Jumbo verso la terza rosa? Ecco cosa rispondono

23.06.2023
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Qualche giorno fa a Trieste al termine del Giro NextGen ci è venuta in mente subito una suggestione. Dopo il trionfo di Roglic al Giro d’Italia e quello di Staune-Mittet nella gara riservata agli U23, la Jumbo-Visma potrebbe fare tripletta al prossimo Giro Donne?

Per la verità questo interrogativo inizialmente ha rischiato di non essere preso nemmeno in considerazione, ma la recente conferma ufficiale di PMG Sport/Starlight (società organizzatrice) sul regolare svolgimento della corsa a tappe femminile ci ha fatto dirottare la nostra curiosità verso i tecnici del team olandese.

Secondo Carmen Small la sua Jumbo-Visma non è interessata a fare classifica al Giro Donne
Secondo Carmen Small la sua Jumbo-Visma non è interessata a fare classifica al Giro Donne

Certo, la Jumbo-Visma Women non è la formazione principalmente accreditata per la vittoria finale, ma quando schieri al via “sua maestà” Marianne Vos (tre successi al Giro Donne e trentadue di tappa) tutto è possibile, anche se lei non è più la cannibale delle classifiche generali come un tempo. E così abbiamo coinvolto la diesse statunitense Carmen Small per scoprire come correrà la sua Jumbo-Visma alla corsa rosa (in programma dal 30 giugno al 9 luglio).

Com’è stato il vostro approccio alla corsa considerando che si sapeva poco del percorso?

Abbiamo costruito la nostra squadra con diversi obiettivi in mente. Principalmente per le atlete, con il loro sviluppo nell’avvicinamento alla gara, e poi non solo a seconda di come sarebbero andate le varie tappe. Abbiamo però tenuto conto anche degli altri appuntamenti importanti stagionali come il Tour Femmes e i campionati del mondo. Naturalmente conoscere le tappe in anticipo è sempre utile, ma non avrebbe cambiato la composizione della nostra squadra.

Per quello che avete visto e sentito, vi piace il percorso?

Per la nostra formazione è un buon mix di tappe di diverso tipo. Speriamo che la corsa sia sempre emozionante e che anche le altre squadre possano correre duramente o cogliere le giuste occasioni per animare la gara. Non tutti i giorni saranno validi per la generale quindi credo si potranno vedere tante fughe e anche volate di gruppo.

Cosa ne pensi del giorno di riposo (e trasferimento) a due tappe dalla fine?

Onestamente devo dire che è bello tornare in Sardegna anche quest’anno. Nel 2022 le tappe sono state davvero difficili per il caldo ed il vento. Le strade non sono mai pianeggianti, quindi sarà interessante vedere la stanchezza accumulata prima delle ultime due tappe e cosa succederà. Credo che inciderà tanto, anzi sarà necessario il recupero dopo un giorno di viaggio.

Chi saranno secondo te le protagoniste della corsa?

Difficile rispondere in maniera secca o precisa. Credo che le squadre stiano correndo in modo un po’ diverso in quest’ultima parte della stagione. I direttori sportivi e i corridori stanno cambiando le loro strategie per capire come vincere. E’ emozionante perché ogni squadra si presenta alle gare con un roster forte e sembra che la maggior parte di loro cerchi di utilizzare i propri corridori in modo diverso da quello tipico. Si vede maggior aggressività, si prendono rischi e non aspettano solo di vedere come vanno le cose. Al momento, a parte il Team DSM, non ho visto altre formazioni, quindi è difficile dire qualcosa sulle squadre.

Due tappe per Vos alla Vuelta. Anche al Giro Donne dovrebbe puntare solo ai successi parziali
Due tappe per Vos alla Vuelta. Anche al Giro Donne dovrebbe puntare solo ai successi parziali
Della vostra formazione c’è un’atleta che potrebbe essere la sorpresa?

Al Giro Donne vogliamo portare delle ragazze che sappiano correre in modo aggressivo, senza subire, sfruttando magari tutte quelle situazioni favorevoli che possono crearsi. Direi che tutte le nostre atlete possono essere una sorpresa se giochiamo bene le nostre carte.

Qualcuno dice che, a parte la quinta tappa con la salita al Pian del Lupo seppur lontana dal traguardo, il tracciato potrebbe essere adatto a Marianne Vos. E’ con lei che la Jumbo-Visma punta a vincere il Giro Donne replicando ai vostri colleghi maschi?

Devo essere sincera e vi dico che non siamo particolarmente interessati alla classifica generale. Quella la cureremo al Tour Femmes con Riejanne Markus che si sta già concentrando su quell’obiettivo. Tuttavia il Giro Donne è una grande corsa e non si può tralasciare nulla perché tutto può cambiare in un solo giorno.

Van Empel e Pieterse: i nuovi talenti del ciclocross in rosa

08.12.2022
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Hulst, 27 novembre: prima Pieterse e seconda Van Empel. Anversa, 4 dicembre: prima Van Empel e seconda Pieterse. Nel ciclocross la Coppa del Mondo al femminile non esce da questo entusiasmante dualismo che ha completamente sovvertito le gerarchie consolidate negli anni. Se la nazione guida non cambia essendo entrambe olandesi, stiamo assistendo a un profondo rinnovamento, in maniera repentina come solitamente nel mondo femminile offroad non capita spesso.

Siamo di fronte a due ragazze giovanissime, ancora U23, profondamente diverse e per certi versi anche contrapposte. Sembra che fra loro stia sviluppandosi quella rivalità in gara sulla quale il ciclismo olandese ha costruito le sue recenti fortune (ma anche qualche disgrazia…) nel mondo della strada. Sono due personaggi tutti da scoprire (nella foto d’apertura l’arrivo di Flamanville nel gennaio 2022, da sinistra Van Empel e Pieterse), una, la Van Empel profondamente concentrata sul suo mestiere, tanto che qualcuno la considera alla stregua di un robot. L’altra, la Pieterse, molto più naif.

Tra ciclocross e mtb

A tal proposito curioso un aneddoto raccontato tempo fa dal coach della nazionale offroad Gerben De Knegt: «Nel 2019 a marzo avevo già annunciato a Puck che a ottobre sarebbe stata parte della spedizione olandese ai mondiali di mtb in Canada. Lei mi guarda quasi incredula e dice: “No, coach, in quei giorni ho già prenotato una settimana di vacanza a Texel con le mie amiche…”. Naturalmente è venuta in Canada ed è finita settima».

Quello della mtb è un altro dei punti in comune fra le due ragazze: entrambe sono figlie della nuova generazione ciclistica che quasi non tollera più la specializzazione, ma vive della multidisciplinarietà. Entrambe svettano nel ciclocross, entrambe lo fanno anche nella mountain bike (la Van Empel iridata di categoria 2022, la Pieterse argento nel 2021), entrambe vogliono andare a Parigi 2024 e non solo per fare presenza e assaggiare le crepes… Con la differenza che la Van Empel vuole dire la sua anche su strada.

La Van Empel sta emergendo anche su strada: qui è bronzo in linea agli europei 2022 (a destra)
La Van Empel sta emergendo anche su strada: qui è bronzo in linea agli europei 2022 (a destra)

Alla corte di Marianne

Per questo nel 2023 seguirà la grande Marianne Vos nel team di riferimento del ciclismo olandese, la Jumbo Visma, puntando a far bene già nelle classiche di primavera. Molti la paragonano a Van Der Poel, invece ci sono riferimenti che l’assimilano a Evenepoel: come l’iridato belga, anche la Van Empel ha iniziato tardi ad andare in bici. Prima si dedicava al calcio, nell’RKSV Nuenen e ci sapeva anche fare, tanto che gli osservatori della sezione femminile del Bayern Monaco l’avevano già segnalata. Utilizzando la bici d’inverno per tenersi in forma, Fem si è però appassionata e ha scelto di cambiare, trovando nei genitori pieno sostegno.

Ecco un altro fattore che unisce le storie delle due ragazze: la passione di famiglia. In casa Van Empel suo padre Jean Paul è una vera guardia del corpo. Per Fem la gara inizia molto prima dello start, quando mette le cuffie alle orecchie e sale sui rulli per il riscaldamento. Lo sguardo è fisso e il padre provvede che non venga disturbata. D’altronde anche lui correva in bici come lo zio Micky, anzi l’allenatore di quest’ultimo, Aschmin Van Oorschot è quello che ora allena Fem e non esita a mettere un freno alla sua protetta.

Puck con i genitori Pieterse, che non la lasciano mai nelle sue trasferte
Puck con i genitori Pieterse, che non la lasciano mai nelle sue trasferte

La presenza dei genitori

«Dopo che ha vinto le sue prime due gare di Coppa nel 2021 – raccontava all’inizio della stagione – ho deciso di cambiare la sua impostazione di allenamento, puntando più sulla resistenza anche a scapito dell’esplosività perché sapevo che in Fem la resistenza è una dote innata che va coltivata. Deve crescere con calma, per non fare la fine di Ceylin Del Carmen Alvarado che dopo l’iride del 2020 è andata in calando. Fe può scattare, osa mettere le mani sul fondo del manubrio, può variare il ritmo e pedalare da sola. Le altre non sono così versatili».

Anche i genitori di Puck sono sempre presenti, anzi. A Fayetteville, quando ha vinto il titolo mondiale under 23, suo padre Joost era ai box a lavare le bici a ogni giro, sua madre Ella gli consegnava la bici pulita. Anche la sorellina Isa va in bici, ma per sapere se sarà alla sua altezza bisognerà attendere, ha solo 4 anni… Intanto pedala con i genitori nelle loro escursioni nei boschi. Genitori che sostengono Puck in tutto e per tutto, come anche i suoi insegnanti al Municipal Gymnasium Johan Van Oldenbarneveld: più successi otteneva, più gli insegnanti avevano capito perché certe volte non finiva i compiti…

Prima vittoria per la Van Empel in Coppa, a Vermiglio 2021. Si ripeterà il 18 dicembre?
Prima vittoria per la Van Empel in Coppa, a Vermiglio 2021. Si ripeterà il 18 dicembre?

Imparare a perdere…

A inizio stagione la bilancia pendeva fortemente a favore della Van Empel, ora c’è più equilibrio ma, come detto, la rivalità fra le due cresce. A Hulst se n’è avuta la dimostrazione: la Van Empel era in testa, ma al terzo giro una caduta le ha storto il manubrio e manomesso il deragliatore che non tornava più indietro. Così Fem ha perso concentrazione e Puck l’ha sorpassata in tromba. All’arrivo era fuori di sé rifiutando inizialmente il contatto con i media con cui ha poca dimestichezza. Cosa che non è sfuggita al suo allenatore: «Deve imparare a perdere prima di vincere…».

Bronzini e l’altro mondiale in Australia, tra ricordi e consigli

23.09.2022
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L’ultima (ed unica) volta in cui si disputò il mondiale in Australia nel 2010, la nazionale italiana femminile fu protagonista di un piccolo capolavoro. Uguale a quello dell’anno prima e poi a quello seguente. Un periodo d’oro con quattro vittorie in cinque anni, contando anche il successo del 2007.

Dodici anni fa si correva a Geelong, vicino a Melbourne, e fu Giorgia Bronzini a vestirsi d’iride con una volata infinita. Infinita sia perché lanciata lunga dalla solita Marianne Vos ai 350 metri in leggera salita, sia perché quello della piacentina fu un trionfo inaspettato. Che poi nel 2011 a Copenaghen si sia replicato lo stesso identico finale è un altro discorso.

Bronzini portata in trionfo dalle sue compagne. Si riconosce Callovi, attuale assistente del cittì Sangalli
Bronzini portata in trionfo dalle sue compagne. Si riconosce Callovi, attuale assistente del cittì Sangalli

«Appena tagliata la linea del traguardo – ricorda divertita Bronzini – volevo simboleggiare un cuore con le mani ed invece è uscita una roba che sembrava un panino. Forse perché avevo fame!»

A parte quel simpatico episodio, alla diesse della Liv Racing Xstra abbiamo chiesto cosa ricorda di quella lunga trasferta e di conseguenza quali indicazioni sente di dare a due azzurre che conosce benissimo e che lotteranno per la maglia arcobaleno nella stessa prova di Wollongong. Elisa Balsamo tra le elite, che avrebbe voluto guidare in ammiraglia. E Silvia Zanardi sua concittadina tra le U23, categoria che per la prima volta nella storia assegnerà il titolo iridato.

Giorgia come fu l’avvicinamento a quel mondiale?

Eravamo arrivati in Australia circa due settimane prima della gara, che all’epoca si correva ad inizio ottobre. Avevamo smaltito bene il fuso orario. C’era freddo e ci allenavamo in calzamaglia e maglia a maniche lunghe. Qualche mese prima, quando ero stata a Melbourne in Coppa del Mondo per la pista, avevo fatto un bel sopralluogo al circuito. Ero quindi partita per fare la gregaria ed aiutare Tatiana e Noemi (rispettivamente Guderzo e Cantele, ndr) che l’anno prima avevano fatto prima e terza al mondiale di Mendrisio. Avevo la testa sgombra da qualsiasi tipo di pressione.

Leuven 2021. Bronzini si complimenta con Balsamo per il mondiale appena vinto. Fra loro c’è grande amicizia
Leuven 2021. Bronzini si complimenta con Balsamo per il mondiale appena vinto. Fra loro c’è grande amicizia
Non andò così però.

No, ma fino alla riunione della sera prima il ruolo doveva essere quello. Poi al mattino della gara, Dino (Salvoldi, il cittì di allora, ndr) ci disse che avremmo fatto la gara per me se a due giri dalla fine non fosse successo ancora nulla ed io non avessi lavorato per le compagne. Non ero molto convinta onestamente. Pensavo che ci sarebbe stata più battaglia. Invece andò via una fuga che non impensieriva nessuno e a due giri dal termine eravamo ancora tutte assieme. A quel punto scattò la bagarre e io non è che fossi messa tanto bene.

Ti riferisci a quegli ultimi strappi nel finale?

Sì esatto, soprattutto nell’ultima tornata. Ero rimasta un po’ staccata su quelle salitelle. Per fortuna mi aspettò Noemi, che mi riportò dentro al gruppo di testa, mentre Tatiana era rimasta davanti a rompere i cambi. In quei frangenti fu decisivo non perdere la testa e non agitarsi, anche perché nel frattempo avevano preso 10” di vantaggio Cooke e Arndt, mica due a caso. E mancavano pochissimi metri all’arrivo. Noemi e Tatiana hanno tirato a tutta per chiudere, dovevamo provarci. Alla fine è partita Marianne e sappiamo com’è andata a finire.

Zanardi (qui a Trento 2021) è concittadina di Bronzini. Sono cresciute nella stessa società, la Franco Zeppi di Piacenza
Zanardi (qui a Trento 2021) è concittadina di Bronzini. Sono cresciute nella stessa Franco Zeppi di Piacenza
Sulla base di questo finale, cosa ti senti di suggerire alle azzurre?

Di comunicare. Essere leali fra loro ed essere oneste con se stesse. Dire come si sta sia prima che durante la gara. Poi bisogna giocare anche sull’aspetto psicologico. Nel finale avere una ruota veloce è sempre una garanzia, perché il velocista fa sempre paura. E perché una sprinter sa tirare fuori quel 10 per cento in più degli altri anche se può sembrare affaticata.

E a Balsamo nello specifico?

Le direi che non deve vincere per forza, non deve sentire la tensione. Elisa un mondiale lo ha già vinto, in poche hanno fatto la doppietta consecutiva (le facciamo notare che lo dice senza considerare la sua, ndr). Ha ancora tanto tempo per farlo e rivincere. E non andare nel panico se nel finale fosse attardata come me allora. Avete presente Cittiglio quest’anno? Elisa scollinò staccata, ma grazie alla squadra tornò dentro e vinse in modo netto. In ogni caso la sua avversaria sarà la Vos, che nell’ultimo mese, dopo aver vinto quattro tappe al Tour of Scandinavia, si è nascosta e non ha più corso. Ma vi garantisco che non è andata in Australia a fare una gita scolastica. Non ho più parole per lei. La ammiro perché è sempre lì ai massimi livelli.

La prova su strada delle donne elite misura 164,3 chilometri: una distanza importante
A Zanardi cosa diresti invece?

Innanzitutto bisogna sapere quale sarà la tattica. Io credo che l’obiettivo dell’Italia sia vincere il titolo elite. D’istinto, da ex atleta della nazionale, se fossi una U23 probabilmente mi sacrificherei per la capitana. Anche perché sarei contenta di aver contribuito alla conquista della maglia iridata. Detto questo, a Silvia ripeterei quello che ho detto prima. Comunicare con Vittoria Guazzini, l’altra azzurra U23, sul come si sta. Poi, se sarà eventualmente più libera da compiti tattici, le direi di curare la ruota di Van Anrooij, la più accreditata per me tra le giovani. Comunque diventa difficile fare una corsa nella corsa.

Sarà sfida con l’Olanda come sempre oppure si inserirà qualche altra nazione?

C’è da capire intanto se la Van Vleuten recupererà dopo la brutta botta nella mixed relay e se non avrà riportato problemi al ginocchio. Senza quella caduta avrei detto che avrebbe potuto fare come in Yorkshire nel 2019, partendo già sulla lunga salita che ci sarà dopo 35 chilometri anche se poi ne mancherebbero altri 130. Annemiek è capace di tutto ma adesso è un’incognita. Comunque per me l’Olanda farà la gara per la Vos. Attenzione però alle outsider come Grace Brown che corre in casa ed è in forma. Mavi Garcia, Ludwig, Lippert, Kopecky e Faulkner potrebbero essere le altre da tenere d’occhio anche se le vedo in calando.

Maglia aperta e cuore improvvisato con le dita. Bronzini esulta incredula per il mondiale 2010
Maglia aperta e cuore improvvisato con le dita. Bronzini esulta incredula per il mondiale 2010
Un’ultima curiosità su Geelong. Tu facesti una volata con la zip a metà maglia. Qualcosa di poco aerodinamico se confrontato col ciclismo di adesso. Eppure non è passato un secolo…

Se è per quello io sono sempre stata allergica alle divise attillate (ride, ndr). E sono sempre stata poco attenta a certi dettagli. Adesso c’è chi inizia a stringersi gli scarpini a 10 chilometri dall’arrivo, io invece ho imparato a interpretare bene il potenziometro grazie a Longo Borghini che un giorno in allenamento me lo ha spiegato a dovere, anche a male parole (ride ancora, ndr). Quel giorno non riuscii a chiudere la zip perché dopo lo scollinamento ero a tutta e non avevo avuto tempo. Ma battute a parte, da quella maglia così larga che mi sventolava come una bandiera, noi donne iniziammo una sorta di crociata per avere lo stesso materiale che indossavano gli uomini.

Dovranno dire grazie alla Vos per questi giorni francesi

31.07.2022
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Marianne Vos è probabilmente la migliore ciclista di tutti i tempi. Tre mondiali su strada. L’oro su strada di Londra 2012 e in precedenza a Pechino quello della corsa a punti. Otto mondiali di cross. Cinque volte la Freccia Vallone e 32 tappe del Giro d’Italia. 

Tra i sogni che restavano da esaudire all’atleta della Jumbo Visma c’era indossare la maglia gialla del Tour de France e l’ha esaudito, con la vittoria di Provins, i successivi cinque giorni da leader e l’altra vittoria a Rosheim. E’ stata lei a rilanciare l’idea rivolgendosi alla direzione del Tour, che aveva così ideato La Course by Le Tour, l’evento di un giorno da cui è nato il Tour Femmes.

Con la vittoria di Provins, Marianne Vos ha conquistato la prima maglia gialla della carriera
Con la vittoria di Provins, Marianne Vos ha conquistato la prima maglia gialla della carriera
Quanto è importante per te il Tour de France?

E’ uno dei più grandi eventi sportivi del mondo. Forse è più grande del ciclismo stesso. E’ eccezionale avere la possibilità di correre nella prima edizione della sua versione rinnovata. Non pensavo che sarebbe mai successo. Finalmente è giunto il momento.

Qual è stato il tuo ruolo nella rinascita del Tour Femmes?

Facevo parte di un gruppo di corridori attorno al tavolo con ASO, per discutere la possibilità. La prima volta è stata nel 2013. Nel 2014 è nata La Course, perché ASO ha reagito rapidamente. Poi abbiamo cercato di valutare cosa si potesse fare di più. Ci è voluto tempo. Abbiamo iniziato a parlarne nove anni fa e oggi c’è una corsa a tappe di otto giorni. 

Il ciclismo resta uno sport maschile?

Penso che se un atleta professionista dà il meglio di sé, non cambia nulla che sia uomo o donna. Storicamente, è uno sport maschile. Il ciclismo femminile non esisteva e c’è voluto del tempo perché si arrivasse al professionismo. C’è stata un’evoluzione enorme, il Tour ne è la conseguenza.

Si dice che quando eri una ragazzina, volessi fare il medico per curare le persone. E’ vero?

Non ho mai pensato di diventare una ciclista professionista. Molto semplicemente, non era possibile. Così ho studiato con l’idea di diventare medico. Ho fatto del mio meglio. Mi interessava tutto ciò che riguardava il corpo umano. Poi però ho scelto di diventare un’atleta a tempo pieno, ma non avrei mai immaginato che sarebbe durato così a lungo.

Vos ha indossato il primato per cinque tappe, cedendo poi il passo alla connazionale Van Vleuten
Vos ha indossato il primato per cinque tappe, cedendo poi il passo alla connazionale Van Vleuten
Prosegui nella doppia attività: cross e strada?

La combinazione delle due discipline significa diventare corridori più completi. Il susseguirsi di alte intensità nel ciclocross ti fa stare meglio su strada o anche in pista. Allo stesso modo, la velocità e la tecnica acquisite in pista ti rendono un corridore su strada migliore. Praticare diverse discipline ti aiuta.

La vera parità potrebbe essere il prossimo grande passo?

Non si può crescere troppo in fretta. Se forziamo le cose, lo sport non ce la fa. Negli ultimi cinque anni, ho visto il ciclismo crescere così velocemente che forse adesso è meglio non affrettare le cose. Ora i media lo hanno riconosciuto, le persone vogliono essere coinvolte, i fan vogliono andare a vedere le gare femminili e questo è fantastico. Altre squadre pro’ inizieranno ad avere la loro squadra femminile, ma non credo sia una buona cosa renderla obbligatoria. Sarà molto più prezioso se questa squadra sarà davvero ben fatta. Siamo in un momento in cui gli organizzatori vogliono allestire gare femminili o una versione femminile delle loro gare, gli appassionati vogliono vederne alcune. E’ il meglio che può succedere.

Con la vittoria di Provins, Marianne Vos ha esaudito il suo sogno di indossare la maglia gialla e le ragazze del gruppo, a partire dalla Van Vleuten che ieri ha conquistato la maglia gialla, dovranno un giorno dirle grazie. Non è frequente che un campione si preoccupi dello sviluppo del suo sport. Anzi, guardandoci intorno, si può dire che sia davvero merce rara.

Vos detta legge davanti a tanta Italia. Cosa dice il cittì Sangalli?

29.07.2022
6 min
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Tanta Italia. L’ordine d’arrivo della sesta tappa del Tour Femmes si tinge ancora tanto del nostro tricolore ma a vincere è ancora quello olandese. Sul traguardo di Rosheim Marianne Vos domina lo sprint su Marta Bastianelli, Lotte Kopecky e davanti ad altre sei italiane. Dal quarto al decimo posto troviamo nell’ordine Balsamo, Persico, Confalonieri, Guazzini, Barbieri e Longo Borghini con la sola Niewiadoma (ottava) a spezzare questa lunga scia azzurra.

La trentacinquenne della Jumbo-Visma conquista la sua seconda frazione alla Grande Boucle femminile mantenendo la maglia gialla e, grazie agli abbuoni, guadagnando altro margine su Silvia Persico, ora a 30”, mentre dalla volata finale era stata tagliata fuori Lorena Wiebes, vittima di una rovinosa caduta a circa 20 chilometri dall’arrivo.

Ma di tutta questa Italia così ben presente in volata in Francia, a cui è mancato solo il sigillo, cosa ne pensa il cittì Paolo Sangalli? Glielo abbiamo chiesto, scoprendo però una sua amara disavventura personale.

Sangalli si congratula con la Balsamo per il successo al Trofeo Binda. L’iridata sarà la capitana azzurra agli europei di Monaco
Sangalli si congratula con la Balsamo per il successo al Trofeo Binda. L’iridata sarà la capitana azzurra agli europei di Monaco
Paolo, prima di parlare delle tue ragazze al Tour Femmes, ci racconti cosa ti è successo?

Mercoledì sono stato investito da un’automobilista poco lontano da casa. Ero ad un semaforo in una strada secondaria. Quando sono ripartito al verde e avevo già fatto più di mezzo incrocio una macchina mi ha colpito mentre svoltava. Per fortuna, se così possiamo dire, che mi sono reso conto della manovra azzardata di questa persona e sono riuscito a cadere senza battere la testa. Ho riportato la frattura composta della scapola e ho quattro dita lussate. Lei piangendo mi ha detto che non mi ha visto, che è la solita frase che dicono tutti. Io capisco ma serve più attenzione da parte degli automobilisti altrimenti diventa un massacro ogni giorno. Ne parlo solo per sensibilizzare la questione della sicurezza verso i ciclisti, non per dare colpe.

Meglio tornare a parlare di ciclismo pedalato e dell’Italia. Partiamo da Balsamo. Sta lavorando tanto per la squadra ma non sembra quella vista al Giro Donne.

Elisa non so se sia in calo di condizione perché non ho parlato col suo preparatore però so che lei è una ragazza che normalmente non sbaglia la preparazione. Ci può stare che adesso non sia brillante ma lo avete visto anche voi, si sta sacrificando per le compagne. Io credo che la Trek-Segafredo punti alla vittoria finale del Tour con Longo Borghini e questo probabilmente va a togliere qualcosa per le vittorie di tappa.

Preoccupato in vista dell’europeo?

Assolutamente no. Elisa (Balsamo, ndr) ha tutto il tempo di recuperare e ritrovare la forma migliore da qui al 21 agosto, giorno della nostra prova in linea.

Ci hai sempre detto che avreste avuto delle alternative. Può essere Bastianelli che oggi ha fatto seconda?

Sì, certo. Marta è una campionessa senza tempo. Mi fa piacere che si stia riscattando dopo un periodo opaco, dovuto a problemi fisici. Le avevo chiesto di mettersi in mostra in questo Tour. Lo ha fatto non appena anche lei è stata libera da obblighi tattici, dopo che nei giorni scorsi ha lavorato tanto per Mavi Garcia.

Tra le altre frecce dell’Italia, c’è anche la Barbieri.

Anche se ne ha già ottenute due in stagione, a Rachele manca solo la vittoria ultimamente. Ma di quelle WT, sarebbe la ciliegina sulla torta. E’ sempre stata presente nelle ultime volate importanti dagli italiani al Giro Donne fino qui in Francia. Arriva da due anni in cui praticamente non aveva mai corso a questi livelli. Le ho detto che sta facendo un ottimo lavoro e di avere pazienza che verranno i risultati.

Poi abbiamo visto bene Confalonieri e Guazzini.

Maria Giulia è senz’altro nella rosa degli europei. E’ un corridore molto importante per noi. Sa entrare nelle fughe, è molto veloce e lavora tanto per le compagne nel finale. Sarà una pedina fondamentale. Vittoria invece non potrà correre a Monaco perché ha già disputato l’europeo U23 in Portogallo. Avevo chiesto di convocarla ma la UEC, anche se sono stati fatti in due periodi e sedi diverse, li considera una unica manifestazione.

Guardando l’ordine d’arrivo di oggi ci sono anche Persico e Longo Borghini ma immaginiamo ci sia un discorso a parte per loro…

Esatto. Silvia sta facendo un grande Tour ma visto che sta andando forte da tanto tempo ed è nelle papabili per il mondiale dovrà fare un periodo di stacco e recupero per preparare al meglio la gara in Australia. Lo stesso vale per Elisa. Quel mondiale sarà lungo e duro. Va preparato davvero bene.

Vos e Wiebes, qui argento ed oro ai Giochi Europei del 2019, saranno le avversarie principali all’europeo per l’Italia di Sangalli
Vos e Wiebes, qui argento ed oro ai Giochi Europei del 2019, saranno le avversarie principali all’europeo per l’Italia di Sangalli
A questo punto, come si batte la Wiebes in volata?

Eh, bella domanda (sospira e sorride, ndr). La Wiebes vince gli sprint in qualunque condizione. E poi ha iniziato a tenere molto bene anche sugli strappi duri. Però si può battere, studieremo come. Se con il suo club è capitana unica e tutte lavorano per lei, magari in nazionale non succede la stessa cosa. Non so ancora chi correrà tra le olandesi, bisogna capire le loro gerarchie e gli equilibri. C’è anche la Vos in grande forma che non bisogna mai dimenticare. Noi di sicuro abbiamo più affiatamento come nazionale e lo abbiamo sempre dimostrato

Queste tappe ti hanno dato ulteriori spunti per la tattica dell’europeo?

Sì, non arrivare in una volata di gruppo. Proprio oggi riguardavo meglio il circuito finale (13 chilometri da ripetere due volte, ndr) dopo il tratto in linea di un centinaio di chilometri. Andrà via una fuga ma bisogna entrare a Monaco con già il gruppo compatto perché poi sarebbe un problema ricucire. E’ un circuito complicato, con tante curve veloci ma non così scontato da interpretare. L’ultima curva secca è quella del triangolo rosso dove praticamente si fa una inversione ad U. Lì bisognerà essere ben posizionati e attenti.

P.S. In serata Silvia Persico, si legge nel comunicato della giuria, è stata declassata all’ultimo posto del suo gruppo per pericoloso cambio di traiettoria in volata. Ma ciò non toglie la buona prova delle italiane.

Cavalli, Tour finito. Papà Alberto: «E’ una roccia!»

25.07.2022
6 min
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Venticinque chilometri dal traguardo. Il nervosismo si tocca con mano. Anzi lo si tocca andando a terra con una serie di cadute ravvicinate. Margaux Vigie della Valcar-Travel&Service sul lato sinistro della strada e a metà del gruppo finisce da sola in mezzo all’erba alta di un fossato. Quasi ci fosse un’onda d’urto, altre atlete cadono al centro della carreggiata. Marta Cavalli le ha schivate tutte ed è in piedi, ma mentre sta per dribblare lentamente l’ultima bici a terra viene travolta letteralmente da Nicole Frain, campionessa australiana della Parkhotel Valkenburg (in apertura, la caduta ripresa dalle immagini Tv). Una che, guarda il destino, alla Cadel Evans Road Race del 2020 era rimasta vittima di una bruttissima caduta riportando diversi traumi.

L’impatto fra la Cavalli e la Frain è violento, le immagini piuttosto forti. La cremonese della Fdj-Suez-Futuroscope fa quasi un giro su se stessa come se fosse un manichino, la 29enne della formazione olandese invece termina il suo volo sull’asfalto decine di metri più in là. Non sarà l’ultimo capitombolo di giornata.

Perché che sia maschile o femminile, le prime tappe del Tour de France sono sempre frenetiche, piene di cadute e basta un nulla per farle esplodere. La seconda frazione, da Meaux a Provins di 136,4 chilometri, è indicata sulla carta come rivincita per le velociste ma invece si rivela un terreno minato per tante protagoniste per effetto del vento.

Se a 20 chilometri dalla fine sul primo passaggio sotto il traguardo in leggera salita si scatena la bagarre ed evade la fuga decisiva (vincerà l’immensa Marianne Vos davanti ad una strepitosa Silvia Persico che ha rischiato di farsi il più bel regalo per il suo 25° compleanno), lì finisce il Tour Femmes della Cavalli. La ventiquattrenne scalatrice paga un conto salato dovendo abbandonare subito la corsa per le conseguenti botte della caduta.

Sollievo per la famiglia

«Per fortuna mi ha mandato subito una nota audio mentre era già sull’ambulanza per tranquillizzarci e dicendomi che stava bene – ci confida al telefono Alberto Cavalli, padre di Marta, al termine della tappa che stava guardando in tv – Stava andando in ospedale per fare accertamenti perché ha preso una botta alla testa. Pensate che le si è spezzato il casco e i suoi tecnici appena l’hanno vista l’hanno fermata subito. E poi perché non si può proseguire a correre col casco rotto. Non si scherza con queste cose. Era chiaramente intontita, tuttavia però l’importante che non si sia fatta nulla di grave. Avvertiva subito anche un dolore al bacino ma le stava già passando quando ci siamo sentiti. In ogni caso è tutto a posto. E’ stata dimessa alle 20 senza nulla di rotto. E’ una roccia!»

Marta Cavalli si è schierata al via del Tour Femmes come gregaria di Cecile Ludwig Uttrup
Marta Cavalli si è schierata al via del Tour Femmes come gregaria di Cecile Ludwig Uttrup

«Onestamente ho preso paura quando ho visto come era stata centrata – conclude – mi sono chiesto come avesse fatto la ragazza australiana a non vedere che c’era già gente a terra ed andare lo stesso così forte. Però sono cose che capitano, era a ruota di altre ragazze e probabilmente erano a tutta già da prima per rientrare dal buco creato dalla caduta precedente. Perché Marta era così indietro? Non saprei dirvi. Magari erano dietro per fare gli ultimi rifornimenti. Oppure avevano deciso di restare un po’ più indietro per stare fuori dalle cadute della prima metà del gruppo. Così facendo però la Ludwig si è trovata poi ad inseguire fino alla fine (arriverà con 1’38” dalla Vos ed ora è a quasi due minuti nella generale staccata dalle dirette rivali, ndr)».

Le scuse di Nicole

Ogni corsa ormai è come un frullatore. Ci sono momenti in cui si va a mille all’ora dopo che eri andata regolare poco prima. Le accelerazioni di velocità sono figlie del nervosismo, o viceversa, e questo può creare qualche problema. La disattenzione è sempre dietro l’angolo, figuriamoci una caduta in una tappa del Tour Femmes. Proviamo a contattare Nicole Frain per cercare di capire il suo stato d’animo. Ci dà la sua disponibilità a parlare. E’ una cosa da apprezzare considerando il momento. E lei ci ringrazia per averla fatta parlare senza puntare il dito. La linea non è perfetta ma sentiamo che la sua voce è dimessa e dispiaciuta.

«Ovviamente – ci spiega la ragazza nata il 24 agosto 1992 – non avevo intenzione di cadere ed è successo molto velocemente. Stavamo rientrando sulla coda del gruppo principale a ruota di alcune mie compagne di squadra. Andavamo molto forte, eravamo rimaste attardate da una caduta prima. Però quando proprio ci siamo avvicinate al gruppo si è verificata una ulteriore caduta per la quale non abbiamo avuto il tempo di reagire (la atleta davanti a lei è caduta anch’essa nel fosso in cui era finita la Vigie, ndr). In gruppo c’era molta frenesia tant’è che sia prima che dopo ci sono state altre cadute. E’ stato un finale molto movimentato».

«So cosa si prova a restare coinvolte in brutte cadute – prosegue Nicole Frain – e così a fine tappa ho parlato col direttore sportivo della Fdj-Suez-Futuroscope e poi ho chiamato personalmente Marta. Non vi dico cosa ci siamo dette, preferisco che resti riservato ma naturalmente mi sono scusata con loro e con lei. Mi dispiace molto di ciò che è successo. Devo però cercare di scrollarmi di dosso le cose negative di questa giornata. Una buona idea sarebbe andare in fuga nella terza tappa per rilasciare un po’ di tensione».

Domani si riparte con la terza frazione, da Reims ad Epernay, di 133,6 chilometri ed un profilo altimetrico piuttosto mosso. Ora che la paura per Marta Cavalli è passata, concentriamoci sulle altre italiane, a cominciare da Elisa Longo Borghini, quarta nella generale e, a differenza delle dirette rivali, brava e fortunata a restare fuori dai pericoli.

Parigi si scalda con le donne: prima Wiebes, poi le altre

24.07.2022
7 min
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Caldo, il cielo terso e le strade di Parigi. Non poteva esserci scenario migliore per rilanciare la storia della sfida gialla al femminile. Ha debuttato il Tour Femmes, che riallaccia il filo con l’edizione del 2009. Allora si chiamava Grande Boucle Feminine e l’ultima a vincerla fu Emma Pooley, ma dal 1995 al 1997 fu terreno di caccia per Fabiana Luperini.

L’edizione scattata oggi dalla Tour Eiffel è la prima targata ASO con il patrocinio di Zwift e la tappa d’esordio è stata vinta in volata, neanche a dirlo, da Lorena Wiebes (sul podio con la figlia della sua migliore amica). Donna dalle 16 vittorie stagionali, bestia nera delle sprinter, che ha conti aperti con tutte le ruote veloci del gruppo. Le unghie già tinte di giallo, le lacrime tagliando il traguardo e l’abbraccio con i suoi genitori. Pur essendo la prima di otto tappe, il senso del grande evento ha riempito gli obiettivi dei fotografi che seguiranno il Tour Femmes.

«Questo è davvero incredibile – ha detto subito dopo aver sollevato le braccia al cielo – la squadra oggi ha fatto un ottimo lavoro. Abbiamo lavorato continuamente per questo momento, quindi è fantastico che io oggi l’abbia concretizzato. E’ stato uno sprint lungo e caotico ed è davvero bello vincere qui.

«Ero stressata? In realtà ero abbastanza rilassata prima della partenza, abbiamo cercato di considerarla come una tappa normale. In finale però ammetto che c’era un po’ di nervosismo. Sono felice di essere riuscita a finirla. Domani comincerò questo Tour in maglia gialla. Il giusto premio per tutta la squadra dopo una stagione già fantastica. La bambina? Non è mia, altrimenti dubito che avrei potuto essere qui a correre. E’ la bimba della mia migliore amica e prima della corsa, abbiamo fatto una scommessa: se avessi vinto, l’avrei portata sul podio. Pare che abbia funzionato…».

Meno di due ore

Sarà che abbiamo tutti negli occhi e nelle gambe il Tour degli uomini, che si concluderà a breve sullo stesso arrivo, ma di fatto gli 82 chilometri della frazione di apertura dalla Tour Eiffel ai Campi Elisi di Parigi sono parsi una kermesse. E come una kermesse, sono stati caratterizzati da brusche manovre, attacchi e cadute, di cui alla fine hanno fatto le spese i vari treni, che si sono disuniti. Gli unici a restare compatti sono stati quello del Team DSM e della Jumbo Visma di Marianne Vos, che infatti si sono giocati il successo.

«Il team – ha detto Marianne Vos – ha fatto un lavoro fantastico nel tenermi in vantaggio e fuori dai guai. Ho scelto la ruota giusta e sono uscita dall’ultima curva accanto a Lorena (Wiebes, ndr) e poi sapevo che sarebbe stato un bel duello. Ho provato a fare una volata lunga, ma non sono riuscita a prendere la sua velocità.

«E’ stata per tutto il giorno una guerra per tenere le posizioni – ha spiegato – non si è trattato solo degli ultimi 150 metri, ma di tutto ciò che li ha preceduti. C’è stato un po’ di nervosismo, perché tutte volevano stare davanti. E’ incredibile quanti tifosi ci fossero. Sicuramente è stato anche divertente».

Rachele Barbieri ha ultimato a Livigno la preparazione per il Tour Femmes (foto Instagram)
Rachele Barbieri ha ultimato a Livigno la preparazione per il Tour Femmes (foto Instagram)

Barbieri, appuntamento a domani

Rachele Barbieri si mangia un po’ le mani, per non aver creduto nella ruota della Wiebes. Ma in quei momenti il tempo per pensare è così poco, che il più delle volte si fa prima a scegliere da che parte stare che a pensarci.

«Era pieno di gente – racconta – una grandissima emozione. Un po’ di dispiacere in effetti c’è, ero a ruota della Wiebes, mi è sembrato che fosse chiusa e mi sono spostata. Sono attimi, ma lo stesso sono contenta. Più che una tappa, è venuta fuori una kermesse, piena di rilanci e traguardi intermedi. Il programma originariamente era di fare solo il Giro, poi la squadra mi ha chiesto di venire anche qui e ho accettato volentieri. Solo che in Italia faceva così caldo, che sono scappata a Livigno. Era caldo anche lassù, ma sono riuscita a recuperare bene.

«Avevo già corso su questo rettilineo – conferma – e il pavé lo rende particolare. Non riesci ad avere continuità nella pedalata, quindi anche rimontare è molto più difficile. Quando ci riprovo? Domani, facile. Sono venuta qui per le tappe piatte, per cui vediamo quali occasioni ci saranno. Andrò a casa tre giorni prima, però, anche se un po’ mi dispiace. Ma tengo troppo agli europei in pista, quindi c’erano scelte da fare. Sono contenta della condizione raggiunta al Giro e che ho ancora qui. E’ il primo anno a questo livello e sono contenta che in squadra abbiamo quasi tutte il contratto per il 2023, così potremo lavorare bene quest’inverno, anche sui meccanismi della volata».

Otto tappe, 1.029 chilometri

Del pubblico, già assiepato sul circuito di Parigi in attesa dei professionisti, si è accorta anche Lotte Kopecky, di solito molto controllata e soddisfatta a metà per il terzo posto.

«Alla fine sono abbastanza soddisfatta – ha detto – ero nervosa, ma alla fine è andato tutto bene. Non è che ci fossero molte curve, quindi questo ha reso le cose un po’ più facili. E’ stata una bella esperienza e c’erano molti spettatori lungo il lato. Ho decisamente sentito l’atmosfera».

Da domani, lasciata Parigi alle spalle, il Tour Femmes porterà avanti per sette giorni il testimone del Tour de France. E se l’avvio promette di essere veloce e al più animato da qualche fuga, saranno gli ultimi due giorni a proporre il terreno per smuovere eventualmente la classifica. Gli arrivi di Le Markstein e la Super Planche des Belles Filles offriranno il terreno alle donne di classifica. In una cornice di pubblico che promette di essere comunque calda.

A Bergamo trionfa la Vos, ma Persico sfiora il colpaccio in casa

06.07.2022
6 min
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Passa il tempo, però Marianne Vos non passa mai di moda. La fuoriclasse della Jumbo-Visma mette il sigillo nella Sarnico-Bergamo, sesta tappa del Giro d’Italia Donne battendo Kopecky e la bergamasca Persico in un gruppetto ristretto di undici atlete. E a distanza di dieci anni la 35enne olandese va a migliorare il secondo posto ottenuto dietro Emma Johansson nella stessa identica frazione di quell’edizione della corsa rosa.

«Sto ancora cercando di riprendere fiato – spiega Vos, al trentaduesimo successo nel Giro Donne – perché ho fatto diversi sprint nel finale. Prima per andare in testa al gruppo, poi per prendere davanti l’ultima salita ed infine la volata conclusiva. E’ stata una tappa abbastanza difficile, ma è stato davvero bello prendermi questa vittoria. Il team si è comportato molto bene, cercando di aiutarmi. Non mi aspettavo due vittorie in questo Giro, ma quando si vince ci si pone sempre un nuovo obiettivo. Posso dire di essere molto soddisfatta».

Proprio sull’ultima difficoltà altimetrica di giornata – la Boccola, ovvero Bergamo Alta – c’è l’allungo deciso di Longo Borghini. Sulla ruota dell’ossolana della Trek-Segafredo si incollano la Vos e Mavi Garcia e sembra l’azione giusta. Invece no. Le tre non trovano l’accordo. I loro 12” di vantaggio ai -2 dalla fine crollano in un baleno e le più immediate inseguitrici rientrano. La Faulkner parte secca sul lato sinistro della strada (che tende a scendere), ma si ritrova a tirare lo sprint a tutte le altre, anziché alla sua compagna Spratt. Persico intuisce che c’è spazio per fare il colpaccio in casa, ma figuratevi se una come la Vos si lascia sfuggire situazioni del genere.

Silvia profeta in patria

Il boato che il pubblico di Bergamo ha tributato alla Persico quando è salita sul terzo gradino del podio è di quelli da pelle d’oca. Lei ci teneva nonostante al mattino mascherasse più o meno bene un po’ di tensione.

«Conoscevo ogni buca di queste strade – racconta la 25enne della Valcar-Travel&Servicema sulla Boccola ero un po’ attardata. Sull’ultima discesa ne ho approfittato prendendo la scia della Van Vleuten (sempre in maglia rosa, ndr) che stava rientrando. Sentivo la gara perché questa tappa la volevo dal primo giorno. Sono contenta di come è andata. Voglio ringraziare tutte le persone che sono venute a fare il tifo per me e la squadra.

«Dopo questo bel podio – prosegue – vorrei prendermi qualcosa di più. C’è ancora tempo per una vittoria in questo Giro, sperando comunque che arrivi il prima possibile. Domani c’è l’arrivo in quota sul Maniva. Avevo fatto una ricognizione, è una salita lunga e dura. In ogni caso ci proverò. La nazionale? Finché non vestirò la maglia, non do nulla per sicuro e quindi continuerò a lavorare come sempre».

Kopecky fiduciosa

In seconda posizione ha chiuso Kopecky, che ristabilisce parzialmente il bilancio fin qui opaco del suo Giro. Prima di sentirla mentre è sui rulli a defaticare, Elena Cecchini ci anticipa che il morale della sua compagna è salito un po’ di più e che ora con questo piazzamento in squadra c’è una maggiore serenità.

«Penso che tutti fossero al limite sull’ultima salita – ci dice la 27enne belga della SD Worx – poi allo sprint una della BikeExchange è partita a sinistra lanciando praticamente Marianne. Io però non avevo una velocità abbastanza alta per prenderla e passarla. Ci riproverò ancora al prossimo sprint. Il traguardo di Padova e quelli del Tour de France Femmes sono adesso i miei principali obiettivi. Oggi ho avuto buoni riferimenti riguardo la mia condizione. Rispetto al primo giorno sento di stare meglio. Ho fiducia nei prossimi giorni»-

Kopecky si è infilata il gilet refrigerante per defaticare nel post tappa
Kopecky si è infilata il gilet refrigerante per defaticare nel post tappa

Longo show

A giudicare dalla grinta con cui ha attaccato lo strappo di Bergamo Alta, Elisa Longo Borghini non ha risentito minimamente della caduta patita il giorno prima a Reggio Emilia. Anzi, sembra quasi che avesse voglia di scaricare sui pedali quel tipo di frustrazione.

«Ci tenevo tanto a questa tappa perché questo è il finale del Lombardia – commenta la trentenne della Trek-Segafredo – e personalmente spero che un giorno si possa correre l’edizione femminile di questa classica. E magari staccarle tutte senza portarmi dietro la Vos (dice sorridendo, ndr). Oggi la squadra ha lavorato alla grande per me, ho avuto un treno di campionesse al mio servizio. Avrei voluto davvero vincere ma c’è sempre qualcuno che mi rovina i piani.

«Eravamo in tre ad un certo punto ,ma ognuno ha le proprie tattiche e il suo modo di correre. Credo che Marianne abbia pensato a qualcosa di diverso rispetto a me e Mavi Garcia. Magari se non ci fosse stata la spagnola, non avrebbero chiuso visto che lei poteva prendere la maglia rosa. Queste però sono le corse e bisogna prenderle così come sono. Peccato».

Elisa Longo Borghini ha infiammato il finale di tappa sulla Boccola. Meritava qualcosa in più
Elisa Longo Borghini ha infiammato il finale di tappa sulla Boccola. Meritava qualcosa in più

Partita ancora aperta

Se conosciamo un minimo Elisa sappiamo che nelle prossime tre tappe di montagna, lei ci riproverà. Tenterà di sicuro di andarsi a ritagliare il suo spazio.

«Noi abbiamo sempre detto che avremmo puntato alle tappe – conclude Longo Borghini, sempre quarta a 5′ nella generale – e questa l’avevamo cerchiata in rosso. Non è finita qua però. Spero di aver dato spettacolo oggi, probabilmente anche verso quello spettatore col quale ho preso il mio rischio per non perdere le ruote nelle curve in discesa (scherza, ndr).

«A Cesena ho avuto una battuta d’arresto per un colpo di caldo. Sono stata male ma sono ugualmente contenta di come ho combattuto e reagito in quel frangente, memore anche di quello che avevo avuto nel 2020 (seconda tappa, ndr). Stavolta sono rimasta e sono arrivata al traguardo meglio».

Domani il menu della settima tappa prevede l’arrivo in quota la Passa Maniva al termine di una scalata ufficialmente lunga 10 chilometri (al 7,8% e punte al 13%) anche se la strada inizia a salire molto prima. In cima sapremo se il Giro Donne si è riaperto o meno.

Olbia parla olandese. Vos vince e Kool si conferma sorpresa

02.07.2022
5 min
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E’ stato il giorno della rivincita. Ad Olbia, traguardo della terza tappa del Giro Donne, il podio rispecchia quello di ieri, ma con posizioni rimescolate. Marianne Vos stavolta gioca d’esperienza ed astuzia centrando il 31° successo parziale alla corsa rosa. Charlotte Kool risale una posizione chiudendo dietro la sua connazionale ed Elisa Balsamo finisce terza in una volata che la Trek-Segafredo aveva apparecchiato per lei tirando negli ultimi chilometri.

Il canovaccio della giornata è quello di ventiquattro ore prima. Dodici attaccanti di una fuga durata una sessantina di chilometri abbondanti con Ragusa e Vigilia le ultime ad essere riprese a 9 dalla fine. I vari treni lavorano, la velocità si alza e la frenesia pure. La Vos decide di anticipare lo sprint sorprendendo la campionessa del mondo che, sedendosi negli ultimi metri in leggera ascesa, viene passata anche dalla olandese del Team DSM, brava a trovare un varco giusto per confermarsi ai primi posti.

Vos non sbaglia due volte

«Quella di oggi – racconta Marianne in mixed zone – è stata una volata molto più corta rispetto a ieri. Sapevo che c’era una piccola pendenza, sono partita forte e ho continuato più che potevo, fino alla fine. E’ stato grande vincere. Prima dello sprint sapevo che dovevo stare nella giusta posizione poiché il finale era molto tecnico.

«Non è stata la rivincita di ieri – riprende la 35enne della Jumbo Visma – lo sapete anche voi, no?! Quell’arrivo è già dimenticato anche se avrei voluto vincere naturalmente. Questo è lo sport. Oggi mi sentivo bene e ci ho riprovato ancora. A Cesena non ho l’obiettivo di prendere la maglia rosa (in classifica ora è a 6” da Balsamo, ndr). Siamo qui con l’intento di centrare successi di tappa. La Balsamo non è solo una sprinter, ma una fantastica atleta. Pensavo che la maglia arcobaleno le mettesse pressione ed invece no. Lei è davvero forte e oggi ho battuto una delle migliori al mondo».

Elisa a confronto

Appena dopo l’arrivo una Balsamo delusa viene avvicinata da una Longo Borghini interrogativa. La prima Elisa tranquillizza la seconda e poi più tardi spiegherà: «Ogni volata è a sé. Come dicevo ieri, Marianne è fortissima ed è sempre bello correre contro di lei. Oggi era un arrivo completamente diverso. Gli ultimi dieci chilometri erano veramente difficili e stressanti. Oggi è stata semplicemente più forte. Mi spiace non aver vinto in maglia rosa ma l’importante era conservarla. Siamo contente così. La tappa di Cesena è dura e noi non terremo la gara chiusa. Le ragazze che vanno più forte in salita si potranno giocare le proprie carte e io vedrò come starò».

Balsamo e Longo Borghini parlano del finale della terza tappa. Si aspettavano qualcosa di più
Balsamo e Longo Borghini si aspettavano qualcosa di più

Novità Kool

La rivelazione di questo inizio Giro Donne, se così possiamo definirla, è senza dubbio Charlotte Kool. Lo scorso dicembre ci aveva parlato di lei Lorena Wiebes, sua coetanea e capitana al Team DSM, quando avevamo fatto una panoramica sulle migliori sprinter in circolazione.

«Ero lì ieri, ero lì oggi – ci confida la classe ’99 nata a Blaricum, un paesino di novemila anime – Spero che la vittoria arrivi presto, alla prossima volata. Cosa mi è mancato per vincere? Ho aspettato forse un po’ troppo a partire. Abbiamo perso le altre compagne abbastanza presto. Eravamo un po’ tristi perché è come se avessi mostrato uno spirito vulnerabile. Le ragazze vogliono aiutarmi ed io voglio fare del mio meglio. Ora abbiamo la possibilità di sfruttare la sosta per impostare la tattica delle prossime tappe. Abbiamo tanto da migliorare ma siamo certi che conquisteremo presto la vittoria»

Charlotte Kool quest’anno ha vinto il Gp Eco-Struct davanti a Rachele Barbieri e alla sua compagna Wiebes
Charlotte Kool quest’anno ha vinto il Gp Eco-Struct davanti a Barbieri e Wiebes

Alla corsa rosa la Kool si sta facendo conoscere meglio. Noi l’avevamo avvicinata all’ombra del suo bus prima del via della terza frazione. La voglia di restare sul podio di giornata si leggeva nei suoi occhi e si intuiva dal suo sorriso.

«Il rapporto col Giro Donne al momento è davvero ottimo – continua la ricciola olandese – e l’atmosfera emozionante. Finora i percorsi sono stati bellissimi e la Sardegna è un’isola eccellente. Anche il livello della corsa è davvero alto.

«Io il nome nuovo per le volate? – risponde Kool – Penso di averlo già un po’ saputo facendo buone corse in primavera anche se il mio ruolo è cambiato rispetto al passato. Qui devo lavorare per Lorena cercando di pilotarla nel finale degli sprint però so che posso avere delle opportunità in cui posso mostrare le mie doti veloci. Con Lorena ho un rapporto buonissimo, abitiamo assieme nel nostro centro di squadra in Limburgo, ci alleniamo tanto assieme e in tutte le gare siamo sempre compagne di stanza. Abbiamo la stessa età, ci conosciamo bene dai tempi delle junior dove eravamo rivali. Ora è meglio essere nella stessa squadra. Da lei posso imparare molto ma credo che possiamo imparare molto l’una dall’altra»

Charlotte Kool prepara il computerino alla partenza di Cala Gonone
Charlotte Kool prepara il computerino alla partenza di Cala Gonone

Parigi è nei suoi sogni non dal punto di vista turistico quanto più da quello agonistico.

«Vincere in futuro sui Campi Elisi – conclude Charlotte Kool – sarebbe fantastico. Quest’anno non credo che capiterà (non correrà il Tour de France Femmes e la prima maglia gialla è l’obiettivo dichiarato di Wiebes come ci aveva detto qualche mese fa, ndr). Avrò tempo per farlo nei prossimi anni. La Parigi-Roubaix è invece la classica dei sogni. Intanto la voglio provare a fare poi capire come poterla vincere»