La storia di Lucca vista con gli occhi del fratello Simone

10.04.2023
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Sul podio del 72° GP Fiera della Possenta c’era un Lucca, ma questa volta non si trattava di Riccardo, bensì del fratello Simone. Classe 2000, corre per la Solme Olmo. Anche lui è entrato in quella categoria che tanto fa paura, gli elite, dalla quale si pensa di uscire difficilmente. La storia di suo fratello Riccardo però è a lieto fine, ed ha insegnato tanto ad entrambi

«Da quest’anno sono elite – racconta Simone Lucca – e devo ammettere che pensavo non cambiasse nulla rispetto agli anni precedenti. Invece, mi sento più esperto e anche con i miei compagni ho un rapporto diverso, riesco ad insegnare loro qualcosa, a dare una mano».

Simone Lucca conduce il terzetto che ha guidato per larga parte il GP Fiera della Possenta (photors.it)
Simone Lucca davanti a Matteo Zurlo i due si sono giocati il GP Fiera della Possenta fino all’ultimo (photors.it)
Quanta motivazione ti ha dato la storia di tuo fratello?

Tanta, davvero. Uno dei motivi che mi hanno spinto a provarci è stato quello che ha vissuto lui, vedere che alla fine si riesce a passare anche da elite.

Avete tre anni di differenza, che rapporto avete?

Quando ero junior era più difficile a causa della differenza di età, parlavamo meno. Dal mio primo anno under 23, complice il fatto di aver corso insieme in Work Service, è migliorato tanto. Abbiamo condiviso molti più momenti insieme e il legame si è rafforzato davvero tanto. 

I fratelli Lucca vanno spesso a camminare in montagna durante la pausa invernale
I fratelli Lucca vanno spesso a camminare in montagna durante la pausa invernale
Com’è avere il fratello maggiore in squadra?

Mi ha aiutato tanto, in corsa mi dava sempre dei consigli sul come e quando muovermi. Al primo anno sei un po’ spaesato, direi che mi ha aiutato a ritrovarmi (dice con una risata, ndr). Mi diceva quando si sarebbe formata la fuga oppure se insistere o aspettare una situazione migliore. 

Dopo aver corso insieme com’è cambiato il vostro rapporto?

Ci siamo legati molto, abbiamo iniziato ad allenarci insieme e quando siamo in bici parliamo tanto, ci confidiamo. A casa parliamo di altro, non possiamo parlare di bici tutto il giorno (dice ancora ridendo, ndr). 

Dopo lui è passato in General Store.

Sì, nel 2020, l’anno del Covid. Non è stato semplice, ma allo stesso tempo, aveva molta voglia di ripartire, perché voleva dimostrare il proprio valore. L’anno più difficile è stato sicuramente il 2021, ripartire ancora da una continental lo ha buttato giù. Alla fine quell’anno ha vinto sette corse tra cui il San Daniele

Il primo anno da under 23 Simone Lucca lo ha corso in Work Service, insieme a Riccardo (photors.it)
Il primo anno da under 23 Simone Lucca lo ha corso in Work Service, insieme a Riccardo (photors.it)
Che cosa vi dicevate?

Durante le nostre pedalate mi chiedeva se avesse davvero senso continuare. Io gli rispondevo che se fosse riuscito a trovare una continental di buon livello sarebbe passato. “Tutto torna” è il nostro motto, ce lo diciamo spesso. 

Alla fine è arrivata la Work Service

La squadra giusta, con Ilario (Contessa, ndr) ci aveva già lavorato la prima volta che era stato in Work. E’ stata una figura importante per lui, per dargli la giusta sicurezza.

Il momento più emozionante è stata la vittoria all’Adriatica Ionica Race?

Assolutamente! Io ero fuori in allenamento ed appena sono tornato a casa mi sono messo sul telefono per seguire la diretta. Mancavano tre chilometri, quando ha superato la linea del traguardo è stata una botta incredibile, da pelle d’oca. Quel giorno hanno pianto tutti, Contessa, Riccardo e ci è mancato poco che lo facessi anche io. 

La vittoria a Sirolo di Riccardo ha commosso tutti, anche il fratello piccolo Simone
La vittoria a Sirolo di Riccardo ha commosso tutti, anche il fratello piccolo Simone
Quando ha firmato con la Green Project che hai pensato?

Quando è uscita la notizia io correvo e lui era lì a vedermi. E’ cambiato tutto nella sua testa, io per primo l’ho visto, era sereno. Tutti i risultati che sono arrivati poi sono figli di una leggerezza che non aveva da tempo. Prima, molte volte, capitava di vederlo teso, ma è normale quando devi dimostrare tanto e le occasioni sono poche. E’ una cosa che capisco, io stesso ora vivo molte gare come se fosse l’ultima volta che le corro, per gli elite è così. 

Cosa ti ha insegnato la carriera di tuo fratello?

Tanto, per prima cosa che passare elite non è una condanna, le squadre se sei forte ti osservano. Un’altra cosa è il lavoro, non bisogna mai arrendersi e stare concentrati. E l’ultima, forse la più importante: il nostro motto “tutto torna” è vero. 

La prima pedalata con accanto Riccardo in maglia Green Project com’è stata?

Bella – esclama – ce la siamo goduta poco però, il primo pensiero di Riccardo è stato: «Bene, ce l’ho fatta, ma ora inizia una nuova sfida». Devi sempre porti nuovi obiettivi, lui ora ha cambiato corse e il livello si è alzato, si trova in gare WorldTour. 

Quest’inverno per loro una pausa di fine stagione diversa, qualche lavoro di edilizia a casa
Quest’inverno per loro una pausa di fine stagione diversa, qualche lavoro di edilizia a casa
Siete così simili tu e lui?

A livello di determinazione sì. Per il carattere meno, lui è metodico, sistematico. Io, invece, sono più alla mano ed estroverso, anche se Riccardo lo diventa, deve prima conoscerti, poi si apre. 

Non è stato un esempio solo per te però.

No, direi per tutti. Quest’anno vedo molti ragazzi della mia età che hanno continuato nonostante passassero elite. E’ una bella storia la sua, che insegna tanto, soprattutto ad essere determinati e crederci sempre.