Malucelli, dietro quell’urlo non c’è solo rabbia

12.04.2022
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«Quando parti da davanti – dice Malucelli – devi essere forte da cavarli tutti di ruota. Altrimenti diventi un punto di appoggio e se qualcuno ti punta, non puoi farci più niente. Quando Moschetti è partito, a un certo punto ho pensato che non l’avrei più ripreso. Ma avevo dentro troppa grinta e troppa rabbia repressa. Così l’ho affiancato e nella mia testa gli ho detto: “Adesso ti passo!”. Ieri sera ho fatto togliere il 54 che era rimasto dal UAE Tour e ho detto al meccanico di rimettermi il 53. L’arrivo tirava al 3-4 per cento, mi è sembrato durissimo. Anche perché abbiamo fatto 200 chilometri e io non correvo dal 26 febbraio…».

Sul podio di Bagheria negli occhi di Malucelli un mix fra gioia e tristezza di fondo
Sul podio di Bagheria negli occhi di Malucelli un mix fra gioia e tristezza di fondo

Aspettando il TAS

Bagheria si specchia nel Tirreno, Palermo è là in fondo con la sagoma di Monte Pellegrino. Il pubblico del Giro di Sicilia aspettava Fiorelli, nato e cresciuto su queste strade. Ma quando nella scia di Moschetti è apparsa la maglia azzurra di Malucelli, conoscendo le recenti vicende della Gazprom, non abbiamo avuto nessun dubbio che avrebbe vinto lui. Nulla da togliere a Moschetti e Fiorelli, ma non poteva essere altrimenti.

«Tanta grinta – ammette Malucelli – e anche rabbia repressa. Se mi chiedete come sto, rispondo meglio di ieri, ma lo stesso non posso dire di stare bene. Non ho squadra, non ancora. Stiamo aspettando il Tas. Doveva venir fuori la scorsa settimana, dicono di aspettare anche questa. Sono stato per due mesi rinchiuso in casa. Le domande erano sempre le stesse, così pure le risposte. Ho detto a mio babbo di non chiedermi più del ciclismo, di non chiamarmi per sapere se c’erano novità. Però mi sono allenato. Lo sapete: noi corridori siamo delle teste di… e io da giorni avevo fatto un pensierino a questa tappa. Sapevo di avere una sola occasione».

Altri due Gazprom in gara con la nazionale: Scaroni e Carboni
Altri due Gazprom in gara con la nazionale: Scaroni e Carboni

Il segnale giusto

Mentre gli altri correvano con la maglia azzurra, Malucelli era a casa. Troppo duri il Coppi e Bartali e poi Larciano, ma Bennati aveva cerchiato il suo nome pensando proprio alla Sicilia e lui l’ha ripagato con la prima vittoria in Italia, alla prima convocazione in maglia azzurra della carriera.

«Senza questa convocazione – racconta Malucelli con il vento per sottofondo – avrei visto questa corsa in tivù. Quando ci guardiamo in faccia, vedo tanta voglia di fare bene. Perché se l’UCI non concede la benedetta deroga, rischiamo di stare per un mese e mezzo senza correre. E questa per me era l’ultima possibilità. Sono contento. E’ bello, mi dà morale e spero serva per mandare un bel segnale. Siamo tutti incazzati neri. Sono stato tutto marzo a casa a pensare. I giorni passavano e nel ciclismo conta vincere».

Fra Damiano e Martina

Due abbracci sono sembrati più intensi degli altri dopo l’arrivo: quello di Damiano Caruso, ragazzo dal cuore grande, che lo ha guardato con la gioia negli occhi. E poi quello con Martina, la sua ragazza, venuta in Sicilia per vederlo correre.

«Dopo l’arrivo, Damiano mi fa: “Fermati, che voglio abbracciarti!”. Quando un campione come lui lo vedi veramente felice per una tua vittoria – la voce gli trema – dà una bella soddisfazione. Alla fine ci siamo emozionati davvero. Quanto a Martina… Quando mi ha chiesto se poteva venirmi a vedere, le ho detto: “Perché no? Magari sarà la mia ultima corsa da professionista…”. Lei mi ha guardato e mi ha mandato a quel paese. Ha sofferto. Ognuno a casa vive i suoi problemi come se fossero i più grandi del mondo. Abbiamo passato notti senza dormire, parlando di quello che potrà accadere. E ultimamente la convivenza stava diventando pesante. Ma adesso che viene la Pasqua, speriamo che arrivi un uovo Kinder con dentro la sorpresa che aspettiamo da due mesi. E se non fosse l’uovo di cioccolata, andrà bene anche un cannolo…».

La prima tappa si è corsa per buona parte sulla Settentrionale Sicula: Italia in testa al gruppo
La prima tappa si è corsa per buona parte sulla Settentrionale Sicula: Italia in testa al gruppo

Il mare scivola nella sera, domani il Giro di Sicilia andrà da Palma di Montechiaro a Caltanissetta, terreno per gente da salita. L’ingegner Malucelli, approdato alla Gazprom-RusVelo per costruirsi un grande futuro, vincitore di tappa al Tour of Antalya e poi incappato in una guerra più grande di lui, aveva una carta da giocare e l’ha fatto alla grande. Questa dovrebbe essere la settimana in cui il TAS si pronuncerà sul ricorso della squadra russa e solo allora l’UCI prenderà posizione. Farlo prima significherebbe dover ammettere di aver commesso un grossolano errore.

Gobik “veste” il Giro di Sicilia: accordo ok con RCS Sport

12.04.2022
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Parte oggi da Milazzo, per poi concludersi in cima all’Etna venerdì 15 aprile, l’edizione 2022 del Giro di Sicilia Eolo, la breve corsa a tappe che conta su ben diciannove squadre al via, ma anche e soprattutto sulla presenza nel gruppo di due siciliani doc. Il vincitore dell’ultima edizione Vincenzo Nibali e il ragusano Damiano Caruso, secondo classificato lo scorso anno nel Giro d’Italia vinto da Egan Bernal.

L’evento, che ricordiamo essere organizzato da RCS Sport in collaborazione con la Regione Sicilia, presenta quest’anno un’importante novità legata alla “new entry” di un partner “di peso” per quanto riguarda la realizzazione delle maglie dei quattro diversi leader di classifica. Parliamo di Gobik, azienda spagnola attiva sul mercato dal 2010, già ben presente nel gruppo dei professionisti attraverso partnership di rilievo quali quelle con UAE Team Emirates e Eolo Kometa.

Una strategia di crescita

Le maglie dei leader di classifica che Gobik ha disegnato per il Giro di Sicilia Eolo sono tutte prodotte con tessuti dell’italiana SITIP. La maglia giallo-rossa – i colori distintivi della Regione – è quella che verrà vestita primo della classifica generale, mentre la ciclamino è quella che verrà destinata al leader della classifica a punti. Come avviene al Giro d’Italia, la maglia verde pistacchio, sponsorizzata da Enel Green Power, è quella che verrà riservata al miglior scalatore, mentre quella bianca con l’evidente logo ENIT sarà assegnata al miglior giovane nato dopo il 1° gennaio 1997.

Alcune divise di squadre professionistiche, tra cui il UAE Team Emirates, sono disegnate da Gobik
Alcune divise di squadre professionistiche, tra cui il UAE Team Emirates, sono disegnate da Gobik

Gobik prosegue dunque decisa nella propria strategia di ampliamento, di promozione e di diffusione sul mercato italiano. Questa rilevante partnership con RCS Sport segue la nomina di Andrea Scolastico quale brand manager Italia, ma segue anche la definizione dell’accordo che Gobik ha definito con la Gran Fondo Internazionale Nove Colli – probabilmente l’evento Gran Fondo più famoso al mondo – che già da quest’anno annovera lo stesso brand spagnolo produttore di abbigliamento per ciclismo tra i propri sponsor ufficiali.

Gobik

Giovani delle continental al Giro di Sicilia: e la preparazione?

11.04.2022
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Tra meno di 24 ore scatterà il Giro di Sicilia. Al via un parterre più che di qualità. Certo, non è lo stesso di un’Amstel o di un Giro d’Italia, ma di certo i campioni non mancano. Campioni, ma anche ragazzi, quelli delle continental.

Ebbene, viene da chiedersi come i ragazzi di queste squadre infarcite di giovani e con meno mezzi possano contrastare lo strapotere delle WorldTour.

Quattro tappe

Arrivare al meglio della condizione è quantomai vitale per questi ragazzi, per tenere le ruote del gruppo. Per resistere alla accelerazioni dei corridori più forti, per resistere bene alla distanza… Le quattro frazioni, la prima a parte, sono alquanto impegnative. In tutto 662 chilometri e 9.840 metri di dislivello.

Un impegno importante dunque per chi corre in una continental e magari ha appena compiuto 20 anni. Per questo motivo abbiamo interpellato tre preparatori (e diesse), di tre continental impegnate in Sicilia. Scopriamo come si sono preparati e come affronteranno questa corsa.

Alessio Mattiussi, giovane coach del Cycling Team Friuli (foto Instagram)
Alessio Mattiussi, giovane coach del Cycling Team Friuli (foto Instagram)

Mattiussi e il recupero

Alessio Mattiussi è uno dei preparatori del Cycling Team Friuli (in apertura foto PhotoRs). Più che preparazione, la parola chiave per lui è recupero.

«I nostri ragazzi – dice Mattiussi – vengono da ottimi training camp, soprattutto quello svolto in Spagna con il quale abbiamo gettato le basi dell’intera stagione. Hanno corso molto, spesso sia il sabato che la domenica, e più che di una preparazione ad hoc per il Giro di Sicilia dico che è importante programmare bene il recupero.

«In più si tratta di “solo” quattro tappe, come due giorni in più di quel che siamo soliti fare nel weekend. Semmai abbiamo allungato un po’ la distanza in qualche allenamento».

«Per noi si tratta di una vetrina importante ed è appunto importante arrivarci bene fisicamente e anche mentalmente. E se un atleta è stanco anche mentalmente è meno disposto a certi sforzi. E noi non vogliamo fare una corsa passiva».

Gianni Faresin, diesse e preparatore della Zalf (foto Instagram)
Gianni Faresin, diesse e preparatore della Zalf (foto Instagram)

Faresin e il dislivello

Dal Friuli passiamo al Veneto e andiamo in casa Zalf Euromobil Fior. Gianni Faresin oltre che diesse è anche un preparatore di lungo corso.

«Per noi – spiega Faresin mentre attende i ragazzi all’aeroporto in Sicilia – è già una grande soddisfazione essere presenti in questa importante corsa. Lo scorso anno ci siamo fatti vedere e quest’anno l’obiettivo è ancora quello. E per farlo non abbiamo modificato troppo la nostra preparazione».

«Non l’abbiamo modificata perché di base è buona e abbiamo già fatto corse dal chilometraggio importante come la Per Sempre Alfredo e l’Alpe Adria. In più si tratta di quattro tappe. Fossero state otto il discorso sarebbe cambiato parecchio.

«E’ vero quando le WorldTour aprono il gas la differenza si sente, ma in ogni caso abbiamo fatto corse di buon livello, come il Piva o San Vendemiano che danno qualità. L’unica cosa che semmai abbiamo implementato è stato il dislivello. In allenamento abbiamo allungato la durata delle salite proprio in ottica delle tappe siciliane, specie l’ultima (sull’Etna, ndr)».

Marco Milesi segue i ragazzi della Biesse Carrera
Marco Milesi segue i ragazzi della Biesse Carrera

La teoria di Milesi

Chi esce un po’ dal coro è Marco Milesi, preparatore e diesse della Biesse Carrera. Il tecnico bresciano fa una sorta di ragionamento al contrario.

«Per noi – dice Milesi – queste gare, così come la Coppi e Bartali sono importanti per fare la gamba e trovare la condizione per quelli che sono invece i nostri veri obiettivi, quelli alla nostra portata. Dobbiamo trovare condizione e ritmo. E infatti dopo le prime gare con i pro’ siamo andati molto bene. Noi dobbiamo pensare al Belvedere, al Liberazione…

«Poi è chiaro che ci tengono i ragazzi a fare bene, ci tengono gli sponsor».

«E per tirare fuori il meglio dai ragazzi in queste corse devo fare in modo di tirargli il collo il meno possibile, altrimenti se fanno troppi fuorigiri ne escono peggio di come ci sono arrivati. Per questo motivo, magari nei finali gli dico di mollare un po’. Ma non è facile convincerli!

«Questo discorso vale ovviamente per i più giovani. Garosio e Belleri invece, che sono più grandi ed esperti, devono tenere duro e cercare di fare risultato»

EDITORIALE / Quale futuro per la nazionale fuori stagione?

11.04.2022
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Quando Davide Cassani iniziò ad aumentare la presenza della nazionale nelle corse italiane, il ciclismo era diverso da quello che abbiamo ereditato dal Covid. L’Italia era bazzicata dalle grandi squadre soltanto per le corse maggiori, mentre per tutto il resto le WorldTour andavano in cerca di risultati in giro per il mondo. La nazionale alla Coppi e Bartali oppure al Tour of the Alps era il modo per far correre gli atleti WorldTour italiani che non fossero impegnati con il proprio team.

Il Covid ha riscritto tutto. Si corre dove ci sono corse e in Italia soprattutto a primavera ce ne sono tante. Ed è così che gli squadroni hanno cominciato a rivedere le proprie pretese. Oggi si fanno trovare in massa dovunque ci siano un arrivo e un palco (alla Coppi e Bartali c’erano 10 squadre WorldTour). A queste condizioni, ha ancora senso portare a correre la nazionale, se per comporla si fa una gran fatica (dato che gli italiani sono in corsa con il club) e si deve pescare da un bacino diverso rispetto ai primi tempi? Se tramonta la ragione tecnica, il solo motivo per battere ancora questa strada potrebbe essere dare maggiore visibilità agli sponsor. E allora il tema, che non è da condannare a priori, andrebbe però approfondito.

Davide Cassani e Marco Villa hanno spesso usato la nazionale per portare i pistard su strada
Davide Cassani e Marco Villa hanno spesso usato la nazionale per portare i pistard su strada

Un simbolo importante

Quando andammo a casa sua poco dopo la nomina a commissario tecnico, Bennati ci raccontò della sua prima maglia azzurra. Era ancora uno junior, ma l’emozione e l’importanza della convocazione continua a ricordarla ancora ora. Sebbene nel frattempo abbia vissuto giornate azzurre ben più consistenti da pro’. Dopo quel racconto, Daniele ci disse che la maglia azzurra è un simbolo troppo importante per poterla concedere senza un progetto o un evidente merito. Per questo aver chiamato gli italiani della Gazprom ha permesso al tecnico azzurro di avere un gruppo competitivo e motivato.

«Io alle corse voglio andarci per fare risultato – ha detto – quella è l’Italia e non può passare attraverso una corsa come se fosse invisibile».

Fedeli è arrivato secondo a Larciano, finora è parso uno dei più determinati
Fedeli è arrivato secondo a Larciano, finora è parso uno dei più determinati

Una riflessione

Da domani, la nazionale sarà schierata al Giro di Sicilia, corsa con tre team WorldTour (Astana Qazaqstan Team, Intermarché Wanty Gobert e Trek-Segafredo), quattro professional (Eolo-Kometa, Drone Hopper-Androni, Bardiani-Csf e l’americana Human Powered Health) e un lungo elenco di continental.

Bennati poterà alcuni dei ragazzi della Gazprom-RusVelo (Carboni, Conci, Fedeli, Scaroni e Malucelli, cui si aggiungeranno Damiano Caruso e Alessandro Verre) più un lungo elenco di collaboratori e staff, come da comunicato ufficiale. Corridori validi e determinati, che si sono già messi in luce nelle prove disputate. Ma poi, quando la loro situazione sarà stata risolta (speriamo che sia oggi!), siamo certi che varrà ancora la pena insistere con tali trasferte? Avrà ancora senso in questo momento di bilanci da far quadrare, se diventerà evidente che per fare la squadra Bennati dovrà scegliere fra i pochi corridori disponibili, senza che rientrino in un disegno tecnico o abbiano dimostrato meriti particolari?

Rastelli 2022

Rastelli e un’Amstel corsa da vero protagonista

11.04.2022
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In una Campagna del Nord dove quasi tutte le punte azzurre sono assenti o quasi, per una congiunzione astrale mai così sfavorevole, bisogna guardare a quel che le corse portano e il fatto che fra i protagonisti dell’Amstel Gold Race ci sia stato anche Luca Rastelli non è cosa di poco conto. Il corridore cremonese si è gettato con grande ardore nella fuga iniziale, che ha contraddistinto tutta la prima parte di corsa, facendosi vedere e mettendo un timbro sulla sua prima esperienza in una classica del WorldTour.

La sua partecipazione alla corsa olandese ha avuto un’evoluzione positiva, ma non si può neanche dire che sia stata casuale: «Sin dalla vigilia noi della Bardiani sapevamo che l’obiettivo doveva essere mettersi in mostra – racconta Rastelli appena sceso dall’aereo che dall’Olanda lo ha portato in Sicilia, dove da domani sarà al via del Giro locale – per poter dare un senso alla partecipazione in una classica del massimo livello. Io ero tra quelli deputati a provarci e quando Gabburo ha lanciato l’offensiva mi sono buttato».

Rastelli strada 2022
Luca Rastelli è nato a Cremona il 29-12-1999. E’ alla Bardiani da quest’anno dopo due anni al Team Colpack
Rastelli strada 2022
Luca Rastelli è nato a Cremona il 29-12-1999. E’ alla Bardiani da quest’anno dopo due anni al Team Colpack
Due corridori in un gruppo di 7, niente male come obiettivo centrato…

Sarebbe stato bello condividere la fuga insieme, purtroppo su un dosso Davide ha avuto un salto di catena e ha perso il nostro treno, d’altro canto nei primi 20 chilometri siamo andati davvero fortissimo per costruire un buon vantaggio, così non ha più avuto la possibilità di accodarsi.

Con la sua presenza avreste potuto fare qualcosa di più?

Sicuramente avrebbe fatto comodo, nella divisione dei compiti innanzitutto, ma anche per dare cambi e portare la fuga un po’ più lontano.

Hai mai sperato che si potesse anche arrivare al traguardo?

No, era impossibile. Quando partecipi a gare di questo genere, sai bene che le squadre WorldTour che aspirano alla vittoria lasciano sì fare, ma tengono sempre le redini della corsa, nel finale ci sarebbero passati sopra e infatti tutti noi che avevamo fatto la fuga, a una cinquantina di chilometri dal traguardo abbiamo mollato, quel che serviva era stato fatto.

Rastelli Gabburo 2022
Rastelli con Gabburo, entrambi erano entrati nella fuga iniziale
Rastelli Gabburo 2022
Rastelli con Gabburo, entrambi erano entrati nella fuga iniziale
Sei soddisfatto di questo tuo avvio di stagione?

Direi di sì, soprattutto perché si è alzato il livello delle corse affrontate, dall’Uae Tour alla Tirreno-Adriatico fino all’Amstel. La squadra mi ha fatto fare esperienze importanti che mi hanno fatto crescere. Sento che la mia gamba è migliorata e confido che col passare delle corse possa arrivare anche qualche risultato positivo.

Che cosa prevede ora il tuo programma?

Intanto il Giro di Sicilia, che avevo affrontato anche lo scorso anno senza riuscire a portarlo a termine, poi il Tour of the Alps dal 18 al 22 aprile.

Un programma che sembra preludere a una tua possibile partecipazione al Giro d’Italia…

Non si sa ancora chi sarà chiamato a correrlo, la possibilità c’è e mi piacerebbe molto sperimentarmi in una corsa di tre settimane, credo che sarebbe un altro passo per la mia maturazione.

Rastelli Bardiani 2022
L’aspirazione di Luca è poter entrare nella squadra per il Giro d’Italia, per fare altra esperienza
Rastelli Bardiani 2022
L’aspirazione di Luca è poter entrare nella squadra per il Giro d’Italia, per fare altra esperienza
Questo concetto della tua maturazione graduale sembra contraddistinguere un po’ tutta la tua evoluzione.

Guardando quel che ho fatto – considerando che ho appena 22 anni – è un po’ la mia caratteristica, voglio crescere con calma e il far parte di un gruppo come la Bardiani mi dà questa tranquillità, il fatto che abbia potuto affrontare quest’anno prove del WorldTour è il segno che le cose stanno andando come desidero, attraverso una crescita graduale.

Si dice sempre che il problema per l’affermazione dei corridori italiani è non avere una squadra WorldTour di riferimento. Tu sei in un team italiano professional che spesso può gareggiare nelle gare principali, è davvero un handicap?

Dipende molto dal singolo carattere del corridore. A molti serve un ambiente che li coccoli un po’, altri riescono ad adattarsi tranquillamente in qualsiasi situazione e possono quindi affrontare avventure estere. Io posso dire che alla Bardiani sto molto bene, è l’ambiente giusto per seguire la mia strada e crescere, non saprei dire come mi troverei in un’altra situazione.

Rastelli junior 2017
Bergen 2017, mondiale junior: Rastelli è argento, Gazzoli bronzo
Rastelli junior 2017
Bergen 2017, mondiale junior: Rastelli è argento, Gazzoli bronzo
Tu sei stato argento ai Mondiali 2017 in Norvegia, nella gara in linea junior: chiaramente su di te erano state riposte molte aspettative, ti sei sentito schiacciato?

Inizialmente sì, c’era un po’ di pressione quando sono passato di categoria, ma poi ho trovato la mia giusta dimensione e dopo un paio d’anni di assestamento mi sono perfettamente adattato, ora devo solo seguire la mia strada.

Tu sei il classico passista-scalatore, con spiccate doti di resistenza. Sembra di descrivere il profilo ideale per un corridore da corse a tappe…

Potrebbe essere quella la collocazione giusta e farne in buon numero, in questa stagione, mi sta aiutando anche in questo senso. Serve ancora tempo per capire dove posso arrivare, in fin dei conti ho ancora 22 anni, è vero che il ciclismo attuale consuma tutto in tempi brevi, ma devo ancora capire dove posso arrivare.

Ciclo Promo Components tinge di rosa il suo 2022

07.03.2022
4 min
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Ciclo Promo Components, commerciale italiana tra le più conosciute ed apprezzate, ha di recente definito due partnership molto importanti che la vedranno nel 2022 al fianco di due eventi sportivi di assoluto prestigio. Stiamo parlando del Giro d’Italia e degli Internazionali d’Italia Series.

Sede Ciclo Promo Components
Questa la sede di Ciclo Promo Components
Sede Ciclo Promo Components
Questa la sede di Ciclo Promo Components

Arriva il Giro

Poco prima di Natale è stato ufficializzato l’accordo con RCS Sports & Events e CairoRCS Media grazie al quale la commerciale veneta è diventata sponsor del prossimo Giro d’Italia con la qualifica di “Fornitore Ufficiale”

A raccontarci qualcosa di più di questo prestigioso accordo è Loris Campagnolo, socio-fondatore e Responsabile Marketing dell’azienda di Castione di Loria che guida insieme al fratello Roberto. 

«L’accordo – spiega – nasce da una espressa richiesta che ci è arrivata dalla stessa RCS Sports & Events e CairoRCS Media. Erano interessati ad uno dei marchi da noi distribuiti, da coinvolgere come partner del Giro d’Italia 2022. Visto però che il marchio per cui ci avevano contattati non era interessato all’operazione, abbiamo deciso di proporci direttamente noi come Ciclo Promo Components. Per la nostra azienda si tratta di una grande opportunità. Pensiamo che essere Fornitori Ufficiali del Giro d’Italia sia un riconoscimento dell’autorevolezza che Ciclo Promo Components ha saputo conquistarsi nel corso degli anni agli occhi dei propri fornitori e dei propri clienti».

Non solo il Giro

L’accordo raggiunto non si limiterà al solo Giro d’Italia ma coinvolgerà il Giro di Sicilia e tutte le classiche organizzate dalla stessa RCS Sports & Events a partire dalla Strade Bianche che si è disputata nello scorso fine settimana. 

Grazie a questa nuova partnership, Ciclo Promo Components potrà disporre di pass in zona partenza e arrivo da offrire ai propri clienti e fornitori. Un modo elegante per far sentire loro la vicinanza dell’azienda e renderli partecipi di un grande evento sportivo come il Giro d’Italia

Per festeggiare al meglio l’accordo raggiunto, per tutto il 2022 in tutte le sue comunicazioni con clienti, fornitori, media e non solo, Ciclo Promo Components utilizzerà una “firma” speciale per ricordare il ruolo di “Fornitore Ufficiale” del Giro d’Italia.

Ciclo Promo Components sarà sponsor anche degli Internazionali d’Italia Series (foto Mario Pierguidi)
Ciclo Promo Components sarà sponsor anche degli Internazionali d’Italia Series (foto Mario Pierguidi)

Anche la Mtb

La scelta di affiancare il Giro d’Italia è solo una delle tante iniziative promosse nel 2022 dalla commerciale veneta a sostegno dei principali eventi ciclistici nazionali. Negli ultimi giorni si è aggiunta la sponsorizzazione degli Internazionali d’Italia Series, il più importante circuito italiano di Cross Country. A motivare la scelta di questa ulteriore partnership è sempre Loris Campagnolo.

«L’accordo che prevede la sponsorizzazione degli Internazionali d’Italia Series – spiega – è molto più di una semplice partnership. E’ un importante segnale di ripartenza dopo questo periodo di incertezza e, allo stesso tempo, rappresenta per noi l’opportunità di poter affiancare il nostro nome al più importante circuito italiano di mountain bike di fama mondiale, dove atleti di altissimo livello e prestigio potranno mettersi alla prova». 

Grazie all’accordo raggiunto la società di gestione del circuito CM Outdoor Events, Ciclo Promo Components sarà sponsor dei 5 eventi in calendario per Internazionali d’Italia Series. La partenza è avvenuta sabato 5 e domenica 6 marzo per la prima volta da San Zeno di Montagna (VR). Seguiranno le tappe storiche di Nalles (BZ), Capoliveri (LI) e La Thuile (AO), oltre alla nuova gara di Trento-Bondone. 

Ciclo Promo Components

Vincenzo Nibali corre verso il 2022, ce lo racconta l’amico Agnoli

15.01.2022
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Quando Valerio Agnoli parla di Vincenzo Nibali la voce si fa più vivace, come se si accendesse un interruttore. D’altronde hanno corso gomito a gomito per 12 stagioni, dal 2008 in Liquigas passando per Astana e Bahrain. I due oltre ad essere stati compagni di squadra sono tuttora ottimi amici. Si sentono spesso, un messaggio, una chiamata e… qualche pedalata insieme.

«Quando viene a Fiuggi dai suoceri ci vediamo sempre, quasi tutti i giorni – inizia Valerio – e spesso andiamo in bici. Lui ha il suo ritmo… andante (ride, ndr), una delle ultime volte che siamo usciti insieme, a ottobre, abbiamo fatto due ore di gravel e per stargli dietro sono andato a 175 battiti medi…»

Nibali ed Agnoli hanno corso per la prima volta insieme in Liquigas nel 2008: qui al Giro del 2010
Nibali ed Agnoli hanno corso per la prima volta insieme nel 2008: qui al Giro 2010

«A Natale è stato qui, mi ha detto che vuole portarmi a fare la Cape Epic (una corsa in mountain bike in Sud Africa che si corre a coppie, ndr). Gli ho risposto che mi aggrappo tranquillamente con le mani alla sella e lui mi trascina».

Vi sentite spesso?

Ci siamo sentiti dieci minuti fa. Mi ha mandato il link per una corsa gravel in Sardegna… Calcolate che siamo stati testimoni di nozze l’uno dell’altro, è un rapporto che è sempre andato oltre la bici.

Ecco, aiutaci a capire cos’è la bici per Vincenzo…

Tutto ciò che gira intorno alla bici per lui è passione: dal cambiare una ruota al sistemare i pedali. Lui è un perfezionista, cura tutto nei minimi dettagli. Quando correvo e dovevo montare delle tacchette, chiedevo a lui (ride di nuovo, ndr).

Hanno continuato in Astana, qui festeggiano la vittoria del Giro d’Italia 2013 insieme ai compagni ed allo staff
Hanno continuato in Astana, qui festeggiano la vittoria del Giro d’Italia 2013
Cosa spinge Vincenzo a continuare a questi livelli rilanciandosi sempre in sfide nuove?

Oltre alla sua passione immensa per la bici, ha quel dono innato che hanno solamente i fuoriclasse. Ci sono pochi corridori che hanno questa cosa: Contador, Froome, Valverde… Sono in eterna sfida con se stessi prima che con gli altri.

Quanto è stato difficile stare accanto a lui in questi anni?

Devo dire che ci siamo accettati, pregi e difetti. La cosa bella che c’è in un rapporto di amicizia è l’accettare l’altra persona per quella che è. Personalmente quando c’era da parlare o anche da discutere io mi ci mettevo, poi amici come prima. Ma è importante far valere le proprie ragioni.

Sono diventati molto amici negli anni, tanto da diventare testimoni di nozze l’uno dell’altro
Sono diventati molto amici negli anni, tanto da diventare testimoni di nozze l’uno dell’altro
Voi avete corso insieme in Astana, dal 2013 al 2016, cosa lo ha spinto a tornare?

L’ambiente. Negli anni che siamo stati lì, ci siamo trovati bene con tutto lo staff, ma soprattutto con Vinokourov e poi con “Martino (Giuseppe Martinelli, ndr). Lui, secondo me, ha giocato un ruolo chiave per il ritorno di Vincenzo. E’ tornato per continuare e concludere un progetto di vita iniziato anni fa.

E con i compagni come si trova?

Mi ha già parlato in maniera positiva del rapporto che ha con loro. Ha detto che se anche li conosce da poco, ride e scherza con Moscon e anche con Boaro.

Negli anni alla Trek come ti sembrava?

Male non stava, ma non mi sembrava molto sereno. In un ambiente così ci sono tante pressioni, ma Vincenzo è abituato. Non so, detto sinceramente, come mai non abbia continuato. Onestamente in una persona come Nibali ci avrei investito. Anche lo sponsor, Segafredo, avrebbe avuto piacere a continuare con lui…

Il loro legame si è consolidato anche al di fuori della bici
Il loro legame si è consolidato anche al di fuori della bici
Le dinamiche in una squadra sono tante e delicate…

Assolutamente, poi il corridore va seguito con attenzione, ricordandosi dapprima che è un essere umano. Quando a inizio stagione fai un programma, il corridore si immedesima in quello. Se inizi a cambiargli delle cose perché secondo te non rende come deve, ne risente. E’ difficile ricalibrare gli obiettivi ed avere nuovi focus.

L’ultima vittoria al Giro di Sicilia, da amico, come l’hai vista?

Per lui è stata una scarica di super felicità, vincere è sempre bello per tutti, pensate per uno che è sempre stato abituato a farlo… Era l’iniezione di fiducia che gli serviva per rilanciarsi e approcciare la nuova stagione nel modo giusto. Appena superata la linea del traguardo mi ha mandato lo screen del ciclocomputer per farmi vedere i watt sull’ultima salita: 400 watt medi (sull’ultima salita della quarta tappa, Nibali ha ottenuto il KOM con una Vam di 1.700 m/h, ndr).

Insomma, per come ce lo hai descritto dopo quella vittoria avrebbe voluto incominciare la nuova stagione subito.

Per come è fatto lui, quella vittoria gli ha dato un morale incredibile per iniziare il 2022 e sono sicuro che ci farà vedere belle cose.

Vincenzo e Valerio hanno corso insieme anche in Bahrain fino al 2019, anno del ritiro di Agnoli
Vincenzo e Valerio hanno corso insieme anche in Bahrain fino al 2019, anno del ritiro di Agnoli
Vincenzo ha mosso una generazione di corridori e di tifosi.

Tanti giovani si sono ispirati a lui, ma anche gli appassionati gli vogliono bene. Questo perché è una persona gentile e alla mano, si è creato da solo. Noi che veniamo da giù avevamo poche opportunità per andare a correre, l’unica soluzione era fare trasferte chilometriche in Toscana, Veneto… Se ami davvero questo sport, non le vivi come delle difficoltà, ma come delle opportunità per far vedere quanto vali e lui lo ha ampiamente dimostrato.

Tu che lo hai visto da vicino, in cosa è cambiato di più negli anni?

E’ diventato più metodico, più perfezionista. Se quando era giovane era al 99 per cento ora è arrivato al 101. Mentalmente ha imparato a non staccare mai, cura sempre tutto nei minimi particolari.

EDITORIALE / Nibali e la Sicilia, la terra dove tutto ebbe inizio

04.10.2021
3 min
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In qualche modo era già successo. Nibali andò a rifugiarsi a casa sua in Sicilia e cominciò a macinare chilometri su chilometri, circondato dagli affetti di sempre. Il racconto della strada che lo portò a vincere il Giro di Lombardia del 2015 dopo l’esclusione dalla Vuelta resta uno dei capitoli più belli nella storia del campione siciliano. Perciò vederlo andare all’attacco nella tappa di Mascali al Giro di Sicilia e vincere davanti alla sua famiglia e alla sua gente altro non ha fatto che riallacciare quel filo.

Nelle interviste dopo la vittoria, commosso come quando centrò la vittoria al campionato italiano del 2014 dopo un lunghissimo periodo di astinenza, Vincenzo ha analizzato la durezza degli ultimi due anni, degli infortuni e di tutto quello che a vario titolo gli ha fatto perdere la serenità. E proprio da questa si dovrebbe forse ripartire tutti per portare il ciclismo su strade più agevoli.

La vittoria di Mascali ha sbloccato il campione dopo 2 anni difficili
La vittoria di Mascali ha sbloccato il campione dopo 2 anni difficili

Stress eccessivo

Nei giorni scorsi ci siamo confrontati in maniera schietta con Michele Bartoli, il quale ha raccontato che tanti corridori non riescono più a sostenere il peso dei tanti ritiri in altura e chiedono da tempo, ma spesso senza esito, di farne a meno. Quanti giorni trascorrono a casa durante la stagione delle corse? Pochi. Si fanno carico giornalmente di pressioni e impegni che stando al di fuori non è neppure possibile immaginare. Forse potremmo chiederci e potrebbe farlo chi li consiglia se, proprio in nome della serenità, le vite che vengono loro proposte siano il meglio assoluto.

Sicuramente fra le pressioni e le sollecitazioni che li schiacciano e portano via la serenità ci sono anche le attese e i giudizi dei media. Non saremo mai grati abbastanza ad Elisa Longo Borghini per averci fatto notare certi particolari e capire in che modo alcune espressioni possano ferire, sia pure inconsapevolmente, l’atleta che le riceve

Nibali, un’eccezione

In ogni caso, davanti alla serenità ritrovata da Nibali sulle strade di casa e davanti alla possibilità di vederlo risplendere ai suoi livelli come è già successo in passato, viene da chiedersi se non ci sarebbe da rispolverare un ciclismo in stile classico, dove il campione era ispirazione per i bambini e i ragazzi delle sue zone, che in qualche modo raccoglievano da lui il testimone. Come per decenni è accaduto su tutte le strade d’Italia, prima che i campioni venissero convinti della bontà di esili dorati, ma non sempre funzionali al loro buon vivere.

Diciamolo subito, anche in questo Nibali è un’eccezione. Nato campione in Sicilia, cresciuto in Toscana fino a livelli fantastici, Vincenzo ha scelto Lugano come base per la sua famiglia e città in cui far crescere sua figlia ed ha una solidità a prova di nostalgia. Ma i corridori giovani che non hanno famiglia, hanno in quei luoghi l’ambiente migliore?

Così sul podio del Lombardia 2015, dopo la rinascita con suo padre in Sicilia
Così sul podio del Lombardia 2015, dopo la rinascita con suo padre in Sicilia

Fisco spietato

Le obiezioni sono note e perfettamente condivisibili. Il sistema fiscale italiano li priverebbe della metà dei guadagni così faticosamente conquistati, come accade quotidianamente a tutti noi e per importi decisamente inferiori. In attesa e nella speranza che il Governo studi una normativa ad hoc, la nuova frontiera pare essere San Marino, che avrebbe predisposto per gli sportivi un regime fiscale super agevolato e dove gli affitti sono sensibilmente inferiori rispetto ad esempio a Monaco.

Ma non sarebbe meglio se nei momenti di stanca, di riposo o scarsa serenità, svegliandosi la mattina, il corridore si trovasse accanto la sua famiglia, gli amici e le voci di sempre? E’ solo per caso che Nibali per due volte, ricollegandosi con la grande storia che lo ha reso campione, abbia avuto bisogno della Sicilia per ritrovare se stesso?

Il giorno che Vincenzo per vincere ritornò bambino

Giada Gambino
02.10.2021
4 min
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E’ concentrato lo sguardo che si intravede dietro gli occhiali. Vincenzo respira profondamente e scruta i suoi compagni di fuga in attesa del giusto segnale. Il ritmo è alto, la strada sale, i battiti del cuore aumentano e piccole gocce di sudore si formano sulla pelle.

«Non conosco questa parte di salita  – pensa – ma è dura, è ideale per un attacco da lontano». 

Con Pallini, commosso anche lui, andando verso il podio
Con Pallini, commosso anche lui, andando verso il podio

Il passo diminuisce, gli occhi di Nibali si infuocano… è arrivato il momento

Non esita, non si volta, scatta, come uno squalo quando vede da lontano la sua preda. Inizia a guadagnare terreno, metri, secondi. Bardet prova a inseguirlo con dietro Valverde, Covi, Fortunato e De la Cruz, ma invano. Quando la strada sale e l’adrenalina scorre in tutto il corpo, non si sente alcuna fatica. Mancano 22 chilometri al traguardo.

«Vai Enzo!», sente a bordo strada, riconosce la voce: è quella di suo cugino. Si sente a casa, protetto e diventa, così, inarrestabile. Spinge sui pedali sempre più forte, più deciso, più agile.

Dall’ammiraglia lo avvertono del suo vantaggio, Vincenzo inizia a crederci di più e come un pittore che dipinge con linee morbide ma decise, il siciliano affronta la discesa che conosce molto bene. Le strade di Mascali sono proprio quelle dove da ragazzino si allenava.

Un’azione solitaria come non si vedeva da tempo per ritrovare lo Squalo
Un’azione solitaria come non si vedeva da tempo per ritrovare lo Squalo

Prende la borraccia a cui è attaccato un gel, ma non serve, la maestosità dell’Etna gli infonde grande energia; un’esplosione inarrestabile che ci regala un’immagine sublime. Si volta leggermente indietro… ed è un attimo, pensa a questi ultimi due anni, alle tante cadute, ai sacrifici e alle critiche che adesso lascia lungo la strada alle sue spalle.

«Non sono stati due anni facili. Tanti imprevisti hanno influito su quello che mi aspettavo di poter fare. La pandemia, la frattura, qualche problema fisico di troppo a cui non ero abituato. Mi sono ritrovato quasi sempre a rincorrere la condizione migliore. Moralmente, non era una situazione facile da affrontare. Non mi è mai mancata voglia, impegno o serietà. In alcuni momenti mi è mancata la serenità».

Anche il fratello Antonio esulta sul traguardo. I due si separeranno a fine stagione
Anche il fratello Antonio esulta sul traguardo. I due si separeranno a fine stagione

Mancano pochi chilometri, è lanciato verso quello che non è un semplice traguardo: è la sua preda, il suo riscatto, la sua felicità. Non è un arrivo, è un nuovo inizio!

Così, spinto dall’entusiasmo della folla, della sua gente, vede l’ultimo chilometro che affronta tutto d’un fiato. Arriva al traguardo, alza le braccia al cielo dopo due lunghi anni e, per un attimo, si sente nuovamente bambino. D’altronde non aveva mai vinto da professionista in Sicilia.

«Questa vittoria significa molto, in un contesto unico, forse, il migliore».

Inevitabilmente si lascia trasportare dalle emozioni, piange. I tifosi urlano il suo nome ma lo Squalo è come se fosse in una bolla, non sente nulla se non il cuore in gola e le lacrime scendere lungo il viso.

Nibali-Valverde: la storia del ciclismo. E un giovane come Covi che mastica amaro
Nibali-Valverde: la storia del ciclismo. E un giovane come Covi che mastica amaro

«Tanti di quelli che mi conoscono bene mi hanno detto che era tanto tempo che non mi vedevano così commosso. Ed è vero. Ho vinto sulle mie strade di casa, quelle dove sono cresciuto. E l’ho fatto davanti alla mia gente, i miei amici di una vita».

«Ohh !!» un urlo rompe la bolla, il fratello Antonio lo strattona, Vincenzo si volta, sorride, lo abbraccia aggiungendo a questo quadro gli ultimi colori: rosso e giallo, quelli della maglia che poco più tardi illuminerà il volto di Vincenzo Nibali sul podio davanti Valverde e Covi. 

Un pensiero per Luca Guercilena. Poi l’ultima tappa e il Giro di Sicilia sono suoi!