Mohoric, un giorno da grande con Sonny per la testa

17.04.2022
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Aveva in testa Colbrelli e pensando a lui è andato in fuga. In piedi al centro del quartiere dei corridori al margine della pista, ora Matej Mohoric tiene le mani sui fianchi e fissa la bici, probabilmente senza guardare nulla di particolare. Aloni di sudore disegnano i suoi pantaloncini, mentre gli passano una bottiglietta d’acqua, che si ostina a non bere. Dalle transenne i microfoni lo chiamano. Lo sloveno si consiglia con l’addetta stampa della squadra, poi a fatica si avvicina.

Vincitore morale

Se esiste un vincitore morale della Roubaix, Matej è probabilmente il favorito. Si erano appena superate le tre ore di corsa e filavano oltre i 47 di media, quando ha raccolto il guanto di sfida lanciato da Davide Ballerini e si è offerto di dargli una mano. Il loro passo davanti è stato convincente e solido a lungo.

Senza la foratura, probabilmente Mohoric sarebbe arrivato più avanti: ne è certo
Senza la foratura, probabilmenteMohoric sarebbe arrivato più avanti: ne è certo

«Quest’anno alla fine – dice – ho provato ad anticipare. Quando è partito Ballerini, mi è sembrato presto, ma abbiamo voluto continuare insieme. Sfortunatamente ho forato e ho dovuto cambiare la gomma. Ho resistito finché ho potuto usando il tubeless, ma se non avessi bucato, avrei avuto più chance di restare davanti con Devriendt, il corridore della Intermarché».

Nessuna diavoleria

Quando stamattina è sceso dal pullman del Team Bahrain Victorious per andare alla firma, era tranquillo. Ha scherzato sul fatto che questa volta sulla sua bici non ci fossero strani meccanismi e semmai ha mostrato i nuovi guanti Prologo al debutto nella Roubaix.

In pista, ha sentito le gambe vuote, Avrebbe voluto anticipare lo sprint, ma Van Aert e Kung alle sue spalle erano in agguato.
In pista, ha sentito le gambe vuote, Avrebbe voluto anticipare lo sprint, ma Van Aert e Kung alle sue spalle erano in agguato.

«Non ci sono discese alla Roubaix – dice ricordando la battuta del mattino – non c’era bisogno del reggisella telescopico. Alla Sanremo si è deciso tutto in pochi minuti, questa volta ho fatto il mio meglio per tutto il giorno. Ho anticipato di nuovo nel finale, ma allo sprint non ho avuto le gambe. Speravo che Van Aert e Kung si guardassero e aspettassero l’ultima curva, per scattare per primo e prendere vantaggio, ma non ci sono riuscito. Il quinto posto è un bel risultato, sono orgoglioso. Ho fatto il meglio possibile».

Aspettando Sonny

Con tutto il peso delle inquadrature sulle spalle, la corsa di Mohoric e degli attaccanti che hanno preso il largo con lui è stata l’anticamera dell’azione decisiva che intanto si andava organizzando alle spalle.

Dopo cinque minuti a riordinare le idee, senza neppure sedersi, Mohoric ha fatto il primo sorso d’acqua
Dopo cinque minuti a riordinare le idee, senza neppure sedersi, Mohoric ha fatto il primo sorso d’acqua

«Sono stato sfortunato con la foratura – dice – ma in generale è andata bene. Ho fatto il massimo, ho dovuto cambiare la ruota e lo stesso mi sono ritrovato nel gruppo dei favoriti. Poi ho anticipato di nuovo con Lampaert, ma purtroppo lui non aveva gambe, poi è caduto. Perciò sono rientrati i più forti che erano Kung e Van Aert. Ho avuto per tutto il giorno Sonny nella mia testa, volevo regalargli la vittoria. Magari proveremo il prossimo anno, quando magari tornerà anche lui. Quest’anno le cose stanno andando bene. Abbiamo lavorato in modo importante durante l’inverno e il lavoro duro paga. Ci manca proprio Sonny. Con lui sarebbe stato più facile gestirsi, perché in due riesci a giocarti meglio le tue carte. Lo aspetto, ditegli che lo aspetto».

RCS Sport e Liguria, vivere il percorso della Sanremo ora è possibile

26.03.2022
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La Milano-Sanremo è da sempre un appuntamento immancabile per i tanti tifosi di ciclismo. RCS Sport e Regione Liguria sul Poggio di Sanremo, hanno presentato i cartelli cicloturistici che consentiranno agli appassionati di ciclismo di trovare segnata la strada percorsa dai campioni. 

L’emulazione dei campioni in salita e in discesa nel rispetto del codice della strada. Sarà possibile imitare la discesa sfrenata di Matej Mohoric, senza però tagliare le curve e limare i bordi della pensilina come il campione sloveno. Cartelli simili sono stati posti anche sui tre Capi e la Cipressa, a partire dai piedi fino alla sommità

Nella foto d’apertura (LaPresse): Roberto Salamini, responsabile marketing e comunicazione di RCS Sport insieme all’Assessore al turismo di Regione Liguria Gianni Berrino e ai rappresentati dei Comuni interessati. 

I cartelli marroni contengono informazioni tecniche dai piedi della salita fino alla cima (LaPresse)
I cartelli marroni contengono informazioni tecniche dai piedi della salita fino alla cima (LaPresse)

Il progetto

Per l’edizione numero 113 della Classicissima di Primavera, RCS Sport, in collaborazione con la Regione Liguria con il supporto dei Comuni interessati, ha realizzato un progetto per valorizzare il territorio toccato dalle corsa. 

Nei cinque punti simbolo della Classica Monumento, il Poggio, la Cipressa e i tre capi (Mele, Cervo e Berta) sono stati allestiti dei cartelli segnaletici. Di colore marrone come quella riservata a punti di interesse storico, artistico, culturale e turistico, che consentiranno agli appassionati di ciclismo di ripercorrere le strade dei professionisti. 

I cartelli segnaletici, posti a partire dai piedi fino alla sommità delle salite, aiuteranno i ciclisti ad orientarsi durante il proprio viaggio. Inoltre forniranno una serie di dettagli utili tra cui la distanza tra un luogo e l’altro, il dislivello, la pendenza del tratto del percorso e altri dettagli tecnici. 

Il poggio salita più iconica ha i cartelli ogni 500 metri che ne segnano pendenza e dislivello (LaPresse)
Il poggio salita più iconica ha i cartelli ogni 500 metri che ne segnano pendenza e dislivello (LaPresse)

Promozione attraverso il territorio

La promozione passa attraverso il territorio percorrendo le tratte dei professionisti e dei campioni del passato. 

«Una grande occasione di promozione turistica – dichiara l’Assessore al turismo di Regione Liguria Gianni Berrino – attraverso il bellissimo percorso della Milano. Sanremo che dai capi di Capo Mele, Capo Cervo e Capo Berta si conclude con la salita del Poggio e l’arrivo nella città di Sanremo. La presentazione dell’opera della cartellonistica del percorso cicloturistico della Milano Sanremo, contribuisce a far sì che gli appassionati di ciclismo possano percorrere la parte finale della corsa ciclistica più famosa d’Italia. La possibilità di ricalcare le orme dei grandi campioni del passato e del presente. In un territorio come il nostro che è fruibile 365 giorni all’anno potremmo puntare al turismo outdoor delle bici da strada per tutti gli appassionati di questo sport».

Il vincitorice dell’ultima Milano-Sanremo Matej Mohoric ha attaccato sulla iconica discesa del poggio
Il vincitorice dell’ultima Milano-Sanremo Matej Mohoric ha attaccato sulla iconica discesa del poggio

La nascita del progetto 

Un’idea nata dall’unione d’intenti di RCS Sport e la Regione Liguria, volto a segnare ogni mezzo chilometro i tratti di strada da inizio salita fino alla fine. 

«Abbiamo ideato questo progetto un anno fa – spiega Roberto Salamini, responsabile marketing e comunicazione di RCS Sport- al termine dell’edizione 2021 della Milano-Sanremo. Grazie alla collaborazione con la Regione Liguria, siamo riusciti a finalizzarlo alla vigilia dell’ultima edizione della corsa. La Classicissima è una delle gare più amate al mondo nonché tra gli eventi più importanti di RCS Sport. Naturalmente abbiamo puntato alle salite e ai segmenti più iconici della Sanremo. Lungo questi tratti ci saranno cartelli ogni 500 metri, dall’inizio alla fine dell’ascesa. Contengono le indicazioni principali e più interessanti per gli amatori. Dalla distanza complessiva alla pendenza media e massima e fino al grado di difficoltà di ogni singolo tratto».

Slovenia Green Gourmet Route, in bici tra sapori e natura

25.03.2022
4 min
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Già nominata Regione Gastronomica Europea nel 2021. La Slovenia con la Green Gourmet Route esprime pienamente il concetto di sostenibilità, tra cicloturismo e tappe gastronomiche nel Cuore Verde d’Europa: un percorso ciclabile assolutamente nuovo. Un mix capace di unire avventura, cultura, relax, paesaggi mozzafiato e piaceri per il palato in un tour di scoperta lenta del territorio.

Undici giorni di viaggio, per attraversare il territorio da un capo all’altro, passando unicamente per le splendide destinazioni certificate Slovenia Green. Standard di sostenibilità elevati e soste culinarie ricche di sapori, il tutto a marchio Slovenia Green Cuisine

Nell’itinerario sono presenti passaggi in città storiche e importanti della Slovenia antica
Nell’itinerario sono presenti passaggi in città storiche e importanti della Slovenia antica

Il percorso 

Un viaggio dei sensi, incentrato sul cicloturismo, che si dirama su strade secondarie tra emozionanti scorci, località pittoresche, castelli, vigneti e boschi aromatici, imponenti montagne, colline, laghi e splendide sorgenti termali. 

La Route si snoda in territorio sloveno partendo dalla capitale, Lubiana, città dall’eleganza mitteleuropea. In bicicletta si viaggia in direzione della Valle dell’Isonzo guidati dal fiume color smeraldo, gioiello incorniciato dalle Alpi Giulie. Si prosegue verso Brda, caratteristica regione viticola tra le Alpi e il Mediterraneo e poi, in direzione di Nova Gorica e la Valle del Vipava. Ci si muove nell’incantevole regione del Carso, silenzioso mondo delle meraviglie sotterranee e dei fenomeni naturali. 

E ancora, Sevnica, città del Posavje, dove visitare il castello e il vigneto di Franconia Blu. Podčetrtek e Rogaška Slatina con acque termali uniche e benefiche. Ptuj la città più antica della Slovenia, famosa per il carnevale, fino a Maribor, la capitale della Stiria attraversata dalla Drava. Un percorso variegato in grado di far assaggiare al cicloturista in pochi giorni l’essenza della Slovenia e del suo territorio. 

Il viaggio gourmet è rivolto nel portare il ciclista ad assaporare la gastronomia slovena
Il viaggio gourmet è rivolto nel portare il ciclista ad assaporare la gastronomia slovena

Viaggio nel gusto

Regione Gastronomica Europea nel 2021, la Slovenia offre un panorama culinario vario, ricco di prelibatezze e pietanze locali. La Green Gourmet Route prevede soste gourmet, per un’esperienza di gusto unica e intensa, accompagnata dai migliori vini naturali delle zone viticole, dal miele ai prodotti dell’apicoltura, da filiere corte e stagionali. 

Prodotti a Km0, piccoli produttori e artigiani del gusto, ma anche ben sei ristoranti stellati Michelin, per la gioia dei palati più fini. Il tutto rigorosamente certificato, con il sigillo di sostenibilità, che si ottiene per l’utilizzo delle materie prime, il rispetto del territorio e della biodiversità, ma anche per la gestione green degli scarti, ridotti al minimo e smaltiti in modo ecologico.

Paesaggi caratteristici con terrazze naturali a pochi passi dai tratti dedicati alle due ruote
Paesaggi caratteristici con terrazze naturali a pochi passi dai tratti dedicati alle due ruote

Ciclisti per natura

La Slovenia ha un legame profondo con la bicicletta: lo dimostrano gli astri sportivi, Tadej Pogacar e Primoz Roglic, entrambi ambasciatori del turismo sloveno. Oltre ai due campioni del ciclismo mondiale, a valorizzare il tutto ci sarà la diciannovesima tappa del Giro d’Italia in territorio sloveno prevista anche in questo 2022. 

Per la sua varietà paesaggistica la Slovenia è una meta molto amata da chi pratica il ciclismo su strada, infatti nel Cuore Verde d’Europa il cicloturismo è adatto a tutti, dai biker più esperti alle famiglie, a chi semplicemente, desidera scoprire il territorio con un approccio verde e rilassante. In ogni stagione e per ogni tipologia di amatore della bicicletta, la Slovenia offre piste ciclabili, bike park o percorsi gourmet.

Slovenia sempre più presente nel ciclismo, anche quest’anno ospiterà la 19° tappa del Giro d’Italia
Slovenia sempre più presente nel ciclismo, anche quest’anno ospiterà la 19° tappa del Giro d’Italia

Sport e Slovenia

Tadej Pogacar, Primoz Roglic, Matej Mohoric e molti altri sono i nomi sloveni del mondo dello sport che vincono titoli e medaglie di importanza mondiale. E’ infatti difficile trovare un paese che combini risultati così importanti in un’area tanto piccola. 

La Slovenia è un vero crocevia tra il mondo alpino, mediterraneo, carsico e pannonico. Le distanze sono relativamente brevi, nello stesso giorno si può passare dall’essere sulle Alpi e al mare. Un altro aspetto importante che valorizza questa terra sono i centri sportivi specializzati. Questi sono collegati con le destinazioni turistiche e con i centri termali, che mettono a disposizione degli atleti centri medici specializzati con programmi specifici.

Il popolo sloveno è la dimostrazione che la pratica sportiva è entrata a far parte dell’educazione. Due terzi della popolazione fa sport a livello dilettantistico. Le attività più popolari sono l’escursionismo, il ciclismo, la corsa e lo sci in inverno, per un totale di circa 7.000 atleti iscritti nelle varie categorie. Dallo scorso anno, il 23 settembre la Slovenia celebra anche la Giornata dello sport sloveno.

GreenGourmetRoute

La Sanremo di Mohoric e quel reggisella telescopico

19.03.2022
6 min
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Mohoric ha vinto la Milano-Sanremo. Caruso che lo abbraccia. Tratnik che non sta nella pelle. Attorno al pullman del Team Bahrain Victorious si respira la sbornia per il secondo Monumento consecutivo, dopo la Roubaix di Colbrelli.

Al settimo cielo

Matej arriva a parlare con la stampa un’ora e mezzo dopo l’arrivo, ma il suo sorriso non è per questo meno raggiante e in certi momenti incredulo. Ha vinto la Milano-Sanremo con un attacco nella discesa del Poggio e grazie a una di quelle intuizioni che fanno di lui un corridore speciale.

La gioia di Damiano Caruso, che ancora una volta ha lavorato per la squadra
La gioia di Damiano Caruso, che ancora una volta ha lavorato per la squadra

«Non dico che gli altri non siano lucidi – spiega Pellizotti al settimo cielo – ma lui sin da ragazzino ha sempre messo in ballo una grande capacità di analizzare le cose».

Accanto a lui c’è Volpi, alla sesta Sanremo vinta. Il diesse lombardo aspetta Mohoric impegnato nella conferenza stampa e ne custodisce gelosamente la bici.

«Ha fatto lui tutte le prove di questo reggisella – dice indicando il tubo telescopico – e io mi sento come Claudio Villa (ride, ndr) che vinceva sempre il Festival di Sanremo. L’ho vinta in ammiraglia con Petacchi, Nibali e Mohoric. Da corridore insieme a Bugno, Furlan e Colombo».

Il reggisella telescopico

Il reggisella telescopico sulla Merida, il segreto dell’attacco in discesa. E’ venuto di proposito su queste strade per provarne i settaggi e non si è fermato finché non ha avuto la certezza di aver trovato la giusta misura. Ha usato la Scultura, perché compatibile con il componente attualmente in commercio e dopo aver ottenuto l’autorizzazione dell’UCI.

«Era da tutto l’inverno che pensavamo a questo piano – spiega il vincitore – e i nostri partner Merida e Vision hanno lavorato perché fosse possibile. Un reggisella telescopico da mountain bike, niente di strano. Le prime prove le abbiamo fatte con escursione da 20, ma era troppo e siamo scesi a 16, anche se in tutto può abbassarsi di 6-7 centimetri. C’è un comando grip shift sul manubrio, con un colpo lo abbassi, con un altro lo alzi. L’ho abbassato in cima al Poggio e qualche volta l’ho rialzato, nei tratti in cui dovevo pedalare. Per un fatto di sicurezza, credo che potrà essere il futuro di tante corse.

«Lo abbiamo comprato su internet e lo abbiamo montato sulla Scultura perché ha il reggisella tondo. Nessuno lo aveva mai montato in gara, perché pensava che non servisse. E io che abito a Monaco, quest’inverno sono venuto qua decine di volte con la macchina e facevo anche 4 ore salendo e scendendo dal Poggio. L’avrò provata tremila volte ed è andata bene. Stamattina, scherzando, andavo accanto ai favoriti e cantavo la sigla di James Bond, dicendogli che avevo l’arma segreta e di non seguirmi in discesa. Mi hanno guardato come fossi matto…».

Dopo la discesa capolavoro, Mohoric non si è mai voltato
Dopo la discesa capolavoro, Mohoric non si è mai voltato

Un sabato importante

Non era sicuro che potesse correre ed essere brillante. La caduta alla Strade Bianche appresso ad Alaphilippe gli ha provocato una brutta infiammazione al ginocchio, che gli ha fatto saltare la Tirreno-Adriatico.

«Sono tornato a casa – dice – e sono rimasto per 3-4 giorni senza pedalare, ma andando tutte le mattine a fare terapia. Tanto che un giorno il fisio mi ha chiesto perché diavolo ci tenessi tanto e io sorridendo gli ho risposto che avrei avuto una corsa importante questo sabato. Ho potuto allenarmi bene per quattro giorni e alla fine è andata meglio a me di tanti ragazzi che hanno corso e si sono ammalati».

Una sola chance

Quando ha capito di avere le gambe per resistere alle bordate di Pogacar, Van Aert e Van der Poel sul Poggio, nella sua testa è scattato il piano.

All’arrivo con 2 secondi di vantaggio su Turgis e Van der Poel
All’arrivo con 2 secondi di vantaggio su Turgis e Van der Poel

«Sapevo di avere una chance di prendere vantaggio – dice – e ho voluto fare la mia parte. Ho sprintato per la vita in ogni curva. Ero super concentrato. Scattavo a 450 watt e speravo che dietro si guardassero e non ci mettessero la stessa determinazione. In questa discesa ho messo a frutto tutte le acrobazie che facevamo da ragazzi in Slovenia quando costruivamo delle piste nei boschi e ci buttavamo giù. Questo, unitamente agli allenamenti sulla bici da strada, mi ha insegnato a spingermi oltre i miei limiti, imparando dai miei stessi errori.

«Ed è il motivo per cui dopo la brutta caduta del Giro scorso, non ho cambiato la mia mentalità. Non mi fermo per la paura, perché io so il motivo di quell’incidente. Il pedale che toccò e fece da perno. Non sono diventato più prudente, ma certo cerco sempre di essere nel mio limite. Anche se oggi in una curva a destra mi sono scivolate entrambe le ruote ed è stato difficile convincersi di essere in controllo (ride, ndr)».

Capolavoro Bahrain

La squadra ha fatto un capolavoro, senza Colbrelli con cui comunque non avrebbe corso diversamente.

«Avevamo una squadra forte – dice Pellizotti – ma di non avere un leader come la UAE. Sapevamo di giocarci le nostre carte in discesa e che in salita Matej non poteva staccare Pogacar e Van Aert. E’ già stato bravo se si pensa che non ha fatto la Tirreno a non staccarsi, perché oggi siamo andati fortissimo. Siamo venuti con la consapevolezza di non esser la squadra faro e di non doverci prendere la responsabilità della corsa come se ci fosse stato Sonny al cento per 100 e Matej stesso, che era un punto di domanda. Abbiamo aspettato dopo i Capi per sapere come stava. E comunque, anche con Sonny, avremmo corso così, perché Matej avrebbe giocato questa carta».

Simona Mazzoleni, l’addetta stampa sempre con il sorriso e l’Osmo che registra ogni cosa è al settimo cielo. Se tutto continuerà a girare a questo mondo, anche il 2022 promette di essere una stagione interessante.

Pogacar e Roglic: compagni di nazionale vestendo Alé

18.03.2022
3 min
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Tadej Pogacar, Primoz Roglic, Matej Mohoric e i compagni di nazionale vestiranno Alé. Proprio così, il brand italiano produttore d’abbigliamento per il ciclismo è difatti il nuovo partner tecnico della Federazione ciclistica slovena.

L’accordo è stato ufficializzato appena qualche giorno fa ed è valido fino alla conclusione della stagione 2024. Questa collaborazione, prestigiosa vedrà alcuni tra i ciclisti più forti al mondo vestire la nuova maglia della nazionale slovena firmata Alé. Questo sia ai campionati del mondo che agli europei, ma anche alle Olimpiadi di Parigi 2024 e ai campionati nazionali della Slovenia. La definizione di un accordo con una istituzione federale significa che le nuove maglie Alé delle nazionali slovene saranno indossate in tutte le prossime discipline ciclistiche delle diverse categorie agonistiche. Da quelle maschili a quelle femminili, dalla strada alla Mtb, passando dalla pista e fino alla Bmx. 

Il colore della maglia sarà il classico “Slovenian Green”
Il colore della maglia sarà il classico “Slovenian Green”

Accordo biennale

In virtù di questa partnership, Alé fornirà alla Federazione ciclistica slovena tutto l’abbigliamento da gara necessario: sia estivo che invernale, inclusi gli accessori. Da un punto di vista strettamente grafico, il celebre colore verde – il cosiddetto “Slovenian Green” – predomina largamente su questi nuovi capi. Viene elegantemente spezzato da giochi di geometrie tono su tono, sulle maniche e sul petto della maglia, mentre i pantaloncini sono di colore blu scuro con richiami di verde sulle cosce. 

Tutti i capi Alé che verranno forniti alle nazionali slovene fanno parte della collezione PR-S, ovvero quella che la stessa azienda espressamente dedica alle squadre professionistiche. Maglie che sono frutto della più avanzata ingegneria tessile oggi disponibile, realizzate con i filati più tecnici e caratterizzate da un “fit” racing che ha quale obiettivo quello di esaltare la performance degli atleti che le indossano.

I pantaloncini saranno blu con un richiamo verde sui bordi inferiori
I pantaloncini saranno blu con un richiamo verde sui bordi inferiori

Nazionale e non solo

Va ricordato che alcuni dei fortissimi ciclisti che compongono la nazionale slovena di ciclismo già vestono Alé durante la stagione. E’ il caso ad esempio di Matej Mohoric, di Jan Tratnik e di Domen Novak che corrono con la Bahrain-Victorious. Oppure Luka Mezgec del team BikeExchange Jayco. Ma non è tutto, se si considera che anche il giovane Pogi Team UAE Generali, la squadra voluta e sostenuta da Tadej Pogacar per crescere i giovani corridori sloveni di domani, proprio quest’anno corre con maglie Alé.

Alé vestirà la nazionale slovena fino alla fine della stagione 2024
Alé vestirà la nazionale slovena fino alla fine della stagione 2024

«Siamo molto felici che la nazionale slovena di ciclismo abbia scelto Alé per la sua maglia – ha dichiarato Alessia Piccolo, Amministratore Delegato di APG – ed è dunque per noi un grande onore poter vestire alcuni dei migliori ciclisti oggi in circolazione. In considerazione di questo nostro ulteriore ed importante impegno, ci aspettiamo risultati positivi e non solo dal punto di vista sportivo, ma anche sotto l’aspetto dei riscontri e dei feedback tecnici che ci arriveranno dagli stessi corridori. Feedback fondamentali per noi che puntiamo costantemente sulla massima qualità sono sempre estremamente preziosi». 

Alé

Fondazione Mohoric: la Slovenia punta forte sui giovani

15.12.2021
4 min
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Matej Mohoric è ripartito con la serietà che lo caratterizza, specialmente adesso che è a capo di una Fondazione. Da quel che abbiamo visto dallo schermo del computer, nella conferenza stampa indetta dalla Bahrain Victorious, lo sloveno sembra già essere magro. Ai nostri occhi potrebbe già attaccare il numero sulla schiena domani.

E tutto sommato non ci siamo sbagliati di troppo visto che l’iridato U23 di Firenze 2013 inizierà a gareggiare presto, alla Valenciana, e porrà come primi obiettivi le classiche di primavera: dal Fiandre alla Liegi, passando per la Roubaix. Niente Giro, ma il Tour.

Matej Mohorjc (27 anni) alla firma della nascita della sua Fondazione
Matej Mohorjc (27 anni) alla firma della nascita della sua Fondazione

Mohoric e la Fondazione

Però c’è un altro aspetto che ci interessa molto riguardo a Mohoric e cioè la Fondazione Matej Mohoric che lo stesso corridore ha presentato giusto qualche giorno fa. Matej è sempre stato un ragazzo serio e riflessivo, ma dopo questa iniziativa abbiamo scoperto che è anche molto profondo. 

«Lo scopo principale di questa Fondazione – dice Mohoric – è di aiutare a sviluppare il ciclismo tra i giovani in Slovenia. Lavorerà a stretto contatto con la Federazione ciclistica slovena, che a sua volta sostiene il progetto.

«Io vorrei aiutare i ragazzi con la mia conoscenza e la mia esperienza, stargli vicino nei ritiri organizzati dalla nazionale slovena, dando supporto finanziario. Vorrei che questi ragazzi avessero le stesse opportunità che si hanno nelle altre nazionali europee».

Per Mohoric quest’anno quattro vittorie, tra cui il titolo nazionale e due tappe al Tour (qui la seconda a Libourne)
Per Mohoric quest’anno quattro vittorie, tra cui il titolo nazionale e due tappe al Tour (qui la seconda a Libourne)

Promozione e prestazioni 

La categoria più interessata è quella degli juniores, la prima internazionale, ma si vuol passare anche attraverso le piccole squadre locali, magari creandone di nuove.

«Con la federazione slovena e alcuni club – spiega Matej – cercheremo i ragazzi e le ragazze che vogliono fare ciclismo, ma che poi nella realtà non possono farlo o permetterselo. Forniremo l’attrezzatura, promuoveremo la bicicletta come uno stile di vita sano e ricreativo. Cercheremo di avvicinare questo sport alle comunità locali e di informare bambini e ragazzi che il ciclismo può essere uno stile di vita salutare».

Gli obiettivi principali della Fondazione Mohoric sono due: fare promozione, specialmente nei confronti dei più piccoli, e aiutare coloro che sono invece già in odore di nazionale a crescere correttamente.

«Un obiettivo è quello di organizzare più gare. Magari anche eventi piccoli per i bambini in collaborazione con i club locali. Questo è importante soprattutto per i più giovani, per le categorie fino all’età di 17 anni. E per i più grandi aiutarli a crescere correttamente. Negli ultimi due anni, c’è stata una tendenza a essere sempre meno “easy”, noi vorremmo invertire questa tendenza. Riportare i vecchi valori del ciclismo».

A Leuven il piccolo Paese europeo, in virtù del suo ranking Uci, ha schierato otto atleti come le migliori nazionali
A Leuven il piccolo Paese europeo, in virtù del suo ranking Uci, ha schierato otto atleti come le migliori nazionali

Evoluzione slovena

Un progetto corale dunque, a lungo termine. Qualche aiuto già era stato dato alla squadra di Ljubljana e lo stesso Mohoric sosteneva la piccola società nella quale era sbocciato. Ed evidentemente i lavori procedevano bene, visto che da un bacino così ristretto sono emersi corridori del calibro dello stesso Matej, ma anche di Pogacar, Roglic, senza dimenticare Tratnik o Polanc… Insomma, non male per uno Stato nato nel 1991 e che conta 2,1 milioni di abitanti (la Lombardia, la Regione più popolosa d’Italia, da sola ne conta quasi 10, per dare un’idea….).

Ma quanta differenza c’è fra il ciclismo giovanile sloveno di adesso e quello di Mohoric? «Penso – conclude Mohoric – che sia decisamente cambiato, ma più in generale è cambiata società. I club hanno più soldi ora, ma certo non sono ancora “benestanti”.

«Il movimento è più strutturato. Oggi devi lavorare in modo più specifico e più duro rispetto ai miei tempi. Io non lo farei, non molti di noi l’hanno fatto. Oggi invece è abbastanza normale, ci sono tanti pro’ che hanno 19 o 21 anni, per questo è importante aiutarli a crescere e riportare le nostre esperienze. La conoscenza degli allenamenti è più accessibile, tutti si allenano bene».

Demare 2011

Iridati Under 23: l’anticamera per grandi carriere

29.10.2021
5 min
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Qualche giorno fa abbiamo analizzato la storia dei mondiali nella categoria juniores per capire quanti, emersi in giovane età nella prova iridata, poi hanno avuto un lungo e soprattutto fruttuoso seguito fra i pro’. Il principio viene ora applicato alla categoria under 23, dove le differenze sono notevoli: parliamo infatti di corridori che spesso hanno già quantomeno “assaggiato” la vita da professionisti, disputato gare contro i campioni dell’epoca, un fattore che col passare degli anni è diventato pressoché abituale.

Non era così agli inizi: il primo mondiale U23 si disputò a Lugano nel 1996 e subito emerse il dominio azzurro, con addirittura una tripletta su podio firmata Giuliano Figueras, Roberto Sgambelluri e Luca Sironi. Tutti e tre hanno poi avuto una carriera professionistica, con il secondo vincitore anche di una tappa al Giro d’Italia nel ’97 e finito nella top 10 di classifica due anni dopo per poi dedicarsi alle Granfondo. E’ chiaro però che le speranze maggiori erano riposte sul primo, Figueras. La sua carriera durata una decina d’anni è stata contraddistinta da 14 vittorie ma senza quegli acuti tanto attesi.

Basso 1998
Basso fra Nocentini e Di Luca: di podi ne conosceranno molti altri, soprattutto i due a destra
Basso 1998
Ivan Basso e Danilo Di Luca: per loro tante vittorie tra i pro’, tra cui il Giro d’Italia

Anche qui è l’Italia a comandare

Due anni dopo, a Valkenburg, arrivò la clamorosa replica azzurra, ancora tre sul podio, ma questa volta quella tripletta portò davvero fortuna. Il titolo mondiale premiò Ivan Basso, davanti a Rinaldo Nocentini e Danilo Di Luca. I più attenti ricorderanno come proprio Basso e Nocentini finirono nello stesso ordine tre anni prima fra gli junior, battuti però da Valentino China. Tutti e tre hanno vissuto una fortunata carriera professionistica, con Basso e Di Luca entrambi capaci di ergersi fino alla conquista del Giro d’Italia.

In totale le vittorie italiane sono 6 per 16 medaglie in tutto e anche qui il medagliere è comandato dal tricolore. Oltre ai già menzionati, il titolo ha premiato Leonardo Giordani nel 1999, Francesco Chicchi nel 2002, Samuele Battistella e Filippo Baroncini nelle ultime due edizioni. Se per questi ultimi due è chiaramente ancora presto per fare bilanci (ma le premesse sono più che solide), per il laziale Giordani va detto che la sua carriera, seppur senza grandi acuti, è durata 13 anni mentre Chicchi ha corso dal 2003 al 2016 rimanendo poi nell’ambiente.

Matthews 2010
Michael Matthews profeta in patria, ma anche il 2° non scherzava: John Degenkolb
Matthews 2010
Michael Matthews profeta in patria, ma anche il 2° non scherzava: John Degenkolb

Mohoric e quella tripletta mancata

Nessuno è mai riuscito a bissare il titolo, eppure parliamo di una categoria nella quale si milita per tre anni. Uno solo invece è stato capace di conquistare la maglia iridata sia da junior che da Under 23: si tratta dello sloveno Matej Mohoric, primo nel 1992 nella categoria più piccola e subito in grado di fare il bis tra i più grandi l’anno successivo. A Leuven Mohoric avrebbe tanto voluto conquistare anche la maglia professionistica, la squadra slovena aveva corso per lui, ma le speranze sono naufragate in una giornata storta.

Scorrendo l’albo d’oro degli Under 23 (ricordiamo che per le donne se ne parlerà, forse, il prossimo anno e questa è un’assenza che nello sviluppo del ciclismo femminile pesa notevolmente) è evidente come la presenza di corridori capaci poi di valide imprese fra gli Elite sia maggiore rispetto agli junior. E’ proprio quell’abitudine a gareggiare contro i grandi a fare la differenza. La tendenza a cercare il grande talento in età sempre più giovanile sta però pesando sullo sviluppo di questa categoria.

Mohoric 2013
Matej Mohoric festeggiato dall’entourage sloveno: secondo titolo in 12 mesi per lui
Mohoric 2013
Matej Mohoric festeggiato dall’entourage sloveno: secondo titolo in 12 mesi per lui

Dal 2010 una sequela di campioni

I maggiori talenti sono emersi soprattutto nell’ultimo decennio, a cominciare dal trionfo casalingo di Michael Matthews, diventato poi uno splendido interprete delle classiche. L’anno dopo arrivò la volata vincente di Arnaud Démare (nella foto di apertura) rimasto poi un riferimento degli sprint, nel 2012 invece emerse il kazako Alexey Lutsenko, ancora oggi una delle punte dell’Astana dimostratosi molto valido anche sulla Gravel. Nel 2017 a Bergen arrivò la vittoria del francese Benoit Cosnefroy, rivelatosi protagonista anche in tempi di Covid tanto da finire secondo alla Freccia 2020 e conquistare il bronzo agli Europei di Trento.

In quella Freccia, Cosnefroy finì alle spalle di Marc Hirschi, il suo successore in maglia iridata. L’elvetico in quella stagione è stato uno dei maggiori interpreti delle classiche, ma il suo 2021 è stato in paragone molto deludente. E’ chiaro però che c’è tutto il tempo di rifarsi.

Hirschi 2018
Marc Hirschi dominatore nel 2018: riuscirà a tornare il campione di allora?
Hirschi 2018
Marc Hirschi dominatore nel 2018: riuscirà a tornare il campione di allora?

Samuele e Filippo: ora tocca a voi

Per Battistella e ancor più per Baroncini bisogna ora solamente attendere. Il primo intanto, capace di chiudere la stagione con il trionfo alla Veneto Classic, sembra seguire la strada giusta. Proprio l’analisi del mondiale dimostra comunque come la categoria under 23 abbia una precisa ragion d’essere. I team e soprattutto i procuratori dovrebbero tenerne conto per non disperdere talenti sull’altare di un’eccessiva fretta nel richiedere risultati e, di conseguenza, consumare corridori.

E-bike e settimana light: due cosette da chiedere ad Artuso

13.08.2021
4 min
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Dopo l’intervista con Mohoric di qualche giorno fa, era rimasta addosso un po’ di curiosità legata a due aspetti. L’uso della e-bike e l’apparente leggerezza della settimana che ha portato lo sloveno dalla Clasica San Sebastian al Tour de Pologne. Così questa volta abbiamo bussato alla porta di Paolo Artuso, il suo allenatore, giusto per farci spiegare i due aspetti e continuare a seguire le corse con la… coscienza a posto. Ieri infatti Mohoric è arrivato secondo a Bukovina Resort, tappa regina del Polonia, battuto in volata dal leader Joao Almeida e davanti ad Andrea Vendrame.

Idea e-bike

«Il fatto di usare l’e-bike – sorride Artuso – è stata una sua idea, anche perché è l’unico ad averla a casa, però sarebbe una pratica esportabile anche ad altri. Gli capita di usarla per velocizzare l’azione in salita senza un grosso carico muscolare. Stiamo parlando di una mountain bike, perciò di solito sceglie salite sterrate pedalabili, niente di pericoloso. Non è la stessa cosa di fare dietro moto, però permette di far girare le gambe a una velocità che normalmente richiederebbe uno sforzo ben superiore».

Poi con un sorriso colpevole più per averlo pensato che per l’idea in sé, Artuso va oltre, chiedendo la clemenza dei meccanici e sapendo che probabilmente non se ne farà mai nulla.

«Seguendo il discorso – dice – sarebbe molto interessante avere delle e-bike anche nel giorno di riposo di un grande Giro. Per il tipo di sforzo. Ma sarebbe troppo complicato dal punto di vista logistico. Servirebbe quasi un mezzo solo per quello e penso proprio che i meccanici mi ucciderebbero…».

Mohoric brillante al Polonia dopo una settimana di allenamenti di mantenimento
Mohoric brillante al Polonia dopo una settimana di allenamenti di mantenimento

Sette giorni, 15 ore

Sul carico settimanale fra una corsa e l’altra invece, si capisce presto che ogni corridore è fatto a modo suo e che non tutti possono permettersi giorni così leggeri. E a questo punto anche l’uso della e-bike trova una collocazione ben precisa.

«Fra San Sebastian e il Polonia – ammette, offrendo riscontro alle parole di Mohoric – abbiamo fatto solo 15 ore di allenamento, davvero poco. Un po’ perché Matej era obiettivamente stanco. Ha fatto un carico di lavoro notevole d’inverno. Poi ha preparato il Giro, è caduto, è stato fermo ed è dovuto ripartire da zero. Ha fatto il Tour ed è andato forte, mettendosi in luce in tappe anche piuttosto dure (due le ha vinte, ndr). Ha mollato un po’ nel periodo delle Olimpiadi ed è dovuto ripartire un’altra volta. Ognuno ha la sua gestione, ma lui quando molla ha l’intelligenza di non prendere peso, cosa che altri faticano a fare».

Sistema in crisi

E così, anche davanti alle temperature elevate di questa parte di estate, le settimane fra una corsa e l’altra servono soprattutto per i richiami necessari.

«Dopo che hai fatto il Tour – dice Artuso – la resistenza non è più un problema, mentre si deve lavorare per mantenere l’anaerobico e la potenza. Quello che fa Mohoric è inserire nelle uscite degli strappi di cinque minuti da far forte, monitorati in modo preciso, impostando watt e durata. Lavori di forza con variazioni di cadenza, non le solite Sfr, che semmai si fanno d’inverno a 40 rpm. Adesso ad esempio le fa alla soglia a 60 rpm. Il metodo di lavoro seguito con lui già dall’inverno è diverso da quello che avevamo seguito nei due anni precedenti. Il sistema è mettere in crisi il sistema. Perciò abbiamo eliminato la palestra per cambiare lo stimolo e sono cose che puoi fare se conosci bene l’atleta lavorandoci da tanto. Se segui sempre gli stessi schemi, lo stimolo diventa progressivamente meno allenante».

Stimoli soggettivi

Ragionamenti di esperienza, che hanno alla base nozioni di fisiologia e fanno pensare – lo ammettiamo sorridendo e Artuso annuisce –  alla rotazione delle colture nei campi. Affinché il terreno sia sempre fertile, occorre non pretendere sempre gli stessi nutrienti, ma variare lo stimolo affinché rimanga ricco sia pure con modalità differenti.

«Però servono fisici capaci di rispondere bene – prosegue – e anche atleti cui si richiede brillantezza. Se si tratta di preparare un corridore che dovrà soltanto tirare, si privilegerà il lavoro sul medio. Matej non è un corridore esplosivo, ma se ti prende dieci metri, fai fatica ad andare a tornargli sotto. Però bisogna metterlo nelle condizioni di prendere quel vantaggio».

Vuelta per Landa

Per l’ultima annotazione ci spostiamo da Mohoric a Landa, incuriositi di sapere che cosa potrà fare il basco alla Vuelta, che inizia fra due giorni, avendo dalla sua tutta la squadra, compreso Caruso, uscito dal Giro e dalle Olimpiadi.

«Saremo tutti per lui – conferma Artuso, che seguirà la corsa spagnola dopo il primo riposo – e a Burgos si è visto che sta già bene (Landa ha vinto la corsa davanti a Fabio Aru, prendendo la maglia l’ultimo giorno, ndr). Non doveva andarci, ma a casa sua era troppo caldo per lavorare bene e abbiamo cambiato il programma. Alla Vuelta farà il suo. E chissà che non sia il modo per rifarsi dopo la sfortuna del Giro».

La settimana di Mohoric da San Sebastian al Polonia

09.08.2021
7 min
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Alle 13,10 Matej Mohoric vedrà abbassarsi la bandierina e partirà assieme agli altri 151 corridori per la prima tappa del Giro di Polonia nella città medievale di Lublin. Il campione nazionale sloveno è forte e va forte. Dopo la terrificante caduta del Giro, ha vinto il campionato nazionale e due tappe al Tour. Quindi è arrivato secondo a San Sebastian e sarà uno dei leader della Slovenia ai mondiali in Belgio, come annunciato da tempo dal cittì Hauptman. Il Polonia è il primo passo di questo avvicinamento e allora gli abbiamo chiesto come sia arrivato al via della corsa, partendo proprio dal giorno di San Sebastian. Una settimana da professionista, tra allenamenti e incombenze alternative.

«Sabato 31 luglio – dice – ero nei Paesi Baschi, ho corso a San Sebastian. Abbiamo percorso 227 chilometri in 5 ore 42′. Il giorno dopo ho corso Circuito di Getxo. Ero stanco dallo sforzo del giorno prima. Abbiamo fatto 194 chilometri in 4 ore 33′ (ha vinto Nizzolo su Aleotti, Matej ha dato una mano a Buitrago, finito terzo, ndr)».

Secondo la scorsa settimana a San Sebastian dietro Powless: una settimana dopo al via del Polonia (foto in apertura)
Secondo la scorsa settimana a San Sebastian dietro Powless: una settimana dopo al via del Polonia (foto in apertura)

Matej ha 26 anni, è stato iridato juniores e poi U23. E’ altro 1,85 e pesa 72 chili. La sua Bahrain Victorious corre su biciclette Merida e anche lui dal Tour ha potuto usare la nuova Scultura. Visto che se ne parlerà, la squadra utilizza integratori SiS.

Cominciamo allora, cosa hai fatto nei giorni successivi al weekend basco?

Lunedì ho fatto il viaggio per tornare a casa. Il mio volo era a mezzogiorno, con lo scalo, quindi sono arrivato a casa la sera e quel giorno non mi sono allenato. Martedì invece sono uscito giusto per fare delle foto con la bici per un’intervista. Ho fatto 30 chilometri in poco più di un’ora.

Due giorni di quasi recupero, insomma…

D’inverno a volte capitano delle settimane con un solo giorno di riposo, ma nella fase alta della stagione a volte faccio delle settimane intere con solo sgambate per cercare di riposare bene. Mercoledì comunque sono uscito con la bici da crono. Ho fatto 60 chilometri in un’ora 40′, mentre giovedì ho fatto 115 chilometri in 4 ore, con delle salite fatte piano, senza sforzare. Ero ancora stanco dalle due corse del weekend. 

Mercoledì si è allenato con la bici da crono: quella di Katowice potrebbe essere decisiva per il Giro di Polonia
Mercoledì si è allenato con la bici da crono: quella di Katowice potrebbe essere decisiva per il Giro di Polonia
Venerdì e sabato?

Venerdì ho fatto di nuovo un giorno di riposo per recuperare al meglio. Sono uscito con la Mtb elettrica e ho fatto un’ora. Sabato invece ho fatto 123 chilometri in 4 ore su strade vallonate, senza salite lunghe e qualche strappo fatto forte. E poi sono partito per la Polonia.

Le settimane sono sempre uguali?

Le settimane non sono mai uguali. Con il mio preparatore Paolo Artuso (il tecnico veneto segue anche direttamente Colbrelli, Caruso e Jonathan Milan, ndr) adattiamo l’allenamento in base a quanto sono stanco dalle corse e dagli allenamenti. Ci sono dei periodi senza tanti giorni di corsa, allora faccio anche fino a 25 ore di allenamento a settimana. Durante la stagione piena invece corro parecchio, allora più che altro esco in bici per cercare di recuperare meglio e più veloce tra le corse.

E’ molto attento alla sua bici. Foto di aprile: dal Tour, il team usa la nuova Merida Scultura
E’ molto attento alla sua bici. Foto di aprile: dal Tour, il team usa la nuova Merida Scultura
La distanza la misuri in chilometri oppure in ore?

La durata dell’allenamento la misuriamo in ore.

Che cosa porti con te nelle tasche quando fai distanza?

Porto parecchio cibo, soprattutto delle barrette e dei gel. Poi porto il portafoglio con i documenti, la mascherina (spero che di questa si possa fare a meno prima possibile), le chiavi di casa e il mio telefono. 

Non ti fermi mai al bar?

Non tanto spesso. Lo farei volentieri, ma non ho tempo, sono sempre di fretta. La giornata ha troppe poche ore per il mio stile di vita. I rifornimenti li faccio fermandomi al volo, comprando delle bibite e qualcosina da mangiare. 

Ti alleni da solo oppure in gruppo?

Dipende. Mi piace sia andare da solo, soprattutto quando sto bene e mi voglio allenare bene. Quando vado da solo spingo di più e faccio più salite rispetto a quando vado in compagnia. Mi piace uscire con gli altri quando sono un po’ più stanco oppure quando non devo fare i lavori specifici.

In allenamento, come in corsa, si provano le barrette ufficiali del team
In allenamento, come in corsa, si provano le barrette ufficiali del team
Hai una salita per i tuoi test oppure cambi spesso percorsi?

Cambio spesso i percorsi, ma comunque alla fine la base sono sempre le stesse salite. Poi magari nel punto più lontano da casa, cerco di trovare qualche strada o salita nuova.

I percorsi di allenamento somigliano alle gare che andrai a fare?

Sì, con Paolo cerchiamo sempre di adattare gli allenamenti e soprattutto i lavori specifici alle gare dove voglio fare bene.

A che ora ti svegli di solito la mattina?

Verso le 6,30 e prima di tutto voglio bere il mio caffè. A volte anche due…

Che cosa mangi per colazione? Sempre uguale o dipende dall’uscita?

Più o meno sempre cose simili, ma adatto la quantità a base di quante ore vado a fare in bici. Mi piace cominciare con il caffè e la spremuta fresca, magari con un pezzo di frutta fresca. Poi mangio i cereali (porridge) oppure pane con la marmellata o il miele. A volte mi preparo le crépes.

Si allena in modo specifico in base al percorso su cui correrà. Qui al Tour de France
Si allena in modo specifico in base al percorso su cui correrà. Qui al Tour de France
A che ora esci di solito in bici?

Verso le 9,30.

Che cosa mangi per pranzo quando rientri?

Vario molto. Tante volte preparo quasi tutto già la mattina, così quando torno posso mangiare senza aspettare troppo tempo.

Se fai una distanza, che cosa mangi quando rientri nel pomeriggio?

Il pranzo non cambia tanto a base della distanza, ho sempre fame quando rientro. Anche perché quando faccio poco in bici non mangio e quando faccio l’allenamento lungo mangio molto anche mentre vado.

Quando sei a casa di pomeriggio fai ancora stretching?

Sì, lo stretching lo faccio la sera, prima di cena o prima di andare a dormire.

Fai sempre i massaggi quando sei a casa?

I massaggi li faccio una volta ogni tre giorni.

Che cosa mangi per cena?

Dipende da cosa ho mangiato a pranzo. Un primo c’è sempre, sia a pranzo che a cena. Il secondo invece lo faccio solo una volta al giorno. Mi piace tanto la pasta in tutti i modi, gli gnocchi e, se è buona, anche la pizza. Tra i secondi invece mi piace il salmone, il pesce e poi tutto il resto se è fatto bene. Cucino tanto, mangio quasi sempre a casa e vario molto. Non usciamo spesso fuori a mangiare. 

Bevi alcolici oppure soltanto acqua?

Qualche volta oltre all’acqua bevo volentieri anche una birra, oppure un bicchiere di vino, soprattutto se siamo in buona compagnia. Ma non mi piace esagerare con gli alcolici. 

Ci sono cibi che non mangi?

Sicuramente sì, ma non tanti. 

Al Tour 2021 ha vinto due tappe: Libourne (nella foto) e prima Le Creusot
Al Tour 2021 ha vinto due tappe: Libourne (nella foto) e prima Le Creusot
Pensi tu alla manutenzione della bicicletta quando sei a casa?

Sono molto preciso con la mia bici. La lavo quasi ogni volta quando rientro, se è sporca. Se invece ha qualche problema la porto al meccanico di fiducia e ci pensa lui.

Quando buchi in allenamento, bomboletta oppure cambi camera d’aria?

Cambio la camera d’aria e poi porto una piccola pompa. Le bombolette non mi piacciono perché sono monouso e mi sembra un po’ uno spreco.

Hai scarpini da allenamento e da gara, oppure li fai ruotare?

Uso tre o quattro paia di scarpe che ruoto sempre, così sono sempre pronto se succede qualcosa. 

Super organizzato

Super organizzato. Sveglia presto per avere tempo di fare tutto. Il pranzo preparato prima di uscire. Metodico in allenamento e nella gestione dei materiali: la rotazione degli scarpini è il solo modo di averne un paio sempre pronto in caso di sostituzione o smarrimento. L’attenzione all’ambiente nell’annotazione finale sulle bombolette. A volte dalle abitudini quotidiane di un atleta cogli anche il suo modo di essere.

Dopo il Polonia, Mohoric correrà il Benelux Tour e poi il mondiale, ma non è da escludersi che altre corse si aggiungeranno al suo programma. E’ lampante che durante la stagione, una settimana a casa serva soprattutto per recuperare e tenere caldo il motore. La condizione è un qualcosa di magico: una volta raggiunta, si sta attenti a non sbagliare nulla per non vederla andar via.