Cadenza e rapporti nello sprint: qualcosa su cui riflettere

25.08.2021
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«Ho smesso di usare il 54 perché nelle tappe di pianura mi ritrovavo per tutto il giorno sempre a spingere troppo duro. E anche in volata. A me piace fare gli sprint a 130 pedalate, con il 54 non riuscivo. Ma è indubbio che con certe velocità fa la differenza». Forse ricorderete queste parole di Alberto Dainese di qualche giorno fa.

Il corridore della Dsm ce le disse dopo l’ennesimo piazzamento di questo scorcio di stagione tra Burgos e Vuelta. Si parlava quindi di frequenza di pedalate e rapporti durante la volata.

Vuelta Espana 2021, a La Manga del Mar Menor. Allo sprint Fabio Jakobsen precede Alberto Dainese
Vuelta Espana 2021, a La Manga del Mar Menor. Allo sprint Fabio Jakobsen precede Alberto Dainese

Rapporto e cadenza

La sua scelta è azzeccata? Impossibile dare una risposta univoca e a dircelo è Marco Villa, il cittì della pista, estremamente tecnico. La prima cosa che gli domandiamo è se la frequenza di pedalate indicata da Dainese non sia in realtà un po’ troppo elevata per la strada.

«Partiamo dal presupposto che in questo caso tra strada e pista non c’è differenza, per quel che riguarda il numero di pedalate. E’ un qualcosa di personale. Probabilmente Alberto ha impostato una preparazione che prevede “meno forza” e più frequenza. In questo modo arriva a fine gara con un pizzico di watt in meno e vuole sfruttare la frequenza di pedalata». Una disamina che fa subito centro con le parole di Alberto, quando dice: mi ritrovavo tutto il giorno ad andare duro.

«Ma sulla preparazione – riprende Villa – bisognerebbe chiedere a lui. Ripeto la scelta del rapporto è strettamente personale e per essere ottimizzata va fatta anche in base alla preparazione».

Le corone da 54 denti sono quelle che vanno per la maggiore nelle tappe pianeggianti, almeno per i passisti più veloci
Le corone da 54 denti sono quelle che vanno per la maggiore nelle tappe pianeggianti, almeno per i passisti più veloci

Le corone che cambiano

Oggi in effetti in molti, non solo i velocisti, tendono ad utilizzare corone da 54 denti per le tappe più filanti. Anzi, qualcuno (vedi Nizzolo) azzarda anche il 55. Ma la scelta del rapporto è molto personale. Si lega alle caratteristiche, alla preparazione, al percorso e persino al meteo.

«Viviani per esempio – che Villa conosce benissimo e che è la massima espressione della doppia attività strada e pista – di solito usa il 53, ma se al mattino sa che sull’arrivo avrà vento a favore monta il 54. O al contrario preferisce il 52 se l’arrivo “tira” un po’ o se c’è vento contro. E’ anche una questione di sensibilità del corridore: non c’è un meglio o un peggio».

La differenza di statura e postura tra Ewan (casco rosso) e Van Aert (caso nero-giallo). Sprint della prima tappa della Tirreno 2021
La differenza di statura e postura tra Ewan (casco rosso) e Van Aert (caso nero-giallo).

Non solo i rapporti

Ma esiste una cadenza perfetta? Una cadenza che statisticamente porta a migliori risultati?

«Beh, dipende da quello che si sta facendo – riprende Villa – se si è in pista e si deve fare un solo sprint si arriva anche a 135 pedalate, ma se per esempio sto facendo un’americana non è facile sprintare con quell’agilità. Si rischia di andare fuorigiri, di far alzare troppo i battiti e non si ha tempo poi per recuperare. 

«Su strada puoi anche arrivare a 135 pedalate, ma dipende da come stai, da come è andata la tappa, dal vento… ci sono molte più variabili».

E poi va considerata anche la lunghezza delle pedivelle. Pensiamo che differenza può esserci fra un Caleb Ewan (167 centimetri) e un Van Aert (190 centimetri). Il primo userà pedivelle da 170 millimetri, il secondo quelle da 175: un bel gap. Chiaramente l’australiano sarà più “agile” del belga, eppure spesso le differenze di velocità sono ridottissime. Le leve più corte di Caleb (arti e pedivelle) lo portano a schiacciarsi in virtù di una maggiore frequenza. Che poi è quello che fa Cavendish e che si vede anche nella prima foto di questo articolo, con lo stesso Dainese che cercando rpm più alte si abbassa con le spalle. Il belga al contrario sfrutta tutta la sua enorme potenza con le lunghe leve e resta più “aperto”. Pensiamo alla prima tappa della Tirreno-Adriatico di quest’anno (foto sopra). Proprio loro Caleb e Wout se la sono giocata al colpo di reni.

«Le pedivelle però – conclude Villa – si cambiano molto meno. Elia per esempio ha sempre usato quelle da 172,5 millimetri, almeno da che lo conosco io. Dainese invece non potrei dirlo. Lui l’ho visto da vicino solo agli europei del 2019 quando ero di supporto alla nazionale».

Questo piccolo uomo è davvero un gigante

10.08.2021
5 min
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Si avrà il tempo di riparlarne dopo. Di approfondire, raccontare, rivivere le emozioni. Eppure l’incontro con Marco Villa nell’ultima sera giapponese porta con sé ancora un fortissimo carico di emozioni. Il tecnico azzurro, che cocciutamente e mettendo sul piatto ogni sua energia di uomo ha costruito questa nazionale, ha tutti i diritti questa volta di sorridere.

«Ma io rido poco – dice – però in questi giorni qualche volta ho riso anche sotto la mascherina. E’ stata una bellissima Olimpiade, un viaggio molto lungo pensando ai cinque anni di qualifica e di preparazione. Quindi per noi è una grossa soddisfazione essere arrivati qua e avere raggiunto un sogno come la medaglia d’oro del quartetto. Come fu un sogno cinque anni fa la medaglia di Viviani. Poi la medaglia di riconferma di Elia da portabandiera, tutto molto bene…».

Ganna ci ha abituato a prestazioni spaziali. E anche questa volta l’uomo della Ineos Grenadiers non ha tradito
Ganna ci ha abituato a prestazioni spaziali. E anche questa volta l’uomo della Ineos Grenadiers non ha tradito
E’ vero che a un certo punto avevi pensato di inserirlo nel quartetto?

Si, mi sarebbe piaciuto inserire anche Elia, però eravamo a centesimi e venivamo da un record del mondo. Andare in finale col record del mondo e cambiare un uomo contro i più forti, era un po’ rischioso. Quindi abbiamo deciso di tenere l’assetto della semifinale ed è andata bene. L’avevamo anche preparata bene studiando i danesi e siamo riusciti a prevalere di pochissimo. Come poi è stato anche nella semifinale con la Nuova Zelanda, dove abbiamo trovato una un’altra squadra fortissima.

Ci si poteva aspettare che Ganna facesse quei cambi di ritmo nel finale?

Pippo i tempi al tablet li ha sempre segnati bene, però insomma… Fino a quel punto, il tablet segnava i tempi che avevamo stabilito e il cronometro ci dava ragione perché a differenza di quello che pensavamo la Danimarca non stava scappando più di tanto. Anzi all’inizio, grazie una bella partenza di Lamon, siamo stati in vantaggio e abbiamo preso subito un ritmo altissimo che siamo riusciti a mantenere. E poi Pippo nel finale ha fatto quello che ci ha sempre abituato a fare e ci ha portato a vincere.

Villa ha sofferto nella prima metà della finale, ma alla fine ruggiva come un leone
Villa ha sofferto nella prima metà della finale, ma alla fine ruggiva come un leone
Viviani ha lamentato il lungo periodo in Giappone senza correre…

E’ stata la stagione della pista. Siamo riusciti a fare la Seigiorni di Fiorenzuola, ma ci sono mancati, come programma stabiliva, la Coppa del Mondo di Nieuwpoort cancellata prima del Giro d’Italia e dopo il Giro ci è mancato il campionato europeo. Avremmo avuto due prove da mettere nelle gambe e nell’esperienza. Abbiamo corso poco prima, perché sia Consonni che Viviani erano concentrati sulle gare su strada, per questo confidavamo in quelle gare che però sono state cancellate. E ci siamo trovati a giocarci un’Olimpiade senza tanta esperienza.

La differenza si è vista.

Analizzando la gara, dobbiamo mettere che non abbiamo fatto una grossa prestazione. Simone non stava bene. Prima e durante il riscaldamento si è sentito poco bene, però abbiamo provato a partire e vedere cosa potesse succedere. Ma resto fiducioso in questa coppia e sono convinto che sia una delle coppie migliori e che possa fare dei risultati.

Ganna si è fermato, ha sollevato la bici, poi è andato da Villa e lo ha abbracciato
Ganna si è fermato, ha sollevato la bici, poi è andato da Villa e lo ha abbracciato
Credi che anche il quartetto sarà da confermare?

Io credo che Jonathan Milan dimostri il fatto che io guardo il cronometro. Come ho dimostrato con Scartezzini e Bertazzo, io ho rispetto di tutti però per fare queste prestazioni devi guardare il cronometro e avere un po’ l’intuito di presentare la squadra migliore. Bando alle amicizie e al bene che posso volere ai corridori. Quando arriviamo qua, per il bene dei quattro che corrono, bisogna presentare i migliori. E Jonathan ha dimostrato di essere entrato in questo gruppo, perciò da qua a tre anni può succedere che magari entri qualche giovane. Sicuramente se entra, vuol dire che va forte

Quanto vi rallenterà la chiusura di Montichiari per manutenzione?

Montichiari resterà chiuso qualche mese, tre-quattro al massimo. Io spero e confido che magari strada facendo riusciamo a limare un po’ il periodo. E’ bastato prima e basterà anche dopo. Se arriva qualche velodromo in più va benissimo, ci mancherebbe, anzi mi farebbe piacere. Qualche ragazzo farebbe trasferte più corte per venire ad allenarsi in pista. Però il metodo d’allenamento ormai è assodato e specializzato, quindi continueremo a lavorare sia sul gruppo che c’è sia sui giovani, per avere sempre un buon ricambio.

Marco Villa è un uomo discreto: osserva molto e studia
Marco Villa è un uomo discreto: osserva molto e studia
Cosa vi siete detti dopo?

Ci siamo abbracciati, poi abbiamo festeggiato senza nessun discorso. I discorsi magari li faremo più avanti, perché ci sono ancora delle gare da preparare. Quello che gli ho detto prima del quartetto, un’ora prima del riscaldamento, è che il gruppo che era lì non doveva dimostrare niente al sottoscritto. Era lì perché sapevo che erano i migliori e sapevo che era un gruppo forte. Dovevano solo fare quello che erano abituati a fare: il meglio e nel miglior modo che potevano. Gli ho anche detto che di tutti i campioni che ho visto passare dall’Australia all’Inghilterra e la Danimarca, io non avrei cambiato nessuno dei miei uomini. Quindi insomma ci siamo dati mano sopra mano e siamo partiti per questa avventura e… Ed è arrivato questo titolo olimpico.

Viviani, le parole di Villa e il bronzo riaccende la luce

05.08.2021
5 min
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Una medaglia di cuore. Luccica il bronzo del portabandiera Elia Viviani, terzo nell’omnium al velodromo di Izu, e per la seconda volta sul podio olimpico a distanza di un lustro dall’indimenticabile oro di Rio 2016. L’ha inseguito con tutte le forze, per qualche attimo a inizio anno pensava di non poter nemmeno giocarsi le sue chances, quando a gennaio si era sottoposto a un intervento di ablazione a causa di una miocardite

Non bastasse quello, le cose non giravano su strada ormai da diverso tempo e non è un caso che il rapporto tra il fuoriclasse originario di Isola della Scala e la Cofidis si sia interrotto prima dei Giochi di Tokyo, lasciando un punto interrogativo sul suo futuro (ritorno a… casa alla Deceuninck-Quick Step?). I fantasmi del passato non l’hanno fatto correre tranquillo nelle prime due fatiche odierne: soltanto tredicesimo dopo lo scratch, undicesimo al termine della tempo race.

Peccato per l’argento sfumato all’ultimo giro, ma questo bronzo è benzina per la madison
Peccato per l’argento sfumato all’ultimo giro, ma questo bronzo è benzina per la madison

Bloccato

«Sono partito veramente male. Avevo un blocco nelle gambe – ammette senza nascondersi dopo essere sceso dal podio con la seconda medaglia olimpica in carriera – la testa non era a posto nella prima gara e si è visto. Le gambe non mi hanno permesso di seguire l’attacco giusto e la testa non mi ha permesso di sprintare perché mi sono accorto che mancavano tre giri, ma era troppo tardi ed ero ultimo. Nella tempo race ho reagito, ma non ancora abbastanza da lottare per una medaglia e l’eliminazione è stata lo scatto: sapevo che se la vincevo, potevo tornare in gara e nella corsa a punti stavo bene. Ho corso all’attacco, sono tornato subito in gara, tanto che dispiace aver perso l’argento all’ultimo giro, però guardando all’inizio bisogna vederlo come un bronzo vinto».

La prova si è decisa nella corsa a punti con la grande rimonta di Elia che l’ha condotto al bronzo
La prova si è decisa nella corsa a punti con la grande rimonta di Elia che l’ha condotto al bronzo

Anni difficili

La scaltrezza gli ha permesso di imporsi nell’eliminazione e tornare in ballo per le medaglie, la corsa a punti corsa con determinazione ha trasformato la medaglia in realtà: «Non era facile dopo l’oro del quartetto di ieri e forse ho pagato quello o essere qui da 15 giorni e non poter rompere il ghiaccio in gara. Sono contento però, perché ho avuto due anni difficili e, quando mi concentro su un obiettivo, lo centro. Ora sono col gruppo che mi piace, con Marco (Villa, ndr) che ci guida. Spero di ripartire da qui e di essere tornato».

Il francese Thomas era il grande favorito, ma Viviani lo ha tirato giù dal podio
Il francese Thomas era il grande favorito, ma Viviani lo ha tirato giù dal podio

Ancora una

Una delle difficoltà di Elia, oltre alla responsabilità di alfiere azzurro, era di scendere in pista dopo il trionfo di ieri nell’inseguimento a squadre, ispirato dallo stesso Viviani, a detta delle quattro frecce azzurre.

«Probabilmente il ruolo da capitano è pesato anche a me negli ultimi giorni. Ieri è stata una giornata che non dimenticherò mai – aggiunge, svelando poi le sue velleità da profeta (sarà il nome) – se vi ricordate, nella zona mista di Rio vi avevo detto che il mio sogno era di vedere l’oro nel team pursuit e l’abbiamo visto. Mi è spiaciuto non essere in quartetto negli scorsi giorni, ma era giusto non cambiare nulla perché i ragazzi andavano forte. Però mi sono preparato e le gambe mi sono uscite nelle ultime due prove, forse le migliori di sempre. Loro mi hanno caricato, nonostante abbia dovuto cambiare camera ieri sera per dormire un po’. Abbiamo ancora una gara in cui possiamo divertirci con Simone e chiudere due anni insieme nel migliore dei modi e credo che Marco sia orgoglioso di noi come tutti gli italiani».

Gli altri erano stanchi, ecco il momento giusto per attaccare
Gli altri erano stanchi, ecco il momento giusto per attaccare

Correre e divertirsi

Lo è eccome il tecnico azzurro: «E’ una medaglia col cuore – dice Villa – dopo una prima gara in cui non l’ho proprio riconosciuto. Sono sceso mentre faceva i rulli – spiega – per scaricare e gli ho chiesto cosa stesse succedendo. Non riusciva a capirci, non aveva buone sensazioni, così ho capito che non erano le gambe, ma la testa. Mi sono sentito di dirgli che una medaglia d’oro ce l’aveva già a casa e qui doveva soltanto correre e divertirsi. Nello scratch era troppo teso, era irriconoscibile e lui mi ha detto che non aveva nemmeno guardato il contagiri. Qualcosa non andava, non so se siano state le mie parole o abbia fatto da solo, ma nell’eliminazione abbiamo visto come si è divertito e nella corsa a punti si è rivisto il Viviani di sempre».

Podio con oro per Walls, argento per il neozelandese Stewart e bronzo per Viviani
Podio con oro per Walls, argento per il neozelandese Stewart e bronzo per Viviani

Svolta whatsapp

Poi Villa racconta la super rimonta nell’ultima prova. «Eravamo d’accordo che i tre punti di una volata non ci cambiavano la vita. Poi, a un certo punto ho visto che il francese e l’olandese si guardavano, il britannico era andato con la medaglia d’oro, così ho scritto un messaggio ad Amadio che era sulle tribune, dicendogli: “Deve provare”. Ho sentito che gli ha detto: “Elia, adesso”. E dopo aver preso il giro, quei venti punti gli han dato la grinta, ma poi aveva anche tante gambe. Ho visto qualche gamba un po’ meno forte e questo mi dà morale per sabato». E Villa, dall’alto del suo bronzo a Sydney 2000 in coppia con Martinello, di americana se ne intende. I lampi azzurri non sono finiti al velodromo di Izu.

Scartezzini, podio in videochiamata e dubbio sui mondiali

05.08.2021
3 min
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Scartezzini ha in testa i mondiali, ma intanto ha seguito la finale dell’inseguimento a squadra in uno studio televisivo vicino casa, per stare in compagnia. Quando poi si è trattato di vederli salire sul podio, l’altro veronese Viviani lo ha videochiamato, permettendogli di essere a suo modo presente.

Villa lo ha ringraziato, raccontando di aver mandato a lui il primo messaggio dopo l’oro. E Michele conferma, quasi incredulo. Poi torna a parlare di quel record che non aveva voluto rivelarci all’indomani della sua esclusione dal quartetto.

«Avevamo già battuto il primato del mondo facendo 3’44” in allenamento – dice – solo che lo avevamo fatto con il 62, a Montichiari e con il body che usavamo normalmente. La pista di Tokyo si è rivelata molto veloce, hanno usato il 63 e a volte il 64 e il nuovo body è più aerodinamico. Sapevo che potevano farlo».

Scartezzini ha vissuto tutta la preparazione al pari con gli altri ed è rimasto fuori pur meritando di esserci
Scartezzini ha vissuto tutta la preparazione al pari con gli altri ed è rimasto fuori pur meritando di esserci

Mondiali? Forse…

Ci sarebbe stato bene anche lui, ma forse per farsela andare bene, saputo che sarebbe dovuto restare senza correre come Bertazzo, disse che sarebbe stato meglio viverla da casa. Anche se al momento dell’inno, vissuto attraverso uno smartphone, ha scoperto che la pelle d’oca in loco è sempre più spessa. Il discorso semmai è capire adesso come proseguirà la sua stagione.

«Quando Villa mi disse che non sarei andato – spiega – aggiunse che avrei dovuto farmi trovare pronto per i mondiali, ma adesso vediamo. E’ difficile smontare un quartetto come questo, che ha fatto per due volte il record del mondo. Non so cosa faranno gli altri di qui all’autunno. So però che Pippo vuole tirare fino ai mondiali, perché vuole vincerli. Bisognerà vedere Consonni e Milan, per i piani che avranno con le loro squadre. Perciò a Villa lo dirò che ai mondiali ci andrò soltanto con la certezza di essere all’altezza».

A Montichiari assieme a Ganna, i due sono amici e hanno condiviso anche il ritiro in altura sopra Macugnaga (foto di apertura)
A Montichiari assieme a Ganna, i due sono amici e hanno condiviso anche il ritiro in altura (foto di apertura)

Road to Paris

In effetti la prova di solidità offerta dal quartetto di Tokyo e il fatto che si tratti di un gruppo molto giovane, fa pensare che per quanto invitante, la strada verso Parigi 2024 rischi di somigliare a quella per Tokyo. Con qualificazioni da conquistare sul campo ad opera di chi della pista ha fatto la sua attività principale e il rischio poi di non correre per l’arrivo dei… titolari.

«Vedremo – ammette – sarà una scommessa. Intanto il primo traguardo è quello dei mondiali. Ho avuto venti giorni per riposarmi al meglio e ripartire. Anche loro avranno la possibilità di fare lo stesso. E non crediate che per gente come Ganna e Lamon sarà un problema farsi il giro delle trasmissioni e delle feste, proprio no…».

Vale quello che ha detto Villa e resta anche nelle sue parole. E’ l’oro di tutti, discorso giusto. Ma dovendo dirla proprio tutta, è soprattutto l’oro di chi c’era. Gli altri hanno gioito allo stesso modo, ma la sensazione è che in fondo al cuore la ferita continui a sanguinare.

Le gambe degli azzurri e il cuore di Villa: i danesi non avevano scampo

04.08.2021
4 min
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Il cuore di Villa sta nelle parole con cui chiude l’intervista prima di correre ai piedi del podio, per piangere ancora con i suoi fantastici ragazzi.

«Sono contentissimo – dice – si è visto, non sono riuscito a trattenere le lacrime pensando anche a quello che abbiamo fatto fino a oggi e anche chi è a casa. Il primo che ho ringraziato per messaggio è stato Scartezzini, l’abbraccio più lungo l’ho avuto con Elia e Bertazzo. Hanno contribuito tutti a questa qualifica, loro quattro l’hanno finalizzata».

In tre verso il traguardo, Ganna guarda, è oro per l’Italia
Tre azzurri verso il traguardo, Ganna guarda, è oro per l’Italia

Paura danese

C’è tanto studio. Avete letto il racconto di Fred Morini. Le parole ieri sera alla squadra dopo aver analizzato i tempi dei danesi. Non era tutto oro quel che luccicava, ma bisognava prenderli con le molle.

«Io credo che dall’altra parte – dice – quello che abbiamo fatto in questi due giorni gli abbia fatto le gambe un po’ molli. Ieri sono caduti, ma erano in vantaggio quasi di un secondo, 1”200-1”300 ai 3.000 metri. Non abbiamo visto com’è finita, però hanno avuto un calo, poi un’accelerazione proprio quando gli inglesi sono calati. L’ho riletta bene. Per me sono tornati a crescere perché hanno trovato l’aria e la scia degli inglesi, che li rilanciati. Noi non dovevamo dargli quell’aria, dovevamo tenerli di là, testa a testa. E nel finale, all’ultimo chilometro mi aspettavo che andassero di più. Invece prima siamo stati in vantaggio noi, poi sono andati in vantaggio loro, però per poco. E con sei decimi a tre giri dalla fine, quando Pippo è andato davanti, ci ho creduto e… Abbiamo vinto!».

Sogno avverato

Ha gli occhi rossi il piccolo cittì che negli anni è diventato gigante. Quando gli diedero in mano il settore, non tutti erano convinti che ne avrebbe retto il peso. Invece il miracolo è successo.

«Prima c’era l’obiettivo Rio e l’abbiamo preso – dice dal cuore – poi abbiamo fatto l’ultimo quartetto a Rio e da lì è partito l’obiettivo Tokyo. Sì, ci credi. Il gruppo ha fatto vedere che aveva qualità e le abbiamo scoperte strada facendo. Avere un gruppo così, con un Consonni che fa secondo al mondiale su strada (il riferimento è a Richmond 2015 fra gli U23, ndr) ti dà la convinzione che hai in mano i ragazzi che contano, i ragazzi del futuro. Però dovevamo pensare anche alla loro carriera su strada e trovare il modo per fare coincidere tutte le cose. Lo abbiamo trovato tutti insieme e siamo arrivati qua. Certo, l’obiettivo era Tokyo 2020. Sogni di vincere, ma vedi che anche le altre nazioni ci puntano fortemente. Credevo che restasse un sogno. Mi dicevo: “No, non posso cedere, devo far vedere ai ragazzi che ci credo. Ma i danesi sono forti, ribaltare e migliorare così… Chissà se anche l’ultima volta miglioriamo?!”. Invece abbiamo migliorato anche l’ultima volta. Ce l’abbiamo fatta e il sogno è diventato realtà».

Un solo grande abbraccio azzurro: non si vinceva da Roma 1960. Non è stato solo un fatto di cuore: nulla è stato lasciato al caso
Non si vinceva da Roma 1960. Non è stato solo un fatto di cuore: nulla è stato lasciato al caso

Benzina Ganna

Vai Marco, valli ad abbracciare e canta insieme a loro per i fratelli d’Italia che oggi sono stati inchiodati agli schermi con voi, dando gas in quegli ultimi tre giri al grande Pippo Ganna, arrivato con gambe ancora potenti grazie al lavoro degli altri. L’avete visto quel gesto? Era la dedica a chi ha dubitato di lui dopo la crono. Con il primo oro per bici.PRO nella sua giovane storia, rivendichiamo il titolo fatto quel giorno: questa sconfitta sarà benzina per la pista. Izu è in fiamme. E l’incendio l’abbiamo appiccato noi.

Il Villaggio, la mensa, l’acqua su Amazon e oggi vanno per l’oro

04.08.2021
5 min
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Dietro le quinte, nel mezzo della scena. Gli orari sono incrociati, perciò quando qua stamattina è l’alba, in Giappone sono le 15,20 e in meno di due ore i ragazzi si sposteranno nel velodromo. Viviani è già andato di mattina. Fred Morini – fisioterapista al seguito della squadra, ex corridore e ottimo amico – racconta con un occhio all’orologio. I tempi sono serrati e guai sciupare un solo minuto che potrebbe servire agli atleti. Sono in un Villaggio dall’altra parte del mondo, la distanza accresce la sensazione di vivere un evento immenso.

L’una di notte

Ieri sera sono rientrati all’una, fra un controllo e una navetta, gli orari sono spostati avanti di circa due ore rispetto al solito.

«Ieri sera c’è stata tantissima euforia – racconta – e un po’ di crisi emotiva. Soprattutto Consonni era molto scosso. Siamo arrivati con una tensione altissima, dopo tanto tempo che non correvano. Non sapevamo niente degli avversari. Dall’Australia c’erano giornalisti e persone dell’Istituto dello Sport che annunciavano un quartetto pronto per distruggere il record del mondo. Facevano paura tutti, poi dopo le qualifiche si è sciolto un iceberg. Abbiamo capito dove si sbagliava, hanno messo a posto i turni. Ieri hanno seguito alla lettera la tabella di Villa e sono arrivati al record del mondo. Ma l’euforia è rientrata in fretta. Quando siamo arrivati al Villaggio, c’erano altri atleti che avevano vinto la medaglia. Per cui dopo un po’ siamo rientrati nelle nostre stanze. Abbiamo fatto i nostri trattamenti sui ragazzi. Villa ha detto qualcosa dopo aver rivisto i tempi degli avversari e siamo andati a dormire».

Viviani è riserva del quartetto, in questi giorni lascia il Villaggio di buon mattino e anticipa sempre i compagni in pista
Viviani in questi giorni lascia il Villaggio di buon mattino e anticipa sempre i compagni in pista

Il Villaggio della pista

Vivono in un ex villaggio turistico a 15 chilometri dal velodromo. Camere da quattro. In una i due massaggiatori (Morini e Baffi, figlio di Adriano, quello del fantacyclig) più Bertazzo e Milan. Nell’altra il resto del team. Si spostano con navette che passano ogni trenta minuti e ne impiegano circa 25. La sistemazione non è il massimo, ma dopo un po’ si sono abituati. Hanno dimenticato il modo di mangiare italiano e si sono adattati a quello che trovano in mensa. Per fortuna lo chef degli stradisti al momento di ripartire ha lasciato loro parmigiano e olio, mentre per l’acqua gasata si sono organizzati i ragazzi: l’hanno ordinata su Amazon e hanno riempito tutti i frigo a disposizione.

I giorni più impegnativi per lo staff sono stati i primi in cui Ganna e Viviani erano ancora con il gruppo strada e bisognava fare avanti e indietro. Poi, una volta entrati nella dimensione della pista, le cose hanno preso un corso più normale.

Ganna sa scherzare, ma è una delle colonne della nazionale
Ganna sa scherzare, ma è una delle colonne della nazionale
Che effetto fa essere alle Olimpiadi?

Non capita tutti i giorni. Era un sogno per me quando facevo il corridore e ogni giorno che vado a colazione e passo davanti ai cinque cerchi sul muro, resto un po’ a guardarli. Ieri Villa, che pure le ha fatte da atleta, diceva che è un sogno anche per lui. E professionalmente esserci è un riconoscimento importante.

E i ragazzi invece come la vivono?

La fortuna di questo gruppo è che ci sono due atleti che certi eventi li sanno sostenere. Il capitano, cioè Viviani. E poi Ganna, che è giovanissimo, ma è stato capace di vincere tutto. A loro si è aggiunto il bimbo, Jonathan Milan, che hanno adottato perché è giovanissimo e perché va davvero forte. E’ un gruppo che sa di avere dei mezzi importanti. E poi zero stress e grandi motivazioni.

Spiega meglio.

Si sta vivendo tutto giorno per giorno. Per noi la qualifica era una semifinale, facendo calcoli sul risultato da centrare per avere il miglior abbinamento nel turno successivo. La semifinale di ieri l’abbiamo vissuta come una finale e in un certo senso lo era, perché c’era un palio la finale per l’oro. Eravamo lì a preparare gli abiti per la cerimonia, sapendo che oggi non avranno nulla da perdere. Il record del mondo potevano farlo i danesi, che in allenamento girano a ritmi pazzeschi. Però l’abbiamo fatto noi.

Milan è il più giovane e va fortissimo: il gruppo lo ha adottato
Milan è il più giovane e va fortissimo: il gruppo lo ha adottato
Non c’è rischio che si siano appagati?

Sono cattivissimi. Ieri sera sono arrivati stanchi, abbiamo fatto i nostri trattamenti, ma stamattina alle 9 erano già in giro per fare colazione e chiedere i rulli. Anche Villa è rimasto colpito. Alle 10 erano già sul lettino per l’attivazione muscolare del mattino. Viviani invece è andato in pista di mattina, perché comunque domani corre.

C’è possibilità secondo te che corra anche il quartetto?

E’ riserva e fino a un’ora prima può subentrare, ma queste sono cose che riguardano Villa. Stamattina Elia ha lavorato un po’ qui al Villaggio, dove abbiamo una bellissima palestra e anche i rulli, poi è andato a Izu.

In cosa consistono i vostri trattamenti?

Siamo partiti con i classici massaggi e poi con il passare dei giorni abbiamo personalizzato il lavoro. Piero Baffi segue il discorso della riattivazione muscolare, ma per fortuna non ci sono state richieste attività particolari, al di fuori di qualche trattamento di osteopatia.

Ieri hanno parlato tutti bene di Marco Villa, il loro riferimento.

Sono con lui da tanti anni, oltre che tecnico è anche un amico. Sa farsi voler bene e anche se parla poco sa farsi capire fino nei dettagli.

La decisione sull’ammissione della Danimarca in finale è stata presa nella notte
La decisione sull’ammissione della Danimarca in finale è stata presa nella notte
Che cosa significa essere a Tokyo per te sul piano professionale?

Lo stimolo per continuare ad aggiornarmi. Si giocano qualcosa di importante, non puoi non essere all’altezza. Tornerò a casa con un’agendina in cui ho scritto i punti su cui lavorare.

Villa parlerà in velodromo della gara di oggi?

Ha parlato ieri sera, come ogni giorno. Parlerà poi in pista.

Strana la decisione di far correre in finale la Danimarca?

Strana e meno facile di come è apparsa. Prima a colazione con Villa e Baffi mi sono trovato al buffet con un inglese e gli ho chiesto. Hanno presentato ricorso e sono stati in pista con i giudici fino a notte fonda, la decisione non è stata presa subito come è parso ieri. In pratica, per quello che ho capito, il danese ha sbagliato, doveva superare l’inglese e non tenere la testa bassa. Ma alla fine il fattore che ha portato alla decisione è stato lo sparo, avvenuto prima dell’incidente. Se lo avesse colpito prima dello sparo, avremmo avuto in finale gli inglesi.

Domani cercheranno di far divertire l’Italia

03.08.2021
5 min
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«E’ tutto merito tuo» grida il ragazzino del quartetto azzurro dei sogni Jonathan Milan. Il suo dito indica Marco Villa, il ct della pista che ha compiuto un altro miracolo, spedendo la squadra dell’inseguimento nella finale olimpica al velodromo di Izu, dove domani (sincronizzate gli orologi: ore 11,06) sfideremo i colossi danesi per l’oro. E’ stata un’Italia da brividi quella che ha battuto al fotofinish nel primo turno (ovvero una sorta di semifinale) la Nuova Zelanda per l’inezia di 0”090. E per lo stesso margine, gli azzurri hanno scritto il loro nome sul libro dei primati, realizzando il nuovo record mondiale in 3’42”307.

Dopo aver parlato da capitano, anche domani Ganna trascinerà l’Italia in finale
Dopo aver parlato da capitano, anche domani Ganna trascinerà l’Italia in finale

Lamon e Consonni

Velocissimo il lancio di Francesco Lamon, poi il testimone è passato a Simone Consonni che ha sua volta ha lasciato spazio a Jonathan Milan. I neozelandesi ci fanno soffrire, arrivano a mezzo secondo di vantaggio. Però a quel punto gli azzurri giocano il jolly, sfoderando la Locomotiva di Verbania. Filippo Ganna mette il turbo e si trascina dietro quel che resta dell’Italia, Consonni e Milan che in volata bruciano i rivali e ora sognano in grande.

Unanime da parte degli azzurri la dedica per il tecnico dell’Italia Marco Villa
Unanime da parte degli azzurri la dedica per il tecnico dell’Italia Marco Villa

Top Ganna

Quando arriva in zona mista, Top Ganna sorride e dichiara: «Oggi siamo arrivati con buona gamba e i ragazzi hanno dimostrato che il lavoro fatto negli anni ha portato davvero a tante cose, a tante emozioni. Più di una volta, l’abbiamo presa in quel posto e tutto torna prima o poi. Nel nostro gruppo ce n’è uno che ha già vinto una medaglia importante (Elia Viviani, oro a Rio 2016 nell’omnium, ndr) e lui sa cosa vuol dire vincerla e io voglio conviderla con gli altri. Gli dico di tenere duro 24 ore, poi se vogliono possono ubriacarsi e sarò il primo ad accompagnarli».

Fattore Elia

L’importanza di avere in gruppo un campione olimpico, nonché il primo ciclista portabandiera nella storia azzurra, è un valore aggiunto, come conferma chi lo conosce meglio di tutti, il compagno di squadra nella Cofidis, Simone Consonni: «Sicuramente, quello che ha fatto scattare questa attenzione per la pista è Elia. E’ grazie a lui che tutta l’Italia ci guarda e noi sentiamo il calore della gente, per cui speriamo di aver regalato emozioni anche oggi».

Futuro Milan

Capitan Top Ganna ringrazia i compagni per la prova da record: «Ridendo e scherzando dovevamo partire a 13”6, mentre al secondo giro eravamo a 13”3. Allora ho detto “Va bene ragazzi, fate quello come volete, ormai siamo lì”. Voglio dire un grazie a tutti, da chi è partito e non l’aveva mai fatto così forte (Lamon), a chi ha fatto il secondo uomo e ci ha portato subito “in tabella” (Consonni) e poi anche a uno alto e giovane che può essere il futuro del ciclismo su pista e non solo, perché anche su strada sa difendersi».

Un abbraccio anche per Lamon, che è andato molto meglio di ieri
Un abbraccio anche per Lamon, che è andato molto meglio di ieri

Berlino addio

L’ultimo riferimento è a Milan, che compirà appena 21 anni a ottobre ed è già sul podio olimpico. Nemmeno il diretto interessato ci crede: «E’ un’emozione indescrivibile, è tutto nuovo, faccio fatica a realizzare dove sono. Rispetto al bronzo di Berlino 2020, sono tanti step in più».

Provateci voi

Le parole quasi gli mancano e anche Lamon annuisce, ma lascia la parola a Consonni: «Siamo partiti subito con una tabella alta, perché sapevamo che era una semifinale impegnativa, in pratica era una “finalona” per entrambi. Siamo stati a tabella e poi sapevamo di avere l’uomo in più che è Filippo, che ci fa fare la differenza alla fine e si è visto anche oggi. Bravi a me e Milan che gli siamo stati a ruota perché non è semplice. Se non ci credete, provateci».

Nel nome di Villa

Top Ganna va così forte, che gli avversari tentano di fermarlo in tutti i modi, ma il verbanese replica a modo suo: «Ci sono nazioni che han detto che il mio manubrio non era omologato, anche se lo è dall’Uci. Avrei potuto correre anche con quello della corsa a punti. Dai, non voglio essere sborone, però volevano metterci il bastone tra le ruote».

Non ha funzionato e ora manca l’ultimo gradino da scalare: «Come già detto prima della semifinale, dobbiamo fare la gara su noi stessi e seguire una persona a bordo pista col tablet a cui crediamo ciecamente. Se lo facciamo alla lettera, abbiamo visto che possiamo fare. Domani Marco Villa sarà sempre il nostro faro e cercheremo di far divertire l’Italia». 

Con queste premesse, prendetevi un’ora libera domattina perché c’è una finale che può regalare i nostri ragazzi alla leggenda. Il vostro tifo si sentirà anche a migliaia di chilometri di distanza e sarà il turbo per i giri finali che eleggeranno il quartetto campione olimpico.

Anche Villa si commuove: record del mondo e super Ganna

03.08.2021
5 min
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Record del mondo e finale con la Danimarca. In quel tripudio di urla e abbracci che è stato il velodromo di Izu dopo la sfida con la Nuova Zelanda, gli occhi non riuscivano a stare dietro alle scene di esultanza senza tornare di tanto in tanto al tabellone che indicava il nuovo record del mondo stabilito dal quartetto azzurro: 3’42”307 alla media di 64,765. Nuova Zelanda 3’42”397, anche il loro sarebbe stato record, ma il nostro è meglio.

Marco Villa ha gli occhi lucidi e per la prima volta in tanti anni lo abbiamo visto esultare come dopo un goal. Lui che si tiene tutto dentro, è arrivato a Tokyo portandosi sulle spalle la responsabilità del doppio impegno di Ganna. E puoi avere fede nel lavoro quanto vuoi, ma se alla fine non salta fuori il tempone, crolla tutto giù.

«Mi tengo tutto dentro – sorride con gli occhi lucidi e a tratti si interrompe come per riordinare le idee – ma oggi mi è sembrato di essere andato un po’ in debito. Quando ho visto che eravamo in vantaggio e poi abbiamo cominciato a perdere… Di solito quando succede così, si va giù. Però probabilmente succede agli altri e a questa squadra no. Con un Ganna così grande che fa la differenza all’ultimo chilometro… Sapete tutti che con le caratteristiche dei nostri corridori non possiamo partire forte e ho sempre detto che la cronometro non ci permetteva di lavorare sulle partenze da fermo, però giorno dopo giorno Pippo ha dimostrato, ne sono convinto e ne ero convinto, che sarebbe migliorato sempre di più. E oggi meglio di ieri e ieri meglio dell’altro ieri e domani… Domani un altro giorno».

Villa ha sofferto nella prima metà di gara, ma alla fine ruggiva come un leone. Poi la scoperta del record…
Villa ha sofferto nella prima metà di gara, ma alla fine ruggiva come un leone. Poi la scoperta del record…

L’Italia si giocherà la finale con la Danimarca, nonostante il goffo incidente per cui Fredrik Madsen ha travolto il terzo britannico, staccato, ma pur sempre in gara.

Pensavi che dopo la caduta sarebbero passati loro?

Era difficile capire cosa sarebbe successo. Io ho uno storico di due settimane fa, dove nella finale per il terzo e quarto posto in Coppa del mondo, Plebani è stato raggiunto e tamponato dallo svizzero e hanno dato la vittoria a noi, perché il regolamento dice che l’avversario lo devi passare. Qui non era il caso di un singolo, ma di un quartetto e ho sentito sparare. Però il danese ha tamponato l’inglese e non gli ha permesso di finire la prova. Potrebbe esserci un warning e loro ne hanno già un altro per i cerotti (ieri i danesi hanno corso con un taping vietato e per questo sono stati ammoniti, ndr). Ma non lo so, non voglio fare il giudice e prendo atto della decisione.

Un grande Ganna, malgrado la crono o proprio grazie alla crono?

Ero più dispiaciuto io di lui, perché Pippo non si è mai lamentato del circuito, ma dei cinque era nettamente quello sfavorito visto il percorso. Si è buttato dentro come se fosse il suo circuito e ha perso per due secondi il bronzo e per quattro l’argento. L’ha presa così e me dispiace, perché ho sempre detto che poteva entrare nella storia prendendo una medaglia a crono e una su pista. Quella su strada l’ha mancata per poco, però… 

Francesco Lamon, l’uomo delle partenza: un ruolo delicatissimo. Ieri si è staccato, oggi è andato meglio
Francesco Lamon, l’uomo delle partenza: un ruolo delicatissimo
Però su pista si corre per l’oro.

Noi eravamo venuti qua per dimostrare e per fare questo. Per avere questo obiettivo con Pippo, anche se che qualcuno era un po’ dubbioso sulla scelta. Che magari se non veniva in pista, poteva vincere la cronometro. E se si prendeva il legno anche qua, si era fallito in tutte e due le parti. Noi siamo partiti un anno fa pensando a questo e Pippo è venuto qui con il suo posto nella cronometro grazie alla vittoria nel campionato del mondo. Se le Olimpiadi ci fossero state l’anno scorso, Pippo non avrebbe corso la crono. Invece si è guadagnato un posto e ha voluto rispettarlo.

Senza neanche un dubbio?

Io sono stato il primo sostenerlo, però questo quartetto è partito 8 anni fa per arrivare qua e Pippo è stato il primo che l’ha sostenuto. Non era giusto abbandonarlo perché adesso è diventato forte di là, quindi abbiamo cercato di credere in qualcosa che, lavorando bene, si poteva fare.

Si era quasi fatta, in effetti…

La prima l’abbiamo sbagliata di poco, anche perché sono andati forte gli altri. Perché Dumoulin aveva smesso poi si è ripresentato e in un anno è diventato ancora Dumoulin. Tanta roba. Dennis senza Tour ha fatto terzo…

Dopo aver tamponato il britannico, Madsen pretendeva anche di avere ragione
Dopo aver tamponato il britannico, Madsen pretendeva anche di avere ragione
In finale con i danesi: come la vedi?

Voglio studiarmi i tempi, non li ho presi e voglio vederli bene. E poi loro nel finale avevano avanti l’Inghilterra che li ha risucchiati forse anche troppo.

Le donne purtroppo sono uscite: si poteva fare di più?

Stiamo lavorando benissimo, al maschile e al femminile. Le ragazze forse vanno a casa con una delusione personale, ma sono giovanissime e devono prendere per esempio questo quartetto che è passato dalla delusione di Rio ed è cresciuto tanto. Non c’è davvero niente di cui lamentarsi. Sono contento del materiale che ho, sono contento dell’attività che ho fatto, sono contento del supporto che mi ha dato la Federazione anche per tenere gli stradisti in pista e questo credo che sia la cosa basilare. Pinarello e Castelli ci hanno dato dei materiali fantastici e… questi tempi, il record del mondo sono frutto di tanto impegno.

Una partenza normale per gli azzurri, per le loro caratteristiche, poi un finale travolgente e il record del mondo 3’42″307
Una partenza normale per gli azzurri, per le loro caratteristiche, poi il record del mondo 3’42″307
Cosa hai detto ai ragazzi?

Non più di tanto. Ieri sera abbiamo fatto il discorso dopo la prova e poi questa mattina sono venuto al velodromo alle 9 con Viviani e loro erano ancora letto. Li ho aspettati qua, sono arrivati alle tre e mezza e abbiamo parlato. Non c’è tanto da dire, sono ragazzi che sanno già quello che devono fare, hanno una grossa esperienza. Sanno sopportare le pressioni, le difficoltà. L’andare in svantaggio è una difficoltà e l’hanno superata. Quindi domani…

Quindi domani?

Faremo tutto il possibile. Oggi anche Elia è venuto qui lavorare anche per il quartetto. Quindi adesso vediamo, parlo coi ragazzi e domani… domani è un altro giorno.

Super Danimarca e Germania, ma i nostri quartetti sono lì

02.08.2021
4 min
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Dalla strada alla pista a tutta velocità. E’ cominciata l’ultima settimana di Olimpiade a Tokyo e gli amanti delle due ruote sono pronti ad emozionarsi per le gare che da qui a domenica 8 agosto assegneranno le medaglie in pista. L’Italia è partita subito ai mille all’ora con i due suoi quartetti che sembravano due treni a vederli filare lesti quest’oggi: sia gli uomini sia le donne, infatti, hanno ritoccato i rispettivi record nazionali.

Record italiano

Ad aprire le danze sono state Letizia Paternoster, Rachele Barbieri, Elisa Balsamo e Vittoria Guazzini, che hanno portato il nuovo limite nazionale a 4’11”666, che è anche il quarto tempo assoluto. Domani, alle 15,51 locali (ovvero alle 8,51 italiane) sfideranno la Germania, numero uno nelle batterie (4’07”307) per un posto nella finale per l’oro. Una sfida in salita, ma le nostre frecce azzurre vogliono stupire ancora. Gran Bretagna (2° posto in 4’09”022) e Stati Uniti (3° posto in 4’10”118) si giocheranno l’altro posto nella finalissima. Le due perdenti, insieme alle altre quattro squadre torneranno in gioco per il bronzo. Le finali con in palio le medaglie sono in programma a partire dalle 10,19. 

Pacca sulla spalla fra Barbieri e Guazzini: missione compiuta
Pacca sulla spalla fra Barbieri e Guazzini: missione compiuta

Così Dino Savoldi: «Le ragazze sono state brave, hanno girato nei tempi che pensavamo. Forse potremo migliorare ancora qualcosa, ma per ora ve bene così, perché questo è un gruppo giovane. Non era facile, perché siamo al debutto e la componente psicologica era importante. Sicuramente la Germania è diventata la favorita per il torneo, ma adesso si riparte da zero. Siamo contenti, ma consapevoli che tutto può ancora succedere».

Ganna power

Filippo Ganna ha pilotato, invece, il quartetto maschile, completato da Francesco Lamon, Simone Consonni e Jonathan Milan al primato italiano (3’45”895), che per qualche minuto è stato anche record olimpico (3’45”895), prima che i missili danesi facessero ancora meglio (3’45”014). Gli azzurri torneranno in pista domani alle 9,36 in punto contro la Nuova Zelanda. Chi vince, si gioca l’oro contro la squadra che andrà più veloce nel duello tra Danimarca e Gran Bretagna.

Tutti in un fazzoletto

Questo il commento di Marco Villa: «Non è stato facile con solo cinque giorni di preparazione su questa pista. Sono stati giorni di attesa e per certi versi anche di paura. Il fatto di partire per quarti è stato come correre al buio. Abbiamo seguito la nostra tabella, disturbata solo parzialmente dal salto del nostro corridore (Francesco Lamon, ndr) negli ultimi metri. Abbiamo visto, però, che i problemi ci sono stati per tutti. Ci attendevamo record del mondo frantumati, invece ci rendiamo conto che siamo tutti racchiusi in un fazzoletto e che sono tutti umani. La Nuova Zelanda è alla nostra portata. Siamo sereni. Adesso massaggi e un riposo che ci permetterà domani di essere pronti per il primo turno». Tenetevi forte, le emozioni sono assicurate.