Si rivede Lucca, in Ungheria per riavere una chance

20.08.2025
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Al Tour of Szeklerland in Romania si è rivisto a buoni livelli Riccardo Lucca, quinto in classifica e risultato il migliore fra gli scalatori. E’ chiaro, parliamo di una corsa livello 2.2 con squadre per lo più Continental, ma rappresenta sempre un segnale da parte di un corridore di cui si erano un po’ perse le tracce, dopo la chiusura del rapporto con la VF Group Bardiani.

Per continuare la sua attività, Lucca è emigrato fino in Ungheria, entrando a far parte del Karcag Cycling Epkar Team e il suo approdo in terra magiara è una storia nella storia, per un corridore che da lì vuole ritrovare uno spazio e dimostrare che ha ancora da dare a questo mondo.

Il Karcag Cycling Epkar Team ha 13 tesserati, fra cui il trentino e Andrea Colnaghi (foto Karancsi-Albert)
Il Karcag Cycling Epkar Team ha 13 tesserati, fra cui il trentino e Andrea Colnaghi (foto Karancsi-Albert)

«Sono arrivato al team in maniera un po’ fortunosa. Qui milita Andrea Colnaghi che è il fratello di Luca, con cui correvo alla VF Group. Io, da inizio stagione pur non avendo squadra avevo continuato ad allenarmi, continuavo fortemente a credere che qualcosa potesse ancora saltar fuori e un giorno il telefono ha squillato. Era Luca che mi chiedeva notizie, mi ha detto che al team di suo fratello c’era un posto e se ero disponibile. Chiaramente ho detto subito sì, abbiamo fatto tutto di corsa per il tesseramento e il 10 di maggio, dopo una settimana, ero già in gara».

Come ti sei trovato?

Il team mi ha fatto subito una buona impressione. Oltre a Andrea c’è Samuele Marini nello staff, inoltre il team manager è Ferenc Stuban che è da una vita nel ciclismo, aveva collaborato con la Beltrami qualche anno fa e parla benissimo italiano. E’ quello che tiene le redini di tutta la squadra. Non nascondo che a gennaio, quando ho visto che non c’erano prospettive mi ero un po’ buttato giù, ma poi mi sono detto che non avevo niente da perdere. Ho ricominciato ad allenarmi seriamente, senza niente in mano proprio per dire io mi alleno, metti che salta fuori un posto da qualche parte io ci sono.

Riccardo con la sua famiglia, con suo fratello Simone oggi al Gragnano Sport Club
Riccardo con la sua famiglia, con suo fratello Simone oggi al Gragnano Sport Club
E quando la prospettiva si è concretizzata?

Mi hanno gettato nella mischia quasi subito, una gara di preparazione e poi il Giro d’Ungheria. Non nego che ho fatto fatica, tanta, trovandomi con gente che correva già da gennaio. Sono andato sempre all’inseguimento, perché la condizione era inferiore agli altri ma ultimamente le cose sono andate meglio e ora sento di essere al pari dei compagni e degli avversari.

Nel rapporto con la Bardiani, che dicevi essersi chiuso in maniera repentina, pensi ci siano state anche delle tue responsabilità per la sua conclusione?

Sì, la colpa non è mai da una parte sola, a me però è mancato il confronto tra entrambe le parti. La chiusura ci stava, i risultati sono mancati, ma si poteva chiudere il rapporto in altra maniera. Non sono l’unico che è stato mandato via così.

Per Lucca due anni alla VF Group Bardiani, con qualche piazzamento e tanto lavoro per i compagni
Per Lucca due anni alla VF Group Bardiani, con qualche piazzamento e tanto lavoro per i compagni
L’esperienza nel complesso come la giudichi? Avresti potuto fare di più?

Sicuramente e mi dispiace perché dopo gli anni da dilettante che erano stati molto buoni non avevo avuto offerte e la Bardiani è stata l’unica squadra che mi ha offerto una possibilità e per questo sono grato. Guardavo i risultati di altri ragazzi quando passavano professionisti e mi dicevo che io che avevo vinto 7 corse non trovavo spazio, avevo l’impressione di faticare sempre più degli altri per guadagnarmi qualcosa. L’esperienza con loro è stata comunque bella perché il calendario il primo anno non è mancato sicuramente. Io però non avevo ruoli che mi consentivano di mettermi in mostra, men che meno portare risultati. Questo va un po’ a discapito di quando si tirano le somme per poter rinnovare, perché non hai niente in mano alla fine.

Lucca comincia a mettersi in mostra in salita, il suo terreno prediletto
Lucca comincia a mettersi in mostra in salita, il suo terreno prediletto
Com’è la squadra ungherese?

E’ una continental piccola ma organizzata, con cui è bello andare a correre. Almeno qui vai a correre col sorriso e sai che lo staff ci mette tutto il possibile, non sta lì a guardare orologio, compiti o responsabilità, il corridore è messo così nelle condizioni migliori. E nelle ultime corse, anche in Romania dove pure le salite erano davvero minime, mi sono giocato spesso vittorie e piazzamenti con Chesini della MBH Bank, come al GP di Slovacchia, lui primo e io secondo. Era un buon segnale visto il suo rendimento generale. Allo Szeklerland il secondo giorno ho provato sulla salita che c’era nel finale ad attaccare. Poi in discesa mi hanno ripreso, ma con i punti che avevo accumulato il giorno prima nella fuga e quelli presi lì ho vinto la maglia dei GPM.

Ora il calendario vi mantiene nell’Est Europa?

Sì, saremo in Polonia e Romania. Ora che mi sono ritrovato un po’ spero di fare qualche risultato soprattutto se troveremo corse con qualche salita degna di questo nome. Io mi farò trovare pronto per l’occasione…

La vittoria in Calabria di Colnaghi, quando meno se l’aspettava…

16.04.2025
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Una vittoria per scacciare le paure e per aprire un capitolo nuovo della propria carriera. L’esito finale del Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria ha aperto una nuova pagina nella carriera di Luca Colnaghi. Il portacolori della VF Group Bardiani ha conquistato sabato scorso la sua prima vittoria da professionista e, al di là del valore della corsa, ha colto un successo pregno di significati, mettendo la parola fine a un periodo davvero difficile culminato con un brutto fatto di cronaca a inizio marzo.

Lo sprint vincente di Colnaghi a Reggio Calabria, battendo i compagni di fuga Bais e Finn (in maglia azzurra)
Lo sprint vincente di Colnaghi a Reggio Calabria, battendo i compagni di fuga Bais e Finn (in maglia azzurra)

I fatti sono noti: Colnaghi è stato aggredito mentre si stava allenando per futili motivi, da due motociclisti che lo hanno malmenato procurandogli una spalla lussata e una microfrattura alle costole, con una prognosi di 10 giorni e la denuncia ai carabinieri. «La cosa che mi ha fatto più male? Non le botte, quelle passano. Ma l’indifferenza della gente, quasi fossi invisibile».

Colnaghi in questi giorni è al Giro d’Abruzzo. Ieri ha accumulato quasi 10 minuti di ritardo dal vincitore Covi, ma lo aveva messo in preventivo: «Non sono venuto qui per fare chissà cosa. Sono in ritardo sulla preparazione, ho bisogno di accumulare chilometri e fare fatica, per recuperare il tempo perduto».

Il corridore lecchese sul podio reggino. Per lui è la prima vittoria da pro’ (foto team)
Il corridore lecchese sul podio reggino. Per lui è la prima vittoria da pro’ (foto team)
Detto da uno che ha appena vinto suona strano…

Eppure è così. La mia vittoria è arrivata proprio quando meno me l’aspettavo. Non sono in forma in questo momento, il mio inizio stagione è stato costellato di difficoltà: a inizio anno ho avuto il fuoco di S.Antonio e sono stato fermo 3 settimane, poi l’aggressione con tutte le conseguenze. Ho perso molti giorni di allenamento e devo recuperare.

Tra l’altro dopo quel che hai subìto sei voluto tornare subito in bici…

Non solo, un paio di giorni dopo ero già in gara al GP Criquielion e non me l’ero neanche cavata male, chiudendo 16°. Ma sentivo dolore e mi accorgevo che qualcosa non andava, infatti la settimana dopo sono dovuto andare a gareggiare in Croazia in sostituzione di un compagno di squadra ma alla prima tappa mi sono dovuto ritirare. A quel punto abbiamo capito che era il caso di fermarsi.

Dopo l’aggressione, il lombardo ha subito corso in Belgio, ma i dolori poi sono diventati più forti
Dopo l’aggressione, il lombardo ha subito corso in Belgio, ma i dolori poi sono diventati più forti
La tua voglia di allenarti e correre pur con le conseguenze fisiche era anche una sorta di rivincita?

Per certi versi sì, ma poi ho capito che avevo bisogno di staccare, di resettarmi perché quel che avevo subìto aveva lasciato anche degli strascichi psicologici oltre che fisici. Non è stato facile, anche perché quel che è successo è avvenuto dove mi alleno normalmente, a 3 chilometri da casa. Posso dire ora di averla superata e questo è già un successo, ma dal punto di vista fisico ho ancora molto da lavorare.

In queste condizioni come sei arrivato alla vittoria?

Ha sorpreso anche me, perché durante la gara è stato tutto un tira e molla. Nella prima salita mi sono staccato, poi sono riuscito a rientrare ma pensavo che, visto che non ero all’altezza degli altri, era meglio se lavoravo per i compagni e così ho fatto sulla seconda salita. Poi la corsa si è messa in un certo modo e sono entrato nella fuga con Bais e Finn. Lì la squadra è stata fondamentale perché i compagni hanno creduto in me e hanno rotto i cambi nel gruppo permettendoci di andare all’arrivo e così è arrivato un successo che proprio non mi attendevo.

La squadra è stata fondamentale per il successo, riportandolo in gruppo dopo la crisi iniziale
La squadra è stata fondamentale per il successo, riportandolo in gruppo dopo la crisi iniziale
Tu sei al quarto anno nel team Professional, uno degli “anziani” a dispetto dei tuoi 26 anni…

Sembra strano dirlo ma è vero e qualche volta ci penso. Il ciclismo va davvero veloce, non dico che mi sento vecchio ma vedo che i più giovani iniziano ad affidarsi anche alla mia esperienza. Io nel team mi trovo davvero bene, anche a Reggio Calabria si è visto che lavoriamo in ottima sintonia. Devo dire che hanno sempre creduto in me e dato il loro supporto, anche se questa benedetta vittoria non arrivava mai…

Ci sei andato tante volte vicino, però…

Sì, anche in gare importanti come al Giro di Danimarca nel 2023 o lo scorso anno in Grecia, ma mancava sempre il pezzo per completare il puzzle. Per questo sono stato io il primo a rimanere sorpreso dal successo di sabato, perché era l’occasione meno propizia fra tutte quelle vissute in questi anni per vincere. Questo significa che nel nostro mestiere non puoi mai sapere come andrà a finire finché non attraverso la linea del traguardo. Certamente prima di partire non avrei mai pensato di ritrovarmi alla fine sul podio…

Colnaghi al Giro d’Abruzzo. Da correre senza particolari ambizioni, aiutando la squadra e incamerando chilometri
Colnaghi al Giro d’Abruzzo. Da correre senza particolari ambizioni, aiutando la squadra e incamerando chilometri
E ora?

Ora si pedala e si fa fatica pensando al futuro. Molti mi chiedono se, proprio per il fatto di essere in ritardo e quindi in crescita di condizione sarò al Giro, ma non credo di essere nella selezione, ci sono altre gare all’orizzonte per me. Qui come detto il percorso non mi è favorevole, diverso è il discorso per il successivo Giro di Turchia, lì vorrei arrivarci in buona forma perché ci sono tappe che possono essere adatte alle mie caratteristiche.

Il fatto di essere così ora ti dà però un vantaggio rispetto a tanti altri?

Penso di sì, soprattutto mentalmente e questa vittoria mi aiuta tantissimo. Si dice sempre che quando rompi il ghiaccio diventa tutto più facile, io lo spero tanto, chissà che arrivata la prima presto non ne segua una seconda…

Per Colnaghi un podio di lusso da cui ripartire

28.08.2023
5 min
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In Danimarca, Luca Colnaghi c’era già stato lo scorso anno, con un nono posto come miglior risultato. Questa volta però il PostNord Danmark Rundt gli ha dato, seppur per poco, quella risonanza di cui la sua carriera aveva bisogno. Un terzo posto di tappa dietro due autentici mostri sacri come il campione europeo Fabio Jakobsen e Mads “vincitutto” Pedersen: un podio che ha un grande valore e che può rappresentare quell’iniezione di fiducia per dare nuova spinta alla sua carriera.

Luca è al suo secondo anno alla Green Project Bardiani CSF Faizané. Era uscito dalla categoria Under 23 con grandi aspettative, come corridore capace di sorprendere, diciamo in rampa di lancio. Il risultato della volata di Bagsvaerd è il punto più alto e lo stesso lecchese ammette che è un punto di partenza, ma non molto altro.

Colnaghi affiancato a Jakobsen, uno sprint serratissimo. Il lombardo finirà terzo
Colnaghi affiancato a Jakobsen, uno sprint serratissimo. Il lombardo finirà terzo

«Sicuramente è il risultato più importante di questo biennio – afferma Colnaghi – per il fatto che davanti a me sono finiti due personaggi cardine del movimento, ma nel ciclismo se non vinci non è che poi hai fatto tanto. Conta sì, ma voglio ben altro».

In Danimarca avevi colto anche un 10° posto nella prima tappa. Quella corsa ti si addice?

Sì, lo avevo fatto anche lo scorso anno e avevo visto che è adatto per ruote veloci, ma non sono mai tappe scontate, diciamo che la volata te la devi guadagnare. E’ stato così anche quest’anno: nella prima tappa c’era pioggia e io ho sbagliato nella ricerca della posizione, altrimenti potevo finire molto più avanti. Nella seconda c’è stato un attacco ai meno 3 e ho perso l’attimo, nella terza che era la più dura sapevo di non avere una condizione sufficiente per tenere i più forti, poi c’è stato lo sprint del terzo posto.

Per Colnaghi quest’anno 8 piazzamento nei 10, un bilancio che conferma la sua costanza di rendimento
Per Colnaghi quest’anno 8 piazzamento nei 10, un bilancio che conferma la sua costanza di rendimento
Che impressione hai avuto da chi ti ha battuto?

Mi ha colpito molto Jakobsen, quando è partito mi ha praticamente lasciato sul posto… Quella volata però insegna molto, soprattutto l’importanza della posizione, del prendere la ruota giusta. Io che non sono un velocista puro mi sono trovato a lottare con i più forti, Pedersen ad esempio mi ha passato solo negli ultimi 10 metri e questo lo si deve proprio alla posizione che avevo trovato.

Come giudichi nel complesso la tua stagione?

Il bilancio nel complesso è positivo. Ho colto otto top 10, anche in prove del WorldTour o comunque spesso a confronto con squadre e corridori della massima serie, però io sono abituato a guardare il bicchiere sempre mezzo vuoto, a cercare quel che manca. Diciamo che finora mi è sempre mancato quel quid giusto per trasformare una buona gara in una vittoria. Le occasioni ci sono state, come in Slovenia quando mi è saltata la catena e abbiamo anche sbagliato strada in un giorno nel quale avevo una gamba favolosa.

Il lecchese si era messo in mostra al Giro U23 del 2020, con due vittorie in due giorni
Il lecchese si era messo in mostra al Giro U23 del 2020, con due vittorie in due giorni
Dicevi che non sei un velocista puro…

Le mie occasioni devo costruirle attraverso gare sempre un po’ mosse, nelle quali si possa scremare il gruppo al fine di ritrovarmi preferibilmente con corridori come me. Non ho la struttura possente di uno sprinter, sono 1,70 per 64 chili, robusto ma non abbastanza. Credo di dover crescere ancora molto, nel fisico, ma anche e soprattutto nell’esperienza.

Non sei più però il corridore di due anni fa che passava di categoria con tante speranze nelle tasche…

L’esperienza conta molto, aiuta nelle situazioni più diverse e il ciclismo te ne presenta sempre. Se guardo dal di fuori vedo un Luca Colnaghi più duraturo e costante nelle sue gare, con un rendimento abbastanza regolare, al quale manca ancora qualcosa per avere quelle punte necessarie per vincere.

Alla Green Project-Bardiani, Colnaghi ha trovato spazio per crescere. Resterà nel 2024?
Alla Green Project-Bardiani, Colnaghi ha trovato spazio per crescere. Resterà nel 2024?
Ti ritieni più un corridore cacciatore di tappe o uno per classiche d’un giorno?

E’ vero che guardando il mio calendario si può pensare che preferisca le tappe perché offrono più occasioni, ma io preferisco le classiche, per le mie caratteristiche sono più portato a dare tutto nelle gare secche, dove ci si gioca tutto nel giorno stesso.

Finora non hai ancora avuto occasione di cimentarti in un grande giro.

Questo è un po’ un pensiero che mi assilla, quest’anno ci tenevo a farmi trovare pronto per la corsa rosa, ma poi sono state fatte altre scelte. Per me sarebbe importante testarmi in una corsa di tre settimane perché so che ti cambia il motore, forse sarebbe quel quid di cui dicevamo prima. Il mio obiettivo per il 2024 è proprio quello, essere in gara in una prova lunga per dimostrare quel che so fare, l’età ormai è quella giusta…

Azzurri magistrali. L’oro degli under 23 è arrivato così…

25.09.2021
6 min
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Semplicemente magistrali. Perfetti. Gli azzurri di Marino Amadori hanno corso il mondiale U23 senza errori. Non solo per la vittoria di Baroncini. Sono stati sempre attenti. Sempre nelle prime posizioni. Davanti nei momenti cruciali. Hanno corso… bene. Hanno rispettato le consegne del cittì e i fondamentali di questo sport. Compattezza, umiltà, cattiveria agonistica, lucidità, forza, acume tattico.

Ci sono due fotogrammi simbolo, a nostro avviso.

Il primo. A 20 chilometri spaccati dal termine, quando davanti c’era ancora Luca Colnaghi, gli azzurri si spostano su un lato della strada e confabulano qualcosa. In quel momento la corsa non è nel vivo: di più! C’è tensione, adrenalina, tanto più che si pedala nel circuito cittadino.

Il secondo. All’imbocco dello strappo in cui è scattato “Baro”, ben quattro azzurri piombano davanti per prenderlo in testa. Il gruppo era allungato. Era il momento X. E loro c’erano. A quel punto la sensazione che stesse per accadere qualcosa di grande era forte. Ci sono venute in mente le parole di Filippo della vigilia («Lo strappo ai -6 può essere decisivo») e il finale della Coppa Sabatini in cui ha mostrato una super condizione. Sarebbe partito: sicuro.

Marino Amadori con Filippo Zana. Dopo alcune fasi in cui è rimasto composto, finalmente anche il cittì si è lasciato andare ai sorrisi
Marino Amadori con Filippo Zana. Dopo alcune fasi in cui è rimasto composto, finalmente anche lui si è lasciato andare

Capitan Zana

A richiamare tutti sull’attenti è stato Filippo Zana, che dal cittì ha ricevuto le chiavi della squadra. Negli ultimi tre chilometri ha chiuso persino sulle mosche.

«Diciamo di sì dai – ammette col sorriso il corridore della Bardiani Csf Faizanè – la cosa più importante è aver portato a casa la vittoria. A volte mi sono un po’ arrabbiato. Però penso sia servito a spronare i ragazzi e a riportare l’attenzione giusta. Perché? Perché certe volte eravamo un po’ in ritardo su alcune azioni. Si poteva fare meno fatica.

«Se poi si hanno le gambe e tutti hanno le gambe è più facile. Abbiamo corso da squadra e sono davvero contento: per la maglia, per noi, per Amadori, per “Baro” che è davvero un bravo ragazzo».

Parola Colnaghi e Coati

Una grossa fetta di questo successo spetta poi a Luca Colnaghi. Luca è entrato in un attacco che per lunghi tratti poteva anche essere buono. 

«A me piace aspettare le volate – dice Luca Colnaghi – ma mi sono ritrovato in questo gruppetto. Quando sto bene seguo l’istinto e l’istinto mi ha detto di provarci. E’ stato il punto chiave della corsa credo, perché così ho potuto dare il mio contributo e la squadra si è potuta risparmiare un po’». 

Qualche istante dopo ecco che in zona mista sfila dietro di lui l’altro Luca, Coati. Lui è il più pacato e forse tra i più freschi in volto degli azzurri.

«Siamo partiti con un solo obiettivo – dice il corridore della Qhubeka Continental – vincere. E ce l’abbiamo fatta. All’inizio pensavo venisse fuori una corsa un po’ più dura nel giro grande. Ma non è stato così, poi Colnaghi è entrato nella fuga e ci ha permesso di stare sulle ruote. Il resto… lo ha fatto Filippo!».

Michele Gazzoli, soddisfatto, parla con i preparatori del Centro Mapei, Matteo Azzolini (a sinistra) e Andrea Morelli (al centro)
Michele Gazzoli, soddisfatto, parla con i preparatori del Centro Mapei, Matteo Azzolini e Andrea Morelli

Gazzoli l’altra cartuccia

Dopo essere scesi dal palco, in quanto anche vincitori della Coppa delle Nazioni, man mano gli azzurri arrivano ai nostri microfoni. Ormai la folla si è dileguata e il cielo inizia ad farsi scuro su Leuven. Non per noi italiani, non per gli azzurri. 

«Oggi abbiamo dimostrato chi è la nazionale italiana U23 – dice Michele GazzoliE’ tutto l’anno che corriamo da padroni e infatti abbiamo vinto la Coppa della Nazioni e questo è frutto di un grande lavoro di squadra. Abbiamo dato un grande spettacolo. Cosa ci ha detto Marino prima del via? Di essere una squadra. Sapevamo cosa dovevamo fare: vincere! C’era solo una soluzione. Sapevamo quali erano i punti importanti. Sapevamo come muoverci e con chi muoverci. E sapevamo che Baro sarebbe partito lì. Io mi dovevo tenere pronto eventualmente per la volata finale.

«Ho mancato il podio per 50 metri. Sono partito un po’ troppo presto, ma va bene così. L’importante è aver preso la maglia». 

Marco Frigo in azione. Lui divideva la stanza con Baroncini e da un mese in pratica “vivevano” insieme
Marco Frigo in azione. Lui divideva la stanza con Baroncini e da un mese in pratica “vivevano” insieme

Frigo: amico prezioso

Infine, lo abbiamo tenuto per ultimo, anche se è stato tra i primi con cui abbiamo parlato, c’è Marco Frigo. Marco è stato colui che ha fatto le veci del cittì quest’inverno quando è venuto a provare il percorso su richiesta di Amadori. E’ stato compagno di stanza di Baroncini e vero uomo squadra in corsa: attento, generoso… Spesso Marco resta nell’ombra, ma ieri soprattutto è stato un grandissimo.

«Su un percorso così l’esperienza alla Seg (squadra olandese in cui milita, ndr) si è fatta sentire – racconta Marco – e l’ho messa a disposizione dei miei compagni. Perché su un tracciato del genere è importante non solo risparmiare energie fisiche, ma anche mentali. Già nel trasferimento e nella prima parte di gara ci sono state tante cadute. Per questo stare davanti è stato fondamentale. E si è visto. Baroncini nel finale è stato palesemente il più fresco ed è riuscito a concretizzare. E un ulteriore riprova è il risultato in volata degli altri (senza sprinter, ndr): segno che abbiamo corso bene».

«Vero io sono in camera con lui – riprende Frigo – Ma non solo qui. E’ dall’Avenir praticamente che siamo insieme. Che dire: è un ragazzo davvero bravo. Se la merita. In camera era un paio di giorni che parlava di questa azione. Mi diceva sempre: quello è il punto giusto. Poi stamattina (ieri per chi legge, ndr) abbiamo guardato la gara degli juniores insieme e lì è dove ha attaccato il norvegese. Quindi è come se avesse avuto la prova che quel che diceva fosse giusto. Era la mossa da fare. In questi giorni abbiamo anche riguardato le corse che passavano da queste parti per vedere come prendevano i muri.

«Come l’ho tenuto tranquillo? Filippo è tranquillo di suo! Una cosa che mi piace di lui è che crede tanto in sé stesso. Era convinto che se avesse attaccato lì sarebbe andato all’arrivo. E ha avuto ragione».

Amadori Colnaghi 2021

Europei under 23, le complicate scelte di Amadori

02.09.2021
4 min
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Dal 9 al 12 settembre, a Trento, si correranno i campionati europei di ciclismo su strada. Perciò, dopo aver sentito Cassani per quanto riguarda i professionisti, parlando con Marino Amadori, cittì della nazionale per la categoria under 23, cerchiamo di sviscerare il percorso e le possibili opzioni tattiche e tecniche che offre. Una preparazione partita da lontano e vissuta tutti insieme, da prima ancora del Tour de l’Avenir. In un ritiro a Sestriere concluso ieri (mercoledì 1° settembre), tutti insieme, da vera squadra, perché gli appuntamenti importanti li si prepara e li e li si vive accanto ai compagni di avventura.

Lo abbiamo visto con la nazionale di Mancini, che ha vinto Euro 2020, quanto sia importante il gruppo e creare un legame tra gli atleti così da lottare ancor di più l’uno per l’altro.

Ecco l’altimetria del circuito cittadino che gli U23 dovrammo percorrere per 10 volte
Ecco l’altimetria del circuito cittadino che gli U23 dovrammo percorrere per 10 volte
Buongiorno Marino, iniziamo dal percorso

Sarà una corsa breve, come solito nelle gare UEC (Union Eropéenne de Cyclisme, ndr). Un circuito di 13,7 chilometri da ripetere 10 volte, la distanza non è proibitiva ma non dà respiro. Nel mezzo del circuito c’è la salita di Povo, 3,6 chilometri divisa in due fasi. Una prima più pedalabile, poi un falso piano di circa un chilometro porta al tratto più duro con pendenze anche all’8 per cento.

Quali insidie nasconde?

E’ vietato distrarsi, la salita a metà è particolare, mentre la parte cittadina è molto tecnica, non si potrà far uscire una fuga numerosa: già 4-5 corridori sarebbero troppi. Bisognerà correre in testa al gruppo, per tutta la gara, vista anche la lunghezza del percorso e per questo la scelta dei corridori è fondamentale.

Zana tappa Pace 2021
Dopo buone prove tra i pro’ e un grande Avenir, Zana ora punta dritto sugli europei
Zana tappa Pace 2021
La vittoria nella seconda tappa di Zana, decisiva per la classifica finale
A proposito, hai già delle idee?

Ho portato 10 corridori con me al ritiro sul Sestriere, dopo il Tour del’Avenir. Dovrò selezionarne 6, non è mai un compito semplice, è la parte più dura del mio lavoro. Non è facile escludere un ragazzo che ha delle ambizioni e dei sogni, ma come dico spesso loro: «In questa categoria siete solamente di passaggio, il vostro futuro è nei professionisti, qui fate qualche esperienza ma è ìl che vi affermerete». 

Hai dei nomi di cui sei certo?

Baroncini, Colnaghi (in apertura con il tecnico azzurro, nella foto Scanferla) e Zana correranno quasi sicuramente, gli altri tre li deciderò guardando anche le prossime corse.

Ayuso sembra meno brillante che ad inizio stagione, ma sarà osservato speciale
Ayuso sembra meno brillante che ad inizio stagione, ma sarà osservato speciale
Gli avversari? Hai qualcuno da tener d’occhio?

Siamo all’Europeo, tutti sono pericolosi, come detto non potremo neanche far andare via la fuga numerosa. Su tutte, le nazioni da marcare saranno Spagna, Norvegia, Olanda e Belgio. Ayuso e Romo su tutti mi spaventano più degli altri.

Ci sarà da preparare anche il mondiale, il gruppo sarà lo stesso?

I 10 corridori sì, ovviamente cambiando il percorso e il tipo di clima farò poi le mie scelte, sono gare completamente differenti. Trento è adatta a scalatori e gente leggera e scattante, in Belgio ci saranno pietre, vento, strappi brevi ed intensi, dovrò scegliere corridori con caratteristiche da passista veloce.

Baroncini è uno dei nomi sicuri di Amadori, qui piazzato a Poggiana (foto Scanferla)
Baroncini è uno dei nomi sicuri di Amadori, qui piazzato a Poggiana (foto Scanferla)
Siete partiti da lontano con la preparazione

Assolutamente, tra Avenir ed il ritiro al Sestriere siamo insieme da 23 giorni. Sono tanti, ma i corridori lo hanno fatto volentieri, questo mi fa capire che credono nel progetto.

E le squadre come l’hanno presa?

Quando abbiamo presentato il nostro progetto ai team ci hanno capito subito. Il loro è un grande sacrificio, nessuna squadra perde per così tanto tempo un proprio atleta. Mi fa pensare che anche loro hanno capito che lavoriamo bene, anche a livello di staff e si fidano di noi.

Marino Amadori a colloquio con Frigo
Marino Amadori a colloquio con Frigo
Per la cronometro?

Abbiamo lavorato anche per quella, sempre al Sestiere, con l’aiuto importantissimo di Marco Villa e Mario Scirea, gli uomini che faranno la prova all’Europeo e poi al Mondiale saranno: Baroncini, Coati e Frigo. Rimane solo da capire come li divideremo, potendo schierare due atleti in tutti e due gli appuntamenti.

Martinelli, Colnaghi, El Gouzi, il progetto U23. Reverberi raccontaci…

26.07.2021
5 min
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Un vento di novità alla (e dalla) Bardiani Csf Faizanè. La squadra di Roberto Reverberi come da tradizione ha continuato a prendere dei giovani. E per di più italiani, confermandosi un grande sbocco per i nostri under 23. E’ notizia della scorsa settimana dell’arrivo di Alessio Martinelli, Luca Colnaghi ed Omar El Gouzi. E di un progetto molto importante all’orizzonte.

Il progetto under 23

«Prima di parlare di questi ragazzi – ci ha tenuto a dire Roberto Reverberi – bisogna dire che quest’anno abbiamo fatto un discorso più generale. Per il 2022 portiamo avanti un progetto legato agli under 23. L’Uci ci impone di avere 20 corridori e poiché noi professional facciamo fatica a prendere i migliori under, ma anche i migliori juniores che vanno a finire nelle continental delle WorldTour, ci siamo detti: perché non fare, tra quei venti corridori, un gruppo di 7-8 ragazzi under23? 

«Sarebbero professionisti a tutti gli effetti, ma svolgerebbero un calendario internazionale in Italia e all’estero riservato a questa categoria e non solo. Che poi è quello che fanno le continental. Solo che in Italia non si poteva con le professional. Questa regola fu fatta quando ancora non c’erano le continental, così è stata rivista. Ne abbiamo parlato con la Federazione. In pratica questo progetto ricalca quello che fa la Uno-X, la squadra norvegese».

La uno-X è un team norvegese continental con moltissimi U23 che prende parte agli eventi internazionali
La uno-X è un team norvegese continental con moltissimi U23 che prende parte agli eventi internazionali

Una sola affiliazione

La “Bardiani U23” per intenderci non avrà una doppia affiliazione come per esempio fanno Groupama-Fdj o Team Dsm. No, saranno tutti sotto la “stessa bandiera” salvo che i giovani, gli U23 appunto, possono fare il Giro U23, le gare 1.2 e 2.2, come quelle che la squadra di Reverberi ha fatto in Slovenia o a Rodi.

«E se ne hai qualcuno che merita, che sta andando forte, magari lo butti dentro in qualche corsa per soli pro’, come fanno le WorldTour che hanno le continental. Se ne possono schierare massimo due per gara.

«Non so ancora quale di noi quattro tecnici seguirà questo gruppo, ne dobbiamo parlare a giorni, ma potrei dire Rossato. Mirko ha una grande esperienza con i giovani, ci ha già lavorato e conosce bene l’ambiente. Ma ripeto: tutto è da definire».

Alessio Martinelli in azzurro ai mondiali juniores del 2019. Sarà inserito nel progetto U23
Alessio Martinelli in azzurro ai mondiali juniores del 2019. Sarà inserito nel progetto U23

Martinelli per tutti i terreni

Ma passiamo ai tre ragazzi annunciati in settimana. Martinelli, che adesso corre nella Colpack, ha solo ufficializzato il suo passaggio alla Bardiani visto che aveva già firmato il pre-contratto da juniores. Tanto che a gennaio aveva fatto il ritiro in Spagna con il Greenteam.

«Alessio è stato un po’ sfortunato in questi anni da U23, tra cadute ed infortuni, ma quando sta bene è un ottimo scalatore. L’anno scorso in pratica non ha corso e quest’anno solo adesso sta trovando una certa regolarità. Me lo presentò il suo procuratore, Fabio Perego. E’ un buon scalatore. Tra l’altro lui è l’unico dei tre che potrà fare parte del gruppo e del progetto under che lanceremo».

Il Valtellinese ci disse della sua passione per le gare a tappe e delle sue buone doti di recupero. Vedremo. Potrebbe pensare seriamente al prossimo Giro U23 forte dell’esperienza della Bardiani.

Colnaghi è un ragazzo molto veloce, ma in salita, almeno tra gli U23, teneva bene
Colnaghi è un ragazzo molto veloce, ma in salita, almeno tra gli U23, teneva bene

Colnaghi, il corridore veloce

E da un corridore per la salita, passiamo ad uno più veloce, Luca Colnaghi, lecchese, classe 1999. Ora corre per la Trevigiani Campana Imballaggi 

«Anche Luca ha Perego come procuratore – ha detto Reverberi – c’era stato un contatto con lui due anni fa, ma poi ebbe quella storia (un accusa di doping, ndr) dalla quale però è stato totalmente assolto. Ho trovato un ragazzo con tanta grinta e voglia di fare. E visto come è andato se lo meritava. E’ un corridore moderno, quindi veloce e che tiene in salita. Mi sembra uno che ha voglia di arrivare».

E Colnaghi cosa dice? «Sono davvero felice di entrare a far parte del team della famiglia Reverberi. Ci siamo risentiti con Bruno Reverberi durante il Giro di quest’anno e ora finalmente il sogno di passare professionista si realizza. Molti grandi campioni sono stati lanciati da questo team. Penso di poter diventare un atleta da classiche del nord, essendo veloce sui percorsi ondulati. Ma sono consapevole che non è facile».

Omar El Gouzi, è al primo anno elite. Ottimo scalatore che può ancora crescere
Omar El Gouzi, è al primo anno elite. Ottimo scalatore che può ancora crescere

El Gouzi, lo scalatore

L’ultimo ad essere entrato nella sede del team a Barco di Bibbiano è stato Omar El Gouzi. Anche il lombardo è del 1999. Lui è uno scalatore puro: è alto 1,81 metri per 58 chili. 

«Eh sì, lui è stato l’ultimo. Sono arrivati tutti e tre nel giro di un paio di giorni, ma in momenti diversi. Sono venuti in sede ed hanno firmato. Di El Gouzi mi ha parlato Mario Chiesa, il suo diesse alla Iseo Rime Carnovali. Eravamo all’Adriatica-Ionica Race e vennero da me appunto Chiesa con Christophe Le Mevel, ex pro’ francese ed ora procuratore. E’ lui che segue El Gouzi. Poi io sono tornato da Chiesa per parlarne meglio. Mario mi ha detto che è un ragazzo interessante. Che corre relativamente da poco e per questo ha ampi margini di crescita. Anche noi abbiamo visto i suoi risultati e ci ha colpito la sua costanza di rendimento: nono al Giro, quarto al Valle d’Aosta».

Tutti e tre avranno un primo vero contatto con il team ad ottobre, in occasione delle gare come il Beghelli, il Giro dell’Emilia. «Un momento ed una zona ideale per noi. Verranno in hotel per prendere le misure per le bici, le scarpe, il vestiario… ». E lì inizierà la loro avventura tra i professionisti.

Sentiamo Colnaghi, l’U23 più costante d’inizio stagione

26.03.2021
4 min
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Un mese di gare tra gli under 23 e il più regolare è Luca Colnaghi. Una regolarità premiata con la convocazione in nazionale per disputare la Settimana Internazionale Coppi e Bartali.

Noi eravamo sul traguardo di Riccione ad aspettarlo, ma nella sfilata dei corridori dopo la linea del traguardo lui non c’è. C’è però il cittì Davide Cassani che sconsolato allarga le braccia: «I nostri in pratica sono caduti tutti».

La vittoria di Colnaghi ad inizio marzo nel Trofeo Pizzeria “One Penny” a Lucca
La vittoria di Colnaghi ad inizio marzo nel Trofeo Pizzeria “One Penny”

Inizio stagione da urlo

E infatti il corridore lecchese ha dovuto alzare bandiera bianca, proprio nella Riccione-Riccione.

«Purtroppo – racconta Colnaghi – sono caduto il giorno iniziale nella prima semitappa. Eravamo agli 800 metri, pronti per fare la volata. Si andava forte e ho battuto violentemente il fianco, da lì mi sono portato dietro un po’ di mal di schiena e ieri dopo 60 chilometri mi sono fermato, non riuscivo più a pedalare».

In casa Italia non regna ottimismo. Gli azzurri in pratica, a turno, sono caduti tutti e ieri oltre a Colnaghi si è fermato anche Nencini, anche lui U23. Cassani e Amadori non sorridono.

Ma, Coppi e Bartali a parte, come nasce questo buon inizio di stagione (una vittoria e diversi piazzamenti nei primi cinque) del corridore della Trevigiani Campana Imballaggi? E’ frutto di un buon inverno?

«No, quale buon inverno, anzi… – racconta Colnaghi – In un incidente domestico mi sono “rotto” un piede, ho preso una storta grandissima e sono stato fermo parecchio tempo. Infatti non mi aspettavo di andare così forte. Ero indietro con la condizione».

Una storia complicata

Colnaghi era coinvolto nel progetto del Team Monti, che sarebbe stata una continental della Deceuninck-Quick Step, ma di fatto il tutto è naufragato sul nascere e alla fine, a una settimana dall’inizio della stagione 2020, è approdato alla Zalf.

In estate ha avuto anche un problema di positività (ad andarina e ostarina) risultata nei controlli dopo il campionato italiano di Zola Predosa. A quel punto la sua carriera ha vacillato. Colnaghi però non si è perso d’animo e ha lottato sin da subito. Fin quando, a febbraio, è arrivata la sentenza: una piccola multa (350 euro) per negligenza e tre mesi di squalifica (già scontata).

«Dopo quel giorno ho passato due settimane a dir poco difficili. Ero lì a metabolizzare la notizia, a cercare di capire. Ne sono uscito grazie a poche persone: la mia famiglia, gli avvocati e soprattutto i periti chimici, grazie ai quali ho potuto dimostrare la mia innocenza e che io con il doping non c’entravo nulla.

«Questo mi ha comunque creato un danno concreto e d’immagine. Ne sono uscito male, soprattutto in quei giorni, e poi dovevo passare con la Wanty Gobert e non è stato possibile. Devo ringraziare la Trevigiani Campana che mi ha dato fiducia, i diesse che credono in me e mi vogliono bene, e la mia testardaggine».

Luca Colnaghi tra i suoi fratelli, Andrea (sinistra) e Davide (destra) anche loro corridori
Luca Colnaghi tra i suoi fratelli, Andrea (sinistra) e Davide (destra) anche loro corridori

Pregi, difetti e amici

Testardaggine: questa rientra tra quelli che Colnaghi stesso definisce uno dei suoi pregi.

«Sono anche uno schietto, ma questo non sempre è un pregio. Un difetto? Che certe volte mi arrabbio facilmente quando vedo che le cose non vanno nel verso giusto».

Luca si allena sulle sponde del lago di Como. I suoi compagni di uscite sono Simone Petilli e Filippo Conca. I giri con loro prevedono anche le salite di zona che Colnaghi non disprezza nonostante non sia di certo uno scalatore. Giusto domenica scorsa è stato quinto alla Per Sempre Alfredo tra i professionisti.

«Mi ritengo un corridore abbastanza completo – dice Colnaghi – non sono uno scalatore quello è certo, ma neanche un velocista puro. Tuttavia se mi trovo in buona posizione mi butto anche nelle volate di gruppo.

Certo Luca, che comunque con i suoi 22 anni è giovanissimo, è al quarto anno tra under 23 e, visti i tempi attuali, rischia di essere etichettato per “vecchio”. Si sente il fiato sul collo?

«No, io penso a fare il mio, a dare il massimo e poi i risultati che verranno… verranno. Adesso vediamo di rimetterci “in bolla” dopo questa caduta e poi pensiamo al resto della stagione».

Luciano Rui, Marco Frigo, 2019

E alla fine Rui porta Zalf tra le continental

29.10.2020
4 min
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Alla fine sta per cadere anche l’ultimo baluardo del vecchio dilettantismo italiano: la Zalf Desiree Fior diventa continental. E siccome non si tratta di voltare le spalle alla gloriosa storia della squadra di Castelfranco, ci permettiamo di salutare la novità con un applauso. Da troppo tempo infatti i corridori avevano smesso di considerarla un approdo che agevolasse l’accesso al professionismo. E questo indubbiamente significava tradirne la tradizione.

«Per questo motivo – spiega Luciano “Ciano” Rui, carismatico direttore sportivo del team – negli ultimi anni abbiamo perso corridori come Dainese, Battistella e Frigo (i due sono insieme in apertura, foto Scanferla), che ha vinto la maglia tricolore e se l’è portata in Olanda. Loro me lo hanno detto in modo esplicito. Siamo riusciti a trattenere soltanto Moscon, grazie all’attività con i professionisti svolta con la nazionale. E speriamo che qualcuno vada a riprenderlo, Gianni. Era duro di testa allora, temo lo sia rimasto…».

Alessio Portello (Borgo Molino Rinascita Ormelle), Go Rinascita 2020
Alessio Portello, nuovo acquisto, vincitore del Gp Rinascita 2020
Alessio Portello (Borgo Molino Rinascita Ormelle), Go Rinascita 2020
Portello, nuovo acquisto, al Gp Rinascita
Insomma, vi siete decisi…

E’ stata versata la fideiussione, direi che ormai è fatta, anche se ci siamo mossi nel momento più sciocco, con questo Covid ancora nell’aria. Però serviva una svolta, per non perdere i giovani che cresciamo e poi vanno via. Dà fastidio rendersi conto che la Lotto Under 23 non sia continental, ma loro sono il vivaio di una WorldTour…

E poi all’estero ti fanno correre lo stesso.

Qua invece alcuni organizzatori hanno la puzza sotto il naso e altri per correre ti chiedono di pagarti le spese. Ma va bene, si doveva fare e si farà.

Quanti corridori avrete?

Saranno in 15 e sull’ammiraglia torna Faresin. Gianni se ne era andato per fare esperienza continental, ma ha visto che con i corridori lontani da casa non riusciva a seguirli come voleva. Lui sarebbe rimasto se fossimo già stati continental. E assieme a Gianni, tornano a casa suo figlio e Zurlo.

Dici che sarà amore tra Faresin e Contessa, che gli è subentrato l’anno scorso?

Posso dire che sto… mescolando la pasta. Io farò un passo indietro, diventando più manager che tecnico, e ho cominciato a raccomandargli che dovranno lavorare nell’interesse della società. Faresin è super motivato, Contessa ha l’entusiasmo del giovane. Speriamo bene. La squadra del resto è sempre la stessa. Faremo solo corse importanti, qualcosa tra i pro’ e qualcosa all’estero.

Ben figurare tra i pro’ vale quanto vincere una corsa del martedì?

Probabilmente è anche meglio, spero lo capiscano gli sponsor. Ma certo dovremo fare esperienza. Saremo con loro alla partenza, magari non saremo tutti all’arrivo, ma per crescere serve ragionare così.

Edoardo Zambanini, Zalf Desiree Fior, Giro d'Italia Under 23, 2020
Edoardo Zambanini ha conquistato la maglia bianca Aido del Giro
Edoardo Zambanini, Zalf Desiree Fior, Giro d'Italia Under 23, 2020
Zambanini, miglior giovane del Giro U23
Su quali nomi puntate?

E’ arrivato Gabriele Benedetti, che nel 2019 alla Mastromarco aveva fatto due vittorie e cinque podi, poi è passato alla Casillo e non ha brillato, ma ha tanto da dare. Abbiamo preso un paio di buoni juniores, Moro e Portello dalla Borgo Molino. E non dimentichiamo Zambanini, che ha vinto la maglia bianca al Giro d’Italia U23.

Al Giro è arrivata anche la maglia rossa di Colnaghi. Come hai vissuto la sua positività?

Male. Ha fatto una cavolata, ma non me ne lavo le mani. Abita vicino a Spreafico, entrambi positivi allo stesso integratore comprato su internet. Non capisco perché rovinarsi la carriera, dopo essere stato in nazionale e avere delle prospettive. Gli ho parlato da padre. Gli ho consigliato di andare in procura e raccontare la verità, sperando che trovi qualcuno che capisca e non abbia la mano troppo pesante. La domanda che mi faccio è se l’abbiano fregato, nel senso che non c’erano avvisi sul prodotto, oppure no. Internet è un posto rischioso, ma peggio ancora è la mentalità di cercare certe cose.

Correrete ancora con bici Pinarello?

Sì, avremo le F12 con freno a disco. Fausto ci teneva ad avere una continental a Treviso. Il futuro ha i freni a disco. A parte Ineos che fa come vuole, hai visto che al Giro le avevano tutte così? E voi come andate con bici.PRO?

Si lavora, Ciano, si mena e si spera di conquistare pubblico.

– Solo sul web, giusto? Come per i freni a disco. Il futuro è sul web. In bocca al lupo.