Caro Petilli: cosa ci racconti di questa Intermarché-Wanty?

15.01.2025
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In questo mese di gennaio i pedali girano in tutto il mondo, tra chi correrà al Santos Tour Down Under e chi, invece, vola in Spagna per preparare le corse europee di fine mese. Il gruppo così si divide tra chi già attacca il numero sulla schiena e chi deve ancora attendere un paio di settimane. La voglia di ciclismo però è alta, si respira e riempie i polmoni degli appassionati e dei corridori. Ognuno ha le sue motivazioni, c’è chi vuole riscattare un anno opaco, altri invece vogliono ripetere le imprese della passata stagione, ci sono anche i giovani, desiderosi di ritagliarsi un posto in questo mondo. E poi c’è Simone Petilli, che è arrivato al sesto anno con la maglia della Intermarché-Wanty, diventandone un faro per i giovani e una spalla sulla quale contare. 

«Noi che non correremo in Australia – dice allegro – partiremo per la Spagna a breve. I giorni tra i due ritiri (quello di dicembre e il prossimo, ndr) sono andati bene. Quest’anno ho rincominciato un pochino più tardi a causa di un intervento al piede che dovevo per forza fare. Per questo ho spostato in avanti la pausa di fine stagione e il conseguente inizio di preparazione. Nel 2025 sarò uno dei più vecchi in squadra, non anagraficamente ma faccio parte di uno zoccolo duro che è qui dal 2021 (primo anno in cui la formazione belga è diventata WorldTour, ndr)».

Simone Petilli è alle porte del sesto anno in maglia Intermarché-Wanty (foto cycling media agency)
Simone Petilli è alle porte del sesto anno in maglia Intermarché-Wanty (foto cycling media agency)

Crescita importante

Dal 2021 la Intermarché-Wanty è cresciuta molto, arrivando a conquistare grandi vittorie e tanti successi in gare di spessore. 

«Se pensiamo al cammino del team – continua Petilli – fa abbastanza impressione, in poco tempo siamo arrivati a vincere corse di grande calibro. Nel 2022 abbiamo vinto la Gent-Wevelgem con Girmay, e sempre con lui quest’anno abbiamo colto tre successi di tappa al Tour de France (e la maglia verde, ndr). E’ chiaro che dopo una stagione come quella passata sia doveroso cercare di ripetersi, ma nel ciclismo non c’è nulla di scontato. Ogni stagione il livello si alza e tutto diventa più difficile. L’ultimo obiettivo, per questo 2025, sarà mantenere la licenza WorldTour. Per farlo servirà non finire negli ultimi posti della classifica del triennio».

La sua ultima gara del 2024 è stata la Veneto Classic, il 20 ottobre
La sua ultima gara del 2024 è stata la Veneto Classic, il 20 ottobre
Siete comunque ben posizionati…

Mantenere la licenza era un obiettivo che avevamo fin dal primo anno in cui il triennio è ripartito, dal 2023. Abbiamo fatto due stagioni solide e quindi ora siamo abbastanza sereni. Sarà però importante partire bene e raccogliere il massimo fin dal Tour Down Under per toglierci il pensiero. 

Come hai visto i compagni che ora sono in Australia?

Bene, penso sia una corsa particolarmente adatta ad alcuni di loro. Uno tra i tanti che mi viene in mente è Busatto. Lo conosco da anni, fin da quando era nel devo team nel 2022. Siamo stati spesso compagni di stanza nei vari ritiri. Avevo il compito di insegnargli qualcosa, ma mi è parso fin da subito un ragazzo con una bella testa. 

Secondo Petilli uno dei giovani sul quale l’Intermarché può fare affidamento è Francesco Busatto (foto cycling media agency)
Secondo Petilli uno dei giovani sul quale l’Intermarché può fare affidamento è Francesco Busatto (foto cycling media agency)
Un altro italiano chiamato a fare bene dopo due stagioni un po’ complicate è Rota…

Lui è uno di quelli che è qui dal primo anno che siamo nel WorldTour e penso sia uno dei corridori più forti che abbiamo in rosa. Magari in tanti non se ne accorgono, ma lui è uno di quelli sempre presenti negli ordini d’arrivo. Manca davvero poco affinché arrivi il grande risultato e spero per lui che prima o poi gli capiti la giusta occasione. 

Per te il 2024 che anno è stato?

Uno dei peggiori, non sono contento delle prestazioni fatte. Ho avuto parecchi alti e bassi senza essere mai a un livello ottimo. Il mio ruolo è di dare supporto alla squadra, fare il regista in corsa

Petilli riconosce il valore di Rota, e spera che nella prossima stagione possa trovare l’occasione per affermarsi
Petilli riconosce il valore di Rota, e spera che nella prossima stagione possa trovare l’occasione per affermarsi
Qual è stata la parte più amara della scorsa stagione?

In alcune corse, in particolare in quelle dove avrei potuto fare qualcosa a livello personale. Non sono mai riuscito arrivare pronto al 100 per cento. Era andato tutto liscio fino ad aprile, poi una caduta mi ha messo fuorigioco e ho dovuto saltare il Giro. Da lì mi sono trovato a rincorrere la condizione. Sono andato alla Vuelta, ma non ero al massimo delle mie possibilità. 

Nel 2025 che obiettivi hai?

Mi piacerebbe tornare al Giro e fare buona parte del calendario italiano. In primavera dovrei fare il Trofeo Laigueglia e la Strade Bianche. Mentre a fine stagione dovrei chiudere con le solite corse che ci sono a settembre e ottobre da noi. Da un lato spero di fare due grandi corse a tappe: Giro e Vuelta.

La crescita dell’Intermarché negli ultimi anni è stata costante, nel 2024 è arrivata la maglia verde al Tour con Girmay
La crescita dell’Intermarché negli ultimi anni è stata costante, nel 2024 è arrivata la maglia verde al Tour con Girmay
Non avete una squadra di scalatori, quindi nelle corse a tappe avete più libertà…

In particolare in quelle di tre settimane. Anche se, quando c’è Girmay, la squadra è costruita intorno a lui. Però sì, non curando la classifica generale siamo sempre abbastanza liberi. Alla fine si è visto che fare classifica è un rischio. Da un lato correre contro Pogacar e Vingegaard non è facile. In più basta un inconveniente per veder sfumare tutto il lavoro fatto. Lo abbiamo visto con Meintjes al Tour dello scorso anno e alla Vuelta del 2021. In entrambi i casi una caduta lo ha costretto al ritiro quando era nella top 10. 

Forse cambia qualcosa nelle corse di una settimana?

In realtà no. Ormai il livello è così alto che ci si gioca ogni secondo, anche quelli dei traguardi volanti. Meglio andare per le singole tappe oppure per corse di un giorno. Poi ci sono corridori come Girmay, i quali si sostengono sempre, perché possono vincere ovunque. 

Petilli vorrebbe tornare al Giro, l’ultima volta che lo corse per intero era il 2021 (foto cycling media agency)
Petilli vorrebbe tornare al Giro, l’ultima volta che lo corse per intero era il 2021 (foto cycling media agency)
Quando scoprirai i tuoi impegni?

Nel prossimo ritiro, tra pochi giorni. A dicembre avevamo accennato qualcosa. Vorrei riscattare la stagione, soprattutto nelle gare in cui posso avere maggiore libertà.

Non resta che augurarti buona fortuna, aspettando di incontrarci sulle strade…

Grazie, a presto!

Paesi Baschi, 36 chilometri all’arrivo: di colpo l’inferno

05.04.2024
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«Le strade tendenzialmente sono perfette – racconta Rota – e anche il grip è abbastanza buono. C’è molto nervosismo, il livello è altissimo. Se guardate la start list qui ai Baschi, è a livello Tour. Ovviamente ci sono quei 4-5 grossi team che hanno i loro leader migliori e hanno portato una squadra fortissima e tra di loro c’è sempre guerra, che inevitabilmente fa alzare il livello, il nervosismo, la velocità e tutto quello che ne consegue».

Ieri al Giro dei Paesi Baschi è successo un vero inferno. Una discesa prima dell’ultima salita, uno scolo dell’acqua, i primi della classifica tutti davanti e di colpo la caduta che ha riempito tutte le pagine social del mondo del ciclismo. L’apparenza dice che l’abbia innescata Tesfatsion, ma quando si va a quelle velocità basta una sbandata e tutto precipita. Sono giorni che all’Itzulia si continua a cadere, ma questa volta il bilancio è pesantissimo.

Roglic, il  leader della corsa, se l’è cavata con una scivolata e alla fine ha preferito ritirarsi. Evenepoel ha riportato la frattura di una clavicola e della scapola. Vingegaard è andato via in ambulanza, con la maschera dell’ossigeno e fratture della clavicola e di svariate costole. Jay Vine ha riportato la frattura di due vertebre cervicali e di due vertebre toraciche. E alla fine, per una decisione scombinata della Giuria, la fuga dei sei è stata lasciata andare al traguardo con la vittoria di Mejnties, mentre la corsa del gruppo è stata neutralizzata.

Poco da brindare

Rota è compagno di squadra del sudafricano. E pur riconoscendo la stranezza della giornata vissuta nei Paesi Baschi, ieri sera in casa Intermarché-Wanty hanno minimamente festeggiato.

«Un po’ abbiamo fatto festa – racconta il bergamasco – ma abbiamo tenuto un basso profilo, dopo una giornata come questa. Sicuramente se non ci fosse stato tutto quel casino, difficilmente sarebbe arrivata la fuga. Meglio per noi, la vittoria non ci fa schifo, ma certo mi rendo conto che sia venuta in modo un po’ strano.

«Il gruppo era abbastanza nervoso. C’era questa discesa molto tecnica e arrivavamo da una salita corta ma dura. Tutti volevano stare davanti, anche perché dopo la discesa tecnica c’era subito una salita dura di due chilometri e quindi avere la posizione giusta era fondamentale».

Reuben Thompson della Groupama-FDJ era nella fuga: il commissario della Giuria spiega
Reuben Thompson della Groupama-FDJ era nella fuga: il commissario della Giuria spiega
Pensi che fra i primi ci fosse in ballo la classifica?

Forse qualcuno avrebbe attaccato, anche perché l’ultima salita era veramente dura. E poi era a 5-6 chilometri dall’arrivo. Per questo la fase era concitata. Tutti volevano stare davanti e siamo arrivati a quella curva troppo forte e purtroppo sono andati dritti. Personalmente non conoscevo la discesa, qualcuno ha detto che una parte sia stata fatta in una delle prime tappe dell’ultimo Tour.

Quando avete visto quel mucchio di gente, avete capito che non sarebbe stata una giornata normale?

Sicuramente non normale, anche se negli ultimi giorni abbiamo fatto parecchi mucchi. Alla prima tappa siamo caduti in 20-25 corridori, mercoledì sono caduti due volte. Però si è capito che questa fosse una caduta abbastanza brutta. C’era uno scolo dell’acqua in cui sono scivolati, però non pensavamo che sarebbe finita così.

Durante l’attesa siete andati all’ammiraglia?

No, semplicemente siamo stati lì. Ci hanno portato un po’ d’acqua, quello di cui avevamo bisogno, anche perché inizialmente pensavamo che la gara sarebbe ripresa. Poi hanno deciso di neutralizzarla, ma eravamo tutti pronti per ricominciare.

Che cosa vi dicevano mentre aspettavate?

Praticamente niente. Non ripartivamo perché non c’era più l’ambulanza, non c’erano le condizioni di sicurezza, quindi ci hanno fermato. Ci hanno detto che probabilmente la corsa sarebbe stata neutralizzata e dopo un po’ abbiamo capito che non sarebbe stata una pausa breve. Hanno preso una decisione abbastanza strana, perché a quelli davanti hanno lasciato briglia sciolta, mentre al gruppo non è stata data la possibilità di giocarsi la tappa. Però non sono io la Giuria, quindi non so cosa dire. Per noi dell’Intermarché è stata una cosa buona, però in effetti non c’è stata proprio parità.

Vi siete resi conto che fossero finiti per terra tutti i big?

Io personalmente ero messo abbastanza bene e quando ho visto che sono caduti davanti, ho immaginato che potessero esserci uomini importanti. Ma che ci fossero tutti i big, sinceramente non me lo aspettavo. Anche perché in una fase così veloce, ero concentrato sul non cadere a mia volta.

Dopo l’arrivo, Kuss racconta la giornata in cui la Visma-Lease a Bike ha perso Vingegaard
Dopo l’arrivo, Kuss racconta la giornata in cui la Visma-Lease a Bike ha perso Vingegaard
Parliamo di te, come stai?

Sono tornato quattro giorni fa dall’altura e sono ancora in fase di rodaggio. Nella prima tappa stavo molto bene, ma sono caduto e per fortuna non mi sono fatto niente. Mercoledì stavo già un pochino meglio e sono arrivato settimo. Oggi, così e così. Però il mio focus è sulle Ardenne e sono fiducioso che sarò al 100 per cento.

Altura in Colombia o più vicino?

Questa volta sono stato a Sierra Nevada, anche se il tempo non è stato clemente. Ho optato per un’altura un po’ diversa quest’anno, anche perché l’anno scorso, la seconda volta che sono stato in Colombia, non ha funzionato molto bene. Così ho optato per un’altura europea, un po’ differente. Per cui speriamo di uscire bene da questa corsa e poi, un giorno per volta, cercheremo di arrivare bene alle Ardenne.

Skjelmose è il nuovo leader del Giro dei Paesi Baschi, ma non ha voglia di festeggiare
Skjelmose è il nuovo leader del Giro dei Paesi Baschi, ma non ha voglia di festeggiare

Nuovo leader

Purtroppo la Liegi non vedrà per l’ennesima volta il duello fra Pogacar ed Evenepoel. Il Giro dei Paesi Baschi ha davanti ancora due tappe, con Mattias Skjelmose che da ieri sera ha indossato la maglia di leader.

«Oggi è un giorno davvero triste – ha commentato – il mio pensiero va a tutti i ragazzi caduti oggi, a partire dal mio compagno di squadra (Tesfatsion, ndr). Ora sono il leader della corsa, ma ovviamente non c’è niente da festeggiare. Tutto è successo molto velocemente e all’improvviso. Natnael è caduto davanti a me, mi sento fortunato di non essere stato coinvolto. La strada era accidentata, stavamo tutti lottando per la posizione e sfortunatamente il gruppo è arrivato a quella curva un po’ troppo veloce. Quando il primo corridore è caduto, gli altri lo hanno seguito. Il livello della competizione è alto, così come il livello dello stress e del nervosismo. Questo è un dato di fatto, questo è il ciclismo in questo momento».

Rota saluta Piva: «Se sono il corridore di oggi, è grazie a lui»

24.11.2023
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«In questo inizio di stagione sono parecchio incasinato – dice Rota – ho tante cose da fare e altrettante da mettere a posto. I mesi invernali sono così, bisogna fare un po’ di prove, controllare la bici e tutti i dettagli per arrivare pronti al primo ritiro».

Dopo le vacanze, il bergamasco si ritrova a sistemare e programmare la stagione. «Quest’anno ho avuto qualche problema alla schiena e sto facendo dei test per mettermi a posto, per capire come potrei migliorare. Provo plantari nuovi, controllo la posizione. Il cambiamento non è mai immediato, si deve capire, studiare, agire. Per fortuna la bici è uguale a quella dello scorso anno, stesso telaio, stessi componenti».

Dopo tre anni le strade di Rota e Piva si dividono, dal 2024 il diesse passerà alla Jayco-AlUla
Dopo tre anni le strade di Rota e Piva si dividono, dal 2024 il diesse passerà alla Jayco-AlUla
A proposito di cambiamenti, in Intermarché ne è avvenuto uno importante, Valerio Piva è andato alla Jayco. 

Vero, purtroppo è una perdita importante, era un uomo chiave per la nostra squadra. Non solo per me ma per tutto il gruppo. La sua esperienza era davvero fondamentale per noi. Mi spiace che abbia cambiato squadra, però è una figura importante in questo mondo ed è sempre stato molto ricercato. Ad un certo punto si fanno delle scelte, chiaro che umanamente dispiace, con lui avevo molto legato.

Siete arrivati alla Intermarché insieme, nel 2021, appena la squadra aveva acquisito la licenza WorldTour. 

Appena arrivato qui sono stato affidato a lui, complice anche il fatto che con l’inglese non me la cavavo benissimo. Essere in una squadra straniera e relazionarsi con italiani mi ha aiutato ad inserirmi nel team. Penso che con l’arrivo di Valerio la crescita mia e del team si sia vista, ha fatto sicuramente un ottimo lavoro. 

Nel 2021 alla Intermarché Rota ha trovato altri 3 italiani in squadra: Pasqualon, Petilli e Minali (che nella foto non c’è)
Nel 2021 alla Intermarché Rota ha trovato altri 3 italiani in squadra: Pasqualon, Petilli e Minali (che nella foto non c’è)
Tu eri a conoscenza del cambiamento?

No, l’ho visto l’ultima volta al Lombardia, poi ci sono state di mezzo le vacanze e non ci siamo più visti. Sapevo che stesse parlando con la squadra, ma ho letto del passaggio in Jayco dai vari siti e giornali. Ci sta, è normale, nella vita lavorativa di una persona il cambiamento è sempre dietro l’angolo. Ci siamo scambiati qualche riflessione, alla fine in questi 3 anni insieme ho corso l’80 per cento delle gare con lui al seguito. 

Vi siete sentiti?

Abbiamo fatto una chiamata dopo la notizia del cambio squadra, ma la chiacchierata è andata sulle corse e mi ha dato qualche ultimo consiglio. 

Nel 2022 è arrivata anche la prima vittoria da pro’ per Rota, al Sazka Tour
Nel 2022 è arrivata anche la prima vittoria da pro’ per Rota, al Sazka Tour
Quale?

Su questo 2023 che per me non è andato bene in alcune fasi della stagione. Il suo ultimo consiglio è stato di restare tranquillo e di tornare a fare le cose come nel 2022. Ritornare a correre con una tattica più aggressiva, pensare di meno e agire. Questo è stato un po’ il leitmotiv dei nostri anni insieme: correre con intraprendenza. Ho sposato il suo modo di approcciare le corse ed insieme ci siamo tolti delle belle soddisfazioni, non tutto è andato come avremmo voluto, ma fa parte della vita. 

Il ricordo più bello con Piva in ammiraglia?

Un bel momento è stato il campionato italiano di quest’anno. Non ho vinto, ma a fine gara Valerio era molto contento di come era andata la gara, di come l’avevamo interpretata. Abbiamo dato spettacolo al di là del risultato, era quasi più felice lui di me. Un altro ricordo è al campionato italiano del 2022, in quel caso era più deluso lui di me per la mancata vittoria, era consapevole che avevamo buttato una grande occasione. 

Due risultati uguali a fronte di situazioni diverse, come le due stagioni di cui stiamo parlando.

Vero. Nel 2022 stavo bene e arrivavo al campionato italiano con la convinzione di poter fare la corsa. Mentre quest’anno non mi sarei mai aspettato di poter correre davanti e di arrivare a giocarmi la vittoria. 

Cosa ha portato secondo te Piva in questi tre anni alla Intermarché?

Ha portato in squadra la sua mentalità, il team nel 2021 aveva ancora un’impronta da professional. Lui ha contribuito a farla diventare la Intermarché che conosciamo oggi, ha dato un assetto di lavoro e una programmazione. 

Piva ha consigliato a Rota di tornare a correre come hanno sempre fatto, con intraprendenza e determinazione
Piva ha consigliato a Rota di tornare a correre come hanno sempre fatto, con intraprendenza e determinazione
E a te cosa ha dato?

Molte volte si lamentava che non mi ritenessi all’altezza, pensa da sempre che io sia un corridore forte. Mi ha insegnato a credere in me stesso e a dare tutto. A seguire l’istinto, se mi sento di attaccare vado, se sento di dover aspettare sto sulle ruote, ed è una cosa che in futuro mi rimarrà addosso. La cosa importante è che a fine gara tu sia contento di come hai corso. Mi ha sempre dato una grande carica e tanta motivazione, mi ha spinto spesso oltre il limite. Non è una cosa che tutti i diesse hanno, è un meccanismo empatico e questo mi mancherà.

Si chiude una parte della tua carriera con la sua partenza…

Sì, ma è anche giusto che sia così. Il nostro rapporto rimarrà tale, nel privato continuerò a sentirlo e parlarci. E’ un’ottima persona e mi farà sempre piacere scambiare due parole con lui.

Con BrytonSwitch arriva una promo super!

07.09.2023
3 min
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Si chiama BrytonSwitch ed è l’imperdibile promo lanciata lo scorso 31 agosto da Ciclo Promo Components, la commerciale veneta che distribuisce in Italia il marchio Bryton. Stiamo parlando di un brand sinonimo di ciclocomputer di altissima affidabilità, compagni in corsa e in allenamento fra gli altri anche degli atleti della Intermarché-Circus-Wanty, la formazione belga nella quale militano i nostri Niccolò Bonifazio, Simone Petilli e Lorenzo Rota.

La promozione lanciata da Ciclo Promo Components si chiama “BrytonSwitch”
La promozione lanciata da Ciclo Promo Components si chiama “BrytonSwitch”

Al via la rottamazione

Come anticipato, la promo BrytonSwitch è iniziata lo scorso 31 agosto e terminerà il prossimo 31 dicembre. In questo periodo sarà possibile “rottamare” il proprio ciclocomputer e ottenere uno sconto fino a 120 euro sull’acquisto di un Bryton Rider S500 oppure di un Rider S800 nella versione preferita, con o senza sensori inclusi.

Il top di Bryton

Quando si parla di Rider S500 e di Rider S800 ci troviamo davanti a due prodotti estremamente affidabili, non a caso scelti dagli atleti della Intermarché-Cyrcus-Wanty, formazione impegnata in questi giorni a La Vuelta.

Il Rider S500 nasce con un hardware dal design efficiente ed elegante, con uno schermo nitido da 2,4″, 4 semplici pulsanti e attacco USB tipo-C. Presenta diverse funzionalità avanzate come Live Tracking, Climb Challange, sensore di luminosità ambientale e registrazioni senza interruzioni.

Il miglioramento del software segna un deciso passo in avanti nella velocità dei processi e delle elaborazioni, con un’interfaccia utente migliorata e più rapida. Connessione a 5 satelliti e opzioni del menù Stato rapido personalizzabili, aggiornando inoltre le funzioni di percorso e allenamento.

Il Rider S800 è il modello top di gamma di Bryton, progettato utilizzando materiali leggeri e di prima qualità accuratamente selezionati. E’ dotato di un ampio display touchscreen a colori ad alto contrasto da 3.4″ ottimizzato per l’utilizzo all’aperto e di una batteria senza precedenti con un’incredibile durata fino a 36 ore. Tecnologicamente all’avanguardia, il Rider S800 è dotato di funzionalità avanzate incluse Live Tracking, Climb Challange, Ricerca Vocale, sensore di luminosità ambientale e molto altro.

Come detto, la promo BrytonSwitch terminerà il prossimo 31 dicembre ed è possibile usufruirne recandosi in tutti i negozi aderenti all’iniziativa.

CicloPromo

Il mondiale di Rota riparte da due errori

04.08.2023
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Lorenzo Rota torna sul luogo del… delitto: al mondiale che lo scorso anno avrebbe potuto cambiargli la carriera e invece lo lasciò con un pugno di mosche. Di parecchi si disse che avrebbero potuto contrastare Evenepoel, forse però il bergamasco è quello che c’è andato più vicino, ma sul più bello s’è distratto.

«Al mondiale – ci ha raccontato lo scorso inverno – ho commesso due errori: non rimanere appiccicato a Evenepoel quando è scattato, perché era un tratto interlocutorio e l’ho sottovalutato. Poi non attaccare ai piedi della salita in vista dell’arrivo, per non dovermela giocare in volata. Ho aspettato lo scollinamento, ma era tardi e tutti sappiamo come è andata a finire».

Lorenzo Rota, bergamasco, è pro’ dal 2016. E’ alto 1,73 per 62 chili. Nel 2023 ha già corso per 58 giorni
Lorenzo Rota, bergamasco, è pro’ dal 2016. E’ alto 1,73 per 62 chili. Nel 2023 ha già corso per 58 giorni

Le strade da Edimburgo a Glasgow su cui si correrà domenica sono diverse da quel su e giù australiano e anche il meteo inciderà in modo più netto, ma l’approccio di Lorenzo è lo stesso. Antenne basse, un’ottima condizione e tanta voglia di mettersi a disposizione della squadra. La stagione finora è stata quasi parallela a quella passata, è mancata la vittoria, ma i sette piazzamenti fra i primi cinque dicono che il livello è buono. Il ripetuto secondo posto al campionato italiano, lo scorso anno dietro Zana questa volta dietro Velasco, porta con sé la giusta punta di dente avvelenato.

Che cosa ti ha dato quest’anno in più?

Sicuramente arrivo un po’ più tranquillo e con una consapevolezza maggiore. Il lavoro che ho fatto fino a questo momento è buono. Sinceramente a San Sebastian mi aspettavo qualcosina in più (foto di apertura, è arrivato 30° a 7’12” da Evenepoel, ndr), però non ho avuto una buona giornata. Ogni tanto capita, appena tornati dall’altura. Al contrario al Tour de Wallonie ho avuto buone sensazioni.

Un buon avvicinamento, dunque?

Arrivo fiducioso e penso che la squadra sia competitiva, al pari dell’anno scorso. Quindi siamo tranquilli, negli ultimi giorni abbiamo cercato di lavorare al meglio, facendo tutto al 100 per cento, per presentarci al meglio possibile.

Questa la volata per il secondo posto ai tricolori di Comano Terme. Le tensioni con Trentin sono state subito sciolte
Questa la volata per il secondo posto ai tricolori di Comano Terme. Le tensioni con Trentin sono state subito sciolte
Aver già corso un mondiale in prima fila porta qualche consapevolezza in più?

Non partivo da leader l’anno scorso e sicuramente neanche questa volta. Sarò a supporto della squadra e ho un’idea su come si potrebbe sviluppare questo mondiale e quale potrebbe essere la mia gara, che poi vedremo anche con Daniele (Bennati, ndr). Sono tranquillo, per domenica spero solo di avere una giornata buona.

Ti è capitato ogni tanto di ripensare allo scorso anno?

E’ ovvio che ci ho pensato, anche perché dopo ho avuto un mese di fuoco. Però ormai è acqua passata. Per me è stata un’ottima esperienza, ma è normale che l’amaro in bocca per il risultato mancato rimanga. Anche perché non ti trovi tutti i giorni a giocarti una medaglia mondiale…

I lavori massimali di Rota: 12 fiammate da fermo…

17.02.2023
5 min
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Già la scorsa estate Lorenzo Rota ci aveva detto che avrebbe dovuto incrementare i lavori più esplosivi, quelli che migliorano lo spunto veloce. E’ passato un intero inverno di preparazione e il corridore della  Intermarché-Wanty-Gobert a quanto pare è stato di parola. L’obiettivo è essere più forte in volata e sulle sparate. Tipo quelle che possono esserci su una Redoute…

Il lombardo ci sta dando sotto e ci spiega dunque come sta lavorando. Dopo le prime vittorie da pro’ in estate e dopo essere stato il miglior italiano nel ranking UCI, la sua stagione è ripartita con dei buoni piazzamenti. L’ultimo dei quali ieri alla Vuelta a Andalucia, sesto dietro ad uno scatenato Pogacar.

Lorenzo Rota (classe 1995) quest’inverno ha incrementato i lavori su forza ed esplosività anche in bici (foto Instagram)
Lorenzo Rota (classe 1995) quest’inverno ha incrementato i lavori su forza ed esplosività anche in bici (foto Instagram)
Lorenzo, quanto hai incrementato questo genere di lavori in questa fase della tua carriera durante l’inverno?

Praticamente da 0 a 100. Scherzo, ma era un lavoro che sostanzialmente non avevo più fatto da due anni a questa parte. Ho iniziato un po’ già la scorsa estate e l’ho inserito stabilmente nella preparazione invernale. Anche se nella prima volata dell’anno i risultati non si sono visti! Eravamo cinque in fuga e ho fatto penultimo del gruppetto. Però è stata una volata anomala: più “di posizione” che di gambe. Abbiamo un po’ pasticciato io e il mio compagno, ho sbagliato l’ultima curva e ho preso un tombino durante lo sprint.

Però sesto al debutto nonostante non sia ancora al top e con tutti questi inconvenienti, non è male…

Sì, sì… infatti sono fiducioso.

Quante volte fai questo genere di lavoro in una settimana?

Viene inserito una volta ogni 7-8 giorni. In altura lo facevo almeno una volta a settimana. E’ un lavoro che ho fatto parecchio, anche in altura appunto, soprattutto per cercare di non perdere la forza. Mi sono confrontato a lungo col mio preparatore Luca Quinti e con quelli della squadra: anche loro mi hanno suggerito di incrementare questa tipologia di lavoro. Però vorrei anche aggiungere che il mio focus è, e resta, quello di non perdere efficacia in salita. Viste le corse a me adatte, devo tenere bene su salite mediamente lunghe.

La volata dell’italiano persa contro Zana è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Da lì Lorenzo ha ripreso a fare certi specifici
La volata dell’italiano persa contro Zana è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Da lì Lorenzo ha ripreso a fare certi specifici
Hai anche pubblicato sui tuoi social quella che è una partenza da fermo, o comunque da velocità super bassa…

Sì, era una partenza da fermo in salita con quasi il massimo rapporto. La pendenza della salita era del 4%-5%, quindi non durissima. Cercavo di stare al massimo per 15”-20” in quel caso ne avevo fatte 12 recuperando 3′, pedalando pianissimo. Anche perché ero in altura e recuperare non è facile. In realtà queste 12 ripetute le avevo suddivise in tre serie da quattro volate, con recupero completo tra una serie e l’altra. In questo modo mi concentro meglio sulla volata. Devo dire che è un lavoro molto a livello muscolare, veramente duro. Soprattutto per me che non sono un velocista e non ci sono abituato. 

Che wattaggi raggiungi?

Non è facile dare un numero preciso. Sul picco arrivo sui 900-950 watt, poi dipende molto anche dalla strada. Meno la pendenza è dura, più è facile far salire il picco. Si “libera” la potenza. Ma i watt sono relativi, quel che conta è la potenza.

Restando su questo genere di lavori di forza, di velocità, di esplosività… hai fatto anche altri specifici?

Ho inserito sempre delle volate, anche nella distanza. E le facevo soprattutto a fine allenamento. E’ un modo per adattarsi a questo tipo di sforzo, immaginando di doverle fare nei finali di corsa e così dopo cinque ore le faccio quasi sempre.

Quindi non c’è proprio un giorno specifico per le volate?

Nel giorno dello specifico, faccio le partenze da fermo che vi dicevo, mentre negli altri giorni faccio le volate “normali”. Lo specifico cerco di farlo col muscolo fresco e quindi dopo il giorno di scarico. Magari, non so, ho una tripletta, quindi faccio un giorno di volate, un giorno di forza e un giorno di distanza. 

Una delle partenze da fermo fatte in altura. Rota è stato a lungo in Colombia (immagine a video)
Una delle partenze da fermo fatte in altura. Rota è stato a lungo in Colombia (immagine a video)
In questo contesto di aumento di forza hai rivisto anche la parte di palestra?

Quest’inverno ne ho fatta un po’, ma non tanta, perché insieme al mio preparatore abbiamo visto  che tendevo a mettere troppo massa. Pertanto, abbiamo cercato di ridurre al minimo le ripetute. E sentivo di essere più esplosivo.

In un così breve lasso di tempo come l’inverno di un ciclista (un mese e mezzo), come si si fa a capire che si sta mettendo su massa?

E’ abbastanza semplice e si vede anche dalla bilancia. E comunque basta fare la plicometria: se la percentuale di massa grassa resta la stessa e il peso aumenta, vuol dire che stai mettendo su massa. Poi ci sarebbero anche degli esami specifici (una dexa, ndr). Con quella vedi praticamente tutta la composizione corporea. Però è una cosa che vedi anche a occhio nudo. Se mi rivedo in una foto a dicembre, noto che a livello muscolare ero molto più grosso.

E sul fronte alimentare, hai ritocchi da fare, qualcosa prima di questi allenamenti?

Avendo lavorato tendenzialmente in altura, la mia alimentazione era mirata soprattutto a non svuotarmi, anche perché si tratta di lavori con cui spendi molto. Quindi c’era sempre un buon apporto di glucosio, per il resto tutto molto standard.

Rota, il primo inverno da big con un chiaro obiettivo

04.01.2023
5 min
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Ha chiuso l’anno in testa al ranking UCI per quel che concerne gli italiani. Alla fine Lorenzo Rota ha sopravanzato di nuovo Matteo Trentin. Ma non è tanto l’essere il primo della lista o meno. Quel che ci interessa è capire come il bergamasco ha passato il primo inverno da big.

Il corridore della Intermarché Wanty Gobert è stato autore di una crescita importante, per costanza e per risultati. Tanti secondi posti, le prime vittorie in estate e la maglia azzurra per i mondiali di Wollongong.

Seconda tappa dello Sazka Tour 2022, finalmente Lorenzo Rota (classe 1995) rompe il ghiaccio e coglie la sua prima vittoria da pro’
Seconda tappa dello Sazka Tour 2022, finalmente Lorenzo Rota (classe 1995) rompe il ghiaccio e coglie la sua prima vittoria da pro’
Lorenzo, il primo inverno da big. Abbiamo parlato più volte quest’anno del tuo salto di qualità: come ci si sente? Hai questa consapevolezza, tanto più ora che sei tornato ad essere il primo italiano nel ranking?

Non siete i primi a farmelo notare, ma sinceramente non ci penso. Sto cercando di lavorare come ho sempre fatto, anzi ancora meglio cercando di mettere a punto quelle cosine che quest’anno non sono andate bene (il riferimento è anche a qualche volata, ndr). Ho letto anche un’intervista di Magrini, il quale diceva che si aspetta da me una riconferma se non qualcosa in più. Io sono contento di questi apprezzamenti, però per quanto mi riguarda resto concentrato sul mio focus, cioè lavorare bene giorno dopo giorno. Ho trovato la mia dimensione, spero solo che le cose filino lisce.

Non ti siedi sugli allori, insomma…

No, no… soprattutto per me che tante volte sono andato vicino alla vittoria con tanti secondi posti. Voglio fare meglio dell’anno scorso. I numeri, il ranking… sono importanti e motivo di orgoglio, specie se penso che ero lì, lì per smettere. Ma non sono tutto.

Nella tua squadra c’è stato un po’ di rimaneggiamento. Pensi di avere più spazio? Come sono gli equilibri?

Fortunatamente io ho sempre avuto i miei spazi. In qualche occasione magari mi sono messo a disposizione, ma perché comunque c’era qualcuno che in quel momento andava più forte di me. E l’ho fatto volentieri, perché quando c’è chi ha più chance di fare risultato è giusto aiutarlo. No, no… non mi posso lamentare degli spazi: mi hanno sempre lasciato lavorare in modo tranquillo e sereno. Tant’è, per esempio, che anche adesso a gennaio ho fatto alcune richieste e mi hanno lasciato fare. Per esempio farò subito un ritiro in quota. E non è così scontato che una squadra ti lasci certe aperture.

Rota (qui anche con Pozzovivo, a sinistra) ha corso molto con Petilli. Simone potrà essere un riferimento per Lorenzo
Rota (qui anche con Pozzovivo, a sinistra) ha corso molto con Petilli. Simone potrà essere un riferimento per Lorenzo
Se ti dovessero dire: «Lorenzo, quest’anno sarai il nostro leader in queste corse e avrai 4-5 uomini a tua disposizione», pensi che sentiresti la pressione?

Bella domanda, sicuramente è diverso. Quando corri “da solo” hai meno pressioni, quando invece ti mettono a disposizione più uomini le cose cambiano. In qualche occasione nel 2022 mi sono trovato quasi da solo, non avevo tutta una squadra a disposizione. Ma è anche vero che io neanche avevo fatto certe richieste. So che il team per questa stagione vuole darmi un pochino più di supporto. Ad esempio io quest’anno ho corso parecchio con Simone Petilli. Lui è stato importante, più di una volta mi ha dato una mano. Magari oltre a lui mi affiancheranno altri corridori.

E’ l’onere del leader…

E infatti sono convinto che se fai tutto al 100% e in gara ti comporti bene poi il risultato arriva. L’importante è non avere recriminazioni. Poi il livello è talmente alto oggi, che ci possono essere altre mille cause che ti impediscono di vincere. Però eccoci qua:, alla fine abbiamo una filosofia di squadra tranquilla: poca pressione e dedizione al lavoro.

Hai già una bozza del tuo calendario?

Sì, io e la squadra siamo molto precisi su questo. Praticamente ho già il calendario definito fino alla fine dell’anno. Non posso svelare tutto, ma posso dire che partirò leggermente prima. Inizierò l’11 febbraio a Murcia, mentre l’anno scorso avevo iniziato alla fine dello stesso mese. L’idea è di arrivare con più chilometri di gara nelle gambe alle classiche delle Ardenne. Non solo ma ci arriverò con più corse a tappe. L’anno scorso ne avevo fatta una sola prima di quelle corse. Corse che poi neanche ho fatto perché sono stato male. Però il mio primo grande obiettivo è un altro.

San Sebastian 2021: Honorè caduto, ha poi tirato giù Rota. Un momento negativo, ma anche di svolta per Lorenzo (screenshot a video)
San Sebastian 2021: Honorè caduto, ha poi tirato giù Rota. Un momento negativo, ma anche di svolta per Lorenzo (screenshot a video)
Spara!

La Strade Bianche. E’ una corsa che ho fatto negli ultimi due anni e mi piace veramente tanto. L’anno scorso sono stato un po’ sfortunato perché nella grande caduta causata dal vento ho perso tanto tempo e alla fine ho chiuso tredicesimo. Anche per questo ho voluto anticipare un po’. L’anno scorso ci arrivai con tre sole gare e l’altura. Avevo la gamba, ma non era super, super…

A livello tecnico per questa corsa così particolare si cura anche qualche elemento? Una rivisitazione della posizione, gomme particolari…

Con Continental, le gomme, la squadra ha un bel feeling. Io sto provando un nuovo copertone. Vediamo se darà i frutti sperati. Quest’anno useremo quasi sempre i 28 millimetri e non più i 25. E sarà così anche alla Strade Bianche, vedremo se con la nuova mescola oppure no, visto che è ancora in fase di sviluppo.

Torniamo al “Rota big”, in questi due anni di Intermarché se riavvolgi il nastro qual è stato, se c’è stato, il momento della svolta? Quello in cui ha capito che potevi davvero fare bene?

La svolta – replica secco Rota – è arrivata con San Sebastian 2021. Avevo fatto il Tour e avevo sofferto tantissimo. Ero caduto e avevo avuto problemi, ma ho tenuto duro e una settimana dopo, a San Sebastian, ho sentito che qualcosa era cambiato. Era una corsa di alto livello ed ero davanti con grandi campioni. Poi okay il finale è andato come è andato (un corridore gli cadde sotto le ruote all’ultima curva dell’ultima discesa, ndr), però avevo corso come volevo, la gamba rispondeva come volevo. Da lì ho iniziato a credere più in me stesso. E’ scattato qualcosa. Qualcosa che si è confermato anche nelle gare successive e tutto è diventato più solido. Poi, sapete bene anche voi: in questo mondo è un continuo ricercare certezze visto che in ogni gara devi dimostrare di essere all’altezza.

Lanfranchi racconta Briancon, il Pirata e i giovani

18.12.2022
5 min
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«Quella tappa del Giro d’Italia (la Saluzzo-Briancon del 2000, ndr) rimane la ciliegina sulla torta della mia carriera, non capita tutti i giorni di lasciarsi alle spalle Pantani e Simoni». A raccontare l’aneddoto è Paolo Lanfranchi, che parlando di quel giorno fa una lieve risata e continua: «Anche la Gazzetta dello Sport titolò “Il coraggioso sbagliato nel giorno sbagliato”. La tappa successiva, la Torino-Milano, fu lo stesso Pantani che venne a congratularsi con me».

Lanfranchi (a sinistra) ha passato tanti anni accanto ai giovani, parlando ed insegnando ciclismo
Lanfranchi (a sinistra) ha passato tanti anni accanto ai giovani, parlando ed insegnando ciclismo

La ciliegina sulla torta

Il cielo sopra Milano, nella tarda mattinata di venerdì, è plumbeo e pesante, carico di pioggia che non si decide a venir giù. Paolo Lanfranchi si trova fermo in coda sulla tangenziale, tra meteo e traffico è facile far scivolare la mente verso ricordi più caldi

«Marco ed io – riprende Lanfranchi – nonostante non avessimo mai corso insieme ci volevamo bene, eravamo amici. Negli anni della Mercatone Uno ha provato a portarmi da lui, parlai anche con Magrini ma non se ne fece nulla. Pantani aveva un unico difetto, era troppo sensibile. Quel giorno, 2 giugno 2000, c’erano in programma Colle dell’Agnello e Izoard. Ebbi la fortuna di entrare in una fuga di trenta corridori che arrivò a guadagnare un bel po’ di minuti. Ci ripresero nella scalata dell’Izoard, lì Tonkov si staccò e io lo aspettai (i due erano compagni di squadra alla Mapei, ndr). Sapevo che nella discesa verso Briancon sarebbe stato fondamentale rientrare il prima possibile e così fu.

«ho rivisto quella gara proprio qualche giorno fa – confessa – e ho rivisto un dettaglio che negli anni avevo quasi dimenticato. Appena rientrati sul gruppetto di Pantani e Simoni, Tonkov mi fece un cenno ed io andai avanti per tirare. Gli altri, invece di seguirmi, mi lasciarono un paio di metri così continuai, la mia fortuna fu che dietro si guardarono e io riuscì a vincere».

La passione per la bici

Una volta smesso di andare in bici, Lanfranchi, ha iniziato a seguire qualche squadra juniores delle sue zone. Lui è di Gazzaniga, in provincia di Bergamo, una terra che dal ciclismo ha preso e dato tanto.

«Ho cominciato grazie ad un amico, all’inizio non ero sicuro di voler prendere un impegno simile, sapevo sarebbe diventato importante. Da qualche anno, a causa del lavoro, non lo faccio più, ma ora che sono vicino all’età pensionabile sto pensando di ritornare. Non ho mai smesso di amare la bici, è la mia vita. Sono entrato anche nel comitato tappe per Bergamo, e quest’anno il Giro arriverà proprio qui da noi. Insomma il mondo della bici mi ha dato tanto e mi piace l’idea di restituire qualcosa».

L’esasperazione per la categoria juniores non permette una maturazione completa (photors.it)
L’esasperazione per la categoria juniores non permette una maturazione completa (photors.it)

I ragazzini

La categoria juniores è da tempo al centro di tante discussioni: l’età media dei corridori professionisti si abbassa e molte squadre vengono qui a cercare i campioni del futuro. 

«Ormai si sta esasperando la categoria – dice con un tono serio Paolo – viene presa alla pari del dilettantismo. A mio modo di vedere il passaggio tra i professionisti di ragazzi così giovani non è corretto, ma questo è il meccanismo, e se non fai così rischi di rimanere escluso. E’ un’età in cui si deve imparare ancora molto, io ho sempre consigliato di fare doppia attività: ciclocross o pista. Però se ti trovi i ragazzi, o meglio i diesse, che sono impuntati sulla strada fai fatica ad emergere perché estremizzano già tutto. Gli anni da junior devono essere quelli dell’apprendimento, i ragazzi devono sbagliare e poter imparare da quell’errore. Io mi sono arrabbiato di più per gare vinte correndo male che per sconfitte arrivate dopo buone prestazioni».

Uno dei punti di forza di Consonni è stata l’umiltà, una caratteristica trasmessa dalla famiglia
Uno dei punti di forza di Consonni è stata l’umiltà, una caratteristica trasmessa dalla famiglia

I Genitori

«Il problema tra gli juniores – racconta – sono anche i genitori, non tutti ovviamente, ma molti non riescono a capire il proprio ruolo. I ragazzi non sono ancora maggiorenni, quindi non hanno la patente e devono essere accompagnati. Avere i genitori così presenti non è sempre un bene, i ragazzini a quell’età hanno bisogno anche di un po’ di indipendenza. Guardate che ci sono anche i genitori dietro i passaggi prematuri tra i professionisti, non sempre, ovvio, ma spesso sì. Molti ragazzi accantonano la scuola per andare in bici, ed i genitori glielo permettono, anzi a volte sono proprio loro a dirglielo. Ci sono anche delle realtà molto belle, nelle quali ho lavorato, dove si è creato un bel gruppo coeso di persone».

Secondo Lanfranchi, Consonni non ha ancora espresso tutte le sue potenzialità su strada
Secondo Lanfranchi, Consonni non ha ancora espresso tutte le sue potenzialità su strada

Si parla di Consonni

Nel parlare con Lanfranchi emergono due nomi importanti: quello di Rota e Consonni. I due corridori, entrambi bergamaschi, sono passati sotto il suo occhio vigile proprio quando erano juniores. 

«Il percorso migliore per arrivare professionista lo ha fatto Consonni – ci spiega Lanfranchi – lui aveva quel qualcosa in più, lo vedevi. La sua fortuna è stata di essere davvero un ragazzo umile e con la testa sulle spalle. E’ una caratteristica di famiglia, suo padre non lo ha mai esaltato o montato. Simone quando correva da junior era un leader silenzioso, mai una parola fuori posto. In più nonostante fosse forte non disdegnava di mettersi a disposizione dei compagni, gli volevano bene tutti. E lui era il primo ad essere felice per una vittoria di un compagno. Quando lavori per gli altri loro lo fanno per te, si tratta di dare e avere. A mio modo di vedere, su strada, non ha ancora espresso a pieno il suo potenziale».

Per Rota un passaggio prematuro tra i pro’ stava per frenarne la carriera
Per Rota un passaggio prematuro tra i pro’ stava per frenarne la carriera

Invece Rota…

«Lorenzo – riprende a raccontare – ha rischiato quasi di smettere. E’ passato professionista nel 2016, dopo due stagioni da under: una alla Mg.K Vis ed l’altra alla Trevigiani. Dopo quattro anni difficili era lì lì per smettere e se Scinto non gli avesse dato l’occasione per riscattarsi, avremmo perso un bel corridore. Ora è cresciuto molto ciclisticamente, ma sta ancora imparando. Avrebbe potuto e dovuto farlo prima».

Milesi e il primo Rota: crescita attesa, ma non scontata

19.11.2022
5 min
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Chissà se il suo direttore sportivo da dilettante si sarebbe mai immaginato di vederlo un giorno così in alto. Parliamo di Marco Milesi, ex tecnico di Lorenzo Rota. Il lombardo è stato il corridore italiano che in questa stagione è più cresciuto. Il suo exploit lo ha portato anche ad essere il miglior italiano nella classifica Uci. Lo ha “battuto” al colpo di reni Matteo Trentin, con il buon finale di stagione.

Però Lorenzo è stato colui che più è salito nel ranking. E’ passato dalla 463ª posizione del 2020, alla 109ª del 2021, fino alla 48ª di quest’anno. Eppure l’atleta oggi in forze alla Intermarché Wanty Gobert non ha avuto una prima parte di carriera facile, facile. Anzi… Anche Visconti qualche giorno fa ha ricordato le sue vicissitudini. 

Marco Milesi ha diretto Rota per due stagioni (2014-2015), poi Lorenzo è passato subito con la Bardiani
Marco Milesi ha diretto Rota per due stagioni (2014-2015), poi Lorenzo è passato subito con la Bardiani

Passaggio difficile

Proprio con Milesi, che ha diretto Rota alla Trevigiani, cerchiamo di tracciare meglio un profilo di questo ragazzo. 

«Lorenzo è di Bergamo come me – racconta Milesi – me lo avevano segnalato quando era uno junior. Me ne aveva parlato Dino Zambelli, che è uno dei nostri sponsor. Lui è appassionato e mi disse: “Marco, segui questo ragazzino perché è forte, forte…”. Ho visto i suoi risultati, i suoi test e tutto sommato è stato anche facile prenderlo perché lui voleva correre in Trevigiani. In quell’infornata c’erano anche Simone Ravanelli e Simone Consonni. Erano bel gruppetto».

Visconti ci aveva parlato di un atleta dedito al lavoro, un generoso. E i racconti di Milesi non fanno altro che confermare le parole del siciliano.

«Ricordo un ragazzo determinato che lavorava sodo. Magari con me ha vinto poco, però se guardavi gli ordini di arrivo, c’era sempre. Aveva una grande costanza di rendimento».

Con uno sprint potente Lorenzo Rota, ha vinto questa estate la 2ª tappa dello Sazka Tour. Un successo che dà fiducia
Con uno sprint potente Lorenzo Rota, ha vinto questa estate la 2ª tappa dello Sazka Tour. Un successo che dà fiducia

Nel giusto team

Eppure nonostante tutto Milesi non si aspettava che Rota arrivasse tanto in alto.

«Lorenzo – spiega Milesi – ha avuto un passaggio a vuoto nel momento in cui è arrivato tra i pro’ e se vogliamo nei primi anni a seguire. Però è anche vero che è passato giovanissimo e non tutti all’epoca facevano il salto così presto. Col tempo è riuscito a trovare la squadra giusta. Le qualità non gli mancavano e di conseguenza ha fatto il salto di qualità.

«In Intermarché ha trovato l’ambiente giusto. Parlando con Piva, mi dice che sono contenti di lui. Sono soddisfatti, gli danno fiducia e lui la sente. Poi adesso si è sbloccato e andrà ancora meglio. Potrebbe anche passare in un team più forte, ma non è così sicuro che se vai in una squadra più grande puoi trovare la stessa buona situazione.

«Sinceramente non me lo aspettavo questo exploit, ma non perché come ho appena detto non avesse le qualità. Ma perché per come gli si era messa la carriera, con quelle stagioni così, così… Era difficile riprendersi, specie per un ragazzo giovane come lui. E’ stato un po’ come Cattaneo, che ha avuto 2-3 anni di passaggio a vuoto. E mettersi in mostra a questi livelli è tosta».

Una bravo doppio dunque a Rota: per le qualità okay, ma anche e soprattutto per la tenacia dimostrata, per il non abbattersi.

La grinta di Rota sotto la pioggia al Coppie Bartali 2015 con la maglia della Unieuro Wilier Trevigiani
La grinta di Rota sotto la pioggia al Coppie Bartali 2015 con la maglia della Unieuro Wilier Trevigiani

Tenacia nel Dna

E la tenacia di Rota è emersa presto, al secondo anno da U23, al Giro delle Pesche Nettarine, signora corsa a tappe di una decina di anni fa. Filippo Ganna fece fuoco e fiamme in pianura per far vincere i suoi velocisti sparigliando le carte nella frazione finale. Ci fu il caos e ci fu in una tappa che su carta doveva essere tranquilla. Lorenzo rimase guardingo, superò il trabocchetto ed ebbe la meglio.

«Lorenzo non mollò mai – ricorda Milesi – fu un duro. Restò sempre davanti e alla fine senza vincere una tappa conquistò la corsa. Questa sua tenacia mi colpì. Sapevo che aveva qualità, ma quella corsa ne fu la prova concreta. Specie con quel parterre».

E la tenacia paga e porta miglioramenti. Miglioramenti che per Milesi non sono finiti: Rota ha dei margini.

«Per me ne ha – spiega il tecnico della Biesse-Carrera – e li ha anche per come si gestisce. Lui deve puntare sulle corse di un giorno. Vedo che dopo le corse a tappe, soprattutto dopo i grandi Giri riesce ad andare forte. Ha un cambio di marcia notevole. Senza contare che può migliorare ancora sul fronte delle prestazioni, vista la sua maturità da pro’».

In fuga al Giro verso Genova. Per Milesi, Rota si sa ben gestire anche nei grandi Giri: ne esce con una buona condizione
In fuga al Giro verso Genova. Per Milesi, Rota si sa ben gestire anche nei grandi Giri: ne esce con una buona condizione

Obiettivo velocità

In tal senso Rota ha già dichiarato di volere tornare a lavorare sullo spunto veloce. In salita è migliorato parecchio, ma ora vuole riprendersi quella sua caratteristica.

«Se migliora ancora un po’ sullo spunto, va bene – conclude Milesi – ma sempre tenendo in salita. Se chiude quel piccolo gap in volata diventa “tanta roba”. In salita quando è in condizione non lo stacchi tanto facilmente. Io lo avevo allenato su queste caratteristiche: salite brevi e velocità. Non volevo snaturarlo perché aveva la tenacia di tenere in salita. Era ed è esplosivo.

«Anche per questo lo vedo bene in corse come Amstel Gold Race o Freccia Vallone. E’ uno scattista ideale per quegli arrivi brevi e duri. Anche se poi ha dimostrato di andare forte anche a San Sebastian che è più da scalatori».