Il punto esclamativo lo ha messo domenica 24 ottobre a Lendelede, il suo paese, vincendo la gara di casa. Sessanta chilometri di fuga solitaria e traguardo tagliato sollevando la bici al cielo per il suo decimo successo stagionale. Non un gesto irriverente quanto più di congedo dalla categoria che lo ha fatto conoscere al mondo. E al Cafe de Kluisberg, il pub del paese e sede del suo fans club, si prepara già la festa di fine stagione.
Il belga Alec Segaert – junior della Gaverzicht Be Okay, che il prossimo 16 gennaio compirà diciannove anni – quest’anno è stato una delle rivelazioni giovanili. Lo abbiamo scoperto proprio qui in Italia, a Stradella, il 30 maggio mentre conquistava il Memorial Cinerari-Siori. L’8 settembre poi, sempre qui da noi, a Trento, è diventato campione europeo a cronometro, venendo ingaggiato per il 2022 dalla Lotto-Soudal U23. Aveva riempito lo spazio tra queste due date con altre vittorie e dopo il titolo continentale ha progressivamente scalato un proprio podio personale in tre gare di portata internazionale: terzo nella crono mondiale, secondo alla Parigi-Roubaix e primo nella Chrono des Nations.
Da quel giorno di fine maggio abbiamo continuato a seguire questo ragazzo fiammingo nato a Roeselare grazie alle parole di Andrea Bardelli (ds del Team Franco Ballerini) che già lo conosceva bene.
Alec che tipo di stagione è stata per te?
La stagione in Belgio è partita tardi a causa del Covid, ma l’ho iniziata molto bene in Italia. Ho corso fino a pochi giorni fa e ho centrato la decima vittoria su 36 gare. Compresa quella all’europeo, non potrei essere più felice.
Il momento migliore e quello peggiore di quest’anno?
Il migliore è il connubio tra gli europei e i mondiali. In Trentino per il risultato ovviamente, nelle Fiandre per l’atmosfera pazzesca e anche per una bellissima medaglia di bronzo. Il momento più brutto della stagione è stato probabilmente il mio incidente alla Course de la Paix (il 26 agosto, ndr) appena due settimane prima del campionato europeo. Lì mi sono rotto la spalla quindi avevo un po’ paura per le gare imminenti, ma è andato tutto abbastanza bene (lo afferma ridendo felice, ndr).
Chi è il tuo idolo?
Il mio idolo è Mathieu Van der Poel. E’ incredibile quanto sia forte in ogni disciplina e lo fa sembrare così facile.
Alla fine di una stagione come questa, che tipo di corridore pensi di essere?
Credo di essere abbastanza versatile. Ho vinto delle gare collinari, come a Stradella, e una delle gare più dure del Belgio, la Course de côte Herbeumont, che ha un albo d’oro importante e che ha vinto anche Van der Poel (nel 2012, ndr). Ho anche vinto una classifica generale in Austria, due prove a cronometro e sono arrivato davanti in una classica come la Parigi-Roubaix.
Dove ti senti migliorato e dove devi migliorare?
Penso di essere migliorato nella tattica di gara. Spesso ho attaccato nei momenti giusti per cercare la vittoria. Spero invece di poter migliorare il mio sprint nei prossimi anni.
Ti aspettavi una stagione come questa?
Sapevo che se tutto si fosse evoluto normalmente, sarei potuto stare con i migliori corridori belgi. Non vedevo l’ora che arrivassero le gare nelle Fiandre, ma sono state cancellate per Covid. Poi ho iniziato la stagione con una vittoria in Italia a fine maggio. Sapevo di essere in buona forma e che potevo solo migliorare durante la stagione. A luglio ho vinto la mia prima gara Uci, la Juniorenrundfahrt in Austria. A settembre e ottobre i risultati hanno continuato a venire. Non mi aspettavo di vincere tutte queste grandi gare e questo ora mi rende ancora più orgoglioso.
Com’è tuo fratello come allenatore?
Loic è un allenatore fantastico. Investe molto tempo su di me e mi dà le tattiche prima di ogni gara. Sa tutto sugli avversari e sui percorsi di ogni gara in cui parto. Ma soprattutto mi conosce molto bene e sa di che cosa sono capace. Mi imposta sempre il perfetto ritmo da tenere in una cronometro.
L’anno prossimo che cosa ti aspetti?
Il prossimo anno sarà un’altra sfida. Una nuova categoria e gare più lunghe. Sono molto motivato a tirare fuori il meglio di me con la Lotto Soudal.
Qual è la gara dei sogni?
Ho sempre amato le classiche con pavé e brevi salite. Mi è dispiaciuto non poterle correre per due anni per colpa del Covid. Fortunatamente il 3 ottobre sono partito nella leggendaria Parigi-Roubaix finendo secondo. E’ una gara fantastica, penso di avere il profilo giusto per farla e spero in futuro di tornare sul podio di Roubaix, possibilmente sul gradino più alto.