Guarischi, finale col botto. Ma ora mettiamo la bici in garage

18.10.2024
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Venerdì scorso, giusto una settimana fa, sul traguardo di Ede in Olanda, Barbara Guarischi passava per prima sul traguardo della quarta tappa del Simac Ladies Tour. Fino a quel momento e in quelli a seguire, la storia delle volate nella corsa olandese aveva visto Lorena Wiebes imporsi su Elisa Balsamo ed era difficile immaginare che qualcuno potesse infilarsi nel mezzo: soprattutto colei che per contratto tira le volate alla campionessa europea. Sono cose che succedono raramente. Dieci anni fa Sagan e Viviani un paio di volte aiutarono a vincere Daniel Oss che fino a quel giorno aveva tirato per loro, ma erano altri tempi. Oggi vince chi deve vincere. E il livello è così alto che per farlo servono campioni in grande condizione.

La vittoria del gregario

Alla SD Worx-Protime invece succede almeno una volta all’anno. Lo scorso anno al Thuringen, ad esempio, proprio Guarischi si portò a casa la seconda tappa, davanti alla stessa Wiebes, lasciando intuire che nella squadra plurivittoriosa (63 vittorie nel 2024) contano i ruoli, ma anche i rapporti personali. La vittoria del gregario è un raggio di sole, anche se Barbara nel parlarne sembra quasi imbarazzata. Nonostante abbia vinto la prova in linea ai Giochi del Mediterraneo del 2022 e nella sua bacheca brillino anche altri successi fra cui una tappa al Giro d’Italia, la vittoria di Ede è la prima nel WorldTour.

«Non è una vittoria che mi cambia la carriera – dice quasi giustificandosi – però fa sempre piacere. E’ stato molto strano. Non sono più abituata a fare le volate per me stessa e quando non fai più gli arrivi, fai anche fatica ad avere i punti di riferimento, le sicurezze che servono in uno sprint. Sapevo che la ragazza arrivata seconda (la neozelandese Wollaston, ndr) era molto più veloce di me e allora ho giocato con l’esperienza. L’ho fatta partire per prima. Dalla radio sapevo che mi era ruota, l’avevo vista anche io. E allora ho cercato di farle sentire la pressione. Non mi sono mai mossa dall’ultima posizione e lei ha commesso l’errore di passarmi e partire per prima. A quel punto, era un arrivo che tendeva a salire, quindi chi arrivava da dietro era avvantaggiato…».

Recuperate le fatiche del Tour, agli europei si è vista un’ottima Guarischi
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Riferimenti diversi

Non è un discorso banale. Se finora il suo traguardo era il cartello dei 300 metri, dal quale Wiebes o Kopecky di solito spiccano il volo, di colpo quello era il limite da cui tutto sarebbe iniziato. Non si trattava di un arrivo di gruppo compatto, con dei treni cui appoggiarsi. Erano una decina di atlete e Guarischi l’ha gestita con super lucidità.

«E’ proprio un altro meccanismo – spiega – nel senso che per tirare le volate, devi pensare per due o per uno. Quindi devi calcolare le distanze, la velocità… ci sono tanti fattori. Mentre se devi fare tu la volata e non hai nessuno che ti tira, devi calcolare l’avversario, quindi è molto diverso. Alla fine ho vinto. Ero molto felice, però ero anche un po’ spaesata. Probabilmente è vero quello che si dice: mi sento più appagata quando vincono Lorena e Lotte. Ma ho visto che quel giorno loro erano molto molto più contente di me. Sono due persone fantastiche, molto riconoscenti del lavoro della squadra.

«E’ una vittoria che mi manda in ferie col sorriso. Tra febbraio e aprile, sono stata fuori dalle corse per problemi di salute, ho perso parte della preparazione invernale. E anche in questo caso la squadra è stata molto brava, perché parlandone abbiamo trovato il modo migliore di arrivare al Tour. Chiudo l’anno con 53 gare, ma tanti sono stati giorni in cui lavoravo per ritrovare la gamba. Infatti dopo il Tour ho riposato una settimana e ho sentito che il mio fisico iniziava a lavorare normalmente. Già dagli europei sapevo di avere una condizione molto buona».

Si vince col gruppo

I ruoli che si ribaltano e comunque la felicità per la compagna che vince, a prescindere dal suo ruolo, fanno pensare che davvero il clima nella squadra sia quello giusto. E a ben vedere conferma ciò che nei giorni scorsi, parlando della capacità di questo team di costruire il futuro, ci aveva fatto notare un tecnico esperto come Walter Zini. La FDJ e la Movistar hanno portato via Vollering e Reusser, ma la SD Worx-Protime resta forte perché punta sul collettivo. Squadre piene di campionesse, come l’Olanda ai mondiali di Zurigo, si ritrovano spesso con un pugno di mosche.

Non bastano i campioni per vincere le corse: per come va oggi il ciclismo ci vuole la squadra. Se guardiamo proprio il Simac: probabilmente senza il gruppo per le ragazze di Danny Stam sarebbe stato molto difficile vincerlo. «Probabilmente solo col campione – riconosce Guarischi – vinci una gara su 100. Con una squadra forte invece, puoi vincere gran parte delle corse».

Adesso non resta che chiudere le valigie e prepararsi per uno stacco importante. Due settimane senza bici fra Malesia e Thailandia: qualche giorno più dei soliti dieci perché gli sforzi della stagione si sono concentrati tutti nel finale e la fatica si fa sentire. Nel frattempo la squadra è al lavoro per rinforzarsi e aggiungere nuovi ruoli e nuove figure. Quando Barbara tornerà dalle vacanze, il quadro sarà già pronto.