Aleksandr Vlasov, ha concittadini illustri che gli hanno lasciato un Dna vincente. Sono della sua città, Vyborg, 130 chilometri a Nord di San Pietroburgo, campioni come Ekimov e Berzin. Il classe 1996 ha vinto il Giro U23 nel 2018. Quest’anno si è già portato a casa dei bei successi, tra cui il Giro dell’Emilia e la classifica di miglior giovane alla Tirreno. Il suo preparatore all’Astana, Maurizio Mazzoleni, ci “racconta” questo ragazzo in cinque punti.
Punto uno: metodico
«Vlasov è davvero molto attento ai dettagli. Fa una vita cadenzata negli orari: riposo, alimentazione, allenamenti, massaggi. Fa tutto alla lettera. Negli allenamenti esegue le tabelle senza essere “estroso” nell’interpretarle. Nell’alimentazione si affida totalmente alla nutrizionista Erica Lombardi. Per quel che riguarda il recupero, massaggi compresi, e il riposo è molto regolare. E questa regolarità lo porta poi ai risultati. L’anno scorso nelle corse a tappe che ha disputato non è mai uscito dai primi dieci. No, non mi ricorda nessuno: è unico in questa precisione e metodicità»
Punto due: corse a tappe
«In salita è davvero forte. Si può definire scalatore, ma non è un corridore che perde minuti a crono. Sta sui valori di Vincenzo Nibali e di Jakob Fuglsang. In ogni caso ci sta lavorando. Esce con la bici da crono una volta a settimana. Il Giro è la sua prima corsa di tre settimane. Tuttavia visto come andava, già dopo i ritiri invernali lo abbiamo inserito nel gruppo Giro. Per me Aleksandr è tagliato per le corse a tappe. Fare la corsa rosa in appoggio a Jakob potrà aiutarlo molto. Come si parlano i due? In italiano, visto che Fulgsang lo conosce bene e Vlasov ha fatto i dilettanti in Italia alla Viris-Vigevano».
Punto tre: il carattere
«Vlasov è un russo! Con tutto quel che comporta questa definizione. Lascia trasparire poche emozioni. “Buongiorno, sì, no, grazie, prego”: poche parole, ma molta sostanza.
«Non sente neanche la pressione. Lo abbiamo notato quando è partito coi gradi di capitano. Si è preso le sue responsabilità senza battere ciglio e ha risposto coi fatti. Dopo il ritiro a Livigno, prima del ritorno alle corse, avevamo visto che aveva valori importanti per vincere e così poi è stato. Ma lui non si è esaltato».
Punto quattro: i margini
«Il 2020 è solo il secondo vero anno tra i pro’, nel 2018 Vlasov ha fatto alcune apparizioni. Deve crescere molto soprattutto per quel che concerne alcuni dettagli. Penso a quelli legati alla biomeccanica, specie se parliamo di cronometro. Penso al fondo per la salita. E questo inverno dovrà lavorare molto sulla forza. La sua struttura è ancora grezza. Potrà essere un grande competitor per i grandi Giri e questa corsa rosa ci dirà molto».
Punto cinque: la rivelazione
«Lo scorso anno nel ritiro a Calpe eravamo sul Col de Rates, dove facciamo i test. Notammo subito dei valori importanti. Valori che ai tempi dell’Astana riscontrammo in Nibali, tanto per rendere l’idea. In particolare la curva del lattato era davvero impressionante. Ma non furono solo i numeri a stupirmi, anche perché un test a dicembre conta fino ad un certo punto. Fu invece una sorta di sesto senso del preparatore. Vedevo infatti come recuperava e come aveva affrontato quel test e quel ritiro».