Nei pensieri di Martinez. Il più piccolo sul podio del Giro U23

20.06.2022
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E’ stato quasi messo a processo Lenny Martinez per non aver vinto. Il francese era il super favorito a detta dei tecnici e alla fine ha concluso il Giro d’Italia U23 “solo” in terza posizione.

Eppure ci si dimentica che stiamo parlando di un ragazzo di primo anno. Un corridore che fino a pochi mesi fa in corsa girava il 52×14 e ora è uno dei leader della continental della Groupama-Fdj.

Lenny Martinez a tutta verso il Fauniera. Per lui una cronoscalata super (Isola Press)
Lenny Martinez a tutta verso il Fauniera. Per lui una cronoscalata super (Isola Press)

Scalatore più forte

Sulle due salite più dure, se vogliamo anche tre, del Giro è sempre stato il migliore. Parliamo di Mortirolo, Santuario di Valmala e chiaramente del Fauniera. Tuttavia non è riuscito a finalizzare.

Qualcuno mette sul piatto anche le tattiche del suo team.

«E’ stato un gran bel Giro – racconta Martinez – e sul Fauniera un giorno molto duro. E’ stato un colle veramente impegnativo. Le mie sensazioni non erano molto buone in realtà e quindi sono partito solo quando mancavano più di dieci chilometri: non sono entrato nella fuga in pianura.

«Era un uomo contro uomo. Io volevo lottare per la vittoria di tappa e anche per risalire posizioni nella generale».

Una tirata d’orecchie però Lenny se l’è presa quel giorno. Avrebbe dovuto sfruttare di più il lavoro di Reuben Thompson in salita. E magari scattare un paio di chilometri dopo quando il gap del belga Lennert Van Eetvelt sarebbe stato minore.

«Sì, forse ho attaccato un po’ lontano, ma non sono saltato. Io sono andato diretto all’obiettivo. E poi non volevo restare nel gruppo. Tuttavia nel finale neanche volevo esplodere e buttare tutto all’aria. Sapevo che comunque avrei rimontato in classifica».

Martinez (classe 2003) è un U23 di primo anno. Ha conquistato sia la maglia blu che quella bianca
Martinez (classe 2003) è un U23 di primo anno. Ha conquistato sia la maglia blu che quella bianca

Nessun rimpianto

Martinez parla con un tono pacatissimo. Il figlio e nipote d’arte prima di rispondere si prende sempre qualche “mezzo secondo”, pondera bene ciò che dice.

Tanto istinto in bici, ma anche testa. E tutto sommato a posteriori la testa non gli è mancata neanche verso Santa Caterina Valfurva, quando stava dominando e poi invece è rimbalzato. Quello è stato il punto chiave della sua corsa rosa.

«Credo – dice la maglia blu – che questo Giro sia stata una grande esperienza per me e per il mio futuro. Anche la tappa di Santa Caterina è stata veramente bella, entusiasmante, ma io sono quasi uno junior! Non avevo mai fatto sei ore di corsa. Fino alle cinque ore sono andato bene, poi ho capito che per me era finita.

«Ho pensato: che peccato. Sono andato giù con gli zuccheri. Ho provato a mangiare, ma non c’era più nulla da fare».

Martinez sul Fauniera. Dopo aver recuperato molto, alla fine non è riuscito nell’impresa del riaggancio del belga
Martinez sul Fauniera. Dopo aver recuperato molto, alla fine non è riuscito nell’impresa del riaggancio del belga

Una grande esperienza

Lenny lo ritroveremo al Tour de l’Avenir. «Ma prima il campionato nazionale con i pro’ per Demare. Poi il ritiro a Livigno e il Val d’Aosta». Lui e Gregoire sono due stelle che forse i francesi non avevano neanche ai tempi di Pinot e Bardet. Stavolta c’è più sostanza, più consapevolezza. Arriveranno alla loro Grande Boucle U23 con le spalle più grandi dopo il Giro U23.

«Questo Giro – continua Martinez – è stata la mia prima grandissima corsa tra i dilettanti. Con delle responsabilità, ma anche la più lunga. Ho fatto una corsa con la WorldTour ma era di cinque giorni e non di sette. Ripeto, è stata una grande esperienza per l’avvenire».

«Al Tour of the Alps non c’era chi partiva subito, non c’erano circuiti, ma tutto era più controllato. Con la WorldTour e le corse dei pro’ il ritmo è più regolare e poi si va forte in un determinato momento. Non dico che sia più facile, ma per me è meglio arrivare con più controllo sotto alle salite».

«Che voto mi do per questo Giro U23? Un otto… E se sono sul podio devo ringraziare la squadra. Hanno tirato tantissimo e ci abbiamo provato sempre».

Forse anche troppo. I diesse al via di Cuneo dicevano che era impossibile che una squadra così tornasse a casa senza una tappa. E infatti proprio all’ultimo sono riusciti a vincere con Gregoire.

Magari quei tecnici avevano anche ragione, però ciò che comanda è la strada e non sempre i valori su carta trovano riscontro nella realtà. E se quella che è stata giudicata una tattica suicida, nel giorno di Peveragno, avesse visto la presenza (sfiorata) di Van Eetvelt nell’attacco della Groupama-Fdj, magari staremmo qui a parlare di tutt’altra cosa. Ma con i sé e con i ma…

All’ultimo minuto arriva lo squillo “dei francesi”. Vince Gregoire

18.06.2022
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Un urlo di rabbia, di liberazione. Un urlo di vittoria. Alla fine la Groupama-Fdj ce l’ha fatta. Ha vinto una tappa al Giro d’Italia U23. A riuscirci è stato Romain Gregoire. Il francese fa un forcing micidiale sullo strappo, in ciottoli, che porta all’arrivo e può gioire.

Questo strappo è un must per le corse ciclistiche a Pinerolo. Ce ne passano diverse, ma in poche ci arrivano. La cornice di pubblico completa lo spettacolo.

Hayter se la gode

Ma mentre Gregoire sale famelico, c’è chi se la prende comoda, molto più comoda. Tutti cercano con gli occhi la maglia rosa… che però non spunta.

«Ai 500 metri – dice Leo Hayter – mi sono spostato. Mi sono defilato e sono venuto su piano, piano. Mi sono portato in coda al gruppo. Sapevo che non avrei mai perso 2’55” in 500 metri e così mi sono goduto il finale».

Quando Leo arriva esulta. Si sbraccia e abbraccia uno dei compagni che gli è vicino. Ride. E solo quando arrivano la mamma e il papà scoppia in lacrime. Realizza l’impresa che ha fatto.

Il 45° Giro d’Italia U23 è suo. I genitori sono arrivati due giorni fa: sono increduli e commossi. Squilla il telefono: è il fratello Ethan. La festa può iniziare.

Media folle

Ma riavvolgiamo il nastro. A Cuneo il sole picchia forte sulla testa e a Pinerolo martella proprio. I ragazzi che non hanno raccolto nulla sin qui cercano di guadagnarsi una fetta di spazio in questo Giro. E per questo la fuga non riesce a partire. Tutti cercano di scappare e quando è così non scappa nessuno. Risultato: media della prima ora 49,9 chilometri.

E già qui c’è la prima notizia: i ragazzi di Jerome Gannat non tirano. Se ne stanno buoni, buoni in gruppo. 

Al primo passaggio sull’arrivo, Gregorie è nascosto. Al secondo Giro è davanti.

«Avevo visto il passaggio ai 20 chilometri dall’arrivo – racconta Gregoire – L’ho studiato. Erano 500 metri molto tecnici. Mi sono detto: al prossimo giro devo stare davanti, girare in testa all’ultima curva e appena inizia la salita devo andare “a blocco”. Era questo il piano e ha funzionato. Ho usato il 40, credo per 25, per venire su».

La Groupama-Fdj tutta insieme. hanno vinto anche la classifica a squadre
La Groupama-Fdj tutta insieme. hanno vinto anche la classifica a squadre

Vittoria di testa

E dire che ieri Gregoire aveva sofferto l’ira di Dio sul Fauniera. Aveva perso molto terreno. Non aveva recuperato bene dal giorno ormai famoso della “tattica suicida” di Peveragno.

Ma l’ultima notte ha portato consiglio.

«Ho pensato a riposare bene – dice il ragazzo di Besançon – E’ stata una vittoria di testa e non solo di gambe. Ho proprio cambiato mentalità. Un’altra testa. Sapevo che c’era un’opportunità grandissima. Volevo questa vittoria più di ogni altra cosa». Ai suoi compagni avrebbe detto: «Demain on va gagner». Domani vinciamo.

«Ieri – riprende Gregoire – ho sofferto, davvero. Sapevo che il Fauniera sarebbe stato troppo duro per me e così oggi mi sono preso la responsabilità della corsa. Con Sam Watson, l’altro leader di giornata, abbiamo parlato molto, anche ieri sera e abbiamo voluto imporre la nostra strategia. Stavolta non avremmo preso in mano la corsa. 

«Oggi la squadra era tutta unita, tutta compatta su questa linea e quando è così le cose funzionano».

Ancora una volta la “trenata” decisiva l’ha data Lorenzo Germani che, nonostante una foratura e un cambio di bici, nel finale ha chiuso sulla fuga e ha guidato Watson e Gregorie in testa all’imbocco dello strappo.

Tutti compatti dunque. Tutti per Gregoire, ma anche per Sam Watson. L’inglese è molto veloce, ma tiene benissimo su percorsi del genere.

«Abbiamo corso e sprecato tanto per tutta la settimana – conclude Gregoire – e finalmente abbiamo raccolto una vittoria di tappa. Abbiamo cercato le energie per trovarla. E adesso possiamo rientrare felici a casa».

«E comunque è stato un buon Giro per noi. Abbiamo tre maglie (quella blu, rossa e quella bianca, ndr), siamo sul podio della generale e abbiamo vinto una tappa. Non abbiamo vinto la generale perché Leo Hayter è stato più forte, gli va riconosciuto. Ma questa vittoria rende più belle tutte queste altre cose». 

A Peveragno è ciclismo champagne. Attacco in blocco “degli Fdj”

16.06.2022
6 min
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«Ciclismo champagne», dice Lorenzo Germani al suo massaggiatore appena conclusa la tappa. Il corridore della Equipe Continental Groupama-FDJ in qualche modo ha ragione. Anche se non hanno vinto. Anche se la Busca-Peveragno si è conclusa con un niente di fatto, sono stati i protagonisti della corsa (in apertura, foto Isola Press).

Il caldo è opprimente in questo spicchio di Piemonte. La tappa ha vissuto sul bellissimo e affascinante attacco della squadra francese. Ma alla fine l’ha spuntata il belga Gil Gelders. Il biondino della Bingoal Pauwels Sauces WB Development ha preceduto di un soffio Sergio Meris. Bravissimo, anche per la grinta mostrata.

Beffa belga per Meris

Il ragazzo della Colpack-Ballan dopo l’arrivo dava pugni sul manubrio. Uno sfogo del momento. Pochi istanti dopo, infatti, era di nuovo lucido. E tutto sommato anche soddisfatto.

«Siamo andati via sulla salita finale del circuito – ha detto Meris – Ho chiuso su tutti e nel finale, proprio negli ultimi dieci metri mi sono mancate le gambe. Peccato davvero. Va bene così, ma un primo posto sarebbe stato decisamente meglio».

Chi fa festa invece è Gil Gelders. Sull’arrivo ci sono sua mamma ed altri parenti. Sono venuti sin dai sobborghi ad ovest di Bruxelles, dove vivono, per vedere il loro ragazzo. E lui non li ha delusi.

«Non conoscevo la tappa – dice l’atleta belga – Ho studiato l’altimetria e sapevo che se avessi retto la prima salita, o comunque non fossi rimasto dietro dopo la discesa, poi poteva essere un buon percorso per me».

«Io non sono un velocista e neanche uno scalatore. Ho spinto molto nel finale ed è andata bene. Ma proprio per un soffio. Se passerò pro’? La Bingoal ha anche la professional, ma ancora non lo so. Per ora non è previsto».

Sull’arrivo di Peveragno Gelders precede Meris (a sinistra) e Dalby (foto Isola-Press)
Sull’arrivo di Peveragno Gelders precede Meris (a sinistra) e Dalby (foto Isola-Press)

Applausi alla Groupama 

Ma la quinta tappa del Giro d’Italia U23 ha vissuto sull’attacco della Groupama-Fdj. Gannat, il diesse dei francesi, è stato di parola verso Peveragno. 

«Il Giro non è finito – ci aveva detto qualche giorno fa – c’è il Fauniera, ma ci sono anche delle discese». E così hanno fatto. E lo avevamo detto: la squadra francese covava sorniona.

Martinez sta mostrando un coraggio importante. Magari correrà senza criterio visto da fuori, ma essendo uno scalatore se non attacca sul Mortirolo o sulla salita del Santuario di Valmala come oggi, dove dovrebbe attaccare? Il percorso è questo e sfrutta ogni occasione. Restare a ruota a cosa avrebbe portato? Qualche energia risparmiata, ma anche Leo Hayter ha dovuto spingere, per chiudere, e i suoi nervi non se la sono passata liscia.

Va detto infatti che Martinez aveva allungato sulla salita, prendendo tra l’altro i punti per il Gpm e ritornando in testa alla classifica della maglia blu. E poi allo scollinamento Thompson, Germani e Gregoire avevano preso in testa la discesa. E alla fine erano in quattro su cinque davanti. 

Tattica suicida

«Oggi abbiamo provato una tattica suicida – spiega Lorenzo Germani sull’arrivo di Peveragno – però alla fine era una delle poche soluzioni possibili da qua a sabato pomeriggio, a Pinerolo. 

«Ci abbiamo provato. Il vantaggio era arrivato anche ad essere buono, abbiamo sfiorato i 3′, e quindi abbiamo continuato e continuato ancora a spingere».

«Di sicuro era meglio se ci fosse stato qualche altro ragazzo con noi. Invece eravamo solo in sei (oltre a loro quattro anche Lorenzo Milesi e Felix Engelhardt, ndr). Magari un Lotto-Soudal…».

Eh già, perché la fortuna di Leo Hayter oggi è stata tutta nel fatto che tra quei fuggitivi non ci fosse Van Eetvelt, terzo in classifica. Quindi i belgi non solo hanno aiutato la Hagens Berman Axeon, ma si sono sobbarcati la maggior parte del lavoro.

«Non possiamo avere recriminazioni – continua Germani – noi ci abbiamo provato. Ed era giusto così. Abbiamo preso la discesa davanti e io l’ho fatta “a blocco”. Avevo gli altri dietro. Quando sono arrivato in fondo, mi sono girato, ho visto che eravamo in cinque. Abbiamo ripreso Lenny (stavolta sapientemente fermato dall’ammiraglia, ndr) e abbiamo detto: ormai andiamo!

«Abbiamo capito che Leo non è fortissimo in discesa quindi abbiamo deciso di provare lì. Semplicemente eravamo troppo lontani dall’arrivo».

Testa a domani

«Nel finale – continua Germani – ci ho provato anche da solo. Ho preso qualche metro, ma ho visto che da dietro non mi lasciavano spazio e stavano rientrando. Così li ho aspettati e ci hanno ripreso all’ultimo Giro. Sull’ultimo strappo ho portato Romain (Gregoire, ndr) davanti e poi ho mollato. Sono venuto all’arrivo facile, facile…».

E questo la dice lunga sulla mentalità di Lorenzo e della sua squadra. Non si spreca un’energia in più del necessario. E anche Lenny Martinez è stato tra i primi a mollare. Segno che, saltata l’operazione ribaltamento, già pensavano a domani.

Gannat si è fatto bene i suoi conti. Sa che la frazione di domani è perfetta per il suo scalatore. Tappa breve, esplosiva, salita lunga e pendente: ideale per un crossista come Martinez.

Se Hayter dovesse andare in crisi potrebbe perdere molti minuti. Ci si aspetta una scalata prossima ai 70′-75′. Il distacco di Martinez è di 7’11”. Significa salire il 10% più veloce dei suoi rivali. Difficile, ma non impossibile su quelle pendenze.

In questo modo la Groupama-Fdj avrebbe due carte da giocare. Con Gregoire che inizialmente potrebbe stare a ruota. Ancora una volta pertanto l’ago della bilancia potrebbe essere la Lotto-Soudal con Van Eetvelt.

Sono congetture, è vero, ma “congetture ponderate”, che si basano anche sulle dichiarazioni dei diesse raccolte in questi giorni. Alla fine conteranno solo le gambe. Una salita come il Fauniera non lascia spazio ad altro. Tra 24 ore lo sapremo.

Gregoire è un talento, però Madiot ci va cauto

15.05.2022
5 min
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Romain Gregoire non riesce a smettere: in tre settimane si è portato a casa ben quattro classiche di primo piano nel panorama under 23. Il 16 aprile ha vinto la Liegi-Bastogne-Liegi, due giorni dopo è venuto in Italia e in 24 ore ha conquistato Giro del Belvedere e Palio del Recioto. Non contento l’8 maggio è andato in fuga alla Fleche Ardennaise con altri due corridori e li ha dominati in volata al punto che è stato segnato un secondo di margine fra lui e loro.

Stiamo parlando di un corridore al primo anno di categoria, del campione europeo juniores e argento mondiale dietro il norvegese Hagenes (anche lui in evidenza alla Lotto Soudal Development, ma non agli stessi livelli). A ben guardare, il tanto decantato Evenepoel aveva fatto poco di più…

Gregoire 2021
Guardate l’espressione di Gregoire con l’argento mondiale al collo: il 2° posto non è un’opzione valida…
Gregoire 2021
Guardate l’espressione di Gregoire con l’argento mondiale al collo: il 2° posto non è un’opzione valida…

Un talento da proteggere

Non abbiamo tirato in ballo il belga a caso. Nel ciclismo attuale alla ricerca spasmodica del campionissimo, le vittorie di Gregoire non sono passate inosservate, tanto che in casa Groupama FDJ la legittima soddisfazione convive in maniera sostanziale con una certa preoccupazione. Per questo, nel parlare del suo pupillo Marc Madiot, “capo supremo” del team francese è molto abbottonato e protettivo verso un simile capitale.

Sempre disponibile, il due volte vincitore della Parigi-Roubaix si sottopone volentieri alle domande su Gregoire, ma si sente dalla sua voce che tiene a mantenere un profilo basso, a evitare che la pressione monti intorno al 19enne di Besançon.

«Romain sto imparando anch’io a conoscerlo, di persona ma anche attraverso quel che mi dicono i responsabili della squadra Development. Sicuramente è davanti agli occhi di tutti la sua qualità, ma credo sia ancora presto per poterlo valutare appieno».

Madiot 2022
Madiot, manager della Groupama FDJ confida in Romain ma vuole anche preservarlo
Madiot 2022
Madiot, manager della Groupama FDJ confida in Romain ma vuole anche preservarlo
Vi ha sorpreso un rendimento così elevato al suo primo anno nella nuova categoria?

Non direi sorpreso. E’ certo che ha iniziato presto a vincere, ma me lo aspettavo viste le sue capacità in allenamento e quello che ha saputo fare da junior che potesse essere subito competitivo. Ha molto carattere e questo è un ingrediente fondamentale per emergere.

Per quel che si è visto, è un corridore che può avere chances anche nelle corse a tappe?

E’ un corridore da scoprire, ma io penso che lo possa essere. Quando è stato chiamato in causa ha fatto bene, lo scorso anno è stato quarto alla Corsa della Pace, ha anche vinto corse di più giorni e quest’anno al Circuit des Ardennes si è messo in evidenza pur scontando una brutta prima tappa che l’ha estromesso di classifica. Sono molto curioso di vedere quel che potrà fare al Giro Under 23, al di là del risultato mi interessa vedere come lo interpreterà. Il programma è che faccia sia Giro che Tour de l’Avenir, sarà un bel test per lui.

Gregoire Belvedere 2022
La netta vittoria di Gregoire al Giro del Belvedere, con Guzzo a 20″ (foto di Valentina Barzi)
Gregoire Belvedere 2022
La netta vittoria di Gregoire al Giro del Belvedere, con Guzzo a 20″ (foto di Valentina Barzi)
C’è un corridore del passato o del presente a cui Gregoire può essere paragonato?

No, non mi sento di fare paragoni perché è ancora un corridore da costruire. Non dobbiamo commettere l’errore di proiettare i risultati ottenuti nelle categorie minori nel professionismo, perché questo è un mondo a parte. Quei risultati hanno valore fino a un certo punto, da pro’ cambia tutto.

Quali sono le corse professionistiche, soprattutto le classiche del nord, che si adattano meglio a lui?

Il discorso è lo stesso di prima: Gregoire ha sicuramente vinto gare importanti che farebbero ad esempio pensare che possa emergere nelle prove delle Ardenne, ma quando passi pro’ il discorso cambia sostanzialmente, c’è necessità di tempo per capire dove potrà arrivare e dove potrà emergere.

Secondo voi è già possibile inserirlo in una squadra professionistica o ha bisogno almeno di un altro anno nel team development?

No, sicuramente resterà nell’equipe development, ma avrà occasioni per “assaggiare” il livello più alto. Vogliamo che proceda per gradi e non bruci le tappe.

Gregoire Recioto 2022
Il podio del Recioto, altra vittoria per distacco su Pinzon (COL) e Staune Mittet (DEN)
Gregoire Recioto 2022
Il podio del Recioto, altra vittoria per distacco su Pinzon (COL) e Staune Mittet (DEN)
Allargando il discorso, siete soddisfatti di com’è andata finora la stagione per la vostra squadra.

Non potremmo non esserlo… I risultati di Demare al Giro sono lì a testimoniare la nostra competitività, poi con Kung e Madouas abbiamo fatto molto bene nelle classiche del Nord. Io comunque non guardo mai a quel che è stato fatto ma appena conclusa una corsa sono già proiettato verso quella successiva, quindi penso che ci sia ancora molto da fare.

Ci sono altri Gregoire nel ciclismo francese, altri corridori così promettenti?

Lo spero vivamente, il nostro movimento è generalmente in forte crescita e sono convinto che ci siano in giro altri Gregoire, magari anche con qualcosa in più. Noi siamo attenti nello scovare nuovi talenti e dare loro la possibilità di crescere, ma con calma, come è giusto che sia.

Germani, Giro in forse: è il momento di crederci

03.05.2022
4 min
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A un certo punto serve… l’ignoranza. Badate bene, non è un invito all’analfabetismo né ad essere scortesi. Semplicemente quando si corre, arriva il momento in cui bisogna dimenticarsi delle buone maniere per prendersi quel che si deve. Così dopo qualche minuto parlando con Lorenzo Germani, grande talento della Groupama Fdj Conti, il consiglio che sfugge fra i denti e di cui dopo un po’ chiediamo quasi scusa, è esattamente questo.

Germani secondo nell’ultima tappa del Circuit des Ardennes vinta da Frigo (foto Dancerelle)
Germani secondo nell’ultima tappa del Circuit des Ardennes vinta da Frigo (foto Dancerelle)

Domenica si corre

Lorenzo è a casa ancora per poco. Domenica sarà in corsa alla Fleche Ardennaise assieme al… dream team. Vale a dire accanto a Romain Gregoire, asso pigliatutto di questo scorcio di stagione, e Lenny Martinez che tanto bene ha fatto al Tour of the Alps. Il laziale finora è stato al suo posto, ma la sensazione nel seguire sia pure a distanza le corse è che avendo un piccolo fenomeno come Gregoire, la richiesta del team o la deriva spontanea sia stata quella di lavorare e basta. Per questo siamo qui. Perché ci dica che non è vero. O per dirgli quello che c’è venuto di pensare.

«Ho fatto due o tre settimane – dice Lorenzo, in apertura nell’immagine di Groupama FDJ Conti – di cui sono abbastanza soddisfatto. Ci sono state corse in cui ho aiutato e in cui abbiamo vinto. Quando ho potuto, mi sono giocato le mie carte ed è venuto il secondo posto di tappa nel Circuit des Ardennes. Anche quel giorno ero abbastanza soddisfatto. Ci lasciano spazio, sta a noi riuscire a prendercelo. E’ difficile che nella riunione pre gara vengano dati ruoli bloccati…».

Gregoire si è preso la Liegi di forza, dopo aver avuto supporto dal team (foto La Conti Groupama)
Gregoire si è preso la Liegi di forza, dopo aver avuto supporto dal team (foto La Conti Groupama)
E quell’abbastanza che suona strano…

Perché difficilmente mi va bene tutto quello che faccio. Il fatto di tirare per Gregoire però viene abbastanza da sé, a prescindere dal fatto che sia francese. Avremmo lavorato allo stesso mondo anche se fosse stato etiope. Quando hai uno che va così, cambia poco da dove venga. Alla Liegi eravamo in fuga insieme e se l’è presa di forza. Al Belvedere ho fatto io il forcing in salita e lui ha vinto. Al Recioto ero là, ma sentivo di non essere al massimo. E piuttosto che lottare per fare un 20° posto, l’ho aiutato a vincere e ho chiuso 34°. Ho notato che a inizio stagione vanno tutti fortissimo…

Per essere lì davanti, forse vai forte anche tu?

Infatti credo che a volte mi manchi un po’ di testa, essere convinto delle mie potenzialità. Va anche detto che finora non ci sono state tante corse adatte a me, spesso si concludevano in volata. Le più vicine alle mie caratteristiche le ho trovate nelle Ardenne e mi sono difeso bene.

Terza tappa del Circuit des Ardennes annullata per maltempo, ci si copre. Germani è il primo a destra (foto La Conti Groupama)
Terza tappa del Circuit des Ardennes annullata per maltempo, ci si copre (foto La Conti Groupama)
L’obiettivo è il Giro d’Italia?

Non so ancora se lo faccio (sta zitto per qualche secondo, poi riparte, ndr). Non è tanto facile entrare nella squadra. Il livello è alto e con soli cinque uomini, la selezione è spietata. Dovranno esserci scalatori, il velocista e non c’è posto per tutti. Si dovrebbe sapere in settimana, ma so già che in alternativa potrò mettermi alla prova alla Corsa della Pace. Amadori mi ha detto che la porta è aperta.

Cosa ti dice il tecnico della nazionale?

Ci siamo visti al Recioto e ha detto che era soddisfatto. Prima ancora ci eravamo parlati a novembre e mi aveva confermato che mi tiene in considerazione e me lo ha ripetuto dopo il secondo posto in Belgio.

Marta Cavalli, anche lei alla FDJ, dice che a correre in un team straniero ci si sente sempre fuori casa…

Provo anche io qualcosa di simile, c’è come una patina. Il mio sentirmi estraneo a volte è dovuto a modi di dire, usanze, cose che a noi italiani farebbero ridere, per le quali invece ti guardano strano. E’ una sensazione strana, anche se padroneggiando bene inglese e francese, alla fine mi destreggio bene.

La squadra francese sta volando, per Germani non è facile trovare spazio al Giro (foto La Conti Groupama)
La squadra francese sta volando, non è facile trovare spazio (foto La Conti Groupama)
In base a cosa verrà fatta la selezione per il Giro?

Non solo i risultati, credo sia una valutazione globale. Per questo ci stanno mettendo tanto a dare i nomi, sono un po’ indecisi.

Quando ti vedremo digrignare i denti?

Me lo dice anche Manuel (Quinziato, il suo agente, ndr). Dice che va bene cercare di rimanere umile ed essere educati, ma devo crederci di più. Fra poco si parte, le occasioni per provarci non mancano. Ci provo di sicuro (sorride, ndr).

Dal Lunigiana al Tour of the Alps, riecco l’amico Martinez

27.04.2022
5 min
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Una squadra di casa per i corridori di casa: sembra l’acqua calda, per noi è champagne. L’anno scorso Lenny Martinez vinceva il Giro della Lunigiana da junior, la settimana scorsa ha chiuso terzo nella classifica dei giovani al Tour of the Alps, dietro Arensman e Buitrago che hanno 4 anni più di lui, e 14° nella generale (in apertura è con Karel Vacek).

La Groupama-FDJ lo seguiva già negli allenamenti e ora che lo ha inserito nella sua continental, in cui corre assieme a Gregoire e al nostro Germani, lo ha portato a fare esperienza tra i grandi, accanto a Thibaut Pinot e Attila Valter. In precedenza, Lenny aveva debuttato a Laigueglia, poi ha corso al GP Lillers, la Dorpenomloop e la Younger Coast Challenge. Quindi ha partecipato al Circuito delle Ardenne (4 tappe) e alla Liegi U23. Prossima gara la Fleche Ardennaise dell’8 maggio.

Sul podio di Ortonovo, con il trofeo di vincitore del Giro della Lunigiana 2021
Sul podio di Ortonovo, Lenny Martinez con il trofeo di vincitore del Giro della Lunigiana 2021

Incuriositi da questa esperienza a soli 18 anni, abbiamo suonato al suo campanello, rintracciando nello schema della squadra francese il sale del discorso. Il professionismo WorldTour come obiettivo finale, l’esperienza di corse minori come base di lavoro, assaggi fra i grandi per capirsi meglio.

Ti aspettavi di fare così bene al Tour of the Alps?

Sì e no. Sapevo di avere delle buone capacità in montagna e questo è stato confermato. Ma di entrare tra i primi 15 della classifica generale no, non ci avrei pensato prima di questa gara, visto il livello. Quelli erano i corridori che adesso andranno al Giro d’Italia e punteranno a vincerlo.

Era nei tuoi piani o sei stato convocato per la tua buona forma?

Era nei piani del Groupama-Fdj per quest’anno, ma io non ero sicuro di andarci. Mi hanno confermato 15 giorni prima e ne sono stato molto contento.

Azione di squadra alla Liegi U23 con Gregoire (poi vincitore) e Paleni (foto Alexis Dancerelle)
Azione di squadra alla Liegi U23 con Gregoire (poi vincitore) e Paleni (foto Alexis Dancerelle)
Cosa ti ha sorpreso di più di te stesso?

Senza dubbio, l’essere riuscito a stare con i migliori scalatori del gruppo. E anche essere arrivato a giocarmi una vittoria di tappa. Peccato per lo sprint (il riferimento è all’arrivo di Lana, chiuso in 14ª posizione, conquistato da Pello Bilbao, ndr).

Com’è stato correre al fianco di Thibaut Pinot?

E’ stato fantastico, Thibaut è un esempio. Sono molto grato di tutta questa esperienza.

Cosa hai imparato guardandolo?

Tanto. Il suo modo di correre, la determinazione anche giù dalla bici. E’ un esempio, ha affrontato tanti problemi in carriera, avendo alti e bassi: mi rendo conto che forse è normale anche per i migliori. Ma dentro di sé bisogna sempre crederci. Vedo spesso commenti negativi su Thibaut, dicono ad esempio che non ha testa e tutto il resto. In realtà vivendolo dall’interno della stessa squadra, penso che sia uno dei corridori del gruppo che ha la determinazione più forte.

Pinot è stato per lui un riferimento durante tutto il Tour of the Alps
Pinot è stato per lui un riferimento durante tutto il Tour of the Alps
Ci sono stati giorni particolarmente duri in gara?

Sì, l’ultimo con la pioggia fredda non è stato molto piacevole. Prima della salita finale, le mie gambe erano troppo fredde per produrre lo sforzo di seguire i migliori. Il primo giorno invece il mio corpo era ancora in fase di recupero dopo la Liegi (che si è corsa due giorni prima, ndr), ma poi si è rimesso in moto e sono stato bene.

Senti la fiducia della squadra?

Sì molto, mi trovo molto bene. Sono tutti fantastici, mi vedo un futuro con loro. Penso che possiamo fare grandi cose.

Cosa pensi di Attila Valter?

Attila è fantastico, ho diviso la camera con lui. Parla molto bene il francese, è molto calmo e tranquillo. Sorride sempre e ce lo trasmette, anche in questa corsa mi ha dato dei buoni consigli.

I tuoi compagni di squadra stanno già pensando al Giro d’Italia: saresti curioso di metterti alla prova in un grande Giro o è davvero troppo presto?

Mi piacerebbe, ma è troppo presto. Vorrei provare, ma non subito. Un “grand tour” è lungo, non credo di esserne ancora capace, ma in futuro sì. Piano piano crescerò, piano piano…

Accanto a Richie Porte, Martinez ha tenuto duro nelle tappe più impegnative (foto Instagram/Getty)
Accanto a Richie Porte, Martinez ha tenuto duro nelle tappe più impegnative (foto Instagram/Getty)
La tua stagione sarà strutturata principalmente sulle corse a tappe?

Non necessariamente, ma capita spesso che le corse per scalatori siano gare a tappe. Io però cerco di assaggiare il più possibile, devo fare esperienza su tutti i terreni per il futuro.

Hai aumentato così tanto il carico di allenamento rispetto allo scorso anno?

Sì, i carichi di allenamento sono aumentati, anche le distanze di gara, ma rimane una coerenza di base. Stiamo rispettando i miei tempi di crescita: non troppo, non troppo poco. Sta andando bene, non mi alleno eccessivamente, ci andiamo piano piano. E ogni anno cresceremo un po’.

Stai usando anche la bici da crono?

La uso, ma meno rispetto all’anno scorso, perché nel mio programma ci sono poche crono. Cerchiamo di essere coerenti con il calendario. Sto lavorando un po’ di più in salita, ma intorno ai 10 minuti, non di più per il momento.

Martinez e Gregoire hanno diviso il podio ai campionati europei di Trento: ora sono entrambi alla Groupama Continental
Martinez e Gregoire hanno diviso il podio agli europei di Trento: ora sono alla Groupama Continental
Mentre tu correvi tra i professionisti, Gregoire ha vinto tra gli under 23: la squadra va fortissimo, una sorpresa oppure un gruppo molto forte?

Sì, la squadra sta andando molto forte, è fantastico. Spinge tutti verso l’alto, spero che ci ritroveremo anche nel WorldTour, ma non ho dubbi al riguardo.

Parteciperai al Giro d’Italia o al Tour de l’Avenir?

Non lo so ancora, ma normalmente sarà uno dei due. Non entrambi, perché potrebbe essere un po’ troppo al primo anno da U23, stiamo facendo le cose con calma.

Joseph Pidcock 2022

Dalla Francia arriva “l’altro” Pidcock, talento da scoprire

21.04.2022
4 min
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Dopo le vittorie in serie di Romain Gregoire, la Groupama FDJ Continental è sulla bocca di tutti. Nel suo roster c’è anche un corridore dal cognome importante, forse anche pesante da sostenere. Joseph Pidcock è il fratello minore di Tom, il campione olimpico della Mtb e punta di diamante della Ineos Grenadiers. Più giovane di un paio d’anni, Joseph ha scelto di trasferirsi in Francia per seguire la sua strada, convinto di poter emergere, ma solo se usciva dall’ombra del fratello e dei suoi successi.

Un carattere molto diverso, quello di Joe come lo chiamano in gruppo. Estremamente introverso, sensibile, con delicati equilibri. Nel team francese ha trovato l’ambiente giusto per poter crescere, legando con tutti ma soprattutto con Lorenzo Germani, suo compagno di stanza: «Con lui riesco a parlare molto più che con chiunque altro, gli sono molto affezionato, è davvero un buon amico oltre che compagno di lavoro».

Pidcock Kelly
I due giovanissimi Pidcock con un grande del ciclismo irlandese: Sean Kelly (foto Red Bull)
Pidcock Kelly
I due giovanissimi Pidcock con un grande del ciclismo irlandese: Sean Kelly (foto Red Bull)
Come hai iniziato a fare ciclismo?

Con un padre come il nostro, il ciclismo è stato parte della nostra vita sin da bambini. Avevo meno di 8 anni quando ho iniziato ad andare in bici, proprio per seguire lui e mio fratello. La prima cosa che ci ha insegnato è che il ciclismo non è solo quello su strada. Lui faceva anche ciclocross e ci ha spinto a fare altrettanto.

Prima del Covid, avevi ottenuto ottimi risultati nel ciclocross, poi da due anni non ti si è più visto d’inverno, pensi di riprenderlo?

Sinceramente no. Il ciclocross non mi attira, non amo gareggiare d’inverno, con il freddo e la pioggia che ti bagna da capo a piedi. In questo sono molto diverso da mio fratello, lui vince d’inverno perché ama quella specialità e se non ami qualcosa fino in fondo non puoi emergere. Mi piace di più la mountain bike, l’ho praticata e penso di riprovarci, ma solo come aiuto per il ciclismo su strada.

Pidcock famiglia 2017
La famiglia Pidcock: Giles, Joe, Tom, vincitore del titolo britannico 2017 e mamma Sonia (foto Allan McKenzie)
Pidcock famiglia 2017
La famiglia Pidcock: Giles, Joe e Tom, vincitore del titolo britannico 2017 (foto Allan McKenzie)
Perché invece di rimanere in Inghilterra come tuo fratello sei andato a correre in una squadra francese?

E’ stata una buona opportunità quella che mi si è presentata e l’ho colta al volo. Potevo rimanere alla Trinity, dove aveva corso anche Tom, ma avevo bisogno di liberarmi dalla pressione che sentivo ogni volta che gareggiavo. E’ chiaro che tutti mi guardano e pensano a mio fratello, si aspettano che faccia lo stesso ma siamo diversi. Ero arrivato al punto di sentirmi schiacciato e desiderare di non gareggiare più. Io avevo bisogno di trovare la mia strada e alla Groupama ho trovato l’ambiente giusto. Ora posso gareggiare senza tutta quell’ansia. Alla Trinity ero il fratello di Tom, ora sono solo Joe.

Come corridore che caratteristiche hai?

Sono un attaccante nato, mi piacciono le corse con sforzi breve e ripetuti, dove poter fare selezione. Non sono prettamente un velocista, ma negli sprint ristretti me la cavo bene. Per ora il mio tallone d’achille sono le crono e le salite lunghe, ma sono ancora molto giovane e posso migliorare.

Mondiali Pidcock 2022
Tom Pidcock e il suo originale arrivo all’ultimo mondiale di ciclocross, per la sua sesta maglia iridata in 3 discipline
Mondiali Pidcock 2022
Tom Pidcock e il suo originale arrivo all’ultimo mondiale di ciclocross, per la sua sesta maglia iridata in 3 discipline
Quanto è stato importante per te e Tom l’esperienza di vostro padre?

Nostro padre è stato un riferimento, ma sa bene che avevo bisogno di staccarmi da lui e dall’aura del nostro cognome. Quando Tom vince, sono subissato anch’io dai messaggi e mi fa piacere, sono e sarò sempre il suo primo tifoso, ma io sono diverso. Sapevo che trasferirmi in Francia comportava una presa di responsabilità, ho dovuto anche imparare una nuova lingua, ma era importante per comunicare e mettermi io a disposizione degli altri, l’ho fatto con piacere.

Con loro sei in contatto, ti consigliano nella tua attività?

Certo, sono un riferimento continuo. Chiaramente in squadra ci sono dirigenti e preparatori e seguo i loro dettami, ma l’esperienza di mio padre è sempre importante, lo stesso per mio fratello, ci confrontiamo spesso.

Pidcock Mirabelle 2021
Pidcock secondo nella prima tappa del Tour de la Mirabelle 2021 dietro l’irlandese Townsend (foto Alexis Dangerelle)
Pidcock Mirabelle 2021
Pidcock secondo nella prima tappa del Tour de la Mirabelle 2021 dietro l’irlandese Townsend (foto Alexis Dangerelle)
Quale gara vorresti vincere?

E’ difficile da dire. Io sono un altro tipo di ciclista, forse più portato per le corse a tappe, anche se molto dipende da come crescerò e dalle mie doti di resistenza. Le gare di un giorno sono molto legate alla sorte. Se però devo citare una gara specifica, è una gara in linea: il mondiale, perché poi se la vinci ti riconoscono tutti…

C’è un corridore al quale ti ispiri?

La risposta è facile: Tom. E’ un grande ciclista, non pensi?

In punta dei piedi da Germani, fra ambizioni e futuro

23.01.2022
8 min
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La statua di Tommaso d’Aquino dal monte scruta la valle. Dicono che l’abbiano fatta con il naso troppo grande, ma anche le mani non scherzano. Germani fa strada e in meno di mezza giornata ci racconta di sé, del ciclismo, della sua famiglia e del paese che ama da morire.

Roccasecca, ottomila abitanti in provincia di Frosinone, paese natale del santo. Un po’ sopra verso il castello e gli altri sotto, verso la stazione. Rispettivamente Spaccapret e Ciauttegl. Lorenzo oltre a vestire la maglia della Groupama FDJ Continental, appartiene orgogliosamente a quelli giù in basso. Ma chi è Germani e perché siamo venuti fin qui?

A Roccasecca nel 1225 è nato di San Tommaso d’Aquino
Qui è nato San Tommaso d’Aquino, teologo, nel 1225

Subito in Francia

Con tre vittorie al primo anno da junior alla Work Service e due al secondo, 1,80 per 62 chili, il laziale è passato nella continental francese, in cui i corridori sono equiparati ai professionisti, per cui sono assunti dal gruppo sportivo e, in quanto dipendenti, hanno anche il versamento dei contributi.

«Quando ho finito gli juniores – dice – l’idea fissa era di andare all’estero e sono contento della scelta. Non sarei mai passato professionista direttamente. Tre anni da U23 vorrei farli e quando ne avrò 21 sarò pronto per salire un altro gradino. Certo, se non hai agganci, allora firmi subito. Ma se puoi scegliere di firmare per passare dopo altri due anni, allora permetti al fisico di formarsi meglio, vieni comunque pagato e ti versano i contributi, metti insieme più esperienza e hai un anno in più per imparare e semmai sbagliare. Perché quando poi vai di là, gli errori iniziano a contarli…».

Migrante a 16 anni

Il suo mondo è parallelo alla via Casilina. C’è la casa dei genitori, Barbara e Maurizio, e c’è la casa dei nonni, Rina e Luigi, in cui per stare più vicino alla scuola vivono il fratello Matteo e Rocky, il cagnolino trovato in allenamento e strappato da un casolare in cui avrebbe fatto una brutta fine. In mezzo c’è uno spaccato di ricordi e sapori radicati profondamente. Forse perché per seguire il sogno di diventare un campione, a 16 anni dovette andarsene di casa e prese la residenza a Massa. Per correre e finire il liceo scientifico: al Sud si studia bene, ma non si corre.

Lui cominciò in una squadra di amatori per seguire il padre Maurizio, poi corse alla Civitavecchiese di Roberto Petito, alla Velo Sport di Mario Morsilli e poi da junior passò alla Work Service.

«Quando lo dissi a lei – sorride all’indirizzo della madre che si commuove e annuisce – si mise a piangere. Singhiozzava e chiedeva chi mi avrebbe lavato i panni e fatto fa mangiare, ma io ormai avevo deciso. Andai su grazie a Bongiorni, Mario Mosti e Berti e sono stato benissimo. In proporzione è stato meno complicato andare in Francia, anche se stare tanto lontano con il Covid non è stato semplice.

«E fra poco si riparte. Da marzo ci vorranno tutti in ritiro a Besancon e su piove sempre, non come qua. Porterò la macchina di mia madre, altrimenti fare la spesa con bici e zainetto è un supplizio. Quest’anno ho ripreso prima perché ho finito presto a causa dell’incidente. Ho fatto insieme riabilitazione e preparazione anche grazie a Stefano Bellucci, il fisioterapista di fiducia, che lavora nel centro di Gerardo Palmisano a Monte San Giovanni Campano, vicino Sora».

Lorenzo cucina da sé i suoi piatti, ma spesso lo fa anche per la famiglia. Lo chef di casa però è papà Maurizio
Lorenzo cucina da sé i suoi piatti, ma spesso lo fa anche per la famiglia. Lo chef di casa però è papà Maurizio

Luci e campanello

L’incidente avvenne il 13 settembre, dopo il Tour du Pays de Montbeliard chiuso al secondo posto nella generale e con un secondo di tappa. Per essere un ragazzo al primo anno, che nel 2019 aveva subito per giunta la frattura del femore, il 2021 stava diventando promettente come meglio non si poteva. Era in bici con un gruppetto di domenica mattina presto, perché poi sarebbe andato a un matrimonio, quando un’auto prima li ha superati rischiando di buttarli giù. Poi ha pensato bene di inchiodargli davanti, facendolo cadere. Lo strappo muscolare ha interessato la gamba già fratturata al primo anno da junior, ma per fortuna non si è spinto fino all’osso e non ci sono state calcificazioni.

«Sulla bici ho sempre la lucina dietro – dice – e quando serve anche quella davanti. Sul manubrio ho il campanello, sempre meglio che girare con il fischietto. Qua il problema è la Casilina, in cui gli automobilisti sono distratti e a volte non pensano che se ti stringono troppo, rischiano di buttarti giù. Fra corridori a volte ci tocchiamo i manubri, gli amatori invece hanno paura e stanno più larghi. Per questo di solito evito i gruppi numerosi».

Quindi si riparte, ma dove si va?

Spero lontano. Il ciclismo e lo sport di vertice in generale sono un fatto di genetica e di testa. Non penso minimamente di essere arrivato, ma quelli che hanno già smesso è perché non avevano doti o non hanno retto a livello mentale. Però apprezzo più chi smette a 19 anni e inizia a cercare un lavoro, di quelli che continuano a oltranza. Se vuoi viverci, non puoi essere uno qualunque. Anche perché se sei un ciclista e anche sei un fenomeno, guadagnerai sempre meno di sportivi di altre discipline. Quanto avrebbe guadagnato Nibali se fosse stato un calciatore di vertice?

Che cosa hai capito da questo primo anno?

Le mie caratteristiche. A inizio anno non le conoscevo bene. Invece alla fine della prima stagione, ho capito che sono predisposto fisicamente e mentalmente. Posso avere il mio spazio in questo mondo e quando sto bene, posso essere anche competitivo. A fine stagione stavo bene davvero. Entravo in gara convinto di poter lasciare il segno, con la stessa consapevolezza che avevo da junior. Il passare delle corse ti permette di conoscerti e di conoscere gli avversari, imparando a valutarli.

Quali sono dunque le tue caratteristiche?

In Francia mi avevano preso come scalatore, sul sito della squadra c’è scritto questo. Io non ne sono mai stato sicuro, ma mi reputo un corridore per corse dure, ma non con salite da un’ora. Strappi non troppo brevi e gare che alla fine diventano selettive. Mi piace quando rimaniamo in pochi (il sorriso si illumina, ndr).

Il 2022 sarà il secondo anno alla Groupama FDJ Conti: il finale di 2021 prima dell’incidente è stato notevole
Questo sarà il secondo anno alla Groupama FDJ Conti: il finale di 2021 prima dell’incidente è stato notevole
Il prossimo sarà un anno importante?

Decisamente sì. Al primo fai esperienza, al secondo rimani giovane, ma puoi provare a dire la tua. Vorrei fare la Liegi U23 e il Tour de Bretagne, che mi è rimasto sul groppone. La fine del 2021 può essere stata un assaggio di quello che verrà. Ho fatto una sola volta esperienza nella WorldTour, ma capiterà ancora. Ci ripetono spesso che se anche non sei subito vincente, ma hai qualità, ti fanno crescere e passare lo stesso.

Come si lavora con i francesi?

Abbiamo tre allenatori, il mio si chiama Joseph. Lui fa i programmi, dividendo fra bici e palestra. E quando siamo su, viene anche lui per seguire i nostri allenamenti e le cose funzionano meglio. Abbiamo nel dropbox un Training Book che contiene il piano della settimana, fra lavori di soglia, forza, riposo, distanze. C’è scritto quando devi usare i rulli e le zone fisiologiche di allenamento. Ogni giorno carichiamo i dati sulla piattaforma Intranet FDJ comune a continental e WorldTour. Lì dentro si può trovare cosa hanno fatto i singoli, più varie news della squadra. Ci sono le misure delle bici, puoi caricare i Covid test, trovi i documenti, i programmi, le comunicazioni.

Dove vivete?

Siamo tutti in appartamenti separati, sullo stesso piano ma divisi. Ognuno la sua cucina, poi magari capita che si mangi tutti insieme nella sala grande. Ripenso a quando eravamo in ritiro da juniores, che si cucinava insieme e c’era il bagno in comune. Su a nord sono più freddi, qua mi prendevano sempre in giro col fatto che fossi il terrone della squadra, ma lo trovavo divertente.

Ultimi giorni a casa, poi per Germani sarà tempo di andare in Francia, dove riceverà anche la nuova Lapierre
A breve Germani tornerà in Francia, dove riceverà anche la nuova Lapierre
Due mondi diversi…

Come fra compagni di scuola e compagni di lavoro. C’è più distacco…

Cosa dici di Madiot?

L’ho visto l’anno scorso in ritiro ad Alassio. Venne per conoscerci e fece uno dei suoi discorsi motivazionali da brividi, come li vedete su Youtube. Poi ci ha fatto presentare uno ad uno e io allora non parlavo francese e zoppicavo in inglese. Diventai rosso pomodoro, però alla fine lo feci. Adesso parlo bene sia francese sia inglese, tanto che i direttori sportivi a volte mi indicano come esempio. Credo che Marc verrà di nuovo a Calpe a febbraio.

Sembri molto attaccato alla tua terra…

Lo sono. Roccasecca mi è sempre stata a cuore sin da quando ero piccolo. Ogni volta che torno, è sempre bello. Ci sono gli amici. C’è il gruppo di allenamento. Un amico dice che sono come Valverde, che si allena con gli amatori della sua zona. Mi piace la compagnia, chiacchierare. Mi piacciono le mie salite, i miei percorsi. Quando torno è speciale, ma il tempo passa sempre troppo in fretta.

Il camino è a casa dei nonni, dove i fratelli Germani trascorrono parecchio tempo
Il camino è a casa dei nonni, dove i fratelli Germani trascorrono parecchio tempo

Cibo, sì grazie

Lorenzo cucina da sé i suoi pasti. Dice di non avere problemi col cibo, anche se nei primi tempi da junior, la tentazione di non mangiare per essere più magro l’aveva assalito. Dice che nelle squadre italiane è pieno di vecchi direttori che agitano teorie più vecchie di loro in materia di leggerezza e carboidrati. All’estero non è così, in Francia mangiano e vanno forte. Così anche lui mangia, consuma e va forte.

«Gli piacciono soprattutto le verdure – dice davanti al camino sua nonna Rina, mentre nonno Luigi annuisce – tutte quelle che produciamo su in campagna».

E’ uno di quei pomeriggi che non te ne andresti mai. Usciamo dalla casa con un sacchetto di olive, pomodorini e uova di quella campagna da favola di cui abbiamo tanto sentito parlare. Ora è tempo di pensare alle corse. E la curiosità di riallacciare il filo con Lorenzo ormai sta per esplodere.

San Tommaso dal monte lancia l’ultimo sguardo, il suo naso è veramente grande. Ci viene in mente una frase che il santo era solito ripetere: «Conosciti, accettati, superati». Forse senza saperlo, Lorenzo ne ha fatto il suo stile di vita.

Lenny Martinez, il ciclocross e la sua idea sul 52×14

24.12.2021
4 min
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Parlando di Francia e juniores, siamo andati a curiosare a casa di Lenny Martinez, uno dei francesi giovani più promettenti, conosciuto al Giro della Lunigiana e in procinto di entrare nella Conti Fdj Groupama, la continental del team WorldTour di Marc Madiot, in cui corre anche Lorenzo Germani. A ben vedere nel gruppo francese, l’italiano va parecchio di moda. Così oltre a Guarnieri che ne costituisce un caposaldo fra i pro’, nel team femminile a Marta Cavalli si è aggiunta Vittoria Guazzini.

Eravamo curiosi di avere l’opinione di Lenny sulla decisione francese di abolire la limitazione dei rapporti fra gli juniores e sul suo inverno, dato che il figlio di MiniMig è un affezionato del ciclocross. Da noi s’è preso Bryan Olivo e col pretesto del primo anno su strada lo si è tolto dai campi, cosa sta facendo il francese?

«Due giorni fa – risponde sorridendo e confermando le differenze – ho corso nel cross, come tutti i weekend da novembre. Con la Groupama Fdj Conti con cui correrò nel 2022 partecipiamo anche alle Coppe di Francia e al Campionato di Francia, per prepararci alla stagione su strada».

Il Lunigiana gli ha dato grande popolarità anche nel suo Paese
Il Lunigiana gli ha dato grande popolarità anche nel suo Paese
Cosa pensi del tuo 2021?

Sono molto felice e soddisfatto.

La vittoria del Giro della Lunigiana è stata ben accolta in Francia?

Sì, mi hanno chiesto in tanti. Inoltre ha nell’albo d’oro dei grandi corridori come Remco o Pogacar oltre a Piccolo, atleti che seguivo da giovane.

Per quanto tempo hai riposato?

Mi sono preso cinque settimane senza andare in bicicletta, perché a fine stagione ho avuto una tendinite che ho dovuto far passare.

E allora quando hai ripreso ad allenarti?

Il 25 ottobre, ma piano piano.

Subito in bici o anche altro?

Quest’inverno ho fatto un po’ di corsa, ciclocross, mountain bike e strada. Poche novità, insomma, con la palestra due volte a settimana.

Continui ad allenarti da solo?

Sì, sto pensando di fare un ritiro individuale nel sud della Francia a metà gennaio dopo il campionato francese di ciclocross. Poi uno stage con la squadra a febbraio, a Calpe.

Cinque settimane sono un bello stacco, quando è arrivata la voglia di ripartire?

Subito, se devo dire la verità  (ride, ndr). Dopo una settimana volevo già riprendere la bici, anche per fare 20 minuti. Le cinque settimane sono state lunghissime…

Campionati europei Trento di 2021, Romain Gregoire e Lenny Martinez hanno monopolizzato la corsa
Europei di Trento 2021, Gregoire e Martinez hanno monopolizzato la corsa
Hai subito seguito tabelle oppure all’inizio hai improvvisato?

Ricevo il programma di allenamento ogni settimana, poi lo adatto anche a seconda del meteo, delle gare di ciclocross e ogni variabile. Siamo in contatto con la squadra più volte a settimana grazie alla nostra piattaforma, per dare i feedback dalle sessioni e quel che serve.

I carichi di lavoro sono aumentati, visto il cambio di categoria?

Per il momento no, mi hanno detto che non aumenterà ancora molto e che non cambieremo molte cose, tranne forse qualche allenamento più lungo durante i ritiri. A dire il vero… io sono quello che fa un po’ più di allenamento di quanto richiesto (ride, ndr).

Quindi ti alleni sulle stesse distanze dello scorso inverno?

Penso che farò allenamenti più lunghi quando usciremo con i professionisti, ma semmai da febbraio. In allenamento ad esempio, per il momento non supero le 3 ore. Il cambiamento di categoria per ora non mi rende nervoso. Sono piuttosto tranquillo, siamo ben controllati. Sto progredendo poco a poco in allenamento, pedalo tranquillo. Vedremo bene l’anno prossimo, sono qui per scoprire un nuovo mondo.

Cosa pensi della limitazione dei rapporti per gli juniores e del fatto che in Francia è stata abolita?

Per me il 52×14 è un po’ rischioso in discesa. Costringe a un maggior nervosismo e a scomporsi per seguire i pedali, cose che diventano pericolose ad alta velocità. Basta guardare il ciclocross e la mountain bike. Come si usa il cambio nel fango e su quei dossi così ripidi. Per me dobbiamo solo imparare a gestire il deragliatore per avere il giusto ritmo nella gara. Si può imparare.

Lenny è… sbarcato in Italia vincendo il Lunigiana e poi con il 3° posto agli europei di Trento
Lenny è… sbarcato in Italia vincendo il Lunigiana e poi con il 3° posto agli europei di Trento
Avete già fatto un primo incontro con la nuova squadra?

Ci siamo visti a Besançon per i primi colloqui. E’ stato bello. E presto ci ritroveremo in allenamento per la seconda volta e pedaleremo insieme.

Hai già un calendario definito per il 2022?

Per il momento no. So solo che essenzialmente farò gare da scalatori, come il Giro di Val d’Aosta, il Giro d’Italia U23, la Ronde de l’Isard. Per il resto del tempo, potrei essere in allenamento o facendo altre corse. Staremo a vedere, qualcosa potrà ancora cambiare durante la stagione.

E’ vero che punti sulla strada per sfuggire al confronto con tuo padre?

Mi piace la strada, ma anche il ciclocross perché è breve e intenso. Tra noi c’è confronto, che ci spinge in alto, perché siamo spesso insieme in gara.