Ripercorrendo le corse della stagione 2024 che non sono andate come sperato, oggi ci concentriamo sul Giro di Slovenia, dove la VF Group-Bardiani ha vissuto una giornata cruciale. Alessandro Donati, direttore sportivo della squadra emiliana, ci racconta il dietro le quinte di quella terza tappa che avrebbe potuto cambiare l’esito dell’intero giro.
Domenico Pozzovivo, Giulio Pellizzari e Luca Covili, forti di una situazione di superiorità numerica, si sono visti sfuggire Giovanni Aleotti in discesa, complice una serie di errori tattici. E’ questo il momento “X” di cui ci parla Donati, che riavvolge il nastro e ci porta in ammiraglia con lui in quel 14 giugno.
Alessandro, qual è stata la tua occasione persa di questo 2024?
Il Giro di Slovenia e in particolare quel che è successo durante la terza tappa, quella di Nova Gorica. Era una giornata in cui avevamo tutto per fare bene: Martin Marcellusi aveva lavorato molto bene nel circuito iniziale. Nelle due salite finali eravamo rimasti in 12 con Pellizzari, Pozzovivo e Covili dentro. Eravamo dunque in superiorità numerica.
E cosa è successo?
Abbiamo commesso un errore: ci siamo fatti scappare Aleotti in discesa. Ed è stato un errore soprattutto perché era una discesa pedalabile e non tecnica. Eravamo i più forti in salita, ma non abbiamo saputo gestire il momento. Non siamo riusciti a sfruttarlo. Aleotti non ha fatto neanche un vero e proprio scatto, la sua è stata quasi una “fagianata”.
Ti sei accorto subito dell’errore?
Sì, immediatamente. Non si può lasciare andare un corridore in discesa, soprattutto quando sei in superiorità numerica. Devi chiudere i buchi e giocartela, anche se poi arrivi in volata, almeno la classifica resta aperta. Questo errore ci ha penalizzato anche nella tappa successiva con arrivo in salita, dove un’incomprensione tra Pozzovivo e Pellizzari ci ha messo ulteriormente in difficoltà.
Cosa è successo il giorno successivo?
Il problema è stato figlio del giorno prima. Se Pellizzari o Pozzovivo fossero rimasti con Aleotti, il finale sarebbe cambiato anche quel giorno. Nella salita finale verso Krvavec Aleotti ha stretto i denti e ha difeso la maglia di leader. Era lì, lì… per staccarsi. Pozzo non ha visto che Pellizzari era anche un po’ al gancio e ha tirato forte per seguire Pello Bilbao.
Insomma non hanno gestito bene quella fase concitata. E addio Slovenia…
Esatto, noi avevamo tre corridori in classifica, ma una situazione diversa avrebbe potuto darci la vittoria generale. Anche psicologicamente, avere la maglia addosso cambia tutto: Aleotti, senza maglia, forse avrebbe sofferto di più. E noi avremmo corso in altro modo con gerarchie più definite sin dal giorno prima.
Come avete gestito la squadra dopo la terza tappa? Avete parlato subito?
Di solito aspettiamo prima di parlare con i ragazzi, non lo facciamo a caldo. Il giorno successivo, nella riunione pre-gara, abbiamo analizzato la situazione ed è stato chiarito come l’errore principale fosse stato lasciare andare Aleotti in discesa. Quel giorno abbiamo provato a recuperare con Covili, mandandolo in fuga, ma ormai il danno era fatto. Quei 18 secondi che abbiamo concesso ad Aleotti gli hanno permesso di vincere lo Slovenia, con Bilbao secondo e Pellizzari terzo.
Come ti sei sentito in ammiraglia quando hai capito la situazione?
È stato frustrante. Dalla macchina vediamo tutto con qualche secondo di ritardo, ma abbiamo capito subito che Aleotti stava guadagnando. Abbiamo cercato di chiudere, ma la discesa era pedalabile e Aleotti è un corridore molto forte sul passo. I nostri ragazzi si guardavano per cercare cambi, ma gli altri non collaboravano e lui si è allontanato.
E i ragazzi, come hanno reagito?
Si sono resi conto dell’errore. Per Pellizzari, che ha solo 20 anni, ci sta sbagliare: serve per crescere. Gli altri due erano più esperti e sapevano cosa fare, ma anche loro hanno ammesso l’errore. La cosa più assurda è che Giulio aveva attaccato poco prima che partisse Aleotti…
Beh, in effetti dovevano stare più attenti. Anche se poi è facile giudicare a posteriori e “dal divano” come si suol dire
Sono cose che succedono e, come ho detto prima, noi direttori quando vediamo le cose dalla tv in ammiraglia, sentiamo radio corsa o addirittura scorgiamo parte del percorso è sempre tardi quando poi diamo le indicazioni. Quel giorno poi la salita era stretta e non è che fossimo proprio subito dietro alla testa del gruppo. In gara ci sono i corridori e una situazione tattica come quella che avevamo era piuttosto chiara.
Nonostante tutto, siete soddisfatti della prestazione?
Sì, alla fine Pellizzari ha chiuso terzo in classifica generale e ha vinto la maglia dei giovani. È una soddisfazione vedere un ragazzo così giovane emergere, ma resta il rammarico per una corsa che potevamo vincere. Eravamo al Giro di Slovenia per questo, lo possiamo dire apertamente.
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