Zakarin, dice addio il tartaro dalle mille facce

16.06.2022
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Il’nur Zakarin chiude la sua carriera. Lo avrebbe fatto a fine stagione, ma per il tartaro la fine è arrivata prima, decisa dai vertici Uci quando hanno chiuso le porte alla Gazprom senza se e senza ma. Zakarin ha aspettato pazientemente, ma ormai gli era chiaro che non ci sarebbero state altre occasioni agonistiche. Chiude lasciando un velo di mistero e d’incertezza su chi era veramente, su come posizionarlo in quella scala di valori che va dal buon corridore al campione. Perché la sua carriera è fatta di alti e bassi, è di difficile interpretazione, rispecchia abbastanza fedelmente quel carattere derivato dalle sue radici tartare, sempre in bilico fra gli estremi.

Zakarin Romandia 2015
Il’nur vincitore del Romandia nel 2015, con il compagno Spilak e Froome in maglia Sky
Zakarin Romandia 2015
Il’nur vincitore del Romandia nel 2015, sul podio con Froome in maglia Sky

Le accuse di Kwiatkowski

Perché Zakarin è un tartaro vero, fieramente legato alle sue radici. Uno dal quale non sai mai che cosa aspettarti, uno che è difficile decifrare. Cosa che spesso lo ha portato in situazioni difficili e che non sarebbero state tutte rose e fiori.

Il’nur (l’apostrofo è d’obbligo, proprio rispettando la trascrizione tartara) lo capì presto, agli europei junior del 2007 quando vinse il titolo nella cronometro. Secondo giunse il polacco Michal Kwiatkowski, proprio quello che sarebbe diventato collezionista di classiche, che lo accusò apertamente di pratiche illecite. I controlli non rivelarono nulla e Zakarin si portò a casa la maglia, ma due anni dopo la federazione russa lo sospese per uso di metandrostenolone. Risultato: due anni di stop.

Solo chi cade si può rialzare. Quello che riapparve nel mondo delle due ruote era un Zakarin che aveva fatto i conti con i suoi errori, ma che cercava ancora di capire chi fosse. Approdato al professionismo nelle file della Katusha, era un corridore diverso da quello che ci si aspettava rispetto alle sue imprese giovanili. Passista? No, tutt’altro, un vero e proprio scalatore.

Zakarin discesa
La discesa è sempre stata un momento difficile per Zakarin, che spesso ha accusato distacchi pesanti
Zakarin discesa
La discesa è sempre stata un momento difficile per Zakarin, che spesso ha accusato distacchi pesanti

Il tallone d’achille della discesa

Ci si era sbagliati nel giudicarlo e ci si sbaglierà ancora. Giro d’Italia 2015, tappa con arrivo all’autodromo di Imola, una di quelle frazioni dove il meteo fa la differenza e trasforma una frazione semplice in qualcosa di epico. Freddo e pioggia scompaginano il gruppo. Zakarin è in fuga con corridori di nome e di peso, come Hesjedal e Kuijswijk. Si scala il Tre Monti, colle infido, quasi un’astrusità nel panorama geografico regionale. Al terzo passaggio il russo va via, nessuno tiene la sua ruota, ma la differenza Zakarin la fa in discesa, ampliando il divario e andando a conquistare la sua prima vittoria al Giro.

Abbiamo trovato un discesista… Appena si dà una definizione, ecco che Zakarin ci mette del suo per smentirla. La sua carriera infatti sarà ben presto caratterizzata proprio dal divario fra le sue capacità in salita e la sua proverbiale sofferenza in discesa. Sono tanti i gran premi della montagna conquistati, che dovrebbero portarlo a traguardi ben più importanti, ma poi c’è la discesa, dove le sue capacità di guida sono sempre messe a dura prova, costano tempo, secondi, distacchi.

Più forte del dolore

Anche cadute: terribile quella del Colle dell’Agnello nel 2016, quando sta giocandosi qualcosa di realmente importante. Il suo volo ripreso da dietro, dalle telecamere mobili fa scorrere un brivido in tutti coloro che guardano. E quei secondi che separano la caduta dai soccorsi non fanno presagire nulla di buono. Ma Zakarin è come un gatto. Si rialza con una clavicola rotta, appena un mese dopo va al Tour e vince con una fuga da lontano la 19ª tappa. Con arrivo in salita, così non si rischia niente…

Solo che quando hai un tallone d’Achille, anche piuttosto evidente, è difficile combattere ad armi pari per la conquista dei grandi Giri. Ma Il’nur ha il sangue tartaro, quello dei conquistatori, di gente che prima di tutto fa appello al coraggio. Nei grandi Giri parte sempre con grandi ambizioni e spesso si ritrova a riaggiustare i cocci. Perde molto in frazioni che dovrebbero essere tranquille e recupera con azioni da lontano e fughe a lunga gittata. Questi tira e molla costano, difficile che possano portare al massimo successo, ma in fin dei conti Zakarin chiude con un bilancio congruo: una top 10 conquistata in tutte e tre i grandi Giri con il 2017 come anno principe, 5° al Giro e 3° alla Vuelta.

Zakarin Giro 2019
L’ultima grande vittoria del russo, al Giro 2019 a Ceresole Reale
Zakarin Giro 2019
L’ultima grande vittoria del russo, al Giro 2019 a Ceresole Reale

Cosa farà? Per ora triathlon…

Uomo chiuso e di poche parole, quasi arroccato nelle sue radici e nella sua lingua, con l’inglese utilizzato solo per quel che serve per girare il mondo, Zakarin aveva già detto a inizio anno che questo sarebbe stato l’ultimo, ma pensare che sparisca dalla scena sarebbe sbagliato.

Già si è dedicato a qualche gara di triathlon, ora passa il suo tempo con la famiglia nella sua residenza di Cipro, ma presto o tardi tornerà a farsi vedere proprio come faceva in corsa. Lo vedevi staccato e derelitto il giorno prima e dopo neanche 24 ore eccolo lì, all’attacco, in fuga, a dare tutto per la vittoria. Perché Zakarin è così, tartaro fiero di esserlo, impossibile da essere identificato con un’etichetta.

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Zakarin a Cipro in attesa di risposte… che non arriveranno

15.05.2022
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Il Giro d’Italia entra nel vivo. C’è chi sogna la maglia rosa, chi lotta giorno dopo giorno per salvarsi e chi, come Ilnur Zakarin invece, è costretto a fare da spettatore a causa di una situazione molto più grande di lui. La guerra in Ucraina ha lasciato il segno in ogni campo e lo sport non è stato da meno, anzi.

A pagare però sono stati anche dei professionisti che in questo momento vorrebbero soltanto avere la possibilità di salire sulla loro bicicletta e fare quello che sanno fare meglio: pedalare e far sognare i tifosi, soprattutto in un momento buio come questo.

La stagione della Gazprom-RusVelo era iniziata con molto entusiasmo. Nuovi tecnici, nuovi corridori e voglia di crescere
La stagione della Gazprom-RusVelo era iniziata con molto entusiasmo. Nuovi tecnici, nuovi corridori e voglia di crescere

Stop Gazprom

La Gazprom-Rusvelo, invece, rimane al palo perché squadra russa con sponsor russo e non ha nemmeno la possibilità di affacciarsi al calendario internazionale o di sognare una wild card per qualche corsa. Al suo interno però, restano bloccati anche i corridori di altre nazionalità, a rendere ancor più confusa la situazione.

I corridori hanno provato a far sentire più volte la loro voce, sin qui invano, e tra questi c’è anche Ilnur Zakarin, che gli appassionati della corsa rosa si ricordano per le due tappe vinte al Giro in due luoghi particolari: la prima nel 2015 all’Autodromo di Imola e poi quattro anni dopo, nel 2019, in cima al colle del Nivolet.

Qualcuno tiene il fiato sospeso ricordando i rischi corsi a più riprese in discesa, non proprio il suo terreno prediletto, con il volo terribile del 2016 giù dal Colle dell’Agnello che fece correre i brividi sulla schiena a tutti quelli che stavano seguendo la tappa.

In pochi sanno che a inizio 2022, il trentaduenne originario del Tatarstan aveva annunciato che questa sarebbe stata la sua ultima stagione. Un’annata che si era immaginato decisamente diversa.

«La stagione – ha detto Zakarin – era iniziata abbastanza bene, dopo una serie di gare sono andato con la squadra in un ritiro in alta montagna a Tenerife. Non appena hanno iniziato a sospendere gli atleti russi, la direzione della squadra si è subito rivolta all’Uci per cambiare il nome e continuare a gareggiare sotto bandiera neutra, ma non c’è stata risposta, il che è stato molto sorprendente.

«La squadra ha molti corridori e membri dello staff stranieri, tutte queste persone sono rimaste senza lavoro».

Zakarin quest’anno ha corso solo alla Valenciana, poi lo stop dell’Uci
Zakarin quest’anno ha corso solo alla Valenciana, poi lo stop dell’Uci

Incubo o realtà?

Una situazione surreale e lo stesso Ilnur si è trovato spiazzato.

«Sono tornato dalla mia famiglia a Cipro – racconta Zakarin – e mi hanno supportato molto. Dai tutta la tua vita al tuo sport preferito, fai una valanga di sacrifici e metti tutta la tua anima nel ciclismo, poi l’Uci cambia la tua vita dall’oggi al domani e ti trovi in questa situazione contro il tuo volere.

«Ho scritto un post su Instagram, chiedendo all’Uci di ripensarci, ma loro hanno solo risposto che stavano aspettando una decisione dal Tas. Reputo che sia stato molto strano l’atteggiamento da parte dell’Uci. Non ti lasciamo gareggiare, ma nemmeno interrompere il contratto per poterlo fare».

In attesa che si sblocchi il tutto, Zakarin si è cimentato nel triathlon. Eccolo a Cipro con Ilya Slepov, triatleta pro’ russo.
In attesa che si sblocchi il tutto, Zakarin si è cimentato nel triathlon. Eccolo a Cipro con Ilya Slepov, triatleta pro’ russo.

Tenacia e speranza

«Non mi sono mai occupato di politica – aggiunge Zakarin – e non ne discuto, perché sono un atleta e ho dedicato tutta la mia vita allo sport affinché lo sport unisca tutte le nazioni del mondo. Quando un corridore vince, la prima cosa che la gente guarda è il suo nome, non la sua nazionalità. Adesso continuo a fare sport, perché sono convinto che prima o poi ci sarà concesso di gareggiare. Non è facile, ma quando c’è la famiglia, niente è impossibile.

«Abbiamo buoni rapporti con i ragazzi della squadra, nelle chiacchierate di gruppo si cerca di risolvere la situazione attuale, ma è molto tempo che non contatto la dirigenza, non so quale sia il loro stato d’animo attuale».

Le settimane passano e Ilnur, così come i suoi compagni di squadra, resta in questo limbo tra “color che son sospesi”, senza poter attaccare il numero sulla maglia.

Gazprom-Rusvelo, rivoluzione in corso. Il capo ci spiega

19.11.2021
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Aria nuova alla Gazprom-Rusvelo, fra nuovi arrivi di corridori, tecnici e manager. A capo della struttura resta Renat Khamidulin, ma il rimescolamento di cui ora vi diremo fa sì che la professional russa di base nel bresciano abbia puntato su un netto rinnovamento. La prima battuta del “capo” arriva quando gli chiediamo se sia un po’ in vacanza oppure al lavoro.

«Quali vacanze…», dice. «Con tutte queste cose da fare, fai prima a morire che ad andare in vacanza!!».

Arriva Sedun

La sensazione è davvero quella del cantiere aperto e Renat è la persona giusta per guidarci all’interno della… rivoluzione.

«E’ cambiato tanto – conferma – a partire dai nuovi materiali che stiamo definendo in questi giorni e presto annunceremo. C’è l’arrivo di Sedun dall’Astana. Ci sarà Benfatto come nuovo preparatore atletico. Dall’Astana arriva anche il dottor Andrea Andreazzoli. E poi ci sono nove corridori nuovi in rappresentanza di sei Nazioni, fra Italia, Russia, Costarica, Russia, Norvegia e Repubblica Ceca».

Sedun sarà a capo della gestione sportiva della Gazprom-Rusvelo, collaborando con ds, preparatore e medico
Sedun sarà a capo della gestione sportiva della Gazprom-Rusvelo, collaborando con ds, preparatore e medico
Cosa porterà Sedun di nuovo dall’Astana?

Dimitri ha impostato la nuova programmazione, proprio collaborando con le figure chiave che compongono la squadra. Come appunto i corridori, il dottore, il preparatore e il direttore sportivo. Gli abbiamo dato tutti i poteri e stiamo già notando grandi cambiamenti. A qualcuno inizialmente tutto ciò potrebbe non piacere, ma si tratta di abituarsi.

Abituarsi a cosa?

A stare un po’ meno comodi. Dalla comfort zone non vengono fuori grandi risultati. Per rendere di più, bisogna mettersi in gioco.

E quale sarà il tuo ruolo?

Non seguirò più la parte sportiva né l’impostazione del calendario, ma dirò a quali corse è importante andare per fare bene e dove non dobbiamo andare. Devo seguire la parte amministrativa, i rapporti con gli sponsor e cose di questo tipo.

Fra i nove corridori nuovi c’è Conci.

Non mancano talenti che da giovani hanno dimostrato di valere tanto e poi hanno avuto un inserimento difficile nel professionismo. Conci è giovane, ma ha già una grande esperienza nel WorldTour accanto a Mollema. Ha risolto i suoi problemini e sono certo che farà il salto di qualità. Un altro da seguire è Alessandro Fedeli, che ha solo 25 anni e da U23 ha fatto vedere grandi cose. Non ha dimostrato molto, ma sono curioso perché ha un grande motore.

Per Fedeli poca attività con la Delko. Per fortuna ci ha pensato la nazionale. Ora alla Gazprom
Per Fedeli e la sua Look poca attività con la Delko. Per fortuna ci ha pensato la nazionale
Chi altri?

Un ragazzo che ha qualcosa di straordinario nel suo fisico: Andrea Piccolo. Può andare bene nelle gare di un giorno e nelle gare a tappe. Un ragazzo che lavora sul serio e ha capito di avere davanti una chance da cogliere, perché poi potrebbero non essercene altre.

Nel 2021 avete fatto un bel calendario.

Sicuramente. Abbiamo corso la Liegi, la Freccia Vallone. Per la prima volta il Catalunya e l’Amstel. Il Giro di Polonia. E’ mancato il Giro. Potrei dire che meritiamo di essere alla partenza, per l’organico e il livello. Abbiamo sette italiani e corridori che hanno vinto tappe al Giro, da Canola a Zakarin. Per certe scelte, non credo serva fare il conto delle vittorie, ma bisognerebbe analizzarne la qualità. Credo che anche quest’anno meriteremmo di esserci, anche se la scelta spetta agli organizzatori. Noi manderemo la nostra richiesta.

Lo scorso anno dicesti che Zakarin e Kreuziger sarebbero stati il riferimento per i giovani: ha funzionato?

Roman (Kreuziger, ndr) ha funzionato alla grande. Ha deciso di smettere a metà stagione per problemi fisici, ma è stato bravo a rimettersi in sesto e finirla. Quando c’era lui alla partenza, la squadra cambiava faccia, perché quel ragazzo ha un’esperienza fuori dal comune. Sono certo che sarà un ottimo direttore sportivo.

Il primo ritiro in vista della nuova stagione si è svolto a Rezzato, vicino Brescia (foto Gazprom-Rusvelo)
Il primo ritiro in vista della nuova stagione si è svolto a Rezzato (foto Gazprom-Rusvelo)
E Zakarin?

Ha avuto tante cadute e lo abbiamo fermato prima del tempo (dopo il Polonia, ndr), perché si resettasse e tornasse a fare le cose che ha sempre saputo fare. Il motore non l’ha perso e anche la testa è quella di chi ha ancora fame. E’ già tirato, pronto per cominciare.

Prossimo step?

Abbiamo finito quattro giorni fa un ritiro sul Garda per motivi organizzativi e qualche lavoro sulla posizione in sella. Il lavoro serio inizierà dal 4 dicembre a Calpe. Lì confido che si inizierà a vedere qualcosa di bello.

Parla Renat Khamidulin, l’ultimo zar di Russia

02.02.2021
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Per 11 stagioni c’è stata la Katusha, con la sua maglia dedicata al Cremlino, oggi c’è la Gazprom-Rusvelo di Renat Khamidulin. Il ciclismo professionistico russo è tutto qui, sulla sponda bresciana e veronese del Garda, in un team che anno dopo anno sta sviluppando un’ossatura più solida, con l’obiettivo di riprendere le antiche strade gloriose.

Ilnur Zakarin
Zakarin in Spagna tira il gruppo in ritiro e poi si volta per guardarli (@gettyimages)
Ilnur Zakarin
La Rusvelo in Spagna, trainata da Kreuziger (@gettyimages)

La grande Russia

C’era una volta infatti, anche nel ciclismo, la Grande Madre Russia, che mieteva successi sulle strade di tutto il mondo, forte di un’organizzazione capillare e militarizzata su cui negli anni si sono scoperte molte verità. Pertanto, senza andare a quegli anni, c’è stata una Grande Madre Russia anche quando le squadre di lì venivano a correre con Tonkov, Shefer, Davidenko e poi Brutt, Ignatiev, Petrov, Kolobnev, Ivanov, Karpets, Menchov, Rovny, Silin, Vlasov e Zakarin. Ragazzi che magari svolgevano la carriera dilettantistica in Europa, fra loro lo stesso Renat, per poi intraprendere la strada del professionismo.

Oggi questo aspetto non è così marcato. Renat racconta e spiega, con l’orgoglio di rappresentare il suo Paese. Il contratto con Gazprom, siglato nel 2016, è stato prolungato fino al 2024 e nella squadra che finora aveva puntato soltanto sui giovani, sono arrivati elementi di esperienza come Roman Kreuziger e Ilnur Zakarin, che con questa maglia in realtà aveva già corso nel 2013 e nel 2014.

Un Marco Canola sfinito dopo il 16° posto a Peccioli nel 2020
Un Marco Canola sfinito dopo il 16° posto a Peccioli nel 2020
Un cambio di direzione?

Direi di no, abbiamo preso corridori forti per comporre un organico forte. Il nostro obiettivo dei sogni sarebbe ovviamente partecipare al Giro d’Italia, che è importantissimo. Ma la corsa appartiene agli organizzatori: qualsiasi cosa decidano, ci adegueremo. L’Uci farà sapere se concederà una wild card in più e noi, davanti alla possibilità di non essere invitati, dobbiamo progettare anche una stagione che non lo comprenda.

Konychev nelle scorse settimane ci aveva anticipato un quadro non confortante del ciclismo in Russia…

Ci sono tre continental, la Lokosphinx, la Cogeas e Sestroretsk e soprattutto ci siamo noi. Sotto questo livello, le cose si complicano. Non è solo un problema di poche squadre, ma anche di poche corse. Andiamo bene con gli allievi, ci sono parecchie gare organizzate bene. Due anni fa invitammo una squadra veneta a una gara che organizzavamo noi e rimasero entusiasti. Invece ci sono pochi juniores e under 23.

Nikolaj Cherkasov atteso da Renat Khamidulin alla conferma dopo un ottimo finale di 2019
Nikolaj Cherkasov atteso alla conferma dopo un ottimo finale di 2019
Si riesce a farli correre in Europa?

Con il Covid è tutto più difficile. Abbiamo la nostra squadra di U23, ma non è semplice. Fino allo scorso anno se ne occupava Paolo Rosola, ma adesso viaggiare è complicato.

Pensi ci sia la volontà di ridare alla Russia un team WorldTour come fu la Katusha?

Serve un budget importante, ma credo che un grande Paese come la Russia abbia bisogno di una grande squadra. Diciamo che al momento stiamo vivendo una pausa, se sapremo dimostrare di valere l’investimento, se ne potrà riparlare.

Nel frattempo i corridori russi giovani più forti li avete voi?

Ce ne sono alcuni che possono dimostrare cose interessanti e che nel 2020 non sono riusciti ad esprimersi. Penso a Nikolay Cherkasov, che nel 2019 aveva fatto un bel finale di stagione in Italia (3° alla Coppa Agostoni e al Giro di Toscana, ndr) e sicuramente si farà vedere. Ma penso anche a Denis Nekrasov, che ha 23 anni e nel 2020 è arrivato 21° alla Tirreno-Adriatico. Credo che anche lui possa fare di più. E poi, uscendo dai confini russi, un ragazzo da cui mi aspetto molto è Mathias Vacek, un ceko, che è stato campione europeo crono da junior.

Denis Nekrasov nel 2020 ha colto, praticamente da solo, il 21° posto alla Tirreno
Denis Nekrasov 21° alla Tirreno del 2020
Ci sono anche parecchi italiani.

Tanti ragazzi interessanti. Marco Canola è un uomo di esperienza, che va forte tutta la stagione. Velasco è passato giovanissimo, nel 2020 ha stentato, ma lo aspettiamo. Damiano Cima è un uomo esperto per le fughe. Suo fratello Imerio è davvero velocissimo, ma deve fare esperienza. E poi c’è Scaroni, che in salita va davvero forte. Nel 2018 era alla pari con Vlasov, ha dei numeri. L’anno scorso non hanno avuto tanti spazi a causa delle cancellazioni delle corse, ma credo che in un 2021 più normale, riusciranno a farsi vedere.

Zakarin è contento di aver ritrovato Konychev in ammiraglia.

Lo sono anche io di averlo. Dima è il diesse più esperto che abbiamo in Russia, uno dei più rispettati in tutto il gruppo. Sa fare tutto, ha vinto grandi corse, parla tutte le lingue. E’ un tecnico completo.

Damiano Cima è secondo Renat un uomo da fughe e avrà carta bianca
Damiano Cima avrà carta bianca per le fughe
Scusa la domanda: qual è il ruolo esatto di Rosola?

Paolo è Paolo (sorride, ndr) lavora con me ed è un uomo capace di rispondere a tutte le domande, di affrontare ogni situazione. L’anno scorso gestiva da solo la squadra U23, ma in genere puoi affidargli qualsiasi incarico, perché conosce tutti. Ha lasciato un segno importante nel ciclismo italiano e ama questo sport senza condizioni. Lui c’è 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno. E’ in tutti i ruoli, anche in ufficio. Guai a chi me lo tocca.

Che cosa chiedi alla tua squadra per il 2021?

Più che il numero delle vittorie, chiedo la continuità nei risultati e la visibilità migliore. Se riuscissimo ad arrivare davanti nella classifica dello Europe Tour, avremmo la partecipazione garantita a tutte le corse. Se arrivassimo secondi, sarebbe comunque ottimo. La vittoria è necessaria e so che arriverà. La mia massima, che cerco di trasmettere anche ai miei ragazzi è: mai partire tanto per partire.

Zakarin, il sogno rosa poi la vendetta olimpica

31.01.2021
4 min
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Ilnur Zakarin è tornato a casa. Lo scioglimento della CCC ha fatto sì che il trentunenne originario del Tatarstan, nel bel mezzo della Russia, tornasse a vestire la casacca della Gazprom RusVelo, già indossata per due annate nel 2013 e nel 2014, quando ancora non era conosciuto dal grande pubblico. Ora ritorna all’ovile (nella foto di apertura @gettysport è ritratto nel ritiro del team) e ritrova la sapiente guida di Dimitri Konychev con il quale ha ottenuto i successi più belli in carriera alla Katusha. Uno su tutti, l’arrivo in solitaria sul Colle del Nivolet al Giro d’Italia 2019. Ecco, Ilnur e la Gazprom vanno già d’accordo e covano un sogno rosa in comune.

Zakarin
In ritiro, Zakarin è diventato con Kreuziger l’uomo di riferimento della Rusvelo (foto @gettysport)
Zakarin
E’ già diventato l’uomo di riferimento del team (foto @gettysport)
Ilnur, non hai la sensazione di essere tornato a casa?

Sì, sette anni fa già correvo per la Gazprom Rusvelo e sono molto contento di tornare a vestire questa maglia. Conoscevo già tante persone che lavorano per la squadra e in queste settimane ho conosciuto chi ancora non avevo incontrato in precedenza. L’umore è ottimo e mi piace l’idea di essere tornato a correre in una squadra russa. 

Tu e la Gazprom avete lo stesso pallino: il Giro d’Italia. Confermi?

Stiamo aspettando una risposta degli organizzatori e la speranza è di essere invitati alla corsa rosa di maggio. In generale, il Giro è il mio “grand tour” preferito, ho tanta voglia di tornare a pedalare sulle vostre strade ed è senza dubbio uno degli obiettivi principali di questa stagione

Quanto cambia passare da un team del WorldTour a una squadra continental?

Qui ho la stessa responsabilità. Ho optato per questo progetto perché credo fortemente nella crescita della squadra e cercherò di aiutarla, contribuendo con la mia esperienza e i miei risultati.

In picchiata giù dal Mortirolo verso Ponte di Legno nel 2019: la discesa è il problema di Zakarin
Picchiata giù dal Mortirolo: la discesa è problema
Che effetto fa ritrovare Konychev in ammiraglia?

Dimitri è stato un personaggio fondamentale per la mia carriera e sono sicuro che lo sarà ancora. I suoi consigli saranno preziosi per crescere ulteriormente.

Quali sono i piani di Zakarin per la stagione?

L’obiettivo che mi sono prefissato, già prima di firmare con la Gazprom, era di puntare sul Giro d’Italia e poi di correre l’Olimpiade con la Russia.

Che effetto ti fa non vedere la bandiera russa a Tokyo?

Ho pensato molto a questo aspetto, anche perché nel ciclismo corriamo pochissime volte per la nostra nazionale: ai campionati europei, ai mondiali e ai Giochi Olimpici. Presentarsi a Tokyo senza essere rappresentati dai propri simboli è qualcosa che non riesco ancora a immaginarmi, pur avendoci riflettuto a lungo. Nel complesso però, credo che l’aspetto più importante sia esserci e dare il massimo. Sono pronto a farlo.

A Rio 2016 ti fu negato questo privilegio. In un primo tempo il Cio ti escluse dai Giochi, poi tornò sui suoi passi. A quel punto però, tu non potevi già più raggiungere il Brasile in tempo per la corsa: come la prendesti?

E’ stata un’offesa che non riuscivo a cancellare in nessun modo e per diversi giorni l’ho vissuta parecchio male. Dopo un mese però, ho sbollito la rabbia e non ci ho più pensato.

Zakarin all’ultimo Tour, chiuso con il ritiro, andando verso Loudenvielle
Zakarin all’ultimo Tour, verso Loudenvielle
Molti appassionati si preoccupano quando ti vedono affrontare una discesa pericolosa…

Io stesso sono consapevole di avere grossi problemi in discesa. Credo che sia cominciato tutto dopo la caduta al Giro del 2016 (si ruppe la clavicola nella celeberrima discesa del Colle dell’Agnello mentre era quarto in classifica generale e lottava per il podio, ndr). Sto lavorando a fondo per superare questo problema, vediamo come andrà.

Sulle salite italiane, invece, ti esalti: quali sono le tue preferite?

Direi che la mia preferita è lo Stelvio. Poi mi alleno spesso a Livigno e mi piacciono tutte le montagne che ti capita di scalare nei dintorni. Tutte, ad eccezione di una: il Mortirolo. Troppo duro…

La Gazprom Rusvelo 2021 è un bel mix tra guerrieri esperti e tanti giovani (foto @gettysport)
Gazprom, un bel mix tra esperti e giovani (foto @gettysport)
Com’è nato l’amore per la bicicletta?

Ho preso la bici che avevamo in famiglia e ho iniziato a pedalare. Ce la siamo passata tra fratelli. Tralascio la descrizione delle condizioni in cui è arrivata a me, ma non ci ho fatto troppo caso e ho cominciato ad usarla. Poi, a scuola, è arrivato un allenatore e ha chiesto chi voleva fare ciclismo: tutti hanno risposto di sì, perché ti davano una bicicletta e ai tempi non era una cosa da tutti. Alla fine, di tutti quei ragazzi, sono rimasto soltanto io a farlo come professione.

Ultimamente ti sei lanciato sui social: ti diverti?

Sì, ho iniziato ad aggiornare il mio profilo più frequentemente da un paio di mesi. Vedendo le domande che mi arrivano e quanto mi scrivono, devo dire che comincia a piacermi, anche perché non mi porta via troppo tempo libero.

Roman Kreuziger Biemme

Kreuziger e Zakarin, nell’atelier di Biemme

17.01.2021
2 min
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Dal blu mare del 2020 si è passati al bianco, ma il produttore dell’abbigliamento tecnico specializzato (italianissimo) è super confermato!

Di cosa parliamo? Ma della nuova divisa gara della formazione russa Gazprom-RusVelo, che anche per la stagione 2021 si è affidata alla vicentina Biemme per l’ideazione e la realizzazione di tutti i capi e di tutti gli accessori per l’abbigliamento sia gara che allenamento.

Con Kreuziger e Zakarin

Un anno importante quello che stiamo vivendo per il team russo con base in Italia, basti pensare all’innesto in organico di due corridori molto esperti quali Roman Kreuziger e Ilnur Zakarin che certamente non faranno mancare il proprio apporto, fatto anche di consigli e come detto di tantissima professionalità, ai tanti giovani del gruppo.

Zakarin in maglia Gazprom
Ilnur Zakarin con la nuova maglia 2021
Zakarin in maglia Gazprom
Ilnur Zakarin con la nuova maglia 2021

Prima Argentin e poi Pantani

Biemme rappresenta uno dei brand italiani più conosciuti del settore cycling wear. Fondato nel 1978, è da moltissimi anni legato a doppio filo al mondo del professionismo. Basti pensare ai successi internazionali colti dalla giallo-rossa Ceramiche Ariostea di Moreno Argentin e compagni (le biciclette come per la Gazprom erano sempre Colnago), oppure al Pantani del 2003: in entrambi i casi la maglia era Biemme!
Fin dalla sua costituzione, l’azienda si è difatti avvalsa della collaborazione di grandi campioni del ciclismo per sviluppare i propri prodotti, impegnandosi conseguentemente nella sponsorizzazione di diversi team professionistici. Un laboratorio interno studia e progetta i prodotti per poi testarli con atleti di diversi livelli per così perfezionarli al massimo prendendo spunto dalle loro indicazioni. Biemme utilizza dunque la partnership con i professionisti per soddisfare appieno ciclisti di differenti livelli che hanno bisogno di capi specifici ed adatti alle loro esigenze.

Maglia Ariostea
La storica maglia della Ceramiche Ariostea
Maglia Ariostea
La storica maglia della Ceramiche Ariostea

Biemme The Essence of Cycling

L’azienda italiana è molto innovatrice, basti ricordare il primo fondello in tessuto realizzato nel lontano 1984 e oggi diventato di impiego comune. Ma il vero anno della svolta per Biemme è stato il 2009, all’insegna della nuova filosofia aziendale. “Essence of Cycling” si è chiamata: in completa controtendenza rispetto ad un mercato che cerca forme esasperate e linee dettate solo dall’estetica. Biemme è ripartita dalla radice, dalla genesi, ovvero dalla realizzazione del capo perfetto per forma e funzionalita?

biemmesport.com