Ciccone: il miglior avvio di stagione frenato dal Covid

24.04.2023
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Giulio Ciccone ci ha provato. Alla Liegi, sulla Redoute, ha scollinato in quarta posizione, al fianco del compagno Mattias Skjelmose e cercando di rispondere per quanto possibile a Remco Evenepoel. Un altro bel segnale dunque dall’abruzzese, che ha fatto appena in tempo a mettere il Giro d’Italia nel mirino che quel senso di debolezza percepito ieri in corsa si è tradotto nell’ennesima positività al Covid. Così recita il comunicato della Trek-Segafredo.

«Purtroppo dobbiamo comunicare – si legge – che Giulio Ciccone è risultato positivo al Covid-19. Giulio è stato testato questa mattina, 24 aprile, dopo essersi svegliato con sintomi lievi. Ora osserverà un periodo di riposo mentre il nostro staff medico monitorerà le sue condizioni. La partecipazione di Giulio al Giro d’Italia è ora in stand-by, da decidere dopo aver valutato il suo recupero e aver ottenuto un test Covid negativo. Una decisione definitiva verrà presa negli ultimi giorni prima dell’inizio della gara».

Quest’anno Ciccone ha cambiato molto nella sua preparazione e sta mostrando davvero belle cose in questa primavera. Ha ottenuto una vittoria e in più di qualche occasione ha ficcato il naso in mezzo ai grandissimi, cose che sembravano impossibili fino ad un fa. Quest’ultima tegola davvero non ci voleva.

Giulio Ciccone (classe 1994) firma autografi a dei bambini dopo la Liegi
giulio Ciccone (classe 1994) firma autografi a dei bambini dopo la Liegi

Freddo ardennese

Quando è arrivato sul traguardo della Liegi era gonfio dal freddo e dalla fatica. E infatti scherzando diceva: «Sembra che abbia preso delle botte». Dopo una mezz’oretta, il corridore della Trek-Segafredo è sceso dal bus e già sembrava un altro dopo la doccia e dopo essersi scaldato. Il fratello Marco lo attendeva per portarlo all’aeroporto e da lì in Italia.

Mentre firmava autografi, “Cicco” raccontava. «E’ stata veramente una giornata dura. E il freddo, anche se non sembrava, alla fine ha fatto il suo gioco. E poi , più di 250 chilometri… è stata una giornata di quelle vere, toste…

«Sono stato tra i più attenti all’attacco di Evenepoel? Diciamo di sì. Le mie sensazioni non erano male, anzi avevo avevo una buona gamba. Ovvio che il cambio di ritmo di Remco è un qualcosa che va oltre le mie possibilità. Almeno per il momento, quindi ho provato a fare il mio».

Per Giulio anche un’ottima Freccia, quinto. E ancora pronto a marcare i big. Qui, eccolo con Pogacar
Per Giulio anche un’ottima Freccia, quinto. E ancora pronto a marcare i big. Qui, eccolo con Pogacar

A testa alta coi big

Provarci è importante. Anche magari fare un po’ di fuorigiri, ma non partire battuti in partenza del tutto. Un po’ ciò che ha fatto Pidcock. Dopo la sgroppata per inseguire il campione del mondo, Giulio ha rifiatato e di nuovo se l’è giocata con quelli di questo pianeta.

Fare certe azioni è importante per il corridore. Dà fiducia. Scollinare quarti su una Redoute nel testa a testa non è poco. Specialmente di questi tempi, quando c’è sempre almeno uno dei quattro fenomeni di mezzo.


«Penso che abbiamo giocato una buona carta con insieme a Mattias – andava avanti Ciccone – abbiamo provato ad andare il più regolare possibile, poi dietro sono rientrati. Sono rientrati vari gruppetti e da lì sono iniziati un po i giochi:  scattini da fermo, inseguimenti… e, sapete, lì diventa più una questione tattica che di gambe, però io sono comunque soddisfatto della mia condizione… del risultato (13°, ndr) un po’ meno. Guardiamola in prospettiva».

In passato Giulio aveva sempre faticato in primavera, quest’anno invece ha già vinto. Eccolo al Catalunya davanti a Roglic
In passato Giulio aveva sempre faticato in primavera, quest’anno invece ha già vinto. Eccolo al Catalunya davanti a Roglic

Un avvio davvero super

Avanti significa Giro d’Italia, anche se all’indomani della bella Liegi, il condizionale diventa ora d’obbligo. Per anni abbiamo messo di fronte Ciccone alla questione classifica sì, classifica no. Quest’anno l’approccio è stato diverso. Questa volta si tratta di fare il meglio possibile. Poi sarà la strada a dare il suo verdetto.

«E’ dall’inizio dell’anno che ho delle ottime sensazioni – diceva – e sono contento di come sto impostando le gare, di come ci arrivo concentrato. Penso che fino ad ora sia stato uno dei migliori avvii di stagione. Anzi forse il migliore avvio di stagione di sempre. L’obiettivo è quello di tenere questa linea».

Sulla Redoute accanto al compagno Skjelmose. Cicco ha chiuso 13° , il danese 9° ma erano entrambi nel secondo drappello inseguitore
Sulla Redoute accanto al compagno Skjelmose. Cicco ha chiuso 13° , il danese 9° ma erano entrambi nel secondo drappello inseguitore

Dal Belgio all’Abruzzo

Tra Liegi e la “sua” Pescara ci sono di mezzo due settimane, durante le quali si spera che il Covid passi alla svelta e non comprometta il buono costruito fin qui. Un periodo cruciale.

«Non  correvo dal Catalogna – diceva ancora ieri prima di tornare verso casa – mi mancava qualche giornata di gara e qualche fuori giri. Da qui al Giro d’Italia non correrò più, anche perché non manca tantissimo. Ci saranno questi ultimi giorni che saranno di rifinitura… e poi si parte!

«Non ho mai avuto in programma di fare delle ricognizioni. Le strade abruzzesi le conosco tutte e abbiamo deciso di avere l’avvicinamento il più tranquillo possibile. Se tutto va per il verso giusto, sono sicuro che poi qualcosa di buono arriva».

Questo diceva ieri sera, prima di sapere di avere il virus già in corpo. Ciccone lo conosce bene: fu lui il primo corridore a rientrare dopo una positività, in quel Giro d’Italia del 2020 che suscitò più dubbi che entusiasmi. Ora che la storia è tracciata e la letteratura più completa, speriamo che al via da Fossacesia ci sarà anche lui, con gambe pronte per fare male.

EDITORIALE / Quel duello solo rimandato

24.04.2023
5 min
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Bisogna tornare indietro al 1997 di Michele Bartoli per trovare un vincitore di Liegi che sia succeduto a se stesso e fino al 1987 per rintracciare l’ultimo vincitore in maglia iridata: un altro italiano, Moreno Argentin. Nella domenica di Evenepoel, che da domattina sarà nuovamente in ritiro per il Giro, c’è qualcosa che i belgi giustamente celebrano e che aggiunge il campione del mondo a un club di giganti che in questo scorcio di 2023 hanno reso straordinarie le classiche Monumento. Poco importa che il duello con Pogacar non si sia svolto.

Dalla Sanremo e la Roubaix di Van der Poel, passando per il Fiandre di Pogacar. Per vincere la Liegi, Evenepoel ha avuto bisogno di circa 30 chilometri di azione solitaria iniziata dalla Redoute. Un attacco quasi annunciato. Il belga infatti aveva chiaro che la vera differenza si sarebbe fatta nel tratto che conduceva alla Cote de Forges e così è stato. Chiedere a Pidcock per averne conferma.

L’uscita di scena di Pogacar ha cancellato il duello, ma non sminuisce l’impresa di Evenepoel
L’uscita di scena di Pogacar ha cancellato il duello, ma non sminuisce l’impresa di Evenepoel

Assenti e presenti

Ieri sera e ancora oggi sarà difficile non incappare nei commenti che cercheranno di ridimensionarne la vittoria, sostenendo che l’avversario più forte – Tadej Pogacar – sia rimasto presto fuori dai giochi a causa della caduta che ha causato la frattura dello scafoide e la conseguente operazione.

Sia chiaro: l’obiezione non è priva di fondamento, ma ricorrere agli assenti potrebbe spingere a ridimensionare la vittoria dell’Amstel dello sloveno, parlando dell’assenza di Van der Poel, Van Aert e di Evenepoel. Lo sport vive di duelli, ma anche di fortune e sfortune. E bisogna riconoscere che quanto fatto ieri dal 23 enne della Soudal-Quick Step ha avuto del portentoso, allo stesso modo in cui l’anno scorso riuscì a vincere il mondiale dopo la Vuelta, dimostrando di non avere più paura dell’altitudine. Di una cosa siamo tutti sicuri: quel duello è solo rimandato.

La Cote de Saint Roch si è nuovamente riempita di migliaia di tifosi: il duello ne ha richiamati a frotte
La Cote de Saint Roch si è nuovamente riempita di migliaia di tifosi: il duello ne ha richiamati a frotte

Il riscatto del Wolfpack

Una vittoria, quella di Remco, figlia della sua forza, ma anche della dedizione della squadra che lo ha accompagnato. Dedizione e voglia di dimostrare (forse) di non aver completamente perso la capacità di andare forte. Da Alaphilippe a Van Wilder, passando per Vervaecke, Schmid e Serry, la squadra guidata da Peeters e Lodewyck ha preso in mano la corsa anche quando l’uscita di scena di Pogacar avrebbe potuto rimescolare le carte.

Avevano programmato di muoversi dopo la Redoute e hanno tenuto fede al piano. E forse, sempre che Pogacar non avesse in mente di attaccare da molto prima, avere lo sloveno in corsa ancora avrebbe permesso ai corridori del Wolfpack di avere degli alleati per controllare la corsa fino all’attesa (e sfumata) resa dei conti.

«La gente non lo vede – ha commentato Lefevere dopo la corsa – ma Remco e il team quest’anno sono rimasti a casa a dire tanto per quattro giorni. Ritiri, allenamenti in quota, ricognizione dei percorsi. La loro vita è fatta di queste cose ed è bello vederle ripagate dalla vittoria».

E adesso il Giro

Il focus si sposta ora sul Giro d’Italia, dove gli avversari non saranno Pidcock e Buitrago, ma corridori ben più solidi come Roglic, Thomas, Almeida e Vlasov. Eppure la sensazione è che questo Evenepoel abbia chiaro in testa il ruolino di marcia verso la maglia rosa. La crono di apertura gli sorride, i primi arrivi in salita non gli sono ostili. Bisognerà vedere nel fluire dei giorni se la fortuna e la condizione lo assisteranno ancora: il fieno che saprà mettere in cascina fino alla cronometro di Cesena sarà la dote con cui si presenterà alle grandi montagne.

Lo scorso anno alla Vuelta, prima di incorrere in quella disastrosa caduta, Roglic aveva dato a sensazione di poterlo sovrastare nella terza settimana. Ma come nel caso dell’assenza di Pogacar a Liegi, nessuno è in grado di dire come sarebbe finita la Vuelta del 2022: per la rivincita ci sarà da attendere il via da Fossacesia Marina.

Con Remco sul podio Pidcock e Buitrago (posizioni invertite rispetto all’ordine di arrivo). Al Giro il livello sarà più alto
Con Remco sul podio Pidcock e Buitrago (posizioni invertite rispetto all’ordine di arrivo). Al Giro il livello sarà più alto

Ci aspetta un Giro d’Italia tutto da seguire. Con la certezza che Roglic ci arriverà con una condizione stellare e che Thomas, con Tao Geoghegan Hart al fianco, non sarà da meno. Sarà in qualche modo un altro scontro generazionale. E la storia recente dice che i giovani non hanno alcun timore reverenziale.

Ci saremo ovviamente anche noi di bici.PRO pronti a raccontare la corsa rosa per la quarta volta dalla nostra nascita. E quest’anno agli articoli, ai video, le foto e ai post sui nostri social si aggiungerà una bella novità, di cui vi daremo l’annuncio a ridosso della partenza del Giro. Sarà un modo in più per essere in gruppo accanto a noi.

Green Project: avvicinamento mirato al Giro d’Italia

24.04.2023
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La Green Project Bardiani CSF Faizanè sarà chiamata ad attaccare al prossimo Giro d’Italia, l’obiettivo è quello di mettersi in mostra. Il ritmo e la competizione si alzano sempre di più e per le formazioni professional diventa più complicato mettersi in mostra.

«L’anno scorso – racconta Roberto Reverberi – lo abbiamo approcciato in un modo e ci sono state rivolte un sacco di critiche, perché non andavamo in fuga nelle tappe di pianura. Ci eravamo ripromessi di non spendere energie per niente nelle tappe pianeggianti, dare tutto nelle frazioni più mosse, dove c’era la possibilità di andare all’arrivo».

Zoccarato è un corridore potente e di fondo. Lo scorso anno al Giro fu sfortunato. E’ chiamato al riscatto
Zoccarato è un corridore potente e di fondo. Lo scorso anno al Giro fu sfortunato. E’ chiamato al riscatto

Le difficoltà del 2022

Nel 2022 i ragazzi di Reverberi si erano ritrovati dimezzati fin dall’inizio, nonostante ciò i risultati non sono mancati. Dobbiamo anche ricordarci che vincere non è così semplice, soprattutto per chi parte con il ruolo di cacciatore di tappe.

«Avevamo perso Zoccarato fin da subito – ricorda il team manager – e lo stesso Fiorelli lo perdemmo presto. Il primo si ritirò alla settima tappa, il secondo, invece addirittura prima, alla quinta. Non è stato facile rimettere le cose a posto. Nonostante ciò siamo riusciti a portare a casa tanti buoni piazzamenti: il secondo posto di Gabburo a Napoli e il quarto a Treviso. Poi Tonelli si è piazzato terzo al Santuario di Castelmonte. Questo per dire che nelle tappe di nostro interesse ci siamo sempre mossi bene.

«Tra l’altro Covili nel finale di Giro è riuscito ad entrare tra i primi 25 nella classifica generale ed a Cogne si è messo in luce con un buon sesto posto».

Luca Covili (classe 1997) proverà a curare la classifica generale al Giro. Una piccola rivoluzione in casa Green Project. e uno stimolo in più
Covili proverà a curare la classifica generale al Giro. Una piccola rivoluzione in casa Green Project. e uno stimolo in più

Più forti nel 2023?

Lo stesso Roberto Reverberi, nel proseguire il suo discorso, ci tiene a dire che, a suo modo di vedere, la squadra è migliorata tanto.

«Quest’anno – continua – abbiamo una squadra più forte rispetto all’anno scorso. Il percorso ci potrebbe anche dare una mano, non ci saranno molti arrivi in volata. Fiorelli, che è il nostro uomo veloce, non è tuttavia un velocista puro. Frazioni più miste e nervose danno una mano a squadre come le nostre. Ormai la tecnologia fornisce dati in tempo reale per tutto e si fa fatica a prendere di sorpresa il gruppo. E’ più semplice mirare a qualche tappa e cercare di massimizzare gli sforzi.

«L’idea è anche quella di provare a fare un po’ di classifica con Covili, cercando di entrare nei quindici, senza troppe pressioni. L’anno scorso in questo periodo non andava così forte, eppure fece un Giro discreto. Ora sta bene, quindi mi aspetto che possa fare qualcosa in più, poi lui è un diesel, migliora chilometro dopo chilometro».

Martin Marcellusi (classe 2000) ha buone opportunità che Reverberi lo porti al Giro. Il laziale è un vero combattente
Martin Marcellusi (classe 2000) ha buone opportunità che Reverberi lo porti al Giro. Il laziale è un vero combattente

Tutti all’attacco

Gli altri corridori in maglia Green Project non dovranno perdere lo spirito battagliero che li ha sempre contraddistinti. E’ vero che bisogna programmare bene gli sforzi, ma allo stesso tempo, quando si decide che bisogna andare in fuga ci devono provare tutti

«I restanti sette – spiega Reverberi – saranno votati all’attacco. Ho guardato in generale le frazioni, ma non sappiamo ancora quali scegliere. Vedremo di volta in volta in base alle caratteristiche dei ragazzi. La cosa certa è che non sarà uno solo a cercare la fuga, ma tre o quattro, è difficile rispondere a dieci, venti attacchi. Nella tappa che ha portato da Diamante a Potenza, ci furono tantissimi tentativi prima di che andasse via la fuga.

«Non dimentichiamoci anche che ci sono i giovani – aggiunge – Magli, che è arrivato sesto al Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria, e Marcellusi. Quest’ultimo potrebbe essere uno dei nomi che vedrete al Giro d’Italia. E’ stato un po’ sfortunato a inizio stagione, perché a Majorca stava bene, ma è caduto e si è rotto la clavicola. Ha ripreso e ha avuto altri problemi, al Giro di Sicilia è andato bene. Marcellusi è uno che combatte bene ed in più è in grado di interpretare la corsa, potrebbe essere molto utile».

Anastopoulos, il gruppo e Remco: i giorni del Teide…

23.04.2023
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Tra poche ore scatta la Liegi-Bastogne-Liegi. Remco Evenepoel è arrivato in Belgio giusto in tempo la ricognizione del venerdì. Ma forse stavolta correrà la Doyenne con un pensiero in più: il Giro d’Italia, come del resto ci ha detto anche Cattaneo pochi giorni fa. Il campione del mondo ha concluso il suo lungo ritiro sul Teide. Con lui c’erano molti (alcuni) dei ragazzi che lo seguiranno nella rincorsa alla maglia rosa e il coach Vasilis Anastopoulos.

Il preparatore greco segue in prima persona i ragazzi del team. Ed è anche un buon “amuleto” se così possiamo dire. Visto che non è la prima volta che Remco scende dall’altura quando c’è lui e poi vince.

Ad Anastopoulos abbiamo chiesto come sono andati i lavori in mezzo all’Oceano Atlantico. E lo abbiamo fatto partendo dal gruppo. Un gruppo che sembra davvero divertirsi. Remco che getta l’acqua addosso a Masnada mentre scherza su un gioco per bambini ad un parco giochi. Le foto che scherzano sulle posizioni a crono, quelle dei ragazzi durante la “sosta Coca Cola”. E chiaramente allenamenti molto intensi, come i 220 chilometri e oltre 3.500 metri di dislivello di qualche giorno fa.

Arrivato nella notte in Belgio, Evenepoel venerdì mattina ha fatto la ricognizione coi compagni nel finale della Liegi
Arrivato nella notte in Belgio, Evenepoel venerdì mattina ha fatto la ricognizione coi compagni nel finale della Liegi
La prima cosa che ci ha colpito è che si è visto davvero un gruppo affiatato. Tante battute sui social… Cosa significa per un allenatore? E per una squadra…

È un bel gruppo di corridori. L’atmosfera a tavola è molto buona e rilassata, quindi è un piacere lavorare con questi ragazzi. Rende il mio lavoro molto più semplice, poiché completano il piano di allenamento quotidiano senza problemi e soprattutto vedo che sono felici di farlo! Significa molto per una squadra avere un gruppo i cui componenti hanno un rapporto buono e rilassato tra loro perché aiuta a lavorare come una macchina ben oliata!

Soudal-Quick Step è sempre stata una squadra per le classiche, ma dall’ultima Vuelta (e con Remco) qualcosa è cambiato. Rispetto ad una UAE Emirates e a una Jumbo-Visma, ti manca ancora qualcosa in termini di uomini per aiutare il leader? Anche l’esperienza conta…

Penso che abbiamo dimostrato l’anno scorso alla Vuelta, dove abbiamo corso metà gara con sei corridori, Serry si è dovuto fermare alla tappa 9 a causa del Covid e Julian (Alaphilippe, ndr) alla tappa 11 a causa della sua caduta, che abbiamo una squadra forte per aiutare i nostri capitani. Certo, abbiamo bisogno di qualche aggiunta al nostro team per i grandi Giri, ma sono sicuro che è qualcosa su cui Patrick Lefevre sta già lavorando.

Quanto tempo siete stati in quota? E perché così tanto?

Siamo rimasti all’altitudine del Teide per tre settimane, poiché ci sono forti prove scientifiche che questa quantità di tempo è necessaria per vedere i benefici nelle prestazioni. Lo abbiamo fatto anche in passato e abbiamo visto che questo periodo funziona perfettamente per la maggior parte dei nostri corridori per ottenere il profitto più fisiologico da un campo.

Remco ha corso poco e oggi va fortissimo: come si fa a superare il “problema” del passo gara? Soprattutto andrà direttamente a Liegi …

Ha appena completato un ottimo blocco di allenamento e la mancanza di gare non è un problema per lui. L’anno scorso ha fatto un grande blocco di allenamento in quota a Livigno, poi è andato a San Sebastian dove ha vinto “in solitaria”. E’ lo stesso percorso che seguirà quest’anno verso Liegi.

Molta resistenza o anche lavoro esplosivo (intenso)?

Poiché il gruppo proveniva dal Catalogna, abbiamo lavorato su un buon recupero nella prima settimana. A questo è seguito un blocco di molta resistenza, unita a dei lavori più intensi per le due settimane successive.

Dall’esterno ho visto un super feeling tra Masnada e Remco: sarà l’ultimo uomo per la salita? O l’uomo di fiducia?

“Masna” gioca un ruolo fondamentale nella nostra squadra, ma in questo momento ci sono dieci corridori nella lunga lista del Giro. Se passerà questa selezione finale, sarà uno dei corridori che aiuteranno Remco in montagna sicuramente.

Per Anastopoulos, Remco alla Liegi non avrà problemi di ritmo gara. Lo scorso anno dopo essere sceso dall’altura dominò San Sebastian
Per Anastopoulos, Remco alla Liegi non avrà problemi di ritmo gara. Lo scorso anno dopo essere sceso dall’altura dominò San Sebastian
C’è un aneddoto, un fatto durante questo training camp che ti ha colpito molto? 

Non posso dare una buona risposta a questa domanda, ma posso dire che lascio il training camp con un grande sorriso e una grande soddisfazione per il lavoro svolto dai ragazzi!

Seguirai i ragazzi direttamente al Giro d’Italia?

No, sarà il nostro head coach (capo allenatori, ndr) Koen Pelgrim a seguire la squadra per il Giro, visto che io sarò in Sierra Nevada per un ritiro in quota con il team che poi andrà al Tour de France.

Vasilis, ma con tutta questa altura tu andrai più forte dei corridori! Una curiosità: come trascorre il tempo un allenatore in ritiro in quota?

La mattina seguo i ragazzi in allenamento. Dopo l’allenamento devo analizzare la seduta e le schede degli altri ragazzi che alleno in squadra, ma che non sono presenti. Poi programmare la giornata successiva. Quando finisco, è già ora di cena. C’è giusto il tempo di fare quattro chiacchiere con la mia famiglia a casa. Ed è già ora di andare a letto. Quindi non c’è poi molto tempo libero in un training camp in altura!

Il record su Strava è un messaggio per Pogacar?

22.04.2023
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Il record di Strava sulla Redoute nel giorno di allenamento, ieri mattina. Mentre Pogacar sulla stessa cote ardennese faceva video, Remco Evenepoel si è presentato così ai suoi tifosi, dopo il ritiro sul Teide e alla vigilia della Liegi. Da vincitore uscente non poteva mancare, ma è ben consapevole che si troverà davanti un Pogacar pressoché intoccabile. La sensazione tuttavia è che non se ne stia facendo una malattia, consapevole (come ci aveva detto Cattaneo) che il vero focus della stagione sarà il Giro d’Italia.

«Quell’accelerazione – spiega sorridente – serviva principalmente per “aprire le gambe”. Avevo bisogno di un po’ di intensità dopo gli ultimi giorni più tranquilli e il volo di ritorno da Tenerife. Quindi uno sforzo supplementare di cinque minuti poteva aiutarmi. Infatti ha funzionato bene. E voi adesso avete da scrivere… (ridacchia, ndr)».

Nell’incontro con la stampa prima della Liegi, un Evenepoel molto rilassato e motivato
Nell’incontro con la stampa prima della Liegi, un Evenepoel molto rilassato e motivato
Sta di fatto però che tu sei appena sceso dall’altura, mentre lui (Pogacar) è nel pieno di una condizione eccezionale.

Già un paio di altre volte sono tornato dall’altura e sono andato subito bene. Penso che l’esempio migliore sia San Sebastian dello scorso anno. Scesi, vinsi e poi andai alla Vuelta. Ecco perché abbiamo optato per questo approccio, cercando di rimanere il più a lungo possibile in quota. Finora sta andando tutto bene. Giovedì abbiamo avuto qualche ritardo di troppo con i voli, ma ho passato una buona notte e ieri ho fatto una bella ricognizione sul percorso.

Si dice che Pogacar sia imbattibile.

Le cose sono un po’ diverse da come paiono da fuori. Tadej è in forma dalla Sanremo e questo lungo periodo ai massimi livelli lo trovo piuttosto impressionante, così come il fatto che abbia già vinto due Tour. Colpisce che certi numeri per lui siano normali. E’ stato il numero uno al mondo per quasi due anni, merita rispetto, perché è forte ed è anche un ragazzo super simpatico.

San Sebastian 2022: Remco è appena sceso dall’altura, vince la Clasika e poi va a conquistare anche la Vuelta
San Sebastian 2022: Remco è appena sceso dall’altura, vince la Clasika e poi va a conquistare anche la Vuelta
State seguendo due programmi diversi, ma intanto per l’organizzazione, la Liegi sarà Pogacar contro Evenepoel…

Penso che sia un onore essere uno dei due favoriti nella classica più bella dell’anno. E’ innegabile che abbiamo seguito due preparazioni completamente diverse. La mia ha il focus sul Giro, lui da lunedì sarà in vacanza.

Questo significa che la Liegi non è un obiettivo?

Domenica sarà un grande test e spero di avere anche una grande giornata. Abbiamo fatto una buona preparazione la scorsa settimana, un sacco di lavoro di base, dato che in una gara come questa contano soprattutto le ultime ore. Alla fine parlano le gambe.

La Liegi è gara di rientro per Alaphilippe, dopo la caduta del Fiandre (foto Wout Beel)
La Liegi è gara di rientro per Alaphilippe, dopo la caduta del Fiandre (foto Wout Beel)
Cosa ti pare della modifica al percorso dopo Redoute? Hanno tolto il falsopiano su cui attaccasti lo scorso anno…

Eppure il nuovo finale è… fantastico. Sarà la Liegi più difficile degli ultimi quindici anni. La nuova Cote de Cornemont dopo la Redoute ha la tipica strada delle Ardenne, con molte buche e cattivo asfalto. Poi si continua a salire e scendere. Avremo bisogno di una strategia completamente diversa rispetto allo scorso anno. Il cattivo tempo e il vento a favore renderanno il finale più difficile. Sospetto che la gara sarà già esplosa sulla Cote de Wanne (a più di 80 chilometri dal traguardo, ndr). Oppure forse da Bastogne (ride, ndr).

La vittoria dell’anno scorso è stata una svolta?

E’ stata un enorme impulso alla mia autostima e alla fiducia in me stesso e in quello che posso fare nelle grandi gare. Da allora i miei risultati sono diventati più stabili rispetto a prima. Nelle gare del WorldTour mi sono sempre espresso ad alto livello e sono convinto che continuerò a farlo anche nelle prossime settimane.

E’ il 24 aprile 2022, Remco Evenepoel conquista la Liegi a 22 anni. Con lui, Bramati (foto Facebook/Getty)
E’ il 24 aprile 2022, Remco Evenepoel conquista la Liegi a 22 anni. Con lui, Bramati (foto Facebook/Getty)
Pogacar sarà l’osservato speciale?

A essere onesto, non sto davvero guardando nessuno. Abbiamo un piano per fare la nostra gara e provare a vincerla. Siamo molto fiduciosi di poterlo battere. In gruppo ci sono molti corridori in forma, ma ovviamente è logico che Tadej sia il favorito.

A che punto è la tua forma?

Il 100 per centro sta arrivando e forse anche il 105. Se domenica dovessi avere solo brutte sensazioni, vorrebbe dire che abbiamo fatto qualcosa di completamente sbagliato. Al giorno d’oggi i programmi di allenamento sono così ben organizzati e rispettati alla lettera, che è abbastanza logico arrivare al massimo nel momento giusto.

Come vedi un arrivo in volata?

E’ sempre meglio arrivare da soli, ma se sto bene, non ho paura dello sprint. Ho battuto Roglic che a sua volta ha battuto Pogacar. La Liegi è lunga 260 chilometri, probabilmente nel finale pioverà. Non farà caldo. Sarà una corsa estenuante, quindi alla fine sarà una specie di sprint tra cigni morenti e si spera che io sia quello meno morto.

Evenepoel è arrivato giovedì da Tenerife e ieri ha pedalato sul finale della Liegi (foto Wout Beel)
Evenepoel è arrivato giovedì da Tenerife e ieri ha pedalato sul finale della Liegi (foto Wout Beel)
La squadra non ha vinto classiche, ti senti un po’ di pressione addosso?

No, è diverso dallo scorso anno. Siamo qui preparando il Giro, ma faremo tutto il possibile per vincere. Sulla carta abbiamo la squadra più forte. Tranne forse Pieter Serry, tutti gli altri potrebbero vincere. Potrebbe vincere anche lui, ma dovrà tirare dall’inizio e credo che questo non gli piacerà (ride, ndr).

Il risultato di domenica influenzerà l’avvicinamento al Giro?

No, questa è una gara di un giorno in cui devi sperare che tutto vada bene. Una gomma a terra può rovinare tutto. Perciò lunedì andrò a Calpe per un nuovo ritiro e volterò pagina, qualunque sarà il risultato di domenica. Anche se sono molto fiducioso che non sarà una brutta giornata.

Dalla Sicilia alle Ardenne. A tavolino con Lutsenko

21.04.2023
6 min
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Ha vinto il Giro di Sicilia, è arrivato quinto all’Amstel Gold Race: Alexey Lutsenko sta ritrovando gambe e fiducia. Il talento kazako è impegnato nell’Ardenne. Con la testa è sul pezzo, ma guarda anche avanti.

Con il capitano dell’Astana Qazaqstan abbiamo parlato a 360° in un freddo pomeriggio da Belgio. Dopo la sgambata post Freccia Vallone, eccolo da noi.

L’ex iridato under 23 forse non è ancora riuscito ad esprimersi al massimo. Tutti i suoi tecnici in questi anni ci hanno parlato di un grande potenziale. Probabilmente nel suo caso l’era del Covid è arrivata nel momento peggiore, a 27-28 anni, quando Lutsenko iniziava ad avere anche una certa costanza di risultati. E contestualmente questa era ha spalancato le porte alla nuova generazione

Lutsenko (classe 1990) è pro’ dal 2013, sempre nella fila dell’Astana
Lutsenko (classe 1990) è pro’ dal 2013, sempre nella fila dell’Astana
Alexey, partiamo da questi ultimi piazzamenti… In Sicilia hai vinto da dominatore. Come stai?

Ho trovato finalmente la vittoria in questa stagione. La prima parte dell’anno non è andata molto bene. Adesso sono riuscito a trovare una buona gamba e una buona forma. Aver vinto in Sicilia la tappa più dura e la classifica generale mi ha dato morale. E lo stesso il quinto posto all’Amstel arrivato per di più dopo il viaggio diretto dalla Sicilia. Le motivazioni sono buone in vista della Liegi.

L’altro ieri hai fatto anche la Freccia. Sei arrivato 49°: come è andata? 

Sapevo già prima di partire che il Muro di Huy era troppo duro per me. E così l’ho presa come un allenamento per non perdere il ritmo gara. Certo, mi sarebbe piaciuto cogliere un buon risultato, ma come ho detto, sapevo che sarebbe stato difficile.

Adesso sei un atleta maturo. I giovani vanno molto forte. Cosa puoi fare tu per cercare di batterli?

Io ho già più di dieci anni di professionismo sulle spalle e contro questi ragazzi posso cercare di usare la mia esperienza. Questa è la mia arma. Sono d’accordo quando dite che ci sono giovani forti. Qui i ragazzi di primo, secondo anno vincono subito. Il ciclismo cambia in continuazione: preparazioni, alimentazione, materiali… Io ricordo quando sono passato nel 2013. Al primo anno non ho vinto nulla. Poi ho iniziato con una vittoria, poi due… Non ho portato a casa un Fiandre all’inizio. Sono andato a migliorare piano, piano. Anche nei grandi Giri: per entrare nei primi 7-8 al Tour ci ho impiegato tante stagioni.

Lutsenko ha vinto il Giro di Sicilia dominando l’ultima frazione, la tappa regina
Lutsenko (classe 1990) ha vinto il Giro di Sicilia dominando l’ultima frazione, la tappa regina
E proprio perché tutto va avanti, tu hai cambiato qualcosa per adeguarti ai tempi? A questi ritmi?

Di base dico di no. Ho sempre cercato, e dato molta importanza, all’inverno. Al costruire una grande base. L’anno scorso ho fatto due grandi Giri di fila, Tour e Vuelta, e ho ripreso la bici a fine novembre. Quindi altura, palestra…  Non ho cambiato, perché alla fine noto che quel che conta davvero è stare bene. Se stai bene hai voglia di correre, di fare fatica e di conseguenza vai forte, sei motivato. Se non stai bene tutto questo non c’è. Non è così questione di sola preparazione.

A 30 anni ti senti più un corridore da corse di un giorno, da grandi Giri o da gare di una settimana?

Anche qui conta stare bene soprattutto. Se sto in condizione riesco a tenere duro anche nelle tre settimane. Ma adesso che siamo qui in Belgio, quando c’è la motivazione, riesci a stare sei ore davanti, anche con la pioggia e il freddo come ho fatto all’Amstel. Per quanto riguarda i grandi Giri preferisco essere un po’ più leggero. Qui ho un chilo e mezzo in più… di muscoli, perché non ci sono salite più lunghe di 5 chilometri e bisogna essere esplosivi. Quando poi tornerò in altura per preparare il Tour, per esempio, devo perderlo. E perdere un chilo e mezzo di muscoli non è facile!

A proposito di Tour. In Italia, visto anche l’abbraccio che ti ha riservato la Sicilia, sei molto apprezzato: quando verrai al Giro d’Italia?

Eh, dovreste chiederlo alla squadra. Ogni anno faccio quasi sempre lo stesso programma: classiche, Svizzera o Delfinato, Tour de France. Un anno, nel 2018, ho fatto il Giro. In Italia mi trovo bene. La gente è più simpatica e mi piace correre da voi.

E allora visto che sei già arrivato 7° e 8° al Tour, non hai pensato che al Giro potresti davvero puntare ad un podio? Ti piacerebbe?

Sì, mi piacerebbe. Perché quando devi fare classifica devi essere sempre concentrato al massimo tutti i giorni. Devi soffrire sempre. Il giorno che stai “così e così” puoi perdere dieci minuti o anche mezz’ora. Devi tenere duro, sei sempre sotto stress. E al Tour lo stress è altissimo. Alla Vuelta, che arriva a fine stagione, che c’è bel tempo e le strade sono larghe, ce n’è meno. Al Giro è una via di mezzo. 

E allora dillo a Vinokourov (il team manager) che vorresti venire al Giro!

Eh, vediamo l’anno prossimo – pausa – o magari già anche quest’anno. Intanto domenica faccio la Liegi. Nel ciclismo di oggi le cose cambiano spesso. 

Quindi c’è una piccola possibilità…

E perché no! Prima però mi piacerebbe fare qualche giorno a casa… Perché tra Teide, Sicilia, Ardenne e poi Romandia sarò stato fuori per cinque settimane ed è difficile per me e per la mia famiglia, visto che ho tre bambini!

Vinokourov ha vinto una Liegi. Quanto è popolare questa corsa in Kazakistan? E ancora, Vino ti ha dato qualche consiglio in particolare?

E’ importante in quanto è una classica monumento, ma così come lo sono Sanremo e Fiandre. Se vinco anche queste corse è uguale. “Vino” è stato più scalatore di me forse e per questo ha vinto la Liegi. Ma spero di fare bene anche io visto che stavolta ho una buona gamba. Sono sempre stato sfortunato con questa gara. Una volta l’influenza, l’anno scorso la caduta nella quale ho rotto la clavicola… speriamo bene.

Tra Amstel e Freccia, Lutsenko è stato molto spesso vicino a Pogacar e ammette che ora lo sloveno è pressoché imbattibile
Tra Amstel e Freccia, Lutsenko è stato molto spesso vicino a Pogacar e ammette che ora lo sloveno è pressoché imbattibile
Pogacar sta dominando. Arriverà Evenepoel e si vocifera possa esserci Van der Poel. Tu che li vedi in gruppo, c’è questa grande differenza?

Io ci pedalo accanto per sei ore e sì: c’è una differenza netta. In questo momento Tadej è ad un livello superiore rispetto a tutto il gruppo, non solo rispetto a me. Però il fatto che domenica ci sarà Evenepoel è buono anche per noi. Perché se magari si guardano, si corrono contro, possiamo approfittarne. Ma altrimenti in questo momento Pogacar è più forte. Ha vinto tutto: pavé, salita, muri. Ci manca solo che vinca in volata!

Mentalmente come si a fa partire per una corsa sapendo che c’è chi è nettamente più forte?

Devi sperare che rimanga da solo, senza squadra – poi Lutsenko fa una pausa – Anzi no, anche se resta solo è più forte! In UAE Emirates va forte solo lui. O meglio, tutta la squadra lavora solo per lui. Ho visto che lo proteggono benissimo, se poi ci mettiamo che è un fenomeno c’è poco da fare. Anche l’altro giorno alla Freccia ha schivato quella caduta in modo incredibile.

Okay, chiudiamola così: ti aspettiamo al Giro…

Ah, ah, ah vediamo. Ho molta voglia di provare il Giro come si deve. Quando venni nel 2018 ero caduto poco prima nelle classiche e non ci arrivai al meglio. Però sai quando tu stai bene, sei in forma, il corpo ha voglia di correre.

Intervista sul Garda, parlando del Giro con Fabbro

20.04.2023
5 min
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Lennard Kamna ha vinto la terza tappa del Tour of the Alps, un’azione coordinata, della Bora Hansgrohe, in maniera perfetta, che ha portato ad una doppietta visto il secondo posto di Vlasov. Tra i corridori che si sono spesi per portare a casa questa vittoria di tappa c’è Matteo Fabbro. Il friulano ha aperto le danze alzando il ritmo quando di chilometri al traguardo ne mancavano ancora sei. Dopo l’arrivo chiede al massaggiatore chi abbia vinto, quando gli viene detto il nome di Kamna va via contento. 

Quattro parole in hotel

Con Fabbro siamo rimasti d’accordo che ci saremmo visti poco dopo in hotel, l’aria in cima al traguardo di San Valentino si stava facendo fredda. Meglio ripararsi e schizzare ai pullman per una doccia calda e rinviare l’intervista al tardo pomeriggio. La discesa che porta all’hotel Angelini, ad Arco, ad un certo punto apre uno scorcio sul Lago di Garda, azzurro ed illuminato dai pochi, ma caldi raggi di sole. 

«Per fortuna abbiamo vinto – dice con una risata il corridore della Bora – ne avevamo bisogno. E’ un successo importante, sia per noi come squadra che per i capitani, un modo per ricostruire un buon feeling in vista del Giro. Ora vedremo cosa succederà da qui alla fine, anche se le tappe più dure dovrebbero essere alle spalle. Kamna e Vlasov saranno i due capitani designati per il Giro d’Italia e ci siamo preparati duramente a Sierra Nevada. Siamo appena scesi dopo un paio di settimane di lavoro intenso, precedentemente, a fine febbraio, eravamo al Teide. Insomma, negli ultimi mesi ci siamo dati da fare».

Dopo il traguardo Fabbro si copre prima di scendere ai bus, l’aria in cima a San Valentino Brentonico è frizzante
Dopo il traguardo Fabbro si copre prima di scendere ai bus, l’aria in cima a San Valentino Brentonico è frizzante

Tanti occhi addosso

L’anno scorso la Bora-Hansgrohe ha vinto la corsa rosa in sordina, senza i favori del pronostico. In questa edizione non saranno di certo sottovalutati, questo i corridori lo sanno bene. 

«Vincere non è facile, ripetersi è ancora più difficile – afferma Fabbro – partiamo con due capitani designati: Kamna e Vlasov. Nel 2022 erano in tre, alla fine è uscito Jay Hindley, che se vogliamo era l’ultimo dei capitani. Quest’anno sarà un Giro diverso, con tanti chilometri a cronometro, staremo un po’ a vedere. Nella prima settimana potremmo trovarci indietro, perché i nostri avversari, Roglic ed Evenepoel in primis, vanno forte nelle prove contro il tempo.

«Sarà l’ultima settimana quella davvero decisiva, e non farà sconti a nessuno. Sarà ancora più dura rispetto al 2020, e già quella era molto impegnativa. La cronoscalata alla penultima tappa potrebbe ribaltare ogni verdetto, anche un minuto di vantaggio rischia di non bastare. La salita che porta a Monte Lussari non l’ho ancora provata quest’anno, però essendo vicino a casa mia, in Friuli, ho avuto modo di farla qualche volta».

Il friulano si è messo a lavorare a metà salita, è in cerca della miglior condizione, ieri le sensazioni erano positive
Il friulano si è messo a lavorare a metà salita, è in cerca della miglior condizione

Prendere le misure

Già sull’arrivo di San Valentino Brentonico la Bora ha agito in forze per fare la corsa. Si sono messi a misurare la febbre ai propri avversari e anche a se stessi, per vedere a che punto fosse la condizione dopo il periodo di lavoro a Sierra Nevada. 

«Dal canto mio – racconta il friulano seduto nella hall dell’hotel – sono in un momento un po’ particolare. Nell’ultimo mese sto soffrendo di un’allergia che mi sta facendo faticare più del dovuto, ce l’ho da sempre, ma quest’anno mi è uscita particolarmente forte. La scorsa settimana sono stato al centro Redbull a Salisburgo per fare una serie di test. Oggi, finalmente stavo bene, ho deciso io di iniziare a lavorare presto perché non ero sicuro di quanto riuscissi a resistere in gruppo.

«Non sono ancora al massimo, spero di migliorare e di avere le risposte che cerco, anche dai test fatti. Al Giro mancano ancora due settimane, venerdì finiamo di correre e faremo degli allenamenti di rifinitura per presentarci al meglio il 6 maggio alla partenza da Fossacesia».

Fabbro ha definito Gasparotto un artista in ammiraglia: quali tattiche starà preparando il diesse in vista del Giro?
Fabbro ha definito Gasparotto un artista in ammiraglia: quali tattiche starà preparando il diesse in vista del Giro?

Tattiche e spunti

Nel 2022 la Bora iniziò a lavorare ai fianchi il gruppo dalla tappa di Torino: non fu un attacco evidente, ma efficace. Un modo per scalfire piano piano le certezze degli avversari, fin da lontano. 

«In queste due settimane tra il termine del Tour of the Alps ed il Giro d’Italia – conclude Fabbro – andremo a vedere qualche tappa. Probabilmente vedremo quelle nella zona di Brunico, ma potremmo fare la ricognizione in macchina. Nei mesi scorsi siamo stati a visionare la cronometro di Cesena e le Tre Cime di Lavaredo. Non abbiamo ancora deciso quale tappa potrà essere quella da battezzare. Anche perché in ammiraglia abbiamo un’artista come “Gaspa” (Enrico Gasparotto, ndr). Lui si sveglia la mattina e decide la tattica da fare. Sicuramente studieranno qualcosa, anche per attaccare gli squadroni come Soudal-Quick Step e Jumbo-Visma che si presenteranno agguerriti. Hanno dimostrato già dal Catalunya di essere forti, hanno letteralmente dominato la corsa spagnola.

«Noi arriviamo al Giro con due corridori, Vlasov e Kamna, che si difendono a cronometro e in salita sanno andare forte. L’anno scorso partivamo sfavoriti e abbiamo vinto, quest’anno staremo a vedere. Non saremo la squadra che tutti guardano, ma siamo attrezzati per fare bene. Per quanto riguarda il mio ruolo, posso dire che se starò bene farò il rifinitore, colui che starà con i capitani fino all’ultimo in salita, con il focus di arrivare il più fresco possibile all’ultima settimana».

Lungomare Bike Hotel, la culla del cicloturismo

13.04.2023
5 min
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La Romagna e le sue infinite sfaccettature. Mare, collina e ciclovie. Ma anche Marche, Dolomiti, Germania e Slovenia. Cosa accomuna tutto ciò con il Lungomare Bike Hotel? Lo scopriamo attraverso le parole di Silvia Pasolini che gestisce la struttura insieme alla sua famiglia. Il quattro stelle situato a pochi passi dal mare di Cesenatico infatti ha già aperto le porte alla stagione 2023 con iniziative, gite fuori regione, all’estero e più di 100 giri guidati. 

Il tutto rigorosamente a misura di bici per esperti e principianti, ma anche per accompagnatori. Ad arricchire l’esperienza offerta dall’hotel ci sono le competizioni. Dalle gran fondo alla partenza di tappa del Giro d’Italia e la grande novità del 2024 con il passaggio del Tour de France

Le colline sono il teatro delle uscite in sella nella Romagna da pedalare
Le colline sono il teatro delle uscite in sella nella Romagna da pedalare

Turismo per tutti

Scoprire un territorio attraverso le due ruote è qualcosa di affascinante e coinvolgente. Il Lungomare Bike Hotel però non ha lasciato nulla al caso, mettendo al servizio degli accompagnatori che non salgono in sella una vasta rete di attività. Tant’è vero che quando abbiamo chiamato la titolare, Silvia Pasolini, ci ha risposto «Ci risentiamo tra 10 minuti che stiamo finendo un corso di cucina. Stiamo insegnando ai nostri ospiti tedeschi a fare gli strozzapreti (pasta fatta in casa, tipica romagnola, ndr)».

«Facciamo sempre – spiega Pasolini – qualcosa di nuovo. Anche solo per rinnovare l’offerta degli accompagnatori non sportivi. Noi siamo un bike hotel, ma teniamo molto a cuore chi accompagna. Per esempio oggi abbiamo fatto un’attività culinaria dove erano più le persone in cucina che quelle in bici». Complice il tempo e le infinite possibilità, al Lungomare le giornate sembrano passare in modo diverso.

Tra le escursioni c’è la scalata del Carpegna rinominato Passo Marco Pantani
Tra le escursioni c’è la scalata del Carpegna rinominato Passo Marco Pantani

Verso il Lungomare e oltre

Abbiamo detto: Marche, Dolomiti, Germania e Slovenia. Cosa accomunano queste mete con il Bike Hotel romagnolo. «Le guide testano sempre d’inverno i percorsi e poi ci propongono nuovi giri per tutta la stagione. Nuovi tour saranno supportati da viaggi in treno. Quindi ci si può spingere anche più verso l’Emilia. Oppure la parte dell’estremo nord in bicicletta, che sia gravel o strada, si va su e poi si torna in treno. Facciamo attività sparse per l’Europa partendo sempre dalla nostra Romagna».

Tra queste ci sono quattro attività uniche. A partire dal “Il richiamo delle Dolomiti a Giugno”, cinque notti a Cesenatico, nella patria di Marco Pantani per poi passarne due sulle Dolomiti sulle meravigliose montagne patrimonio UNESCO. Per chi vuole rimanere nei dintorni c’è “Le Marche sconosciute. Vicine, ma sottovalutate“. Stesso format però con l’intento di andare alla scoperta dell’Italia centrale, in continuo susseguirsi di salite e discese tra paesaggi mozzafiato. 

Seguono le esperienze all’estero con “A tutta birra: da Cesenatico a Rosenheim in Baviera”, dove si potrà fare un tuffo nei fiumi di birra che rendono famosa questa regione tedesca. Oppure per chi cerca un po’ di avventura c’è “Alla scoperta di una perla nascosta: la Slovenia”, un viaggio nella natura della selvaggia Solvenia, tra montagne e laghi. Al termine di queste gite, accompagnati dalle guida Ole, ci sarà ovviamente la possibilità di riposarsi in riva al mare prolungando il pernottamento al Lungomare. 

Per i veri amanti della bici

Le ciclovie che si districano come radici nella Romagna sono sempre di più e si dividono tra asfalto per la bici da strada e strade bianche per gravel e Mtb. Per gli amanti delle due ruote non sarà infatti difficile trovare un mezzo che si sposi alle proprie caratteristiche. Lungomare è infatti partner di Pinarello e mette al servizio qualsiasi opzione di noleggio. 

Questa struttura è il luogo ideale anche per gli amatori. La vicinanza con le Gran Fondo della zona è un vantaggio non da poco. «Collaboriamo – spiega la Pasolini – con la GF Nove Colli, con quella degli Squali di cui siamo anche partner. Ma iscriviamo i nostri clienti a tante gran fondo della zona. Ma anche tante altre attività come l’Ironman, la Spartan Race e molto altro».

Le guide sono pronte ad accompagnare i cicloturisti sul territorio
Le guide sono pronte ad accompagnare i cicloturisti sul territorio

Giro e Tour

Da queste parti, Marco Pantani ha fatto la storia portando sul lungomare romagnolo la maglia rosa e quella gialla a distanza di pochi mesi. Non è una novità che il Giro passi di qui, ma il Tour de France lo farà l’anno prossimo ed ecco che di nuovo il rosa e il giallo si incontreranno colorando la Romagna. 

«Il Giro – conclude la Pasolini – siamo sempre pronti ad ospitarlo. Quest’anno passerà da noi il 14 maggio in occasione della 9ª tappa, Savignano sul Rubicone-Cesena (Technogym Village). Il Tour invece, sarà la prima e ultima volta che passerà e noi saremo presenti e pronti ad accogliere questa corsa. E’ un evento da cavalcare perché è un’occasione per far conoscere benissimo il territorio e trasmettere la fortuna che abbiamo qui nello stare in questo posto. La Romagna gode di tutto, collina, mare e montagna. Sfrutteremo i percorsi e le strade che affronteranno per portare i cicloturisti a viverli in anteprima e poi anche dopo».

LungomareBikeHotel

Alla ricerca dei fuorigiri mancanti. Oldani in rotta sul Giro

13.04.2023
4 min
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Stefano Oldani è da oggi in altura sul Teide. Il corridore della Alpecin-Deceuninck  sta preparando il Giro d’Italia, il quarto della sua carriera. Ed è un Giro molto importante per il lombardo. Dopo la vittoria a Genova dell’anno scorso, può essere il Giro della consacrazione, perché la sua squadra, orfana, di Mathieu Van der Poel apre a molti scenari con il resto della ciurma.

Dall’inizio della stagione Oldani si è visto poco. Ma non perché sia andato piano, ma nel vero senso della parola. Per il 2023 hanno provato un approccio differente, che prevede meno corse. All’attivo Stefano ha solo tre gare, tutte a tappe. E proprio da questo punto partiamo.

Oldani (classe 1998) alla ricerca della condizione ottimale dopo un approccio stagionale differente
Oldani (classe 1998) alla ricerca della condizione ottimale dopo un approccio stagionale differente

Stefano, dicevamo: poche corse…

E’ stato un inizio di stagione molto particolare in effetti. L’idea della squadra era di farmi correre poco per arrivare più fresco possibile al Giro, convinti che così sarei stato più brillante. Io ci ho provato, però sapevo che per essere brillante avrei avuto bisogno delle gare stesse. C’è stato un piccolo fraintendimento sull’approccio stagionale con la squadra e così ho preso il via solo all’Andalucia, al Catalunya e ai Baschi… Ma resto fiducioso, anche perché davvero al Giro ci arriverò più fresco di altri che hanno già corso molto.

Ai Baschi come è andata?

Mi sono ritirato perché proprio non stavo bene. In pratica nella frazione in cui mi sono fermato ero anche andato in fuga, poi ci hanno ripreso. Ma avevo fatto dei fuorigiri talmente grandi che poi ho avuto una fase “down” pazzesca. Una fatica incredibile e così in corsa, parlando con la squadra, abbiamo deciso di fermarci, altrimenti sarebbe stato controproducente, anche perché sapevano che sarei andato in altura. Quando sono rientrato in Italia ho fatto anche degli esami per scongiurare dei virus o altri malanni, ma fortunatamente era tutto okay.

Come ti spieghi questa grande fatica?

Io credo sia dovuta proprio alle poche corse fatte. Quei fuorigiri li ho pagati parecchio. Lo scorso anno ero partito molto meglio e sin da subito avevo colto più risultati. E a me piace fare risultato, dà morale. E’ stato tutt’altro approccio.

Sei dunque preoccupato per questo Giro?

Da una parte dico di sì, ma dall’altra sono fiducioso e tranquillo. Di certo non parto sconsolato. E poi adesso vado sul Teide e di solito reagisco molto bene all’altura e quest’anno ancora non l’avevo fatta. Sono fiducioso di ritrovare la brillantezza necessaria.

Ai Baschi un buon inizio, poi è subentrata la fatica. A quel punto Oldani e il team hanno optato per il ritiro
Ai Baschi un buon inizio, poi è subentrata la fatica. A quel punto Oldani e il team hanno optato per il ritiro
Quanti giorni ci resterai?

In tutto 17, fino al 29 aprile. Quindi vado diretto al Giro.

Come lavorerai? Curerai la brillantezza?

Nella prima settimana dedicherò più spazio all’endurance, anche per adattarmi alla quota, e vorrei anche riprendere il discorso con la forza. Poi sì: conto di lavorare sulla brillantezza. Quindi Vo2 Max, fuorisoglia… che poi è quello che appunto mi è mancato in corsa.

E farai anche dietro motore?

Sfortunatamente no, perché vado sul vulcano da solo, senza staff. Con me ci sarà anche Nicola Conci. Resta una piccola speranza perché forse la mia famiglia verrà a Tenerife per qualche giorno di vacanza. A quel punto noleggiando uno scooter potrebbe farmi un po’ di dietro motore mio papà Andrea, ma è da vedere. E’ molto più probabile che lavorerò con dei 40”-20”, delle fiammate fuorisoglia, dei lavori intermittenti…

All’inizio abbiamo detto che per voi della Alpecin, senza Van der Poel, si profila un Giro d’Italia diverso. Potreste avere più libertà. Come correrete?

Ma ci sarà Kaden Groves, che è molto, molto veloce e va bene anche in salita. Lui ha fatto vedere cose importanti in queste prime corse della stagione, magari ci sarà da aiutarlo soprattutto nelle volate.

Genova, 19 maggio: Oldani vince la 12ª tappa del Giro d’Italia. Quest’anno l’obiettivo è ripetersi
Genova, 19 maggio: Oldani vince la 12ª tappa del Giro d’Italia. Quest’anno l’obiettivo è ripetersi
Col team avete già fatto un briefing su come gestirete la corsa?

In realtà ancora non ne abbiamo parlato. Non abbiamo fatto un’analisi specifica del percorso. Sì, io ho dato uno sguardo alle tappe e ho visto che ce ne sono diverse di mosse, adatte a gruppi ristretti e fughe. Ed è in quell’ottica che ci muoveremo, visto che non abbiamo l’uomo di classifica.

Con Conci e Sbaragli… potreste avere dunque più spazio?

“Sbara” deve recuperare dall’infortunio e se starà bene è una pedina su cui contare. Lui può fare belle cose. Nicola invece è con me sul Teide. Comunque anche per loro vale il discorso delle fughe, dell’assalto alle tappe come per tutti noi.

C’è qualche frazione che ti stuzzica particolarmente e che hai studiato?

Non sono il tipo che sta lì a guardarle e riguardarle, altrimenti poi ti fai troppi “film”, troppe aspettative. Anche quando lo scorso anno ho vinto a Genova, non conoscevo il finale. Solo alla fine mi sono reso conto e ho detto: «Ma questo sembra tanto il finale del Giro dell’Appennino!».