Sanguineti alla Trek: tutto vero, tutto meritato

02.01.2023
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La Sanguineti sotto l’albero. Ragionando con Elisa Balsamo nei giorni del ritiro spagnolo della Trek-Segafredo, l’arrivo dell’amica Yaya ci era stato descritto come il regalo più bello che la squadra potesse farle. Oltre all’amicizia cementata dagli anni alla Valcar-Travel&Service, infatti, la sanremese è una delle migliori al mondo nel tirare le volate, per cui è stata la stessa Elisa a insistere perché il mercato del team si concentrasse sul suo nome.

Davvero un bel regalo di Natale per Elisa Balsamo: è arrivata Yaya Sanguineti
Davvero un bel regalo di Natale per Elisa Balsamo: è arrivata Yaya Sanguineti

Due anni nel WorldTour

Adesso Yaya è al settimo cielo. La sua carriera è passata per cinque anni alla BePink, poi sei alla Valcar e ora sotto le ruote è venuto fuori un biennale WorldTour con la Trek, come il sogno che si è finalmente realizzato.

«Sinceramente non ho ancora messo a fuoco – dice – ho cominciato a capire qualcosa mentre facevo le foto a fianco della Longo. Elisa è una mia amica, però trovarcisi accanto vestita allo stesso modo, ho pensato: Wow!».

Il suo entusiasmo ti contagia, il sorriso è ipnotico. E anche se nel corso delle stagioni si è spesso messa a fare di conto con le sue insicurezze, è bastato vederla all’opera negli appuntamenti importanti del 2022, per rendersi conto delle sue qualità. E’ stata la chiave della vittoria di Barbara Guarischi ai Giochi del Mediterraneo, poi ha fatto parte del treno di Elisa Balsamo contro Wiebes agli europei. E prima aveva portato a casa anche una vittoria per sé, alla Dwars door het Hageland.

Sanguineti e Realini, velocista e scalatore, facce nuove (italiane) della Trek-Segafredo
Sanguineti e Realini, velocista e scalatore, facce nuove (italiane) della Trek-Segafredo
Come è nato l’aggancio con la Trek?

Penso che una buona parola ce l’abbia messa Elisa Balsamo, perché abbiamo lavorato insieme tanti anni e lei mi definisce la miglior lead-out che abbia mai avuto. Poi penso di averci messo un po’ del mio. Ho dimostrato che quel lavoro lo so fare bene, anche se non dovrò fermarmi solo a quello. Farò molte altre cose…

L’idea era comunque di salire questo gradino?

Sì, perché dal primo anno alla Bepink sono passati quasi 10 anni e a un certo punto mi sono detta che forse me lo meritavo. Poi ci pensi e ti chiedi se sarai in grado, che è tipico di come sono fatta io. Ma di base credo di averlo meritato.

Dopo un anno in squadre diverse, Sanguineti e Balsamo si sono ritrovate agli europei di Monaco
Dopo un anno in squadre diverse, Sanguineti e Balsamo si sono ritrovate agli europei di Monaco
Arzeni ha sempre detto che se solo ci credessi un po’ di più…

Quello me lo dicono tutti, ormai me lo dico anche io ogni mattina. Un giorno eravamo in bici con Elisa Balsamo e lei mi diceva che devo crederci. Che se alla fine sono qua, è perché l’ho meritato. Non è che la Trek mi abbia preso senza un motivo. Io l’ho ascoltata e intanto mi dicevo che spero di meritarlo davvero…

Che cosa ti ha chiesto Guercilena al momento di firmare?

Mi ha detto che il mio compito principale sarà quello di fare da pesce pilota per Elisa. Però mi ha detto anche che credono molto in me, perché possa ritagliarmi il mio spazio. Quando non ci sarà lei e magari non ci saranno le altre velociste, punteranno molto su di me. E’ stato veramente un onore, perché sono arrivata in punta di piedi, invece è stato molto bello sentire il boss della squadra dire queste cose. E’ una bella responsabilità.

Ilaria Sanguineti è nata a Sanremo il 15 aprile 1994. Corre fra le elite dal 2013
Ilaria Sanguineti è nata a Sanremo il 15 aprile 1994. Corre fra le elite dal 2013
Il livello della squadra è altissimo.

Ci sono tutte le straniere, ma anche la stessa Longo Borghini e Balsamo. Loro sono mie amiche, ma comunque sono campionesse già affermate. Io sono l’ultima arrivata e spero di davvero di meritarmi tutto questo.

Come si tira la volata per Elisa Balsamo?

Negli anni abbiamo imparato a fidarci l’una dell’altra. I primi anni mi faceva ridere, perché mi urlava sempre da dietro. Mi diceva che eravamo troppo indietro, quando magari mancavano ancora 10 chilometri. Allora le dicevo: «Elisa, sono da sola, aspetta. Dobbiamo uscire all’ultimo…». Alla fine non dovevamo dirci niente. Quando sentivo la sua voce, perché sapevo che magari era successo qualcosa, io entravo in azione e lei si fidava ciecamente di me. Forse anche perché oltre al feeling speciale in volata, alla base c’è anche una bella amicizia, che aiuta molto.

Anche Ina Teutenberg, diesse della Trek-Segafredo, in bici nei giorni del ritiro
Anche Ina Teutenberg, diesse della Trek-Segafredo, in bici nei giorni del ritiro
Volate tutte uguali oppure si cambia a seconda delle situazioni?

Si cambia ogni volta. Ad esempio abbiamo imparato che Lorena Wiebes dobbiamo anticiparla. Quando Elisa due anni fa ha vinto l’ultima tappa al Women’s Tour, ci avevamo provato per le tre tappe prima. Partivamo sempre troppo tardi e vinceva Wiebes. Nell’ultima tappa, le ho detto che dovevamo arrivarle da dietro all’ultimo chilometro. Lei non se ne sarebbe accorta e ci avrebbe visto quando ormai eravamo passate. Si sarebbe messa dietro, perdendo il momento di massima forza. Quella vittoria è stata una delle più speciali che ci ricordiamo.

Secondo te, in questo anno in due squadre diverse, sei mancata più tu a Elisa, oppure lei è mancata a te?

Se parliamo di amicizia, penso che sia mancata più lei a me. Però da quello che mi ha detto per la parte sportiva, lei mi ha voluto qua anche per questo. Mi ha detto che le mancavo per quello che so fare. Per cui magari a livello ciclistico, le sono mancata di più io…

Ilaria Sanguineti alla Dwars door het Hageland ha ottenuto la sua 8ª vittoria in carriera: 4 open, 4 UCI
Ilaria Sanguineti alla Dwars door het Hageland ha ottenuto la sua 8ª vittoria in carriera: 4 open, 4 UCI
Correre con Elisa significa poter rientrare nel giro della nazionale?

Sì, assolutamente. Già nel 2022 ho avuto la fortuna di partecipare ai Giochi del Mediterraneo e agli europei, in cui ho fatto parte del suo treno. E nonostante fosse un anno che non correvamo insieme, proprio a Monaco non c’è stato bisogno di dirsi niente. Io sapevo quello che dovevo fare. Lei sapeva che lì davanti c’ero io.

Ci sarà spazio per un’altra vittoria di Yaya?

Per una gregaria come me, riuscire a ritagliarsi uno spazietto è una soddisfazione. Per come sono io, mi basta poco. Ho capito il mio ruolo da un paio d’anni. Successe quando Marta Bastianelli vinse il campionato italiano del 2019 e seconda arrivò Elisa Balsamo. Io feci terza e quarta Marta Cavalli. Mi ero presa il mio spazio, invece capii che se fossi rimasta nella mia bolla avrei ottenuto meno che se mi fossi messa a disposizione di Elisa. So che posso valere qualcosa devo solo mettermelo in testa. E’ un po’ difficile per me, però penso che negli anni sto maturando tanto. Sto trovando più consapevolezza in me stessa.

Una Coca prima di partire in allenamento? Ci può stare. Alla salute
Una Coca prima di partire in allenamento? Ci può stare.
Yaya è così inconsapevole di se stessa solo in bici o anche nella vita quotidiana?

Anche fuori, forse soprattutto fuori, anche se non lo faccio vedere. Magari uno vede che rido sempre, che sono sempre col sorriso, però a volte sono molto insicura di me. Credo che Elisabetta Borgia (mental coach della squadra, ndr) avrà il suo bel da fare per seguirmi… 

Una risata. Il racconto delle vacanze a Santo Domingo con la banda storica della Valcar. Il fatto che da quest’anno si allenerà con Slongo, cambiando qualche abitudine rispetto agli anni con Arzeni. Qualche lavoro specifico in più. L’alimentazione che cambia. E tante altre risate. Ci alziamo pieni di appunti. Quando sei con Yaya il tempo va veloce.

Un anno da Balsamo e la Sanguineti sotto l’albero

16.12.2022
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Il regalo sotto l’albero per Elisa Balsamo e il suo tricolore ha il volto, le risate e le gambe di Ilaria Sanguineti. L’ultimo elemento del suo treno negli anni della Valcar-Travel&Service ha accettato l’offerta della Trek-Segafredo. Non correvano insieme dal The Womens Tour 2021, quando misero in mezzo Lorena Wiebes e Balsamo iridata vinse l’ultimo sprint. Si sono ritrovate la scorsa estate agli europei e non sono servite parole per ritrovare l’intesa. Quella volta vinse l’olandese, ma il treno azzurro funzionò a meraviglia.

Sanguineti e Balsamo (e Confalonieri nel mezzo): agli europei di Monaco si è ricomposta la coppia Valcar
Sanguineti e Balsamo (e Confalonieri nel mezzo): agli europei di Monaco si è ricomposta la coppia Valcar

Laurea in arrivo

Oggi Balsamo è un’atleta realizzata, a un passo dalla laurea e non certo appagata. Ha sempre addosso un buon umore contagioso e la risata argentina di chi prova ancora stupore. Tuttavia il suo palmares inizia ad assumere un carattere importante e le propone sfide ancor più alte. Il ritiro della Trek-Segafredo a Calpe procede fra uscite e sessioni di foto per esigenze di marketing. Il professionismo è anche questo.

«Ilaria mi è mancata – ammette Balsamo – sono davvero felice di correre di nuovo insieme, perché è la miglior leadout che abbia mai avuto. In più, è anche una cara amica e questo sicuramente aiuta. Quest’anno la Trek mi ha fatto dei treni pazzeschi. Elisa Longo Borghini, che alla fine era pur sempre l’atleta che doveva fare classifica, si è impegnata tante volte per aiutarmi. Ed è giusto che con l’arrivo di Ilaria, lei possa dedicarsi al suo terreno più congeniale. Mentre io ritrovo un bel riferimento. Fare le volate con lei è come andare in bici: una volta che hai imparato, non lo dimentichi più».

Le stesse Trek degli uomini, ma celesti. Allo stesso modo delle maglie Santini: bianche e celesti
Le stesse Trek degli uomini, ma celesti. Allo stesso modo delle maglie Santini: bianche e celesti
Che anno è stato questo primo nel WorldTour? 

Sicuramente non me l’aspettavo così. E’ stata la stagione più bella della mia carriera. I risultati parlano da soli. Io sono molto soddisfatta e so che sarà difficile ripetersi.

Qual è stato il giorno più bello?

E’ difficile sceglierne uno solo. Direi però quei dieci giorni di primavera con le tre vittorie (Trofeo Binda, De Panne e Gand-Wevelgem, ndr) sono stati fantastici. Anche il Giro d’Italia è stato è stato molto bello, il mio primo Giro. Indossare la maglia rosa è stato bellissimo e poi anche il mondiale pista è stato una soddisfazione immensa. L’oro del quartetto ci ha dato molto morale. Siamo molto contente e speriamo di continuare così.

Da cosa si vede il tocco di Villa e del fare pista con gli uomini?

Dico sempre che il fatto di lavorare con gli uomini e condividere con loro gli allenamenti, secondo me è stato molto importante per noi. Un po’ perché stando semplicemente a ruota loro, possiamo fare dei lavori che da sole non sarebbero possibili. E un po’ anche perché il clima è più scherzoso. Forse quindi questo.

Il quartetto azzurro campione del mondo ai mondiali di St Quentin en Yvelines
Il quartetto azzurro campione del mondo ai mondiali di St Quentin en Yvelines
Com’è stato riporre la maglia iridata?

E’ stato abbastanza difficile, sinceramente. Mi ero affezionata, nel senso che ormai le cose stavano andando bene. Però, come ho sempre detto, spero che sia un arrivederci e non un addio. Ci riproveremo nei prossimi anni. E poi, poche settimane dopo, è arrivata quella in pista. E anche se alla fine non la puoi indossare tanto come quella su strada, il valore è lo stesso.

Torniamo a Wollongong: quando hai capito che non avresti fatto il bis?

Secondo me il mondiale è stato un po’ sottovalutato. Sembrava dovesse essere una corsa per velocisti, poi in realtà sono arrivati gli scalatori o comunque gli uomini e le donne delle corse più dure. Io sicuramente non ho avuto una giornata super positiva, però d’altra parte penso anche che neanche la migliore Elisa sarebbe riuscita a vincere quel mondiale. Anche se avessi avuto la forma di Cittiglio, ma con i se e con i ma non si va lontano. Alla fine ci sono anche le giornate un po’ storte, succede.

Mondiali di Wollongong: Balsamo mostra il fianco, Cecchini resta con lei a dettare il passo
Mondiali di Wollongong: Balsamo mostra il fianco, Cecchini resta con lei a dettare il passo
Il prossimo anno, sulla via del mondiale dovresti fare il Tour…

Il prossimo anno avere il mondiale pista e strada così attaccati non è proprio il massimo (la rassegna di Glasgow si svolgerà dal 3 al 15 agosto, ndr). Secondo me è una cosa non molto intelligente, però cercheremo di organizzarci al meglio. Stiamo aspettando di vedere il percorso e poi spero che i due cittì, Villa e Sangalli, si parlino. Penso che almeno il quartetto sia fattibile dopo la strada, perché dovrebbe esserci una settimana per recuperare. Si spinge tanto per la multidisciplina, ma facendo dei calendari così, mettendo anche le Coppe del mondo in concomitanza con le classiche, tutto diventa più difficile. Comunque farò il Tour: questo resta.

Elisa è un’atleta in evoluzione?

Penso di essere cresciuta anno per anno e spero di farlo ancora ancora nei prossimi. Nel 2023 avrò 25 anni, un’età in cui non puoi più dire di essere una giovane del gruppo. Insomma, inizi a essere in quell’età in cui la maturità si avvicina e quindi spero sia l’anno giusto per raccogliere ancora dei buoni risultati. Mi sono sempre definita una velocista e ho sempre detto che l’obiettivo immediato era avvicinarmi a essere una donna da classiche. Il prossimo anno cercherò di avvicinarmi ancora di più, anche se voglio tenermi stretto il mio spunto vincente. Sicuramente non affronterò mai salite lunghe e troppo impegnative con l’idea di vincere. Una Liegi per ora è fuori discussione. Ci penseremo tra 8-10 anni. No, forse fra 10 anni anni avrò smesso di correre (ride, ndr).

A Cittiglio, la vittoria è dedicata al cugino scomparso
A Cittiglio, la vittoria è dedicata al cugino scomparso
Com’è correre in questa squadra?

La Trek sicuramente è stata una delle prime squadre a investire davvero in maniera importante nel ciclismo femminile e sinceramente questo si vede, perché secondo me sono un passo avanti a tutti. Anche il fatto ad esempio di aver lasciato a Lizzie Deignan il tempo di fermarsi per la gravidanza e poi di tornare. Il fatto che versino la differenza dei premi per equipararli a quelli maschili. E poi non ci fanno mancare nulla. Per me è davvero una squadra fantastica. 

Ilaria Sanguineti alla Trek torna al servizio di Elisa Balsamo

26.09.2022
5 min
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«Yaya, non perderla mai di vista. Da adesso fino all’arrivo». Agli europei di Monaco, fuori dal pullman della nazionale prima della partenza, il cittì Paolo Sangalli aveva assegnato ad Ilaria Sanguineti il compito di fare da angelo custode ad Elisa Balsamo. Detto, fatto e medaglia d’argento dietro il totem Wiebes.

Un ruolo importante, quello ricoperto in azzurro dalla 28enne ligure, che diventerà fisso nelle prossime due stagioni. A partire dal 2023 Sanguineti passerà infatti dalla Valcar Travel&Service alla Trek-Segafredo per uno dei colpi di mercato più rilevanti. L’ufficialità è arrivata una settimana fa, anche se la notizia era sempre più nell’aria da inizio luglio. Anzi, inizialmente era stato divertente giocare con Ilaria ad “acqua o fuoco” mentre le chiedevamo conferma sulle prime voci sul suo trasferimento. Ora con lei ne possiamo parlare più serenamente…

Col successo alla Dwars door het Hageland Sanguineti ha rafforzato l’interesse della Trek-Segafredo
Col successo alla Dwars door het Hageland Sanguineti ha rafforzato l’interesse della Trek-Segafredo
Yaya innanzitutto, che sentimento provi nel lasciare la Valcar?

Naturalmente mi dispiace tanto. Siamo tutte tristi, io come le mie compagne che andremo via. C’è sempre stato un grande rapporto fra noi ragazze e lo staff. Con Valentino e il Capo (il presidente Villa e il team manager Davide Arzeni, ndr) mi sono sempre sentita come a casa, anche se con Davide ho un legame di amore-odio (dice scherzando, ndr) che mi mancherà. Però si stavano evolvendo un po’ di situazioni, era giunto il momento di fare delle scelte anche per me.

Raccontaci pure. Come è nato questo contatto?

Durante le classiche di primavera al Nord si sentiva parlare di alcune trattative e alcuni movimenti delle squadre per l’anno prossimo. Erano chiacchiere, anche noi della Valcar non ne eravamo esenti, visti i buoni risultati fatti. Tante mie compagne avevano ricevuto proposte, io no invece. Durante quelle trasferte loro dicevano che ci stavano riflettendo, che ne avevano già parlato con Arzeni e che avrebbero colto l’opportunità di andare nel WorldTour. Io invece, appunto, mi sono ritrovata a pensare se sarei rimasta, e con chi a quel punto, o se sarei dovuta andare anch’io. Ma non avevo ancora nessuna offerta.

Nel 2022 Sanguineti è stata preziosa per la nazionale. Ha pilotato Guarischi all’oro al Mediterraneo e Balsamo all’argento all’europeo
Nel 2022 Sanguineti è stata preziosa per la nazionale. Ha pilotato Guarischi all’oro al Mediterraneo e Balsamo all’argento all’europeo
Come si è evoluta la situazione?

Alla mia età se passano certi treni devi prenderli al volo. Anch’io ho parlato con Capo ma ho interpellato pure il mio procuratore (Lorenzo Carera, ndr). Lui ha sondato il terreno in giro tra le squadre poi il vero interessamento generale su di me c’è stato l’11 giugno dopo la mia vittoria alla Dwars door het Hageland. Quando vinci è normale che ti cerchino. Dieci giorni dopo, al termine del Giro di Svizzera abbiamo avuto il contatto definitivo con la Trek-Segafredo. E da lì abbiamo trovato l’accordo.

Come hai reagito quando lo hai saputo?

Ero al telefono con Lorenzo che mi aveva chiamato per dirmi che aveva in mano l’ingaggio e che mancava solo il mio benestare. Ho avuto 10/15 secondi di silenzio totale. Lui pensava che fosse caduta la linea o che fossi svenuta (ride, ndr). Mi ha riformulato la domanda ed io gli ho risposto di sì senza nemmeno farlo finire, dicendogli che sarei andata alla Trek anche per portare le borracce. Non ho ancora realizzato questo trasferimento.

Cosa rappresenta per te?

E’ un sogno. Sono ancora fuori di testa. Non avrei mai pensato di arrivarci. Però, prima di tutto, mi devo chiedere se sarò all’altezza. E di conseguenza trovare le risposte in fretta. Penso che sarà contemporaneamente un punto di arrivo e di partenza. Punto di arrivo perché credo di averci messo del mio negli ultimi anni. Forse, facendo per una volta l’egoista io che non mi sono mai presa troppo in considerazione, penso di essermi meritata questo passaggio. Sarà però anche un punto di partenza perché per me inizierà una nuova carriera, ripartendo quasi da zero. Vado a fare le stesse cose che ho fatto finora ma più in grande. Avrò più responsabilità. Dovrò calarmi in un’altra realtà, ancor più professionale senza nulla togliere alla Valcar. Non cambierò il mio modo di essere ma so che dovrò essere più formale, soprattutto essendo l’ultima arrivata.

Cosa ti ha detto Elisa del tuo arrivo? Pensi che possa averci messo una buona parola?

Lei era più felice di me (confida sorridendo, ndr). Sicuramente avrà parlato bene di me come credo che abbiano contato le opinioni di Arzeni e del mio agente. Con Elisa siamo state assieme in Valcar per quattro anni e siamo diventate molto amiche tanto da avere un tatuaggio in comune con lei e Silvia Pollicini. Elisa in quel periodo ha imparato a fidarsi di me in gara e lo ha rivisto in nazionale. Per me è un onore essere il suo pesce-pilota. Amo fare quel lavoro e per lei sarà speciale. E poi Elisa ed io ci eravamo ripromesse che ci sarebbe piaciuto essere nuovamente compagne di squadre.

Yaya angelo custode di Elisa in nazionale all’europeo di Monaco. Sarà così anche nella Trek-Segafredo
Yaya angelo custode di Elisa in nazionale all’europeo di Monaco. Sarà così anche nella Trek-Segafredo
Visto il vostro rapporto, avrai più pressioni o sarai più serena nello svolgere il tuo ruolo?

Penso che possa essere un punto a nostro favore avere questa sintonia. Perché sarà più facile risolvere le eventuali incomprensioni o problemi che si possono creare nei finali di gara. Sono certa comunque che lei e l’altra Elisa (Longo Borghini, ndr) mi aiuteranno ad inserirmi in squadra e quindi avere meno problemi nelle varie tattiche.

Sanguineti che lancia Balsamo alla vittoria. Qual è la gara che vorresti che finisse così?

Ce l’ho già pronta. Il Giro delle Fiandre. Vincerlo così sarebbe un sogno davvero. Allargando il campo vi posso dire un’altra bella classica del Nord, tipo la Roubaix. Però, visto che non vedo l’ora di iniziare, vi dico che andrebbe anche la prima gara che faremo assieme.

La nuova Guarischi conquista l’oro e si riprende l’azzurro

03.07.2022
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Le donne azzurre sbancano Orano. Barbara Guarischi taglia il traguardo della prova in linea a braccia alzate e regala alla delegazione italiana il secondo oro in altrettante gare femminili ai Giochi del Mediterraneo, bissando quello che soltanto in serata si è messa al collo anche Vittoria Guazzini (regina della cronometro di giovedì), perché l’organizzazione ha deciso di accorpare le premiazioni. Festa grande a Casa Italia per le ragazze di Paolo Sangalli, grazie allo sprint regale della trentunenne lecchese, che ha bruciato la portoghese Daniela Campos (argento), con la spagnola Sandra Alonso Dominguez che ha completato il podio.

La vittoria di tutti

Prima di sedersi a tavola e stappare lo spumante con il resto del team, Barbara ci ha raccontato della sua giornata perfetta in quella maglia azzurra che le mancava da diverso tempo (la foto di apertura è di Coni/Pagliaricci).

Al brindisi con Sangalli e le sue ragazze, anche il presidente Dagnoni: accanto a lui Barbara Guarischi
Al brindisi con Sangalli e le sue ragazze, anche il presidente Dagnoni: accanto a lui Barbara Guarischi

«E’ una medaglia che abbiamo conquistato tutte insieme – dice – perché senza le mie compagne non avrei potuto raggiungere questo risultato. Abbiamo corso molto bene, siamo partite dall’Italia con l’idea di vincere la medaglia d’oro e così è stato. Abbiamo controllato la situazione fino a metà corsa, poi abbiamo cominciato ad attaccare, perché avevamo più soluzioni da giocare a nostro favore. Nel finale, le ragazze mi hanno tirato una volata perfetta e non potevo che vincere».

Un punto di partenza

Era la prima avventura del nuovo corso, l’Italia correva da favorita e non ha tradito.

«Questa trasferta era importante un po’ per tutti – prosegue Barbara – per questa nuova Italia, per Paolo, per me perché tornavo in nazionale. Abbiamo dato un segnale importante, di unione e di forza. Questo ci farà togliere altre belle soddisfazioni, ne sono sicura».

Lo scorso anno Guarischi, a sinistra, era stata riserva a Leuven, rientrando nel giro azzurro
Nel 2021 Guarischi, a sinistra, era stata riserva a Leuven, rientrando in azzurro

Poi Guarischi ci racconta anche quello che non si è visto: «Il paesaggio era abbastanza bello, così come anche l’asfalto, a parte qualche paese che abbiamo passato con qualche buco qua e là. Pensavo peggio. Il pubblico era molto caldo e sorridente ed è uno dei lati positivi di questa rassegna».

La rinuncia al Giro

Sorride il ct Sangalli, che però ammette: «La volata era l’ultima risorsa, perché anche se hai la velocista più forte, può succedere di tutto. Abbiamo tentato più volte prima e nelle due fughe più significative eravamo riusciti a tenere fuori l’avversaria più ostica, ovvero la spagnola Alonso, ma non sono andate a buon fine».

La Francia, infatti, ha chiuso sia sul tentativo con Guazzini, Eleonora Gasparrini e Maria Giulia Confalonieri, sia su quello con Ilaria Sanguineti e Arianna Fidanza.

«Poi il treno è andato come l’avevamo concordato – dice – e tutte hanno fatto la loro parte. Voglio ringraziarle perché non era semplice rinunciare al Giro per l’azzurro e io di questo terrò sicuramente conto anche in futuro».

Alle spalle di Guarischi che vince, l’esultanza di Yaya Sanguineti. A destra Confalonieri (foto Coni/Pagliaricci)
Alle spalle di Guarischi che vince, l’esultanza di Yaya Sanguineti (foto Coni/Pagliaricci)

La Guarischi ritrovata

Guarischi, ad esempio, si è guadagnata la chiamata per gli europei di Monaco: «Non è ancora ufficiale, però ne abbiamo parlato tanto questa settimana. Non con lo stesso ruolo ovviamente, ma sarò a disposizione e sono fiera di avere un’altra occasione in azzurro».

Poi ci racconta i suoi piani con la Movistar: «Adesso andrò in altura a Livigno per tre settimane e poi vado a correre in Danimarca, Svezia e Norvegia. Poi, dopo gli europei, non ne ho ancora parlato con Marco Villa, ma penso che tornerò in pista. Vorrei fare un mesetto per vedere fino a dove riesco a migliorare in vista dei mondiali».

A Monaco per Balsamo

Sangalli conferma: «Penso proprio che la porterò in Germania. Non c’è dubbio che a Monaco si corra per Elisa Balsamo, grande protagonista al Giro, che ho disegnato con gli organizzatori. Sapevo che lei e Consonni potevano fare bene e magari prendere la maglia rosa e così è successo. Sarà tutto aperto fino a Cesena e poi da lì cambierà la classifica».

Confalonieri, Fidanza, Gasparrini, Sanguineti, Guarischi, Guazzini: ecco le ragazze d’oro di Sangalli
Confalonieri, Fidanza, Gasparrini, Sanguineti, Guarischi, Guazzini: ecco le ragazze d’oro di Sangalli

Ragazzi al buio

Serata in Villaggio, invece, per la compagine maschile, dopo una corsa da dimenticare che ha fatto infuriare lo staff azzurro. L’assenza di italiani nella fuga di dodici uomini che poi ha portato alla tripletta francese (oro a Paul Penhoet, argento a Ewen Costiou e bronzo per Valentin Retailleau) è un errore che Marino Amadori non ha digerito. Un errore da non ripetere a Monaco, dove anche gli uomini vogliono far festa con le donne.

Orano, inizia l’avventura di Sangalli: obiettivo l’oro

20.06.2022
5 min
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L’appuntamento con i Giochi del Mediterraneo è sempre più vicino e Paolo Sangalli sta progressivamente entrando nel clima della competizione. Gare, quelle di Orano in Algeria (sia in linea che a cronometro) che hanno un valore per molte ragioni. Innanzitutto saranno il primo impegno agonistico ufficiale per lui, dopo aver raccolto la pesante eredità di Salvoldi. Poi perché costruire una squadra azzurra in piena coincidenza con il Giro d’Italia Donne non è cosa semplice, perché significa dover fare i conti con un numero limitato di atlete a disposizione.

Sangalli ha comunque costruito una squadra molto equilibrata, composta da Maria Giulia Confalonieri, Arianna Fidanza, Eleonora Camilla Gasparrini, Barbara Guarischi, Vittoria Guazzini (in apertura durante gli europei vinti a Trento nel 2021) e Ilaria Sanguineti, con due di loro che faranno anche la crono. Una squadra che mixa esperienza e gioventù: «Alla fine è venuta fuori una nazionale di alto livello proprio come volevo, adatta al percorso di Orano».

Paolo Sangalli ha raccolto da quest’anno il testimone azzurro dall’amico Salvoldi, passato agli juniores
Paolo Sangalli ha raccolto da quest’anno il testimone azzurro dall’amico Salvoldi, passato agli juniores
Partiamo allora proprio dal percorso…

E’ un tracciato ondulato di 80 chilometri, adatto a ruote veloci, ma che si presta a molteplici interpretazioni tattiche. Il dislivello è molto contenuto, 500 metri. Con le ragazze ho parlato in maniera chiara del percorso e di che cosa mi aspetto, so che hanno lavorato nelle ultime settimane pensando anche alla gara algerina. Si sa che il Coni tiene molto ai Giochi, ma anch’io tenevo a presentare una squadra di livello assoluto a dispetto delle forzate defezioni. Anche perché una gara non si vince mai prima del via, ogni successo va costruito.

Hai scelto atlete esperte e giovani in perfetto equilibrio numerico.

Abbiamo una squadra che si presta a tutte le scelte che la gara presenterà. Ci sono ruote veloci ma anche atlete capaci di far saltare il banco da lontano. Per la Guazzini vedremo come si evolve la situazione alla ripresa dal leggero infortunio avuto al ginocchio, lei dovrebbe essere una delle due chiamata a fare anche la cronometro di 18 chilometri.

Considerando le caratteristiche del percorso e anche il numero abbastanza contenuto delle partecipanti (basti pensare che la validità della gara è subordinata alla presenza di almeno 20 atlete e non sempre nella storia dei Giochi si è raggiunto questo limite) punterete alla volata generale?

Io per natura considero la volata l’ultima delle possibilità: anche se hai la velocista più forte, non puoi mai sapere che cosa succederà, né puoi impostare una squadra sullo sprint finale, puoi perdere in qualsiasi modo e a me non piace. Ho scelto una squadra con ruote veloci, questo sì, ma non per questo terremo la corsa bloccata, anzi.

Parlando di percorsi, tu sei reduce dalla trasferta in Australia per visionare il tracciato dei mondiali, con quali impressioni sei tornato?

Ho visto un tracciato diviso in tre settori distinti. Il primo è un’introduzione sul lungomare che, quando siamo arrivati noi, era caratterizzato da fortissimo vento, ma quando si gareggerà sarà estate e dicono che allora vento non ci sarà. Il secondo un circuito con una salita di 7 chilometri di cui i primi 2 sono durissimi, poi il passaggio nella foresta e una discesa tecnica. Infine il circuito finale, quello che ospiterà per intero le gare delle categorie giovanili. Ha uno strappo di un chilometro, tutto dritto ma con pendenze al 19 per cento. L’arrivo è sul lungomare in leggera pendenza in discesa. Da considerare che si toccano velocità altissime nel circuito finale.

Che tipo di tracciato è, a chi si adatta?

E’ un percorso per atlete con fondo ed esplosività, diciamo per gente che ha vinto le classiche. Se dovessi fare un nome, mi viene in mente la Kopecki di quest’anno, mentre la Van Vleuten è più abituata a salite lunghe, qui sono strappi dove fatica a fare selezione, non è ideale per le sue caratteristiche. Per quanto riguarda le nostre, abbiamo molte frecce al nostro arco. Le vittorie in serie nel circuito internazionale hanno dato a tutte tranquillità e consapevolezza. Ora dovrò guardare alle prossime settimane per valutare bene chi chiamare e soprattutto che tipo di impalcatura costruire per un percorso così vario.

Sanguineti, dal Belgio occhiolino a tricolore e Mediterraneo

13.06.2022
5 min
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«Se gira lei – così ripete Davide “Capo” Arzeni – gira tutta la squadra». Stavolta però lei, Ilaria Sanguineti, si è messa in proprio. Sabato 11 giugno in Belgio ha tagliato a braccia alzate il traguardo della Dwars door het Hageland regolando, nello sprint a due, la austriaca Christina Schweinberger della Plantur-Pura al termine di una fuga di cinque atlete evasa a 12 chilometri dalla fine.

Ieri poi la 28enne nativa di Sanremo – all’ottava vittoria in carriera, la prima in una classica delle pietre (di categoria 1.1) – è tornata ad essere decisiva per le sue compagne tirando la volata vincente a Chiara Consonni alla Spar Flanders Diamond Tour, per il terzo sigillo stagionale della bergamasca e nono di squadra.

Inevitabile quindi sentirla al termine delle due gare anche per capire il suo stato di forma e i suoi programmi a breve termine.

Yaya finalmente è arrivata la vittoria.

Sì, ci voleva. Non mi posso lamentare della mia stagione. Ero già felicissima, come se avessi vinto io, una settimana fa quando avevo tirato la volata a Chiara (Consonni, ndr) alla Dwars door de Westhoek. O come ogni volta che vince una mia compagna. Avevo vinto l’anno scorso a Tarzo (era il 25 luglio, ndr), ma era una gara open. Un successo UCI mi mancava dal 2016 dalla quarta tappa del Tour de Bretagne. Ormai non me la ricordavo più (ride, ndr).

Che valore ha questo successo?

Può essere un nuovo punto di partenza, quantomeno sotto l’aspetto morale. Sono una ragazza espansiva con tutti, ma su me stessa non lo sono, non ho molta autostima. Devo ancora convincermi dei miei mezzi mentre gli altri invece lo sono. Tuttavia sabato, considerando che il “Capo” mi aveva battezzata per fare la corsa, è stata la prima volta in stagione che mi sentivo davvero di poter vincere. Questa vittoria mi ha dato una bella percentuale di consapevolezza, anche perché…

Sanguineti è elite dal 2013. Quattro stagioni alla BePink e cinque alla Valcar
Sanguineti è elite dal 2013. Quattro stagioni alla BePink e cinque alla Valcar
Cosa?

Nell’ultima settimana avvertivo cattive sensazioni, non la muovevo proprio. Tant’è che ad Arzeni avevo detto che forse avrei dovuto saltare il Tour de Suisse (in programma dal 18 al 21 giugno, ndr) per recuperare in vista del campionato italiano. Invece dopo queste due gare in Belgio andrò in Svizzera con rinnovato ottimismo, anche perché se non corro perdo subito il ritmo gara. Quindi lassù cercherò di affinare la condizione e magari portare a casa una tappa.

Arriviamo al campionato italiano appunto dove hai già ottenuto due terzi posti, l’ultimo l’anno scorso. Quest’anno sei più libera per puntare alla maglia tricolore…

Sarà un terno al lotto quella gara. Ha un percorso piatto e paradossalmente si apre ad tante soluzioni. Fuga da lontano, colpo da finisseur o volata generale, con tante possibili vincitrici. Noi in Valcar non abbiamo una sprinter pura visto che Consonni correrà con le Fiamme Azzurre. La Gasparrini è quella più veloce di noi, mentre la Persico, le altre ed io potremmo giocarci le nostre carte in base a come andrà la gara. Non abbiamo ancora una tattica prestabilita, secondo me la vedremo direttamente in corsa.

Dopo l’italiano però non farai il Giro Donne. E’ stata una scelta sofferta?

Sì, molto difficile perché in ballo c’era la mia partecipazione ai Giochi del Mediterraneo con la nazionale. A me il Giro è sempre piaciuto e l’anno scorso ero andata molto bene. Poi ho pensato che ne ho già corsi 8 mentre la maglia azzurra non la indosso dal 2016, agli europei elite in Francia. Così ho deciso a cuore più leggero.

Ad Orano, in Algeria sede dei Giochi, con che ruolo correrai la gara del 2 luglio?

Innanzitutto sono contenta di essere stata convocata. Sono emozionata. Per me è un onore correre con la nazionale. Conservo anche un bel ricordo, quando nel 2015 avevo fatto seconda agli europei U23. Ancora non so che ruolo avrò, ma sarò totalmente votata alla causa.

Per la seconda parte di stagione hai già una bozza del calendario che farai?

Farò il Tour de France Femmes (dal 24 al 31 luglio, ndr) ma onestamente non so ancora cosa farò dopo. Dobbiamo decidere e vedere come starò ma so che ci saranno tante corse. Intanto l’intento è di mantenere la condizione fino al Tour. In Francia vorrei fare bene, essere la solita donna-squadra e vedere se salta fuori un’occasione per me. Insomma, vediamo come giro (ride di nuovo, ndr).

Sanguineti, compleanno sul pavè della Roubaix

13.04.2022
5 min
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Più corre e meglio va. Se gira lei, come dice Davide “Capo” Arzeni, gira tutta la squadra. Ilaria Sanguineti è sempre più calata nella parte della regista della Valcar-Travel&Service. Ed il ruolo non le dispiace anche perché «venerdì 15 aprile – ci dice ridendo – ne faccio 28, ormai ho un’età importante per questo genere di cose».

Queste sono ore intense per la Sanguineti. Freccia del Brabante appena finita, poi immancabile (e benaugurante) brindisi di compleanno alla vigilia della Parigi-Roubaix Femmes di sabato 16 aprile.
Abbiamo sentito Yaya mentre era in viaggio tra Ath (Vallonia) ed Izegem (Fiandre), i due paesi che negli ultimi giorni hanno fatto da quartier generale alla Valcar, per parlarci proprio della gara con cui l’anno scorso ha avuto un impatto conflittuale.

Davide “Capo” Arzeni dice che se gira la Sanguineti, gira anche la Valcar-Travel&Service
Davide “Capo” Arzeni dice che se gira la Sanguineti, gira anche la Valcar-Travel&Service
Yaya come è stato l’avvicinamento alla Roubaix?

Buono direi. Ho fatto tutte le classiche delle “cobbles”, delle pietre. Quindi di pavè ne ho mangiato abbastanza. Anche come squadra siamo andate molto bene. Abbiamo vinto la Dwars door Vlaanderen con Chiara Consonni, che ha fatto anche seconda a Le Samyn, a Oetingen e Scheldeprijs, oltre a tanti altri piazzamenti. E’ andata forte anche Silvia Persico che ha fatto quattro top ten ed è arrivata 11ª al Fiandre. Ultimamente non partiamo più per piazzarci come capitava negli anni scorsi. Partiamo per vincere, perché sappiamo che possiamo farlo.

Come la affronterai?

Meglio dell’anno scorso, che era a fine stagione. Ero arrivata fuori tempo massimo. Stavolta ci arrivo con una condizione decisamente migliore. Da un lato sono più tranquilla proprio perché mi sento bene. Dall’altro sono un po’ tesa perché possiamo fare molto bene e quindi non vorrei deludere le mie compagne. Partiremo con una squadra attrezzata. Ad esempio Silvia è bravissima a guidare la bici e per me può fare risultato. Idem per Chiara. Comunque sarei ben contenta di andare ancora fuori tempo massimo, se vincesse una mia compagna.

In queste gare voi siete viste come una mina vagante dalle avversarie?

Sì, ormai non ci sottovalutano più. Lo abbiamo capito perché quando prova ad evadere una fuga con dentro una di noi, anche a tanti chilometri dal traguardo, vedi subito che le squadre più forti che non sono in quella azione lavorano per chiudere subito. Sanno che corriamo all’attacco, che abbiamo più frecce e che se ci lasciano spazio siamo pericolose. Ci siamo meritate il rispetto delle altre. E per noi è una bella soddisfazione. Ho capito che siamo considerate anche allo Scheldeprijs…

Questo è Stitch, il bulldog francese di Ilaria. Lei sostiene che sia la sua reincarnazione animale (foto Instagram)
Questo è Stitch, il bulldog francese di Ilaria. Lei sostiene che sia la sua reincarnazione animale (foto Instagram)
Da cosa?

Lì ha vinto bene la Wiebes e non si discute. Però lei stessa ad un certo punto ha mollato la ruota delle sue compagne per seguire il nostro treno. Venivamo su forte e ci siamo trovate subito di fianco al Team DSM e lei ci ha seguito. Per arrivare là davanti in poco tempo abbiamo fatto un vero e proprio numero negli ultimissimi chilometri passando in un pertugio prima di un restringimento con le transenne.

Che differenze ci sono tra le pietre belghe e quelle della Roubaix?

Tutti dicono che sono sempre pietre e quindi uguali, ma non è così. In Belgio il pavè è abbastanza regolare e principalmente in salita e questo lo rende ovviamente molto duro. Le pietre della Roubaix invece sono molto più disconnesse su strade a schiena d’asino. Se piove, diventano saponette. Rischi tantissimo, nelle Fiandre molto meno. Ho visto da vicino l’anno scorso la Guazzini che è volata via facendosi molto male. A parere mio quando piove alla Roubaix, possono anche non partire quelle che non sanno guidare bene la bici perché tra una curva e l’altra può diventare un massacro. Le stigmati alle mani mi sono venute solo alla Roubaix e mai nelle classiche fiamminghe.

Finora come sta andando la tua stagione?

Bene. Sono partita facendo subito seconda a Valencia, poi sono calata un po’ ed ora sono in ripresa. Di base però mi metto a disposizione delle compagne, soprattutto quando non ho una buona forma. So di essere anch’io una delle frecce della Valcar da scagliare ma io sono contenta ugualmente quando vince una mia compagna. Quando la “Conso” dopo l’arrivo di Waregem, dove ha vinto, o dopo lo Scheldeprijs, mi ha cercata con lo sguardo per ringraziarmi del lavoro fatto, per me è stata una grande soddisfazione.

Ilaria Sanguineti durante la ricognizione della Parigi-Roubaix ’21 (foto facebook)
Ilaria Sanguineti durante la ricognizione della Parigi-Roubaix ’21 (foto facebook)
Nel ruolo di regista come ti stai trovando?

Bene. Il “Capo” dice che sono un’ottima pesce pilota. E’ bello poter essere un esempio per qualcuna, come ad esempio per Gasparrini. L’anno scorso al Giro Donne, dov’ero io, c’era anche lei. Quest’anno uguale. Ora vivo bene questo ruolo, con meno agitazione e pressione rispetto a prima. Anche se talvolta ancora mi capita di fare i primi 30 chilometri di gara per riconnettermi col mondo e pensare ai fatti miei (ride, ndr).

Che regalo ti aspetti per il tuo compleanno?

Vincere la Roubaix sarebbe il massimo, ma sono realista sulle mie possibilità e dubito che possa succedere. Però possiamo vincerla come squadra e quello sarebbe un regalo fantastico. Fuori dal contesto agonistico invece, non saprei che regalo vorrei. Anzi sì. Una bella Ford Puma blu. Una roba esagerata.

Sanguineti regista del treno, che sogna la maglia gialla

11.02.2022
4 min
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Dopo i mesi invernali di preparazione per la nuova stagione, Ilaria Sanguineti ha già riattaccato il numero del 2022 sulla schiena, dopo un 2021 chiuso alla grande lanciando lo sprint alla compagna di squadra Elisa Balsamo, in maglia iridata, concludendo con una fantastica vittoria in terra inglese.

Ora siamo qui in Spagna, al caldo sotto il sole, davanti ad un caffè, pronte per iniziare il primo ritiro stagionale della Valcar-Travel & Service a Gandia. Ilaria è rilassata perché domenica scorsa ha rotto il ghiaccio tagliando il traguardo per seconda dopo Marta Bastianelli, alla Vuelta CV Feminas.

Yaya, com’è andata la prima?

Che dire… Come debutto stagionale, ottime sensazioni. Con Consonni, Gasparrini e Vigie ci conosciamo dallo scorso anno e quindi sapevamo già come muoverci, peccato per le cadute. Gasparrini caduta ai meno 3 chilometri dall’arrivo e Consonni a 150 metri dal traguardo, un disastro! Come previsto siamo arrivate al traguardo con il gruppo compatto pronte per sprintare. Io ero in prima posizione per lanciare Consonni, purtroppo coinvolta nella caduta a pochi metri dalla finish line.

E cosa hai fatto?

Ho continuato la mia volata per raccogliere il miglior risultato possibile per la squadra, concludendo seconda. Personalmente ci tenevo a farmi trovare subito pronta, per quanto mi riguarda penso di aver rotto il ghiaccio, un buon inizio di stagione che sicuramente mi stimolerà per raggiungere i miei prossimi obiettivi.

Cosa ti aspetti dal 2022?

Vorrei dimostrare subito quanto valgo, continuando ad aiutare la squadra come fatto fino ad ora, ma al tempo stesso mi piacerebbe togliermi qualche bella soddisfazione personale. Sinceramente il 2022 lo sto prendendo giorno per giorno, perché oggi posso stare benissimo e domani magari non andare avanti. Però alla fine c’è sempre una parte di me che si aspetta qualcosa, anche quando dico che non mi aspetto niente!

Anche una foratura per Sanguineti nel corso della Vuelta CV Feminas
Anche una foratura per Sanguineti nel corso della Vuelta CV Feminas
E invece per quanto riguarda i tuoi obiettivi?

I miei obiettivi del 2022 sono sicuramente quelli di partire forte già nelle Classiche del Nord, per poi magari prendere fiato e ripartire alla grande per Giro e Tour. Ovviamente come obiettivo nel mirino ho la maglia azzurra, vorrei tornare ad onorare quella bellissima maglia.

E un pensiero al 2023?

Al 2023 non ci penso troppo, perché come ho già detto prima vivo giorno dopo giorno, però non nego che ogni tanto lancio uno sguardo al futuro e sinceramente sono ormai vecchia (ad aprile Ilaria compirà 28 anni, ndr)!! Una cosa è certa, vorrei davvero confermarmi ad alti livelli quest’anno per fare un grande salto nel 2023, questo lo penso spesso.

Tutte hanno un sogno nel cassetto, il tuo? 

La gara che vorrei vincere è il mio stesso sogno nel cassetto, vorrei vincere la prima tappa del Tour de France e quindi indossare la prima maglia gialla. E’ un simbolo che nel ciclismo manca da troppo tempo…

Yaya Sanguineti dice che il suo Stitch le somiglia: a voi cosa sembra?
Yaya Sanguineti dice che il suo Stitch le somiglia: a voi cosa sembra?
Un’ultima curiosità, mascotte o porta fortuna?

Ho una mascotte, un porta fortuna, ovviamente Stitch il mio bulldog francese. Sono veramente affezionata a lui poiché fin da piccola ho sempre sognato di avere un cane così. Penso che lui sia la mia reincarnazione “animale”, la mia anima gemella. E’ un giocherellone come me, ma soprattutto è un gran pigrone come me!

Sicurezza e sorriso, il tricolore lancia Sanguineti 2.0

24.06.2021
5 min
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E’ un fiume in piena Ilaria Sanguineti mentre, a distanza di qualche giorno, ti parla del suo terzo posto al campionato italiano ottenuto il 20 giugno a Castellana Grotte dietro a Longo Borghini e Guderzo.

Per la verità già nel 2019 – in Abruzzo a Castellalto quando vinse Marta Bastianelli – era salita sul gradino più basso del podio tricolore, ma questo ha un gusto diverso, che le dà più consapevolezza nei suoi mezzi nonostante finora tra le elite avesse già vinto 6 gare (le più importanti sono una tappa e la classifica generale al Tour of Bretagne nel 2015 ed un’altra frazione l’anno successivo).

Il podio pugliese di domenica 20 giugno, con Longo Borghini, Guderzo e Sanguineti (foto Ossola)
Il podio pugliese di domenica 20 giugno, con Longo Borghini, Guderzo e Sanguineti (foto Ossola)

Proviamo quindi a raccontare l’atleta della Valcar & Travel Service – nata a Sanremo il 15 aprile 1994, due giorni prima che Berzin vincesse la Liegi-Bastogne-Liegi – che in Puglia, in una giornata caratterizzata dal vento e da un caldo incredibile, ha saputo raccogliere un buonissimo risultato al termine di una gara condotta con molta lucidità.

Ilaria com’è andata la corsa? Al traguardo scuotevi la testa, speravi in qualcosa di meglio?

Sono felicissima del mio terzo posto perché sono in un buon momento fisico e mentale. Onestamente, ad un certo punto per come si era messa la gara, quando ho visto che eravamo in poche ed erano quasi tutte scalatrici, mi sono detta che forse avrei potuto giocarmela allo sprint se fossimo arrivate così. Ci speravo, ero l’unica velocista.

Eibar, 16 maggio: arrivo in salita e vittoria di Van der Breggen. Non resta che sorridere…
Eibar, 16 maggio: arrivo in salita e vittoria di Van der Breggen. Non resta che sorridere…
E invece…

E invece Elisa (Longo Borghini, ndr) con la sua classe immensa ci ha staccate su un cavalcavia a meno di 2 chilometri dalla fine. Avevo tenuto un suo allungo quando abbiamo chiuso assieme su Camilla Alessio un chilometro prima e siamo rimaste in tre. Poi lei è ripartita, ci ha lasciate lì, da dietro sono rientrate, siamo partite a turno e forse, ripensandoci, ho perso l’attimo giusto, perché la volata per il secondo posto l’ho fatta in rimonta. In ogni caso devo ringraziare le mie compagne Piergiovanni e Malcotti che mi avevano aiutata a rientrare dopo l’ultimo scollinamento a 13 chilometri dall’arrivo.

Che differenza c’è fra il terzo posto del 2019 e quello di quest’anno?

A mio parere vale di più questo. Due anni fa era stata una volata di quindici atlete e gli sprint sono sempre una roulette, anche se vinse la più forte. Qui invece per restare davanti bisognava avere una gran condizione e per quanto mi riguarda essere riuscita a rimanere agganciata agli svariati attacchi delle più forti è una gran cosa.

Assieme è Stitch, il bulldog francese di Ilaria (foto Instagram)
Assieme è Stitch, il bulldog francese di Ilaria (foto Instagram)
E che differenza c’è tra la Sanguineti di allora e quella attuale?

Negli ultimi due anni sono migliorata tantissimo in salita anche perché sono riuscita a calare di peso. Prima mollavo subito di testa ora invece no, sto lavorando sulle salite lunghe per difendermi meglio in quelle corte e per tenere meglio mentalmente.

A cosa devi questo cambiamento?

Ho avuto gente attorno a me che mi ha aiutata molto, soprattutto la persona con cui vivo che è più grande di me e che è una scalatrice (ride, ndr), quindi dovevo migliorare per forza su quel terreno.

Anche psicologicamente ti senti migliorata?

Sì, credo di essere cresciuta anche sotto questo aspetto. Forse ora credo un po’ di più in me stessa, così come mi dicono che dovrei fare sempre sia compagne che avversarie. E questo podio conta, anche se…

Tartu 2015, seconda dietro Niewiadoma agli europei U23: brucia ancora…
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Cosa?

Anche se devo ancora trovare un vero equilibrio. Sono un po’ umorale, lo ammetto. Domenica ero partita non troppo convinta e durante la gara avrò cambiato idea mille volte sulla mia condizione. Però sono tornata a casa così felice che lunedì mattina alle 6, dopo che ero andata a dormire sfinita alle 3 dopo un viaggio lunghissimo, ho portato fuori Stitch (il suo cane, un bulldog francese, ndr) che doveva uscire senza sentire la stanchezza.

Ora quali sono i tuoi programmi?

Sabato 26 giugno corro La Course by Tour de France e poi il Giro d’Italia dal 2 all’11 luglio.

Obiettivi e ambizioni?

Due e due al momento. Un obiettivo l’ho centrato, scendere sotto i 60 chili prima degli italiani, l’altro sarebbe tornare a vestire la maglia azzurra in qualche competizione, visto che mi brucia ancora l’argento europeo del 2015 (fu seconda in Estonia nella rassegna continentale U23 dietro la Niewiadoma, ndr). Le ambizioni invece sono a breve termine. Fare risultato a La Course in Bretagna, dove ho già vinto, e poi magari vincere la tappa di Colico al Giro visto che vivo nella zona del lago di Como. Per quel giorno ho fatto un cerchiolino rosso sul calendario.

«La felicità – scrive su Instagram – è in tante cose. La felicità è quando sorridi e non te ne accorgi»
«La felicità – scrive su Instagram – è in tante cose. La felicità è quando sorridi e non te ne accorgi»
Infine, qual è il sacrificio più grande che hai fatto per essere la miglior Sanguineti di sempre?

Chiudere la bocca! Nel senso che io sono una gran golosona. Prima non stavo sempre attenta, mentre ora mi viene più facile rinunciare a qualcosa, senza esasperazioni, che quelle, col cibo, non vanno mai bene.