Olimpiadi

Olimpiadi tutti le vogliono, ma in passato…

26.12.2020
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Olimpiadi, tutti le vogliono. Potrà sembrare scontato oggi. Ma non è sempre stato così, almeno nel ciclismo o nel calcio, sport che vantano tradizioni differenti da atletica leggera o scherma.

Per il ciclismo è (o era?) il titolo iridato la massima competizione. Tuttavia da quando ad Atlanta 1996 si sono aperte le porte ai professionisti le cose sono cambiate. Non subito, ma sono cambiate. Sono cresciuti interesse e appeal da parte dei media e soprattutto dei corridori stessi.

Una lista di campioni

Oggi non c’è un atleta della nuova generazione che non ci faccia un pensierino. Ricordiamo quel che fecero Thomas, Froome e Wiggins per Londra 2012. Quanto le desiderava Nibali in Brasile. Cosa ha fatto Van Avermaet su un percorso che non era adatto alla sua stazza, sempre a Rio. 

Il vento è cambiato davvero nel 2004, grazie al successo di Paolo Bettini, che le preparò al dettaglio. Prima erano soprattutto quei Paesi in via di sviluppo a crederci di più, anche se poi a vincere erano sempre i grandi.

Maurizio Fondriest
Maurizio Fondriest nella cronometro individuale ad Atlanta 1996
Maurizio Fondriest
Fondriest nella crono di Atlanta 1996

Fuglsang è l’ultimo della lista ad aver dichiarato il suo interesse per Tokyo. Van Avermat vuol difendere il titolo, Van der Poel le vuole, ma quelle in Mtb, Van Aert anche ha alzato la mano, Lutsenko ha una potenza di fuoco alle spalle schierata dal Kazakhstan come avvenne per Vinokourov in più occasioni. Ci sono poi Alaphilippe, la schiera dei colombiani, Hirschi, Kamna, i due sloveni terribili. Insomma una lista infinita. Una lista che ad Atlanta 1996 non sarebbe esistita.

Fondriest ad Atlanta

Maurizio Fondriest vi partecipò a quei Giochi. I primi dei pro’, come detto. Il trentino ammette che non furono così sentite quelle Olimpiadi. Magari avrebbe più desiderato farle nel 1984, quando era dilettante.

«Non sapevamo come sarebbe stata la corsa – racconta Fondriest – c’erano squadre con meno corridori e un ambiente diverso. Vinse Pascal Richard, ma in gruppo c’erano anche tanti dilettanti dei Paesi meno grandi. Non ho un grande ricordo perché quando arrivammo non c’erano i pass per il Vvillaggio Olimpico. I colleghi della pista ci dissero che non era un granché. Il Coni ci trovò così un hotel in centro. Uscivamo la mattina e rientravamo la sera. Facevamo tutto a Casa Italia: mangiare, massaggi, deposito bici, allenamenti.

«Quindi non abbiamo vissuto il clima olimpico e non abbiamo visto gli atleti degli altri sport. E poi ho fatto quarto nella crono! Quel giorno ho perso per via del meteo, ci divisero in due gruppi io capitai in quello che corse con la pioggia. Avevo i tubolari da 20 sul bagnato. Non ho mai guidato bene come quel giorno. Broccardo che mi seguiva dalla macchina faceva: ora va giù, ora cade. Me lo disse dopo la corsa chiaramente.

«Anche Alfredo Martini non era teso come per i mondiali. Mangiava con noi e ci raccontava le barzellette, non aveva mai fatto così».

Nibali
Rio 2016, parata di campioni in testa: (da destra) Nibali, Majka, Fuglsang, Zeits
Nibali
Nibali a Rio de Janeiro 2016

La perla mancata di Nibali

«Molti corridori però preferiscono ancora la maglia iridata – dice Fondriest – Bettini quando ne parla racconta più della gara che dell’atmosfera olimpica, ma lui ha corso otto anni dopo di me e le cose erano già cambiate.

«Il ricordo di Nibali a Rio? La sua caduta. Quella è la mia immagine di quei Giochi – dice Fondriest – si fa presto a dire doveva rischiare di meno. Ma sei al limite e poi lo diciamo adesso. Mi dispiace che non abbia vinto perché sarebbe stata la perla della sua carriera. E gli avrebbe dato quella visibilità in più che purtroppo non ha e si merita, perché questo ragazzo ha un palmares incredibile ed è un patrimonio del nostro ciclismo».

L’interesse è alto. Anche culturalmente i ragazzi di oggi sono cresciuti con le Olimpiadi che vedevano protagonisti i professionisti, i loro idoli. Per i corridori questa corsa conta moltissimo. Alaphilippe ha detto che vale più di un mondiale. Valverde vorrebbe continuare solo per disputare i Giochi. Van Aert, forte anche di una cultura sportiva tipica del Nord Europa, non pensa ad altro. La sfida è aperta. Sarà una lunga corsa e ascoltare il parere di Fondriest ci ha fatto capire quanta strada sia stata fatta da allora.