Tornano le classiche italiane. Riscopriamole con Faresin

14.09.2022
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Con il Giro di Toscana – Memorial Alfredo Martini, vinto oggi da Hirschi, si è aperta la lista della classiche italiane di fine stagione. Lo svizzero ha vinto al termine di una corsa combattuta, lottando spalla a spalla con tutti i migliori e i favoriti. Ma torniamo alle classiche italiane. Alcune di queste corse hanno fatto la storia del ciclismo e sono antiche come il Giro dell’Emilia. Altre sono più giovani. Altre ancora hanno il fascino dell’evento popolare di paese. Alcune invece non ci sono più… purtroppo.

Per Gianni Faresin queste gare hanno un fascino particolare. Lo hanno adesso come direttore sportivo e lo hanno avuto soprattutto un tempo quando era un corridore. Un corridore importantissimo della nazionale di Alfredo Martini.

Con Faresin…

Oggi un atleta come Faresin lo avremmo chiamato “road capitain”. Corse come Camaiore, Giro di Toscana, il trittico lombardo… servivano per stilare la nazionale che avremmo poi visto al mondiale. Oggi le cose sono un po’ cambiate, ma il fascino resta.

«Per me – racconta Faresin impegnato con la sua Zalf Euromobil Désirée Fior proprio al Toscana – questo delle classiche di fine stagione era il periodo migliore dell’anno. Sarà che andavo bene con il caldo (iniziavano un po’ prima, ndr), ma dopo il Giro era il momento clou della stagione.

«Si tratta di gare tutte abbastanza dure e selettive. Mi trovavo benissimo su quei percorsi, specie quando poi c’erano dei circuiti con le salite da fare più volte».

Faresin (classe 1965) era uno dei fedelissimi di Martini. Le classiche italiane gli servivano tuttavia per guadagnarsi un posto in azzurro
Faresin era uno dei fedelissimi di Martini. Le classiche italiane gli servivano tuttavia per guadagnarsi un posto in azzurro

Voglia d’azzurro

Dicevamo che servivano per la selezione azzurra. Di solito i nomi per il mondiale, Martini li comunicava al termine del trittico: Bernocchi, Tre Valli Varesine, Agostoni. Bennati, complici calendari ben diversi da allora, i nomi li ha già diramati.

«Il fatto di fare tutte quelle gare e lottare per una maglia azzurra – racconta Faresin – era un vero stimolo. E il fatto di essere un riferimento in corsa per Alfredo mi dava una carica ulteriore.

«Al tempo stesso, sapendo di non essere un capitano, un leader… avevo la testa per fare bene, ma non la pressione di chi doveva vincere. Non ho mai sentito addosso questa responsabilità. Semmai, per me, la pressione c’era di più nelle corse premondiali, appunto per guadagnarsi il posto, che al mondiale stesso».

«Ricordo che una corsa del Trittico Sanson arrivava sui Colli Berici, in provincia di Vicenza. E in fuga su dieci corridori eravamo sette vicentini. Tra chi puntava alla vittoria, chi ad un contratto, chi alla maglia azzurra a forza di marcarci tra di noi vinse uno straniero!».

Dodici gare

Il calendario di queste classiche purtroppo si è un po’ ridotto. Non ci sarà il Trofeo Matteotti e si è persa da anni una gara come il Gp Camaiore, il cui albo d’oro è degno di un Tour de France.

Si inizia, anzi si è iniziato, da Pontedera con il Giro di Toscana – Memorial Alfredo Martini. Si passa alla Coppa Sabatini, per arrivare al Memorial Pantani. Quindi è la volta di Coppa Agostoni, Giro dell’Emilia, Gp Beghelli, Coppa Bernocchi, Tre Valli Varesine, Gran Piemonte, Giro di Lombardia (che chiude il WorldTour), Giro del Veneto e la più giovane Veneto Classic. 

DATAEVENTOCATEGORIA
14 settembreGiro della Toscana 1.1
15 settembreCoppa Sabatini1.Pro
17 settembreMemorial Pantani1.1
29 settembreCoppa Agostoni1.1
1 ottobreGiro dell’Emilia1.Pro
2 ottobreGP Beghelli1.1
3 ottobreCoppa Bernocchi1.Pro
4 ottobreTre Valli Varesine1.Pro
6 ottobreGran Piemonte1.Pro
8 ottobreIl Lombardia1.UWT
12 ottobreGiro del Veneto1.1
16 ottobreVeneto Classic1.1

«Erano tutte belle gare – continua Faresin – ma quelle che preferivo sono le due che non ci sono più: Camaiore e Matteotti. Corse dure, adatte a me. Camaiore l’ho anche vinta e quando non l’ho vinta ci sono andato vicino con dei podi. E poi c’è il Giro dell’Emilia che resta davvero una grande corsa. O l’Agostoni dove la lotta per la maglia azzurra era più dura che mai, visto che poi Martini dava i nomi».

«E anche per questo rispetto ad inizio stagione in queste prove, almeno prima che uscissero i convocati per il mondiale, c’era più tensione. Al trittico lombardo c’era una grande pressione.

«Adesso queste corse hanno perso un po’ di valore, non si può negare, anche se con la questione dei punti e delle retrocessioni c’è di nuovo un bel parterre. Oggi per esempio al Toscana c’erano al via nove WorldTour. Dovrebbe essere sempre così».

Appuntamenti internazionali

In effetti l’avvento del WorldTour, la globalizzazione del ciclismo e l’esplosione dei calendari hanno finito per comprimere e o far morire questi eventi. Veramente se si va sbirciare l’albo d’oro di Camaiore ci si “spaventa”. Merckx, De Vlaeminck, Saronni, Bugno… nomi da capogiro.

E certe corse erano appuntamenti da cerchiare in rosso anche per gli stranieri. 

«Il movimento ciclistico era in Italia – riprende Faresin – erano corse importanti anche per loro. E se facevi un risultato in queste gare ti garantivi un contratto per l’anno successivo».

«Però – chiude Faresin – il modo di correre non era troppo diverso da quello attuale. Anche ai nostri tempi andava via una fuga con gente che si poteva controllare. Oggi le WorldTour mandano via attacchi con dentro corridori che sanno di poter riprendere. La differenza semmai è che si ritrovano più squadre come le nostre, composte da ragazzi che devono fare esperienza. Ma al momento opportuno decidono di muoversi con chi è più forte».

Dopo la sbornia dei grandi Giri e con il mondiale in vista, noi siamo pronti a goderci le “nostre perle”. Le vivremo magari con meno enfasi, ma non con meno passione. Mentre i corridori, di ogni livello, avranno il coltello tra i denti.