La crescita, le ambizioni e la tecnica di Matteo Bianchi

25.01.2024
6 min
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Un anno e mezzo dopo quel 59.661 e l’argento europeo di Monaco nel chilometro da fermo, Matteo Bianchi ha conquistato il primo titolo europeo di sempre di un corridore italiano in questa specialità. Le sue qualità tecniche hanno già riempito articoli e interviste e abbiamo imparato a conoscerle apprendendone la portata. Abbiamo però deciso di mettere sotto la lente d’ingrandimento questa sua crescita che è culminata con un successo storico per il movimento della velocità italiano. Con lui abbiamo analizzato le differenze e gli ambiti su cui ha lavorato insieme al team della nazionale per arrivare al titolo europeo. 

Da quel risultato sfiorato all’europeo di Monaco 2022 è nata la consapevolezza che potevi aspirare anche all’oro?

Sicuramente sì. Quell’anno lì mi ha aiutato a crescere, a capire il mio livello internazionale. In realtà non è che avessi preparato più di tanto il chilometro, perché lavoriamo più che altro sul team sprint e quindi di conseguenza anche sul chilometro. Sono tornato a essere terzo frazionista e quindi è un tipo di sforzo molto simile al chilometro.

L’anno scorso invece hai fatto quinto Grenchen…

Sì, l’anno scorso ero arrivato fuori forma, nel senso che la gara collocata così presto nel calendario mi aveva colto un po’ impreparato e quindi non ero al top della mia condizione e si è visto. 

Da lì è cambiato qualcosa o è sempre la stessa preparazione, stessa alimentazione?

No, sapevo come prepararmi a un appuntamento così presto nell’anno, perché ovviamente avere delle gare d’estate o in inverno cambia, soprattutto a livello di preparazione. Allenarmi su strada mi dà una grossa mano quindi ovviamente è diverso in certi periodi. Però sento di avere avuto una crescita generale con il team sprint. Anche grazie al mio preparatore che mi segue su strada da ormai un po’ di anni e collabora con Ivan Quaranta. Loro si organizzano e pensano a quello che è meglio per me. 

Hai trovato una tua dimensione e stai notando una crescita costante?

Sì, è la conseguenza di lavori costanti. Per stare dietro al team sprint bisogna migliorare per forza, quindi questo porta ad avere tempi migliori anche nel chilometro probabilmente.

Lato tecnico, cura delle traiettorie, posizione, stai imparando sempre di più una specialità così tecnica come il chilometro e anche la velocità a squadre?

Ogni giorno si cerca di limare qualcosa, che siano le traiettorie durante la prova oppure l’uscita dal blocco. Ce ne sono di cose da migliorare anche a livello aerodinamico. Rispetto al 2022 ho cambiato sia bicicletta che posizione. Se si guardano due foto a confronto tra europeo 2022 e quello 2024 le posizioni sono abbastanza diverse. In più sto usando un casco diverso. Questo è frutto del lavoro che fanno gli atleti endurance. Perché abbiamo la fortuna di avere uno dei settori top a livello internazionale, dove si investe molto e si fanno studi su posizioni, materiali e preparazione. Io sto utilizzando la loro stessa bicicletta e posso bene o male adattare un po’ quello che fanno loro.

Quaranta insieme a Bianchi dopo il successo
Quaranta insieme a Bianchi dopo il successo
Tu infatti utilizzi la Bolide con una forcella differente. Sai se ci sono nuovi modelli in arrivo?

E’ già uscito un altro modello nel senso che c’è il telaio, diciamo quello da corsa a punti classico, quindi non da inseguimento che l’anno scorso è stato riadattato sulle nostre esigenze per il team sprint. Sono venuti gli ingegneri di Pinarello per sviluppare questo telaio che ci sta dando dei vantaggi rispetto al materiale di prima. Invece la nuova Bolide ha delle misure un po’ particolari che stiamo cercando di adattare.

Hai parlato di un nuovo casco…

Kask ha visto che in galleria del vento, per chi ha le spalle un po’ più larghe come me, conviene utilizzare il modello Mistral LW. E’ un casco leggermente più grande, dentro è imbottito per avere lo stesso comfort a livello di calotta. La sua peculiarità è appunto quella di essere visibilmente più grande e questa cosa a livello aerodinamico, abbinata alla mia posizione, dà dei vantaggi. In più si aggiunge la lente, che ne aumenta la rendita. 

A livello di posizione cosa hai cambiato rispetto al 2022?

Ho il telaio di una taglia più grande. Le protesi non sono più dritte, ma le punte sono più verso l’alto, quindi ho le mani più alte così come i gomiti, per coprire meglio il busto. Tutto qui, so che può sembrare poco, ma fa già molta differenza.

Come sei arrivato a questi miglioramenti? Sei mai andato in galleria del vento?

Non sono ancora andato, però diciamo che è in previsione. Tutti i consigli sono basati su aspetti che i tecnici hanno analizzato e che funzionano a livello generale, anche guardando la concorrenza.

In una precedente intervista ci raccontasti che non senti la pressione pre-gara. E’ ancora così?

Sì, è una mia caratteristica. Negli appuntamenti importanti riesco sempre a mettermi nella situazione mentale non proprio di comfort, però riesco ad entrare in uno stato di tranquillità e consapevolezza di cosa devo fare.

Quaranta dopo il tuo successo ci ha detto che l’abilità più importante per fare quei risultati è il “peggiorare di meno“, visto che adesso ci sono molte prove in poco tempo, è così?

Sì, se prendiamo come esempio questo europeo, io in realtà pensavo di fare un tempo migliore nella seconda prova. Poi ho visto che un po’ tutti sono peggiorati o comunque non c’è stato nessuno che ha migliorato in maniera particolare. Se devo analizzare la mia seconda prestazione, direi che non è stata al top. Sono riuscito a portare a casa un buon risultato però non mi ha del tutto soddisfatto. Probabilmente ho sbagliato qualcosa sul recupero dopo la prima prova. Si poteva fare meglio.

Bianchi terzo frazionista sarà determinante per la qualificazione alle Olimpiadi di Parigi
Bianchi terzo frazionista sarà determinante per la qualificazione alle Olimpiadi di Parigi
Cosa pensi di avere sbagliato?

Sono sceso di pista che non stavo così male, quindi non ho fatto troppi rulli. Quando in realtà solitamente facevo esercizi 3-5 minuti sotto il medio intorno ai 200 watt, solo per smaltire più velocemente l’acido lattico. Diciamo che forse è stata questa la mancanza. 

Obiettivi imminenti in Coppa del mondo?

Adesso abbiamo la prima di tre prove. Partiamo domenica prossima e vediamo cosa riusciamo a portare a casa. Il nostro obiettivo sarà quello di ottenere la qualifica olimpica nel team sprint, visto che il chilometro non rientra tra le specialità olimpiche. Al momento siamo fuori dagli otto che vanno a Parigi. 

La velocità a squadre è sempre quella più trainante per tutto il reparto velocità…

Sì, nel senso che stiamo preparando prevalentemente quello e poi tutto quello che viene è frutto della preparazione che facciamo lì.

Bilancio e riflessioni sulla pista con Marco Cannone

23.01.2024
6 min
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Una voce colorata, autorevole, esperta in grado di emozionare i più, in pochi minuti e a volte secondi. Marco Cannone ai microfoni di Eurosport ha impreziosito con il suo commento tecnico le telecronache della pista (e non solo) in alcuni dei momenti più belli che il nostro movimento ha vissuto negli ultimi anni. Ci siamo fatti raccontare dalla cabina di commento il suo punto di vista sullo stato della pista attuale. Siamo partiti da una retrospettiva su quello che era, passando per il passato più vicino a noi fino all’europeo appena concluso, per poi azzardare qualche aspettativa sulle Olimpiadi di Parigi

Cannone ha militato una stagione nel 2000 alla Lampre-Daikin
Cannone ha militato una stagione nel 2000 alla Lampre-Daikin
Permettici una piccola introduzione per chi non ti conosce. Chi è Marco Cannone?

Nel 1980 ho iniziato a correre in bicicletta, quando avevo sei anni. Sono stato probabilmente uno dei primissimi a fare la multi-disciplina, che in realtà si direbbe multi-specialità perché la disciplina è il ciclismo. Ho iniziato a fare il ciclocross, poi mi sono buttato sulla strada e poi pista. Da dilettante ho vinto una trentina di corse, tra cui una decina di internazionali, con due tappe al Giro d’Italia. Sono arrivato fino al professionismo e ci sono rimasto per sei anni. Ho corso per l’Amore & Vita, la Lampre e la CCC . Ho sempre avuto un rapporto stretto con la pista, fin dalle categorie giovanili.

Hai vissuto la pista italiana dai suoi anni migliori passando per momenti difficili e infine i giorni nostri sempre più promettenti…

Ho vissuto il periodo delle Sei Giorni che si correvano in tutta Italia dove eravamo protagonisti in patria e all’estero. Poi siamo arrivati a un periodo dove si ottenevano pochissimi risultati che si può racchiudere in un decennio. Io correvo con Marco Villa e con Silvio Martinello, in un periodo dove secondo me si era un po’ meno specializzati rispetto ad oggi, nel senso che ce n’erano forse 3-4 che erano proprio pistard puri. Da dopo Rio 2016 quello che posso vedere è che c’è stata una rifrequentazione della pista. Questo pur non avendo un velodromo al coperto.

Difficile da credere, ma abbiamo solo Montichiari al chiuso…

Io l’ho detto anche in televisione, l’altro giorno. Abbiamo tante strutture, che però sono un po’ obsolete, ci manca il vero grande impianto al coperto come quelli che vediamo durante le nostre telecronache. Manca proprio la palestra. Oggi Montichiari è accessibile solo alla nazionale. In primavera e in estate abbiamo tanti velodromi che funzionano molto bene: per fortuna ci sono e ci danno tante opportunità. Manca la vera e propria attività invernale, non a caso si è visto anche negli ultimi campionati europei.

Che cosa?

Nelle prove di prestazione dove comunque è tutto fondato sull’allenamento, siamo andati fortissimo. Intendo quartetti velocità eccetera. Nelle specialità di gruppo e nelle gare di situazione, la verità è che c’è una mancanza di abitudine alla competizione. Si nota la differenza con gli altri Paesi che invece hanno un calendario fitto di gare con corsa a punti, madison ed eliminazione.

Viviani Rio 2016
Viviani oro nell’omnium di Rio 2016
Viviani Rio 2016
Viviani oro nell’omnium di Rio 2016
Torniamo al discorso generazionale. Che periodo stiamo vivendo?

Viviani ha fatto scattare la scintilla a Londra 2012. Credo che sia stato il punto di svolta perché alle Olimpiadi ha partecipato soltanto Elia che, insieme a Marco Villa, ha fondato la nuova nazionale su pista. Da loro è partito l’input chiaramente condiviso con la dirigenza federale e quant’altro di investire sulla pista. Infatti da Rio 2016 abbiamo potuto ambire sempre a dei grandissimi risultati. Arrivando poi chiaramente all’apoteosi con l’Olimpiade di Tokyo e il relativo mondiale a un paio di mesi di distanza. 

Dividiamo il discorso per specialità. Partiamo dal settore velocità…

Abbiamo una grandissima storicità dagli anni ’60/’70, siamo sempre stati protagonisti. Roberto Chiappa ha solcato le piste di tutto il mondo raccogliendo risultati ovunque. Purtroppo era da solo in quel momento lì. Quindi non c’è stato uno sviluppo a livello nazionale. Con l’input di Villa e l’arrivo di Ivan Quaranta, si è dato il via alla vera e propria rinascita del movimento velocità in Italia. I risultati iniziano a vedersi. Non a caso, ripeto, siamo riusciti a creare un bellissimo terzetto nella velocità a squadre. In questo momento credo siamo decimi nel ranking. Però ci sono tre prove di Coppa del mondo in cui sono abbastanza fiducioso che entreremo fra i primi 8 e faremo le Olimpiadi. Per quanto riguarda la velocità, abbiamo Stefano Moro che ha fatto terzo all’europeo del Kerin. 

Bianchi ha vinto il primo titolo europeo nel chilometro da fermo. Un risultato che ripaga?

Lui è un po’ l’emblema di questo nuovo movimento italiano e diciamo che un grande risultato è arrivato agli europei. Ora è un riferimento anche per quanto riguarda la velocità olimpica. Miriam Vece è migliorata davvero in maniera pazzesca. Ivan Quaranta è stato determinante in questo settore. L’anno scorso Predomo ha vinto il mondiale della categoria juniores, più di trent’anni dopo che c’era riuscito proprio Ivan. In più, Quaranta ha avuto anche l’idea di andare a prendere un ragazzo di talento della BMX come Matteo Tugnolo. C’è stato davvero un grande lavoro e di questo sicuramente Matteo Bianchi ne è l’esempio

Ivan Quaranta con Matteo Bianchi dopo il successo europeo
Ivan Quaranta con Matteo Bianchi dopo il successo europeo
Per quanto riguarda il settore dell’inseguimento?

A proposito dell’inseguimento siamo campioni olimpici in carica. Siamo detentori del record del mondo, abbiamo fatto terzi all’europeo con una buona prestazione, pur mancando un personaggio forte come Filippo Ganna. Tutto questo al 10 di gennaio, quindi senza una grandissima preparazione specifica. Per l’Olimpiade, sono molto fiducioso e molto ottimista. Chiaramente deve andare tutto bene nel corso della della stagione. A questo europeo abbiamo visto dei buoni risultati da parte di Gran Bretagna e Danimarca, ci manca la Nuova Zelanda e l’Australia che sono sempre un’incognita. 

Il quartetto femminile invece?

All’europeo hanno fatto una bellissima prestazione conquistando il titolo. Chiaramente ci sono stati degli sconvolgimenti, ma questo lo sapevamo. Quando abbiamo fatto le Olimpiadi nel 2021, le quattro ragazze erano le più giovani in gara, con una media di vent’anni. Poi l’anno dopo a ottobre abbiamo vinto il campionato del mondo. C’è un ricambio generazionale nelle altre nazionali che noi abbiamo già fatto e ci stiamo godendo. Sono molto affiatate tra di loro e abbiamo ritrovato Letizia Paternoster che purtroppo ha avuto due anni di grandissimi problemi. Stesso discorso per Elisa Balsamo e la Guazzini. Da qui alle Olimpiadi bisogna sempre capire quali sono i margini di miglioramento che ci possono essere. Anche per le ragazze vale lo stesso discorso che per i ragazzi, non hanno fatto attività invernale, quindi il bicchiere è veramente per me molto pieno.

Qui Cannone insieme a Federica Venturelli
Qui Cannone insieme a Federica Venturelli
Gli inseguimenti individuali invece?

L’ingresso di Federica Venturelli è stato pazzesco al suo primo anno, anzi, alla sua prima gara tra le elite, lei che ha vinto negli juniores tutto quello che c’era da vincere. Poi vabbè, inseguimento maschile se scende Ganna in pista non ci sono avversari, diciamo la verità. E lo stesso vale per Milan. Bisogna capire quali possono essere i loro programmi. 

Per quanto riguarda omnium e discipline di gruppo, cosa ci dobbiamo aspettare?

Credo che Elia Viviani attualmente sia il nostro faro oggi e per le Olimpiadi di Parigi. A Tokyo è andato a prendersi una medaglia che forse lui si aspettava perché è sempre molto ottimista, però magari qualcun altro no. So che sta lavorando tanto, sta andando forte anche adesso in Australia, quindi è molto indicizzato su questo obiettivo. Bisogna pensare anche alla madison dove Simone Consonni potrà essere fondamentale così come per il quartetto. I posti sono pochi e per Villa non sarà facile. Però ora siamo a gennaio ed è ancora presto per fare questi discorsi. Per quanto riguarda il discorso al femminile c’è più scelta, anche qui Marco sarà chiamato a prendere delle decisioni, che verranno dettate anche da come andrà la stagione e l’avvicinamento. 

La Bolide di Bianchi all’europeo? La vediamo con Guardini

17.01.2024
4 min
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Matteo Bianchi è nella storia e così anche la sua Bolide. Il primo italiano nella storia a vincere il titolo Europeo nel chilometro da fermo e anche Pinarello si fregia del titolo continentale.

Con Andrea Guardini entriamo nel dettaglio della bici del neo campione Europeo e cerchiamo di analizzare scelte e dettagli.

Vedremo Guardini anche con la casacca dell’Assistenza Tecnica Neutrale Shimano
Vedremo Guardini anche con la casacca dell’Assistenza Tecnica Neutrale Shimano
Come hai vissuto la trasferta europea?

Non ero la con la nazionale, ma è stato bello vedere vincere Matteo. Anche il podio di Moro mi ha emozionato parecchio. Io davanti alla tv a fremere, ma come se fossi stato là nel parterre… Che bello.

Eri a casa da spettatore?

In questa occasione sì. Dicembre e i primi giorni di gennaio mi hanno permesso di organizzare al meglio l’entrata ufficiale nel Servizio di Assistenza Tecnica Neutrale Shimano.

Sei in rampa di lancio, la tua passione per la bici e la meccanica vengono fuori!

Sì, è la mia passione. Una bella avventura, stimolante, motivante, mi voglio mettere in gioco e questa è una grande occasione. Ma la nazionale, inclusa la compagine paralimpica non le voglio sacrificare, per me vuol dire molto anche a livello umano.

Le protesi “orizzontali” non esistono più (foto UEC)
Le protesi “orizzontali” non esistono più (foto UEC)
Torniamo alla vittoria di Bianchi all’Europeo. La sua Pinarello Bolide ha qualcosa di particolare?

Nulla di particolare, diciamo pure che la bicicletta di Matteo fa parte del progetto Tokyo 2021.

Come era stata montata?

Il kit telaio è Pinarello Bolide, una taglia large. Il movimento centrale ha le calotte esterne. Le ruote sono le due lenticolari Campagnolo per i tubolari. Gli pneumatici sono i tubolari Vittoria Pista Oro con sezione da 23. Il manubrio è un progetto Aerocoach con le misure adatte per Bianchi. Ormai è una delle poche sezioni della bici che si possono modificare, ovviamente per rendere il mezzo adatto alle specifiche fisiche del corridore.

Rapporti?

Bianchi ha usato una combinazione 59×14. Le corone sono Miche in alluminio, così come le pedivelle. Il perno passante della guarnitura è di 24 millimetri. E’ stato montato il misuratore di potenza, SRM.

Bianchi ha un setting aggressivo, ma non estremo (foto UEC)
Bianchi ha un setting aggressivo, ma non estremo (foto UEC)
A quale pressione vengono gonfiati i tubolari?

Si utilizza un range di pressione compreso tra le 15 e 17 atmosfere, con l’ultimo controllo effettuato circa 20 minuti prima dello start.

Anche in pista c’è la tendenza di scaricare la sella tutta in avanti?

Sì, anche in pista come su strada la tendenza è quella di caricare il peso del corridore in avanti e molto sul piantone. Questo porta ad un avanzamento importante della sella. Con Matteo siamo al limite UCI, previsto a 5. Anche in pista ritroviamo gli attacchi più lunghi, soprattutto se facciamo un confronto con il passato.

Quanto pesa una bici come questa?

Circa 7,5/7,8 chilogrammi. Una grande variabile è legata all’utilizzo delle appendici.

La Bolide di Ganna datata 2021
La Bolide di Ganna datata 2021
E’ lecito dire che le Pinarello Bolide della Nazionale di oggi ruotano attorno attorno al progetto della bici di Ganna?

Sicuramente sì, un progetto evoluto che arriva dalle Bolide di Ganna, con le dovute personalizzazioni. Ma è necessaria una precisazione. La Pinarello Bolide di Bianchi è quella con la forcella grande e gli steli più voluminosi a differenza di quella usata dagli inseguitori che hanno la versione con i foderi più sottili.

Quanto tempo serve per mettere un coriddore su una bici da pista?

Non c’è una sola risposta, nel senso che oltre agli studi, l’ultima parola l’ha il corridore. E’ lui che deve stare sulla bici e fare la prestazione. Le sensazioni che trasmette agli staff e il suo feeling giocano un ruolo fondamentale ancora oggi, dove la tecnologia è entrata ovunque.

Pacchetto Miche e power meter SRM, la catena è specifica per la pista e rinforzata
Pacchetto Miche e power meter SRM, la catena è specifica per la pista e rinforzata
Il picco di watt di Bianchi?

Intorno ai 1.800 watt, 1.850 in partenza, ma per un atleta come lui è importante il wattaggio medio sul chilometro, che si attesta intorno agli 850 watt.

Atleti del genere mettono a dura prova bici e componenti in genere?

Eccome, ma i materiali usati oggi sono molto differenti da quelli usati anni addietro, direi migliori per efficienza e capacità di sostenere le performance. I corridori esprimono potenze da fenomeni. Poi ci siamo noi meccanici che dobbiamo utilizzare delle accortezze e attenzioni particolari. Tutto deve funzionare alla perfezione, non ci devono essere margini di errore e la cura al dettaglio è diventata maniacale.

L’oro di Bianchi, gigante buono, lancia la rincorsa a Parigi

12.01.2024
6 min
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Matteo Bianchi è stato il primo italiano nella storia del ciclismo a vincere il titolo europeo nel Chilometro da fermo. Considerando che il settore velocità azzurro era da anni sott’acqua e che solo di recente, con l’intuizione di Villa di coinvolgere Quaranta, ha ripreso vigore, il segnale è notevole a prescindere dalla medaglia che da ieri sera risplende al collo dell’atleta bolzanino. La rincorsa è nel pieno, i progressi sono tangibili e, andando ad approfondire, anche nelle prove veloci ormai è tutto un fatto di tattica e tecnica, calcoli e proiezioni. Lo è sempre stato, ma dominare la materia fa sì che anche l’Italia sia ormai degna di un posto al tavolo dei grandi.

Quaranta ha la voce delle feste più belle, come quando batteva Cipollini al Giro d’Italia. Come quando, poco più giovane di Bianchi, vinse il mondiale juniores della velocità.

«Intendiamoci – dice – si è parlato tanto, quando questi ragazzi avevano solo bisogno di riferimenti. Il DNA dell’uomo italiano è ancora veloce, io vengo dalla velocità, certe cose non cambiano. Bisognava solo rimboccarsi le maniche. I complimenti vanno fatti agli atleti, io al massimo li ho ispirati, ma la fatica sulla bici la fanno loro».

Alle spalle di Bianchi sul podio, l’olandese Kool e il francese Landerneau
Alle spalle di Bianchi sul podio, l’olandese Kool e il francese Landerneau
Andiamo con ordine: che differenza c’è fra sapere di meritare una medaglia e vincerla?

Una grossa differenza. A volte i sogni si avverano. Abbiamo messo insieme un bel gruppo, in cui ognuno sta diventando forte per le sue caratteristiche. Bianchi, certo, ma anche Napolitano, Predomo e gli altri. Già prima della qualifica, sapevamo di poter prendere una medaglia, Matteo era già arrivato secondo a Monaco. L’assenza di Hoogland aveva liberato un posto sul podio. Poi è venuto il miglior tempo in qualifica, ma quello è indicativo fino a un certo punto.

In che senso?

Nel senso che si usano rapporti diversi, non si spinge a tutta. Da quando il Chilometro si disputa su due prove, vince chi recupera meglio. Se fai subito un tempone e poi te lo trovi nelle gambe, non ti serve a niente. Sanno tutti che la prima prova viene meglio, anche se sei più agile. Forse se Mattia avesse usato un dente in meno, avrebbe potuto fare il record italiano, però magari l’avrebbe pagata nella seconda prova. La medaglia la vince chi peggiora meno: sembra strano da dirsi, ma funziona così.

Come ha passato il tempo fra la prima e la seconda prova?

L’ho visto tranquillo, sapeva di essere fra quelli che se la giocavano, ma non credevamo di vincere. Era già arrivato secondo dietro Landerneau, il francese che ha preso il bronzo. E poi c’èra Kool, l’olandese che correva in casa. Cosa ne sai se mette sotto il padellone e spara un tempo mondiale? Noi sapevamo che Bianchi è migliorato molto. In questo mondo di numeri, sapevamo che ce la saremmo giocata. Per cui non è voluto tornare in hotel e ha messo in atto il protocollo di defaticamento e recupero che abbiamo studiato. E’ stato anche dall’osteopata, poi ha atteso sul pullman.

Adesso si deve ragionare sulla velocità olimpica, che non è solo la somma di tre velocisti…

No, è molto più complessa. Per un tecnico è la specialità più difficile. Ci sono tre corridori diversi con tre rapporti diversi. Se il primo è troppo agile, mette in crisi il secondo, che a sua volta mette in crisi il terzo. Siamo arrivati a meno di 30 centesimi dai tedeschi, che girano da due anni su questi tempi, mentre noi gli abbiamo guadagnato terreno in continuazione. Peccato che non abbia funzionato bene il cambio fra Bianchi e Predomo, perché avremmo potuto limare 10 centesimi. Ma sono giovani, gli altri girano così forte da anni…

Cosa si può fare per puntare alla qualifica olimpica?

Io voglio sempre vincere, ma va bene così. Dobbiamo lavorare sul nostro tempo, sapendo che il gap non è più altissimo come tre anni fa. Fra qualche anno con questi ragazzi parleremo di medaglie fra gli elite, ma teniamo conto che abbiamo cominciato il ciclo olimpico con Predomo che era ancora junior. C’è una cosa che mi scoccia, che tutti i più forti sono in Europa e quindi col nostro tempo rischiamo di stare fuori. Mentre per la Cina basta a vincere nel circuito Asiatico e al Canada per qualificarsi in quello americano. Ma la nostra rincorsa resta entusiasmante.

Come si fa per qualificarsi?

Con i ragazzi restano le quattro prove di Coppa, mentre Miriam Vece è qualificata al 99 per cento. Le prime due prove di Coppa, sin dalla prossima in Australia, avranno un livello pazzesco. Nelle ultime due, soprattutto a Milton, andranno a giocarsela quelli che devono qualificarsi. E con loro non ci sono storie: dobbiamo vincere. Bisognerà fare 43.200-43.300. Ci stiamo avvicinando, lavorando sulla preparazione e sui materiali. Non so come finirà per Parigi, ma se devo essere eliminato, spero di non finire 15°, ma di essere il primo fra gli esclusi. Almeno ci darebbe una motivazione in più per puntare alla prossima volta. Ora si festeggia, domenica si parte per l’Australia: questo sarà un anno ad altissima tensione.

In finale con Bianchi, poi tutti a casa: come sta la velocità?

08.08.2023
6 min
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GLASGOW – «Settimo a 21 anni – dice Matteo Bianchi dopo la finale del chilometro da fermo – è un buon risultato. L’anno scorso i partecipanti erano di un livello inferiore e sono riuscito a portare a casa un secondo posto in qualifica e il quinto in finale. Quest’anno ci sono tutti i migliori: la differenza di esperienza e di maturità si è vista, però centrare la finale era un buon obiettivo e l’ho raggiunta. Siamo tutti molto giovani, io sono il più vecchio e non ho ancora 22 anni. Intorno vedo atleti di 27-28 anni al top della carriera, è normale vederli davanti. Si prende spunto. Che tipo di riscaldamento fanno o che tipo di approccio, anche se poi ci si affida ai preparatori e si seguono le loro indicazioni. Sono soddisfatto anche per aver abbattuto il muro del minuto su una pista non velocissima come Parigi l’anno scorso. Va bene, è la strada giusta».

Bianchi è entrato nella finale del chilometro, abbattendo il muro del minuto in qualifica
Bianchi è entrato nella finale del chilometro, abbattendo il muro del minuto in qualifica

Il bilancio azzurro

Il settimo tempo di Matteo Bianchi nel chilometro da fermo è l’emblema della situazione della velocità azzurra ai mondiali di Glasgow. E anche se da casa qualcuno potrà storcere il naso davanti a risultati non certo da prima pagina, chiederne ragione al responsabile di settore Ivan Quaranta è un modo onesto di inquadrare la scena.

«Questa – dice – è una categoria superiore alla nostra. Siamo partiti da un gruppo di giovani che hanno ben figurato ai campionati europei, vincendo tutto quello che si poteva vincere. Il kerin e il chilometro con Bianchi, abbiamo vinto il team sprint che è l’equivalente dell’inseguimento a squadre e quindi era la specialità più importante perché ci permette di qualificare un atleta per le Olimpiadi. Ogni gara che facciamo, miglioriamo. Qui abbiamo fatto il record italiano proprio nel team sprint e ci siamo classificati all’undicesimo posto a meno di un decimo dall’ottava e arrivare ottavi significava essere qualificati per le Olimpiadi, dato che vanno i primi 8 terzetti. Insomma, il nostro atleta più vecchio è Bianchi che ha 21 anni…».

Quaranta con Miriam Vece: poteva prendere il bronzo nei 500 metri, ma ha avuto un’esitazione in partenza
Quaranta con Miriam Vece: poteva prendere il bronzo nei 500 metri, ma ha avuto un’esitazione in partenza
Ti aspettavi di più o siamo in linea con le attese?

Forse Miriam Vece poteva fare qualcosa di più nei 500 metri, ma ha avuto un attimo di deconcentrazione alla partenza e ha perso 3 decimi sul blocco di partenza. Altrimenti avrebbe fatto più o meno il suo tempo e poteva ambire a una medaglia di bronzo. E poi ha fatto il Keirin, che però non è la disciplina più adatta a lei, perché ha un po’ paura nelle volate e ha fatto un tempo che secondo me non è nelle sue corde, perché a Montichiari in allenamento fa di meglio.

Nel maschile?

Bianchi settimo può essere un buon punto di partenza. Predomo si è già qualificato per la velocità e calcolate che qua si qualificavano 30 corridori in tutto il mondo. Quindi già essere nei top 30 mondiali a 19 anni è una bella cosa. Questo mondiale serviva per fargli fare un po’ di esperienza. Sicuramente sarà di buon auspicio per i prossimi anni. E comunque, non siamo tanto lontani. I tempi dei migliori in questo mondiale pre-olimpico sono gli stessi che fanno da 3-4 anni. Quindi loro sono fermi sugli stessi tempi di eccellenza, mentre noi pian piano ci stiamo avvicinando. Anche questa è una valutazione da fare.

Predomo non è riuscito a superare le qualificazioni dei 200 metri, ma ha solo 19 anni
Predomo non è riuscito a superare le qualificazioni dei 200 metri, ma ha solo 19 anni
La sintesi è che bisogna avere pazienza?

Esattamente. Dopo questa ondata, a livello mondiale dietro ci siamo noi. Siamo noi i campioni europei e del mondo juniores in tutte le discipline. Quindi se la storia dello sport è fatta di cicli, presto verrà il nostro momento.

Cosa si può dire a chi vorrebbe bruciare le tappe?

Si sa che ormai la velocità è diventata una specialità in cui progredisci di pari passo con i pesi che sollevi in palestra. I ragazzi fanno palestra e pista, poi palestra e ancora pista. Qualche volta si allenano anche su strada, ma soprattutto in palestra. Per arrivare ad alzare certi carichi, anche nel sollevamento pesi stesso, servono gli anni. Così pure per arrivare a spingere certi rapporti e andare a certe velocità. Servono gli anni di lavoro, che purtroppo se ne hai 18-19 non puoi aver messo insieme. Serve accumulare tanto volume di lavoro e il tempo in cui riesci a farlo è soggettivo, ma va previsto.

Predomo è passato in un anno da 100 a 190 chili di squat: ha 19 anni, siamo solo agli inizi
Predomo è passato in un anno da 100 a 190 chili di squat: ha 19 anni, siamo solo agli inizi
Ognuno quindi ha i suoi tempi e non vale la pena spingere per arrivarci prima?

Forse possono anche arrivare prima a certi carichi, ma li danneggi. Per esempio, Predomo l’ho conosciuto che sollevava 100 chili di squat, adesso ne solleva 190. Okay che Lavreysen a 26 anni ne solleva 250, ma da 100 a 190 già è un bel salto. Rischi che si fanno male, perché sono giovani e spingono. Più carichi e più spingono, però c’è da fare dei lavori progressivi per tutelare l’atleta.

Stasera Francesco Ceci è in gara nella finale per l’oro nel tandem paralimpico, perché è stato escluso dal giro della nazionale? Non farebbe comodo un atleta di esperienza vicino ai nostri atleti così giovani?

Non so cosa sia successo prima di me. Quando sono arrivato, lui purtroppo non c’era già più. Non so cosa ci sia stato con le Fiamme Azzurre, prima di essere inserito all’interno della Federazione, seguivo anche poco il settore. Ero direttore sportivo della Colpack, seguivo come un appassionato, però non ero dentro e non conoscevo le dinamiche del gruppo. Sicuramente uno che ha fatto tanti anni a livello mondiale, quantomeno avrebbe da trasmettere esperienza e tattica, però non sta a me giudicare quello che è stato fatto prima.

Per Napolitano, Bianchi e Predomo, nuovo record italiano del team sprint: 43″749, 2 decimi meglio del precedente
Per Napolitano, Bianchi e Predomo, nuovo record italiano del team sprint: 43″749, 2 decimi meglio del precedente
Fosse per te lo convocheresti?

Credo che ormai Francesco sia fuori da questo giro. Il regolamento impone di scegliere fra paralimpico o normodotato. Però mai dire mai. Quest’anno si è presentato vincendo l’italiano del chilometro, non è fermo e ha fatto dei tempi che difficilmente faceva prima quando era in attività. Si è presentato in forma, di questo bisogna dargli atto. Adesso ha fatto questa scelta, vedo che si sta anche divertendo. Ho visto che dà consigli a tutti, sono contento per lui.

L’Italia della velocità se ne va da Glasgow con Bianchi entrato nella finale del chilometro da fermo e il settimo posto finale. Predomo uscito subito dai 200 metri. Con Miriam Vece al di sotto delle sue possibilità nei 500 e il record italiano nella velocità olimpica. La strada per Parigi è ancora lunga, ma abbiamo ripreso da poco. Hoogland e Lavreysen sono due divinità gigantesche, noi li abbiamo sfidati con degli under 23. Come andare al Tour contro Vingegaard e Pogacar con gli azzurrini di Amadori. Tutto sommato, pensiamo che sia andata anche bene.

La velocità azzurra vola, ora Quaranta pensa a Glasgow

28.07.2023
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Nello straricco bilancio degli europei juniores e under 23 di Anadia il settore velocità ha dato un contributo davvero di prim’ordine, basti pensare che nella categoria più grande i ragazzi di Ivan Quaranta hanno fatto bottino pieno, con l’aggiunta dell’oro di Davide Stella nel chilometro da fermo junior e, ciliegina sulla torta, un oro e un bronzo con le pari età.

La partenza del keirin: Beatrice Bertolini andrà a cogliere un oro storico
La partenza del keirin: Beatrice Bertolini andrà a cogliere un oro storico

E’ proprio da questo dato che l’analisi di Quaranta, proiettata anche sui prossimi mondiali, parte perché è qualcosa che solo un anno fa era impensabile.

«In campo femminile il problema del reclutamento è atavico e ben lungi dall’essere risolto – dice – ma proprio per questo risultati del genere non potevano neanche essere sognati quando ho preso in mano il settore. Ho notato però che i risultati conseguiti dai ragazzi lo scorso anno hanno favorito una sorta di passaparola, un po’ di ragazze si sono interessate, si sono avvicinate e cominciamo ad avere un pochino di quantità e anche, come si è visto di qualità».

Come si possono accrescere questi numeri?

E’ difficile, sappiamo bene ad esempio che, se in campo maschile la bmx può essere uno strumento di affiancamento, questa possibilità fra le ragazze non c’è: i numeri in quella specialità sono troppo esigui. Continuiamo a coinvolgere giovanissime stradiste, ma non è semplice perché la rapidissima evoluzione del WorldTour sta portando le ragazze a guardare con interesse alla strada sapendo che può garantire stipendi importanti. Una volta il ciclismo femminile era quasi amatoriale, l’unico modo per guadagnarci era entrare in un corpo militare e la pista era la via per riuscirci. Ora ci sono altre sirene…

Per il team sprint junior donne un bronzo significativo, ma c’è ancora molto da fare
Per il team sprint junior donne un bronzo significativo, ma c’è ancora molto da fare
I risultati di Anadia sono davvero sorprendenti…

C’è uno spirito di emulazione e quei podi serviranno. Abbiamo ad esempio Carola Ratti che ha sposato il progetto, allo stesso modo la Bertolini che ha vinto il keirin e non ricordo sinceramente un’italiana vincere una prova simile da junior, poi la Grassi che ancora è combattuta fra la pista e la strada, ma intanto ci siamo e già a buon livello.

A tal proposito, verrebbe da pensare che tanti risultati così importanti siano frutto anche della concorrenza.

Non è così. Qualitativamente sono stati europei superiori a quelli dello scorso anno e lo dicono i tempi: nella velocità a squadra il tempo dei ragazzi (43”990, nuovo primato italiano assoluto, ndr) è ben 3 decimi inferiore a quello valso l’oro nel 2022. Nella velocità femminile dove siamo arrivate terze, c’erano 5 squadre, lo scorso anno erano 4. Poi ogni anno dipende da chi si presenta, ma il livello era molto buono.

Matteo Bianchi ha dominato sulla pista di Anadia, con 3 titoli fra gli Under 23
Matteo Bianchi ha dominato sulla pista di Anadia, con 3 titoli fra gli Under 23
Venendo ai maschi, la sensazione è che si stia sviluppando anche una certa rivalità fra i nostri ragazzi.

Sì e questo non può fare che bene al movimento. Io ho un gruppo di 6 titolari fra i quali devo scegliere ogni volta 3 o 4 convocati, quindi anche gli allenamenti diventano un terreno di confronto. E da questo derivano i progressi: Minuta ad esempio che pur non era nel terzetto di Anadia ha fatto passi da gigante, ha tolto 3 decimi in un anno che è tantissimo. Predomo nei 200 lanciati viaggia ormai a 9”8, Bianchi ha portato a casa ben 3 medaglie d’oro. Ma più che le medaglie, sono i tempi a dirmi che il nostro gruppo è progredito tantissimo. I ragazzi non erano mai scesi sotto i 44 secondi e lo hanno fatto su una pista che non è di per sé velocissima.

Ora vi aspettano i mondiali…

E’ come andare con una squadra di under 23 a fare il Tour de France dei grandi… Noi partiamo con due obiettivi di base: il primo è far fare ai ragazzi un’esperienza fondamentale, contro i migliori del mondo che hanno anche dieci anni in più. Il secondo è migliorare i nostri tempi, puntare ad esempio nello sprint a squadra a fare il record italiano che potrebbe anche portarci nella top 10 e considerando che a Parigi andranno 8 squadre, significherebbe che non siamo poi così lontani.

Continua imperiosa la crescita di Predomo: nella velocità battuto il forte olandese Van Loon
Continua imperiosa la crescita di Predomo: nella velocità battuto il forte olandese Van Loon
Hai toccato un argomento delicato: le Olimpiadi…

Abbiamo sempre detto che il progetto deve essere orientato verso Los Angeles 2028, queste sono tutte tappe di passaggio, ma ad esempio a Glasgow avremo Predomo nel torneo della velocità ed era dai tempi di Chiappa che non partecipavamo. Ai mondiali saranno in 30, a Parigi in 32, se tanto mi dà tanto… Poi c’è Miriam Vece che al 90% sarà qualificata per i Giochi e da lei mi aspetto anche risultati di qualità. Noi andiamo in Scozia per imparare e dimostrare che ora ci siamo anche noi…

Tra pista e strada, riparte la Campana Geo&Tex Trentino

30.12.2022
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Siamo alla vigilia del 2023 e questo anno passato tra pista e strada ha alimentato entusiasmo e tanti risultati arrivati da ambo i fronti. La Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino si trova in ritiro a Riva del Garda per la precisione a Ceniga, ospite della famiglia Zambanini presso l’Hotel Garnì delle Rose. Questa stagione ha regalato maglie iridate e titoli europei su pista con i due velocisti Bianchi e Predomo. Mentre su strada la crescita costante non ha trovato un vero e proprio exploit, ma con Minali, Elipanni e Corrocher è pronta a mettere i puntini sulle i. 

La formazione trentina che ha sede a Lavis vanta un bacino di juniores proprio, da cui per il 2023 ha attinto, senza rinunciare a qualche innesto proveniente dal panorama giovanile esterno. Mentre a rinforzare l’impegno dedicato alla pista è arrivato Mattia Harracher, direttamente dalla nazionale BMX. Il trentino è pronto a giocarsi le proprie carte per un posto nella velocità azzurra. Con il team manager Alessandro Coden, sulle rive del Garda andiamo alla scoperta della nuova rosa tra ambizioni e nuovi volti. 

Il ritiro dalla famiglia Zambanini è un appuntamento ricorrente di inizio stagione
Il ritiro dalla famiglia Zambanini è un appuntamento ricorrente di inizio stagione
Primo ritiro con la formazione 2023, dove vi trovate?

Siamo ospiti dell’Hotel Garnì Delle Rose a Ceniga di Dro dalla famiglia di Edoardo Zambanini, professionista con la Bahrain-Victorious ed ex nostro junior.

Un luogo ricorrente nei vostri ritiri…

E’ una vita che andiamo ospiti della famiglia Zamabanini. Edoardo è cresciuto con me e ancora oggi esce in bici con noi. 

Siete tutti presenti al ritiro?

In questi giorni mancano Bianchi e Predomo che si trovano in ritiro con la nazionale visto che la Coppa del mondo su pista è in corso. 

A livello di organico il roster è deciso?

Siamo al completo. C’era in ballo uno straniero, ma siamo in alto mare. Come organico siamo definiti. I tre della pista e i dodici elite/U23. 

Dalla vostra formazione juniores quali ragazzi sono saliti?

Dagli juniores sono saliti i due gemelli Gallio, Filippo e Alessandro ed Edoardo Bolzan. Mentre dalla Montecorona juniores ho preso un ragazzo che non ha vinto, ma si è sempre piazzato nei dieci, si chiama Mirko Sartori

A novembre presso la sede Geo&Tex 2000 è stato presentato il roster elite/U23 e juniores
A novembre presso la sede Geo&Tex 2000 è stato presentato il roster elite/U23 e juniores
Altre new entry?

Yuri Lunardelli dalla Team Gaiaplast Bibanese che ha fatto una buona stagione e infine Samuele Disconzi dalla General Store. 

Chi sono i capitani della squadra?

Capitani nella nostra formazione non ce ne sono. Ci sono dei ragazzi che sono un po’ più responsabili degli altri che sono Elipanni, Minali e Corrocher. 

Tra i vostri U23 c’è anche Cassol che pratica ciclocross…

E’ sempre stato con noi, Cassol fa ciclocross in preparazione alla strada. Per essere competitivi bisognerebbe dedicarcisi di più come per la pista. 

Per quanto riguarda la vostra sezione velocità chi è arrivato?

Ho preso Mattia Happacher che viene dalla BMX. E’ venuto con noi per fare la pista con la nazionale e fare il primo uomo con la velocità a squadre

La formazione trentina conta dodici atleti per la strada e tre per la pista
La formazione trentina conta dodici atleti per la strada e tre per la pista
I tre della pista faranno anche strada?

Esclusivamente pista, è impossibile con questi ragazzi qua. O si fa strada o si fa pista. 

Per le gare più dure su chi ti affiderai?

Per le corse un po’ più dure abbiamo Bolzan che arriva dagli juniores dove ha dimostrato di essere forte. Con Disconzi, Lunardelli e Sperandio penso che essendo al secondo o terzo anno di U23 siano pronti per fare dei risultati nelle gare più impegnative. 

Che obiettivi hai prefissato per il 2023?

Intanto cominciamo come abbiamo deciso con il preparatore passo per passo, con calma. Poi decideremo il da farsi. Alle gare arriviamo sempre tranquilli. In tanti non sanno che la stagione è lunga per la categoria, si corre fino alla fine ottobre. Se si parte con calma si va lontano. Al contrario se si da tutto subito con il primo caldo si viene rimbalzati. 

C’è chi dice che correre troppo negli U23 non sia d’aiuto. Che 2022 avete disputato?

Nel 2022 non abbiamo corso poco. Con tutte le corse a tappe, gare in Italia e all’estero siamo arrivati a 65 giornate di gara. Abbiamo fatto il nostro e sarà così anche per il 2023.

Sullo sfondo per la vostra formazione c’era la prospettiva di diventare continental. Come progetto è stato rimandato o è un obiettivo?

Considerando i regolamenti che ci sono adesso non conviene più fare una continental. Nelle regionali se facessi una continental con i corridori giovani attuali potrei correre solo con cinque di loro. Si va poco lontano così. E’ più un argomento che interessa agli sponsor. Se fossimo in Austria sarebbe un discorso differente ma siccome siamo in Italia non conviene. 

Bianchi parla da leader e si mette la velocità sulle spalle

27.11.2022
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In un anno è cambiato tutto. Nella ancor breve storia di bici.PRO, quando a novembre del 2021 chiamammo per la prima volta Matteo Bianchi nel corso di un’esplorazione attraverso il mondo della velocità azzurra, avemmo la conferma che qualcosa non andasse.

«Siamo da soli – disse – a volte parlo con amici e rivali olandesi e tedeschi e fa pensare sentire il racconto di come vivono e si allenano. In Italia siamo fermi, per colpa di tutti e di nessuno. Per fortuna da gennaio scorso assieme a Miriam Vece siamo entrati nel Centro Sportivo dell’Esercito, che ci aiuta con le spese. Ma l’Esercito non può costruire un velodromo per due-tre atleti. Per questo sto valutando la possibilità di trasferirmi anche io ad Aigle. Hai la pista, la palestra, un allenatore e talenti di alto livello con cui confrontarti e crescere. Nel 2019 mi invitarono per dieci giorni di stage e mi trovai benissimo. E’ tanto che spingo per andarci. Il guaio è che non ci sono posti. Hanno un ostello che fa da base per i ragazzi della pista e ora sono pieni».

Quaranta sta insegnando l’approccio meticoloso al lavoro e Bianchi non ha paura della fatica
Quaranta sta insegnando l’approccio meticoloso al lavoro e Bianchi non ha paura della fatica

L’alternativa è restare

A vederli girare nella pista di Noto, mentre Montichiari è ancora chiuso ma in procinto di riaprire, quel senso di solitudine è un ricordo.

«Ora c’è un gruppo – dice Bianchi – sicuramente siamo un bel po’ di elementi e siamo destinati a crescere, perché anche sotto si sta muovendo qualcosa nelle categorie giovanili. Quindi sono contento. Non volevo andare via tanto per partire, era semplicemente la ricerca di quella che lo scorso anno sembrava l’alternativa migliore. Adesso invece penso che l’alternativa migliore sia restare qui, visti i risultati ottenuti».

Bianchi e Tugnolo, in arrivo dal BMX, che ha appena capito quale sia la linea fino cui dovrà scattare…
Bianchi e Tugnolo, in arrivo dal BMX, che ha appena capito quale sia la linea fino cui dovrà scattare…

Un sistema diverso

E’ bastato l’arrivo di Quaranta e la macchina si è rimessa in moto: Villa non poteva seguire tutto ed era palese che il settore endurance lo assorbisse all’estremo. Un tecnico dedicato che, come ha raccontato giorni fa lo stesso Quaranta, ci mette testa, tempo e passione, e il gioco è fatto.

«E’ cambiato il sistema – spiega Bianchi – in più adesso è meno complicato reclutare i giovani, perché vedono che ci sono degli atleti che ottengono risultati e questo sicuramente li invoglia di più. Dall’altra parte abbiamo la fortuna di essere seguiti da Ivan, che ci capisce e ci conforta veramente. Insomma, prima era un po’ più difficile. Ovviamente Marco (Villa, ndr) aveva da gestire tutti i settori e sicuramente non è facile con la mole di ragazze e ragazzi che ci sono». 

Prove di partenza, Bragato al cronometro: Bianchi ha fatto registrare i tempi migliori
Prove di partenza, Bragato al cronometro: Bianchi ha fatto registrare i tempi migliori
Che giudizio dai del Quaranta tecnico?

Ivan è sicuramente è uno con cui si lavora e vuole che i lavori siano  fatti bene. Poi ovviamente da atleta, nel momento in cui vuoi dimostrare al tuo cittì che ci sei, che sei sempre pronto e che vuoi essere il migliore, sicuramente hai più stimoli se dall’altra Ivan sa dare le giuste risposte sui risultati. Quindi credo sia un tecnico completo. Sta lavorando nel modo giusto, io mi trovo benissimo.

Contento che ci sia un po’ di competizione interna?

Sì, assolutamente. I posti per la velocità olimpica sono tre, massimo quattro, e in questo momento siamo più di tre o quattro. Quindi ovviamente, come è successo nel quartetto che la competizione ha portato a vincere le Olimpiadi, speriamo che succeda la stessa cosa anche qua.

La tua squadra ha subito creduta in te e Predomo, ti sembra che stiano arrivando anche ragazzini con l’idea delle discipline veloci?

Confermo che la mia squadra Campana Imballaggi-Geo&tTex Trentino mi dà una grossa mano su tutto, anche in termini di supporto per l’allenamento quando siamo a casa. All’inizio eravamo solo Mattia ed io, ma ora stiamo reclutando un po’ di altri ragazzi. Alessandro Coden si sta muovendo in questa direzione, appunto per dare la possibilità ad altri ragazzi che vengono dalla strada di intraprendere questa via. Trovare una squadra under che si prende l’incarico di ospitare, tra virgolette, dei giovani che non portano visibilità dal punto di vista delle gare su strada è un bell’impegno. Quindi sicuramente bisogna farle un bel merito.

Il lavoro in palestra era alla base anche della velocità di Quaranta, ma da allora i lavori sono cambiati
Il lavoro in palestra era alla base anche della velocità di Quaranta, ma da allora i lavori sono cambiati
Entrare nell’Esercito ha cambiato qualcosa?

E’ un altro elemento fondamentale che quest’anno mi ha portato avere degli ottimi risultati. L’Esercito dà tranquillità, dà conforto se hai qualche problema. Loro ci sono sempre, ci danno la possibilità di fare la nostra attività in tranquillità e questa non è una cosa scontata. E appunto, insomma, fra tutti gli elementi che ci sono adesso, si è creato un bel… cerchio di lavoro.

La qualifica olimpica è più un obiettivo o un sogno?

Un obiettivo sicuramente, senza obiettivi non si va da nessuna parte. I sogni ogni tanto magari si mettono anche nel cassetto, ma gli obiettivi sicuramente sono lì per essere raggiunti.

Velocità tornata di moda? La ricetta di Quaranta

21.11.2022
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«L’altro giorno eravamo qui in palestra e ho visto due ragazzetti di 14-15 anni. Qui in Sicilia hanno il culto del body building e tanti ragazzi passano il tempo in palestra. Così gli ho chiesto se fossero capaci di andare in bicicletta. E quando hanno detto di sì, li ho invitati a venire in pista. Se quelli che fanno velocità non vai a cercarli, non li trovi. E io quasi quasi vado in giro a suonare i campanelli…».

Il gruppo della velocità davanti alla Cattedrale di Noto: una foto che non poteva mancare
Il gruppo della velocità davanti alla Cattedrale di Noto: una foto che non poteva mancare

La chiamata di Dagnoni

Ivan Quaranta è a Noto con gli azzurri della pista. Con lui, lo staff performance della FCI. Fino a ieri Michelusi, oggi invece è arrivato Bragato. Mattina palestra, pomeriggio pista. Certi giorni anche strada, perché il fondo comunque serve. Il gruppo della velocità è numeroso e agguerrito, le cose si stanno muovendo.

«E’ iniziato tutto – racconta Quaranta, in apertura alla pressa con Matteo Bianchi – quando mi ha chiamato Cordiano Dagnoni. Serviva una persona in più accanto a Marco Villa, che seguisse le discipline veloci. Qualcosa s’era già fatto negli anni precedenti, perché Predomo aveva preso un bronzo nella velocità e Bianchi era stato terzo nel chilometro da junior. Serviva un tecnico che ci mettesse la testa al 100 per cento. E’ nato tutto da passione, competenze e tempo, dopo una prima fase di studio».

Napolitano lavora allo squat, per ora con carico leggero
Napolitano lavora allo squat, per ora con carico leggero
Studio?

In trent’anni è cambiato tutto, le velocità, la tattica, i rapporti, i materiali, le preparazioni. All’inizio è stato molto importante Marco Villa, perché girando vedeva quel che facevano gli altri. Poi Diego Bragato. Alle prime Coppe del mondo, soprattutto a Glasgow, sembravo un paparazzo. Andavo in giro con la macchina fotografica a spiare le altre Nazioni. Ho fatto un miliardo di foto e filmati e prendevo i tempi mentre si allenavano. Ho fatto settimane in pista dalla mattina alla sera. La seconda fase è stata quella del reclutamento.

Come ti sei mosso?

Sono andato a parlare con la società e in particolar modo con la Campana Imballaggi-Geo&Tex, che aveva già tesserato Predomo e Bianchi. Ho parlato con Napolitano, che va forte e detiene il record italiano juniores sulla velocità. Ho iniziato a prendere contatto con i corridori, per non entrare in modo troppo diretto. Ho parlato con le famiglie, con i genitori che pretendono di allenare i figli, per fargli capire che sono preparato. Poi abbiamo iniziato a lavorare seriamente, questi ragazzi sono atleti al 110 per cento.

Sono venuti subito i risultati?

Abbiamo fatto il record italiano nel team sprint alla prima gara. Bianchi si è migliorato sul chilometro, abbiamo vinto subito delle Classe 1 e Classe 2. Li ho portati in giro per fare esperienza, avevano bisogno di correre. Un velocista corre poco, 5-6 competizioni in un anno, quindi più corrono e meglio è. Quando sono arrivati i primi risultati, sono arrivate anche le motivazioni. E si è messo in moto questo meccanismo, che ci ha portato a vincere quattro campionati europei e due titoli mondiali.

Ti aspettavi così presto?

Ora posso dire che su Predomo avrei scommesso. Vincere un mondiale è difficile. Fino a che sei in Europa, vedi chi vince i titoli nazionali e che tempi fanno, quindi sai cosa ti aspetta. Però non puoi sapere chi c’è dall’altra parte del mondo. Malesia, Cina, Burkina Faso. Il record del mondo ce l’ha un atleta di Trinidad e Tobago. E’ diventato tutto più difficile, ma Predomo aveva già fatto terzo lo scorso anno, quindi in un podio ci credevo.

Quaranta con Bianchi e Napolitano: si parla dei lavori da fare
Quaranta con Bianchi e Napolitano: si parla dei lavori da fare
Se lo aspettavano anche loro?

Ho cercato di non far trapelare questa fiducia per tenere alta la tensione. Però vedevo che miglioravano giorno dopo giorno. Siamo lontani dagli elite, ma dobbiamo confrontarci con quelli della nostra età. Per ora la cosa principale è stata aver creato un bel gruppo di lavoro. In primis però ci vogliono i cavalli buoni, perché sennò puoi essere il miglior tecnico del mondo, ma non va da nessuna parte. 

Con Villa come va?

Marco ci appoggia. Lo stresso 24 ore al giorno, per una bicicletta o una ruota in più, per andare a fare una gara, convocare un corridore, fare due giorni in più di ritiro. Lui deve rendere conto, ma alla fine lo convinco sempre. Vede che stiamo lavorando bene ed è felice del nuovo gruppo che sta crescendo.

Moro è appena approdato nel gruppo della velocità: per lui è tutto nuovo
Moro è appena approdato nel gruppo della velocità: per lui è tutto nuovo
Cosa si può dire del Quaranta tecnico?

Cerco di essere più serio, perché ormai ho 48 anni, ma il carattere è sempre lo stesso. I corridori vedono in me uno che la pensa come loro. Questa è una delle più grandi qualità che ha un ex ciclista, anche se non è detto che un buon ex corridore diventi un buon tecnico. Devi studiare, applicarti, dobbiamo essere aggiornati.

La velocità sta diventando attraente per i giovani?

Vedendo i risultati, ci sono anche allievi che passano juniores, che chiedono di venire in pista. Anche qualche junior che passa da primo a secondo anno. Una bella mano ce la sta dando Tommaso Lupi, cittì della BMX. E’ il segno di un movimento che diventerà competitivo in tutto il mondo. Se oggi dovessimo fare un’Olimpiade under 23, saremmo sicuramente da podio in tutte le discipline. Perciò se non sarà per Parigi, sarà per quelle dopo.

Gli azzurri si allenano nella palestra Star Gym di Noto
Gli azzurri si allenano nella palestra Star Gym di Noto
E le ragazze?

Vivono una fase di transizione. Il WorldTour è nato da poco, quindi la ragazzina veloce pensa di fare il Giro d’Italia o il Tour de France. Una grossa mano possono darcela i corpi militari. Chi più chi meno, questi ragazzi si sistemeranno tutti, nell’Esercito, nella Polizia di Stato, nelle Fiamme Azzurre, che sono i tre corpi che più credono nel ciclismo. Se i ragazzi e le ragazze vedono che facendo velocità in pista ti sistemi per tutta la vita, allora anche noi diventiamo interessanti.

Qualcuna c’è…

C’è Miriam Vece, molto motivata a rientrare in Italia. Per lei sarà importante allenarsi con gli uomini, perché tecnicamente può migliorare, soprattutto nel keirin. Tutti abbiamo qualche paura, la sua è quella di fare le volate di gruppo. Poi c’è Fabiola Ratti, che ha fatto quinta al mondiale dei 500 metri. C’è un bel gruppetto di ragazzine, come Paccalini, Bertolini, e Bolognesi. Poi c’è anche Giada Capobianchi. Lei corre a livello internazionale e ha fatto dei buoni piazzamenti nelle Classe 1 e potrebbe essere importante, per esempio in un team sprint come prima frazionista. Alla fine è tutto un fatto di lavoro. E in questo i miei ragazzi non hanno paura di far fatica.