Tra pista e strada, riparte la Campana Geo&Tex Trentino

30.12.2022
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Siamo alla vigilia del 2023 e questo anno passato tra pista e strada ha alimentato entusiasmo e tanti risultati arrivati da ambo i fronti. La Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino si trova in ritiro a Riva del Garda per la precisione a Ceniga, ospite della famiglia Zambanini presso l’Hotel Garnì delle Rose. Questa stagione ha regalato maglie iridate e titoli europei su pista con i due velocisti Bianchi e Predomo. Mentre su strada la crescita costante non ha trovato un vero e proprio exploit, ma con Minali, Elipanni e Corrocher è pronta a mettere i puntini sulle i. 

La formazione trentina che ha sede a Lavis vanta un bacino di juniores proprio, da cui per il 2023 ha attinto, senza rinunciare a qualche innesto proveniente dal panorama giovanile esterno. Mentre a rinforzare l’impegno dedicato alla pista è arrivato Mattia Harracher, direttamente dalla nazionale BMX. Il trentino è pronto a giocarsi le proprie carte per un posto nella velocità azzurra. Con il team manager Alessandro Coden, sulle rive del Garda andiamo alla scoperta della nuova rosa tra ambizioni e nuovi volti. 

Il ritiro dalla famiglia Zambanini è un appuntamento ricorrente di inizio stagione
Il ritiro dalla famiglia Zambanini è un appuntamento ricorrente di inizio stagione
Primo ritiro con la formazione 2023, dove vi trovate?

Siamo ospiti dell’Hotel Garnì Delle Rose a Ceniga di Dro dalla famiglia di Edoardo Zambanini, professionista con la Bahrain-Victorious ed ex nostro junior.

Un luogo ricorrente nei vostri ritiri…

E’ una vita che andiamo ospiti della famiglia Zamabanini. Edoardo è cresciuto con me e ancora oggi esce in bici con noi. 

Siete tutti presenti al ritiro?

In questi giorni mancano Bianchi e Predomo che si trovano in ritiro con la nazionale visto che la Coppa del mondo su pista è in corso. 

A livello di organico il roster è deciso?

Siamo al completo. C’era in ballo uno straniero, ma siamo in alto mare. Come organico siamo definiti. I tre della pista e i dodici elite/U23. 

Dalla vostra formazione juniores quali ragazzi sono saliti?

Dagli juniores sono saliti i due gemelli Gallio, Filippo e Alessandro ed Edoardo Bolzan. Mentre dalla Montecorona juniores ho preso un ragazzo che non ha vinto, ma si è sempre piazzato nei dieci, si chiama Mirko Sartori

A novembre presso la sede Geo&Tex 2000 è stato presentato il roster elite/U23 e juniores
A novembre presso la sede Geo&Tex 2000 è stato presentato il roster elite/U23 e juniores
Altre new entry?

Yuri Lunardelli dalla Team Gaiaplast Bibanese che ha fatto una buona stagione e infine Samuele Disconzi dalla General Store. 

Chi sono i capitani della squadra?

Capitani nella nostra formazione non ce ne sono. Ci sono dei ragazzi che sono un po’ più responsabili degli altri che sono Elipanni, Minali e Corrocher. 

Tra i vostri U23 c’è anche Cassol che pratica ciclocross…

E’ sempre stato con noi, Cassol fa ciclocross in preparazione alla strada. Per essere competitivi bisognerebbe dedicarcisi di più come per la pista. 

Per quanto riguarda la vostra sezione velocità chi è arrivato?

Ho preso Mattia Happacher che viene dalla BMX. E’ venuto con noi per fare la pista con la nazionale e fare il primo uomo con la velocità a squadre

La formazione trentina conta dodici atleti per la strada e tre per la pista
La formazione trentina conta dodici atleti per la strada e tre per la pista
I tre della pista faranno anche strada?

Esclusivamente pista, è impossibile con questi ragazzi qua. O si fa strada o si fa pista. 

Per le gare più dure su chi ti affiderai?

Per le corse un po’ più dure abbiamo Bolzan che arriva dagli juniores dove ha dimostrato di essere forte. Con Disconzi, Lunardelli e Sperandio penso che essendo al secondo o terzo anno di U23 siano pronti per fare dei risultati nelle gare più impegnative. 

Che obiettivi hai prefissato per il 2023?

Intanto cominciamo come abbiamo deciso con il preparatore passo per passo, con calma. Poi decideremo il da farsi. Alle gare arriviamo sempre tranquilli. In tanti non sanno che la stagione è lunga per la categoria, si corre fino alla fine ottobre. Se si parte con calma si va lontano. Al contrario se si da tutto subito con il primo caldo si viene rimbalzati. 

C’è chi dice che correre troppo negli U23 non sia d’aiuto. Che 2022 avete disputato?

Nel 2022 non abbiamo corso poco. Con tutte le corse a tappe, gare in Italia e all’estero siamo arrivati a 65 giornate di gara. Abbiamo fatto il nostro e sarà così anche per il 2023.

Sullo sfondo per la vostra formazione c’era la prospettiva di diventare continental. Come progetto è stato rimandato o è un obiettivo?

Considerando i regolamenti che ci sono adesso non conviene più fare una continental. Nelle regionali se facessi una continental con i corridori giovani attuali potrei correre solo con cinque di loro. Si va poco lontano così. E’ più un argomento che interessa agli sponsor. Se fossimo in Austria sarebbe un discorso differente ma siccome siamo in Italia non conviene. 

Bianchi parla da leader e si mette la velocità sulle spalle

27.11.2022
5 min
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In un anno è cambiato tutto. Nella ancor breve storia di bici.PRO, quando a novembre del 2021 chiamammo per la prima volta Matteo Bianchi nel corso di un’esplorazione attraverso il mondo della velocità azzurra, avemmo la conferma che qualcosa non andasse.

«Siamo da soli – disse – a volte parlo con amici e rivali olandesi e tedeschi e fa pensare sentire il racconto di come vivono e si allenano. In Italia siamo fermi, per colpa di tutti e di nessuno. Per fortuna da gennaio scorso assieme a Miriam Vece siamo entrati nel Centro Sportivo dell’Esercito, che ci aiuta con le spese. Ma l’Esercito non può costruire un velodromo per due-tre atleti. Per questo sto valutando la possibilità di trasferirmi anche io ad Aigle. Hai la pista, la palestra, un allenatore e talenti di alto livello con cui confrontarti e crescere. Nel 2019 mi invitarono per dieci giorni di stage e mi trovai benissimo. E’ tanto che spingo per andarci. Il guaio è che non ci sono posti. Hanno un ostello che fa da base per i ragazzi della pista e ora sono pieni».

Quaranta sta insegnando l’approccio meticoloso al lavoro e Bianchi non ha paura della fatica
Quaranta sta insegnando l’approccio meticoloso al lavoro e Bianchi non ha paura della fatica

L’alternativa è restare

A vederli girare nella pista di Noto, mentre Montichiari è ancora chiuso ma in procinto di riaprire, quel senso di solitudine è un ricordo.

«Ora c’è un gruppo – dice Bianchi – sicuramente siamo un bel po’ di elementi e siamo destinati a crescere, perché anche sotto si sta muovendo qualcosa nelle categorie giovanili. Quindi sono contento. Non volevo andare via tanto per partire, era semplicemente la ricerca di quella che lo scorso anno sembrava l’alternativa migliore. Adesso invece penso che l’alternativa migliore sia restare qui, visti i risultati ottenuti».

Bianchi e Tugnolo, in arrivo dal BMX, che ha appena capito quale sia la linea fino cui dovrà scattare…
Bianchi e Tugnolo, in arrivo dal BMX, che ha appena capito quale sia la linea fino cui dovrà scattare…

Un sistema diverso

E’ bastato l’arrivo di Quaranta e la macchina si è rimessa in moto: Villa non poteva seguire tutto ed era palese che il settore endurance lo assorbisse all’estremo. Un tecnico dedicato che, come ha raccontato giorni fa lo stesso Quaranta, ci mette testa, tempo e passione, e il gioco è fatto.

«E’ cambiato il sistema – spiega Bianchi – in più adesso è meno complicato reclutare i giovani, perché vedono che ci sono degli atleti che ottengono risultati e questo sicuramente li invoglia di più. Dall’altra parte abbiamo la fortuna di essere seguiti da Ivan, che ci capisce e ci conforta veramente. Insomma, prima era un po’ più difficile. Ovviamente Marco (Villa, ndr) aveva da gestire tutti i settori e sicuramente non è facile con la mole di ragazze e ragazzi che ci sono». 

Prove di partenza, Bragato al cronometro: Bianchi ha fatto registrare i tempi migliori
Prove di partenza, Bragato al cronometro: Bianchi ha fatto registrare i tempi migliori
Che giudizio dai del Quaranta tecnico?

Ivan è sicuramente è uno con cui si lavora e vuole che i lavori siano  fatti bene. Poi ovviamente da atleta, nel momento in cui vuoi dimostrare al tuo cittì che ci sei, che sei sempre pronto e che vuoi essere il migliore, sicuramente hai più stimoli se dall’altra Ivan sa dare le giuste risposte sui risultati. Quindi credo sia un tecnico completo. Sta lavorando nel modo giusto, io mi trovo benissimo.

Contento che ci sia un po’ di competizione interna?

Sì, assolutamente. I posti per la velocità olimpica sono tre, massimo quattro, e in questo momento siamo più di tre o quattro. Quindi ovviamente, come è successo nel quartetto che la competizione ha portato a vincere le Olimpiadi, speriamo che succeda la stessa cosa anche qua.

La tua squadra ha subito creduta in te e Predomo, ti sembra che stiano arrivando anche ragazzini con l’idea delle discipline veloci?

Confermo che la mia squadra Campana Imballaggi-Geo&tTex Trentino mi dà una grossa mano su tutto, anche in termini di supporto per l’allenamento quando siamo a casa. All’inizio eravamo solo Mattia ed io, ma ora stiamo reclutando un po’ di altri ragazzi. Alessandro Coden si sta muovendo in questa direzione, appunto per dare la possibilità ad altri ragazzi che vengono dalla strada di intraprendere questa via. Trovare una squadra under che si prende l’incarico di ospitare, tra virgolette, dei giovani che non portano visibilità dal punto di vista delle gare su strada è un bell’impegno. Quindi sicuramente bisogna farle un bel merito.

Il lavoro in palestra era alla base anche della velocità di Quaranta, ma da allora i lavori sono cambiati
Il lavoro in palestra era alla base anche della velocità di Quaranta, ma da allora i lavori sono cambiati
Entrare nell’Esercito ha cambiato qualcosa?

E’ un altro elemento fondamentale che quest’anno mi ha portato avere degli ottimi risultati. L’Esercito dà tranquillità, dà conforto se hai qualche problema. Loro ci sono sempre, ci danno la possibilità di fare la nostra attività in tranquillità e questa non è una cosa scontata. E appunto, insomma, fra tutti gli elementi che ci sono adesso, si è creato un bel… cerchio di lavoro.

La qualifica olimpica è più un obiettivo o un sogno?

Un obiettivo sicuramente, senza obiettivi non si va da nessuna parte. I sogni ogni tanto magari si mettono anche nel cassetto, ma gli obiettivi sicuramente sono lì per essere raggiunti.

Velocità tornata di moda? La ricetta di Quaranta

21.11.2022
6 min
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«L’altro giorno eravamo qui in palestra e ho visto due ragazzetti di 14-15 anni. Qui in Sicilia hanno il culto del body building e tanti ragazzi passano il tempo in palestra. Così gli ho chiesto se fossero capaci di andare in bicicletta. E quando hanno detto di sì, li ho invitati a venire in pista. Se quelli che fanno velocità non vai a cercarli, non li trovi. E io quasi quasi vado in giro a suonare i campanelli…».

Il gruppo della velocità davanti alla Cattedrale di Noto: una foto che non poteva mancare
Il gruppo della velocità davanti alla Cattedrale di Noto: una foto che non poteva mancare

La chiamata di Dagnoni

Ivan Quaranta è a Noto con gli azzurri della pista. Con lui, lo staff performance della FCI. Fino a ieri Michelusi, oggi invece è arrivato Bragato. Mattina palestra, pomeriggio pista. Certi giorni anche strada, perché il fondo comunque serve. Il gruppo della velocità è numeroso e agguerrito, le cose si stanno muovendo.

«E’ iniziato tutto – racconta Quaranta, in apertura alla pressa con Matteo Bianchi – quando mi ha chiamato Cordiano Dagnoni. Serviva una persona in più accanto a Marco Villa, che seguisse le discipline veloci. Qualcosa s’era già fatto negli anni precedenti, perché Predomo aveva preso un bronzo nella velocità e Bianchi era stato terzo nel chilometro da junior. Serviva un tecnico che ci mettesse la testa al 100 per cento. E’ nato tutto da passione, competenze e tempo, dopo una prima fase di studio».

Napolitano lavora allo squat, per ora con carico leggero
Napolitano lavora allo squat, per ora con carico leggero
Studio?

In trent’anni è cambiato tutto, le velocità, la tattica, i rapporti, i materiali, le preparazioni. All’inizio è stato molto importante Marco Villa, perché girando vedeva quel che facevano gli altri. Poi Diego Bragato. Alle prime Coppe del mondo, soprattutto a Glasgow, sembravo un paparazzo. Andavo in giro con la macchina fotografica a spiare le altre Nazioni. Ho fatto un miliardo di foto e filmati e prendevo i tempi mentre si allenavano. Ho fatto settimane in pista dalla mattina alla sera. La seconda fase è stata quella del reclutamento.

Come ti sei mosso?

Sono andato a parlare con la società e in particolar modo con la Campana Imballaggi-Geo&Tex, che aveva già tesserato Predomo e Bianchi. Ho parlato con Napolitano, che va forte e detiene il record italiano juniores sulla velocità. Ho iniziato a prendere contatto con i corridori, per non entrare in modo troppo diretto. Ho parlato con le famiglie, con i genitori che pretendono di allenare i figli, per fargli capire che sono preparato. Poi abbiamo iniziato a lavorare seriamente, questi ragazzi sono atleti al 110 per cento.

Sono venuti subito i risultati?

Abbiamo fatto il record italiano nel team sprint alla prima gara. Bianchi si è migliorato sul chilometro, abbiamo vinto subito delle Classe 1 e Classe 2. Li ho portati in giro per fare esperienza, avevano bisogno di correre. Un velocista corre poco, 5-6 competizioni in un anno, quindi più corrono e meglio è. Quando sono arrivati i primi risultati, sono arrivate anche le motivazioni. E si è messo in moto questo meccanismo, che ci ha portato a vincere quattro campionati europei e due titoli mondiali.

Ti aspettavi così presto?

Ora posso dire che su Predomo avrei scommesso. Vincere un mondiale è difficile. Fino a che sei in Europa, vedi chi vince i titoli nazionali e che tempi fanno, quindi sai cosa ti aspetta. Però non puoi sapere chi c’è dall’altra parte del mondo. Malesia, Cina, Burkina Faso. Il record del mondo ce l’ha un atleta di Trinidad e Tobago. E’ diventato tutto più difficile, ma Predomo aveva già fatto terzo lo scorso anno, quindi in un podio ci credevo.

Quaranta con Bianchi e Napolitano: si parla dei lavori da fare
Quaranta con Bianchi e Napolitano: si parla dei lavori da fare
Se lo aspettavano anche loro?

Ho cercato di non far trapelare questa fiducia per tenere alta la tensione. Però vedevo che miglioravano giorno dopo giorno. Siamo lontani dagli elite, ma dobbiamo confrontarci con quelli della nostra età. Per ora la cosa principale è stata aver creato un bel gruppo di lavoro. In primis però ci vogliono i cavalli buoni, perché sennò puoi essere il miglior tecnico del mondo, ma non va da nessuna parte. 

Con Villa come va?

Marco ci appoggia. Lo stresso 24 ore al giorno, per una bicicletta o una ruota in più, per andare a fare una gara, convocare un corridore, fare due giorni in più di ritiro. Lui deve rendere conto, ma alla fine lo convinco sempre. Vede che stiamo lavorando bene ed è felice del nuovo gruppo che sta crescendo.

Moro è appena approdato nel gruppo della velocità: per lui è tutto nuovo
Moro è appena approdato nel gruppo della velocità: per lui è tutto nuovo
Cosa si può dire del Quaranta tecnico?

Cerco di essere più serio, perché ormai ho 48 anni, ma il carattere è sempre lo stesso. I corridori vedono in me uno che la pensa come loro. Questa è una delle più grandi qualità che ha un ex ciclista, anche se non è detto che un buon ex corridore diventi un buon tecnico. Devi studiare, applicarti, dobbiamo essere aggiornati.

La velocità sta diventando attraente per i giovani?

Vedendo i risultati, ci sono anche allievi che passano juniores, che chiedono di venire in pista. Anche qualche junior che passa da primo a secondo anno. Una bella mano ce la sta dando Tommaso Lupi, cittì della BMX. E’ il segno di un movimento che diventerà competitivo in tutto il mondo. Se oggi dovessimo fare un’Olimpiade under 23, saremmo sicuramente da podio in tutte le discipline. Perciò se non sarà per Parigi, sarà per quelle dopo.

Gli azzurri si allenano nella palestra Star Gym di Noto
Gli azzurri si allenano nella palestra Star Gym di Noto
E le ragazze?

Vivono una fase di transizione. Il WorldTour è nato da poco, quindi la ragazzina veloce pensa di fare il Giro d’Italia o il Tour de France. Una grossa mano possono darcela i corpi militari. Chi più chi meno, questi ragazzi si sistemeranno tutti, nell’Esercito, nella Polizia di Stato, nelle Fiamme Azzurre, che sono i tre corpi che più credono nel ciclismo. Se i ragazzi e le ragazze vedono che facendo velocità in pista ti sistemi per tutta la vita, allora anche noi diventiamo interessanti.

Qualcuna c’è…

C’è Miriam Vece, molto motivata a rientrare in Italia. Per lei sarà importante allenarsi con gli uomini, perché tecnicamente può migliorare, soprattutto nel keirin. Tutti abbiamo qualche paura, la sua è quella di fare le volate di gruppo. Poi c’è Fabiola Ratti, che ha fatto quinta al mondiale dei 500 metri. C’è un bel gruppetto di ragazzine, come Paccalini, Bertolini, e Bolognesi. Poi c’è anche Giada Capobianchi. Lei corre a livello internazionale e ha fatto dei buoni piazzamenti nelle Classe 1 e potrebbe essere importante, per esempio in un team sprint come prima frazionista. Alla fine è tutto un fatto di lavoro. E in questo i miei ragazzi non hanno paura di far fatica.

Matteo Bianchi ci porta nel mondo della velocità pura

22.10.2022
6 min
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Non sarà ancora al livello di Harrie Lavreysen, ma Matteo Bianchi sta crescendo davvero bene. E’ il nostro miglior velocista per la pista. E’ stato quinto ai recenti mondiali sul parquet in Francia nella specialità del chilometro da fermo e quest’anno ha infranto il fatidico muro del minuto: 59”661 il suo tempo.

Bianchi veste i colori dell’Esercito e anche della Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino, squadra diretta da Alessandro Coden, un ex della velocità su pista e vero appassionato.

«E infatti dico subito – attacca Matteo – che vorrei ringraziare tutti loro e anche la nazionale, Villa e Quaranta, che mi seguono e mi aiutano in questo percorso. In Italia di velocisti siamo pochi, è vero, ma stiamo crescendo e piano, piano anche noi stiamo diventando un bel gruppo».

In Italia abbiamo perso l’abitudine di seguire la velocità su pista e per questo a Matteo chiediamo di accompagnarci nella vita del velocista.

Su strada, il corridore di Laives (Bolzano) veste i colori della Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino (foto Instagram)
Su strada, il corridore di Laives (Bolzano) veste i colori della Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino (foto Instagram)
Matteo, la vita del velocista, dicevamo. Noi siamo abituati a raccontare quella degli stradisti…

In effetti ci sono un bel po’ di differenze a partire dall’allenamento in generale e dai programmi specifici. Di certo noi velocisti non facciamo le 5 ore, può capitare ogni tanto di fare una distanza simile, ma solo per simulare il tanto tempo che si passa in pista in una gara, quel genere di fatica complessiva. Abbiamo molto più lavoro specifico: medio, SFR, volate e generalmente i nostri lavori non superano i 3’… almeno su strada. Poi c’è tutta la parte in pista.

Immaginiamo che l’acido lattico sia il tuo compagno di allenamento…

Dipende, ma è chiaro che nel mio programma non ci saranno sessioni da un’ora in salita. Solitamente più si è vicini alla gara e più si lavora in pista, altrimenti lavoro su strada quando sono a casa.

E la tua bicicletta da strada ha qualche accorgimento particolare? Non so una catena più massiccia, un telaio più robusto… Dovrà sopportare wattaggi alti…

No, in realtà è una bici normale, anche perché su strada non si esprimono wattaggi allucinanti. Certi lavori come partenze da fermo si fanno su pista e lì ci sono le sollecitazioni maggiori.

Quindi quali sono i lavori che fai su strada?

Dei 30”-15”-30” rispettivamente a 800 watt, recupero, 800 watt. Oppure un minuto a 500 watt, volate da 20”… In tutto sto fuori un paio d’ore, due e mezza. Sostanzialmente su strada si lavora sulla resistenza, sul riuscire a fare più sprint ravvicinati. La velocità su pista infatti non è fare solo una volata. Si vince quando nell’arco del giorno, in pista devi fare 10 volate e la prima volata è uguale all’ultima.

Bianchi cura anche la parte alta del corpo, come si può vedere dalle spalle massicce. In fase di lancio la spinta deve essere completa
Bianchi cura anche la parte alta del corpo, come si può vedere dalle spalle massicce. In fase di lancio la spinta deve essere completa
Capitolo palestra. Come ti gestisci?

Solitamente quando si fa palestra, si fa la doppia sessione, quindi palestra alla mattina e bici al pomeriggio. E’ una formula che quest’anno ho eseguito di più. Trasformare al pomeriggio il lavoro del mattino vuol dire molto. Prima era tutto più rallentato.

Che lavori esegui in palestra?

Principalmente ci sono due esercizi per le gambe: lo squat e gli stacchi… Poi ci sono tutte le varianti del caso: monopodalico, box squat, blocchi, velocità di esecuzione… Il numero delle ripetute e il carico varia in base al periodo. Quando si fa forza pura al massimo di fanno 4 ripetizioni, ma con grandi pesi. Si lavora anche sulla parte alta e sulla schiena.

Matteo, passiamo all’alimentazione…

Di certo siamo meno vincolati rispetto agli stradisti, una pizza ogni tanto ce la possiamo fare, ma un po’ attenti doppiamo esserlo.

Colazione, pranzo e cena…

A colazione mangio del porridge, delle uova sode, ma anche delle fette da biscottate e da bere una spremuta o dell’acqua. A pranzo, dominano i carboidrati: pasta o riso, carne o pesce bianco e delle verdure. Niente pane. A cena, la parte di carboidrati la prendo tramite le patate, ma è una razione di carbo più bassa. C’è poi la carne, ancora bianca o anche rossa o del salmone. Questo è un piano alimentare che attuo anche quando faccio la doppia sessione giornaliera.

La dieta di Bianchi, chiaramente, prevede molte proteine: uova al mattino e carne (o pesce) due volte al giorno
La dieta di Bianchi, chiaramente, prevede molte proteine: uova al mattino e carne (o pesce) due volte al giorno
Passiamo alla pista: lì come accennato i lavori sono molto specifici…

Certo, molti lavori di forza, esplosivi, partenze da fermo. Su strada utilizzo un 52×11 e con le velocità che si sviluppano, vanno bene.

Chiaro tu dovrai puntare molto anche alla cadenza…

In realtà guardo molto i watt e meno le rpm, a meno che non si debbano fare dei lavori sulla frequenza e in quel caso di va dalle 95 alle 105 rpm.

In pista invece che rapporti utilizzi? E come li scegli?

Il rapporto viene scelto durante le prove e anche nei mesi prima. Ci sono delle giornate in cui si fanno delle prove gara. Si fanno un paio di giorni di scarico e si fa una simulazione della gara: riscaldamento, setup, “gara”. In questo modo impari a conoscerti e sai di cosa hai bisogno. Parlando del chilometro, a Monaco e a Parigi ho scelto il 59×14, agli europei U23 il 58×14.

Come mai questa differenza?

Perché la pista era meno scorrevole, per questo dicevo che bisogna comunque fare delle prove di setup. A Cottbus, per esempio, pista all’aperto, dove l’aria non è così ferma come al chiuso e il fondo era su cemento ho usato il 56. Ne risente la velocità, ma non ne dovrebbe risentire la cadenza.

Con i wattaggi estremi che si sviluppano nella velocità i setup specifici sono fondamentali come il cinghietto sui pedali oltre all’attacco
Con i wattaggi estremi che si sviluppano nella velocità i setup specifici sono fondamentali come il cinghietto sui pedali oltre all’attacco
Del setup fanno parte anche le ruote?

Sì, e riguarda la scelta delle gomme. Il tipo di tubolare e le sue misure.

Spiegaci meglio…

La copertura dell’allenamento non deve essere così prestazionale, mentre quella da gara ha una mescola diversa che si consuma di più. Riguardo alle misure davanti si usa un 21 mm e dietro un 23 mm (questioni aerodinamiche).

E la posizione?

Per il keirin utilizzo un manubrio tradizionale e la bici è paragonabile a quella di un pistard endurance della corsa a punti. Per il chilometro invece sono più allungato e più basso. Io devo fare al massimo tre giri, loro 150, va da sé che il concetto di comfort è ben diverso. Però neanche possiamo chiudere eccessivamente gli angoli. Da alcuni test fatti devono essere “gestibili” per la spinta e la respirazione.

Campana Geo&Tex Trentino, la squadra dei velocisti azzurri

23.08.2022
6 min
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Alla base di tutto c’è il passaggio di categoria e una crescita costante fondata sui meriti. Se poi ci si aggiunge la possibilità di progredire e avere una base solida su cui lavorare anche in pista l’originalità è servita. La Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino (foto in apertura di Sportcity-fotoBolgan) nei suoi primi due anni nella categoria U23 sta costruendo qualcosa di unico nel suo genere, con la formazione maggiore che attinge dalla squadra juniores e collabora con il movimento velocità della nazionale coordinato da Ivan Quaranta

Ne parliamo con il regista di tutto ciò, Alessandro Coden che per primo ha avuto l’intuizione di un collettivo che riuscisse ad essere competitivo su più fronti. I risultati stanno iniziando a venire a galla, Matteo Bianchi e Mattia Predomo con le quattro maglie europee su pista e i primi risultati individuali che stanno arrivando dagli atleti della strada. Un progetto che vive a pieno l’obiettivo senza però mettere fretta ai giovani, che possono crescere con i loro tempi e tutti i mezzi a disposizione. Nella prospettiva anche il passaggio a Continental con qualche interrogativo da parte del diesse trentino. 

Alessandro Coden è il diesse della squadra under 23 élite
Alessandro Coden è il diesse della squadra under 23 élite
Descrivi la tua formazione a chi non la conosce a fondo?

Ci dedichiamo a tutte le gare, non abbiamo disegnato la squadra per un terreno specifico. Non abbiamo i leader, ma ci difendiamo su tutti i fronti. Come team il nostro focus è sempre fare una squadra media. Mi spiego meglio. Come ben si sa gli atleti cercano gli squadroni. Però non sanno che forse stanno meglio nelle squadre piccole. A metà anno si pentono, si lamentano e ti richiamano. Il pensiero di alcuni juniores è di vincere e sbaragliare le gerarchie ma poi si trovano a fare i muli.  Non abbiamo pretese di risultato ma lavoriamo costantemente per emergere.

Siete nell’ultimo capitolo della stagione, che bilancio dai alla tua squadra?

Ci possiamo ritenere soddisfatti della stagione che stiamo facendo. La vittoria l’abbiamo conquistata, nei primi dieci riusciamo a piazzarci in maniera ricorrente con delle belle prove di squadra. Il nostro gruppo anche se piccolo è coeso e forte, ci possiamo ritenere contenti. 

Parlaci dei tuoi ragazzi…

Partiamo con Michael Minali, avevo previsto venisse fuori nel mese di giugno/luglio e così è stato. Tra i giovani abbiamo Matteo Sperandio che si è piazzato tre volte. Il colombiano Brayan Malaver che ha fatto un 4° e un 8°. Da adesso fino a fine stagione per quanto riguarda la strada se arriva qualcosa in più siamo contenti. Mi aspettavo qualcosa in più da Lorenzo Visitainer. Ma è molto sfortunato, tra cadute ed epiloghi di gara sfortunati non ha raccolto quanto previsto. In più con lui abbiamo preparato le crono ma per élite sono state praticamente inesistenti. 

Michael Minali è tra i più promettenti della formazione 2022
Michael Minali è tra i più promettenti della formazione 2022
Su strada state crescendo, su pista invece avete già raccolto risultati importanti…

E’ il secondo anno che facciamo la categoria U23, gli sponsor non mi fanno pressione e ci permettono di crescere con fiducia. Su pista invece stiamo raccogliendo risultati ottimi con Matteo Bianchi e Mattia Predomo. Quattro titoli europei under 23 ad Anadia e l’exploit di Matteo con la medaglia d’argento e il record italiano sotto il minuto nel chilometro da fermo agli europei di Munich 2022. 

Hai intenzione di ampliare la rosa per quanto riguarda la pista?

Sì, nel gruppo pista ne aggiungerò altri due di quelli che erano all’europeo e ai mondiali. Quindi saremo quattro l’anno prossimo. Posso solo dire che saranno uno junior e un under 23. 

Come gestite pista e strada?

Facciamo i lavori su pista e su strada in modo tale da dare una preparazione completa. Gli atleti possono andare tranquillamente a Montichiari durante la settimana. Con Quaranta riusciamo a collaborare in sintonia. Si può lavorare insieme e accetta anche dei consigli, non è una cosa scontata. Il movimento velocità sta dando una grossa mano, si stanno gettando basi solide per il futuro. Però è una gestione separata, chi va su strada fa solo quello e vale lo stesso per i pistard. 

Che rapporto avete invece con i gruppi sportivi?

Non abbiamo rapporti. La preparazione passa tutta tra noi e la nazionale. E’ una sicurezza personale per i ragazzi che hanno uno stipendio a fine mese. Bianchi è stipendiato dall’Esercito e questo riguarda solo la base economica del ragazzo. 

La squadra dispone di un bacino tra gli juniores da cui attinge e promuove il suo progetto di crescita (foto di CyclingShoots)
La squadra dispone di un bacino tra gli juniores da cui attinge e promuove il suo progetto di crescita (foto di CyclingShoots)
Per quanto riguarda la rosa strada invece avete già degli innesti decisi per il 2023?

Salgono quattro dalla nostra formazione juniores. Sto parlando con altri atleti per completare la rosa, ma non posso dire niente. 

Che aspirazioni avete per il prossimo anno?

Vogliamo dare continuità al progetto. Gli sponsor vorrebbero che diventassimo continetal. Geo&Tex è sponsor dell’Adriatica Ionica Race e ci vorrebbe partenti alla corsa. 

Cosa ne pensi di un eventuale passaggio a continental?

In italia i giovani cercano queste tipo di squadre. Ma a livello italiano secondo il mio parere personale, se la situazione non cambia non serve a niente. Quante gare fanno le Continental con i professionisti? Non ne vedo molte. Se si va in altri parti d’Europa come la Germania, la categoria U23 è inesistente corrono già tutti insieme con i pro’, diventa chiaro che si corra di meno ma si alzi la qualità. In italia le continental sono come se fossero under 23, è stato sbagliato il modo di intendere il passaggio. 

Veniamo a Bianchi e Predomo, come li hai scoperti?

E’ iniziata da lontano, cinque anni fa quando erano allievi. Entrambi penso che se non avessero preso questa strada sarebbero già rispettivamente indirizzati in altro tipo di carriere. Uno starebbe studiando e l’altro sarebbe nell’azienda di famiglia. Con noi sono cresciuti. Erano due ragazzi che nelle categorie giovanili su strada avevano fatto poco o niente. E se non raccogli niente su strada in Italia vieni lasciato indietro dalla stragrande maggioranza delle squadre. 

Qui Matteo Bianchi e Mattia Predomo con le medaglie e le maglie conquistate agli europei su pista under 23
Qui Matteo Bianchi e Mattia Predomo con le medaglie e le maglie conquistate agli europei su pista under 23
Gli hai dato i mezzi e una prospettiva…

Hanno tutti e due la stessa storia. Li ho rispediti indietro subito perché erano abituati male e un po’ viziati sportivamente. All’inizio mi hanno dimostrato poca voglia e poco impegno e gli ho fatto riconsegnare tutto. Bianchi tornò in lacrime dopo tre giorni. Mi ha detto: «Da oggi in poi non sbaglierò più». Così ha ricominciato il percorso e si sono visti i risultati. Anche Predomo mi ha dimostrato di che pasta è fatto e ora puntano entrambi in alto. 

Ti aspettavi un tempo così da Bianchi agli europei di Munich 2022?

Un tempo così no, perché non era mai stato provato. Pensavo stesse a ridosso del minuto, ma non sotto. A 59 secondi ci si poteva arrivare ma non in quel modo. Ero fiducioso perché veniva da un bel carico di lavoro ed era in fiducia dopo gli europei U23. 

Per Predomo quali sono i prossimi impegni?

Lui potrà fare bene ai mondiali juniores a Tel Aviv che inizieranno proprio oggi.  Farà tutte e tre le discipline: chilometro da fermo, velocità e keirin. Il programma è spalmato bene quindi c’è spazio per recuperare. 

Velocità: dopo Monaco Quaranta alza le aspettative

23.08.2022
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Ivan Quaranta è già immerso nella nuova avventura dei suoi ragazzi, i mondiali juniores che si svolgono da oggi a sabato a Tel Aviv, ma in Israele è arrivato sull’onda di risultati come quelli di Monaco che hanno dato un risalto enorme al suo settore, la velocità, come da tantissimo tempo non accadeva. Nel suo piccolo anche la velocità su pista ha contribuito alla grande affermazione azzurra nella rassegna europea, con l’Italia per la prima volta trionfante nel medagliere della manifestazione multisportiva e terza in quello relativo al ciclismo su pista, pur in presenza di molte importanti assenze.

Bianchi Monaco 2022
Il podio del chilometro a Monaco, con Bianchi 2° al fianco del vincitore Landerneau (FRA) e di Dohrnbach (GER)
Bianchi Monaco 2022
Il podio del chilometro a Monaco, con Bianchi 2° al fianco del vincitore Landerneau (FRA) e di Dohrnbach (GER)

Bilancio superiore alle attese

Portare sul podio un ragazzo giovane come Matteo Bianchi e una ragazza più esperta come Miriam Vece che ha comunque ancora 25 anni (nella foto di apertura con Quaranta) significa che si sta lavorando più che bene, considerando che il settore ha preso vita praticamente da meno di un anno e Quaranta, giustamente, ha scelto di lavorare da subito con nuove leve (tanto è vero che la Vece, che pure collabora con il tecnico, lavora ancora nel centro Uci di Aigle in attesa che anche il settore femminile prenda maggiormente corpo).

Per questo è un Quaranta entusiasta quello che mette in archivio un evento che resterà come pietra miliare nella ricostruzione del settore: «Abbiamo raggiunto obiettivi inattesi, considerando che eravamo partiti con l’obiettivo di far fare esperienza ai ragazzi, tutti under 23. Significa che i risultati che avevamo ottenuto ad Anadia negli europei di settore non erano stati un caso, pur in un evento dal livello alto».

La velocità a Monaco ha rilanciato la scuola francese, qui Vigier vincitore di velocità e keirin
Vigier Monaco 2022
La velocità a Monaco ha rilanciato la scuola francese, qui Vigier vincitore di velocità e keirin
E quello di Monaco, di che livello è stato?

Sono i tempi a dire che è stato un grande evento, basti pensare che due atleti sono scesi sotto il minuto nel chilometro e uno di questi era Bianchi. Gli unici che mancavano erano i due olandesi Lavreysen e Hoogland perché dopo la vittoria nel team sprint hanno ritenuto la pista non sufficientemente sicura.

Questo tema è stato molto discusso, considerando anche le tante cadute alcune con conseguenze pesanti come per Letizia Paternoster. Che idea ti sei fatto in proposito?

Era sicuramente difficile da interpretare, molto breve, senza sufficienti rettilinei tanto è vero che nelle gare di velocità e di keirin è stato decisivo il sorteggio. La giuria ha infatti stabilito di far fare ai concorrenti 4 giri senza stayer in luogo degli abituali 3, ma chi partiva in testa aveva un vantaggio enorme. Inoltre anche la bassa pendenza ha pesato sull’evoluzione delle gare, ma considerando anche la scorrevolezza della pista non direi che essa fosse eccessivamente pericolosa. Bisogna sapersi adattare a ogni situazione.

Napolitano Monaco 2022
Napolitano ha conquistato l’accesso alle semifinali del keirin, un punto di partenza
Napolitano Monaco 2022
Napolitano ha conquistato l’accesso alle semifinali del keirin, un punto di partenza
Proprio a proposito del keirin, il cammino di Napolitano arrivato fino alla finale di consolazione ti ha sorpreso?

Non più di tanto perché a livello tattico Daniele è molto avanti, sa interpretare le gare. Gli manca ancora un po’ di gamba e i tempi in tal senso sono uno specchio di dove può e deve lavorare, ma non dimentichiamo che è al primo anno U23 eppure era stato sul podio ad Anadia. Inoltre sottolineerei un altro fattore: l’ucraino andato in finale era stato battuto dai nostri in Portogallo, quindi Napolitano poteva benissimo essere al suo posto. Il potenziale c’è tutto.

Considerando le prove sue e di Bianchi, argento nel chilometro da fermo ma anche il settimo posto nella velocità a squadre, cominci a pensare a una possibile qualificazione per Parigi 2024?

Sarei folle a non farlo, i risultati ci dicono che possiamo e dobbiamo provarci – afferma sicuro Quaranta – A Parigi andranno 6 squadre europee e noi, dati alla mano, siamo settimi ma a pochissimo dalla Polonia e a mezzo secondo dalla quarta. Il tempo è dalla nostra parte considerando l’età dei ragazzi, dobbiamo crederci. Il periodo di qualificazione scatterà nel prossimo febbraio o noi dovremo farci trovare pronti, ma io ci credo fortemente in questi ragazzi. Poi, sia chiaro, se andremo sarà per fare esperienza, per continuare in quel cammino di crescita che spero porterà a grandi risultati nell’edizione olimpica successiva.

Mondiali juniores, le finali

I mondiali juniores su pista si svolgono a partire da oggi e fino a sabato nel Sylvan Adams Velodrome di Tel Aviv, il velodromo più grande del Medio Oriente, intitolato al magnate israeliano che l’ha fatto costruire e che ha creato anche la Istael-Premier Tech. Già questa sera i ragazzi di Quaranta saranno impegnati nella velocità a squadre che potrebbe dare riscontri interessanti.

Martedì 23 agosto
Scratch W
Velocità a squadre W
Velocità a squadre M
Mercoledì 24 agostoInseguimento a squadre M
Scratch M
Keirin M
Inseguimento a squadre F
Eliminazione F
Giovedì 25 agostoCorsa a punti M
Inseguimento individuale M
Velocità individuale F
Omnium F
Venerdì 26 agosto500 metri da fermo F
Corsa a punti F
Inseguimento individuale F
Velocità individuale M
Omnium M
Sabato 27 agostoEliminazione M
Madison F
Chilometro da fermo M
Keirin F
Madison M
Nella velocità però continuiamo a soffrire…

Per questo dobbiamo in questo momento spingere maggiormente nella prova a squadre, perché se qualifichiamo il terzetto, un atleta sarà automaticamente ammesso al torneo olimpico di velocità e uno a quello del keirin. In questo il cammino di crescita del quartetto dell’inseguimento e il lavoro di Villa devono essere per noi la via maestra. Sono sincero, non tutto è andato perfettamente a Monaco, ma sarebbe stato folle pensare il contrario. Con calma dovremo ragionare non su quel che è andato bene, ma su cosa non ha funzionato per migliorare.

Intanto c’è da pensare alla rassegna iridata junior, con che prospettive siete partiti?

Abbiamo Predomo campione europeo e Minuta bronzo nel keirin, già questi due risultati dicono che dobbiamo puntare al bersaglio grosso e i ragazzi hanno tutto per riuscirci. Nella team sprint avremo in più Frizzarin, che arriva dal Bmx dove ha fatto 8° agli Europei, ci darà sicuramente una spinta ulteriore nel giro di lancio, io conto che potremo scendere di altri 3-4 decimi rispetto al tempo di Anadia. Siamo competitivi dappertutto, è questa la nostra nuova grande forza.

Matteo Bianchi, l’italiano che ha infranto il muro del minuto

21.08.2022
8 min
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L’italiano più veloce di sempre nel chilometro da fermo. Matteo Bianchi non ha ancora 21 anni (li compirà il 21 ottobre) ed è già diventato un riferimento nella velocità italiana. Ad un passo dal trasferirsi in Svizzera al centro UCI di Aigle per dedicarsi a pieno alla velocità in pista, a gennaio è stato arruolato da Ivan Quaranta che gli ha dato fiducia e da li è partito tutto. 

59”661. Un tempo stratosferico del bolzanino di Laives che ha abbattuto il muro del minuto come mai nessun azzurro aveva fatto prima. Un argento europeo tra i “grandi”, conquistato a Monaco che ha dato molte conferme e rilanciato il velocista dopo le due medaglie d’oro conquistate negli europei U23 ad Anadia nel Keirin e nel chilometro da fermo. Bianchi atleta dell’Esercito, è all’inizio di un percorso, viene seguito passo a passo dalla sua squadra, la Campana Imballaggi Geo&Tex e dal suo diesse Alessandro Coden che lo ha capito e rimesso in sella tra le curve pendenti del velodromo. Riviviamo insieme a Matteo curva dopo curva il suo chilometro e le emozioni che lo hanno portato ad essere il primatista italiano e vice campione europeo.

Bianchi in finale ha conquistato la medaglia d’argento con un tempo di 1.00.089
Bianchi in finale ha conquistato la medaglia d’argento con un tempo di 1.00.089

Dove tutto è partito

Ventun anni ancora da compiere, quando però Bianchi ci risponde alle domande sembra di parlare con un ragazzo che dimostra esperienza, educato e con la testa sulle spalle. Non sono solo frasi fatte e lo si capisce dalle risposte misurate e ponderate. Dietro ognuna di queste infatti si percepiscono la passione e la dedizione ad un lavoro così stressante come quello delle discipline veloci in pista. 

Matteo raccontaci un po’ di te, dei tuoi inizi…

Ho iniziato da G5 nel gruppo sportivo Mendelspeck. Da esordiente e allievo, le società dell’Alto Adige avvicinavano i ragazzi alla pista spingendoli a fare qualche gara e allenamento. Ho iniziato a girare nei velodromi di Mori e a Pescantina. Sono sempre andato volentieri. All’inizio facevo tutte le discipline come si fa normalmente. Poi ho continuato fino ad allievo, dove ho raccolto il primo risultato, un bronzo ai campionati italiani. Poi da juniores ho iniziato a partecipare all’europeo, al mondiale e al secondo anno ho portato a casa due medaglie entrambe sul chilometro da fermo. Da li poi mi sono concentrato sulla velocità.

E’ stato amore a prima vista la velocità in pista

Mi ci sono avvicinato per caratteristiche, era abbastanza congeniale per quelle discipline che richiedevano potenza ed esplosività. Fino a juniores ho corso in strada poi ho dovuto fare una scelta. Era troppo difficile preparare due cose così differenti. Io faccio sempre il paragone con le persone con cui parlo. E’ come chiedere a Bolt di fare la maratona. 

Ti alleni su strada?

La mia squadra la Campana Imballaggi Geo&Tex mi dà una mano con gli allenamenti, ovviamente mi alleno su strada faccio alcuni allenamenti specifici. Ma non corro con loro la domenica. 

A gennaio hai fatto una scelta importante, allenarti in Italia e rinunciare ad andare a Aigle in Svizzera…

A gennaio c’erano solo voci sul movimento velocità che si è poi venuto a creare. A dicembre ero deciso ad andare in Svizzera e dedicarmi al cento per cento alla velocità. Poi fortunatamente è nato questo movimento. Rimanere in Italia è sempre meglio perché si sta casa con i propri compagni e affetti. Ci alleniamo a Montichiari, è stato chiuso quando ero juniores. Poi ha riaperto e adesso andiamo là. Come ben si sa la situazione è complicata ed è aperto solo per noi della federazione con limiti di non più di 60 persone alla volta. 

Negli europei under 23 Bianchi ha conquistato due medaglie d’oro, nel Keirin e nel chilometro da fermo
Negli europei under 23 Bianchi ha conquistato due medaglie d’oro, nel Keirin e nel chilometro da fermo

Il record

Abbiamo tutti negli occhi i record che hanno segnato le epoche in tutte le discipline. Questi europei che hanno visto concentrarsi molti sport ci hanno fatto ricordare che questi atleti passano una carriera a combattere contro il cronometro e contro se stessi. La velocità è una specialità che richiede concentrazione e calma. All’esterno invece vengono trasmesse adrenalina e frenesia. E’ per questo forse che Bianchi sembra quasi misurare ogni parola come se quello che avesse fatto sia qualcosa di naturale. Nonostante lui non se lo aspettasse sa che non è un risultato frutto del caso ma una combinazione di fattori. 

Come sei arrivato a questo europeo di Monaco?

Sapevo di essere in una buona condizione dopo l’europeo U23 dove ho vinto due medaglie d’oro. Sicuramente non pensavo di riuscire a strappare un tempo del genere. Anche perché poi essendo una pista così, non avevo idea se potesse essere veloce o meno. E’ una pista che è stata montata appositamente per l’evento. Quando gareggiamo conosciamo le piste più o meno veloci, a seconda del luogo dove si trova, temperature, umidità, materiali. Questa si è rivelata veloce.

Veniamo al giorno del record, come lo hai vissuto?

Le gare dei giorni prima mi hanno fatto bene, il team sprint infatti è sempre un termometro per la condizione. Correndo insieme agli atri frazionisti capisci se sei in forma o meno. Due giorni prima avevo il lancio della velocità, il giorno prima avevo riposo e la mattina avevo le qualifiche all’una. La mattina mi sono svegliato alle 8, ho fatto la colazione solita, circa due ore prima sono andato in pista e ho fatto la mia attivazione e il riscaldamento. In bici abbiamo delle posizioni abbastanza estreme quindi è importante anche tenersi elastici con tutto il corpo. Poi ho fatto tutti gli esercizi per arrivare con il fiato rotto e le gambe pronte. Tutto in regola nella norma per poter dare il massimo. Niente di nuovo, non ho cambiato niente. 

Sentivi di poter fare qualcosa di grande?

Io non soffro la competizione. Ormai gareggio da talmente tanti anni che non ho ansie. Soprattutto per una gara del genere dove arrivavo senza aspettative. Nessuno si aspettava che l’italiano, per giunta under 23, potesse insidiare le posizioni sul podio, con delle grandi Nazioni e grandi movimenti come Francia, Germania e Inghilterra. Quindi ero senza pressioni e con la testa sgombra. Probabilmente anche quello ha fatto la differenza. Quando parti così senza aspettative cercando di dare il massimo alla fine sei molto libero da pensieri e preoccupazioni.

Cosa ti passa nella testa al blocco di partenza?

Niente. Arrivi lì con il manubrio ben stretto tra le mani, ruota bloccata nei pistoni messi in pozione dai giudici, pronto a dare il massimo per la maglia che stai portando

In partenza nella qualificazione sente il bolzanino sente di aver lasciato qualche centesimo
In partenza nella qualificazione sente il bolzanino sente di aver lasciato qualche centesimo
Raccontaci il record dalla tua prospettiva?

In qualifica ho sbagliato la partenza. Per cercare di partire bene e limare ogni decimo può darsi che ne abbia lasciato li qualcuno. Però a vedere dai tempi non era una partenza lenta. Anche se quell’errorino magari avrebbe abbassato un po’ il tempo. Una volta partito ero solo concentrato a spingere bene il 59×14,  stare composto in bicicletta e curare le traiettorie, anche perché se le sbagli si fa più strada e vanno a incidere sul tempo. 

Che cosa provavi durante i giri?

In qualifica ero a tutta, in quei secondi ero come in una bolla e non riuscivo ad ascoltare niente. Non avevo idea di che tempo stessi facendo, me ne sono accorto solo dopo quando ho alzato la testa guardato verso il tabellone e ho visto quel tempo. In finale a differenza del solito, sentivo Ivan Quaranta che mi urlava «Sei primo!». Mi dava coraggio e fiducia. 

59”661, il muro del minuto abbattuto, mai un italiano ci era riuscito…

Ero incredulo. Una senzazione strana. Alla fine è stato un percorso. Quando ero junior e vedevo 1.02, dicevo di aver fatto un gran bel tempo. Poi ho avuto due anni sfortunati perché il primo anno under 23 non ho corso il chilometro all’europeo e da nessun’altra parte. Il secondo anno l’ho fatto poche volte e quando sono andato all’europeo a metà prova ho bucato. Ho avuto due anni un po’ vuoti dopo quel secondo anno da juniores che mi aveva lanciato. Poi ho ripreso il mio percorso e sono arrivato a questo europeo facendo tutto secondo i miei piani con un’ottima condizione e sono riuscito a fare questo tempo e conquistare la medaglia.

La dedichi a qualcuno questo medaglia?

Credo sia frutto del lavoro e dell’impegno. La dedico alla mia famiglia che mi supporta sempre. Alla mia squadra e Alessandro Coden che mi sta sempre dietro, io lo definisco come un secondo papà. Mi aiuta sempre ma mi da anche le bastonate quando faccio delle cavolate. Poi però quando porti a casa i risultati lo vedi che è li con gli occhi lucidi ed è felice come se fossimo figli suoi. Un ringraziamento va anche a Matteo Tugnolo e Daniele Napolitano, i miei compagni del team sprint. Infine Ivan Quaranta che ci allena al migliore dei modi in nazionale

Prossimi obiettivi?

Al momento abbiamo in calendario, il mondiale a ottobre. Andiamo a partecipare e per farci vedere. Sicuramente non andremo con l’ambizione del risultato perché è un po’ presto. Poi a febbraio si inizierà con la qualificazione olimpica per Parigi. Anche se questa è solo un’ambizione che dà ancora più motivazione, non una pretesa. 

Il campione europeo Melvin Landerneau ha chiuso in 59.975 davanti a Bianchi e il tedesco terzo Maximilian Dörnbach
Il campione europeo Melvin Landerneau ha chiuso in 59.975 davanti a Bianchi e il tedesco terzo Maximilian Dörnbach

Un movimento in crescita

L’italia nelle discipline veloci sembra aver trovato un entusiasmo nuovo, puro e genuino. I tecnici della nazionale con Quaranta in prima linea nelle discipline veloci sono riusciti a trasmettere obiettivi e nuova linfa per il futuro.

«Siamo un gruppo molto giovane – prosegue Bianchi – abbiamo tanta strada per crescere. Nelle categorie juniores ci sono ragazzi promettenti che stanno arrivando su molto bene. Il lavoro di Ivan sta pagando. Si sta impegnando anche tra gli allievi per vedere se c’è qualche atleta veloce da portare in questo mondo. Sta prendendo un bel piede questo progetto, poi nei prossimi anni magari si potrà creare qualcosa di interessante. Spero che con un po’ di visibilità, vedendo queste medaglie in pista qualche ragazzo prenda interesse e veda uno sbocco, una strada da intraprendere con sogni da inseguire. Fino a qualche anno fa era difficile immaginarsi una carriera nella velocità».

Quaranta fa festa: 4 titoli europei nella velocità

28.07.2022
4 min
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Agli ultimi campionati europei su pista per juniores e under 23 disputati ad Anadia, l’Italia ha fatto la parte del leone con ben 16 medaglie d’oro, il doppio della Germania e un totale di 23 podi. Un dominio clamoroso al quale ha dato un importante contributo anche il settore velocità di Ivan Quaranta (foto FCI in apertura), con 4 titoli equamente ripartiti fra lo junior Mattia Predomo e l’under 23 Matteo Bianchi. Un risultato di grande valore, considerando soprattutto la concorrenza della scuola tedesca e polacca che da molti anni fanno il bello e il cattivo tempo, almeno a livello di categoria.

Nella sua analisi, il nuovo tecnico del settore Ivan Quaranta, ai suoi primi allori internazionali di spessore, punta proprio sull’aspetto della partecipazione.

«Il livello era alto – dice – e lo dimostrano le prestazioni ottenute a livello cronometrico: Bianchi con 1’00”911 non è lontano dal podio elite nel chilometro da fermo, ma anche gli inglesi nel team sprint con 44”168 hanno fatto un tempo assoluto. Negli juniores sui 200 metri lanciati in sei sono scesi sotto i 10”. Insomma è stata un’edizione più che degna».

Predomo Keirin 2022
Il podio del keirin U23, con Predomo vincitore e Minuta terzo dietro il polacco Marciniak (foto FCI)
Predomo Keirin 2022
Il podio del keirin U23, con Predomo vincitore e Minuta terzo dietro il polacco Marciniak (foto FCI)
Partiamo non dalle vittorie, ma dal bronzo nel team sprint perché è qualcosa di inconsueto per il nostro movimento, oltretutto la squadra azzurra ha trovato un elemento nuovo in Matteo Tugnolo, prelevato dal Bmx…

E’ il frutto di una collaborazione tra i due settori che ci porterà lontano, c’è una bellissima sinergia. Con Tommaso Lupi ci scambiamo continuamente informazioni. Tugnolo è ideale per le discipline veloci e ha potuto dare al terzetto quel qualcosa in più in termini di esplosività. Matteo è ancora da poco nel nostro gruppo ma proprio il team sprint, il giro di lancio sono l’ideale approccio con la nuova specialità, perché sfrutta le sue doti senza avere bisogno di quei lavori specifici che sta effettuando per le altre prove, dove ha bisogno di maggior tempo per emergere. Lui riesce partendo da fermo a esprimere una velocità superiore ai suoi compagni, invece più portati sul lanciato.

Questa collaborazione vedrà altri rider approdare alla pista?

Sicuramente, ne abbiamo già un altro, Frizzarin, un primo anno che sta facendo le sue esperienze. Ma la collaborazione non è a senso unico, nel senso che verifichiamo anche se e come è possibile far fare la doppia attività a questi ragazzi, poi sceglieranno dove impegnarsi maggiormente.

Intanto Bianchi ha conquistato due titoli, nel chilometro e nel keirin.

E’ un atleta ritrovato. Aveva già vinto un bronzo anni fa da junior, poi si era un po’ perso, soprattutto come mentalità, come motivazioni. Ritrovarlo a questi livelli è un grande risultato, è la dimostrazione che questi ragazzi ci devono credere, si può fare qualcosa d’importante con il tempo. Ma vorrei sottolineare anche la prova di Daniele Napolitano, argento nel keirin e bronzo nel team sprint, altro talento da coltivare.

Il Team Sprint U23: Bianchi, Napolitano e Tugnolo con i tecnici Ivan Quaranta, Tommaso Lupi e Diego Bragato (Foto Fci)
Il Team Sprint U23: Bianchi, Napolitano e Tugnolo con i tecnici Ivan Quaranta, Tommaso Lupi (Foto Fci)
Bianchi puntava ad accedere al centro Uci di Aigle. Il fatto di potersi ora allenare in Italia in una struttura consolidata può avergli restituito quella motivazione di cui dicevi?

Sicuramente. Non c’è bisogno di andar lontano, noi abbiamo tutto per emergere, dalle strutture al centro studi. Il gruppo è giovane e su quello dobbiamo lavorare, l’unico problema è che anni e anni di stop non si cancellano con un colpo di spugna, serve tempo. Il poter far gruppo è certamente un aiuto.

Predomo ti ha sorpreso? Oro nello sprint e nel keirin, bronzo nel team sprint con Milo Marcolli e Stefano Minuta…

Io avevo capito già dalla trasferta in Germania in primavera che poteva fare qualcosa di grande. I vertici sono lì, aveva lottato ad armi pari con i tedeschi, poi è cresciuto ancora. Delle due gare mi ha sorpreso la vittoria nella velocità, perché sapevo che nel keirin è forte, invece paradossalmente ha fatto più fatica lì, nella velocità che è tutta tecnica, dove solitamente soffriva l’avvio delle batterie si è saputo distinguere. Significa che è cresciuto anche mentalmente e strategicamente.

Conti di poter partecipare agli Europei assoluti di Monaco di Baviera?

Sì, porteremo questo gruppo di under 23 per farli confrontare con gli elite, con i campioni assoluti, ad esempio i mostri sacri olandesi. Sarà un bel test, i risultati non avranno importanza, servirà invece guardare con attenzione, capire i rapporti che usano, la frequenza di pedalata. Dico sempre loro che certi rapporti riesci a usarli solo dopo anni di esperienza, ma vederlo con i propri occhi sarà importante. Ci arriveranno, serve però tempo. Per ora sono molto competitivi con i pari età e questo va già bene.

Giada Capobianchi 2022
Giada Capobianchi, una delle azzurre dello sprint ad Anadia in un settore in pieno rinnovamento (foto Fci)
Giada Capobianchi 2022
Giada Capobianchi, una delle azzurre dello sprint ad Anadia in un settore in pieno rinnovamento (foto Fci)
A livello femminile come siamo messi?

Le ragazze impegnate ad Anadia si sono ben comportante, finendo non lontane dal podio considerando che Bertolini e Ratti sono primo anno junior. Il problema a livello femminile è il reclutamento, abbiamo numeri troppo ristretti e quindi partiamo con un maggiore handicap. Ma ci arriveremo anche lì…

Bianchi, a un passo da Aigle, poi la chiamata di Quaranta

27.05.2022
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Dalla nostra intervista con Ivan Quaranta, da quest’anno collaboratore tecnico del cittì Marco Villa per il settore velocità, è emerso come la Federazione stia iniziando a lavorare per far emergere anche queste discipline, finora un po’ trascurate. Uno dei ragazzi simbolo del movimento della velocità su pista è Matteo Bianchi, che aveva già le valigie pronte per andare al centro UCI di Aigle. Invece, con il progressivo aumento dell’interesse nel suo settore è rimasto, per lavorare fianco a fianco con Ivan Quaranta.

Intercettiamo Matteo appena rientrato da un allenamento, il gruppo velocità si trova in Germania, alle porte di Berlino per un weekend di gare. Matteo e compagni hanno appena concluso un lungo viaggio ed hanno fatto un’oretta per “sciogliere” le gambe.

Ai mondiali juniores del 2019, per Bianchi arriva il bronzo nel chilometro da fermo
Ai mondiali juniores del 2019, per Bianchi arriva il bronzo nel chilometro da fermo
Allora Matteo, mentalmente eri già a Aigle?

Praticamente. In Svizzera c’è il centro federale dove vengono accolti atleti da tutto il mondo, soprattutto di Nazioni minori. Non che l’Italia lo sia, ma nella disciplina della velocità il movimento scarseggiava, così per crescere e maturare ero pronto a partire con zaino e bici in spalla.

Cosa avresti fatto al centro UCI?

Per far fruttare al meglio il lavoro ed avere dei risultati il tempo da dedicare all’attività è molto, sarei rimasto lì dai sei mesi all’anno. Il centro mette a disposizione tutto quel che serve per allenarsi: pista, ovviamente, tecnici e palestre. Questo “erasmus” mi avrebbe permesso di avere stimoli diversi, confrontarmi con altri atleti e di crescere e maturare più velocemente. 

Sei giovane, del 2001, sarebbe stata anche un’esperienza di vita…

Sicuramente, a questa età prendere una decisione del genere sarebbe stato importante. Tuttavia non ci avrei pensato due volte, se si ha un obiettivo bisogna fare di tutto per raggiungerlo.

Il keirin è la seconda disciplina portata avanti da Matteo Bianchi
Il keirin è la seconda disciplina portata avanti da Matteo Bianchi
Invece è partito il gruppo della Nazionale, contento?

Sì, perché vuol dire che qualcosa si è mosso ed è importante. A livello di preparazione o di motivazioni andare in Svizzera non mi avrebbe frenato, come imparo qui avrei imparato anche lì. Sono uno che si adatta a quel che gli dicono di fare. Le esperienze alla fine le fai anche qui, vai in trasferta, impari a gestirti…

E’ un progetto appena partito, come sta andando?

Siamo da poco in movimento ma siamo motivati, con Quaranta lavoriamo bene, Villa rimane un punto di riferimento ma Ivan (Quaranta, ndr) sta facendo molto. Stiamo creando un bel gruppo, io sono il più grande, è un bel passo in avanti per tutti, anche perché riusciremo a fare tante gare e questo ci permetterà di maturare molto.

Per te che sei stato un po’ l’apripista tra gli atleti deve essere una bella soddisfazione…

Quella che la Federazione ci ha dato è una bella possibilità, fino a qualche anno fa non c’era questo movimento, ora grazie a Quaranta e Villa inizia ad esserci interesse verso la pista. Avere concorrenza tra atleti della stessa nazionale ed allenarsi tutti i giorni con un gruppo è molto accattivante ed è uno stimolo a lavorare ancora di più. Poi da poco si è unito anche qualche ragazzo dalla BMX, è un bel binomio quello che si sta venendo a creare.

Matteo e compagni negli allenamenti settimanali alternano pista e strada
Matteo e compagni negli allenamenti settimanali alternano pista e strada
I successi e le vittorie ottenute sono state uno stimolo nel far crescere il settore della pista in Italia?

Tutto quello che di positivo è arrivato ha contribuito a far sempre meglio, si pensi all’oro di Viviani a Rio e a quello del quartetto a Tokyo. Anno dopo anno si è cercato di ampliare il settore e migliorare tutte le discipline, ora è giunto il momento della velocità.

Hai accennato alle gare, quanto è importante confrontarsi con il resto del mondo?

Fa capire che c’è ancora tanto da fare e bisogna lavorare, ma direi che sicuramente è uno stimolo in più. Arrivare a competere con le Nazioni più attrezzate, come Francia, Germania, Inghilterra ce ne vuole.

Come lavori con Quaranta e tutto il gruppo?

Abbiamo due giorni a settimana dedicati all’attività su pista vera e propria e come tutti ci alleniamo a Montichiari. Poi a questo si unisce una buona parte di allenamenti si strada dove si allenano le partenze da fermo, volate, volate agili, la forza, la frequenza a la resistenza alla velocità. Un ruolo importante, di supporto e preparazione, lo giocano anche la mia squadra la Campana Imballaggi Geotex con Alessandro Coden ed il gruppo dell’esercito .

A che età arriva la maturazione in queste discipline?

Beh io ho visto che dalla categoria juniores a quella under 23 o elite cambia tutto: fisico, rapporti, e modo di correre. Quando cambi categoria e vedi quanto sono maturi gli altri atleti e che modo di correre hanno, via via più affinato. Secondo me intorno ai 25 anni hai il momento un po’ più prestante ma poi si rimane competitivi fino ai 30, anche di più.

Al momento, in partenza Bianchi usa il 63×13-14. I big spingono anche il 70
Al momento, in partenza Bianchi usa il 63×13-14. I big spingono anche il 70
Questo a testimoniare che sei, siete ancora molto giovani…

Sì, non ci facciamo prendere dalla fretta, il tempo è dalla nostra parte

I prossimi impegni quali saranno? 

Ne avremo ancora molti, il più importante sarà il campionato europeo U23. E’ un primo step per capire come siamo messi e che livello avremo raggiunto dopo quasi un anno di lavoro.