Trek Emonda SLR 7

Trek Emonda SLR 7, le nostre impressioni

30.05.2021
4 min
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In occasione della Gran Fondo Squali – Trek abbiamo avuto l’opportunità di pedalare su una Trek Emonda SRL 7 e poter così affrontare il percorso della prova romagnola con lo stesso telaio usato dai corridori della Trek – Segafredo. Vi raccontiamo le nostre sensazioni in sella alla bici statunitense.

Più aerodinamica

Non è un mistero che l’ultima versione dell’Emonda sia stata profondamente trasformata rispetto alla precedente. La grande novità è nelle forme dei tubi: più aerodinamiche. Come ben sappiamo quando si cercano dei profili dei tubi più aerodinamici spesso bisogna pagare qualcosa in termini di peso. Ma questo non è successo con l’Emonda perché i tecnici di Trek hanno utilizzato il nuovo tipo di carbonio OCLV 800 che è più leggero a parità di rigidità, che ha permesso così di creare un telaio dal peso poco sotto i 700 grammi.

La Trek Emonda si è rivelata efficiente su tutti i terreni
La Trek Emonda si è rivelata efficiente su tutti i terreni
La Trek Emonda si è rivelata efficiente su tutti i terreni
La Trek Emonda si è rivelata efficiente su tutti i terreni

Ruote basse e manubrio integrato

Come dicevamo, la nostra Emonda SLR 7 vanta lo stesso telaio in dotazione al Team Trek–Segafredo con il manubrio integrato Aeolus RSL e ruote Bontrager Aeolus RSL 37, entrambi in carbonio OCLV. L’unica differenza rispetto alla bicicletta dei professionisti è il gruppo, infatti sulla nostra bicicletta c’era lo Shimano Ultegra Di2, sempre molto affidabile e preciso.

Iniziamo a raccontare le sensazioni tenendo presente che la giornata in cui si è svolta la Gran Fondo Squali – Trek era caratterizzata da un forte vento e certamente aver montato ruote con un profilo da 37 millimetri non ha potuto che farci piacere.

Nei tratti in salita si apprezza la reattività del carro posteriore
Nei tratti in salita si apprezza la reattività del carro posteriore
Nei tratti in salita si apprezza la reattività del carro posteriore
Nei tratti in salita si apprezza la reattività del carro posteriore

Ottima alle alte velocità

La prima fase della gara prevedeva un tratto molto veloce da percorrere lungo la statale Adriatica, dove il gruppone ha espresso velocità spesso intorno ai 50 chilometri orari. E’ in questo frangente che l’aerodinamica della Emonda si è fatta apprezzare. In effetti, avendo provato anche la versione precedente, il miglioramento alle alte velocità si sente. Pur essendo una bicicletta molto leggera e ideata per dare il meglio in salita, il comportamento nei tratti veloci è molto valido, quasi non si avverte la differenza con la sorella ancora più aerodinamica Madone. E’ proprio in questo tratto che ci sono venute in mente le parole che il giorno prima ci aveva detto Letizia Paternoster, quando decantava le doti della sua Emonda, sottolineando che è veloce e reattiva quanto e forse più della Madone che usava fino all’anno scorso.

Reattiva in salita

Nonostante un fisico non proprio da scalatore, la reattività che l’Emonda mi ha trasmesso nelle salite è stata comunque molto apprezzabile. Quello che fa veramente piacere è sentire il carro posteriore reagire immediatamente alle sollecitazioni nel momento in cui ci si alzava in piedi in salita per cercare di rilanciare l’azione.

Emonda Squali
La nostra Emonda all’arrivo della Gran Fondo
Emonda Squali
La nostra Emonda all’arrivo della Gran Fondo Squali – Trek

Su un binario

E se in salita non ci ha stupito la reattività e l’efficienza dell’Emonda, è nelle discese dove ci ha sorpreso di più. Nella prima discesa tecnica da Mondaino abbiamo tirato al massimo ogni curva e la sensazione è stata quella di viaggiare su un binario. Il bello dell’Emonda è che dove la vuoi mettere lei sta! Se c’è bisogno di chiudere un po’ di più una curva e inclinare maggiormente la bici, non c’è nessun problema, l’Emonda non si scompone mai.

Una bici completa

Per finire, possiamo dire che si tratta di una bicicletta completa che non presenta punti deboli, grazie alla leggerezza e alla reattività si può spingere su ogni terreno, basta solo avere le gambe!

trekbikes.com

Letizia Paternoster partenza Gran Fondo Squali 2021

Paternoster, cresce la condizione e la fiducia

22.05.2021
3 min
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Le Olimpiadi di Tokyo si avvicinano e le gare che le precedono sono sempre meno, soprattutto per quel che riguarda la pista. Un’occasione per misurarsi sarà il Campionato Europeo di Minsk (23-27 giugno). E allora quale migliore occasione della Gran Fondo Squali-Trek (nella foto di apertura in griglia prima della partenza) per fare il punto sulla sua condizione con Letizia Paternoster, che per l’occasione è stata anche madrina dell’evento romagnolo.

 Letizia Paternoster al via della Schelderprijs
Letizia Paternoster al via della Schelderprijs
 Letizia Paternoster al via della Schelderprijs
Letizia Paternoster al via della Schelderprijs 2021
Come procede la preparazione alle Olimpiadi di Tokyo?

Tutto bene, sto lavorando duro e andrò altura in altura per iniziare il primo blocco di lavoro in quota. Adesso ci sto credendo tanto, sto dando tutta me stessa per tornare quello che ero, e centrare l’obiettivo.

A che punto senti di essere?

Ma sicuramente adesso i numeri stanno crescendo tanto, soprattutto in queste ultime settimane. Diciamo che inizialmente ero un po’ più lenta nel recuperare e tornare al mio livello. Ora invece si sta tutto accorciando. Questo mi rende davvero felice e serena. Manca ancora del tempo a Tokyo, quindi diciamo che andare troppo forte ora non sarebbe neanche una cosa giusta.

Che ruolo avrà la strada? Ti servirà come ultimo step per raggiungere la migliore condizione?

Per quanto riguarda la strada, in questo momento mi aiuta a migliorare la performance in pista, soprattutto in una specialità come l’Omnium dove devi avere un recupero alto, e facendo gare su strada aumenti sicuramente questa qualità. Dopo le Olimpiadi la mia testa sarà nuovamente concentrata al massimo proprio sulle gare strada.

Europei su pista a Minsk a fine giugno. Come li interpreterai tu e la nazionale?

Penso che tutta la nazionale lo interpreterà per fare esperienza soprattutto per la Madison e per il Quartetto. Saranno molto utili per riapprociarsi a quelle che sono le dinamiche di gara. Non so a che punto saranno le avversarie, sicuramente raggiungere una grande prestazione in quel momento non è giusto, specie se si punta ad avere il picco di forma ad agosto. Quindi penso che lo correremo in funzione delle Olimpiadi.

Wild Paternoster Gand 2021
La Wild con dietro la Paternoster (foto tratta da Facebook)
Wild paternoster Gand 2021
La Wild con dietro la Paternoster a Gand (foto tratta da Facebook)
L’ultima tua esperienza su pista è stata nel Meeting Internazionale a Gand a metà aprile, come ti sei ritrovata nel tuo ambiente?

Li sono tornata in pista dopo Berlino, dopo ben un anno e due mesi. Il primo giorno è stato un incubo, ho pensato “O mio Dio dove sono è un altro sport!”. Poi mi sono subito riambientata ai massimi livelli.

Hai avuto dei riferimenti utili?

Si, nella giornata conclusiva ho finito con un terzo posto nella corsa ad eliminazione e comunque dietro a Wild e Archibald e davanti a Laura Trott. Mi ritengo soddisfatta.

La Paternoster quest'anno sta usando la Trek Emonda
La Paternoster quest’anno sta usando la Trek Emonda
La Paternoster quest'anno sta usando la Trek Emonda
La Paternoster quest’anno è passata dalla Trek Madone alla Emonda
Ci puoi dire cosa cambia nel gesto della pedalata fra pista e strada?

Ma sicuramente in pista hai una frequenza molto più alta di quella che hai su strada, questo è sicuro. Direi che la grande differenza è questa.

Una curiosità sulla bici da strada, al momento cosa stai usando la Madone o l’Emonda?

Adesso sto usando l’Emonda, perché mi trovo molto bene. Lo scorso anno prediligevo la Madone, però con la nuova Emonda mi sono trovata subito molto bene. E’ più leggera rispetto alla Madone ma è reattiva quasi, se non allo stesso modo della Madone.

Tokyo, la strada è in salita. Occhi su “Longo” e “Pater”

20.05.2021
5 min
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La strada verso Tokyo è tutta in salita. Se ne è accorto Dino Salvoldi, alle prese con l’individuare il modo migliore per allenare e poi selezionare le ragazze della strada e della pista. Le prove di Nations Cup previste a Hong Kong e Cali sono state annullate e di fatto le pistard arriveranno gli europei senza un solo confronto internazionale. La gara di Gand ad aprile ha avuto infatti una partecipazione ridotta, come pure gli europei di Plovdiv dello scorso anno. Di fatto l’ultimo vero confronto internazionale furono i mondiali di Berlino nella primavera del 2020. Nel frattempo, il mondo ha cambiato faccia.

«Ci siamo ritrovati a vivere in pianta stabile a Montichiari – ammette Salvoldi – con la difficoltà però di averle tutte insieme. Dal 23 maggio al primo giugno saremo in ritiro a Livigno, con alcune ragazze che staranno di più, come Letizia (Paternoster, ndr) che a inizio stagione non ha fatto l’altura sull’Etna. Poi torneremo a Montichiari quindi a Minsk per gli europei (23-27 giugno), unica gara prima delle Olimpiadi. Nel frattempo, il 18 e il 20 giugno ci saranno il tricolore crono a Mordano e strada forse in Puglia. Attività più spezzettata non si sarebbe potuto immaginarla».

Letizia Paternoster sta scalando faticosamente la salita della forma: il cittì azzurro la aspetta
Letizia Paternoster sta scalando faticosamente la salita della forma
L’europeo a queste condizioni passa dall’essere un obiettivo a punto di passaggio?

Purtroppo sì, anche se dovremo andare con un buon livello. Le certezze che speravo di avere, come ad esempio il livello di Letizia, saranno da confermare. La selezione si può fare anche osservandole in allenamento, ma comunque Minsk è un passaggio importante.

Strano arrivare così alle Olimpiadi, non trovi?

Sarà l’Olimpiade delle mille sorprese, senza riferimenti. Di Australia e Nuova Zelanda non sappiamo nulla da mesi, si sono rinchiuse in casa loro e le scopriremo a Tokyo.

Nel frattempo, l’unica attività vera si è svolta su strada.

Alcune ragazze hanno corso tanto, altre troppo poco e a questo punto sarebbe ottimo averle a Montichiari come una squadra vera e propria, come fanno le nostre avversarie. Gli accordi di partenza con i team erano per il meglio, poi ci sono state alcune variabili imprevedibili, come la corsa in più per sostituire la compagna malata e cose del genere che possono succedere.

Quando dovrai dare i nomi per Tokyo?

Il 5 luglio, senza poter aspettare di vedere come andranno al Giro, che a questo punto dovrebbe servire a quelle che avrò indicato per perfezionare la preparazione. Lo schema era farsi vedere bene ad aprile. Tutte le squadre sono messe maluccio. Le olandesi invece potrebbero riempire da sole il podio di Tokyo.

Il quartetto azzurro che aspetta Paternoster: Balsamo, Guazzini, Alzini, Consonni, a gennaio in Sicilia
Il quartetto azzurro che aspetta Paternoster: Balsamo, Guazzini, Alzini, Consonni
Ganna correrà teoricamente pista e crono, voi cosa farete?

Avremo un solo posto per la crono. Se avessimo una ragazza che dà garanzia di piazzamento, potremmo portarla e poi chiederle di fare la strada, ma ad ora questo nome non c’è. Per cui potremmo immaginare che la crono la farà Elisa Longo Borghini.

Su strada immagini una squadra al suo servizio, visti i risultati di quest’anno?

L’idea di partenza era di avere certamente lei e poi una ragazza con le qualità della Bastianelli che ci avrebbe permesso di avere un’altra opzione tattica. Sarà una corsa con 60 partenti e squadre di 4, servirà avere delle forti individualità. Se non succederà qualcosa di più incoraggiante, sarà l’Italia di Elisa. Per cui potrà certamente contare sulle compagne, ma dovrà essere anche in grado di cavarsela da sola, come fece a Rio.

Elisa Balsamo non è andata male su strada ed è anche veloce…

Infatti è il nome che stavo per fare e che sto valutando, fermo restando che Elisa è un elemento chiave per la pista. Il circuito di Tokyo forse ha troppa salita, è più duro del Trofeo Binda

Hai parlato della condizione di Elisa Paternoster.

Fino a 15 giorni fa ero preoccupato, ma nell’ultima settimana l’ho vista crescere e recuperare sempre meglio gli sforzi. Saranno determinanti i prossimi giorni in quota e i 10 successivi che farà da sola per capire le prospettive. Di sicuro, lei la aspetterò fino all’ultimo.

Una lunga trasferta in Belgio per Bastianelli: andrà in forma con il caldo? La sua stagione è in salita
Una lunga trasferta in Belgio per Bastianelli: andrà in forma con il caldo?
A Minsk avremo un quartetto di prova o il quartetto olimpico?

L’idea è di andare con il quartetto per Tokyo. Posso iscriverne 6, per eventuali variazioni, ma in questo momento ho 9 nomi fra cui scegliere. Se bastassero i tempi, sarebbe più semplice. Ci sarà da far capire il perché delle scelte e di sicuro qualche accidente mi arriverà.

Rachele Barbieri senza squadra, correndo da sola, continua a vincere.

Va forte anche in gara, non è un leone da allenamento. Nel far capire un domani ci sarà da tenere conto di tutto. E poi per la composizione dei quartetti cozzano varie filosofie. La prima vorrebbe i migliori quattro inseguitori, che però per me è una sciocchezza. Poi c’è chi vuole due atleti veloci e due resistenti. In realtà dipenderà dal tipo di prestazione che avremo in mente e dalla posizione dei singoli atleti nei vari ruoli. Una volta partiti, ne avremo 5 perché una sarà riserva e non potrà essere utilizzata. L’atleta di un quartetto che va alle Olimpiadi deve saper correre in ogni ruolo. Capito perché sarebbe stato meglio avere qualche gara in più?

Viviani Gand 2021

3 Giorni di Gand, prima tappa verso Tokyo

20.04.2021
4 min
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I risultati della spedizione italiana a Gand, per la 3 Giorni di gare su pista, si prestano a una doppia lettura: se dovessimo guardare ai numeri nudi e crudi, pensando alle prossime Olimpiadi ci sarebbe da preoccuparsi, ma si commetterebbe un errore di superficialità.

Il momento è particolare e dalle parole del responsabile tecnico Marco Villa si ha un quadro più chiaro della situazione e di come interpretare la trasferta: «Dovevamo esserci, è più di un anno che non corriamo questo tipo di gare. Il lavoro è stato produttivo, anche se a livello di risultati abbiamo sofferto, ma questo lo sapevamo già prima di partire».

Viviani, si riparte da qui

Il concetto vale anche, anzi soprattutto per Elia Viviani. Anche non considerando tutto quello che gli è successo in questi primi mesi dell’anno, bisogna ricordare che l’ultima apparizione dell’olimpionico di Rio in una gara su pista risale a quando il Covid non era ancora arrivato.

Nell’omnium, dove il veneto sarà chiamato a difendere il titolo olimpico, Viviani ha chiuso decimo (foto di apertura) al termine di una gara dai due volti: male nelle prime due gare (scratch e tempo race), esaltante nelle altre due (eliminazione e individuale). La gara belga ha confermato una volta di più come il francese della Groupama-FDJ Benjamin Thomas sia il vero favorito della prova di Tokyo, quello che più si è adattato alla nuova formula per la quale Viviani deve ancora prendere le misure.

Viviani Rio 2016
A Tokyo Viviani difenderà loro nell’Omnium, articolato però in una sola giornata
Viviani Rio 2016
A Tokyo Viviani difenderà loro nell’Omnium, articolato però in una sola giornata

Decimo posto per Elia anche nella madison (vinta ancora da Thomas con Donavan Grondin dell’Arkea Samsic), in coppia con Scartezzini, con entrambi sesto e settimo nell’eliminazione.

Discorso parallelo fra le donne, «un test importante per fare il punto della situazione – come ha testimoniato il Ct Dino Salvoldi – le occasioni di confronto sono sempre meno, per questo a Gand nelle prove endurance c’era il meglio dell’Europa. Sapevamo che alcune azzurre erano in condizione e altre meno, ma serviva riprendere la mano».

La curiosità maggiore era incentrata sul ritorno in pista di Letizia Paternoster, che in gara ha mostrato, com’era presumibile, tutta la ruggine della lunga inattività.

Paternoster, serve pazienza

L’azzurra ha comunque portato a casa il terzo posto nell’eliminazione, ma chiaramente anche per lei era la gara dell’omnium quella più attesa, dove ha chiuso ottava, dietro anche alla Barbieri (sesta) nella gara vinta dall’olandese Wild.

Wild paternoster Gand 2016
La Wild con dietro la Paternoster (foto Facebook)
Wild Paternoster Gand 2021
La Wild con dietro la Paternoster (foto Facebook)

La prestazione dell’azzurra è stata buona ma senza i picchi mostrati da Viviani e questo sui social ha riaperto l’annoso dibattito sul suo impiego nella gara olimpica. Molti vorrebbero che si puntasse su Elisa Balsamo, la sua compagna nella madison: «Si dimentica troppo facilmente che Letizia è rimasta totalmente ferma per ben due volte in un anno – interviene Salvoldi – deve riprendere con gradualità, pensando a un unico obiettivo, lei scalpita ma deve avere pazienza e lavorare, non badando ai risultati. Io comunque un dualismo Balsamo-Paternoster vorrei averlo sempre…».

Le altre azzurre si sono difese bene, in un lotto di partecipanti di prim’ordine a conferma di quanto l’evento di Gand fosse importante non solo per noi in ottica olimpica. Il miglior risultato è arrivato da Martina Fidanza, che smesse le vesti di stradista ha colto la piazza d’onore nello scratch mentre, oltre a quello della Paternoster, sono arrivati altri due terzi posti con la Bissolati nel keirin e la Vece nei 200 metri lanciati, una vitalità dal settore velocità che era da tempo attesa.

Fidanza Gand 2021
Nella foto Fci il podio dello scratch, con la Fidanza, la vincitrice Trott (GBR) e la Wild (NED)
Fidanza Gand 2021
Nella foto Fci il podio dello scratch, con la Fidanza, la vincitrice Trott (GBR) e la Wild (NED)

La Wild non tradisce mai

Mattatrice della tre giorni è stata l’olandesona Kirsten Wild, prima nell’omnium, nella corsa a punti e nell’eliminazione, con l’aggiunta del secondo posto nella madison con Amy Pieters e del terzo nello scratch, una bella risposta a chi, dopo le sue incolori prestazioni nella primavera su strada, la dava per finita.

«Quando si giudicano le campionesse straniere – ammonisce Salvoldi – dobbiamo scrollarci di dosso il nostro modo di pensare: qui la strada è primaria, all’estero campionesse come la Wild corrono pensando al loro obiettivo su pista, senza stress per i risultati. Sapevamo che a Gand sarebbe tornata ai suoi livelli e così è stato». Il riferimento a Tokyo sarà ancora e sempre lei, incredibile che ci fossero dubbi al riguardo…

Paternoster in Belgio. Cade si rialza e tira la volata

07.04.2021
3 min
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Nel gelo della Scheldeprijs, la prima edizione per le donne, si è rivista anche Letizia Paternoster. La portacolori della Trek-Segafredo è arrivata in Belgio giusto poche ore prima della gara, la cosiddetta corsa dei diamanti. Si gareggia infatti nei dintorni di Anversa la città di queste preziosissime pietre.

Paternoster in Belgio dal suo Trentino a ridosso della gara, subendo un bel balzo termico (foto Instagram)
Paternoster in Belgio dal suo Trentino a ridosso della gara, subendo un bel balzo termico (foto Instagram)

Letizia apripista 

Corsa piatta, ma davvero gelata. Vento e neve si alternano e si mischiano. Fino ad un’ora dal via neanche si sapeva se l’avessero disputata per intero. Si ipotizzava un taglio della parte in linea, poi di un giro del circuito. Invece alla fine si è portati a casa la corsa nella sua totalità. E tra le ragazze che sono riuscite a concludere la gara da pieno Inferno del Nord c’è proprio la Paternoster.

Appena dopo l’arrivo, Letizia allarga le braccia, quasi sconsolata. Come a dire ci abbiamo provato. Lei doveva tirare la volata ad Amalie Dideriksen e così ha fatto. E non è stato facile, nonostante alla fine sia uscita una corsa meno dura del previsto, con pochi ventagli e un gruppo piuttosto numeroso all’arrivo.

«Ho dato il massimo per il mio team – racconta la Paternoster, appena dopo l’arrivo – Ho fatto un buon lavoro nel finale per portare fuori la nostra capitana e sono felice di essere qua. Sto ritrovando me stessa. Durante la corsa sono anche caduta ma mi sono rialzata, ovviamente, e ho lottato fino alla fine».

La grinta non manca alla trentina. Il testa a testa della pista sa farle tirare fuori gli artigli anche su strada. E sa farla rialzare dopo una caduta (evidenti i segni sulla coscia sinistra). 

Dideriksen (decima) capitana della Trek, che schierava solo quattro atlete
Dideriksen (decima) capitana della Trek, che schierava solo quattro atlete

Solo due corse

Per la Paternoster questa era solo la seconda corsa su strada della stagione. La prima l’aveva fatta ad inizio marzo e il fatto che sia riuscita non solo a finire la gara ma anche a rendersi utile per le compagne la dice lunga sulla sua forza. Le avversarie avevano ben altri chilometraggi di gara nelle gambe. In corsa le sue sensazioni sono state discrete.

«Sì, e poi passare dalle temperature di casa a quelle di qua si è fatto sentire. Adesso tornerò a correre in pista. La mia preparazione sta andando bene e di certo daremo il massimo anche là». Intanto lo chaperon dell’Uci la porta via in quanto sorteggiata per il controllo antidoping. Lei saluta, sorride: «Scusate, mi portano via!».

Quest’anno Letizia (21 anni) aveva corso solo a Le Samyn ad inizio marzo
Quest’anno Letizia (21 anni) aveva corso solo a Le Samyn ad inizio marzo

Al top a giugno

La Partenoster viene da un infortunio importante al ginocchio e prima di Natale era stata colpita dal Covid. E’ sulla via della ripresa ma ancora distante dalla forma totale. Lo sa lei stessa e lo sa il suo staff. Giorgia Bronzini, una delle diesse della Trek, ci spiega che Letizia è sicuramente sulla via del recupero, ma non è al massimo della condizione. In squadra prevedono (e sperano) che questa possa arrivare a giugno, quando ci sarà anche il campionato italiano.

«Sarebbe importante per noi – dice la Bronzini – visto che una ruota veloce come la sua fa sempre comodo, e sarebbe importante per lei tornare a fare qualche risultato».

Trek e Giorgia al lavoro per una Longo Borghini sprint

18.02.2021
5 min
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Giorgia Bronzini è in ritiro da quasi un mese in Spagna con la Trek-Segafredo, preparando il debutto all’Het Nieuwsblad in Belgio. Qui è volata anche Letizia Paternoster dopo il lunedì in pista, per cui al gruppo mancano soltanto Lucinda Brand, reduce dalla stagione del cross, e Lizzie Deignan. A ben guardare, si tratta di un ritiro riparatore, nato dopo la cancellazione della Valenciana. E dato che Lizzie non avrebbe disputato la prova spagnola e aveva già prenotato a Tenerife con la famiglia, si è pensato di non scombinarle i piani.

Sofia Bertizzolo, Giorgia Bronzini
Giorgia Bronzini dopo gli ultimi campionati italiani vinti da Elisa Longo Borghini
Sofia Bertizzolo, Giorgia Bronzini
Giorgia dopo gli ultimi tricolori vinti da Longo Borghini

E’ Giorgia oggi a gestire le atlete, mentre Ina Teutenberg è più proiettata sui contratti e la programmazione. Per cui a lei ci siamo rivolti per sapere in che modo la squadra seguirà Elisa Longo Borghini nell’anno olimpico e se davvero si sia creata la straordinaria chimica di cui ci aveva già parlato Lizzie Deignan.

«Tokyo è un obiettivo di Elisa – dice – ma ci sono anche quelli di squadra e per fortuna alcuni coincidono, come il Giro d’Italia. Punteremo alla classifica. L’esperienza dello scorso anno è stata utile per capire che è giusto supportare il leader con uno staff adeguato. Per cui a giugno con due compagne andremo in altura a Sestriere, approfittandone per fare qualche sopralluogo, dato che la corsa partirà dal Piemonte».

A Plouay 2020 vince Deignan con l’aiuto di Longo Borghini
A Plouay 2020 vince Deignan con l’aiuto di Longo Borghini
Si va al Giro per vincere?

L’idea è quella. Il fatto che la corsa sia stata declassata dal WorldTour perché non c’è il broadcast delle immagini televisive lo trovo sgarbato per tutto quello che ha fatto Rivolta l’anno scorso, organizzando il Giro con dei costi in più, nonostante intorno rinviassero corse su corse. Sono mancate le immagini anche l’anno prima? Si poteva ugualmente chiudere un occhio.

Marta Cavalli ci ha raccontato che alla Fdj stanno lavorando sulla cronosquadre, pensando proprio al Giro e soprattutto al Tour del 2022.

Ci lavoriamo anche noi, soprattutto nei ritiri. Confesso che non stiamo pensando al Tour, ma bisogna dedicarsi alla specialità, perché le prove a squadre incidono parecchio. Il guaio del Covid è che fissare ritiri e spostare atlete e mezzi non è tanto semplice.

Giorgia, è vero quello che ha raccontato Deignan sul clima in squadra?

Lizzie è la leader indiscussa, le ragazze lo hanno riconosciuto e il suo modo di correre le amalgama tutte. Ha davvero fatto un salto di qualità mentale. Prima la vedevo come la regina Elisabetta, sempre sulle sue. Ora si è inserita come qualsiasi altra donna di grande qualità, capendo che coinvolgendo le altre il livello si alza anche per lei. Ha sempre lavorato per il team, ma adesso lo fa con il cuore, non so se c’entri l’essere diventata mamma. Dover pensare a qualcuno che dipende totalmente da te di sicuro cambia le attitudini. E lei in questa fase ci tiene davvero tanto alle altre.

Il Giro Rosa sarà l’obiettivo numero uno di Elisa Longo Borghini
Il Giro Rosa sarà l’obiettivo numero uno di Elisa Longo Borghini
Come convivono le sue ambizioni con quelle di Longo Borghini?

L’istinto di Lizzie è più vincente, non foss’altro perché è veloce, quindi la fame di vittoria diventa più evidente. Per Elisa al contrario, averla accanto può essere stimolante. Alla Course by Le Tour, avrebbe potuto impuntarsi e voler fare la sua corsa. L’avremmo seguita e avremmo perso. Invece si è lavorato per Lizzie, che ha vinto. Al Giro le parti si sono invertite. Sono due persone adulte che collaborano.

La non velocità di Elisa è una condanna?

Se sei veloce, vinci di più. Ma stiamo lavorando per gestire diversamente i finali, se si trovasse assieme a un’atleta veloce. Sarà importante prevedere tattiche diverse, muoversi per anticipare la volata, non andare verso la sconfitta senza provarci. Detto questo, secondo me Elisa potrebbe essere più veloce, ma a volte gli sprint nemmeno li fa perché non ci crede. Agli europei poteva giocare più d’astuzia contro la Van Vleuten che aveva tirato tutto il giorno. Per questo ho avuto quasi piacere che nel finale dei mondiali di Imola abbia rischiato la scorrettezza per fare la volata. La abbiamo analizzata.

E cosa è venuto fuori?

Che l’abitudine a fare gli sprint va coltivata, per cui sarà un obiettivo quello di provarci. Anche nelle corse minori, anche fosse solo la volata del gruppetto inseguitore. 

A Giorgia Bronzini sarebbe piaciuto correre in questo WorldTour?

Sei matto? Ho smesso in tempo. Adesso sclererei, se fossi corridore. Oggi si vive di dati e numeri e io purtroppo non ci credo troppo. Sto facendo il corso per il 3° livello federale e a volte mi confondo. Credo che anche i corridori ormai non si conoscano più. Parlano attraverso i numeri che spesso non corrispondono alla realtà, soprattutto in corsa. In corsa il 50 per cento viene dalla testa e dall’emotività.

E tu gestivi bene l’emotività…

Se le selezioni per le corse le facessero sui numeri, rimarrei a casa. Se le facessero sulle sensazioni, vincerei ancora tanto. Glielo dico sempre di abbinare le sensazioni ai numeri e poi di raccontarmele a voce, non con un messaggio. Voglio sentire la loro voce, le emozioni. Per il resto, è bello essere equiparate agli uomini, ma non prenderei solo l’estremizzazione. Il ciclismo femminile era un piccolo mondo, salire di livello così velocemente non è banale.

Dopo il breve passaggio in pista di lunedì, ora Paternoster è in ritiro con la Trek Segafredo (foto Instagram)
Dopo il passaggio in pista, Paternoster è in ritiro (foto Instagram)
Come l’hai trovata la Paternoster?

Sono rimasta colpita che sia dovuta andare in pista, quando il nostro ritiro era fissato già da un pezzo. Lei è un talento importante, ma ha troppa gente attorno e non riesce a dire di no. Poteva andare in pista un’altra volta, credo. Anche il personaggio che si è costruito forse non sempre la aiuta ad esprimere il suo talento, che è grande. A volte mi dispiace per quello che potrebbe fare. Ma non mi perdo in certi bicchieri d’acqua, c’è già chi la consiglia, la protegge e la coccola.

Invece a Giorgia come vanno le cose?

Bene, sono in Spagna da un mese. Dopo un anno e mezzo, mi sento più pronta. Inizialmente ero un po’ spaventata, non sapevo cosa si potesse e non si potesse dire, visto che venivo da squadre in cui il direttore sportivo spesso neanche c’era. Adesso entro meglio nelle dinamiche del ruolo e ai ritiri riesco a imparare tanto. Qua mi sono trovata spesso a parlare con De Jongh e per me è un’ottima scuola. Per cui fra poco torno a casa, cambio la valigia e poi finalmente si comincia.

La Pater è tornata e marcia a tappe forzate

16.02.2021
4 min
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Il fruscio del quartetto che scorre elegante e composto fa da sottofondo al saluto di Dino Salvoldi: «Ci sono tutte – dice – anche la Pater». Parole discrete, il tono di scampato pericolo. Il rientro di Letizia Paternoster significa che si può guardare alle prossime sfide con tutte le frecce giuste al nostro arco. Non è semplice individuarla nello sfilare rigoroso del trenino. In due hanno la treccia bionda, Fidanza e la trentina, ma giro dopo giro e nonostante le maschere specchiate, iniziamo a riconoscerle tutte. Adesso a tirare la fila dietro la moto è Elisa Balsamo, arrivata in pista in leggero ritardo per un esame in cui ha portato a casa un 29.

«Sono molto contenta di essere qui – sorride la Pater, scendendo di bici – ho tanta voglia di riprendermi tutto ciò che ho lasciato indietro in questo anno».

Prima di ripartire in pista, ha ricostruito la base in Sicilia (foto Instagram)
Ha ricostruito la base in Sicilia (foto Instagram)

In Sicilia

Le foto su Instagram l’hanno ritratta in allenamento sulle strade siciliane, a metà fra i riti del corridore e le pose in favore di camera. Anche se la sensazione delle ultime settimane è che l’atleta abbia preso il sopravvento e ne sia contenta. Non si rinuncia all’immagine, ma questo è il momento di menare. Ha conosciuto le strade dell’isola con i ritiri della Trek-Segafredo e nel caldo di laggiù, Letizia ha cominciato a ricostruirsi.

La routine

Le giornate in pista hanno tutte lo stesso ritmo. Si gira agli ordini di Salvoldi, svolgendo lavori sempre diversi. Poi, quando la sessione finisce, le ragazze continuano a girare blandamente in pista, a volte con la bici da strada per trovare una posizione più confortevole, e alla fine vanno a sedersi sui divanetti della loro parte di velodromo. Il parterre è diviso a metà: di qua le donne, di là gli uomini e in fondo la palestra. Per tutti gli stessi divanetti, un paio di tavoli, il punto officina e qualche sedia.

Clima disteso

Le pause fra una sessione e l’altra sono scherzose, passate fra racconti, battute e qualche giro su internet. Si ride con la Barbieri perché la sua Mini è sporchissima e prima o poi lo sponsor se la riprenderà e lei risponde che è stata a fare un cross, ma dovrà lavarla. Si fa notare a Chiara Consonni che ha le borse sotto gli occhi e la settimana è appena all’inizio, ma lei risponde che è normale se nel weekend si è un po’ vissuto. Le ragazze della Valcar più tardi rientreranno sul lago dove sono in ritiro, prima di partire per la strasferta all’Het Nieuwsblad. Ma Letizia dov’è?

Balzi sul cubo coordinando forza ed equilibrio
Balzi sul cubo coordinando forza ed equilibrio

Pater al lavoro

Basta cercarla in giro per accorgersi che là in fondo, nella palestra, c’è una ragazza minuta e bionda al lavoro. Sta facendo balzi sul cubo di legno. Poi si sposta verso le macchine per altri esercizi. Ci avviciniamo in silenzio, con un sorriso e la macchina fotografica.

«Sicuramente – mormora – a un certo punto ho pensato che il treno se ne stesse andando, ma per fortuna ho avuto accanto le persone giuste. Ho dovuto ricominciare da capo, dopo sei mesi ferma per l’infortunio al ginocchio. Ero lì che scherzavo dicendo che mi mancava soltanto il Covid e ho preso pure quello. E’ stata lunga, proprio a Capodanno, ma anche quello è alle spalle».

Si rimette a lavorare, quasi scusandosi ed è bello osservarla nella sua concentrazione e con la grinta di chi sa di avere un posto da riconquistare. Bene le parole sollevate di Salvoldi, ma il livello è alto e nulla è già scritto.

«Sto tornando»

Quando la giornata volge al termine e quando anche Letizia ha provato con i tecnici di Pinarello la sua posizione sulla bici da inseguimento, la vedi tutta indaffarata a recuperare le sue cose, mentre Paolo Sangalli la aspetta. «Devo accompagnarla a Linate», dice. Giornate fitte di partenze e arrivi, che testimoniano della grande voglia di esserci e della dedizione di queste ragazze.

«Da stasera – dice la Pater – sono in ritiro con la Trek e il 2 marzo comincerò a correre a Le Samyn, in Francia. La stagione finalmente riparte normalmente. Deve, ripeto: deve tornare tutto alla normalità. Sono emozionata, mi mancava tutto questo. Strada e pista, continuerò a venire qui ad ogni ritiro. Adesso ne sono certa: sto tornando».

Un altro ostacolo sulla strada di Letizia

22.01.2021
3 min
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Non è ancora un allarme, ma certo il cammino di Letizia Paternoster a sei mesi dalle Olimpiadi ha subito un altro stop, che ha impedito ai suoi allenatori di vederla all’opera. La trentina non è andata al raduno della Trek-Segafredo in Spagna e non ha raggiunto poi, come da programma, la nazionale della pista in Sicilia. La causa è stata una febbriciattola fastidiosa (Letizia stessa ha parlato di una lieve forma di Covid) che l’ha tormentata per qualche settimana e che di fatto ha interrotto nuovamente la sua preparazione.

«Non sono preoccupato – ha spiegato il cittì azzurro Salvoldi, che l’ha preparata e guidata alle vittorie più importanti – ma sto già pensando al momento in cui riprenderà, perché tutta questa energia che ha nell’allenarsi va incanalata nel modo giusto. Lei ha voglia di ripartire, di essere competitiva ad aprile in Belgio e poi alle Olimpiadi, mentre secondo me ci sarebbe da pensare a una sola data: quella di Tokyo».

La sua prima apparizione post lockdown ai campionati italiani
La sua prima apparizione post lockdown ai campionati italiani

Un anno nero

L’ultimo anno di Paternoster è stato flagellato da una tendinite al ginocchio, che di fatto le ha impedito di riprendere dopo il lockdown e l’ha vista rientrare in gara a fine ottobre ai campionati italiani, che non ha concluso, poi alla Ceratizit Challenge by La Vuelta di tre tappe, in cui ha disputato soltanto le prime due.

«Però ha continuato a lavorare – dice ancora Salvoldi – è venuta in pista a Montichiari anche quando la nazionale dopo gli europei ha mollato un po’. Condivido il suo stato d’animo, ha pagato tanto questa situazione e capisce anche lei di essere molto lontana dalle altre. Da quello che sappiamo, avrà i risultati degli ultimi esami alla fine di gennaio, che non è esattamente un tempo breve».

Tigre in gabbia

Fra le insidie, al di là della scelta o meno di trattare l’infiammazione prima di averne individuata la causa (scelta che compete ai medici), quel che andrà gestito alla ripresa sarà proprio lo straordinario temperamento di Letizia Paternoster.

«E’ agonista più di tutte le altre – prosegue Salvoldi – non credo che tutto questo possa scoraggiarla, semmai mi preoccupo del contrario. E’ così agonista che ha sempre somatizzato le tensioni della gara. La sera prima delle finali che poi ha vinto, le è capitato spesso di avere un po’ di febbre. E di sicuro adesso è lì a caricarsi nell’attesa di ripartire. Lei si infuria se perde la volata in allenamento e diventa di ottimo umore se la vince. Vive ancora della legge del “tutto o niente”. Negli ultimi tempi è molto migliorata, ma deve ancora raggiungere la maturità necessaria per dare la giusta proporzione ai problemi. Pazienza, dal mio punto di vista, se ad aprile non sarà in Belgio a giocarsi la Gand. Con Guercilena e lo staff della Trek siamo sempre andati d’accordo e ora la priorità è che lei riprenda bene».

Assieme a Elisa Balsamo, nella madison bronzo ai mondiali di Berlino 2020
Assieme a Balsamo, nella madison bronzo a Berlino 2020

Elisa e Letizia

Uno dei fattori di cui tenere conto nel gestire il suo rientro, che speriamo sia pronto, c’è anche il fatto che nel frattempo le quotazioni di Elisa Balsamo e del resto del gruppo delle inseguitrici sono salite a dismisura.

«Ma non credo – dice Salvoldi – che questo creerà problemi, pur ammettendo che al defilarsi di Letizia è coincisa la vera esplosione di Elisa. In tutti questi anni, all’interno del gruppo sanno quanto vale la Balsamo e quanto vale la Paternoster. Nessuna pensa che la sua assenza significhi avere un posto libero. Sanno che per guadagnarsi il posto dovranno andare forte e che una Letizia al top è un valore aggiunto per il quartetto. In questo credo di essere la loro figura di riferimento per la credibilità e l’obiettività con cui sono sempre state fatte le scelte. Sanno che si viene scelte e sanno che si resta fuori. Hanno tutte la voglia di fare il bene del quartetto. Per cui sarà importante riavere Letizia in squadra, il resto sapremo gestirlo nel modo giusto».

Dino Salvoldi, Elisa Balsamo, europei Plovdiv 2020

Salvoldi/2. Balsamo guida la carica delle “ragazzine

20.12.2020
4 min
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Dopo aver parlato delle ragazze della strada, con Dino Salvoldi parliamo del gruppo pista, che è uscito dal 2020 con il sottofondo dell’Inno di Mameli e lo scintillare delle medaglie.

«Con loro – dice il tecnico della nazionale – abbiamo ricominciato già da qualche settimana e sono contento dell’adesione. Ho incontrato i team e i loro preparatori. Ho richiesto la presenza assidua, che è abbastanza impegnativa dato che l’obiettivo è lontano. Ma ho percepito che per loro la priorità è esserci e in pista la partecipazione rende più efficace il lavoro di preparazione. Di fatto, stiamo parlando di un gruppo che funziona come una vera squadra e che poi, nei weekend, corre con altre maglie. Su strada è differente».

Letizia Paternoster
Salvoldi aspetta con curiosità il ritorno di Elisa Paternoster dopo i problemi al ginocchio
Letizia Paternoster
Grande attesa di Salvoldi per il ritorno di Paternoster
Il 2020 ha segnalato una rosa di ragazze vincenti molto più ampia che in passato. Come si fa a scegliere partendo da una base così forte e così ampia?

Sarà veramente un dramma, perché con tutte vivremo lo stesso avvicinamento. Quelle che si sentono più a rischio sanno di doversi far trovare pronte. Ma come la Longo su strada, si può dire che alcune come Balsamo, Guazzini e Paternoster, purché le cose vadano bene, possono avere un percorso di avvicinamento più chiaro. Il resto del gruppo dovrà darmi conferme.

Il cronometro renderà la vita di Salvoldi più facile?

La continuità degli allenamenti e le verifiche continue non mentono. Anche se non ci saranno dei trials, dei veri momenti di selezione, gli atleti capiscono. Quando fai 30 partenze, ti accorgi se alla lunga qualcuna cala. Poi ci saranno le prove di Coppa del mondo e gli europei a chiudere i discorsi. Ma onestamente vorrei che a quel punto, vale a dire a luglio, la squadra fosse già fatta.

Quante ragazze partiranno dall’Italia?

Potrò portare 5 atlete, più una riserva. E’ chiaro che di queste, 4 devono saper fare il quartetto; almeno 4 devono saper fare l’americana; 2-3 devono saper fare l’omnium, con la variabile che questa volta l’americana si corre prima dell’omnium mentre di solito è l’ultima. La quinta ragazza nella mia testa è il jolly che esce bene dagli europei e avrà una gran condizione.

Elisa Balsamo, Vittoria Guazzini, europei pista, madison, 2020
Vittoria Guazzini, a destra, è una delle certezze per il quartetto e la madison
Elisa Balsamo, Vittoria Guazzini, europei pista, madison, 2020
Guazzini, a destra, fra le più sicure per quartetto e madison
Come gestirai il gruppo?

Ho chiesto alle squadre di lasciarmi la disponibilità infrasettimanale per lavorare in pista e io mi impegno a lasciarle libere nei weekend per correre con i club. A patto che si evitino trasferte fuori dall’Europa e si concordi l’eventuale partecipazione a piccole gare a tappe. Quanto a gareggiare su strada con la maglia azzurra, ho visto che durante il Giro d’Italia c’è una corsa a tappe in Belgio. Potrebbe essere utile in determinate circostanze, però mi frenano i rischi di una gara di gruppo così a ridosso delle Olimpiadi (23 luglio-8 agosto, ndr) per cui magari resteremo a lavorare in pista.

Farete dei collegiali?

Ne faremo uno a fine gennaio in Sicilia. Dal 13 al 18 gennaio in pista a Noto e poi fino al primo febbraio sull’Etna, con la certezza che nella seconda parte le avrò tutte. Poi non ne faremo altri per un po’. Sino a fine maggio lavoreremo a Montichiari durante la settimana e alla fine del mese andremo a recuperare in quota a Trepalle, sopra Livigno, quasi a 2.100 metri. Invece dal 6 al 20 luglio faremo una prima settimana di soggiorno e allenamento in quota ancora a Trepalle. Poi ci sposteremo per altri 7 giorni al passo Maniva, che si trova a un’ora e mezza di macchina da Montichiari. Per cui dormiremo in alto e ci alleneremo in pista, facendo però anche qualche uscita di scarico su strada. Diciamo una ogni due giorni in pista.

A Montichiari prima degli europei dicesti che Tokyo per questo gruppo sarà un punto di passaggio verso Parigi, ma sentendole vanno tutte per vincere…

Ed è lo spirito giusto, andare per il risultato. Si gareggia per l’oro olimpico e farlo senza avere nulla da perdere è la condizione migliore. Resta tuttavia un passaggio, perché parliamo di ragazze molto giovani. Mentre per le nostre avversarie sarà un punto di arrivo, quindi ci arriveranno forti come non mai. Di sicuro però troveranno un’Italia in gran forma. Giovane, ma cattiva…