il Tas. Doveva venir fuori la scorsa settimana, dicono di aspettare anche questa. Sono stato per due mesi rinchiuso in casa. Le domande erano sempre le stesse, così pure le risposte. Ho detto a mio babbo di non chiedermi più del ciclismo, di non chiamarmi per sapere se c’erano novità. Però mi sono allenato. Lo sapete: noi corridori siamo delle teste di… e io da giorni avevo fatto un pensierino a questa tappa. Sapevo di avere una sola occasione».

Altri due Gazprom in gara con la nazionale: Scaroni e Carboni
Altri due Gazprom in gara con la nazionale: Scaroni e Carboni

Il segnale giusto

Mentre gli altri correvano con la maglia azzurra, Malucelli era a casa. Troppo duri il Coppi e Bartali e poi Larciano, ma Bennati aveva cerchiato il suo nome pensando proprio alla Sicilia e lui l’ha ripagato con la prima vittoria in Italia, alla prima convocazione in maglia azzurra della carriera.

«Senza questa convocazione – racconta Malucelli con il vento per sottofondo – avrei visto questa corsa in tivù. Quando ci guardiamo in faccia, vedo tanta voglia di fare bene. Perché se l’UCI non concede la benedetta deroga, rischiamo di stare per un mese e mezzo senza correre. E questa per me era l’ultima possibilità. Sono contento. E’ bello, mi dà morale e spero serva per mandare un bel segnale. Siamo tutti incazzati neri. Sono stato tutto marzo a casa a pensare. I giorni passavano e nel ciclismo conta vincere».

Fra Damiano e Martina

Due abbracci sono sembrati più intensi degli altri dopo l’arrivo: quello di Damiano Caruso, ragazzo dal cuore grande, che lo ha guardato con la gioia negli occhi. E poi quello con Martina, la sua ragazza, venuta in Sicilia per vederlo correre.

«Dopo l’arrivo, Damiano mi fa: “Fermati, che voglio abbracciarti!”. Quando un campione come lui lo vedi veramente felice per una tua vittoria – la voce gli trema – dà una bella soddisfazione. Alla fine ci siamo emozionati davvero. Quanto a Martina… Quando mi ha chiesto se poteva venirmi a vedere, le ho detto: “Perché no? Magari sarà la mia ultima corsa da professionista…”. Lei mi ha guardato e mi ha mandato a quel paese. Ha sofferto. Ognuno a casa vive i suoi problemi come se fossero i più grandi del mondo. Abbiamo passato notti senza dormire, parlando di quello che potrà accadere. E ultimamente la convivenza stava diventando pesante. Ma adesso che viene la Pasqua, speriamo che arrivi un uovo Kinder con dentro la sorpresa che aspettiamo da due mesi. E se non fosse l’uovo di cioccolata, andrà bene anche un cannolo…».

La prima tappa si è corsa per buona parte sulla Settentrionale Sicula: Italia in testa al gruppo
La prima tappa si è corsa per buona parte sulla Settentrionale Sicula: Italia in testa al gruppo

Il mare scivola nella sera, domani il Giro di Sicilia andrà da Palma di Montechiaro a Caltanissetta, terreno per gente da salita. L’ingegner Malucelli, approdato alla Gazprom-RusVelo per costruirsi un grande futuro, vincitore di tappa al Tour of Antalya e poi incappato in una guerra più grande di lui, aveva una carta da giocare e l’ha fatto alla grande. Questa dovrebbe essere la settimana in cui il TAS si pronuncerà sul ricorso della squadra russa e solo allora l’UCI prenderà posizione. Farlo prima significherebbe dover ammettere di aver commesso un grossolano errore.

Gazprom, l’invito di Renat è una richiesta d’aiuto

16.03.2022
5 min
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Adesso che la salita si sta facendo troppo dura, Renat Khamidulin, team manager della Gazprom-RusVelo, la squadra che non esiste, fa una riflessione che suona come un giustificato e comprensibile grido d’aiuto.

«Quello che voglio dire – esclama – è che siamo una struttura organizzata come una squadra WorldTour. Siamo in Italia. E se l’Italia vuole una squadra WorldTour, questa è un’opportunità. La struttura c’è già. Per costruire una squadra, oltre all’investimento, servono le persone giuste nei ruoli chiave. Per la mia esperienza, in ogni squadra ci sono persone che non trovi sul mercato. I responsabili del magazzino o della logistica, per esempio. Li abbiamo e sono bravissimi. Sono cresciuti con noi. In Italia non ci sono squadre organizzate così».

Fra i corridori che alla Gazprom in cerca di rilancio, c’era anche Nicola Conci
Fra i corridori che alla Gazprom in cerca di rilancio, c’era anche Nicola Conci

Porte chiuse all’UCI

L’UCI li ha ricevuti e non ha ascoltato né valutato la proposta che la Gazprom-RusVelo aveva messo sul tappeto. Togliere tutti i marchi, inventarsi una maglia bianca portatrice di un messaggio di pace. E salvare la stagione di 21 corridori e dello staff degno appunto di una squadra WorldTour. Pensiamo alle parole di Canola e Conci, quelle di Scaroni e Rivera, Malucelli e Fedeli. Di tutto questo non v’è più traccia.

«Non hanno nemmeno valutato – racconta ancora Renat – in compenso ci hanno spiegato nei dettagli che cosa dovremmo fare per essere riammessi. Dalle cose importanti, come trovare un nuovo main sponsor, a quelle che trovo ridicole. Come il mio indirizzo email: non va bene che abbia il dominio rusvelo.com».

Nei giorni scorsi è venuto fuori che anche la vostra fideiussione bancaria non sia più valida.

Non va bene niente di quello che avevamo prima. La garanzia bancaria è là e copre tutto, ma non si può usare. Secondo loro dovremmo cambiare tutto. Ormai si sa in giro che la squadra ha questi problemi, anche se noi non abbiamo ritenuto di comunicare niente. Dobbiamo risolvere il nodo del main sponsor, anche perché qualche corridore ha già avuto dei contatti. Stiamo cercando di contattare persone interessate, ma non è facile.

I soldi di Gazprom, anche senza marchi sopra, non sono più buoni?

No, non si possono usare. Perciò entro questo mese, si deve arrivare a qualcosa. Per il bene dei corridori, chi avesse ricevuto delle offerte dovrà essere lasciato libero. Non voglio bloccare la loro carriera, questa è la mia regola di vita.

Marco Canola, qui all’Oman, aveva in mente una grande stagione
Marco Canola, qui all’Oman, aveva in mente una grande stagione
Pare che gli italiani correranno con la maglia azzurra le corse italiane.

Lo so. Faranno la Per Sempre Alfredo (Conci e Canola, ndr) e anche la Coppi e Bartali. Ma parliamoci chiaro, per loro è un lavoro, non corrono in bici solo perché gli piace. Devono guadagnare.

Li state pagando o lo stop prevede anche la sospensione degli stipendi?

Li stiamo pagando tutti. Non abbiamo debiti con nessuno, ma non so quanto potrebbe durare. Per l’UCI non siamo più una squadra e stando così le cose, non ci sono più i requisiti per cui Gazprom Germania vada avanti con la sponsorizzazione. Sul contratto c’è scritto che sponsorizzano una squadra UCI, noi non esistiamo più.

E quindi adesso?

Devo cercare qualcuno che ci dia i soldi per finire l’anno e non è facile. Ho attivato tutti i contatti. Conosco tante persone, anche alcuni proprietari di grandi aziende. Ma le compagnie hanno le loro strategie e pianificazioni, si muovono per interesse. I soldi per quest’anno sono stati stanziati nel 2021 e poi c’è da capire se il ciclismo faccia parte delle loro strategie. Se non è così, è difficile che entrino a stagione in corso.

C’era un grande progetto. C’era l’ipotesi WorldTour…

Siamo partiti da squadra di dilettanti fino ad avere 4 inviti in corse a tappe WorldTour di una settimana e altre gare in linea fino a 40 giorni di gara WorldTour, senza fare un grande Giro. E’ tutto qua. Basta venire a parlare…

Nella tarda primavera del 1993, la Eldor-Viner scoprì di non avere più i mezzi per proseguire. Il Giro d’Italia sarebbe partito dall’Isola d’Elba e l’intervento in extremis della Mapei salvò la squadra, che partecipò al Giro e ottenne anche l’invito per la Vuelta, dando l’inizio a una storia ventennale. Il dottor Squinzi mise in atto un vero miracolo e realizzò un capolavoro. Chissà se qualcuno, alle prese con una nuova squadra, starà valutando l’occasione…