Sicilia, Giro Next Gen, Strade Bianche… a tu per tu con Vegni

24.02.2024
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Dal UAE Tour Women (nella foto di apertura) alla Milano-Sanremo, ripartono le corse di RCS Sport. Per Mauro Vegni e il suo staff c’è dunque subito un bel tour de force. Tra le due gare infatti ci sono anche il UAE Tour, che si sta correndo proprio in questi giorni, Strade Bianche, per uomini e donne, la Tirreno-Adriatico e la Milano-Torino.

Vegni non è negli Emirati Arabi Uniti, ma si trova a Milano. Il direttore del ciclismo di RCS Sport ha il suo bel da fare. Anche perché poi la lista degli eventi non si esaurisce con la Classicissima. Nonostante sia saltato il Giro di Sicilia, all’orizzonte c’è già il Giro d’Italia, seguito dal Giro Next Gen e il Giro Donne. E ci fermiamo qui, senza andare oltre.

Mauro Vegni (classe 1959) è il direttore del ciclismo di RCS Sport
Mauro Vegni (classe 1959) è il direttore del ciclismo di RCS Sport
Signor Vegni dunque, s’inizia con un gran filotto…

Ormai è da qualche anno che abbiamo questo tour de force ad inizio stagione. Ci stiamo abituando ad un numero sempre maggiore di gare, ma ci stiamo anche dotando per poterle fare al meglio. 

Appunto, dotando: come è distribuita la squadra di RCS Sport tra le corse in Asia e quelle in Italia?

Bisogna considerare che negli Emirati c’è una società che porta avanti il lavoro per nostro conto e provvede all’organizzazione. Poi ci siamo noi, circa 60-70 persone tra motociclisti, autisti, parte mediatica…. che arriviamo e facciamo il resto.

Le persone di RCS che ora sono negli Emirati, sono le stesse che poi vedremo a Siena per la Strade Bianche?

Sì, tornano domenica e avranno cinque giorni di riposo per recarsi venerdì a Siena. RCS ha vari modi di lavorare. Ci sono settori che vengono chiamati all’uopo (come nel caso del UAE Tour, ndr) per le singole manifestazioni, chi viene chiamato all’occorrenza da RCS e chi invece è con noi tutto l’anno. C’è chi cura la parte sportiva e commerciale, chi quella mediatica e dei social. Poi c’è la squadra del Giro-E e quella della carovana, direi che fisse alla fine ci sono circa 50 persone, più qualcuno a chiamata durante gli eventi.

Prima abbiamo snocciolato molte corse, e all’appello ne mancherà una: il Giro di Sicilia. Come mai è saltato? Come sono andate le cose?

Noi avevamo un accordo con loro per tre anni, poi è cambiato l’assetto regionale e cambiando i personaggi è cambiato anche l’interesse verso il Giro di Sicilia. E’ saltato il nome Giro di Sicilia, ma stiamo provvedendo a mettere in piedi un’altra corsa in un’altra regione.

Il Giro di Sicilia 2021 attraversa i templi di Agrigento. Questa gara non si disputerà più
Il Giro di Sicilia 2021 attraversa i templi di Agrigento. Questa gara non si disputerà più
Ci può dire di quale regione si tratti?

Eh no! Anche perché poi alcuni aspetti devono ancora essere definiti.

Ci dica almeno se è sempre una regione del Sud?

Diciamo del Centro-Sud. Si tratta di una corsa a tappe, sempre di tre o quattro frazioni. Quelle date in calendario comunque sono e restano nostre. Non le possono prendere altri. Quindi le vogliamo riempire.

A scanso di equivoci, signor Vegni, quando dice che è cambiato l’assetto regionale si riferisce alla politica chiaramente…

Certo, se c’è la volontà politica si fa, altrimenti no. E io non discuto. Magari chi c’era prima era appassionato di ciclismo o vedeva delle potenzialità nell’evento, era più favorevole verso il ciclismo. Chi è arrivato adesso ha altre idee per la promozione turistica. E le rispettiamo.

Giro Next Gen: quando sarà presentato? Cosa ci può dire?

Sarà presentato a metà aprile. E’ quasi completato. Aspettiamo un paio di decisioni finali per altrettante tappe, ma siamo a buon punto. Ci lavoriamo da tempo.

Giro Next e Giro Donne: quanto è stato importante organizzarli l’anno scorso? Quanto vi può aiutare l’esperienza di averli presi per mano direttamente?

Per il Giro Next Gen sicuramente è stato utile, soprattutto per capire i valori tecnici in campo: c’è chi è più avanti di parecchio e chi è più indietro. Che poi, in parte, è quel che succede con le donne. Ci sono alcune atlete come per esempio Van Vleuten o Kopecky che hanno performance diverse dal 90 per cento del gruppo. E lo scorso anno al Giro dei ragazzi si è vista la stessa cosa: chi ha vinto (Staune Mittet, ndr) aveva già in mano un contratto con la Visma-Lease a Bike WorldTour. Un bel gap rispetto a molti altri ragazzi.

Staune-Mittet in azione sullo Stelvio la scorsa estate al Giro Next Gen (foto LaPresse)
Staune-Mittet in azione sullo Stelvio la scorsa estate al Giro Next Gen (foto LaPresse)
La domanda si lega al discorso che facemmo tempo fa sulla distribuzione dei dislivelli: alla luce di quanto visto l’anno passato rivedremo un salitone tipo lo Stelvio?

Bisogna trovare il modo di fare tappe mosse e poi inserire anche una tappa con arrivo in salita che determini in qualche modo la classifica generale. Il format che vedrete dunque sarà molto simile a quello dell’anno passato.

Il baricentro del percorso è sempre al Nord o si cambia?

Diciamo che da Nord va un po’ verso Sud, ma essendo solo otto tappe non scenderemo di molto.

Cambiamo argomento. Si avvicina la Strade Bianche, classica amatissima in tutto il mondo, diventerà mai un monumento? A volte c’è stata qualche voce in merito…

Ci penso… Io credo che monumento sia soprattutto un appellativo. La Strade Bianche ha una risonanza tale che già ora la si potrebbe definire un monumento. Però prendiamo la Sanremo: ha 116 anni di età, quasi cento in più della Strade Bianche. E cosa significa? Che okay essere una bella corsa, ma la storia è la storia. Io posso dire che ci stiamo lavorando. Non è un discorso che riguarda solo l’Italia ma il ciclismo internazionale. Ogni Nazione vorrebbe avere almeno un monumento e non è facile. Le qualità per esserlo la Strade Bianche ce le ha, ma credo che per il momento ci sia da aspettare un po’.

Ultimo argomento: l’annoso ed eterno tema delle squadre italiane al Giro d’Italia. Quest’anno sembra, e ribadiamo il sembra, che ci sia stata meno polemica che in passato…

Io questa cosa non la capisco, così dicendo sembra che le altre corse di RCS che non sono il Giro d’Italia siano corse di scarso valore. Chi non fa il Giro fa tutte le altre nostre gare e parlo di Strade Bianche, UAE Tour, Tirreno… non gare piccole. Se è così, allora non faccio più fare le gare WorldTour alle italiane. Ogni anno lascio a casa tra le 8 e le 10 professional dalla Tirreno-Adriatico per dare spazio anche alle squadre italiane. Che iniziassero piuttosto ad avere corridori di livello. Lo scorso anno, gli amici della Corratec sono stati invitati e non avevano un grande valore tecnico. Ho visto che quest’anno hanno più corridori di spessore: bene, che continuino così. Quello che voglio dire è che essere italiani non è sufficiente per fare certe corse. Bisogna essere italiani… e con gli attributi giusti. 

Dopo 5 mesi di stop, Albanese è già in caccia

12.04.2023
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Se arrivi a metà aprile e nelle gambe non hai neanche un chilometro di gara, qualche preoccupazione sotto sotto la provi se non sei più che avvezzo al ciclismo che conta. Vincenzo Albanese si è presentato al via del Giro di Sicilia con una marea di dubbi, eppure, parlandoci nelle ore di immediata vigilia della partenza, si percepiva nel suo tono di voce non la paura, ma la voglia di spaccare tutto. Alla fine la tappa iniziale, da Marsala ad Agrigento ha prodotto un secondo posto che è figlio proprio di quella grande carica. Un podio che riannoda il filo con la passata stagione.

Vincenzo aveva una straordinaria voglia di salire in sella e vedere la bandierina dello start abbassarsi, proprio per mettere fine a un’astinenza troppo lunga.

«Cinque mesi senza gare – afferma il toscano dalle origini salernitane – sono davvero tanti. Tutto è nato il 20 gennaio, quando sono caduto in allenamento, da lì è scaturita una serie di problemi. Innanzitutto un’infiammazione ai testicoli, poi a un ginocchio, senza dimenticare che mi ero tagliato il viso e hanno dovuto mettere dei punti. Sono stato fermo 2 settimane, quando poi ho ripreso la bici, è tornata l’infiammazione al ginocchio… Stavo perdendo la pazienza».

La prima tappa del Giro di Sicilia è stata la corsa di esordio di Albanese nel 2023 (foto Maurizio Borserini)
La prima tappa del Giro di Sicilia è stata la corsa di esordio di Albanese nel 2023 (foto Maurizio Borserini)
Tutto colpa della caduta? L’infiammazione ai testicoli ti ha costretto a un cambio di posizione in sella?

Per fortuna no, non ho dovuto cambiare misure, anche perché la causa non era la posizione. Ho dovuto ricominciare con calma, vedendo intanto che i compagni passavano da una gara all’altra, ma tutto questo non ha fatto altro che darmi una carica ulteriore.

In che condizioni sei?

Potrà sembrare strano, ma mi sento davvero bene, come raramente è capitato. La preparazione poi è andata senza intoppi, ho fatto due proficue settimane di altura. Sono arrivato in Sicilia con sensazioni ottime che la strada ha subito confermato. Certamente non correre per tanto tempo pesa, non posso negarlo, serve l’abitudine, ma gli obiettivi principali della stagione sono ancora lontani.

Il corridore della Eolo-Kometa è stato protagonista di un 2022 brillantissimo, con il ritorno al successo in Francia
Il corridore della Eolo-Kometa è stato protagonista di un 2022 brillantissimo, con il ritorno al successo in Francia
Facciamo un passo indietro, che ne dici del tuo 2022?

E’ stato un anno molto buono, non solo per la vittoria in Francia al Tour du Limousin (foto di apertura), ma perché ho mantenuto una buona condizione per oltre 7 mesi e non è da tutti. In 72 giorni di gara sono finito nella top 10 in 33 occasioni, significa andare davvero forte considerando il livello medio. Purtroppo alcuni imprevisti hanno un po’ ostacolato l’andamento dell’annata, ho saltato alcune gare importanti altrimenti si poteva essere anche più felici. Oltretutto non ho fatto a tempo a finire il Giro di Croazia a inizio ottobre che mi sono preso il Covid, finendo anche prima del previsto.

Spesso nel ciclismo si guardano solo le vittorie, ma essere così tante volte nei quartieri alti della classifica ha un significato…

Eccome, intanto perché al team Eolo-Kometa serve, considerando che sono punti per il ranking. Poi perché, come dicevo, essere in prima fila per tanto tempo è difficile, questo ciclismo non ti regala niente. Noi ci dobbiamo accontentare, non siamo fenomeni, di quelli ce ne sono abbastanza…

Per Albanese un inizio 2023 difficile, una caduta in allenamento gli ha fatto perdere tutto l’inizio stagione
Per Albanese un inizio 2023 difficile, una caduta in allenamento gli ha fatto perdere tutto l’inizio stagione
A questo proposito, in base alle tue esperienze in corsa e a quello che hai visto in questo avvio di stagione, è vero che nel gruppo si respira ormai un complesso d’inferiorità nei confronti dei vari Pogacar, Van Der Poel, Van Aert e compagnia?

Sì, è la realtà perché quando sei in corsa ti accorgi che la differenza è netta. Non dipende solo dall’enorme talento di quei 5-6 corridori che dominano la scena, sono anche le squadre che grazie a loro prendono un po’ il sopravvento, così vedi che nel gruppo ci sono 2-3 team che dominano. So però che non sarà così per sempre, dopo qualche anno i rapporti di forza cambiano di nuovo ed emergono altre squadre. Ma il fatto che negli ordini di arrivo davanti ci sono sempre gli stessi alla fine fa capire che sono di un’altra categoria.

Al prossimo Giro d’Italia vedi anche tu Roglic e Evenepoel unici candidati alla maglia rosa?

Non si può mai dire con certezza, in tre settimane incidono tanti fattori, ma sicuramente partono in pole position, non solo loro ma i loro team di supporto. Sono di un altro pianeta, poi avranno anche bisogno di fortuna.

Questo è il terzo anno alla Eolo Kometa: «Perdere l’attività con il team mi è pesato tanto»
Questo è il terzo anno alla Eolo Kometa: «Perdere l’attività con il team mi è pesato tanto»
Tu al Giro che cosa vuoi fare?

L’imperativo è fare bene, come lo scorso anno, ma magari raccogliendo qualcosa in più in termini di tappe. Per me centrarne almeno una è primario. Dopo il Sicilia andrò alla Vuelta a Asturias e poi dritto verso la corsa rosa, senza altra altura, solo preparazione per aumentare la “fame” di corse e di successi.

Dopo il secondo posto di Agrigento sei pronto a riprovarci?

Certamente, l’arrivo di Termini Imerese è ideale per le mie caratteristiche ma anche nella tappa finale di Giarre, anche se l’altimetria è severa, penso di provarci. Non lo nascondo, farei volentieri a cambio di tanti piazzamenti con almeno una vittoria in più dello scorso anno, soprattutto se di buono spessore.

Parte il Giro di Sicilia: le maglie sono ancora Gobik!

11.04.2023
3 min
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Parte stamattina alle 11,15 da Marsala Il Giro di Sicilia Crédit Agricole edizione 2023, evento organizzato da RCS Sport in collaborazione con la Regione Sicilia. La gara si concluderà il 14 aprile a Giarre, dopo quattro tappe che toccheranno gran parte del territorio isolano.

Tra i nomi al via, il vincitore dell’edizione 2022, Damiano Caruso, che proverà a bissare il successo dello scorso anno, e poi Alexey Lutsenko, Louis Meintjes, Rafal Majka, Sébastien Reichenbach e George Bennett. Tra i velocisti focus su Elia Viviani, presente con la nazionale italiana di ciclismo su pista, Mark Cavendish, Juan Sebastian Molano, Matteo Malucelli, Niccolò Bonifazio, Filippo Fiorelli, Jhonatan Restrepo, Felix Engelhardt, Attilio Viviani, Giovanni Lonardi e Davide Persico. Folta anche la schiera dei cosiddetti cacciatori di tappe tra i quali vanno segnalati Vincenzo Albanese, Valerio Conti, Simone Petilli, Davide Gabburo, Alexis Guerin, Walter Calzoni, Simon Pellaud, Tsgabu Grmay e Antonio Nibali.

Tessuti SITIP

Così come è stato per lo scorso anno, le maglie dei leader di classifica del Giro di Sicilia Crédit Agricole sono disegnate e prodotte dal brand spagnolo Gobik mediante l’impiego di tessuti riciclati prodotti dalla italiana SITIP. Nello specifico, la maglia Giallo Rossa, indossata dal leader della classifica generale, è sponsorizzata dalla Regione Siciliana. Quella Ciclamino, sulle spalle del leader della classifica a punti, e “nominata” da Agenzia ICE con il brand Madeinitaly.gov.it La maglia Verde Pistacchio, riservata al miglior scalatore della corsa, è abbinata ad Enel Green Power, mentre quella Bianca che gratifica il leader della speciale classifica dei giovani (gli atleti nati dopo il 1° gennaio 1998) è sponsorizzata da Crédit Agricole.

Questo, invece, è il trofeo che andrà al vincitore del Giro di Sicilia
Questo, invece, è il trofeo che andrà al vincitore del Giro di Sicilia

«Il rapporto con la Regione Siciliana – ha affermato Paolo Bellino, Amministratore Delegato di Rcs Sport – è oramai a dir poco consolidato, e lo dimostrano proprio Il Giro di Sicilia e le altre iniziative organizzate di recente tra cui la Grande Partenza del Giro d’Italia del 2020 e la Palermo Sport Tourism Arena, manifestazione quest’ultima che ha avuto un grandissimo successo raccogliendo oltre 50.000 presenze al Foro Italico di Palermo nell’arco di appena tre giorni.

«Questi eventi hanno una ricaduta molto importante sul territorio, sia dal punto di vista turistico che dal punto di vista del ritorno d’immagine, in quanto questa bellissima regione, una terra straordinaria ricca di tradizione, storia e cultura, sarà visibile in tutto il mondo. Questo flusso crea sviluppo al turismo e diventa un volano per l’economia stessa del territorio che le ospita». 

Gobik

Uno stop a Palermo e Caruso si lancia sul Giro

11.12.2022
6 min
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Qualcosa che è parso un voto da mantenere, poi Damiano Caruso ha chiuso la prima valigia della nuova stagione ed è volato in Spagna con la squadra. In quei 271 chilometri da Ragusa a Palermo, fino al Santuario di Santa Rosalia, Damiano avrà avuto anche il modo di pensare alle sfide che lo attendono e che venerdì ha raccontato alla stampa, rispondendo alle domande attraverso l’occhio di una telecamera. E annunciando, come aveva fatto in confidenza alla fine di ottobre, la sua partecipazione al Giro d’Italia.

«Il mio programma per il prossimo anno – ha spiegato – bene o male rimane lo stesso. Nella prima parte farò la Valenciana, proseguirò con la Ruta del Sol, passando per la Tirreno Adriatico fino alla Milano-Sanremo. Poi nel mese di aprile, dopo un training camp in montagna, farò di nuovo il Giro di Romandia e poi penso quasi sicuramente di partecipare al Giro d’Italia».

Per fare cosa?

Gli obiettivi sicuramente sono sempre gli stessi. Intanto quello di ben figurare, chiaramente. Ci presenteremo con una squadra molto attrezzata per far bene, sia nelle tappe che nella classifica generale. Personalmente il mio obiettivo è quello di tornare a vincere una tappa e poi vedere strada facendo come sarà la condizione. Supporterò gli eventuali leader della squadra (anche se Landa andrà al Tour, ndr) oppure magari provare a fare la classifica generale in prima persona. In questo momento è un po’ prematuro dirlo. Vedremo come starò nelle settimane prima, a che punto sarò con la preparazione o come mi sentirò. L’unica cosa che voglio fare è preparare questi obiettivi con il massimo impegno e la dedizione che ci ho sempre messo.

L’idea del Giro dà morale?

Tornare al Giro significa tanto, perché lì ho vissuto le migliori esperienze della mia carriera. Non vedo l’ora di riassaporare il calore della gente sulla strada, che è stata veramente avvolgente. Mi piacerebbe regalarle magari qualche emozione, come sono riuscito a fare nel 2021.

Perché non lo hai fatto lo scorso anno, visto che arrivavi dal secondo posto del 2021?

Mi sarebbe piaciuto esserci, però chiaramente non sempre si può fare quello che ci piace, specialmente quando si è in grandi team come questo. Si devono anche assecondare le esigenze della squadra e poi tutti sappiamo come com’è andata.

Nonostante le speranze, il Tour de France 2022 di Caruso si è risolto in un insuccesso da dimenticare
Nonostante le speranze, il Tour de France 2022 di Caruso si è risolto in un insuccesso da dimenticare
Il Tour non è andato esattamente bene…

Ho avuto problemi all’inizio. Tutti lo sanno e questo mi ha deconcentrato (il riferimento è alle perquisizioni che ancora una volta hanno interessato il Team Bahrain Victorious, ndr). Durante la corsa non sono stato mai bene e alla fine della seconda settimana ho avuto un tampone positivo. Quella è stata la fine della mia stagione. Mi sono fermato per due settimane dopo il Tour e poi è stato duro trovare un altro picco di condizione.

Nel 2022 hai vinto il Giro di Sicilia: che effetto ti ha fatto?

L’ho vissuto intensamente perché non avevo avuto molte occasioni di correre in Sicilia. Anche se il Giro d’Italia c’è passato diverse volte, io non ero mai riuscito a far coincidere le due cose, quindi l’ho visto come una grande possibilità di farmi vedere dai tifosi di casa. Insomma, Damiano in azione dal vivo. E’ stato un obiettivo che ho preparato con estrema dedizione e con tanta voglia di ben figurare. Sono andato due settimane in montagna da solo per prepararmi, per isolarmi, per cercare di fare tutto al meglio. E mi sono allenato sulle stesse strade che poi avrei affrontato in corsa.

Come è stato?

Non nascondo che vincere lì, davanti ai miei tifosi e alla mia famiglia (c’erano i miei figli) ha avuto tanto valore. Paradossalmente può sembrare anche un po’ banale, ma mi ha gratificato, così come vincere al Giro d’Italia

La vittoria del Giro di Sicilia è stato un momento molto bello per Caruso, qui con Nibali, che si è allenato sull’Etna
La vittoria del Giro di Sicilia è stato un momento molto bello per Caruso, qui con Nibali, che si è allenato sull’Etna
Al Giro verrà Evenepoel: corsa chiusa?

E’ uno dei migliori al mondo e adesso penso che sarà anche più forte. Avrà più fiducia, è più forte di testa. Penso che al momento sia il favorito per il Giro, ma se guardiamo l’Evenepoel di quest’anno, secondo me gli si addice qualsiasi tipo di percorso. Poi ci saranno tanti altri corridori, si parla di altri campioni che saranno al Giro. E’ vero, c’è tanta crono, ma nell’ultima settimana poi c’è anche tanta salita.

Una corsa per cronoman?

E’ un Giro d’Italia con tantissimi metri di dislivello. Sappiamo tutti benissimo che ci sono tante incognite come il meteo, che può variare in maniera drastica nell’arco delle tre settimane. Quindi non diamo troppo per scontato che vinca il più quotato. E questa secondo me è proprio la bellezza del Giro, perché lascia la gara aperta fino all’ultima settimana. Gli scalatori puri faranno magari un po’ più fatica, perché chiaramente ci sono tre cronometro, però una mi sembra che sia una cronoscalata. Quindi alla fine sarà tutto più bilanciato.

Quale sarà il tuo ruolo?

Sinceramente non sento la pressione, perché non reputo mio il ruolo di favorito. Non mi posso paragonare a Nibali, perché Nibali da campione ha scritto delle pagine importanti di questo. Io sono stato bravo a sfruttare al massimo le mie capacità in determinate circostanze. Non ho mai creduto di essere il suo erede, anche per l’età che ormai ho. Il problema è che adesso in Italia non abbiamo il nuovo Nibali, ma credo che si debba avere solo un po’ di pazienza e prima o poi lo avremo di nuovo anche noi.

Un bel Romandia per Caruso quest’anno; la corsa Svizzera sarà il lancio per il Giro d’Italia
Un bel Romandia per Caruso quest’anno; la corsa Svizzera sarà il lancio per il Giro d’Italia
Un altro ciclista vittima della strada…

Personalmente non conoscevo tanto Rebellin. Chiaramente l’ho sempre visto come un atleta di riferimento, un uomo con tantissime esperienza. Quello che sicuramente gli invidiavo era la sua passione per questo sport, perché ne faceva una ragione di vita. L’effetto che mi ha fatto la sua morte penso sia quello che ha fatto a tutti. Sapere che ancora una volta un ciclista possa perdere la vita in questo modo, fa davvero male. E non nascondo che mi mette anche un po’ di paura, perché sai che può succedere a chiunque. Stare sulle strade comincia a essere veramente pericoloso.

Gandin: sogni ed ambizioni con la Corratec

22.07.2022
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Per Stefano Gandin questa è una stagione da all-in, da dentro o fuori. Il suo anno alla Corratec lo sta vivendo così: sul filo del rasoio. Per il 26enne veneto le possibilità rimaste per dimostrare il proprio valore erano poche, anzi quasi nulle. La Zalf era diventata una squadra fin troppo “stretta” per un elite come lui, uno che ancora voleva dimostrare il suo potenziale. L’occasione ha bussato e sul biglietto da visita aveva scritto: Team Corratec, la neonata continental che sogna in grande. 

Stefano con la maglia amaranto della squadra guidata da Serge Parsani ha conquistato prima la maglia di miglior scalatore al Giro di Sicilia. Invece, poche settimane fa ha messo in saccoccia la prima vittoria, al Sibiu Tour (in apertura, foto Focus Photo Agency), sulle strade che hanno incoronato Aleotti per la seconda volta di fila. Nell’ultima tappa, divisa in due: al mattino cronoscalata, nel pomeriggio la frazione in linea.

La giornata era iniziata con un problema tecnico nella crono, ma nel pomeriggio si è preso la rivincita (foto Focus Photo Agency)
La giornata era iniziata con un problema tecnico nella crono, ma nel pomeriggio si è preso la rivincita (foto Focus Photo Agency)

La prima vittoria tra i grandi

Vincere è sempre un’emozione particolare, soprattutto se si tratta della prima vittoria nel ciclismo dei grandi. In particolar modo se non ci credevi, o per lo meno il destino sembrava avverso.

«L’ultimo giorno di corsa al Sibiu Tour – ci spiega Stefano – avevamo in programma due semitappe, prima una cronoscalata e nel pomeriggio l’ultima frazione in linea. Io partivo per la cronoscalata con delle buone sensazioni ed intenzioni, ma durante la prova mi si è rotta la bici e ho addirittura rischiato di finire oltre il tempo massimo. Il pomeriggio avevo voglia di riscattarmi e sono partito con il coltello fra i denti, ho cercato in tutti i modi di entrare a far parte della fuga, che è uscita di prepotenza.

«Una volta tagliata la linea del traguardo ero incredulo ma felicissimo, vincere una gara con sei squadre WorldTour e tante professional non me lo sarei mai aspettato. E’ stata una vittoria che mi ha dato consapevolezza dei miei mezzi, mi ha fatto capire che posso correre tra i professionisti. Alla fine quest’anno, al netto della maglia al Giro di Sicilia e questa vittoria, ho sempre corso davanti, sono andato spesso in fuga, diciamo che mi sono fatto vedere».

Ora Gandin si trova al Giro del Venezuela: aveva già corso laggiù a gennaio nella Vuelta al Tachira (foto Anderson Bonilla)
Ora Gandin è al Giro del Venezuela, dove aveva già corso a gennaio la Vuelta al Tachira (foto Anderson Bonilla)

Un’estate esotica

Ora Gandin si trova a Caracas, pronto per correre la Vuelta Ciclista a Venezuela. Domani mattina prenderà un altro aereo per arrivare a Puerto Ordaz, sede di partenza della prima tappa. 

«Siamo venuti a correre in Venezuela – ci racconta Gandin dall’altra parte del telefono, con la connessione che va e viene – perché uno dei nostri sponsor è di qui, di conseguenza la squadra ci tiene a far bene. Non è una corsa molto adatta alle mie caratteristiche, ha un percorso fin troppo semplice, ma serve anche per mettere chilometri nelle gambe. Una volta finito qui, il 31 luglio andremo a Guadalupe a fare un’altra corsa a tappe di una decina di giorni. Essendo un’isola francese ci saranno tante continental, quindi il livello sarà alto.

«Fare 20 giorni di corsa fra luglio e agosto non è da tutti, anche perché ora in Europa il calendario presenta solo gare WorldTour. Da un certo punto di vista devo ringraziare la Corratec e il ciclismo, senza di loro non avrei mai avuto modo di visitare luoghi come questi».

Gandin 2022
Gandin aveva già conquistato la prestigiosa maglia pistacchio per il leader della classifica dei GPM al Giro di Sicilia
Gandin 2022
Gandin aveva già conquistato la prestigiosa maglia pistacchio per il leader della classifica dei GPM al Giro di Sicilia

Tutto o niente

Quando a 25 anni ti trovi ancora nel limbo tra il dilettantismo ed il professionismo, non è facile prendere una decisione. Continuare diventa un rischio, ma smettere non è mai facile, anzi, fa male. Questa situazione ti porta a cogliere tutte le occasioni che ti si presentano davanti.

«Quando la Corratec mi ha contattato ero in Zalf – ci dice il corridore veneto – il motivo che mi ha spinto qui è stato quello di correre tanto all’estero e con i professionisti, ero al bivio. Non aveva senso correre con i dilettanti, la Zalf è una grande squadra ma ha più senso per un corridore giovane, un under 23, che ha la possibilità di mettersi in mostra fin da subito. La Corratec mi ha promesso un calendario più denso, impegnativo, l’obiettivo di questa squadra è ben figurare in mezzo a corridori più maturi.

«Mi sento di essere cresciuto, le prove con i professionisti, soprattutto quelle a tappe, ti permettono di alzare sempre più il livello. Gli anni scorsi disputavo una o due corse a tappe all’anno e le finivo stremato. Quest’anno sono alla sesta e sento di migliorare costantemente anche nel recupero. Dopo uno o due giorni sono pronto per rimettermi subito in gruppo».

La chiamata della Corratec è arrivata nel momento giusto, quello del riscatto (foto Jorge Riera Flores)
La chiamata della Corratec è arrivata nel momento giusto, quello del riscatto (foto Jorge Riera Flores)

Una futura professional?

A marzo, nell’intervista fatta a Serge Parsani, era emerso come la Corratec avesse intenzione di fare la squadra professional già nel 2022, per diversi motivi questo non è accaduto. Non è quindi da escludere che la prossima stagione il neo nato team possa fare il salto di categoria.

«Si parlava già dallo scorso anno che la Corratec avrebbe voluto fare la squadra professional – dice Gandin – e qualche voce di rimbalzo è arrivata anche a noi corridori. Queste voci ci danno maggior motivazione per continuare a far bene. Qui in Corratec la mentalità e il sostegno che la squadra offre ai corridori è da team professional. Anche queste trasferte fanno capire quanto gli investimenti e la voglia di crescere siano importanti. Il mio obiettivo è quello di passare professionista, non lo nego. E se dovessi farlo con la Corratec ne sarei ancor più felice».

Gandin 2022

Gandin, 26 anni e un sogno ancora intatto: passare pro’

10.05.2022
5 min
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Quando a 26 anni ti ritrovi ancora a battagliare con gli elite e vedi ragazzi molto più giovani che sono in procinto di passare pro’ mentre tu temi che quella possibilità sia ormai passata, è difficile riuscire a trovare le motivazioni per emergere. Ecco perché la prima parte di stagione di Stefano Gandin ha qualcosa che non deve passare inosservato: il corridore della Corratec ha già vissuto 24 giorni di gara, ha portato a casa un paio di Top 10, si è ben distinto al di qua e al di là dell’Atlantico fino alla vittoria a sorpresa nella classifica degli scalatori al Giro di Sicilia.

A distanza di tempo, Gandin assapora ancora quel risultato, sperando in cuor suo che non passi nel dimenticatoio e che magari gli possa valere qualche chance: «Io per ora sono comunque soddisfatto, ho corso molto, 24 giorni più un paio di gare dilettantistiche. La mia fortuna è stata partire bene, con la punta di rendimento in Sicilia proprio prima di staccare un po’ per riprendere e ritrovare smalto da giugno in poi».

Gandin Sicilia 2022
Il portacolori Corratec con Matteo Malucelli: due belle sorprese del Giro di Sicilia
Gandin Sicilia 2022
Il portacolori Corratec con Matteo Malucelli: due belle sorprese del Giro di Sicilia
I tuoi risultati fanno notizia soprattutto per la tua situazione: stai trovando la tua maturazione a 26 anni quando in questo ciclismo che tutto consuma sei ritenuto “vecchio” per il passaggio…

Io sono arrivato tardi ai miei limiti, forse ancora non li ho toccati. I primi anni sono stati un po’ travagliati, anche se il ciclismo ha sempre fatto parte della mia vita, avevo iniziato da G3 al Pedale Marenese dove sono rimasto fino ad allievo. Per emergere serve molto l’ambiente che hai intorno e devo dire che al Team Corratec ho trovato quello giusto per esprimermi. Ho trovato gli stimoli per impegnarmi al massimo, per giocarmi le mie carte. Oltretutto penso che proprio le corse a tappe siano l’occasione migliore per poter centrare i miei obiettivi.

Pensi che le porte possano ancora aprirsi?

Ne sono convinto, per questo ho scelto questo team, sapevo che poteva essere quello giusto. Alla Zalf mi trovavo benissimo, ma svolgevo un calendario prevalentemente con gli Elite che non mi permetteva di esprimermi al meglio. Io credo che a 25 anni sia importante confrontarsi con i pro’, solo così puoi ancora sperare di passare. Credo che nel sistema qualcosa vada cambiato, perché si guarda solo ai giovani, c’è tutta una categoria di corridori che così perde considerazione. Quei risultati non servono, io finivo quasi sempre fra i primi 5 ma in pochi se ne accorgevano.

Gandin Tachira
Gandin è nato il 28 marzo1996 a Vittorio Veneto (TV). E’ al Team Corratec dal 2022 (foto Anderson Bonilla)
Gandin Tachira
Gandin è nato il 28 marzo1996 a Vittorio Veneto (TV). E’ al Team Corratec dal 2022 (foto Anderson Bonilla)
Di te quest’anno si era già parlato alla Vuelta al Tachira in Venezuela dov’eri stato il miglior italiano, poi in Sicilia c’è stata questa sorpresa: come è nata?

Nella riunione prima della prima tappa avevamo pensato che la conquista della maglia poteva essere un obiettivo, ma in gara mi sono accorto che non l’avevamo pensato solo noi… La prima parte di frazione è stata quindi decisiva, ma siamo riusciti nell’intento. Sapevamo però che, se nella seconda e terza era abbastanza semplice difenderla, non così sarebbe stato nella frazione finale dove tutti i big avrebbero lottato per la classifica finale e questo poteva anche influire sulla lotta per la maglia degli scalatori. Io mi sono impegnato a guadagnare più punti possibili, ho fatto fughe lunghissime in entrambi i giorni. Il giorno dell’Etna sapevo che dovevo tenere fino al penultimo GPM, così è stato, poi ero tranquillo.

Gandin Tachira 2022
Alla Vuelta al Tachira Gandin è stato l’unico italiano a finirla, con un 8° posto nell’ultima tappa
Gandin Tachira 2022
Alla Vuelta al Tachira Gandin è stato l’unico italiano a finirla, con un 8° posto nell’ultima tappa
Sicilia a parte, quali sono stati i momenti migliori di questa stagione finora?

In Venezuela non ero mai andato, è stata una bella avventura, ma nel vero senso della parola perché abbiamo avuto qualche difficoltà per il mangiare e l’organizzazione non era proprio al top, ma quando affronti queste gare lo devi mettere in preventivo. I posti poi erano incantevoli e non nascondo qualche volta di essermi un po’ distratto, anche perché fuori dalla gara non avevamo possibilità di girare. In Turchia siamo stati un po’ più liberi e qualcosa ho visto. Nel complesso è stato molto bello, spero che la seconda parte di stagione mi faccia girare ancora, magari anche oltreoceano.

Proviamo a viaggiare con la fantasia: che gare ti piacerebbe fare?

Vorrei vivere una volta l’esperienza del Giro d’Italia, tre settimane continue di gara, di strategie, di corse una diversa dall’altra portando il proprio fisico al suo limite. Poi mi piacerebbero le classiche con percorsi misti, quelle dove emerge un corridore completo come penso di essere. Io vado bene in salita, almeno in quelle medie e sono anche abbastanza veloce, per giocarmi la vittoria in gruppi ristretti. Sì, quelle sono le gare per me ideali.

Gandin Lari 2021
Nel 2021 il veneto ha vinto a Gavardo e a Lari, qui precedendo l’eritreo Mulueberhan (foto Valerio Pagni)
Gandin Lari 2021
Nel 2021 il veneto ha vinto a Gavardo e a Lari, qui precedendo l’eritreo Mulueberhan (foto Valerio Pagni)
A questo punto, chiederti qual è l’obiettivo ha una risposta quasi scontata…

Che dire, io ci spero, c’è chi ci sta lavorando, ma per permettere che i contatti vadano a buon fine servono i risultati. Io ce la sto mettendo tutta, non mi adagio certo su quel che è stato fatto, serve molto altro perché un giorno quel telefono squilli e ci sia la notizia che attendo da tempo…

Just1 Racing con il Team Corratec: Sniper l’occhiale ufficiale

27.04.2022
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E’ il modello Sniper l’occhiale top di gamma, disegnato e prodotto dal brand Just1, quello in dotazione ai ragazzi del Team Corratec. La partnership tra le due realtà è stata recentemente definita presso il quartier generale di Just1 Racing di Massa e Cozzile, ad appena qualche chilometro da Montecatini Terme, la località che ospita la sede della squadra guidata in ammiraglia da Serge Parsani.

Ed è toccato al campione nazionale serbo Dusan Rajovic, uno dei giovani più promettenti della squadra toscana, posare come modello per le foto ufficiali. Per Just1 Racing questa partnership agonistica rappresenta in chiave di comunicazione il prosieguo di un’attività nel mondo del ciclismo, sia strada sia Mtb, che prevede nel prossimo futuro anche il lancio di nuovi prodotti legati al mondo delle due ruote. Parliamo dell’abbigliamento e dei caschi (questi ultimi già presentati l’anno scorso in occasione delle fiere e degli eventi di settore Eurobike di Friedrichshafen e Italian Bike Festival di Rimini).

Il campione nazionale serbo Dusan Rajovic
Il campione nazionale serbo Dusan Rajovic

Aerodinamica e leggerezza

Da un punto di vista prettamente tecnico, Just1 Sniper si caratterizza principalmente per la previsione di una lente “avvolgente” e spessa appena 2 millimetri, realizzata in policarbonato stampato a iniezione ULTRA HD, che ha l’obiettivo dichiarato di garantire una chiarezza ed una qualità ottica senza pari.

La stessa lente è poi sia antigraffio (elevata anche la resistenza agli urti) sia “idrobofa”, per resistere alla contaminazione di acqua e olio.
La costruzione a doppio telaio di questo occhiale, con densità diverse per massimizzarne la durata, è stata prevista anche in funzione dell’aerodinamica.

La locandina che annuncia la collaborazione tra il Team Corratec ed il brand Just1
La locandina che annuncia la collaborazione tra il Team Corratec ed il brand Just1

Debutto in Sicilia

Il materiale impiegato per la realizzazione è il Premium TR90. Questo offre un compromesso davvero eccezionale se si considera il rapporto tra peso (appena 33 grammi!) e resistenza. Il nasello e ovviamente entrambi i terminali delle asticelle sono in gomma e dunque possono essere facilmente rimossi e sostituiti.

L’occhiale Sniper di Just1 ha già debuttato quest’anno sulle strade del grande ciclismo in occasione del recente Giro di Sicilia. Corsa a tappe organizzata da RCS Sport, poi vinta da Damiano Caruso in maglia azzurra. Dove Stefano Gandin del Team Corratec si è aggiudicato la classifica dei Gran Premi della Montagna, conquistando la maglia Verde Pistacchio (foto di apertura).

Just1

Una settimana fa, quel pazzesco viaggio di Mosca a Roubaix

24.04.2022
6 min
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Quando di sabato mattina si è presentato al desk dell’autonoleggio vestito con la tuta della Trek-Segafredo, il tipo di là dal banco gli ha chiesto se andasse a correre la Parigi-Roubaix. A quel punto Jacopo Mosca si è reso conto di quanto fosse particolare la situazione. Gli ha risposto che stava andando sì da quelle parti, ma non per correre. Vi pare che potesse spiegargli che stava andando lassù per un saluto alla sua compagna e poi sarebbe tornato a casa per allenarsi?

L’antefatto

L’antefatto sta nelle parole di Elisa Longo Borghini dopo la vittoria della Parigi-Roubaix, completando un discorso fatto alla partenza, quando ci aveva rivelato qualcosa di incredibile.

«Il gesto di Jacopo di venire oggi è stato bellissimo. E’ venuto per dirmi ciao. Si è fermato un’ora e poi è ripartito per andare in altura, visto che sta preparando il Giro. Sapeva che stavo passando un momento così e così, che le cose non andavano come volevo. E alla fine mi ha fatto una sorpresa. Me lo sono ritrovato lì. Gli avevo detto di no, che se fosse venuto lo avrei ammazzato. Ma lui è arrivato lo stesso».

L’umore di Elisa Longo Borghini dopo il Fiandre non era alle stelle, alla Roubaix non voleva andarci
L’umore di Elisa Longo Borghini dopo il Fiandre non era alle stelle, alla Roubaix non voleva andarci

La valigia in mano

Immaginatevi la scena e poi se sarà il caso potremmo chiedere il file, visto che la stessa Elisa ieri, alla presentazione delle squadre della Liegi, ha ammesso che qualcuno potrebbe averla filmata. I due sono insieme da un po’. Finora non se ne era mai parlato per rispetto, ma da poco loro per primi l’hanno reso pubblico (nella foto di apertura sono al via del Gran Piemonte 2021) e questa storia è un momento di ricchezza d’animo che hanno voluto condividere con noi e per il quale li ringraziamo.

«Sono arrivato all’hotel della squadra – racconta Mosca divertito – e tutti i ragazzi dello staff mi hanno salutato, qualcuno capendo e qualcuno no. Siccome le ragazze avevano finito di fare colazione, mi sono infilato nella sala e ho mangiato anche io. Elisa aveva dimenticato di portare giù la valigia, per cui io ero là che parlavo e l’ho vista da lontano. Anche lei mi ha visto, ma non si è resa conto. “Che cosa ci fai qua?”. Aveva certi occhi… Aveva bisogno di un cambio di umore, sentire qualcuno vicino».

Il piano di andare in Francia era scattato già durante il ritiro a Sierra Nevada prima del Giro di Sicilia (foto Instagram)
Il piano era nato già durante il ritiro a Sierra Nevada prima del Giro di Sicilia (foto Instagram)

Altura e Sicila

Torniamo indietro. Mosca è in altura a Sierra Nevada, prima del Giro di Sicilia. Il programma di Elisa non prevede la Roubaix, quindi si sono organizzati per trovarsi a casa il 16-17 aprile, all’indomani della corsa siciliana. Poi Jacopo andrà in altura per il Giro ed Elisa in Belgio per Freccia e Liegi. Pertanto il programma è di andare in Sicilia direttamente da Barcellona, lasciando la macchina in aeroporto, per recuperarla dopo la corsa.

«Invece viene fuori che la portano alla Roubaix – racconta Jacopo – e a quel punto i programmi vanno a farsi benedire. Scendo da Sierra Nevada e ci vediamo a casa per 6 ore prima che io parta per la Sicilia. Però intanto, mentre ero lassù, avevo cominciato a pensare che si potesse fare. Solo che i voli erano impossibili. Così vado in Sicilia e mi ritrovo in camera con Moschetti. Lui è pratico della Francia e cercando viene fuori un bel volo su Parigi Charles de Gaulle. Era la sera prima dell’ultima tappa, il giorno dopo mi sveglio presto e faccio il biglietto. L’auto a noleggio la prenoto dopo la corsa. Alle 23 del venerdì sono a casa in Piemonte».

Al mattino dell’ultima tappa in Sicilia (qui Mosca con Caruso), il biglietto era già comprato
Al mattino dell’ultima tappa in Sicilia (qui Mosca con Caruso), il biglietto era già comprato

Il viaggio comincia

E il viaggio comincia. Mosca carica le bici in macchina. Suo padre teme che voglia guidare fino a Parigi e si tranquillizza solo quando il figlio gli risponde che andrà in aereo. Alle 3,30 parte verso l’aeroporto di Torino. Lascia l’auto con le bici al parcheggio custodito. Il volo è alle 6, per cui alle 7,30 è a Parigi. Prende l’auto e alle 9,30 è all’hotel della squadra a Valenciennes.

«Sono cose che si fanno – sorride – ma non giovano proprio alla vita da atleta. Non posso dire di aver recuperato. Ma tanto domenica era Pasqua e sarei andato a pranzo dai miei, quindi un giorno praticamente libero. Uscivo dal blocco di lavoro del Sicilia, avrei dovuto fare tre ore il lunedì. Per contro, Elisa aveva bisogno di un po’ di grinta. Non so se la mia presenza abbia cambiato le cose, ma ha aiutato. Il sabato sera ero finito, è vero, ma sapete quante volte per voli cancellati stiamo in giro per giorni interi?».

Alla partenza della Roubiax, netto cambio di umore per Elisa Longo Borghini, con la vittoria già sul volto
Alla partenza della Roubiax, netto cambio di umore per Elisa Longo Borghini, con la vittoria già sul volto

Un’ora sola

Stanno insieme per un’ora. Poi, quando Elisa va al raduno di partenza, Jacopo riparte verso l’aeroporto. E nell’impresa è anche fortunato, perché il volo partirà in ritardo di mezz’ora quindi lui ha tempo di vedere l’arrivo trionfale della sua compagna dal cellulare già sull’aereo.

«Quando ha tagliato il traguardo – ammette – ho fatto un urlo ed è venuta la hostess a zittirmi. Per fortuna i passeggeri dietro di me hanno capito che stavo seguendo e che la cosa mi stesse… leggermente a cuore. Non sto a dire che fossi certo che potesse vincere, ma che sarebbe stata nel vivo era sicuro. Lei non voleva correrla e non si sentiva sicura, ma quella corsa è fatta per lei. Io di Nord ne so poco, ma per vincere la Roubaix servono forza e saper guidare la bici: è il suo identikit!».

Sola nel velodromo di Roubaix: sull’aereo alle porte di Parigi, anche Mosca ha cacciato un urlo
Sola a Roubaix: sull’aereo alle porte di Parigi, anche Mosca ha cacciato un urlo

Direzione Sestriere

Il volo per Torino è alle 14. Alle 16 Jacopo è di nuovo in Italia. Recupera la macchina e alle 19 è già a Sestriere, dove si trova tutt’ora per preparare il Giro.

Elisa andrà a fargli visita probabilmente martedì o mercoledì, poi per lui sarà ormai tempo di partire per l’Ungheria. Scherzando gli abbiamo chiesto se abbia pensato di venire a fare un saluto per la Liegi. Ci ha risposto ridendo che oggi deve fare distanza. E che se provasse a partire di nuovo, probabilmente Luca Guercilena strapperebbe il contratto di entrambi. Però, caro Jacopo Mosca, lasciatelo dire: questo viaggio è stato davvero una cosa ben fatta.

Un giorno sull’Etna, aspettando l’assolo di Caruso

Giada Gambino
16.04.2022
5 min
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Sta per prendere il via l’ultima tappa del Giro di Sicilia. Caruso si dirige verso il foglio firma, posa la bici e mentre sta per salire sul palco pensa a quante emozioni finora gli ha regalato questa corsa

«La vittoria della seconda tappa – dice – è stata qualcosa di indescrivibile. Avevo la maglia della nazionale, ero con un gruppo di giovani al mio fianco e ho vinto, cosa che non è mai facile. Soprattutto quando in gara i tuoi avversari sono dei campioni. E’ stato come ritornare ragazzino, sulle strade della mia terra. Ogni tanto sentivo qualcuno gridarmi qualcosa in dialetto e di volta in volta avevo la conferma e realizzavo sempre più il fatto che fossi davvero a casa (sorride, ndr)». 

Dalla partenza è chiaro che Caruso sarà il faro della corsa. Fedeli è pronto ad aiutarlo
Dalla partenza è chiaro che Caruso sarà il faro della corsa. Fedeli è pronto ad aiutarlo

Il giudice Etna

Sale sul palco per la presentazione della squadra, i tifosi lo applaudono, i suoi occhi brillano di felicità e nascondono tanta determinazione. 

«Nonostante non mi manchi l’esperienza – racconta ai nostri microfoni – sono davvero emozionato. Potermi battere per la vittoria finale con Nibali e Pozzovivo sicuramente mi dà tanta motivazione. Questi giorni non li dimenticherò mai, magari non sarà l’ultima edizione della corsa a cui parteciperò, ma voglio godermi il presente. Finora ci sono state piccole battaglie, ma la guerra vera e propria si fa oggi. L’Etna deciderà chi è il più forte, non in assoluto, ma della giornata. Sarà lunga e nel finale le energie sicuramente verranno a mancare». 

Scontro fra amici quello fra Caruso e Nibali. E alla fine prevale il ragusano in maglia azzurra. Ma lo Squalo c’è
Scontro fra amici quello fra Caruso e Nibali. E alla fine prevale il ragusano in maglia azzurra. Ma lo Squalo c’è

Un affare di famiglia

Così prende il via l’ultima tappa della corsa sicula. Sull’Etna ad attendere il ragusano c’è la sua famiglia al completo. Ornella, la moglie, sembra rilassata: sa quanto vale suo marito, quanto si è allenato, quante volte ha percorso questa salita in allenamento e quanto si meriti la vittoria.

Oscar, il figlio maggiore, sembra divertirsi con i nonni e gli zii in attesa dell’arrivo del padre. Ha imparato a comprendere lo strano e complesso lavoro che fa il papà e si lascia travolgere dal clima di festa. Federico, il fratello, è teso, desidera la vittoria di Damiano più di ogni altra cosa. Vuole vederlo a braccia alzate, vuole vederlo sorridere, vuole vederlo felice. Ed ecco che, mentre mancano gli ultimi chilometri, stringe tra le sue braccia la nipotina Greta che, sentendo che il suo papà è in testa e vedendo tutti intorno a lei festeggiare, sorride.

Un campione vero

Damiano stacca tutti i diretti avversari, le energie a lui non mancano. Spinge sempre più sui pedali. Il cuore gli batte forte, il traguardo è sempre più vicino. I tifosi gridano il suo nome e così giunge a Piano Provenzana da solo, bacia la maglia, alza le braccia al cielo, chiede al pubblico di essere ancor più applaudito. Sono tutti pazzi per lui. La gioia negli occhi di chi gli sta quotidianamente accanto è visibile e qualche lacrima scende lungo il viso. Il nuovo vincitore del Giro di Sicilia è indiscutibilmente Damiano Caruso. 

«Oggi ho vinto io – dice – la salita non mente. L’effetto di competere al fianco di Vincenzo è stato bellissimo. Due siciliani al Giro di Sicilia che davano spettacolo. Nel finale ne avevo semplicemente di più ed ho fatto la differenza. Questa vittoria non cambia nulla nei miei programmi, rimane tutto uguale. Il Sicilia è una bella corsa che aggiungo al palmarés che non è così ricco. Vincere fa sempre bene comunque».

Si dirige verso i suoi bambini, li abbraccia, bacia sua moglie. E’ lui il più forte di giornata. E’ lui, oggi, il Re della Sicilia. Lui, che spesso viene classificato come un gregario, ancora una volta ci ha dimostrato quanto sia un campione