MCZ in corsa al Giro-E con il concreto supporto dell’UC Giorgione

17.05.2025
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Il Giro-E è un autentico palcoscenico non solo alla mobilità elettrica su due ruote, ma anche a un’innovazione che rivoluziona il concetto di comfort domestico. MCZ, azienda leader nel settore del riscaldamento a biomassa, è scesa in pista come Official Partner della manifestazione portando lungo i 1.033 km del percorso la nuova EIKO 365, l’unica stufa a pellet capace di riscaldare in inverno e raffrescare in estate, senza bisogno di unità esterna.

Con partenza da Ostuni e arrivo a Roma, condividendo lo stesso traguardo del Giro d’Italia, il Giro-E sta attraversando l’Italia in 18 tappe. In ognuna di queste, MCZ è presente con il proprio stand “I Feel Cool” nel Green Fun Village, spazio tematico dedicato alla sostenibilità e all’innovazione, dove sarà possibile scoprire e vedere in funzione EIKO 365.

Lanciata in anteprima nel corso della recente Milano Design Week, e già apprezzata nelle fiere di settore internazionali come Flam’Expo a Lione e World of Fireplaces a Lipsia, EIKO 365 si presenta al pubblico italiano con una promessa concreta: comfort termico 365 giorni all’anno. Grazie a un sistema integrato che unisce la potenza di una stufa a pellet ad alta efficienza con la funzionalità di un raffrescamento estivo, EIKO 365 elimina la necessità di impianti complessi e unità esterne. Un solo foro a muro è difatti sufficiente per lo scarico dell’aria calda in estate e l’ingresso dell’aria comburente in inverno. Il tutto senza scarico condensa, grazie a un avanzato sistema di vaporizzazione, e con un ingombro minimo (86,5x110x48 cm), perfetto anche per ambienti piccoli.

La gestione è completamente smart: fiamma naturale, braciere automatico, bassi consumi e controlli intuitivi anche da remoto tramite app. Il cuore tecnologico è firmato “Core Technology”, la piattaforma di MCZ pensata per massimizzare efficienza e sostenibilità.

Marco Benfatto è il Capitano 

A guidare il progetto, in gara, sarà l’MCZ Racing Team, in collaborazione con l’Unione Ciclistica Giorgione e sotto la direzione sportiva dell’ex professionista Marco Benfatto. Accanto a lui, un team competente e motivato composto dalla Team Manager Sofia Teso, dal Direttore Sportivo Angelo Junior Presti e dal meccanico Ivano Presti.

«Siamo davvero orgogliosi di poter sostenere questo nuovo team – ha dichiarato Enrico Bonsembiante, Team Manager dell’UC Giorgione – io e Alessandro Ballan abbiamo lavorato con grande impegno per offrire a questa importante azienda le condizioni ideali per raggiungere i propri obiettivi. Credo che, grazie alla nostra esperienza nel settore e al supporto dei nostri collaboratori sul campo, potremo vivere un Giro-E di grande livello».

La partecipazione al Giro-E non è solo un’operazione di visibilità: è l’espressione concreta della filosofia “green” di MCZ, che ha scelto di comunicare i propri valori attraverso il linguaggio universale dello sport e del ciclismo elettrico. Anche la maglia tecnica del team racconta questa visione: realizzata da Energiapura in poliestere riciclato da bottiglie di plastica, rappresenta un simbolo tangibile dell’impegno verso un futuro a basso impatto ambientale.

Marco Benfatto sarà il capitano della squadra MCZ al Giro-E
Marco Benfatto sarà il capitano della squadra MCZ al Giro-E

Un progetto sostenibile

L’iniziativa di MCX al Giro-E riscontra il coinvolgimento di partner d’eccellenza, aziende che condividono l’obiettivo di rendere l’innovazione accessibile e responsabile. Accanto a MCZ troviamo BMC, Dolomia, Tempestive, Ebm-papst, Insulcon, Berardi e naturalmente Energiapura, per un progetto che unisce tecnologia, design e sostenibilità.

Il Giro-E 2025, organizzato in parallelo al Giro d’Italia, è ormai un punto di riferimento per tutte le realtà impegnate nella mobilità elettrica e nella transizione ecologica. Con la sua partecipazione, MCZ conferma il proprio ruolo da protagonista in questo settore, con un messaggio chiaro: il comfort domestico può essere parte attiva del cambiamento. Per chiunque ami il ciclismo, la tecnologia e l’ambiente, il Giro-E 2025 sarà l’occasione perfetta per incontrare un nuovo modo di vivere la casa. MCZ ed EIKO 365 vi aspettano, tappa dopo tappa, per mostrarvi come si può davvero “Feel Cool” in ogni stagione!

MCZ

Benfatto, tante attività moderne con le giovani del Giorgione

17.01.2025
6 min
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Anche per un ex professionista da oltre venti vittorie in carriera come Marco Benfatto, può esserci qualcosa di nuovo nel ciclismo. Il 36enne padovano di Borgoricco quelle novità un po’ le ha portate all’UC Giorgione quando ne è diventato preparatore atletico e diesse, un po’ le ha imparate dalle sue stesse atlete.

Rispetto alle sue stagioni da corridore tra Liquigas, vivaio Astana, Androni, Bardiani e da “coach” alla Gazprom, nella formazione di Castelfranco Veneto l’ex velocista ha dovuto rinfrescare aspetti del suo sport che aveva solo sfiorato. Così come avevamo fatto con Rossato qualche giorno fa per gli U23, abbiamo chiesto a Benfatto della sua esperienza con ragazze giovani. E qualche sorpresa non manca.

Marco come sta andando nel Giorgione?

Va molto bene, per me il 2024 è stato un anno di ascolto e osservazione. Ringrazio ancora Alessandro Ballan (il presidente, ndr) per l’opportunità che mi ha dato l’anno scorso. Lui è stato bravissimo a rianimare una storica società come questa creando un bel gruppo. Personalmente era la prima volta che lavoravo con i giovani e mi sono adattato alle categorie. Abbiamo esordienti e allieve e con loro possiamo ancora interpretare il ciclismo come un gioco. E’ vero che anche nel giovanile ormai si tende ad esasperare ogni cosa, invece noi pensiamo che sia ancora importante divertirsi come aspetto principale.

Però poi, come si dice, si è schiavi dei risultati.

Certo, piace a tutti vincere o raccogliere piazzamenti, ma noi non mettiamo alcun tipo di pressione. Sono contento di far parte del Giorgione perché ho riscoperto aspetti che tra i pro’ o negli U23 non ci sono più o forse non ci sono mai stati. Noi sappiamo bene che le vittorie conquistate ora tra esordienti e allieve vanno prese per quelle che sono. I successi spesso sono altri e ti accorgi che lavorare con i giovani è una gran bella soddisfazione.

Cosa intendi?

Puntiamo molto su attività alternative al ciclismo, specialmente durante il cosiddetto periodo di off-season. Queste ragazze hanno bisogno di fare qualcosa di diverso. Ad esempio abbiamo fatto team building andando a fare paint-ball oppure allenandoci su campi di beach volley. O ancora la settimana prossima andremo tutti assieme a sciare, naturalmente stando tutti attenti. Intanto nel mezzo ci abbiamo inserito anche sedute in palestra, perché è importante non solo nella preparazione.

Anche in questo caso qualcuno ti direbbe che è troppo presto per questi lavori. Cosa ne pensi?

Non bisogna pensare a lavori pesanti come fanno gli atleti di categorie superiori. Noi ogni lunedì andiamo in palestra per fare esercizi a corpo libero. Lo facciamo per prevenire gli infortuni, ma soprattutto per migliorare la coordinazione delle ragazze. Comunque più avanti inizieremo a lavorare con qualche carico, sempre piuttosto leggero.

Hai previsto altro nella preparazione?

I giovani di adesso si muovono sempre meno, anche quelli che fanno sport e devono ritrovare quei movimenti che sarebbero naturali. Facendo sempre un esempio, ci siamo accorti che molte ragazze non sapevano condurre bene la propria bici. Così abbiamo deciso di fargli fare un corso di guida in Mtb e su una pump-track. Abbiamo visto che si sono divertite e ne sono uscite con qualche abilità in più. Insomma, d’accordo pedalare e andare forte, ma è giusto che le ragazze prendano confidenza con tutto ciò che ruota attorno.

Le tue atlete conoscono il passato di Marco Benfatto da corridore? E ti chiedono qualcosa in particolare?

Sia Alessandro (Ballan, ndr) che io essendo stati professionisti veniamo rispettati dalle ragazze. Ci ascoltano volentieri quando hanno dubbi e domande. Ovvio che loro essendo giovani, talvolta perdono l’attenzione in fretta. Quindi dobbiamo essere incisivi, persuasivi e veloci nel dare spiegazioni, cercando di stare attenti alle parole. Non è facile insegnare ciclismo alle ragazze. Non dobbiamo essere troppo pesanti e magari essere più “social”.

Ovvero?

Il modo di comunicare dei giovani è cambiato molto e talvolta dobbiamo usare un linguaggio che sia il più comprensibile a loro. In questo senso è stato uno stimolo anche per me perché ho scoperto e capito meglio il significato di alcuni termini come boomer, crash, chill, corsivo o tanti altri (ride, ndr). In compenso le ragazze sono molto più espansive dei ragazzi e ti riconoscono i meriti nel lavoro verso di loro senza problemi. Diventano più responsabili come in certe occasioni.

Spiegaci pure.

Ad esempio nelle riunioni post-gara. Quando non abbiamo corso particolarmente bene, è capitato di riunire la squadra, chiedere cosa non fosse andato bene secondo loro e se avevano un parere. Iniziava a parlare una ragazza esponendo il suo pensiero e le altre intervenivano. Tutto veniva fuori automaticamente e alla fine riuscivano a risolvere le cose da sole, chiedendo il nostro parere finale. Questa è una di quelle vittorie cui facevo riferimento prima. Ed io mi trovo proprio bene a lavorare così.

Indietro di condizione? Benfatto spiega come si rimedia

03.02.2023
5 min
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I social, se ben utilizzati, possono essere fonte di idee e spunti per degli articoli. Ecco che guardando sul profilo Instagram di Fabio Felline, abbiamo notato una storia che ci ha colpiti. Il corridore dell’Astana Qazaqstan si stava allenando in palestra e la foto recitava: “alla ricerca dei watt mancanti”. Così partendo da questo spunto, e con l’aiuto di Marco Benfatto, vogliamo capire come lavora un corridore che si accorge di essere indietro di preparazione. 

Benfatto, qui a destra, dopo aver concluso la carriera nel 2020 si è laureato in scienze motorie ed è diventato preparatore
Benfatto, qui a destra, dopo aver concluso la carriera nel 2020 si è laureato in scienze motorie ed è diventato preparatore
Ciao Marco, innanzitutto, da quali fattori può nascere un ritardo di preparazione?

Ce ne sono molti – spiega il preparatore – però sono tutti legati a fattori esterni, come un’influenza. Capita spesso che nel ritorno dai ritiri in Spagna di dicembre, dove ci si allena a maniche corte e in pantaloncini, si subisca il cambio di clima. Uscire i primi giorni con il freddo può portare ad ammalarsi e perdere giorni di allenamento. 

Altri fattori magari legati più strettamente all’attività in bici?

Un infortunio che capita abbastanza spesso è l’infiammazione al ginocchio. I corridori fanno determinati lavori di potenziamento, ma con il freddo diventa meno vantaggioso di non farli. Perché lavorare con grandi sforzi a basse temperature può portare ad un’infiammazione appunto, ed anche in questo caso si perdono giorni di lavoro. 

E’ possibile sbagliare la preparazione?

Ormai non più, la tecnologia dà una grossa mano a noi preparatori. Grazie ai dati come watt o frequenza cardiaca, ma anche i vari software sono una grande aiuto. Il migliore è Training Peaks, con il quale si possono calibrare i carichi di allenamento in maniera ottimale. La cosa più importante per un corridore, nonostante tutto, rimangono i test di dicembre e gennaio. Con quelli si riesce a capire il tipo di preparazione e se si può spingere o bisogna aspettare. 

Per Benfatto la palestra va alleggerita una volta che inizia la stagione
Per Benfatto la palestra va alleggerita una volta che inizia la stagione
Abbiamo visto Felline lavorare in palestra, è utile?

Dipende, se ci si accorge che manca un po’ di forza allora sì, con dei lavori a secco si può recuperare. La palestra, tuttavia, una volta iniziata la stagione è meglio “alleggerirla”, si fanno dei richiami, ma il lavoro vero passa dalla bici attraverso il gesto specifico. 

Allora che cosa bisogna fare quando ci si accorge di essere indietro di condizione?

Si deve rimanere calmi, sembra banale ma è importante non “andare fuori di testa”. I corridori a volte vorrebbero fare lavori più intensi ma questo non serve. Il rischio è di arrivare sì in condizione, ma non avere poi una base e quindi il picco di forma dura poco. Meglio pazientare e arrivare al livello desiderato un po’ dopo. 

Dipende anche dalle esigenze di calendario?

Certo. Se un atleta parte a gennaio con l’intento di vincere subito, avrà meno tempo per sbagliare. Il calendario, comunque, è un problema ormai per preparatori e corridori. I ragazzi smettono di correre a ottobre e ripartono a gennaio, il tempo per riposare è davvero poco, e le condizioni climatiche non aiutano. Gli europei si allenano spesso al freddo e arrivare al top della condizione in gare dall’altra parte del mondo, dove per di più è estate non è semplice. E’ un po’ il cane che si morde la coda.

Ci si può accorgere di un ritardo nella preparazione solamente dopo la prima corsa?

Sì, la prima gara rappresenta una linea rossa dalla quale si parte a valutare il lavoro fatto. E’ vero che abbiamo tanti dati e molta tecnologia ma le sensazioni in corsa giocano ancora una parte fondamentale.  

Si è parlato di palestra, ma in bici che tipo di lavori fa un corridore indietro con la condizione?

Bisogna recuperare il ritmo gara, quindi si preferisce fare dietro moto o dietro macchina. Ed a questo si aggiungono altri lavori fatti ad alta intensità come fuori soglia. Per fare un esempio: se un velocista si accorge che non ha il picco di potenza che si aspettava, è meglio che cerchi di recuperare tramite allenamenti in bici. Lavorare troppo in palestra farebbe venir meno una base di lavoro importante.

Guardando al calendario un corridore da classiche o un velocista hanno meno tempo per rimediare?

Per i corridori da classiche è doppiamente difficile: primo perché stai lavorando su una gara secca. Secondo perché il calendario è “corto” e rincorrere non è mai semplice. D’altro canto, però, i corridori con quelle caratteristiche iniziano ad alzare i giri del motore già dal ritiro di dicembre. 

Per gli scalatori c’è più tempo per entrare in condizione
Per gli scalatori c’è più tempo per entrare in condizione
Per gli scalatori, invece?

Con loro per arrivare pronti agli appuntamenti importanti, si fa un dietro moto su salite da venti minuti. Il ritmo deve essere quello della corsa, quindi medio e soglia, con delle variazioni di ritmo. Chi prepara il Giro d’Italia lavora solo per quello, si parte un po’ prima ma le corse in mezzo come la Vuelta a la Comunitat Valenciana o la Tirreno-Adriatico, servono come allenamento.  

La ricetta è tanta pazienza e lavorare al meglio…

A mio avviso non si deve stravolgere il programma di lavoro, ormai la frittata è fatta e bisogna seguire la strada intrapresa. La stagione è lunga e c’è tempo per rimettere le cose in ordine.

A tavola da velocisti, fra watt e chili: Malucelli racconta

24.01.2023
6 min
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Velocisti e salita, una coperta molto corta. Con queste parole giorni fa Marco Benfatto ci aveva guidato nel mondo degli uomini veloci: quelli… condannati dal fisico a un certo tipo di prestazioni e ad attenzioni maniacali per tenere a bada il peso. Fra i casi portati ad esempio, il tecnico padovano aveva citato Matteo Malucelli (immagine photonews in apertura).

«Matteo è molto bravo – le sue parole – perché avendo studiato Ingegneria, è molto matematico nei ragionamenti. Calcola le calorie e si alimenta in base a quello che consuma. Ormai è tutto calcolato e tutto studiato, non scappa niente».

Da quest’anno Malucelli corre nella belga Bingoal. E’ pro’ dal 2017 (photonews)
Da quest’anno Malucelli corre nella belga Bingoal. E’ pro’ dal 2017 (photonews)

Squadra nuova, bici nuova

Il riferimento ci è parso interessante e con uno di quei giochi che la tecnologia rende possibile, abbiamo chiamato il velocista romagnolo. Lui in partenza dalla Spagna verso casa, prima di volare al Saudi Tour. Chi scrive dall’hotel di San Juan, in attesa dell’inizio della corsa argentina.

«Sono pronto per cominciare – ha detto Malucelli dall’aeroporto – era ora. Dopo quello che abbiamo passato con la Gazprom, ci voleva un periodo di normalità e lavoro fatto bene. Le gambe ci sono. Anche la bici è a posto. Chiaro che in allenamento con la squadra non vedi differenze, perché siamo tutti alla pari, quindi si dovrà aspettare di essere in mezzo al gruppo. Però la bici De Rosa mi piace e le nuove ruote Ursus sembrano davvero veloci».

La Bingoal correrà quest’anno con bici De Rosa e con le nuove ruote Ursus (photonews)
La Bingoal correrà quest’anno con bici De Rosa e con le nuove ruote Ursus (photonews)
Parliamo di alimentazione e velocisti?

Negli anni ci sono più attenzione e consapevolezza di quello che si mangia. Al primo da pro’, col peso era proprio una guerra e un po’ lo è ancora. Ma non è vero, come dicono, che per un velocista avere un chilo in più non cambia nulla. Già in salita facciamo fatica, se siamo anche pesanti, addio…

Benfatto parla di grande attenzione da parte tua.

Una volta ero più maniacale, ho avuto periodi in cui pesavo tutto. Invece adesso ho imparato a regolarmi e mangio in base a quello che ho fatto e che devo fare. Devi sapere cosa metti nel piatto. Ad esempio che le patate non sono verdura, ma carboidrati. Che ci sono carni più grasse di altri. Che i legumi sono proteine. E poi le quantità. Se devi allenarti forte, magari fai una colazione più robusta. Se hai scarico, puoi permetterti di farne una con pochi zuccheri. Diciamo che con gli anni ho maturato una discreta conoscenza alimentare.

Questa vittoria al Giro di Sicilia 2022 è l’emblema del riscatto di Malucelli dopo la chiusura della Gazprom
Questa vittoria al Giro di Sicilia 2022 è l’emblema del riscatto di Malucelli dopo la chiusura della Gazprom
In cosa consiste il tuo essere attento?

Cerco di guardare tutto, soprattutto in allenamento. Se devo fare un lavoro intenso, faccio il calcolo dei carboidrati che ci sono nelle barrette e in quello che porto, sapendo quanti dovrò consumarne. Ma giù dalla bici non sono uno che non mangia e che, se capita, va via di testa.

Stessa cosa quando non sei a casa?

Se vado in hotel, non ho la bilancia e non so mai come vengono cotti i cibi che mi arrivano nel piatto o prendo dal buffet. Per cui compongo i piatti tenendo conto dei principali macronutrienti.

Fra le cose da sapere, c’è che le patate sono molto ricche di carboidrati (foto ricetta.it)
Fra le cose da sapere, c’è che le patate sono molto ricche di carboidrati (foto ricetta.it)
Vale a dire?

Se faccio tanto, metà del piatto sarà riempito con la pasta, quindi carboidrati, mentre l’altra metà divisa fra proteine e verdure. Se non devo fare tanto, il rapporto si inverte. Nella mia testa vado a comparti e soprattutto evito il secondo giro al buffet. Mangio, mi alzo e vado via.

Perché dicevi che il chilo in più si sente, eccome?

Noi velocisti abbiamo la fortuna di essere molto muscolosi, quindi abbiamo il metabolismo basale più alto e di conseguenza bruciamo di più. Ma rispetto a uno scalatore abbiamo meno watt. Per cui facendo il rapporto potenza/peso, il nostro viene più basso. Se aggiungi un chilo, va giù di brutto. Diverso se aggiungi un chilo a chi ha molti più watt. In proporzione, quel chilo incide diversamente. Devi essere magro, altrimenti porti con te una zavorra, ma devi anche essere forte.

I legumi sono una preziosa fonte di proteine (foto Tutto fa brodo)
I legumi sono una preziosa fonte di proteine (foto Tutto fa brodo)
In gruppo lo capiscono?

A volte provo a farlo capire ai miei compagni scalatori che pesano 10 chili in meno e hanno gli stessi watt. E gli dico: già pesare più di voi e avere meno watt, significa fare la stessa salita con una cassa d’acqua sulle spalle. Se aggiungo un chilo, quindi una bottiglia, cambia qualcosa? Quel chilo in più per me equivale circa all’uno per cento in più, sono dati importanti. Vuol dire che può fare la differenza. In questo vedo il mio approccio da ingegnere, so dare un valore a numeri cui spesso non si pensa.

In che modo è cambiato il tuo rapporto con il peso?

Quando ero alla Caja Rural, ne avevo perso parecchio e non andavo. Il mio obiettivo è vincere, non essere magro. Quindi è meglio arrivare a una volata in meno, se in mezzo c’è tanta salita, ma essere capace di vincere quando ci arrivo bene.

Malucelli ha eliminato dal suo menù le carni più grasse, fra cui quella di maiale
Malucelli ha eliminato dal suo menù le carni più grasse, fra cui quella di maiale
Hai eliminato degli alimenti?

Mangio tutto, tranne quando voglio dimagrire e allora elimino gli alimenti con più calorie. Non mangio salame né carne di maiale, preferisco un petto di pollo, ma se c’è una grigliata capita che una salsiccia la mangi. Evito le carni grasse e i formaggi, anche se mi piacciono molto. La carne rossa fatico a digerirla, quindi la mangio una o due volte alla settimana.

Con gli alcolici come ti regoli?

Per fortuna non sono un amante. Fra una birra e un gelato, scelgo il gelato. Mi limito perché so che l’alcol non aiuta l’atleta, ma a tavola un bicchiere di vino ci sta spesso bene.

Un gelato a fine allenamento non incide troppo sul bilancio calorico
Un gelato a fine allenamento non incide troppo sul bilancio calorico
E il gelato?

Non smetterei di mangiarlo. Anche lì, dipende dai gusti. Pare che quelli cremosi siano i più calorici, ma se ne mangi uno al rientro dalla bici, non fa grossa differenza. E poi tanto fanno le abitudini, come per l’alcol. Se bevi una birra ogni tanto, non cambia nulla. Se la bevi tutti i giorni, allora è diverso. La coperta è davvero corta, Benfatto ha detto bene. Trovare il giusto compromesso non è facile, ma nemmeno impossibile.

Velocisti e salita, una coperta molto corta

15.01.2023
6 min
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Chissà se Jakobsen si aspettava che dalle sue parole, pronunciate alla presentazione della Soudal-Quick Step, sarebbero nati così tanti approfondimenti su velocità e attitudine alla salita: forse no. Così, mentre qualche giorno fa abbiamo verificato con Fabio Sabatini se l’olandese sia davvero l’uomo più veloce al mondo, oggi approfondiamo un’altra sua affermazione.

«Sono velocissimo – ha detto l’olandese (in apertura sull’arrivo di Peyragudes al Tour 2022, salvo per 15“ dal tempo massimo) – però magari non sono il velocista più forte del mondo, visto che devo sempre lottare col tempo massimo. Se vuoi essere il più veloce, devi soffrire in salita. Ma io sono fatto così e non voglio cambiare. Non voglio diventare come Blijlevens, che cercò di migliorare in salita, perdendo il suo spunto veloce».

Ripassando la storia del velocista olandese, classe 1971 che corse fra il 1994 e il 2004, arriviamo da Marco Benfatto, ex pro’ ed ex preparatore della Gazprom-RusVelo.

Dopo la chiusura della Gazprom, Benfatto ha continuato ad allenarne gli italiani. Qui con Scaroni, Malucelli e Carboni
Dopo la chiusura della Gazprom, Benfatto ha continuato ad allenarne gli italiani. Qui con Scaroni, Malucelli e Carboni
Marco, cosa pensi di questo ragionamento di Jakobsen? 

Il velocista puro non esiste più, forse lui è uno degli ultimi. Non è più l’epoca di Endrio Leoni, quando andavano piano per tutta la tappa e i corridori gestivano l’andatura in altra maniera. Adesso si parte sempre a blocco, nelle tappe con salite sempre di più. E se non sei già predisposto geneticamente con una buona capacità aerobica, fai fatica o ti devi accontentare di puntare su gare meno dure.

E’ vero che cercando di migliorare in salita, si perde la volata?

E’ matematico, come una coperta che più la tiri da una parte e più è corta dall’altra. Ci sono velocisti e velocisti. Non sono tutti esplosivi come i pistard, che non sono in assoluto i velocisti più forti, però hanno anche una predisposizione per tenere anche sulle salite brevi. E’ una cosa che mi dicevano sempre da dilettante “Ciano” Rui e Faresin: «Ricordati che il velocista da professionista è tutta un’altra cosa».

Jakobsen contro Morkov, sfida a Calpe: l’olandese lavora molto sugli sprint e poco sulla salita
Jakobsen contro Morkov, sfida a Calpe: l’olandese lavora molto sugli sprint e poco sulla salita
E avevano ragione?

E’ proprio così. I vari Modolo, per esempio, o anche Nizzolo da dilettanti erano quasi considerati gente che andava in salita, perché tenevano. Quando invece sono passati e si sono trovati a fare volate dopo 200 chilometri e dopo aver passato le salite, hanno dovuto cambiare pelle. Si va sempre più forte e bisogna avere una componente aerobica elevata.

E come si fa?

Bisogna sempre cercare di non snaturare il corridore, perché un velocista anche se si allena in salita non diventerà mai uno scalatore. Quindi bisogna sempre cercare di limare il massimo per portare a casa il risultato. Se poi però non diventi carne né pesce, allora abbiamo sbagliato qualcosa.

Nonostante abbia sempre lottato contro il tempo massimo, Cavendish in salita si difende meglio di Jakobsen
Nonostante abbia sempre lottato contro il tempo massimo, Cavendish in salita si difende meglio di Jakobsen
Alla luce di questo, come gestisci la settimana di un velocista?

Dedichiamo alcuni giorni a lavori specifici più adatti ai velocisti e giorni in cui anche lui si deve fare le sue ore di sella, di salita. Dall’esperienza di questo primo anno di lavoro, è venuto fuori che i velocisti si devono allenare di più sul loro punto debole, quindi un po’ di più sulla salita. Mentre lo scalatore, se insiste con i lavori di forza, come per esempio in palestra, migliora sulla parte in cui è un po’ più debole e quindi si completa.

Scatterà più forte?

Se lavora di più sulla forza, avendo già la resistenza, sviluppa la sparata per fare la differenza e riesce a fare uno step in più. Ma quello che ti ha dato madre natura non te lo toglie nessuno, sia per il velocista sia per lo scalatore.

Il velocista in pista (qui Bianchi con il cittì Quaranta) può trascurare la fase aerobica, che su strada è decisiva
Il velocista in pista (qui Bianchi con il cittì Quaranta) può trascurare la fase aerobica, che su strada è decisiva
I lavori in salita dello scalatore sono diversi da quello del velocista?

La differenza è che per esempio il velocista lavora a cadenze più elevate. Cerca di fare dei lavori ad intensità maggiore, perché il suo modello prestazionale di riferimento è quello degli ultimi ultimi 10 chilometri. E lì ci sono tanti cambi di ritmo e le potenze magari sono brevi ma intense, con rilanci a 700-800 watt. Perciò deve allenare quel tipo di resistenza con frequenza di pedalata più alta, abituandosi a girare sempre attorno alle 100-110 Rpm.

Anche il velocista ha l’assillo del peso?

Per assurdo, anche se sembra impossibile, di più. Ci sono scalatori più grassi dei velocisti. Me lo confermava anche Mazzoleni quando eravamo in Gazprom, dicendo che anche Nibali non aveva questa gran percentuale di magrezza, mentre i velocisti di solito sono molto più fissati con il peso. Devono limare su tutto, perché in salita bisogna tenere duro, quindi anche un chilo in più fa comodo non averlo. Ad esempio, Malucelli è molto bravo. Avendo studiato Ingegneria, è molto matematico nei ragionamenti. Calcola le calorie e si alimenta in base a quello che consuma. Ormai è tutto calcolato e tutto studiato, non scappa niente.

Hai parlato di coperta da tirare: come trovi il giusto equilibrio?

Qui si vede la bravura del preparatore atletico, avete proprio centrato il bersaglio. Trovare l’equilibrio che faccia rendere al massimo l’atleta è il punto cruciale. Quindi si comincia conoscendo il corridore, perché ognuno è diverso dall’altro. Quindi lavorandoci e vedendo come reagisce, si costruisce un vestito su misura.

Blijlevens, pro’ dal 1994 al 2004, ha vinto 4 tappe al Tour, 5 alla Vuelta e 2 al Giro: per dimagrire, perse spunto in volata
Blijlevens, pro’ dal 1994 al 2004, ha vinto 4 tappe al Tour, 5 alla Vuelta e 2 al Giro: per dimagrire, perse spunto in volata
Non ci sono regole universali?

Ci sono delle regole che però non vanno bene per tutti allo stesso modo. Per esempio nel test del lattato, in teoria le 4 millimoli sono il range quasi per tutti, per trovare la soglia aerobica. Però abbiamo visto che alcuni ce l’hanno a 5,2, altri a meno. Quindi alla fine, per capire l’atleta e dargli i parametri di allenamento, è importantissimo non fermarsi ai dati del primo test, ma farne altri per avere una maggiore possibilità di analisi

Il rapporto potenza/peso quindi conta anche per il velocista?

Non è fondamentale, però ovviamente quando si fa un test, anche un velocista adesso deve avere sopra i 5 watt/kg. Altrimenti non va da nessuna parte. Per lo scalatore si tratta di un rapporto fondamentale, ma nemmeno lo scalatore può fare a meno di conoscerlo…

Palestra e corse simulate, la via di Benfatto per la vittoria

07.06.2022
4 min
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«Giovanni è un ragazzo caparbio – dice Benfatto parlando di Carboni – quando punta un obbiettivo riesce a fare il corridore al 110 per cento. Nel periodo senza gare abbiamo lavorato bene con la palestra per incrementare i suoi livelli di forza, poi in avvicinamento alla competizione lavori più specifici vicini a ritmi gara. Lui e Malucelli si sono supportati a vicenda allenandosi assieme l’ultimo periodo».

Come si fa a stare per quasi due mesi senza correre e farsi poi trovare pronti quando arriva la chiamata? Lo abbiamo chiesto a Marco Benfatto, ex velocista e poi diventato uno dei preparatori della Gazprom-RusVelo, che assieme a Maurizio Mazzoleni ha continuato a seguire i ragazzi della Gazprom che ne hanno avuto voglia e necessità.

La vittoria di Carboni è stata la conferma (sofferta) del buon lavoro svolto a casa
La vittoria di Carboni è stata la conferma (sofferta) del buon lavoro svolto a casa

Il veneto era passato a dare un saluto il mattino di Castelfranco Veneto, sua patria negli anni da corridore, quando indossava la maglia della Zalf. Pizzetto e fisico ancora tirato, ha parlato a lungo con i “suoi” ragazzi alla partenza di tappa della Adriatica Ionica Race e la vittoria di Carboni dell’indomani è stata davvero la ciliegina sulla torta.

E’ vero come dice Scaroni che stanno ancora sfruttando la base di lavoro fatta nell’inverno?

Diciamo che abbiamo lavorato bene e che Sedun aveva creato un bel gruppo di lavoro. Stiamo ancora raccogliendo i frutti, soprattutto i ragazzi sono tanto motivati, perché alla fine devono trovare una sistemazione, quindi io gli auguro di vincere ancora. Stanno dimostrando sul campo che meritano comunque un posto in un’altra squadra.

Assieme a Mazzoleni avete continuato a lavorare con loro anche se la squadra era stata fermata?

Alcuni hanno voluto arrangiarsi, con altri stiamo lavorando ancora. Li abbiamo seguiti, diciamo ufficialmente, fino a un mese fa poi alcuni hanno preso altre strade. Malucelli e Carboni li sto ancora seguendo, quindi sono venuto anche un po’ per dargli un sostegno morale, anche una pacca sulla spalla. Questi ragazzi hanno bisogno anche di sostegno, di un punto di riferimento.

Prima della vittoria di Carboni a Brisighella, anche Scaroni e Malucelli avevano lasciato il segno
Prima della vittoria di Carboni a Brisighella, anche Scaroni e Malucelli avevano lasciato il segno
Cosa significa allenarsi senza sapere quando si correrà?

E’ molto più duro e molto più stressante, perché praticamente devi simulare le gare. Anche a livello ormonale, non è come essere in competizione. Quindi servono tanta testa e tanta voglia di lavorare.

Un certo tipo di lavoro va programmato, come avete fatto?

Fortunatamente Bennati ci ha confermato quasi subito che ci dava la possibilità di correre con la nazionale, perciò a parte le prime settimane di mantenimento, siamo riusciti a lavorare per obiettivi. Quindi abbiamo puntato prima il Giro di Sicilia dove Malucelli ha vinto e poi siamo andati avanti dove si poteva. Per fortuna c’è la nazionale che li sta sostenendo.

Benfatto con Loris Confortin, cardiologo oggi in pensione, che per anni è stato medico della Zalf Fior
Benfatto con Loris Confortin, cardiologo oggi in pensione, che per anni è stato medico della Zalf Fior
Sedun ci ha parlato di come il gruppo stia vivendo questa fase. Cosa pensi della situazione?

Ci sentiamo spesso, però ormai che c’è poco di cui parlare perché alla fine i discorsi sono sempre gli stessi. Quindi più che altro siamo in contatto per sapere come va. E’ un buon gruppo e speriamo di riprendere l’anno prossimo. Anch’io avevo investito su questa squadra e preso le mie decisioni. Rifarei la scelta comunque perché, anche se per un breve tempo, è stata una bellissima esperienza. Penso che la vita sia una ruota, quindi anche se adesso abbiamo avuto questo stop, prima o dopo tutto il lavoro che abbiamo fatto ritornerà. Sono fiducioso e penso positivo per il futuro.

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Benfatto, da corridore a preparatore pronto per nuove acrobazie

27.11.2021
4 min
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Lasciare il ciclismo a 32 anni e a 33 passare dall’altra parte della “barricata”. Da corridore a tecnico. E’ la storia di Marco Benfatto che ha deciso di appendere la bici al chiodo la scorsa stagione, di lasciare il completino da ciclista per vestire i panni del preparatore. Svolgerà questa sua professione in seno alla Gazprom-RusVelo.

Il veneto, una volta capito che non aveva grosse occasioni per continuare, ha deciso di trovare (e provare) nuove strade. Ma questi nuovi sentieri che sta iniziando a percorrere non sono del tutto sconosciuti per lui, in fin dei conti l’idea di fare il preparatore ce l’aveva già da un po’.

Per Marco ogni momento era buono per studiare
Per Marco ogni momento era buono per studiare

Da corridore a preparatore 

Marco studiava scienze motorie già da tre anni. Stando sempre in viaggio, seguiva l’università telematica eCampus.

«Esatto – afferma Benfatto – Ho sostituito Netflix con le dispense dell’università. Studiavo nei viaggi, negli hotel o a casa dopo gli allenamenti. Quello della preparazione è un mondo che mi ha sempre affascinato.

«Avrei potuto continuare un anno o due, ma visto che non c’erano delle condizioni contrattuali valide ho deciso di voltare pagina. Ho depositato la tesi e ad aprile la discuto. Ma ho già iniziato a lavorare come preparatore atletico, in più ho fatto dei corsi di biomeccanica e ho seguito il corso da direttore sportivo indetto dalla Federciclismo l’anno scorso».

«Per il resto tutto ciò è nato anche un po’ per caso. L’anno scorso ero con il mio procuratore, Moreno Nicoletti, ad una tappa del Tour e abbiamo parlato anche di queste mie idee, della mia voglia di fare un giorno il preparatore. Durante quel viaggio c’è stata una telefonata fra lui e Dimitri Sedun. Dimitri cercava un preparatore per la sua nuova avventura alla Gazprom ed eccomi qui…».

Nello staff dei preparatori della Gazprom, ci sarà anche Evgeny Popov e tutti loro faranno riferimento al centro di preparazione Modus Vivendi, diretto da Maurizio Mazzoleni.

Benfatto era una ruota veloce. Ha ottenuto oltre 20 vittorie tra i pro’ molte delle quali in Cina
Benfatto era una ruota veloce. Ha ottenuto oltre 20 vittorie tra i pro’ molte delle quali in Cina

Compagno e tecnico

A volte si chiude una porta e si apre un portone, quindi. Ed è quel che Benfatto ci ha più volte ripetuto nel corso della chiacchierata. 

Però non è facile passare in così breve tempo dall’essere corridore a tecnico. Dal condividere fatiche e spallate in gruppo a “dare ordini dall’ammiraglia” o dalla scrivania. Magari da una parte possono esserci dei vantaggi, come l’aver saggiato sulla propria pelle il ciclismo moderno, ma dall’altra possono esserci degli svantaggi, come farsi ascoltare dai corridori.

«Alcuni ragazzi che allenerò – dice Benfatto – sono stati miei compagni di squadra. Penso a Marco Canola con cui ero alla Zalf, a Giovanni Carboni in Bardiani e a Matteo Malucelli all’Androni... mi aspetto che mi aiutino. Ognuno adesso  ha il suo ruolo e va rispettato.

«Se conosco i caratteri di ognuno di loro? Dico piuttosto che bisognerà conoscerli di tutti e non solo di loro tre. Fare una tabella è facile, entrare nella testa del corridore è più difficile. Non bastano i numeri. Devi conoscere l’atleta e capire se va spronato o no».

Benfatto con Sedun, la nascita della collaborazione si è concretizzata a primi di settembre (foto Instagram)
Benfatto con Sedun, la nascita della collaborazione si è concretizzata a primi di settembre (foto Instagram)

Un lavoro di squadra

«Io comunque – riprende Marco – sono convinto che il team sia ben organizzato. Mi piace la mentalità fresca e giovanile di Sedun. Lui dà molta importanza ai dettagli, che sono poi gli aspetti che fanno la differenza nel ciclismo moderno. L’ho provato sulla mia pelle.

«Usiamo la piattaforma Training Peaks. E’ così che teniamo sotto controllo i nostri atleti. Ma non basta. Come detto, bisogna conoscerli e ai numeri si aggiunge sempre un messaggio per capire le sensazioni, le idee dell’atleta.

«E se non è sufficiente ci si parla proprio, ci si confronta. E non solo con me, anche con Popov, con i medici, i diesse. In Gazprom vogliamo lavorare come squadra, come gruppo».