Bronzini-Barbieri, la scommessa ormai è vinta

29.08.2022
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Quando la LIV-Xstra Cycling affidò l’ammiraglia a Giorgia Bronzini e le chiese i nomi di atlete da inserire, fra i primi indicati dalla piacentina ci fu quello di Rachele Barbieri. La modenese (in apertura in un’immagine da Instagram) usciva da due anni corsi da individuale, con vittorie su strade e in pista, ma certo farla salire al livello WorldTour poteva sembrare una scommessa. Tuttavia Giorgia andò dritta e in questo scorcio d’estate dopo gli europei di Monaco, dalle sue parole affiora il senso di un lavoro ben fatto.

L’obiettivo di fine stagione sono certamente i mondiali su pista, poi il meritato riposo
L’obiettivo di fine stagione sono certamente i mondiali su pista, poi il meritato riposo

La testa e le gambe

Le raccontiamo di aver parlato di Rachele con il suo allenatore Stefano Nicoletti. Le riferiamo soprattutto le sue parole sulla tranquillità ricevuta nella nuova squadra, anche e soprattutto grazie alla sicurezza trasmessa proprio da Giorgia.

«Stefano mi piace tanto – ringrazia Bronzini – anche se ci conosciamo prevalentemente tramite il telefono. Hanno fatto un ottimo lavoro, non mi aspettavo che Rachele arrivasse subito a questo livello. L’ho sempre reputata una guerriera, che non molla mai. Però pensavo che non avesse ancora il livello WorldTour, visti gli ultimi due anni in cui si poteva pensare che non fosse cresciuta come poteva. Invece la componente mentale è arrivata a bilanciare la parte fisica. L’ho sempre pensato e detto che la testa fa l’80 per cento e il resto sta alle gambe…».

Giorgia Bronzini guida la LIV da quest’anno, dopo 3 anni alla Trek (foto LIV Xstra)
Giorgia Bronzini guida la LIV da quest’anno, dopo 3 anni alla Trek (foto LIV Xstra)
Che effetto ti fa sentire che parte del merito sia tuo e del clima che hai creato in squadra?

Soprattutto sono orgogliosa del fatto che abbia riposto fiducia nel nostro progetto. Quando Rachele è arrivata, abbiamo valutato che Stefano fosse una persona in gamba e che il percorso proposto fosse il migliore per lei. Parallelamente abbiamo portato avanti la collaborazione con Villa, senza darle troppi stress. In questo modo ci sono stati appuntamenti in pista che hanno esaltato le sue doti veloci e che si sono rivelate utili anche su strada.

Il doppio impiego fra strada e pista come l’avete gestito?

Ho mantenuto un dialogo continuo con la nazionale. Sangalli ci ha lasciato la porta aperta, soprattutto per gli europei, dove Rachele sarebbe arrivata con la condizione migliore. Ci siamo confrontati sul percorso migliore per arrivarci. Poi è chiaro che Elisa (Balsamo, ndr) avrebbe avuto la responsabilità della squadra, per le sue qualità, il carisma e la maglia che porta, ma Rachele ha fatto un ottimo lavoro. Lei sa bene che è una ruota che gira e che magari il futuro le riserverà un ruolo diverso. Una leadership che intanto ha già avuto in pista.

I risultati di quest’anno possono dare una svolta alla prossima stagione?

Spero che finisca il 2022 con il mondiale su pista, portando magari a casa qualcosa di buono. Poi le ritiro la bicicletta e la chiudo in uno stanzino, perché deve assolutamente staccare. Va bene essere entusiasti, ma bisogna recuperare. Anche perché il programma sarebbe di cominciare la stagione a gennaio in Australia, quindi dovremo fare un bell’inverno. C’è di buono che dopo una stagione così lunga, se lo stacco non è troppo lungo, la gamba torna su bene. E credo che a dicembre ci sarà già un ritiro bello esigente.

I lavori di qualità che l’hanno resa vincente in pista sono utili anche su strada
I lavori di qualità che l’hanno resa vincente in pista sono utili anche su strada
Come viene vista in squadra l’attività su pista, che si fa con una bici diversa e con sponsor diversi?

Se lo chiedete al mio team manager, magari darà una risposta diversa. Per me invece la pista è un’attività necessaria e complementare. Permette di allenarsi bene e di non stufarsi. Le corse si sono allungate e di conseguenza anche gli allenamenti, così spesso lavorare solo per la strada diventa noioso. Se ogni tanto riesci a staccare e andare in pista, cambiano i ritmi e i tipi di lavoro, cambiano gli stimoli e ottieni quello che su strada ti servirà negli ultimi 20-30 chilometri. Io stessa ho fatto così e sono riuscita a sopravvivere a lungo. Hai una migliore guida della bici, il colpo d’occhio e un ritmo di pedalata che altre non hanno. Non è un caso che tutte le italiane più forti vengano dalla pista. Sapete cosa hanno detto le mie altre atlete a Monaco?

Che cosa?

Hanno raccontato che nel finale il treno italiano è spuntato dal nulla a velocità doppia e non sono riuscite a infilarsi.

Cosa manca a Rachele Barbieri per vincere una gara WorldTour?

Basta poco. Nell’ultima tappa del Giro vinta da Consonni, è stato un attimo. In più Chiara era certamente al massimo, mentre Rachele era in preparazione verso Tour ed europei. E poi mettiamoci che per lei si trattava del primo grande Giro a tappe, per cui alla fine poteva essere meno fresca e lucida. Le volate si vincono e si perdono per sfumature, Rachele ha tutto quello che serve.

Quartetto, omnium, madison, strada: a Monaco Barbieri ha mostrato grande condizione
Quartetto, omnium, madison, strada: a Monaco Barbieri ha mostrato grande condizione
Avrà anche un treno?

Avevamo in mente di lavorarci lo scorso inverno, ma il Covid ci ha impedito di farlo. Abbiamo fatto qualche prova in gare più piccole, dove è stato possibile e che abbiamo vinto proprio con Rachele. L’idea per il 2023 è di rimetterci mano. E se non riusciremo a contrastare le squadre più forti, lavoreremo per mettere Rachele al posto giusto. Del resto a Monaco, neppure la Wiebes aveva il treno, però ha vinto. Sarà importante che Rachele capisca.

Che cosa?

Che la squadra sarà lì per lei. E’ importante non peccare di presunzione e muoversi per ottenere il miglior risultato possibile.

Bronzini decisa: nelle volate la squadra è tutta per Barbieri (foto LIV Xstra)
Bronzini decisa: nelle volate la squadra è tutta per Barbieri (foto LIV Xstra)
Senti, pecchiamo di presunzione invece… Cosa prova Giorgia Bronzini quando un’intuizione come aver preso Barbieri in squadra inizia a pagare così?

Sono molto contenta e orgogliosa (sorride, ndr) del fatto che tanti mi aspettassero al varco per la scommessa persa, invece la sensazione è che la stiamo vincendo. C’è da lavorare, ma questo non ci fa paura. Spero che Rachele possa continuare su questa strada, credendo nei nostri progetti. E’ molto giovane, ha tanto da dare. E’ impulsiva, sennò non sarebbe vincente. Quando parte, la lascio parlare e poi le spiego. Sa ascoltare, ha i piedi per terra. Se riesce a capire bene la parola pazienza, potrà ottenere ancora tanto.

Barbieri al Giro, al Tour e agli europei: un’estate caldissima

Giada Gambino
08.08.2022
7 min
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Rachele Barbieri è stata la punta per la Liv Racing Xstra per gli arrivi in volata al Giro e al Tour. Nonostante fosse davvero a tutta e piena di impegni tra strada e pista, è riuscita comunque a portare in alto il suo nome nelle classifiche di tappa. Così ci ha raccontato il suo modo di vivere queste importanti corse a tappe e l’importanza e la fiducia della squadra, dei direttoti sportivi e del pubblico.. 

Per Rachele Barbieri, quello al Giro d’Italia è stato il primo debutto importante del 2022
Per Rachele Barbieri, quello al Giro d’Italia è stato il primo debutto importante del 2022
Quando è stata presa la decisione della doppietta Giro-Tour ? 

Sarò onesta: non era nei miei programmi. Prima di partire per il Giro, la Giorgia (Bronzini, direttore sportivo, ndr) mi ha chiamata e mi ha detto che la loro idea era quella di farmi correre anche al Tour. Mi vedevano in una buona condizione e con il fatto che la prima tappa era a Parigi, un arrivo al 99 per cento in volata, riconosceva in me il fatto che al momento ero la velocista più forte. «Perché – mi ha detto – non provare tutto alla prima tappa?». 

Come ti sei sentita ?

Allora, ho pensato che forse fosse un po’ troppo. Sono passata da due anni di sola pista e gare open in Italia a fare Giro e Tour insieme a distanza di una settimana l’uno dall’altro ed ero un po’ spaventata onestamente. Poi ho detto: «Vabbè, dai, proviamoci, non ho nulla da perdere». 

Il primo Giro d’Italia… 

Sono andata molto bene a mio avviso, sono super felice e orgogliosa di quello che ho fatto. Ho lavorato tanto per arrivare lì al meglio delle mie condizioni. Era il primo Giro, non sapevo cosa aspettarmi, avevo paura di uscire fuori tempo massimo nelle tappe non adatte alle mie caratteristiche, quelle un po’ più dure, di salita. In realtà ho corso molto bene, cercando di rimanere davanti e dare un aiuto a tutta la squadra. 

Il miglior risultato del Giro all’ultima tappa: Consonni prima, Barbieri seconda
Il miglior risultato del Giro all’ultima tappa: Consonni prima, Barbieri seconda
E anche il primo Tour de France… 

Sono partita per il Tour più rilassata, non avevo pressioni su me stessa e sapevo solo che non avevo nulla da perdere, era una nuova esperienza. Uscivo da un bel Giro e quindi ero già soddisfatta. In realtà probabilmente non sapevo realmente cosa stessi andando a fare finché non sono arrivata a Parigi. L’atmosfera, la gente… è stato tutto incredibile. Pensavamo ci fossero così tanti tifosi solo per la prima tappa che era in concomitanza con l’arrivo degli uomini a Parigi, ma in realtà è stato così per tutto il Tour, lungo tutto il percorso, lungo le salite, anche se eri l’ultima, ti incitavano tantissimo ed è stato un qualcosa mai provato prima. Penso inoltre di aver fatto un bel Tour, anche se purtroppo non è arrivato il podio. Ma ci sono sempre arrivata vicina negli arrivi in volata e sono davvero contenta come lo è anche la squadra

Giro e Tour, quali le differenze principali?

Il Giro comprendeva un bell’itinerario, soprattutto partendo dalla Sardegna e le ultime tappe sono state abbastanza impegnative. Il Tour è stato faticoso dal primo all’ultimo chilometro. Anche nelle tappe di pianura si andava sempre al massimo e in quelle più lunghe, con una media così elevata, era anche difficile da tenere da un punto di vista mentale almeno per quanto mi riguarda, dal momento che non sono abituata a fare allenamenti o gare di così tanti chilometri.

Dopo il Giro, subito al Tour: per Barbieri un doppio impegno inatteso (foto Instagram)
Dopo il Giro, subito al Tour: per Barbieri un doppio impegno inatteso (foto Instagram)
Altre differenze?

Al Tour siamo partite tutte più competitive, più con il fuoco acceso. Il livello penso fosse da mondiale, tutte le squadre erano sempre a tutta, con tanti tentativi di fughe e attacchi. Sono una che si destreggia molto bene in gruppo, ma in quel caso era davvero difficile per il ritmo alto. Forse anche per il fatto che per tanti giorni la maglia gialla è rimasta in ballo per pochi secondi e si cercava sempre di andare forte e di attaccare la maglia, rendendo il tutto più competitivo.

Per sei giorni l’ha avuta la Vos…

Marianne è arrivata lì con una condizione incredibile e nessuna meglio di lei meritava di indossare la maglia gialla per così tanti giorni. Penso che lei sia una leggenda del nostro sport. Al Giro dopo qualche tappa la classifica era praticamente già chiusa, mentre al Tour non è stato così e ha reso il tutto anche più competitivo tra noi. 

In Italia c’erano così tanti tifosi come in Francia ?

Anche al Giro ci sono state diverse tappe con tante persone. Sono partita molto più carica dal momento che era la prima volta e avrei trovato mia madre, mio padre e il mio ragazzo che mi hanno seguita per quasi tutte le tappe. Avevo tanti amici a vedermi nelle tappe più vicine. Però il Tour mi ha fatto provare delle emozioni mai provate prima da un punto di vista sportivo. 

Quasi tutta la LIV-Xstra sull’asfalto nella caduta della 5ª tappa del Tour, poi chiusa al 4° posto
Quasi tutta la LIV-Xstra sull’asfalto nella caduta della 5ª tappa del Tour, poi chiusa al 4° posto
Il clima all’interno del team, com’era?

Sono arrivata direttamente dal Giro e le ragazze mi hanno dato tantissima grinta e fiducia e per questo le ho ringraziate tanto. Siamo tutte molto giovani e abbiamo molto da imparare, soprattutto per quanto riguarda le tempistiche per creare un perfetto treno per l’arrivo in volata. Sono sempre state vicino a me. Nella tappa più lunga, dove siamo cadute quasi tutte, nonostante si siano fatte abbastanza male, vederle negli ultimi chilometri che sgomitavano per portarmi davanti è stato davvero bello e gliene sono grata. Negli ultimi metri rimango un po’ sola ed è difficile anche a livello mentale. Vedersi arrivare agli ultimi metri una squadra quasi al completo come quella della Trek destabilizza un po’, ma penso che possiamo essere tanto professionali quanto competitive in gara. 

Non è arrivato il podio…

Nonostante non lo ritenessi nemmeno possibile da avvicinare prima di partire per questo Tour, a volte mi rendo conto di essere anche stata un po’ sfortunata. Ma parlare a posteriori a cose già fatte è sempre semplice. I miei direttori sportivi mi hanno dato tanta fiducia. Avevo in programma di abbandonare per le ultime tre tappe, poi abbiamo deciso insieme di rimanere una tappa in più (Rachele si è ritirata dopo la sesta tappa di Rosheim, chiusa in 8ª posizione, ndr). Ho pensato: «Ho ballato sin qua, perché non ballare fino alla fine ?». Era una tappa un po’ vallonata e non pensavo fosse tanto dura, poi in realtà è stata abbastanza difficile. La UAE e la Valcar hanno chiuso il gruppo e non sono riuscita ad uscire nella volata finale, ma sono comunque contenta. 

Per due volte quarta, nella prima e nella quinta tappa (foto Instagram)
Per due volte quarta, nella prima e nella quinta tappa (foto Instagram)
Pensi di aver fatto qualche errore che avresti potuto evitare?

Nella prima tappa (chiusa da Rachele in 4ª posizione, ndr) ne ho fatto uno davvero grande. Ero a ruota della Wiebes e davanti a lei c’era il gruppo della Jumbo Visma per la Vos. Pensavo che il treno si spostasse a sinistra, invece si è spostato a destra. Ho trovato spazio alla mia destra e mi sono spostata, quando sarei dovuta rimanere a ruota della Wiebes. Sono attimi e decidi sul momento e come mi dice sempre Giorgia, bisogna seguire sempre il proprio istinto. In quel caso credevo che fosse giusto fare così. 

E al Giro ?

Nell’ultima volata dove ho fatto seconda dietro Chiara Consonni sono partita un po’ lunga, ma senza squadra nel finale non è semplice. E se non fossi partita in quel momento magari non sarei riuscita nemmeno a fare seconda. 

La prossima stagione rifaresti entrambe le corse a tappe?

Assolutamente sì, ma se non avessi avuto gli impegni della pista mi sarebbe piaciuto concludere il Tour, mi è dispiaciuto lasciarlo a due tappe dalla fine nonostante fossero durissime, anche se sicuramente guardarle dalla televisione è stato forse più bello (ride, ndr). E’ un po’ stancante questo periodo, però nonostante stia bene, quando tiro così tanto la corda ho sempre paura di arrivare al limite e mi dispiacerebbe perché ho l’opportunità di fare gli europei su strada. Sarebbe il primo campionato europeo elite e per me, che sono stata per un bel po’ di tempo fuori dal giro della strada, sicuramente è molto bello. Se non fossi stata impegnata in quelli della pista, sicuramente avrei preferito godermi un po’ più di giorni di relax, magari al mare, per poi arrivare all’appuntamento elite con le batterie cariche al massimo. Ho un bellissimo rapporto di collaborazione con Marco Villa che mi è venuto incontro capendo le mie esigenze per recuperare e fare i giusti lavori, in questo periodo molto pieno dove bisogna calcolare tutto al millimetro. 

Dopo il Tour, in allenamento dietro moto con il padre, sulla via degli europei (foto Instagram)
Dopo il Tour, in allenamento dietro moto con il padre, sulla via degli europei (foto Instagram)
I tuoi genitori e il tuo ragazzo…

Mi sono venuti a vedere alla prima tappa del Tour ed è stato molto bello vederli lì, inoltre si sono presentati con una maglia con la mia foto (sorride, ndr) ed è sempre motivante averli li vicino. E’ un po’ una forza in più e giorno dopo giorno mi danno tanto. In particolare mio padre che mi segue quasi ovunque. Loro mi hanno sempre aiutata e risollevata nei momenti più difficili.

Bronzini avverte: «Le ragazze non sono numeri»

20.04.2022
3 min
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Le ragazze più forti fanno tutte le grandi corse. Il tema lanciato da Villa, raccolto da Sangalli e poi in qualche modo confermato da Marta Cavalli, approda alla LIV Racing Xstra di Giorgia Bronzini, squadra fortemente penalizzata da vari problemi di salute (in apertura, Katia Ragusa alla Roubaix). 

«Purtroppo nell’ultimo periodo – aveva già detto Rachele Barbieri – siamo state decimate dal Covid. Ad esempio, dopo la Dwars door Vlaanderen sarei dovuta rientrare a casa ed invece sono rimasta in Belgio a correre il Fiandre che non era nei miei programmi proprio per sostituire una compagna ed avere il numero minimo per partire. L’ho fatto volentieri, anche se sono arrivata penultima».

Sofia Bertizzolo, Giorgia Bronzini
Giorgia Bronzini con Rachele Barbieri ai campionati italiani 2020: le due oggi lavorano insieme
Sofia Bertizzolo, Giorgia Bronzini
Giorgia Bronzini con Rachele Barbieri ai campionati italiani 2020: le due oggi lavorano insieme

Cavalli, no alla Roubaix

Gli organici delle WorldTour femminili sono ridotti rispetto a quelli maschili e basta quindi una congiuntura di influenze o ricadute nel Covid per costringere le squadre a poggiare più del dovuto sulle stesse spalle. A quasi tutte, almeno. Infatti Giorgia Bronzini non è d’accordo con questa lettura. Lei ad esempio, acciacchi o non acciacchi, non avrebbe portato una ragazza leggera come la Cavalli a correre sul pavé.

«Quella è stata una scelta della FDJ – spiega Giorgia – ma io alla Marta non avrei fatto fare la Roubaix. Anche perché il mercoledì c’era la Freccia Vallone e poi c’è la Liegi, quindi avrei puntato a farle fare quelle gare lì. E’ stata una scelta della squadra, io avrei fatto un’altra programmazione. Poi non so se lei, visto che la Roubaix è una corsa icona, voleva provare a farla per averla nel suo palmares».

Alison Jackson ha chiuso la Roubaix al 13° posto, migliore della LIV Racing Xstra
Alison Jackson ha chiuso la Roubaix al 13° posto, migliore della LIV Racing Xstra

Prima la salute

Il dubbio della piacentina è incentrato sulla consuetudine, che non apparterrebbe alla sua squadra, di schierare le ragazze a prescindere dalle loro attitudini e dallo stato di salute.

«Ci sono squadre – dice – che portano tutte in tutte le corse. Noi domenica siamo partite in cinque proprio per non portarne per forza sei. Così non abbiamo dovuto stressare delle ragazze che non erano ancora pronte, perché arrivavano magari da infortuni o da post Covid. Per salvaguardare la loro integrità, non le portiamo a correre. Anche alla Freccia siamo state costrette a partire in cinque. Purtroppo ci sono capitati questi intoppi, speriamo da metà stagione in poi di avere tutto il roster a disposizione. Per noi le ragazze non sono dei numeri e solo delle atlete, ma persone umane, che hanno bisogno di rispetto e di comprensione. Soprattutto se necessitano un po’ di riposo e di tornare al loro stato di salute».

Una vittoria, un podio e tanto altro. Il ritorno di Rachele Barbieri

12.04.2022
6 min
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Non se lo aspettava nemmeno lei di poter tornare nel giro che conta, quello del WorldTour femminile, e di farlo così bene. Nonostante la partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo, gli ultimi due anni sono stati complicati, ma Rachele Barbieri non si è mai persa d’animo. E nell’ultimo mese ha raccolto una serie di buonissimi risultati con la sua Liv Racing Xstra.

Il più importante è il successo conquistato il 5 marzo nella terza tappa dell’EasyToys Bloeizone Fryslan Tour (foto in apertura) davanti a Martina Fidanza ed Elodie Le Bal, all’indomani di un quinto posto. Gli altri invece, sempre in ordine temporale, sono il sesto posto alla Dwars door Vlaanderen vinta da Chiara Consonni ed il terzo ottenuto a Scheldeprijs il 6 aprile dietro a Lorena Wiebes e la stessa Consonni.

Se nelle passate stagioni aveva solo sfiorato il bersaglio grosso, quella realizzata in Frisia dalla 25enne modenese (che già aveva vinto quattro gare open in Italia) è la prima vittoria nel circuito UCI. E’ stata l’occasione quindi per sentirla e conoscere i suoi programmi futuri.

Rachele partiamo dalla vittoria in Olanda dove c’erano nomi importanti. Raccontacela…

Sono contenta, oltre che per il risultato, di aver portato a casa la fiducia della squadra. E’ stato bello che le mie compagne ed il diesse Wim Stroetinga (Giorgia Bronzini quel giorno era alla Strade Bianche, ndr) abbiano creduto in me. Non è stata una volata come le ultime che ho fatto, perché mancavano le migliori velociste. Però quando sei ad una corsa non devi pensare alle assenti, ma a chi è presente. Comunque è arrivata seconda Martina Fidanza che ritengo una velocista molto forte ed in gara c’erano anche Lonneke Uneken, una delle punte della SD Worx, poi Chloe Hosking della Trek-Segafredo, le ragazze della Jumbo-Visma ed altre qua e là. Il livello era valido.

Te lo aspettavi di vincere così presto?

Onestamente no. Erano tre giorni di gara ed ognuna con una storia a sé, come le altre del resto. Questo 2022 lo vedevo più come un anno di esperienza, visto che nelle ultime due stagioni avevo perso un po’ il ritmo e l’abitudine a fare 140-160 chilometri di gara. Distanze che oltretutto negli ultimi tre anni sono cresciute tanto. Invece ho già fatto diversi risultati che mi rendono felice.

Hai fatto un bel terzo posto dietro Wiebes, che sembra imbattibile su certi arrivi.

Sicuramente quello è un podio che mi dà tanto morale. Forse uno dei risultati più importanti della mia carriera. Lei è la più forte ed è supportata anche dalla squadra. Quel giorno a Scheldeprijs sono rimasta sola per una caduta a 5 chilometri dal traguardo che ha tagliato fuori le mie compagne. Ho preso la volata molto indietro, l’ho fatta praticamente in rimonta per 500 metri. Lorena ha vinto nettamente, meritandosela, e probabilmente lo avrebbe fatto lo stesso. Però mi piacerebbe in futuro avere la possibilità di disputare una volata allo stesso livello. Vorrei avere un treno come lei, partendo al suo pari e capire quali possono essere le differenze con lei. Sono fiduciosa nelle mie potenzialità.

Alla Scheldeprijs, Rachele Barbieri ha raccolto un bel 3° posto dietro Lorena Wiebes e Chiara Consonni (foto Instagram)
Alla Scheldeprijs, Rachele Barbieri ha raccolto un bel 3° posto dietro Lorena Wiebes e Chiara Consonni (foto Instagram)
A parte il Trofeo Binda finora hai corso sempre tra Olanda e Belgio. Come hai ritrovato il gruppo?

C’è una tensione incredibile ad ogni gara. Bisogna sempre stare concentrati. Si va forte, si inchioda, si riparte accelerando. Poi su quelle strade dove ci sono tanti dissuasori di velocità, le righe in mezzo alla carreggiata che delimitano le due corsie. Diciamo che aver imparato a limare e sgomitare in pista mi ha aiutato molto.

Come proseguirà la tua stagione?

In questi giorni tornerò a correre in pista. Sarò a Gand dal 15 al 17 aprile per l’International Belgian Track Meeting (gara classe 1 UCI, ndr) poi andrò a Glasgow dal 21 al 24 aprile per la prima prova di Nations Cup. Su strada invece mi preparerò per il mio Giro d’Italia Donne. Non ho mai fatto una gara a tappe così lunga, quindi sono molto tesa perché non so cosa aspettarmi. Tuttavia ho visto che ci sono tappe, specie all’inizio, che potrebbero arrivare in volata. Ad una in particolare, la quinta, ho già fatto un cerchiolino rosso. Si parte da Carpi e si arriva a Reggio Emilia (il 5 luglio, 123,4 km di gara). Corro praticamente in casa, sulle mie strade di allenamento. So già che verranno amici, parenti e tifosi a vedermi. Ci tengo a fare bella figura.

Con la nazionale invece che obiettivi hai?

In pista vorrei puntare ai mondiali (si terranno dal 12 al 16 ottobre in Francia al velodromo Saint-Quentin-en-Yvelines, ndr). Su strada so che l’europeo non ha un percorso troppo duro e sarebbe un sogno partecipare anche a quello. Non sarà semplice guadagnarsi un posto perché in nazionale siamo in tante e sempre più forti. Farò il massimo per ottenere la fiducia del cittì Sangalli, col quale ho un buonissimo rapporto fatto di chiarezza e serenità. Così come il clima che ha creato in squadra. Anche se non sono ancora stata in ritiro con loro, per la concomitanza con quelli della mia squadra, è stato lui il primo a parlarmi degli europei.

E con la squadra come ti trovi?

Molto bene, davvero. Innanzitutto sono molto fortunata ad avere due diesse come Wim e Giorgia che hanno corso tanto in pista e quindi mi assecondano nella mia doppia attività. Conoscono i benefici che può darmi la pista in funzione della strada e viceversa. Poi sto bene anche con le compagne. Purtroppo nell’ultimo periodo siamo state decimate dal Covid. Ad esempio, dopo la Dwars door Vlaanderen sarei dovuta rientrare a casa ed invece sono rimasta in Belgio a correre il Fiandre che non era nei miei programmi proprio per sostituire una compagna ed avere il numero minimo per partire. L’ho fatto volentieri, anche se sono arrivata penultima. Sono stata contenta di essere restata su. Ho fatto esperienza, ho capito meglio le gare del Nord. E poi mi sono sentita parte di un gruppo.

Che differenze hai notato tra la Bronzini diesse e corridore?

Beh, adesso in ammiraglia ti fa scoppiare le orecchie quando ti parla alla radio (ride di gusto, ndr). Siamo state compagne di nazionale al mondiale su pista ad Hong Kong nel 2017, quando ho vinto nello scratch. Se da atleta era tranquilla e ti faceva sentire a tuo agio nonostante fosse una grande campionessa, ora ti incita in continuazione, soprattutto nei tratti duri in salita. Non mi era mai successo prima di avere un diesse che mi conoscesse già e così bene. Per me è il massimo e mi farà crescere ancora.

Le gregarie nel ciclismo femminile: tre tecnici a confronto

16.02.2022
6 min
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La mission del ciclismo femminile è quella di cercare di ridurre il più possibile il gap nei confronti di quello maschile. La riforma del WorldTour – che per molti dei team manager delle continental italiane ancora fa discutere o non convince – può far cambiare il trend e le considerazioni per alcuni ruoli. Quello delle gregarie, ad esempio, che potremmo considerare attrici non protagoniste nel cast di una gara. Lo spunto di riflessione ce lo ha dato Silvia Valsecchi qualche settimana fa.

«Anche se sta cambiando, il problema del ciclismo femminile – spiegava la lecchese – è che se sei gregario non vai avanti tanto. Non succede come negli uomini dove un capitano si porta con sé gli uomini più fidati. Nel femminile si guardano solo i risultati. Magari ci si arriverà più avanti. Ma quando?».

Silvia Valsecchi, BePink
Questa inchiesta sulle gregarie è nata da una riflessione di Silvia Valsecchi, in gruppo fino al 2021
Silvia Valsecchi, BePink
Questa inchiesta sulle gregarie è nata da una riflessione di Silvia Valsecchi

La risposta probabilmente ce la darà il tempo, come per tutte le altre domande legate alla auspicabile parità (sportiva e non) tra donne e uomini. Noi però abbiamo voluto sentire i pareri di Davide Arzeni della Valcar Travel&Service, Giorgia Bronzini della Liv Racing Xstra e Michele Devoti del Team UAE ADQ per capire se anche la figura del gregario nel femminile potrà costruirsi una carriera ad hoc.

Arzeni d’accordo con Valsecchi

«Sono d’accordo col pensiero della Valsecchi – analizza Arzeni – anche se qualche caso più unico che raro c’è stato. Diciamo che in passato è capitato più di una volta che fosse un diesse che si portasse dietro una capitana e un paio di atlete da una formazione all’altra. Adesso qualcosa sta cambiando, sono convinto che qualche squadra potrebbe iniziare a farlo. Ingaggiare una big e qualche sua compagna di fiducia».

Elisa Balsamo con Arzeni. La Valcar-Travel&Service ha un modo di correre in cui tutte sono leader e tutte gregarie
Balsamo e Arzeni: alla Valcar-Travel&Service si ruota nei ruoli: tutte aiutano tutte

Un fatto di budget

Se tatticamente negli ultimi anni la figura della gregaria è stata sdoganata, contrattualmente invece sembra ancora patire come su un gpm impegnativo.

«Quel termine però – prosegue il “Capo” – non mi piace molto, perché per me si parla sempre di gruppo. Quantomeno da noi, dove a turno tutte si aiutano. Per quello che riguarda il discorso economico, prima si parlava di cifre basse e quindi si tendeva a prendere solo l’atleta di punta. Ora si stanno formando dei gruppetti affiatati tra le velociste e le scalatrici. Questa situazione potrebbe essere un valore aggiunto per i team. Magari alzando di poco il budget per una capitana potrebbero prendere tutto un pacchetto di atlete fidelizzato a lei».

Gli esempi di Bronzini

«Il gregariato nel ciclismo femminile non c’è mai stato – esordisce la Bronzini con un mezzo sorriso e col pragmatismo che la contraddistingue – perché non ci sono mai stati soldi. Tutto legato a quello. E’ sempre stato stato pagato il campione e le altre come se non esistessero. Gli stipendi sono ancora troppo bassi per fare certe operazioni e prendere in blocco due/tre atlete al servizio di una capitana».

Longo Borghini e Cordon Ragot corrono insieme dal 2014: la collaborazione funziona
Longo Borghini e Cordon Ragot corrono insieme dal 2014: la collaborazione funziona

Ci sono però casi che sono andati in contro tendenza. «Posso portare l’esempio – continua la piacentina – di Longo Borghini e Cordon Ragot. Loro si sono spesso spostate assieme perché formavano un binomio vincente. Il lavoro di Audrey è sempre stato apprezzato da Elisa. La francese è sempre stata considerata un gregario di alto rango. Pensate che corrono assieme dal 2014 quando erano in Hitec Products per poi passare l’anno successivo alla Wiggle Honda dove c’ero anch’io. Nel 2019 sono andate alla Trek-Segafredo con me come diesse. In carriera invece io ho avuto al mio fianco Alessandra Borchi per tanti anni».

Nessun problema per Bronzini a prendere nella LIV Xstra gregarie indicate dalla leader (foto Michiel Mass)
Nessun problema per Bronzini a prendere nella LIV Xstra gregarie indicate dalla leader (foto Michiel Mass)

Comanda il gruppo

Contesti del genere potranno essere sempre più frequenti in futuro? «Credo proprio di sì – spiega la Bronzini – ma starà ai capitani farsi sentire. Se vogliono spostarsi possono chiamare con sé le compagne più fidate. O meglio, basterebbe solo che le società ascoltassero le esigenze delle campionesse. Io lo farei se mi chiedessero di prendere anche i loro corridori di fiducia. Per me il gruppo ha sempre fatto la differenza. Ed ora in gruppo ci sono tante campionesse col carisma giusto per poter fare certe richieste ed essere accontentate».

L’esultanza di Anna Trevisi per la vittoria di Bastianelli alla Vuelta CV Feminas parla di lavoro di squadra
L’esultanza di Anna Trevisi per la vittoria di Bastianelli alla Vuelta CV Feminas parla di lavoro di squadra

La gregaria per Devoti

Il nostro giro di opinioni lo chiudiamo con un diesse che dal 2021 vede il mondo femminile da dentro dopo una vita nel maschile.

«Finora – espone il suo punto di vista Devoti – non c’è mai stata questa figura, anche per un discorso di mentalità. Prima c’era una gestione molto più semplice, forse perché le squadre si poggiavano solo sulla singola atleta. Ora invece che molte formazioni maschili hanno un team femminile e sono dirette dallo stesso staff, si può andare verso una determinata direzione. Anche perché il ruolo della gregaria sta avendo sempre più un impatto tattico nelle corse. Penso alla nostra Bastianelli che ha vinto l’apertura stagionale a Valencia (la Vuelta CV Feminas, ndr). Magari 10-15 anni fa avrebbe dovuto arrangiarsi da sola o avrebbe avuto solo una compagna ad aiutarla. Invece per lei hanno fatto un grande lavoro Trevisi, Bujak e Boogaard chiudendo davanti».

Anche l’olandese Boogaard a Valencia ha lavorato per Marta Bastianelli
Anche l’olandese Boogaard a Valencia ha lavorato per Marta Bastianelli

Compiti chiari

Bisogna dare quindi il giusto peso, fa capire Devoti che esordirà in ammiraglia alla Strade Bianche, a queste atlete di fiducia che lavorano per la propria leader.

«Il lato economico – conclude – ha inciso non poco. I budget erano limitati e non si potevano fare grandi cose. Speriamo ora per le ragazze che qualcosa possa cambiare in meglio. L’aspetto che mi è piaciuto di più è che le donne rispettano i compiti che gli dai molto più degli uomini. Sia in allenamento che in gara. Sono molto dedite al lavoro per sé e per la propria capitana. Anche per questo alcune ragazze meriterebbero di essere maggiormente considerate nelle trattative di mercato».

Ragusa forte sul Giro: «Meno classiche, più corse a tappe»

26.01.2022
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Dopo il secondo posto nel campionato italiano del 2020, Katia Ragusa si era lanciata sul 2021 con le unghie affilate e tanta voglia di lasciare il segno. Eppure c’è voluto qualche mese perché la veneta prendesse il passo e forse proprio grazie al buon finale e all’occhio lucido di Giorgia Bronzini, alla fine per lei è arrivata la chiamata della LIV Racing-Xstra. Per lei che già correva su bici LIV alla Monex di Maurizio Fabbretto.

Lo scorso anno Katia Ragusa ha corso con la A.R. Monex, ugualmente su bici LIV
Lo scorso anno Katia Ragusa ha corso con la A.R. Monex, ugualmente su bici LIV

Ragusa d’attacco

Il ritiro con la nuova squadra le ha restituito sorriso e voglia. I 24 anni sono carichi di energia e freschezza che conoscendola affiorano più dai sorrisi che dalle parole.

«Davvero tantissimo entusiasmo – dice subito – è stato il primo ritiro con le bici dopo quello di gennaio che è servito più come team buiding e con il gruppo, dalle atlete allo staff, si è creata infatti un’ottima sintonia. Sono davvero molto motivata. Non penso che andrò in giro a cercare riscatto, voglio solo ritornare a essere la Katia che prende e va…».

Katia Ragusa è passata dalla A.R. Monex alla LIV Racing-Xstra, team WorldTour (foto Michiel Maas)
Katia Ragusa è passata dalla A.R. Monex alla LIV Racing-Xstra (foto Michiel Maas)
Che cosa te lo ha impedito l’anno scorso?

Un mix di cose che non hanno funzionato e hanno aggravato la situazione. Non voglio tornarci, diciamo che la pagina è stata voltata.

Cosa cambia arrivando in una WorldTour?

Molte cose, anche gli impegni. Ad esempio l’inserimento nell’Adams che è una cosa per me completamente nuova.

L’anno scorso sei partita ambiziosa, quest’anno?

Vediamo come va all’inizio e poi cominceremo a parlare di aspettative. Sono a un buon livello. Lavoro con il preparatore della squadra che ha modificato il mio programma di lavoro, sento di essere sulla strada giusta. Ha cambiato la quantità di lavoro in negativo, mi sta impedendo di allenarmi troppo, come invece ho fatto lo scorso anno. In cambio però abbiamo inserito più lavori di qualità.

Dalla Toscana alla Spagna, il prossimo ritiro della LIV Racing-Xstra si svolgerà nella zona di Valencia (foto Michiel Maas)
Il prossimo ritiro della LIV Racing-Xstra si svolgerà nella zona di Valencia (foto Michiel Maas)
Programma?

Farò sicuramente meno classiche e mi concentrerò sulle gare a tappe.

Che effetto fa pensare che sei finalmente diventata una professionista?

E’ il lavoro che sognavo, quando ci penso mi rendo conto che è una gran bella cosa.

Farai base a casa oppure saranno previsti ritiri permanenti?

Saremo a casa, ma a febbraio ci sarà un altro ritiro in Spagna. Comincerò all’Omloop Van Hageland e poi farò la Strade Bianche. Niente Roubaix e niente Tour, sì il Giro. Ho buone sensazioni, speriamo continui così.

Si lavora, si scherza, non si dorme: Bronzini e la sua LIV Racing

20.01.2022
4 min
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Le parole di Elisa Longo Borghini hanno continuato a risuonarci nella testa fino al momento di parlare con Giorgia Bronzini, per capire in che modo stia lavorando nella nuova squadra: la LIV Racing Xstra.

«Mi dispiace molto che sia andata via – aveva detto a dicembre la campionessa italiana – ma sono convinta che alla Liv troverà il suo ambiente. Lei è capace di dare grinta e far crescere le giovani. Qui si è trovata in difficoltà in una organizzazione con parecchi schemi. Sono sicura che farà un gran lavoro».

Il pane nel vino

Giorgia è agli ultimi giorni di ritiro con la squadra a Cecina, prima di cambiare le valigie e iniziarne uno nuovo in Spagna nell’imminenza del debutto stagionale. Tanto è gasata la voce, quando il viso trasmette stanchezza. Lanciare un team non è semplice, se poi al mattino ti alleni con le tue atlete, allora la fatica cresce.

La squadra si era già radunata una prima volta a dicembre per un team building (foto Facebook)
La squadra si era già radunata una prima volta a dicembre per un team building (foto Facebook)

«Negli ultimi giorni – sorride confermando la sensazione – sono andata in bici molto più di sempre. Mai oltre le due ore al giorno, questo è il mio limite, però dopo aver fatto il ritiro di team building a dicembre, riuscire a fare due chiacchiere con loro pedalando è molto utile. Abbiamo appena ricevuto le divise, stiamo facendo i salti mortali. Noi direttori abbiamo fatto di tutto, dal tagliare il pane a preparare la logistica della stagione. E’ quello che più desideravo. Tirare tardi con i miei colleghi. Arrivare a sera stanchi morti a intingere il pane nel vino. Credo che il clima giusto si crei così…».

100 per cento Giorgia

Se l’ambiente non l’ha trovato, insomma, di certo lo sta costruendo, mediante la fusione dell’anima nordica del gruppo olandese con l’estro e la sana follia di una ragazza che è stata geniale da atleta e si sta trasformando in un grande tecnico.

Dividerà l’ammiraglia con Wil Stroetinga: «E’ come se uscissimo – scherza – dallo stesso circo!»
Dividerà l’ammiraglia con Wil Stroetinga: «E’ come se uscissimo dallo stesso circo!»

«Non ho nulla da rimpiangere degli anni alla Trek – dice – anzi sono stati una scuola importante. Tutto il lavoro di planning che sto facendo qui in questi giorni nasce da quelle esperienze. Mi hanno insegnato un certo modo di lavorare che ho portato con me. Ma per il resto, ci metto del mio. Qua c’è Giorgia al 100 per cento. A volte mi dimentico le cose e le atlete si mettono le mani nei capelli. Scherzo. Mi arrabbio. E’ la mia squadra e di Wim Stroetinga. Ricordate che parlammo di quanto fosse difficile avere due direttori donna? Un uomo e una donna funzionano meglio. Con Wim le cose vanno alla grande. Lo conoscevo dai velodromi, ma non avevamo mai collaborato. Sembriamo usciti dallo stesso circo, ci compensiamo e le cose funzionano».

Dirigere e scoprire

A scorrere l’organico, si capisce che la squadra abbia la missione di rilanciare ragazze di buon nome che negli ultimi tempi hanno avuto qualche esitazione, fatta salva probabilmente Rachele Barbieri che si è conquistata il posto a suon di risultati.

Al ritiro di Cecinda della LIV Racing Xstra c’erano anche le bici (foto Michiel Maas)
Al ritiro di Cecinda della LIV Racing Xstra c’erano anche le bici (foto Michiel Maas)

«E’ un gruppo omogeneo – conferma Bronzini – che ha bisogno di una spinta per uscire fuori. Ho avuto modo di valutare le loro qualità e credo che per i primi tempi saremo una sorta di scuola di ciclismo. Sabrina Stultyens la conosciamo, deve ritrovarsi. Rachele deve scavarsi il suo posto e lo stesso Katia (Ragusa, ndr). Silke Smulders è una ragazzina di vent’anni che l’anno scorso, senza quasi rendersene conto ha lottato per la maglia bianca del Giro e magari potrebbe puntare più su. Personaggi che dobbiamo dirigere e scoprire. Una sfida che mi incuriosisce e mi carica a mille».

Tutto sul Giro

Una sorta di cantiere aperto, quello che serve per dare la forma che più si vuole, con atlete disposte anche ad ascoltare e imparare. E davanti sfide che invece sono sempre più grandi.

Alla LIV Racing Xstra anche Chiara Rozzini, ex atleta e massaggiatore, qui con Bronzini e Longo Borghini (foto Instagram)
Alla LIV anche Chiara Rozzini, massaggiatore, qui con Giorgia e Longo Borghini (foto Instagram)

«E’ un team più piccolino – dice – ci sarà da darsi una mano in tante cose. Ho voluto uno staff di cui mi fido. E’ arrivata Chiara Rozzini come massaggiatore e accanto avrà Anna Plichta, che si è ritirata l’anno scorso ed è stata mia atleta alla Trek. Quanto al calendario, sono molto italiana, per cui faremo certamente il Tour, ma non è che l’idea mi faccia impazzire. Invece spero che si possa disputare un bel Giro d’Italia e che le mie ragazze facciano bella figura. Ecco, il Giro sarà un momento importante della stagione».

Barbieri, per quest’anno via dal fango: «Tutto sulla strada»

06.01.2022
5 min
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L’anno scorso di questi tempi, Rachele Barbieri aveva il fango nei capelli. Nella sua agenda c’erano infatti il ciclocross in preparazione alla pista (più che alla strada) e una gran voglia di ripagare gli sponsor che l’avevano aiutata a costruire la squadra per inseguire il sogno olimpico. E se oggi il fango è un ricordo (che l’emiliana vive con una punta di nostalgia), è anche perché quel cammino l’ha portata dove voleva. Sono venute le vittorie. Sono venute le Olimpiadi. E alla fine è saltato fuori anche il contratto in una squadra WorldTour, il team Liv Racing Xstra, in cui fare l’atleta significherà semplicemente fare l’atleta.

«Ho corso solo un cross – ammette – pochi giorni fa. Quest’anno ho voluto dedicarmi meglio e di più alla strada. Fare 40 minuti a tutta in questa fase della stagione non era quello di cui ho bisogno. Nonostante mi diverta e lo trovi utile, per quest’anno l’ho messo da parte».

Nel 2020-21 la sua stagione di cross fu piuttosto piena: i 40′ di gara erano funzionali anche alla pista
Nel 2020-21 la sua stagione di cross fu piuttosto piena

La pista in mente

Allo stesso modo, anche la pista è finita per qualche settimana nel cassetto. Rachele non ha partecipato ai primi due raduni voluti da Villa in Sicilia e Slovenia, ma è in contatto con il cittì azzurro.

«Non ho voluto perdere giorni di allenamento – dice – ho parlato con Marco e lui sa che ci tengo a mantenere la pista. Aspetteremo che Montichiari riapra e poi ricomincerò ad andarci, se non per tre volte alla settimana, almeno una vorrei esserci. Ho parlato con le ragazze che sono andate in ritiro, si sono trovate tutte molto bene. Spero si riesca a mantenere il gruppo e credo anche che l’esperienza di Villa per noi sia una grande occasione».

Il tocco di Giorgia

Ora però si pensa alla strada e, vista la grande occasione, è anche giusto. In squadra l’ha voluta Giorgia Bronzini, che ha lasciato la Trek-Segafredo per dare al nuovo team un’impronta personale. Ad ora le ragazze si sono ritrovate per pochi giorni di team building, in attesa di aprire la stagione con un ritiro in Toscana proprio nei prossimi giorni.

«Per adesso – racconta – è tutto molto bello. Si sta rivelando una squadra molto familiare. C’è più professionalità che serietà, mentre me la sarei aspettata più rigida. Ci sono regole chiare, ma grande informalità. Il tocco di Giorgia è evidente, in questo clima c’è tanto del suo stile. Cercare un ottimo rapporto all’esterno della gara darà a tutte la spinta per fare il meglio. E fra qualche giorno saremo finalmente in bici».

Rachele Barbieri corre nelle Fiamme Oro: qui al Giro d’Onore della Fci a Roma
Rachele Barbieri corre nelle Fiamme Oro: qui al Giro d’Onore della Fci a Roma

Livello WorldTour

Le sue vittorie le ha portate a casa, anche se per il tipo di organizzazione che aveva costruito attorno a sé – atleta unica di squadra continentalil suo calendario 2021 è stato per forza limitato e per fortuna c’è stata la nazionale che a luglio l’ha portata a correre il Baloise Tour, concluso con il secondo posto nell’ultima tappa.

«Non abbiamo stabilito ruoli – dice – ma la squadra crede in me come velocista e questo fa piacere e un po’ mette ansia. Cercherò di fare del mio meglio. So che ci sarà da soffrire per il livello delle rivali e delle corse. Al Baloise ho visto che tutto sommato posso reggere certi ritmi, ma chi ha corso tutto l’anno nel WorldTour mi ha detto che il livello ha continuato ad alzarsi. Verrà certamente in corsa il momento in cui mi chiederò chi me l’abbia fatto fare, ma per ora non se ne parla (una bella risata argentina scaccia i brutti pensieri, ndr)».

Questa è la vittoria di Maltignano a maggio 2021, ottenuta da Rachele Barbieri davanti a Martina Fidanza
Questa è la vittoria di Maltignano a maggio 2021, davanti a Martina Fidanza

Chilometri e salita

Adesso si lavora, con la spinta di quando è tutto nuovo. Il suo allenatore resta Stefano Nicoletti e con lui Rachele ha aumentato carichi e ritmi per farsi trovare pronta.

«Sono cambiate delle cose – conferma – avevo bisogno di aumentare i chilometri e le ore, per far crescere la resistenza che, avendo fatto corse minori e concentrata sulla pista, avevo un po’ messo da parte. E poi c’è la salita, altro fattore su cui sto lavorando. Sono tornata a vivere a Serramazzoni, per cui ogni giorno per rientrare a casa devo fare 10-12 chilometri di salita. Prima delle volate, ormai c’è sempre qualche ostacolo e sarà bene farsi trovare pronte. Inizierò con la Valenciana, ma faremo programmi dettagliati in ritiro. Fra Giro e Tour è più probabile che corra il Giro. Non si conosce il percorso, ma parlano di tappe veloci. Non ho mai fatto una corsa di 10 giorni, sarà comunque una grande esperienza».

Degli sponsor personali di Rachele Barbieri rimane l’auto BMW del marchio Vis Hydraulics (foto Instagram)
Degli sponsor personali rimane l’auto BMW del marchio Vis Hydraulics (foto Instagram)

Atleta e basta

E così, indossando la nuova maglia e pedalando sulla nuova bici, Rachele ha chiuso con gratitudine la porta sulla squadra costruita attorno a sé e ha potuto concentrarsi solo sul fare l’atleta.

«Sono stata contenta di quell’esperienza – sorride – ma devo riconoscere che sia stato impegnativo, anche per il rapporto con gli sponsor. Essendo tutte persone che conosco e che mi seguono come tifosi, temevo di non fare mai abbastanza. Abbiamo parlato e li ho trovati tutti contenti che abbia firmato con la LIV. E’ rimasto un bellissimo rapporto, ma che bello avere già tutto organizzato. I voli. I tamponi. Devo dire che pensare a fare solo l’atleta è davvero un’altra cosa…».

Longo Borghini, piedi per terra e sogni importanti

17.12.2021
6 min
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E’ un bel periodo quello che sta vivendo Elisa Longo Borghini, uscita dal periodo del lockdown con un altro punto di vista su se stessa e sulla vita. Con il sorriso e con una serie di nodi finalmente sciolti, che hanno sgomberato il campo. Sono stati mesi difficili per tutti, ma in alcuni casi hanno portato nuova ispirazione. Ad esempio hanno permesso a chi scrive di chiudere una porta e ritagliarsi un’altra dimensione, mentre alla campionessa piemontese hanno donato occhi nuovi sul mondo. E se un’intervista comincia da stima reciproca e basi condivise, per chi legge sarà un viaggio da posizione privilegiata. La stessa in cui ci troviamo su questo divanetto spagnolo durante il primo ritiro della Trek-Segafredo.

Longo Borghini Tokyo 2021
Sul traguardo di Tokyo, Longo Borghini con l’espressione di chi ha dato davvero tutto
Da Elisa Longo Borghini l'unico squillo azzurro nel ciclismo su strada, un bronzo preziosissimo
Sul traguardo di Tokyo con l’espressione di chi ha dato tutto
Che cosa è successo negli ultimi mesi?

C’era una serie di eventi concatenati che mi portavano a essere introversa. Ora invece ho preso coscienza delle mie potenzialità. Non voglio mancare di rispetto alle mie avversarie, ma prima ero insicura, era come se patissi la corsa. Ora invece so di poter dire la mia. Il lockdown è stato una fase in cui ho potuto riflettere molto su quello che volevo e quello che non volevo. Ho tirato le somme e ho capito che potevo essere più determinata e sicura di me.

Un periodo duro, con qualche risvolto positivo…

Ha permesso a tante persone di riflettere sulla propria vita facendogli capire quanto siano fortunate. Prima davamo tutto per scontato, senza capire di essere dei privilegiati. Anche essere qua a parlare è un privilegio. Ci sono persone che non avranno mai interviste. Di più, persone la cui voce nessuno la ascolterà mai

Un cambiamento importantissimo.

Per questo ora non mi voglio porre più limiti. Voglio lavorare sodo e raggiungere buoni risultati, cercando di essere sempre migliore. Non sono quasi mai contenta dei risultati che ottengo e questo a volte è un bene e a volte un male. E’ buono avere accanto persone che te lo facciano notare.

Dopo lo shooting fotografico del mattino, il casco torna dal meccanico
Dopo lo shooting fotografico del mattino, il casco torna dal meccanico
Sai che il percorso del prossimo Tour potrebbe essere molto interessante?

C’è grande voglia di correrlo. Darà prestigio come lo ha dato a tante atlete del passato. Dobbiamo riflettere sul fatto che siamo qui a correre e abbiamo avuto anche la Roubaix, grazie a quelle donne che con la loro passione e la loro fatica ci hanno permesso di rivendicare certe corse.

Credi che in gruppo ci sia questa consapevolezza?

Fra le ragazze più mature, direi proprio di sì. Spero che le giovani non lo diano per scontato, sta a noi fare in modo che ciò non accada. Conoscere il passato è importante per avere un buon futuro.

Professionismo significa anche avere a disposizione figure di riferimento per ogni ambito.

Credo molto nelle persone che mi circondano, è il modo per rendermi un’atleta migliore. Mi piace avere un costante scambio di idee. Devo saper rispondere al nutrizionista o al mental coach. Loro mi danno gli strumenti, sta a me dire cosa penso. Mi piace che si crei sinergia, perché se certe cose, dall’alimentazione all’approccio con le gare, sono imposte, non sei consapevole di te stesso. Più ci si conosce, più si diventa forti.

L’individuo al centro delle operazioni…

I numeri dicono tanto, ma se non sei tu a capire da che parte sei girato, hai poco da fare. Il ciclismo è bello perché è introspezione, scoperta dei propri limiti e la voglia di superarli. A me piace fare fatica in bicicletta. Magari non sono un grande talento, ma lavoro tanto.

Se non avessi un grande talento, non avresti due medaglie olimpiche e tutto il resto…

Per come mi vedo, sento di essere una lavoratrice. Se non dai, non ottieni.

Giorni fa, nel cross di Vermiglio, si parlava con Marianne Vos e il pensiero intanto volava a te, sapendo che ci saremmo incontrati. Hai la stessa forza di Marianne nell’accettare i piazzamenti. Anche questo rende grandi…

Tu vuoi vincere a tuti i costi. Ma se quando stai dando il 110 per cento, qualcuno ti batte, non puoi farci niente. E’ lo sport, ma è anche la vita. E’ lo stimolo per migliorare.

C’è un secondo posto che però ti brucia?

Certo che c’è (dice dopo aver sollevato per qualche instante lo sguardo al cielo, ndr). E’ il secondo posto ai tricolori di Superga nel 2015 dietro Elena Cecchini. Il campionato italiano sembrava una gara maledetta. L’anno prima ero caduta, mentre Superga sembrava l’arrivo perfetto per me. Eravamo solo in due delle Fiamme Oro, mentre le Fiamme Azzurre erano tantissime e portarono via la fuga, arrivando ai piedi di Superga con un minuto e mezzo di vantaggio. Recuperai 1’20” arrivando a 10 secondi da Elena. Glielo dissi…

Che cosa?

Che la detestavo. Ma lei capì lo spirito di quella frase…

La Freccia Vallone è l’obiettivo di Longo Borghini: come cambia senza la Van der Breggen?
La Freccia Vallone è l’obiettivo di Longo Borghini: come cambia senza la Van der Breggen?
Torniamo al professionismo, orgogliosa di esserci arrivata?

E’ una cosa molto bella, ma non dobbiamo pensare che il percorso sia concluso. Finché ci saranno ragazze che guadagnano 300 euro al mese, non potremo dire di essere arrivate dove vogliamo. Non sto puntando il dito contro le piccole squadre, l’argomento è delicato. So benissimo che ci sono piccoli team a conduzione familiare, i cui direttori sportivi cercano di racimolare ogni anno il budget per far correre le ragazze. Ma dobbiamo impegnarci perché anche il loro livello possa crescere.

Come si fa?

A volte guardo Ina Teutenberg, il nostro direttore sportivo. Lei ha avuto una grande carriera (più di 200 vittorie, ndr), gettando le basi per noi che corriamo oggi. In qualche modo ora sta a noi raccoglierne il testimone.

A proposito di direttori sportivi, ti dispiace che Giorgia Bronzini sia andata via?

Mi dispiace molto, ma sono convinta che alla Liv troverà il suo ambiente. Lei è capace di dare grinta e far crescere le giovani. Qui si è trovata in difficoltà in una organizzazione con parecchi schemi. Sono sicura che farà un gran lavoro.

Cosa pensi della stagione con Elisa Balsamo?

La vedo già come una ragazza molto inquadrata, con un entourage che la segue benissimo. Mi piace l’idea di poterla aiutare a crescere ancora.

Il primo ritiro serve per mettere a posto tutti i dettagli, dall’abbigliamento alla bici
Il primo ritiro serve per mettere a posto tutti i dettagli, dall’abbigliamento alla bici
Vabbè, adesso però dichiara un obiettivo.

Se proprio devo dirlo, allora è la Freccia Vallone. Le ho sempre girato attorno e alla fine arrivava Anna Van der Breggen che trovava il modo di vincerla. Ora lei non c’è più e si creeranno tanti scenari e tattiche da capire. Sono davvero curiosa…

Il nostro tempo è scaduto. Paolo Barbieri arriva dalla sala accanto per portarcela via. Si starebbe a parlare ancora a lungo e siate certi che lo faremo. Il sorriso resta negli occhi mentre Elisa si allontana. Grazie per la stima. La stagione si annuncia foriera di grandi racconti.