Nel 2022 Nalini vestirà il Team DSM

17.12.2021
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Lo scorso 9 dicembre, attraverso una diretta sui propri canali social, il Team DSM ha presentato organici e programmi per la stagione 2022 della formazione maschile e femminile. Entrambe le squadre militano nel WorldTour. Nel corso della presentazione è stata svelata la maglia ufficiale per la nuova stagione. A realizzarla sarà Nalini che conferma il proprio feeling con i grandi team del ciclismo.

Presentazione dei tre team DSM: Development, femminile e maschile
Presentazione dei tre team DSM: Development, femminile e maschile

Abbigliamento per alte prestazioni

La collaborazione fra Nalini e il Team DSM si focalizzerà sullo sviluppo di un abbigliamento da gara in grado di garantire alte prestazioni. Si tratta di un processo iniziato nel 2021 a cui il Team DSM tiene molto e al quale sta lavorando il gruppo Science della squadra con la collaborazione degli specialisti interni di ricerca e sviluppo, aerodinamica e tecnologia tessile. L’obiettivo finale è quello di sviluppare un kit da gara in grado di garantire la miglior performance possibile in qualsiasi stagione dell’anno.

Grazie alla collaborazione con Nalini sono stati così realizzati prodotti in grado di rispondere al meglio alle esigenze degli atleti, chiamati a dare il massimo su percorsi estremamente impegnativi e in tutte le condizioni meteo.

Romain Bardet sarà una delle punte del team DSM nella prossima stagione
Romain Bardet sarà una delle punte del team DSM nella prossima stagione

Tessuti speciali

Già nel corso di questa stagione sono stati utilizzati tessuti di nuova concezione, come l’Arnitel di DSM integrato nell’abbigliamento antipioggia del team. E’ pensato per aumentare la traspirabilità durante le gare ad alta intensità. Nel 2020 era stato invece introdotto il Dyneema, che è quindici volte più resistente dell’acciaio (a parità di peso). Si tratta di una fibra protettiva incorporata in alcuni pantaloncini, nelle maglie e persino nelle maniche aerodinamiche.

Grazie alla collaborazione con MOA Lab di Nalini per il prossimo anno è prevista l’introduzione di nuovi tessuti integrati con materiali protettivi, senza che questo vada a compromettere le prestazioni e l’aerodinamica.

Un passo verso il futuro

In casa Team DSM sono convinti che la nuova partnership con Nalini rappresenterà un passo in avanti proiettato verso il futuro attraverso un abbigliamento da gara in grado di garantire alte prestazioni e nello stesso tempo il massimo della sicurezza per l’atleta. Affinché ciò possa accadere, Nalini metterà a disposizione della formazione tedesca la propria esperienza lunga cinquant’anni nella realizzazione di abbigliamento da ciclismo.

Il kit replica del Team DSM sarà venduto nei punti vendita Nalini e online.

Il Team DSM ha sicuramente in Roman Bardet l’atleta di riferimento e in Alberto Dainese un velocista in rampa di lancio. Il prossimo anno gareggeranno nella formazione Development anche due giovani italiani. Si tratta di Lorenzo Milesi e Lorenzo Ursella. Nella squadra femminile farà invece il suo debutto la piemontese Francesca Barale.

Nalini

Fax e dogane: quando in Olanda ci andò Fondriest

09.12.2021
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Garofoli prima e adesso Francesca Barale, Lorenzo Milesi e Davide Ursella. Aumentano gli italiani con la valigia che scelgono l’Olanda e le maglie del Team Dsm. Puntano al professionismo nel WorldTour e la squadra dalle maglie nere con sede a Sittard ha messo in atto una massiccia campagna di reclutamento. Se va bene, hanno trovato il corridore del domani. Se non va, ci abbiamo provato. Anni fa, esattamente nel 1991, lo stesso percorso lo fece Maurizio Fondriest. Il trattato di Schengen era stato appena firmato, ma sarebbe entrato in vigore nel 1995. Perciò alle dogane dovevi fermarti e mostrare i documenti. Il WorldTour e lo scambio di uomini e abitudini erano lontani dal venire, per cui ogni Paese aveva le sue.

Quando nel 1991 passa in Olanda, Fondriest ha già alle spalle il mondiale vinto nel 1988 a Renaix
Quando nel 1991 passa in Olanda, Fondriest ha già alle spalle il mondiale nel 1988

«C’erano corse e squadre in Spagna, Francia, Italia, Belgio e Olanda – ricorda il trentino – e di base ognuno correva nel suo Paese. Giusto belgi e olandesi si spostavano di più, perché non avevano un gran calendario. La Gatorade e la Carrera facevano sempre il Tour, qualche volta andavano Ariostea e la Del Tongo e semmai si facevano le classiche. L’Alfa Lum andava in Spagna perché c’era in squadra Lejarreta e Franchini si faceva invitare. I corridori italiani stavano in Italia, dove arrivavano spesso da tutta Europa, a partire dalla Settimana Siciliana di febbraio. Per questo non c’era l’esigenza di partire. Ricordo che mi cercò prima Fignon perché andassi con lui alla Castorama in Francia. Dissi di no, poi finii con l’andare in Olanda…».

Racconta…

Mi ricordo bene il periodo in cui decisi. Avevo vinto il mondiale nel 1988, avevo finito con la Del Tongo, eppure solo la Carrera si era interessata. Invece erano venute offerte interessanti da Panasonic, Tvm e Once. Mi incontrai con Manolo Saiz, c’era anche Lejarreta con cui avevo corso alla Alfa Lum, ma mi resi conto che non avrei fatto le classiche, proprio perché le squadre spagnole correvano soprattutto in Spagna. Così scelsi la Panasonic, che era la squadra più forte al mondo in quel periodo, con Planckaert come diesse e Peter Post manager. La Tvm era più un carrozzone, anche se c’era appena stato Phil Anderson, ai tempi fortissimo.

Altri tempi…

Tutto diverso, mi mandavano programmi e comunicazioni via fax. Facemmo un ritiro in Olanda, pieno di olandesi, fiamminghi, qualche russo, dei tedeschi e due italiani: il sottoscritto e Marco Zen che avevo portato con me. Oggi anche nei team stranieri c’è personale italiano, allora lassù c’erano solo olandesi e belgi. La lingua ufficiale del ciclismo era il francese, ma loro non lo conoscevano a parte un po’ i belgi. Non si facevano ritiri in primavera, si andava solo qualche giorno per le visite.

La Panasonic era uno squadrone. Qui con Van Lancker, vincitore di Liegi e Amstel, e Ludwig oro a Seoul 1988
La Panasonic era uno squadrone. Qui Fondiest con Van Lancker, vincitore di Liegi e Amstel
Il periodo più lungo che passavi al Nord?

Un mese interno per le classiche. I corridori del posto dopo le corse se ne tornavano a casa, io ero ospite a casa di Planckaert o da Allan Peiper. Quando siamo stati ai mondiali di Leuven, sono stato a trovare Planckaert e abbiamo dormito di nuovo nella stanza che mi dava a quel tempo. Ricordo che giocavo con sua figlia che aveva 3 anni, adesso ha anche lei un bimbo…

Oggi l’alimentazione nei team è… codificata, com’era nel 1991?

Riguardata con gli occhi di oggi, viene da ridere. Quando arrivai da Planckaert, la sera a cena mangiavano pane, prosciutto e marmellata. Dopo un po’ però mi impuntai, io ero già attentissimo. Per cui ottenni di mangiare pasta e quel che mi serviva. Però loro andavano forte lo stesso, anche mangiando a quel modo. Anche prima delle corse, andavano in hotel e ordinavano. Diciamo che dopo un po’, li ho convinti a cambiare.

Serviva spirito di adattamento, insomma?

Per forza. E chi meglio sapeva gestirsi, otteneva i risultati migliori. Adesso invece c’è il massimo della professionalità e li seguono uno ad uno: impossibile sbagliare.

Per cui anche andare in Olanda al primo anno da under 23 è diverso…

E’ cambiato tutto. Fosse per me, per regolamento dovrebbero fare almeno due anni da under 23, con un calendario su misura. Invece le WorldTour cercano ragazzi giovani, a scapito delle squadre e delle gare giovanili. Poche continental sono attrezzate nel modo giusto. Il loro ruolo è importante, ma devono cambiare mentalità. Un conto è fare qualche corsa tra i professionisti, un conto è farci il calendario completo. Si finisce col prendere delle mazzate che di sicuro non fanno crescere.

Cosa consigli ai tuoi giovani?

Ho mandato Andreaus al Cycling Team Friuli, perché lavorano bene e stanno diventando la squadra di riferimento del team Bahrain Victorious. La Dsm si accaparra tanti corridori, ma non tutti possono andare bene nelle corse che trovano lassù. Qui da noi, magari mancano giorni da ventagli, ma l’Italia è il Paese migliore per fare esperienza. Abbiamo tutto, uomini, corse e territorio. Peccato che ci manchino almeno altre due squadre professional…

Milesi va in Olanda con una lunga lista di cose da fare

01.12.2021
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In un anno dagli juniores al primo assaggio di professionismo. Lorenzo Milesi, bergamasco di San Pellegrino Terme, è uno di quelli cui in qualche misura si è provato a far salire due gradini per volta, con frequenti assaggi di professionismo in maglia Beltrami TSA. Di lui avevamo raccontato all’inizio della stagione, parlandone anche con Orlando Maini, suo direttore sportivo nella continental emiliana.

Arrivava dalla Trevigliese, portando in dote l’italiano della crono e il bronzo europeo 2020 della crono. Alla fine della stagione e con le valigie pronte per il passaggio al Team Dsm Development, torniamo a bussare alla sua porta dopo che l’allenamento si è prolungato per approfittare della giornata di sole e dopo la sessione di lavoro in palestra. Si lavora ancora a ritmo blando, da queste parti, ma si lavora.

Nel 2020 ha conquistato il bronzo agli europei juniores a crono
Nel 2020 ha conquistato il bronzo agli europei juniores a crono
Che cosa resta di questa prima stagione da U23?

Alti e bassi, più bassi che alti. Mi sono trovato meglio nelle gare con i professionisti, perché il gruppo è più ordinato. Ho avuto qualche caduta di troppo. Ma per essere il primo anno, si poteva mettere in conto che trovassi delle difficoltà. Per cui tutto nella norma.

Che cosa porti via con te?

Aver capito come e dove lavorare. La voglia di riprendere il lavoro sulla crono che ho un po’ mollato. La necessità di approfondire il discorso dell’alimentazione. Tutte cose che ho iniziato a fare e che farò sempre di più con il Team Dsm.

Andrà a vivere a Sittard, dove si trovano il quartier generale e le villette per i corridori (foto Team Dsm)
Andrà a vivere a Sittard, dove si trovano le villette per i corridori (foto Team Dsm)
Come è nato il contatto?

Mi hanno cercato dopo il Giro d’Italia. Avevo già altre offerte, ma ho scelto loro. Ne ho parlato un po’ con Garofoli (il marchigiano ha corso nella squadra olandese per tutto il 2021, poi è passato alla Astana continental, ndr), ma non siamo proprio uguali per cui ho fatto la mia scelta in totale autonomia. Andrò a vivere lassù da metà gennaio, sarà una scelta tecnica e anche di vita. Penso che riuscirò a cavarmela anche nel tenere in ordine la casa. E se lassù il freddo può essere un problema, vi assicuro che qua da noi con le temperature basse non si scherza…

Che cosa hai capito dal primo ritiro con la nuova squadra?

Siamo stati su per quattro giorni a fine ottobre, non si è parlato di programmi. Però mi ha fatto un’impressione bellissima, è tutto molto organizzato. C’è una figura per ogni ruolo, nessuna confusione. E poi negli stesi giorni c’erano le donne e i corridori WorldTour, è stato come sentirsi parte di qualcosa di grande. Faremo il primo ritiro a metà gennaio in Spagna e lì probabilmente ci sarà anche un primo calendario.

Al Giro dell’Emilia è stato a lungo in fuga, ma alla fine si è arreso
Al Giro dell’Emilia è stato a lungo in fuga, ma alla fine si è arreso
Hai parlato di tanti bassi, c’è stato qualche momento positivo?

Le ultime tappe al Giro d’Italia. Il Giro dell’Emilia, perché anche se mi sono ritirato, ero in una bella fuga. La Bernocchi e Laigueglia. Ho avuto sensazioni positive in mezzo a corridori ben più grandi e forti di me. Non ho mai pensato di aver fatto il passo troppo lungo.

E’ arrivato il famoso diploma?

Il diploma in meccatronica, è arrivato finalmente. E non potete immaginare quanto sia bello ora poter pensare solamente alla bicicletta. Non posso dire che sia quello che sognavo da bambino, perché corro solo da tre anni, ma mi piace. Rispetto a chi ha cominciato prima mi manca qualcosa sul piano tattico, ma sto migliorando di corsa in corsa.

Milesi ha aperto il 2021 tra i pro’ a Laigueglia. Qui alla Settimana Coppi e Bartali
Milesi ha aperto il 2021 tra i pro’ a Laigueglia. Qui alla Settimana Coppi e Bartali
Che inverno stai facendo?

Tranquillo. Ieri ho fatto le mie tre orette, ma tranquillo. Il programma me l’hanno dato i preparatori della Dsm, gestiscono tutto loro. Faccio bici e palestra e poi vogliono che in alcuni giorni faccia altri sport e io vado in mountain bike oppure a nuotare.

Perché dici che anche da voi è freddo?

Perché domenica ha nevicato. In alto è tutto bianco, sotto per fortuna non ha attaccato. Non credo che adattarmi al clima olandese sarà poi così difficile…

De Pretto e Milesi, gioielli di casa Beltrami. Maini cosa ci dici?

03.08.2021
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Nel covo dei ragazzi della Beltrami Tsa-Tre Colli ci sono due ragazzi, entrambi classe 2002, sui quali c’erano (non a torto) grandi aspettative. Questi due ragazzi sono Davide De Pretto e Lorenzo Milesi. A tratti hanno brillato, a volte meno, ma hanno sempre lottato con grande grinta, pur essendo solo al primo anno nella categoria U23, tra l’altro vestendo la maglia di un team continental.

Di loro ne parliamo anche con Orlando Maini che li segue dall’ammiraglia Beltrami. Diesse che con i giovani ci sa fare e ha un’esperienza pressoché infinita.

De Pretto ha esordito tra i pro’ al Gp Industria & Artigianato. E’ stato un crossista, ma la strada lo attrae di più
Davide De Pretto ha esordito tra i pro’ al Gp Industria & Artigianato

De Pretto, crescita regolare

«Io credo – dice Maini – che quello di De Pretto sia un decorso assolutamente regolare che va di pari passo con il suo  sviluppo fisico. E’ un corridore polivalente. E’ “velocetto”, va bene in salita, è sveglio, sa leggere la corsa. E queste sono tutte caratteristiche che sono a suo favore, specie pensando al suo futuro. Io poi nella valutazione dei ragazzi non faccio riferimento ai numeri o alle vittorie, ma agli step di crescita. Per me ha fatto una buona annata. E non è finita… E comunque, se dovessi fare riferimento a i numeri nelle due cronosquadre che ha fatto ha mostrato valori importanti. E’ stato così in quella della Coppi e Bartali (foto in apertura, ndr) e al Giro del Veneto».

«De Pretto è un “cecchino” – riprende Maini – quindi lo paragonerei a Ulissi. Però essendo così polivalente, andando bene un po’ dappertutto, mi viene in mente anche Conti. Soprattutto da dilettante Valerio era così: bravo un po’ ovunque e vincente».

De Pretto in maglia bianca di miglior giovane al Giro del Veneto, l’ha persa nell’ultima frazione
De Pretto in maglia bianca di miglior giovane al Giro del Veneto, l’ha persa nell’ultima frazione

«Meglio dopo la scuola»

E sul fatto di essere un corridore completo è d’accordo anche il soggetto chiamato in causa, appunto De Pretto. Il veneto infatti ammette che ama la salita e che: «Mi difendo anche in volata».

«Sin qui per me è stata una stagione abbastanza buona, anche se mi è mancato un piazzamento importante come un podio o una vittoria, ma da qui a fine stagione… Il periodo della scuola è stato il più difficile, ma da quando ho finito le cose sono migliorate, ho preso il ritmo. E non è stato facile neanche adattarsi alla distanza delle gare più importanti. Passare dai 120 chilometri tra gli juniores ai 190 con i pro’ è stato un bel salto. Un adattamento in tutto, anche nell’alimentazione in gara e prima della gara.

«Adesso però arrivano delle corse che mi piacciono. Sabato c’è la Zanè-Monte Cengio, che tra l’altro è praticamente casa mia e con arrivo in salita. E domenica c’è il Gp Sportivi di Poggiana. Fare bene in queste prove non mi dispiacerebbe affatto».

Infine De Pretto smentisce le voci che lo volevano con un piede già in Astana. «No! Non è mai stato così. E non ho contatti. Voglio fare un altro anno almeno tra gli U23, cogliere dei risultati e poi magari passare».

Milesi, bergamasco, il prossimo anno quasi certamente passerà pro’
Milesi, bergamasco, il prossimo anno quasi certamente passerà pro’

Dal calcio alla bici

E poi c’è Lorenzo Milesi. Il lombardo ha margini pressoché enormi. Lui infatti è salito in bici solo nel 2018, da allievo di secondo anno. Prima era un calciatore. Ciò nonostante l’anno scorso ha vinto il campionato italiano a cronometro e il bronzo europeo nella stessa specialità tra gli juniores.

«Ma il ciclismo mi piace di più, in tutto  – dice Milesi – Il rapporto coi compagni poi è diverso. Nel calcio scendi in campo, poi torni a casa e non li vedi più. Qui invece sei sempre insieme, in camera, nei ritiri… Quando ero un calciatore ero un terzino, quasi sempre a sinistra.

«Se mi chiedete se sono soddisfatto della mia stagione rispondo di no. All’inizio credevo fosse più dura, poi con i mesi non è stato facile. Adesso è un mese che sono lontano dalle gare. Vediamo cosa verrà… Ho avuto qualche problema con le posizioni in gruppo. Ho subito due cadute in discesa che mi hanno portato qualche problema».

Milesi invece nelle fila dell’Astana sembrava dovesse finirci per davvero, invece qualcosa è cambiato nel corso della stagione. Lui non si sbottona, ma il passaggio (che comunque dovrebbe esserci) dovrebbe avvenire con un’altra squadra, sempre WorldTour.

Milesi in azione al Giro U23. Nelle dure tappe finali si è comportato molto bene
Milesi in azione al Giro U23. Nelle dure tappe finali si è comportato molto bene

Milesi: la crono e la salita

«Lorenzo fisicamente è un ragazzo molto forte – conclude Maini – A volte paga questa sua inesperienza. Oggi tanti corridori hanno iniziato sin da giovanissimi, lui invece va in bici da quattro stagioni e infatti spesso, in certe situazioni va in difficoltà, cose che a chi ha iniziato da giovanissimo non succede. Di buono è che ha tutto il tempo per migliorare.

«Milesi è un passista, un cronoman, ma va forte anche in salita. Al Giro d’Italia under 23 nei due tapponi alpini finali c’era. E questo è molto importante. E’ un qualcosa che fa testo».

Il successo di Bonelli a Cesenatico è nato in pista

05.06.2021
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Il Giro d’Italia U23 questa mattina è ripartito da Cesenatico. Si affrontava in pratica il percorso corto della Nove Colli. Partenza dalla zona del Porto Canale con i ragazzi che sono sfilati via sotto gli occhi tra gli altri di Tonina, mamma di Marco Pantani. A piombare di nuovo su Cesenatico è stato un drappello di otto corridori. Un ritmo infernale. E’ volata. Sembra il terreno ideale per Luca Colnaghi e invece il guizzo finale, alla Caleb Ewan, è quello di Alessio Bonelli della Biesse-Arvedi.

La partenza della terza tappa del Giro U23 da Cesenatico
La partenza della terza tappa del Giro U23 da Cesenatico

Dalla pista al Giro

Il suo direttore sportivo, Marco Milesi, è euforico. Sotto al palco si vuol godere la premiazione. Sono momenti importanti.

«Se ce lo aspettavamo? “Ni”… ne parlavo giusto poco fa con Davide Cassani: fino alla scorsa settimana questo ragazzo era a girare in pista a Fiorenzuola ed ora eccolo qua a vincere una tappa del Giro U23.

«Ha fatto bene nell’ultimo periodo anche su strada – riprende Milesi – ha colto un undicesimo, poi un dodicesimo, era sempre lì, costante. Era in crescita e lo vedevo. Una delle ultime volte che era in pista ero presente con il cittì Marco Villa. Vedevo che Alessio andava “in caccia” con gente importante, Lamon, Bertazzo, Scartezzini e che non aveva problemi a dargli i cambi. E così di botto faccio a Marco: io lo porto al Giro. E lui: sì, sì portalo!».

La Colpack controlla la corsa: le previsioni di Milesi erano esatte
La Colpack controlla la corsa: le previsioni di Milesi erano esatte

Poco conosciuto

Bonelli ha sfruttato anche il fatto di essere “poco conosciuto” su strada. E forse questo lo ha un po’ agevolato nella volata sull’immenso rettilineo finale di Cesenatico. Eppure non è del tutto nuovo ai piani alti delle classifiche. Lo scorso anno Alessio, infatti, ha vinto la classifica finale della ripresa post Covid ad ExtraGiro.

«Eh sì – riprende Milesi – tutti credevano che avesse vinto Colleoni, invece Bonelli aveva fatto un sacco di punti nelle gare su pista, aveva disputato la prova in Mtb e aveva colto un piazzamento nella volata finale su strada con arrivo nell’autodromo. E infatti oggi Colnaghi è partito lungo e Alessio lo ha “sverniciato” negli ultimi metri anche per questo: sia perché era meno controllato che per le sue doti da pistard. Lui in pista fa un po’ tutto. Era nel quartetto juniores e fa anche l’Omnium».

Marco Milesi studia il Garibaldi prima del via
Marco Milesi studia il Garibaldi prima del via

Tattica perfetta

«Devo dire però – dice Milesi – che i ragazzi hanno giocato bene le loro carte nel finale. Nel drappello degli otto c’era anche Michael Belleri che ha anticipato un pelo e ha costretto gli altri a partire lunghissimi, ad inseguire. Stamattina avevamo pianificato di attaccare perché la tappa si prestava alle fughe. In più contavamo sul fatto che la Colpack corresse in un certo modo, cioè che controllasse (per Ayuso, ndr) e lasciasse andare la fuga. E così è andata, tanto che ad un certo punto la fuga aveva tre minuti. Alessio che non è uno scalatore è stato bravo a tenerli, soprattutto sul Barbotto. Lì si è sfilato un po’. Ha perso 100 metri ma è rientrato in un attimo. Quindi è stato intelligente a gestirsi».

Suggestiva foto dell’arrivo. Bonelli precede Colnaghi e Cervellera
Suggestiva foto dell’arrivo. Bonelli precede Colnaghi e Cervellera

Ritmo e salite

Bonelli è di Botticino, in provincia di Brescia, da quest’anno Milesi lo segue anche nella preparazione. Le sue salite di allenamento sono il Polaveno, Valdestino e per vincere al Giro, tanto più al termine di una frazione così impegnativa, bisogna comunque andare forte anche quando la strada sale, non basta avere lo spunto del pistard.

«E’ cresciuto molto quest’anno. Con il fatto delle Olimpiadi Villa ha lavorato di più con i grandi, giustamente, quindi Bonelli è stato chiamato in causa di meno. Andava in pista solo una volta a settimana e sfruttavamo questa sessione per fare ritmo e infatti è migliorato su strada. Poi ricordiamoci che parliamo di un “ragazzino”, deve ancora compiere 20 anni. Però è molto scaltro: ha occhio, sa tenere le posizioni. Si difende bene un po’ dappertutto e ha un bel motore. Al Liberazione, per intenderci, lui era in fuga all’ultimo Giro. 

«No, no… – conclude Milesi – è da un po’ che pedala bene. Avevo già deciso di portarlo un paio di settimane prima del Giro U23, ma gliel’ho detto solo dopo l’ultima sessione in pista a Fiorenzuola. Alessio preparati che vieni al Giro! Gli si illuminavano gli occhi. E secondo me ancora non ha realizzato cosa ha vinto».

Milesi, 18 anni e subito primo assaggio a Laigueglia

09.03.2021
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Che cosa ci fa il campione italiano juniores della crono in mezzo ai professionisti a Laigueglia e poi anche a Larciano? E’ quello che ci siamo chiesti quando abbiamo letto il nome di Lorenzo Milesi nell’elenco partenti di entrambe le corse, accanto a quello di Davide De Pretto, anche lui al debutto fra gli under 23. A ben vedere, i nostri migliori juniores hanno fatto il passo bello lungo. E così mentre Garofoli è addirittura in Olanda e Germani ha scelto la Francia, due degli azzurri più forti hanno scelto il Team Beltrami-Tsa, continental guidata da Orlando Maini e Roberto Miodini.

In azione a Orsago, Milesi conquista il tricolore crono juniores (foto Scanferla)
In azione a Orsago, Milesi tricolore crono juniores (foto Scanferla)

Nemmeno 3 anni

Milesi, che il 19 marzo compirà 19 anni, non corre poi da molto: ha cominciato alla fine del secondo anno da allievo, per cui a ben vedere il 2021 è il suo terzo in gruppo. Nel 2020 ha vinto 4 volte. Il tricolore crono, appunto, la Coppa Porte Garofoli pure a crono, il Gp Sogepu e la crono di Extra Giro.

«Il primo anno da junior – sorride – l’ho passato a sprecare energie mentali per la tensione di stare in gruppo. Non ho ottenuto grossi risultati, per cui nemmeno potevo fare confronti con gli altri ragazzi o considerarli dei rivali. Però mi sono portato dietro un secondo posto in particolare, dietro Piccolo al campionato italiano della crono. Da quel momento ho pensato che l’anno dopo avrei voluto vincerlo io e così è stato».

La crono (scherziamo) va bene perché non c’è gente intorno…

Esatto (sorride e sta al gioco, ndr), ti concentri, sei solo con te stesso e puoi semplicemente pensare a spingere forte. Non devi stare attento a mangiare oppure a stare a ruota. E qui alla Beltrami Tsa continuo a lavorarci. Ho già avuto la prima bici da crono e presto mi arriverà quella nuova. Abbiamo fatto dei gruppi di lavoro provando la cronosquadre, visto che ce ne sarà una alla Coppi e Bartali.

Come mai la Beltrami Tsa?

Mi hanno indirizzato qui e sono contento. Il mio procuratore è Acquadro e devo dire che ho trovato una squadra fantastica, sia per i compagni, sia per i direttori. Maini e Miodini non li conoscevo, ma ad esempio del primo avevo sentito parlare. La differenza di età c’è, ma mi parla come se fosse anche lui un ragazzo.

Sul podio, Milesi precede Garofoli e il compagno di squadra Piganzoli (foto Scanferla)
Sul podio, Milesi davanti a Garofoli e Piganzoli (foto Scanferla)
Come mai hai cominciato così tardi?

Giocavo a calcio da quando avevo 5 anni. Il ciclismo lo seguivo alla televisione, soprattutto a maggio quando iniziava il Giro d’Italia. Mi mettevo sul divano e i pomeriggi andavano via così. Poi nel 2018 ho rotto i legamenti della caviglia e per giocare ancora avrei dovuto mettere un tutore. Ho pensato che avevo dedicato già parecchi anni al calcio e l’ho messo via. Era ora di cambiare e ho scelto di correre in bici.

E in appena tre anni questo nuovo… gioco sta per diventare il tuo lavoro: strano?

Quando ho iniziato era per divertimento, ma sempre con l’obiettivo di migliorare, sennò non avrei stimoli.

Che effetto ti ha fatto essere stato nel gruppo dei pro’?

E’ stato meglio che correre con gli juniores, è un gruppo più ordinato, non c’è gente che ti entra da killer. Ma le corse sono più lunghe. A Laigueglia a un certo punto mi sentivo stanco e ho guardato il computer. Quando ho letto 150 chilometri e i watt a cui li avevo fatti, un po’ mi è venuta l’ansia. La distanza più lunga che avessi mai fatto era di 160 chilometri, anche per la scuola, e da quel punto in avanti ho fatto una fatica incredibile.

Parliamo della scuola.

Faccio il quinto anno di Meccatronica e non mi piace per niente (scherzando, si dispera, ndr) Non ricordo bene che cosa avessi in testa quando l’ho scelta, ma ho chiaro che non volessi andare all’università e non correvo ancora, per cui ho scelto qualcosa che mi facesse trovare un lavoro. Quest’anno ho la maturità, ma non si sa come sarà fatta, dato il Covid: forse senza gli scritti. Al momento siamo in didattica a distanza, ma comunque per allenarmi devo aspettare le 14. Per cui al massimo posso fare 4 ore, quindi sui 130 chilometri.

Il Laigueglia è stato il primo assaggio fra i pro’ per Milesi, ancora 18 anni
Il Laigueglia è stato il suo primo assaggio fra i pro’ a 18 anni
Da solo o in gruppo?

Di solito da solo, ma se vedo in giro qualcuno mi accodo. Solo che i corridori escono al mattino e a quell’ora non c’è in giro tanta gente.

Lavori anche tu con Notari, come De Pretto?

No, io sono con Maurizio Mazzoleni. Abbiamo anche fatto dei ritiri a gruppi. Sei o sette corridori per volta, allungando qualche fine settimana.

Che voto ti dai, a 18 anni, per la prima corsa tra i professionisti?

Non avendo mai fatto quel chilometraggio, mi do un 8, ma ho tanto da lavorare.

Prossime corse?

Il 21 marzo la Corsa per Alfredo Martini in Toscana e poi la Settimana Coppi e Bartali. Per questo ora sono a casa, mi lasciano tranquillo. Ma sicuramente non vedo l’ora di ripartire.