Amadori tra l’europeo amaro e le prospettive per il 2024

27.09.2023
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L’europeo di Drenthe è ormai alle spalle, ma la rassegna continentale spostata a fine settembre ha dimostrato una volta di più come il calendario internazionale sia davvero lunghissimo, forse troppo. Un concetto che viene spesso ripetuto per le ragazze, ma se guardiamo a quanto avviene per i giovani, lo stridere è ancora più forte, basti pensare agli junior che abbinano l’attività su strada a quella su pista.

Il problema è emerso ad esempio guardando la prova degli under 23: era evidente nel finale come gli azzurri (ma anche altre squadre hanno evidenziato lo stesso problema) fossero con le energie ridotte al lumicino e anzi aver piazzato due elementi nei primi 10 (7° Busatto, 9° De Pretto) è già motivo per sorridere. Il cittì Amadori nel suo bilancio parte proprio da questa considerazione, fattagli presente da molti addetti ai lavori subito dopo la conclusione della gara olandese.

Per Marino Amadori una stagione positiva, con la perla della vittoria nella Nations Cup
Per Marino Amadori una stagione positiva, con la perla della vittoria nella Nations Cup

«Le corse sono tante – spiega Amadori – soprattutto abbinando il calendario nazionale a quello internazionale. I ragazzi assommano numeri di giornate di corsa che non hanno nulla da invidiare ai professionisti. La differenza la fa la programmazione: noi abbiamo cercato di lavorare in tal senso, senza così invadere il campo ai team. Nel complesso ha funzionato, poi non tutto può andare perfettamente».

Le gare internazionali dimostrano che c’è ormai un plurilivello nella categoria, con chi è nei team Devo che ha un motore diverso dagli altri.

Vero, ma secondo me la differenziazione è ancora maggiore, perché chi corre più spesso fra i professionisti è ancora più avvantaggiato. Noi come nazionale, con il fondamentale ausilio della Federazione, abbiamo cercato di colmare questo gap il più possibile, ma il nostro impegno non basta. Busatto, tanto per fare un esempio, prima dell’europeo ha fatto ben 6 gare in 8 giorni, tra Francia e Italia, è chiaro che alla lunga il serbatoio di energie si è svuotato.

Per Busatto, qui al Trofeo Matteotti, un surplus di gare che ha pesato sulla prova continentale
Per Busatto, qui al Trofeo Matteotti, un surplus di gare che ha pesato sulla prova continentale
Secondo te quindi c’è un diverso livello anche fra chi fa attività internazionale?

Sicuramente. Chi è arrivato secondo all’europeo di categoria, lo spagnolo Ivan Romeo è a tutti gli effetti un corridore della Movistar, che ha fatto tutta la stagione nelle gare professionistiche, dal Fiandre alla Roubaix, dal Romandia alla Clasica di San Sebastian. E come lui altri, non dimentichiamo poi che nella gara elite terzo e quarto (l’olandese Kooij e il belga De Lie, ndr) avrebbero potuto per età competere nella categoria inferiore.

Questo cosa significa?

Che i regolamenti dell’Uci hanno determinato degli scalini nella stessa categoria che fanno confusione e non ci dovrebbero essere. Una volta c’era un vincolo: se fai gare WorldTour non puoi competere nelle prove di categoria, titolate o meno. Ora questa differenza non c’è più e gli atleti scelgono dove partecipare, ma questo non è un bene.

Il gruppo azzurro a Hoogeveen. Il cittì azzurro ha rilevato qualche errore di strategia
Il gruppo azzurro a Hoogeveen. Il cittì azzurro ha rilevato qualche errore di strategia
Dopo l’europeo che bilancio trai dalla stagione?

C’è stato un innalzamento del nostro livello, questo è indubbio e il fatto di aver vinto la Nations Cup davanti alla Francia lo dimostra. Noi abbiamo fatto un’attenta programmazione per preparare gli eventi dell’estate, programmando tre settimane di altura, lavorando con molto profitto al Tour de l’Avenir con il podio di Piganzoli e Pellizzari, i mondiali del trionfo di Milesi nella cronometro e la sua bellissima prestazione anche in linea. L’amaro in bocca mi è rimasto solo per l’europeo.

Perché?

Direi che qualche errore nella condotta tattica della corsa c’è stato, ma anche quello è dettato proprio dalla stanchezza, fisica e forse ancor di più mentale. Ma un episodio ci può anche stare, non inficia una stagione che è stata davvero buona.

Un buon 9° posto finale per Davide De Pretto, anche lui ha pagato la lunghezza della stagione

Un buon 9° posto finale per Davide De Pretto, anche lui ha pagato la lunghezza della stagione
Come interpreti il fatto che sempre più ragazzi approdano nei team Devo?

Significa che in Italia si lavora ancora bene alla base, ma mancano passaggi fondamentali. Per i ragazzi, tanti che hanno fatto questo salto non solo ciclistico ma di vita e cultura, quello è il riferimento, la possibilità di correre al fianco dei professionisti, avere una preparazione come la loro, acquisire quella mentalità. Sono tutti strumenti decisivi per avere un futuro. Il livello si è alzato, resta solo quel problema di cui accennavo prima, un mischiume regolamentare del quale i ragazzi pagano poi il prezzo.

Molti ora faranno il salto, non solo in base all’età ma anche alle scelte approdando direttamente fra i “grandi”. Molti però arrivano anche dagli juniores…

Infatti in questi giorni sto continuando a girare, per assistere ad alcune classiche come Ruota d’Oro, Piccolo Lombardia, Trofeo San Daniele. Voglio parlare con le società e vedere i ragazzi più interessanti con i miei stessi occhi, in modo da fare una prima rosa di elementi sui quali contare per il prossimo anno, per inserirli in un contesto adeguato, considerando, come giustamente si diceva, che alcuni faranno già il salto fra i pro. L’importante è comunque avere un ampio spettro di corridori per programmare la stagione 2024 e continuare in questo cammino di crescita.

Il super Avenir dell’Italia visto con gli occhi di Amadori

31.08.2023
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La voce di Marino Amadori è carica di emozioni e felicità, il Tour de l’Avenir appena concluso ha dato tanti motivi per essere contenti. La vittoria dell’ultima tappa firmata da Giulio Pellizzari è stata solamente la ciliegina sulla torta di un trasferta in Francia di otto giorni. Tappe dure, dove gli azzurri sono stati sempre presenti e combattivi, tanto da vincere la classifica a squadre con un margine di 14 minuti sulla Colombia. 

Sul podio finale due italiani: Pellizzari secondo (a destra) e Piganzoli terzo (a sinistra, foto Tour de l’Avenir)
Sul podio finale due italiani: Pellizzari secondo (a destra) e Piganzoli terzo (a sinistra, foto Tour de l’Avenir)

Due su tre

Due gradini del podio occupati, il secondo e il terzo, rispettivamente da Pellizzari e Piganzoli. L’Italia partiva con grandi ambizioni e si è dovuta inchinare solamente davanti a Del Toro, ma quando chiediamo ad Amadori se si poteva fare qualcosa di più risponde senza troppi dubbi.

«Di meglio possiamo fare solo i complimenti a chi ha vinto – dice – Del Toro è stato impressionante. Gli ultimi quattro giorni aveva una condizione super, imbattibile. Noi ci abbiamo provato, ma il ragazzo ha risposto sempre bene agli attacchi. E giusto riconoscere il merito a chi è stato più forte, con la serenità di aver fatto il possibile e anche qualcosa oltre».

Alla prima tappa maglia gialla sfiorata per l’Italia, Villa si arreso solamente al compagno di team Foldager (foto Tour de l’Avenir)
Alla prima tappa maglia gialla sfiorata per l’Italia, Villa si arreso solamente al compagno di team Foldager (foto Tour de l’Avenir)

Preparati

Gli azzurri (in apertura alla presentazione delle squadre, foto Tour de l’Avenir) sono stati protagonisti in otto tappe su otto, dalla prima all’ultima. Una costanza che ha portato la firma di Busatto: il quale nelle prime cinque tappe non è mai uscito dai primi dieci.

«Busatto ha fatto vedere di cosa è capace – replica Amadori – purtroppo per un motivo o per l’altro non è riuscito a vincere, ma non è da tutti avere questa costanza. Non dobbiamo però dimenticare tutti gli altri, a partire da Villa che nella prima tappa ha sfiorato il successo, battuto solamente dal suo compagno di squadra Foldager. Peccato per Romele che ha avuto dei problemi fisici all’inizio ma poi è stato davvero importante. Anche Pinarello si è comportato molto bene, era il suo primo Tour de l’Avenir e una caduta gli ha complicato le prime tappe.

«Questo Tour de l’Avenir – continua – lo abbiamo preparato nella maniera migliore, e per questo dobbiamo ringraziare la Federazione. Siamo andati a visionare le tappe e curato tutto nei minimi dettagli. Ma il plauso più grande va fatto ai ragazzi, mentre un grazie importante è per le società. Senza il loro benestare non avremmo potuto lavorare così tanto e bene. I corridori, alla fine, sono di loro proprietà e privarsene per quasi due mesi non è facile. Noi come nazionale cerchiamo di dare quel qualcosa in più che serve ai ragazzi per crescere e l’Avenir è una di queste gare».

A ognuno la sua occasione

L’Italia ha conquistato la classifica a squadre, così come lo scorso anno. Non è un caso, Amadori ha portato sei corridori in grado di fare bene ovunque. Ragazzi forti e preparati, ai quali è stata concessa l’occasione di mettersi in mostra. 

«Vedo queste corse – ci racconta Amadori – come un modo per dimostrare che abbiamo tanti ragazzi forti e in gamba. Non si possono impostare questi appuntamenti come se fossimo una squadra WorldTour, non avrebbe senso. Sarebbe ingiusto chiedere ad un ragazzo di mettersi a completa disposizione di un compagno annullando le sue possibilità di fare bene. Chiaramente tutti sapevano che Pellizzari e Piganzoli sarebbero stati i due uomini di classifica, viste le loro caratteristiche, e per questo bisogna avere un occhio di riguardo. Ma poi ad ogni ragazzo veniva concessa l’occasione di fare il suo». 

Piganzoli è stato il regista in corsa, la sua esperienza è risultata fondamentale per il podio finale (foto Tour de l’Avenir)
Piganzoli è stato il regista in corsa, la sua esperienza è risultata fondamentale per il podio finale (foto Tour de l’Avenir)

Duo Pellizzari-Piganzoli

Quando la strada ha iniziato ad impennarsi sotto le ruote dei corridori sono emersi Pellizzari e Piganzoli. I due scalatori giovani che tanto stanno crescendo e che hanno già fatto molto bene. Non si arriva secondo e terzo al Tour de l’Avenir senza una preparazione adeguata, vero, ma poi servono delle qualità innate per rimanere davanti ogni giorno e giocarsi la vittoria

«Piganzoli – spiega Amadori – è stato il regista in squadra, visto che in queste gare si corre senza radiolina. I ragazzi devono inventare delle strategie ed agire al volo, lui era al suo secondo Avenir e ha fatto delle belle esperienze. Ora è il momento di puntare a qualcosa di più, è giusto così. Piganzoli partiva con i gradi, tanto da aver programmato questo Avenir fin nei minimi dettagli. Ha curato la preparazione al cento per 100 ed è arrivato al meglio delle sue possibilità.

«D’altro canto – dice ancora – Pellizzari ha fatto vedere grandi qualità per essere alla sua prima esperienza. L’idea era quella di tenere due pedine da giocarci per la classifica finale, entrambi ci hanno provato ed entrambi hanno attaccato. Giulio non è mai uscito dai primi cinque nelle ultime tappe, quelle di montagna. E’ chiaro che con un corridore del genere si voglia puntare a fare meglio il prossimo anno, e meglio del secondo posto c’è solo la vittoria (conclude con una risata, ndr)».

Il “riposo della mente”: lo spiega Elisabetta Borgia

02.08.2023
5 min
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«Ho fatto una settimana di riposo completo dopo il campionato italiano, più per la testa che per il fisico». Così ci ha detto Busatto (foto Instagram di apertura) al ritiro di Sestriere con la nazionale U23. Da questa affermazione è nata una domanda che ci è rimasta nella testa per un po’ di tempo: quanto è importante riposare la mente?

La risposta arriva da Elisabetta Borgia, psicologa dello sport della Lidl-Trek. Rientrata lunedì dalla Francia, dove ha seguito le atlete al Tour Femmes, mentre oggi riparte verso Glasgow, direzione mondiali. Nell’attesa dell’imbarco, trova il tempo per rispondere alle nostre domande.

Skjelmose è arrivato giovanissimo nell’orbita Lidl-Trek: la sua crescita è stata gestita tenendo conto anche dei periodi di recupero
Skjelmose è arrivato giovanissimo nell’orbita Lidl-Trek: la sua crescita è stata gestita tenendo conto anche dei periodi di recupero
Partiamo dall’affermazione di Busatto…

La fatica non è sempre e solo fisica, ma anche psicologica. Il livello delle competizioni si alza sempre di più e per rimanere al top serve tanta concentrazione e dedizione. Ogni dettaglio conta, e nel curare i particolari fin nei minimi termini si consumano tante energie. 

Da qui il riposo della mente?

Il nostro serbatoio non è illimitato, anzi. Il problema è che quando la spia si accende è già tardi, bisogna intervenire prima. 

E come si fa?

Si pianifica la stagione, non solo per i picchi di forma fisica, ma anche mentale. E’ difficile per gli atleti staccare nei momenti di riposo, ma bisogna accettare che anche il riposo è importante, anzi, fondamentale. Altrimenti si rischia il “burnout”.

Un riposo fruttuoso, il corridore della Circus-ReUz era uno dei più attivi nel ritiro della nazionale al Sestriere
Un riposo fruttuoso, il corridore della Circus-ReUz era uno dei più attivi nel ritiro della nazionale al Sestriere
Cos’è?

Si tratta di una sindrome psicofisica che ci porta a ritrovarci senza energie, svuotati. Ed una volta arrivati al burnout è già troppo tardi.

Parlaci di questi picchi di forma mentale.

Un corridore, insieme alla squadra, ad inizio anno decide il calendario delle gare e da lì pianifica la stagione e gli allenamenti. Preparare un grande appuntamento stressa, l’atleta è super concentrato e focalizzato sull’obiettivo. Ma questo deve essere un crescendo, non si può pensare di andare a manetta da dicembre a ottobre. 

Quindi come si lavora?

Per obiettivi: pian piano vai a “stringere” mentalmente. Un esempio: se punti a far bene al Giro, che si corre a maggio, a dicembre potrai essere più tranquillo. Magari ti fai un’uscita con gli amici, una passeggiata con il cane, leggi un libro, passi un giorno in più con la fidanzata. Questo perché quando sarai chiamato a concentrarti al 100% sarai fresco e pronto per farlo. Se parti a fare la vita da atleta al massimo fin da inizio stagione rischi di essere finito ad aprile.

I grandi appuntamenti sfiniscono gli atleti, il riposo diventa fondamentale per ritornare competitivi
I grandi appuntamenti sfiniscono gli atleti, il riposo diventa fondamentale per ritornare competitivi
Così all’avvicinarsi dell’appuntamento sarai pronto a fare il necessario per andare al top della condizione?

Esatto, quando il corridore si troverà in altura, sarà pronto ad essere focalizzato sull’obiettivo, avrà la volontà di fare quel qualcosa in più per arrivare al top all’appuntamento. 

Come si crea questo programma?

Personalmente faccio così: calendario alla mano, dividiamo i periodi in verde, giallo e rosso. Dove il verde è il recupero, il giallo è l’inizio della preparazione e il rosso è la gara ed i giorni precedenti. Quello che a volte non si capisce è che il periodo “verde” è importante tanto quello “rosso”. Se voglio essere al massimo devo fare in modo di riposare, perché solo in quel caso sarò pronto a fare i sacrifici necessari. 

Tornando a Busatto, lui dopo il campionato italiano si è fermato, per preparare il mondiale e Tour de l’Avenir, suoi principali obiettivi della stagione.

Probabilmente chi lavora con lui, o Busatto stesso, hanno capito che se avesse tirato dritto probabilmente sarebbe arrivato stanco a questi appuntamenti. 

Un corridore esperto è in grado di riconoscere quando ha bisogno dei periodi di riposo (foto Instagram Geraint Thomas)
Un corridore esperto è in grado di riconoscere quando ha bisogno dei periodi di riposo (foto Instagram Geraint Thomas)
Per i giovani i periodi e la programmazione dei picchi mentali sono ugualmente importanti?

Forse anche di più. L’età è un fattore fondamentale, quanto costa ad un ragazzo giovane questo tipo di vita? Tanto, se non ha modo di svagare con la mente e di pensare anche ad altro. Per questo dico spesso che non bisogna investire il proprio tempo solo su una cosa, ma cercare altro: passioni sane che una volta finito l’allenamento o il periodo di gare, li aiutino a riposare la mente. Sono professionisti ed il loro lavoro è questo, ma non sono macchine. Però c’è una fregatura…

Quale?

Che i giovani sono molto sul “fare”, è una cultura molto pericolosa che le passate generazioni non avevano. Ora i ragazzi crescono e diventano professionisti con tanti numeri da controllare e con i quali sono controllati. Un conto è un adulto che negli anni si è visto arrivare queste nuove informazioni, ma con la consapevolezza e la capacità di saperle leggere. Un altro è lo stimolo continuo, con il rischio di pensare solo alla bici.

Busatto dal Sestriere mette il mondiale nel mirino

25.07.2023
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SESTRIERE – Il sole su Sestriere cala dietro i picchi appuntiti, colorando di arancione tutto quello che incontra, mentre il vento mischia le voci e i rumori della montagna. La nazionale under 23 di Marino Amadori alloggia in un residence che si affaccia sul centro sportivo. I bambini di un camp giocano a calcio, mentre noi siamo in compagnia di Busatto, che placidamente scioglie la lingua. 

Venerdì una giornata di scarico per Busatto e compagni nel ritiro di Sestriere
Venerdì una giornata di scarico per Busatto e compagni nel ritiro di Sestriere

Due settimane di ritiro

La nazionale, guidata dal cittì Amadori, è arrivata a Sestriere il 9 luglio, e rimarrà qui fino al 6 agosto. Gli atleti si alterneranno all’interno del residence, con l’obiettivo di arrivare pronti ai prossimi impegni: mondiale e Avenir. La corsa iridata riservata agli under 23 si correrà il 12 agosto, mancano ancora tre settimane. Prima della corsa Busatto andrà in Repubblica Ceca, con la sua squadra, al Czech Tour.

«Mondiale ed Avenir – racconta Busatto – saranno gli obiettivi principali della stagione. Dovrò presentarmi lì al massimo della condizione con l’obiettivo di fare bene. Il fatto di aver avuto il modo di visionare le ultime tappe dell’Avenir è utile per capirne la durezza. Le salite sono toste ed il livello sarà altissimo».

Sabato gli azzurri sono andati a perlustrare le strade delle ultime due semitappe dell’Avenir
Sabato gli azzurri sono andati a perlustrare le strade delle ultime due semitappe dell’Avenir
Facciamo un passo indietro rispetto all’Avenir, tu sarai a Glasgow per correre il mondiale, emozionato?

E’ la prima volta che corro una corsa così importante (l’anno scorso a Wollongong Busatto è andato come riserva, ndr). Vero che l’anno scorso ho fatto gli europei in Portogallo. Ma il mondiale è un’altra cosa, altre emozioni. L’anno scorso sono andato in Australia ma non ho corso, ero pronto, sì ma non al top della condizione. Quest’anno, invece, avendo avuto la conferma di fare il mondiale con anticipo ho potuto prepararmi al meglio.

Arrivi da campione italiano e con la vittoria della Liegi, sei più sicuro dei tuoi mezzi?

Quest’anno mi sono evoluto molto, la vittoria alla Liegi U23 e quella del titolo italiano, sempre under 23, mi hanno dato tanta consapevolezza dei miei mezzi. Sicuramente so quanto valgo. 

Il percorso di Glasgow assomiglia un po’ a questi: molto selettivo. 

Forse il percorso del mondiale è meno selettivo, devo essere sincero: per il momento non ci sto pensando molto. L’ho già visto più volte su Veloviewer per capire bene cosa aspettarmi. Non ho idea di chi possano essere i miei avversari, ci saranno tante incognite, soprattutto chi ci troveremo contro nella prova under 23. Quel che più mi ha colpito del percorso sono le curve, non c’è mai un tratto di rettilineo lungo. Tante curve significa avere rilanci continui, le posizioni in gruppo saranno fondamentali. Anche la fuga è un fattore da non sottovalutare, in un percorso del genere sarà difficile fare tanta velocità. Quindi, se si lascia troppo spazio ai fuggitivi si rischia di perdere la corsa.

Tanti lavori di qualità per Busatto sulle strade di Sestriere
Tanti lavori di qualità per Busatto sulle strade di Sestriere
Chi ti aspetti possa essere favorito?

Non saprei, ci sono tanti nomi. Ci sono ragazzi che hanno avuto dei metodi di approccio diversi, chi ha già corso in gare WorldTour avrà un vantaggio. Lo si è visto l’anno scorso con la vittoria di Fedorov, uscito in grande condizione dalla Vuelta. Non tutti abbiamo l’opportunità di correre gare così importanti, questo fa la differenza.

Quando vedrai il percorso dal vivo per la prima volta?

Dovremmo partire il 9 agosto per Glasgow, nei giorni prima vedremo bene il percorso e capiremo quali potranno essere i punti salienti. 

Tornerai ad attaccare il numero in Repubblica Ceca, come ti senti?

Sarà un breve giro a tappe che correrò in funzione del mondiale, cercherò di non fare troppi fuorigiri. Chiaro, se mi sentirò bene non mi tirerò indietro, dipende come sentirò la gamba. L’obiettivo è quello di affinare la preparazione, la parte fondamentale sarà quella che dividerà la gara in Repubblica Ceca ed il mondiale. 

Quella di Glasgow sarà la seconda convocazione iridata, prima è stata quella di Wollongog vissuta però da riserva
Quella di Glasgow sarà la seconda convocazione iridata, prima è stata quella di Wollongog vissuta però da riserva
Hai già idea di come gestirai quei giorni?

Il blocco importante di lavoro è questo che stiamo facendo al Sestriere. In quella settimana penso che non farò volume, ma mi concentrerò sul migliorare il ritmo gara e dietro motore, per arrivare brillante. 

Ti abbiamo visto in questi due giorni al Sestriere come uno dei più pimpanti e rilassati, questo mese di riposo ti ha fatto bene?

Ho fatto una settimana di riposo completo dopo il campionato italiano, più per la testa che per il fisico. Una volta ripreso a pedalare non ero subito al top ma ho visto che la condizione c’è. Se stai bene di testa e rimani concentrato tutto arriva di conseguenza. 

La prima vittoria di Busatto è arrivata alla Liegi U23 (foto Cyclingmedia Agency)
La prima vittoria di Busatto è arrivata alla Liegi U23 (foto Cyclingmedia Agency)
Hai già indossato la maglia di campione italiano?

Non ancora. Da un lato meglio, magari vedermi spesso con quella maglia mi avrebbe fatto rilassare troppo, meglio rimanere concentrati. 

Quando sarà la prima occasione allora?

Probabilmente al Piccolo Lombardia. Da qui a fine stagione farò cinque o sei gare, ma quasi tutte con i professionisti, visto che l’anno prossimo passerò nel team WorldTour. 

Cretti: un giugno da favola e la maglia azzurra

03.07.2023
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La voce di Luca Cretti attraversa decisa il telefono, il momento del giovane bergamasco della Colpack-Ballan è positivo. Le prestazioni sono andate di pari passo con dei buoni risultati, il suo mese di giugno è stato un continuo progredire. Al Giro Next Gen sono arrivati due bei piazzamenti, il primo a Cansiglio, quarto, l’altro a Trieste, secondo. Cretti è stato bravo poi a riposarsi ed arrivare pronto al campionato italiano, dove però è stato battuto in volata da BusattoHa poi conquistato il Giro del Veneto (in apertura con la maglia di leader). E ieri, infine, è finito dietro Pellizzari nella Astico-Brenta.

Il giorno dopo il campionato italiano Cretti ha vinto la Pessano-Roncola (foto Rodella)
Il giorno dopo il campionato italiano Cretti ha vinto la Pessano-Roncola (foto Rodella)

Finalmente sbloccato

La prima vittoria stagionale è arrivata il giorno dopo della corsa tricolore, sulle strade di casa, alla Pessano-Roncola. Un bel successo che ha riequilibrato i conti con la fortuna e con qualche occasione lasciata a metà, per sua stessa ammissione. Il corridore bergamasco ha concluso la sua cavalcata del mese di giugno coronandola con la vittoria della classifica generale al Giro del Veneto (photors.it in apertura).

«Non ho considerato la vittoria della Pessano-Roncola come una liberazione – ammette Cretti – sapevo che con la condizione che avevo prima o poi sarebbe arrivato un successo. Quella mattina, però, a dire il vero neanche volevo partire. Alla fine Gianluca Valoti mi ha convinto, ma non mi aspettavo nulla. Non avevo mai vinto su un arrivo in salita, ma ripeto: la gamba c’era.

«Il Giro del Veneto ho insistito io per correrlo e fare classifica. Dopo aver vinto su una salita come quella della Roncola – prosegue Cretti – mi sentivo troppo bene per non provarci. Se mi dovessero chiedere che corridore sento di essere, non saprei rispondere. Questo mese di giugno è stato incredibile. Nel 2023 ho già corso cinque gare a tappe, questo è uno dei motivi per cui sono venuto in Colpack e sono contento che la scelta sia stata ripagata».

Per il corridore della Colpack quest’anno è arrivata anche la prima esperienza al Nord: alla Paris-Roubaix Espoirs
Per il corridore della Colpack quest’anno è arrivata anche la prima esperienza al Nord: alla Paris-Roubaix Espoirs
Facciamo un passo indietro al Giro Next Gen, quando hai capito di andare forte?

Fin dai primi giorni, parlando con i miei compagni nel post tappa capivo di avere sensazioni diverse da loro. Per fare un esempio: a volte parlavamo del ritmo tenuto su qualche salita e io mi accorgevo di aver fatto meno fatica rispetto a loro. Dopo due o tre volte che lo dicevo, ho capito che forse non erano loro ad andare piano, ma io ad essere in ottima forma. 

Tant’è che poi ci hai provato due volte, a Cansiglio e poi a Trieste.

Finiti i primi giorni di lavoro per Persico e Meris abbiamo avuto il via libera (tant’è che a Povegliano ha vinto Romele, ndr). Io nelle ultime due tappe mi sono buttato nella mischia, sono andato in fuga e ci ho provato. Mi considero un corridore da fughe, ce l’ho nel sangue. Non ho un particolare spunto veloce quindi devo sempre provare ad anticipare, inutile aspettare. 

E’ una condizione che hai trovato come?

Dal ritiro in altura che abbiamo fatto a Livigno con la squadra. Era la prima volta che andavo a fare una preparazione del genere ed i risultati si sono visti. 

A Mordano Cretti ha provato in ogni modo ad attaccare Busatto ma non è riuscito a levarselo di ruota (foto Zannoni)
A Mordano Cretti ha provato in ogni modo ad attaccare Busatto ma non è riuscito a levarselo di ruota (foto Zannoni)
Quale secondo posto ti ha fatto “rosicare” di più? Quello di Trieste o al campionato italiano?

Chiaramente vincere la maglia tricolore sarebbe stato un sogno, è una maglia unica alla quale tutti ambiscono. Ma sulle strade di Mordano ho fatto di tutto per staccare Busatto, anche quando siamo rimasti in due ho provato più volte a forzare. Non ho rimpianti. Mentre a Trieste contro Foldager non mi sentivo di aver dato tutto. Il percorso non era così duro e non avevo troppo spazio per provarci. Quindi direi che ho rosicato di più a Trieste. 

Questo è anche il tuo ultimo anno da under 23, un passaggio importante per la tua carriera…

Vero. Ho la fortuna di essere arrivato qui in Colpack in tempo per provare a giocarmi tutto, penso che sia la squadra migliore per farlo. Fin dall’inverno mi sono allenato bene, sono riuscito anche a perdere quei tre chili di troppo e si sente la differenza. Anche se la stagione non era iniziata al meglio.

In che senso?

Ho affrontato la prima parte del 2023 concentrandomi troppo sul fare il risultato. Mi dicevo: «Devi vincere per dimostrare che vali». Ad una gara in Croazia stavo parlando con un mio compagno che mi ha consigliato di andare da un mental coach.

A Trieste qualche rimpianto per Cretti, avrebbe potuto provare a staccare Foldager (foto LaStampa)
A Trieste qualche rimpianto per Cretti, avrebbe potuto provare a staccare Foldager (foto LaStampa)
E come ti sei trovato?

Era un’idea che avevo in mente da tanto tempo, mi stuzzicava. Le prime sedute sono servite per conoscerci, poi ho iniziato a vedere i frutti del nostro lavoro. Ci confrontiamo sul pre e sul post corsa. 

Cosa è cambiato?

Abbiamo spostato il focus dal risultato alla prestazione, bisogna migliorare quest’ultima per essere competitivi. Ci concentriamo sulle parti positive, senza vivere quest’ultimo anno con ansia. E’ tutto nelle mie mani, devo fare del mio meglio, se sei bravo va bene, altrimenti non era destino. 

Il ritiro a Livigno prima del Giro Next Gen ha portato i suoi frutti alla corsa rosa (foto Rodella)
Il ritiro a Livigno prima del Giro Next Gen ha portato i suoi frutti alla corsa rosa (foto Rodella)
Per ora sta andando bene, considerando che anche il cittì Amadori si è accorto delle tue prestazioni. 

Mi ha fatto i complimenti al Giro e poi anche al campionato italiano. In questi giorni mi ha comunicato che sarò tra i convocati per il ritiro in altura al Sestriere. Per gli appuntamenti importanti, come Avenir e mondiale, magari avrà già dei nomi in testa, io farò del mio massimo per metterlo in difficoltà. Se sarò all’altezza di essere convocato darò tutto per la maglia azzurra. 

Che effetto ti fa partire per il ritiro di Sestriere?

Contentissimo, ma l’ho vissuta con tranquillità. Sapevo che con le buone prestazioni sarebbe potuta arrivare questa convocazione. La cercavo da tanto e finalmente è arrivata.

A Busatto il titolo U23 con testa e gambe da campione

25.06.2023
6 min
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«Ancora devo realizzare di aver vinto il campionato italiano. L’ho sempre vista come una corsa difficile tatticamente. Credo sia l’apice di una crescita e spero di continuare così». Ha colto subito nel segno  Francesco Busatto neo campione italiano under 23. Il corridore della Circus-ReUz dopo l’arrivo ha parlato subito di gioia, di tattica e di crescita. 

Dopo l’alluvione in Romagna, Marco Selleri e Marco Pavarini, dirigenti di ExtraGiro, hanno fatto un altro piccolo miracolo (foto M. Isola)
Dopo l’alluvione in Romagna, Marco Selleri e Marco Pavarini, dirigenti di ExtraGiro hanno fatto un altro piccolo miracolo (foto M. Isola)

La corsa

La gara di Mordano si snodava sul circuito dei Tre Monti, quello famoso per il mondiale di Adorni e in parte di Alaphilippe

Da fare 171 chilometri e 2.300 metri di dislivello. Caldo, ma non impossibile e corsa subito vivace. Fuori c’è una fuga numerosa. Al quarto dei nove giri, sul forcing di Sergio Merisin, vanno via in otto, tra cui i tre del podio, Busatto appunto, Luca Cretti della Colpack-Ballan e Dario Igor Belletta della Jumbo-Visma Development. All’ottava tornata l’azione decisiva.

Busatto attacca deciso e solo Cretti riesce a rispondergli e anzi anche a rilanciare. Si capisce subito che i due ne hanno di più e scappano. E’ sprint a due… ma non c’è storia. Dopo la Liegi e l’Orlen Nations Grand Prix, Busatto infila un altro prestigioso successo.

«E’ un sogno che si realizza – ha detto Busatto dopo l’arrivo – non lontano da qui, sulla salita di Gallisterna, avevo visto vincere il mondiale ad Alaphilippe e anche io ci avevo corso su quelle strade. Strade che mi si addicevano oggi. Il percorso, con strappi pendenti alternati a tratti in cui la salita spianava, mi piaceva».

Partenza e arrivo a Mordano: 164 iscritti, 171 km, 2.300 m di dislivello percorsi a 40,343 di media oraria (foto M. Isola)
Partenza e arrivo a Mordano: 164 iscritti, 171 km, 2.300 m di dislivello percorsi a 40,343 di media oraria (foto M. Isola)

La tattica

Non è la prima volta che durante l’anno Busatto gioca bene le sue carte. E quando all’inizio ha parlato di tattica lo ha fatto a ragione.

«Della mia squadra – spiega il veneto – eravamo solo due e questo mi preoccupava. Abbiamo cercato di correre di rimessa all’inizio, lavorando per ricucire sulla prima fuga. Da lì però ho cercato di farmi trovare pronto su ogni attacco».

Come si dice: spesso la miglior difesa è l’attacco. Francesco aveva capito che non poteva permettersi di restare indietro nuovamente, meglio anticipare, anche perché era ben consapevole delle sue doti di finissseur.

Sul circuito dei Tre Monti sempre una bella cornice di pubblico (immagine Instagram)
Sul circuito dei Tre Monti sempre una bella cornice di pubblico (immagine Instagram)

Lucidità da campione

Nessuno gli aveva detto di correre così. Anche perché i diesse al seguito di Francesco e del suo compagno, Alessio Delle Vedove, non c’erano. E anche durante la settimana non si erano parlati poi così tanto.

«Non ci siamo parlati più di tanto – ha detto poi a mente fredda Francesco – ma ho cercato di correre secondo la mia esperienza, cercando di fare tutto il più diligentemente possibile».

«Sapevo di essere veloce, ma non ero sicuro di vincere. Ho capito però che potevo farcela quando all’imbocco dell’ultima salita il vantaggio continuava ad aumentare.

«In più io stavo bene ed ero pronto a rispondere a tutti gli scatti che avrebbe fatto Cretti, pur di cercare di arrivare in volata. Anche se devo dire che alla fine siamo andati abbastanza di comune accordo fino all’arrivo. E forse è stata anche un po’ più semplice di quello che mi aspettavo».

Busatto parla davvero con la lucidità del campione. Di chi ha tutto sotto controllo o semplicemente di chi è sicuro di sé. E questa sicurezza è un tassello di cui lui stesso ci ha parlato.

«Una sicurezza che ti viene con i buoni risultati e probabilmente adesso con questa maglia sarà ancora di più. Anche se un po’ di sicurezza l’avevo presa dopo la Liegi.

«In realtà poi non ero poi così sicuro. Anche perché la gamba non era proprio il massimo e soprattutto durante le prime salite ho avuto dei problemi di stomaco. Ho cercato di non mollare, di mangiare il più possibile… e per fortuna alla fine la gamba c’era. Forse perché anche gli altri non erano freschissimi».

Cretti (2001) all’attacco, Busatto (2002) lo incalza (foto Zannoni, come in apertura)
Cretti (2001) all’attacco, Busatto (2002) lo incalza (foto Zannoni, come in apertura)

Dediche speciali

Francesco racconta di un post Giro Next non facile. La stanchezza per la corsa rosa, unita al primo caldo lo hanno fiaccato. Ha detto che paga molto il primo caldo e anche per questo in settimana aveva fatto solo scarico.

«Nessun allenamento tirato – ha detto il bassanese – ho pensato solo a recuperare. Poi sarò uscito dal Giro Next anche con una grande gamba, ma a livello di sensazioni non mi sentivo proprio benissimo. Ripeto, la prima settimana di caldo la pago sempre un po’».

Prima di lasciarci c’è l’immancabile dedica: «A chi la dedico? Alla mia famiglia prima di tutto. Nei tanti anni in cui non ho avuto grandi risultati, quando facevo persino fatica a trovare squadra, loro ci sono sempre stati. Poi la dedico alla mia squadra. E ancora al mio preparatore, Paolo Santello. E’ grazie a lui se ho fatto un bel salto di qualità e se mi ha dato un modo diverso di vedere le cose.

«E infine una dedica va alla Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino che mi ha ospitato due giorni per questa gara e che due anni fa mi ha preso quando ero praticamente “per strada”. Senza di loro non sarei qui adesso».

Il podio con Busatto, Cretti e Belletta. Quest’ultimo in volata ha regolato (a 1’47”) un drappello di 8 corridori
Il podio con Busatto, Cretti e Belletta. Quest’ultimo in volata ha regolato (a 1’47”) un drappello di 8 corridori

Parola a Piva

E poi c’è Valerio Piva, diesse della WorldTour di Busatto dal prossimo anno, la Intermarché-Wanty Gobert. Valerio è di ritorno dall’italiano dei pro’ quando lo intercettiamo. Da una parte gioisce, dall’altra meno, perché se Francesco ha vinto, Lorenzo Rota ha fatto ancora una volta secondo.

«Busatto è uscito bene dal Giro Next – dice Piva – e sapevamo che stesse bene. Sapevamo che si sarebbe potuto giocare le sue carte. Già durante il Giro ci era andato vicino due volte. Ancora non ho parlato con lui. Lo farò domani (oggi, ndr) e mi dirà bene come è andata la corsa».

Quella di Francesco è un’altra vittoria importante. Una vittoria che soprattutto arriva tra diversi piazzamenti altrettanto importanti, segno che il ragazzo ha una certa continuità di rendimento.

«E’ frutto di un lavoro di squadra, del suo direttore sportivo Kévin Van Melsen, del nostro staff. E infatti anche altri ragazzi stanno andando forte. Noi abbiamo investito su di lui. Ci abbiamo creduto. Fondriest ce ne aveva parlato bene. Lo abbiamo monitorato e lo abbiamo scelto. Ma questo non significa che ci fermiamo o che lui si dovrà fermare. Dobbiamo continuare a farlo crescere».

Segaert incendia Agliè: sua la prima rosa Next Gen

11.06.2023
5 min
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La cronometro di apertura del Giro Next Gen si conclude in cima allo strappo che porta al Palazzo Ducale di Agliè. E’ lì che Alec Segaert scava il solco tra sé e gli altri e conquista così la prima maglia rosa. Il sole illumina il rosso dei mattoni scaldando oltremodo il clima, il caldo risulterà una variabile fondamentale a fine giornata. La sua maglia di campione europeo a cronometro brilla sul podio, ricordando a tutti che oggi ha vinto il grande favorito, alla faccia degli outsider.

Il giorno di Segaert

Il belga sale e scende dal podio delle premiazioni continuamente, tre delle cinque maglie in palio nella prima edizione del Giro d’Italia U23 targato RCS Sport sono sue. 

«E’ la partenza perfetta – conferma in mixed zone – sognavo di indossare questa maglia fin da subito. Ho visto il percorso e mi sono detto che era proprio adatto alle mie caratteristiche, è stata una cronometro bellissima. Non era forse lunghissimo, con qualche chilometro in più avrei potuto accumulare maggior vantaggio. Sulla salita finale, 500 metri non troppo impegnativi ma dove si poteva fare molta velocità, sapevo di poter prendere tempo su tutti gli altri e così è stato

Su questa prima tappa si è abbattuto un caldo soffocante, che ha modificato i valori in campo
Su questa prima tappa si è abbattuto un caldo soffocante, che ha modificato i valori in campo

Feeling con l’Italia

Alec Segaert ci ha fatto vedere di cosa è capace già negli scorsi anni, nel team development della Lotto Dstny si è messo in grande evidenza. I risultati ottenuti in questi mesi gli hanno permesso di passare con il team professional belga. 

«Mi trovo molto bene a correre in Italia – spiega con il rosa della maglia che si abbina al rosso delle guance – l’anno scorso ho vinto il Piccolo Lombardia. Mi piace molto il tempo, come quello di oggi, e il pubblico è sempre speciale. Ora ci sono tre tappe dove potrò cercare di tenere la maglia, il mio obiettivo è portarla il più a lungo possibile. Ci saranno delle giornate molto dure e vedremo cosa riuscirò a fare. Se dovessi finire fuori classifica mi concentrerò per vincere un’altra tappa. 

Il tricolore per Busatto

Si rimane sempre nel Nord Europa, la maglia bianca, la indossa un altro belga: Vlan Van Mechelen, del Team DSM. Mentre il simbolo del miglior italiano in classifica generale va sulle spalle di Busatto. Il corridore della Circus-ReUz è ormai anche lui un “belga” da quando indossa i colori del development team della Intermarché-Wanty-Circus. 

«Non penso di essere uno specialista – racconta – di sicuro devo ancora lavorare tanto sulle cronometro. Non è casuale che oggi i premiati siano tutti ragazzi di team development. Ci sono certe squadre, soprattutto quelle del Nord, che preparano questi appuntamenti curando ogni dettaglio. Ora mi godo questa maglia di miglior italiano, il mio Giro sarà incentrato sull’andare a caccia di qualche tappa». 

Una volta uscito dalla mixed zone il vincitore della Liegi U23 ci concede ancora qualche minuto. La Circus-REuz è venuta con una squadra pronta e concentrata sulla classifica, anche se il francese Faure Prost oggi ha accumulato un discreto distacco. 

«Faure – riprende mentre lentamente pedala verso il parcheggio dei bus – ha spinto troppo all’inizio e non è riuscito a reggere lo sforzo fino in fondo. Gli avevo detto di non spingere troppo subito, ma poi è difficile regolarsi una volta scesi in strada. E’ giovane e al primo anno da under 23, questa è la sua prima corsa a tappe di rilievo e questo potrebbe pesare».

La macchina di RCS

RCS torna ad organizzare il Giro dedicato ai giovani e la macchina organizzativa si vede. Tutto si muove con ingranaggi ben collaudati e delle regole che vengono prestabilite e fatte seguire alla perfezione.

«Dobbiamo fare una statua a Selleri – ci ha detto al via Gianluca Valoti, diesse della Colpack – perché ha tenuto in piedi questa corsa in ogni modo. Però il livello dell’organizzazione di RCS è evidente e fa piacere avere questo tipo di trattamento».

«RCS ha una storia – replica Rossato – penso sia un orgoglio partecipare ad un Giro d’Italia under 23 organizzato da loro. Sono convinto che il primo anno sia il più complicato, ma già la presentazione è stata di grande livello. Un palcoscenico che negli eventi futuri darà un bel modo di procedere».

Amadori e l’Italia che cresce: mirino sull’Avenir

05.06.2023
5 min
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Marino Amadori, cittì della nazionale under 23, non ha fatto in tempo a svuotare la valigia dopo l’Orlen Nations Grand Prix che è già il momento di rifarla. L’11 giugno partirà il Giro Next Gen e Amadori lo seguirà con attenzione, visti anche i bei risultati ottenuti di recente dai suoi ragazzi (in apertura alla presentazione della corsa in Polonia – foto PT photos). 

La voce del cittì lascia trasparire tanta felicità, d’altronde la trasferta il Polonia ha lasciato molta soddisfazione, sia in lui che nei ragazzi. 

Il secondo posto finale di Piganzoli è una grande soddisfazione per lui e tutta la nazionale (foto PT photos)
Il secondo posto finale di Piganzoli è una grande soddisfazione per lui e tutta la nazionale (foto PT photos)

Competitivi

Con la maglia azzurra si sono esaltate le qualità di Piganzoli, secondo nella classifica finale, e di Busatto, vincitore di una tappa. Ma Amadori ci tiene a sottolineare la prestazione di tutti, con un occhio anche a chi non è riuscito a partecipare. 

«Ho avuto a mia disposizione sei ragazzi, tutti molto forti – attacca Amadorivolevamo giocarci il risultato pieno e così è stato. Peccato per De Pretto che a causa di un malanno (febbre, ndr) non è riuscito a correre. Con la sua presenza la squadra sarebbe stata davvero al top. Ripeto: la volontà era quella di andare in Polonia e correre da protagonisti e così è stato. Il secondo posto finale di Piganzoli e la vittoria di tappa di Busatto sono state solamente la ciliegina sulla torta».

Le due punte per l’Italia di Amadori erano Piganzoli (in primo piano) e Pellizzari (dietro di lui) (foto PT photos)
Le due punte per l’Italia di Amadori erano Piganzoli (in primo piano) e Pellizzari (dietro di lui) (foto PT photos)

Due punte

I ragazzi designati a curare la classifica erano due: Piganzoli e Pellizzari. Quando si corre per vincere è giusto avere due frecce nel proprio arco, nel caso una delle due si “spezzi”. 

«Purtroppo – racconta il cittì – Pellizzari ha avuto un piccolo problema durante la seconda tappa. Sulla salita finale, a sette chilometri dall’arrivo gli è andata giù la sella ed abbiamo dovuto fare il cambio bici. A quel punto però la corsa era già esplosa, lui ha cercato di riportarsi sotto, ma trovava piccoli gruppetti sulla strada. Che sia arrivato in cima con meno di un minuto di ritardo fa capire quanto sia andato forte. Piganzoli si è trovato con la classifica sulle spalle e non ha sfigurato, anzi. Sono convinto che corse del genere, per ragazzi così giovani che già sono professionisti, servano tanto. Insegnano loro a vincere e mettersi in gioco. Ne parlavo proprio con Rossato e Zanatta, diesse delle rispettive squadre di Pellizzari e Piganzoli».

La crescita di Busatto, e degli altri ragazzi, nel 2023 lascia ben sperare per il futuro (foto PT photos)
La crescita di Busatto, e degli altri ragazzi, nel 2023 lascia ben sperare per il futuro (foto PT photos)

Il passo in più

Oltre alle due punte nella nazionale di Amadori erano presenti anche altri tre corridori: Busatto, Romele e Crescioli. Rispetto alla stagione scorsa si vede un progresso non indifferente, anche il cittì lo nota ed è pronto a dare il suo contributo. 

«Busatto – racconta Amadori – è un esempio del “gradino” salito tra il 2022 ed il 2023. L’anno scorso faceva grandi corse, ma gli mancava qualcosa per vincere. Quest’anno ha fatto tutto bene, i risultati lo dimostrano: ha imparato a vincere e direi che lo ha fatto nel migliore dei modi. La Liegi under 23 è stata un capolavoro. 

«Piganzoli stesso – continua – ogni anno mette un mattoncino in più. Lui ha le caratteristiche ideali per affermarsi come corridore da corse a tappe: va forte a cronometro e tiene bene sulle salite lunghe. Pellizzari uguale, al Tour of the Alps ha fatto vedere grandi cose e al Giro potrà essere uno dei protagonisti.

«Romele – chiude Amadori – si è messo in mostra ed anche lui ha ottenuto grandi prestazioni, a partire dalla vittoria al Liberazione. All’Orlen Nations Grand Prix ha provato a vincere una tappa e quando si è accorto di non riuscirci ha dato una grande mano ai suoi compagni. La sua azione ha permesso di eliminare il primo ed il secondo della classifica generale».

L’esempio di Zana e l’Avenir

Uno dei prossimi appuntamenti della nazionale under 23 sarà il Tour de l’Avenir. Anche se prima Amadori porterà i ragazzi nel consueto ritiro di Sestriere, nel mese di luglio. 

«Tutti questi esempi – ci tiene a concludere il cittì – mi riportano alla mente Zana. Nel 2021, al suo secondo anno in Bardiani, è venuto con me a fare l’Avenir ed è arrivato terzo. Penso che una corsa del genere sia stata uno step importante per la sua crescita e la consapevolezza nei propri mezzi.

«A proposito di Avenir – dice – posso dire che diventa il nostro obiettivo futuro. Sono 50 anni che non lo vinciamo (l’ultimo fu Baronchelli nel 1973, ndr). Abbiamo ottenuto sempre ottime prestazioni, ma mai il bottino pieno. Proprio per preparare al meglio questo appuntamento, ed i mondiali, porterò i ragazzi in ritiro al Sestriere. Dal 9 luglio al 6 agosto, naturalmente li farò ruotare a seconda degli impegni, dovrei avere con me tra i sei ed i dieci ragazzi per volta. Un primo gruppo verrà con me a fare una corsa a tappe in Francia, dal 28 al 31 luglio. Gli altri ragazzi passeranno dal Tour de Pologne: tra questi ci dovrebbero essere Buratti e Milesi».

Giro Next Gen: la Circus-ReUz prepara l’assalto

18.05.2023
4 min
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LE CATEAU-CAMBRESIS (Francia) – Assieme alla Colpack-Ballan abbiamo vissuto da dentro le emozioni della Paris-Roubaix Espoirs. Alla vigilia della corsa però, poco prima della riunione tecnica, abbiamo avuto modo di incontrare i vari staff tecnici della squadre. Con il team manager della Circus-ReUz guardiamo al Giro d’Italia under 23. Le tappe infatti sono state rese note all’inizio di maggio e a quel punto la rincorsa alla maglia rosa dei giovani ha avuto inizio.

La 4ª tappa del Giro under 23 arriva in cima allo Stelvio, sarà lo spartiacque della corsa?
La 4ª tappa del Giro under 23 arriva in cima allo Stelvio, sarà lo spartiacque della corsa?

Il percorso

Saranno otto tappe tutte con caratteristiche diverse, dure ed affascinanti. Il profilo tra le varie frazioni cambia molto, rendendo così difficile la lettura e l’interpretazione. 

«E’ davvero bello come percorso – racconta Dimitri Claeys diesse del team, pro’ dal 2011 al 2022 – come il Giro riesce ad esserlo ogni volta. La tappa più affascinante è la quarta, quella con arrivo sullo Stelvio. Si tratta della frazione intermedia, che potrà essere già un punto chiave per la corsa, soprattutto per i giorni successivi. Ci sono tre giornate dedicate agli sprinter, di non facile lettura, a parte una completamente piatta (la terza, che porta da Priocca a Magenta, ndr). Si tratta di un percorso interessante perché ci saranno occasioni per tutti i corridori. Il Giro d’Italia è la corsa più importante del calendario, certo c’è anche il Tour de l’Avenir, ma quello è dedicato alla nazionali».

La Circus-ReUz può contare su due italiani: uno è Delle Vedove (a sinistra) che sta crescendo molto, parteciperà al Giro?
La Circus-ReUz può contare su due italiani: uno è Delle Vedove (a sinistra) che sta crescendo molto, parteciperà al Giro?

Solo cinque corridori

Le squadre invitate sono 35, di cui 17 italiane e 18 team internazionali, un numero elevato di squadre che ha portato ad avere solo cinque corridori per team. Una corsa così dura non sarà facile da gestire e aver pochi corridori vuol dire centellinare le energie. 

«Non sarà facile decidere quali corridori portare o escludere – riprende – noi abbiamo Busatto, che in questo momento è in ottima forma. Tuttavia lui è un corridore adatto a gare dure, come la Liegi, ma non è uno scalatore. Per la classifica abbiamo un giovane talento francese: Alexy Faure Prost (a sinistra nella foto Instagram di apertura, insieme a Busatto). Lui è uno dei corridori che potranno puntare alla classifica generale. Tra i nostri ragazzi c’è anche Alessio Delle Vedove, ma per lui il discorso è diverso, è al primo anno con noi ed ha solamente 19 anni. Dovremo vedere come performerà durante il resto della stagione. Di certo avere solamente cinque corridori in squadra renderà le scelte ancora più difficili. Il Giro, come detto, è la corsa per team più importante della stagione, è giusto che la maggior parte delle squadre possa partecipare. Siamo felici di esserci però e di lottare per questa grande corsa».

Corsa “pazza”

Il binomio percorso duro e squadre “ridotte” potrebbe creare molti colpi di scena, probabilmente non ci sarà una squadra in grado di controllare la corsa dalla prima all’ultima tappa. 

«E’ chiaro che non si potrà controllare la corsa tutto il tempo con solamente cinque corridori – spiega ancora – considerando che se uno dei ragazzi ha la maglia, tendi a preservarlo. Di conseguenza il team del leader potrebbe trovarsi con quattro uomini. Si dovrà fare il punto della situazione negli ultimi due o tre giorni di corsa. Soprattutto nella settima frazione, dove di pianura ce n’è ben poca e la fatica nelle gambe sarà elevata. Potrebbe diventare una corsa da “uno contro uno” dove ogni corridore cercherà di cogliere ogni occasione. Che si tratti di migliorare la propria posizione in classifica oppure di vincere una tappa.

«I team importanti non mancheranno, come detto prima, dovremo stare attenti a tutti: a partire dai Jumbo-Visma fino alla FDJ. Anche se questi ultimi hanno cambiato molto dall’anno scorso, il ricambio però c’è stato e sono presenti molti nuovi talenti. Tra le squadre italiane non bisognerà sottovalutare la Colpack e la Green-Project (con un Pellizzari super agguerrito, ndr) che correndo in casa vorranno mettersi in mostra».