Ganna ci ha preso gusto. Con il rosa e con la popolarità. Dice che l’anno scorso la gente forse non conosceva bene il suo nome e semplicemente salutava la maglia rosa. «Ma qui in Piemonte – dice dopo la tappa – mi hanno riservato un’accoglienza eccezionale e devo dire che lo trovo emozionante».
Come Nibali
Stamattina abbiamo capito che stesse per arrivare alla firma di partenza perché dal fondo della strada, al margine del giardino antistante la Palazzina di Caccia di Stupinigi, di colpo si è sentito montare un brusio, che è diventato un’eco e poi un urlo. Solo con Nibali fanno così. I suoi compagni erano già arrivati tutti, Pippo ha sistemato la bici sulla rastrelliera e nel frattempo stringeva le mani a tutti i colleghi che lo incrociavano.
Il dietro le qunte prima del via, fra presentazione e intervisteIl dietro le qunte prima del via, fra presentazione e interviste
Alla presentazione delle squadre, quando poi è venuto il momento del Team Ineos, Paolo Mei si è smesso a snocciolare i suoi risultati. Vincitore di cinque tappe al Giro. Campione del mondo della cronometro. Quattro volte campione del mondo dell’inseguimento. Egan Bernal, piccolino al suo fianco, lo ha guardato sorridendo come a prenderlo in Giro: sei davvero tu? I due si sono fati una risata e poi la tappa è potuta partire, con il passaggio di Filippo salutato dal pubblico. E mentre Nibali è un personaggio schivo, Ganna non ha paura di utilizzare la sua popolarità per il bene del ciclismo.
Spot per il ciclismo
«Siamo lo sport meno costoso che ci sia – dice – per vederci devi solo scendere in strada. Siamo online su mille piattaforme. Per vedere una corsa puoi prendere la famiglia e farti una passeggiata. Spero che tanta gente si avvicini al ciclismo e cominci a praticarlo».
In realtà, nonostante il suo essere estroverso, Ganna è un timido e la popolarità gli è arrivata addosso come una doccia bella fresca: piacevole, ma sarà meglio abituarsi gradualmente.
«Quando sono in corsa – dice – mi piace sentir chiamare il mio nome. Quando sono per i fatti miei in strada, può capitare invece che abbia la luna storta e allora essere riconosciuto non è così bello. Lo capisco che chiunque realizzi grandi cose nello sport per il suo Paese venga visto come una sorta di eroe, ma per me gli eroi sono altri. Ad esempio quelli che durante il primo lockdown erano in prima linea a combattere per gli altri».
Al via, davanti al 108 gigante per ricordare Weylandt ai 10 anni della morteAl via, davanti al 108 gigante per ricordare Weylandt ai 10 anni della morte
Qualche sassolino
Eppure il gigante piace, anche per il suo essere diretto. E se deve togliersi un sassolino dalla scarpa, riprendendo il concetto già espresso ieri quando ha parlato delle pressioni dei media, non si tira indietro. Così quando un collega gli chiede che cosa intendesse giorni fa parlando “dell’effetto trattore” che si rischia dopo un periodo di lavoro molto duro, fa un sorriso sotto la mascherina e risponde dritto: «L’effetto trattore è quello che si è visto la settimana scorsa, quando avete cominciato a dire che Ganna non andava più». Ultima domanda, è tempo di andarsene. Domani altra tappa, ma più insidiosa di questa. Se piove, avranno grandi ispirazioni uomini come Ulissi e Sagan. Altrimenti si proverà ad arrivare nuovamente in volata.
Eravamo d’accordo da qualche giorno. La sera della crono ci sentiamo e ci dici cosa te ne è parso. Con Malori avevamo già parlato di Ganna e le sue crono, perciò aveva detto di sì. Così ieri sera, finito di lavorare ai pezzi del giorno, ci siamo attaccati al telefono. Adriano era a casa, con i postumi fastidiosi del vaccino e sua figlia che lo fa diventare matto. Ma per la crono la casa si è fermata.
«Il percorso era molto bello e molto veloce – dice Malori – viste le medie che sono saltate fuori (Ganna ha vinto a 58,748 km/h, ndr). Quando ci sono queste condizioni, con Pippo non c’è storia. Ha avuto una gestione perfetta. Ha dato gas QB, quando basta, fin dove serviva, cioè fino a tutto il falsopiano in cui un po’ tirava, poi alla fine ha aperto tutto e il distacco ad Affini l’ha dato negli ultimi 2 chilometri. Una volta forse si poteva attaccarlo per come guidava, adesso invece è migliorato tantissimo. Per le traiettorie che faceva, è sembrato di vedere Nibali in discesa. Ma a proposito di traiettorie…».
Secondo Malori, Ganna ha anche mostrato grandissime qualità di guidaGanna ha anche mostrato grandissime qualità di guida
Cosa?
Vi siete accorti che fra gli uomini di classifica non c’è più la minima attenzione alla traiettoria? Gli specialisti cercavano di fare meno strada possibile, tagliando le curve. Mentre i capitani pedalavano costantemente a centro strada, prendevano le curve senza impostarle e alla fine della crono hanno fatto dei metri in più.
Tanto da veder crescere il passivo?
Certo non di minuti, ma anche fossero solo 10 secondi in una crono di 9 chilometri, pochi non sono…
Secondo te che cosa ha pensato Affini quando è arrivato Ganna?
Lo stesso che ho pensato tante volte anche io. Chiunque oggi voglia andare contro Ganna, sa che le possibilità di batterlo sono minime. Come quando mi toccava sfidare Cancellara o Tony Martin. Affini si è tolto il cappello, ma non era troppo dispiaciuto.
Almeida il migliore degli uomini di classifica: 4° a 17 secondi
Pozzovivo fra gli scalatori andati meglio, con soli 31 secondi di passivo
Yates si è piazzato con 38 secondi di ritardo da Ganna
Egan Bernal si è piazzato 40° a 39 secondi
Nibali, al rientro dall’infortunio, 50° a 41 secondi
Almeida il migliore degli uomini di classifica: 4° a 17 secondi
Pozzovivo fra gli scalatori andati meglio, con soli 31 secondi di passivo
Yates si è piazzato con 38 secondi di ritardo da Ganna
Egan Bernal si è piazzato 40° a 39 secondi
Nibali, al rientro dall’infortunio, 50° a 41 secondi
Il finale di Ganna era prevedibile?
Prevedibile non so, ma di certo è una sua caratteristica. Ha saputo cambiare ritmo, dando l’ultimo quarto di gas dove sapeva di poter fare la differenza. In pratica è andato per tutta la crono al 99 e cento e poi alla fine ha dato il 110.
E’ parso anche avere quale rpm più degli altri?
Di sicuro girava più rapido, ma non perché avesse rapporti più agili. Probabilmente faceva girare più rapidamente lo stesso rapportomassimo che aveva Affini.
E di Evenepoel cosa ti è sembrato?
Sono ancora sbalordito! La crono è il regno della forza, del fuori soglia, dell’abitudine alla fatica. E lui dopo 9 mesi che non corre fa una crono in linea con Cavagna che la settimana scorsa ha vinto il Giro di Romandia.
Per Remco Evenepoel il 7° posto a 19 secondi da Ganna: sorprendente, dice MaloriPer Remco Evenepoel il 7° posto a 19 secondi da Ganna
Significa che è forte davvero?
Che fosse forte lo aveva già fatto vedere, ma non credo che possa fare il podio del Giro. Se così invece fosse, sarebbe come guardare Alien.
Cosa hai pensato vedendo il pubblico sulle strade?
Che se si permette a 30mila persone di ritrovarsi in una piazza a Milano per festeggiare lo scudetto, allora bisogna permettere al pubblico del Giro d’Italia di seguire la corsa dalla strada. E comunque ci ho fatto caso. Avevano tutti la mascherina, nessuno si abbracciava, nessuno si è sognato di fare le cose di Piazza Duomo a Milano. Evviva il pubblico del ciclismo.
Il sesto posto conferma che Ciccone può giocare al tavolo dei grandi. Ha reagito bene all'attacco di Pogacar, ha pagato nel circuito. Ma non ha rimpianti
Affini si è tolto il cappello, ma negli occhi non aveva poi questa grande disperazione. Quando c’è in strada uno come Ganna, puoi sperare, ma in fondo sai che hai le ore contate. Il secondo posto di Torino brucia, ma non fa male. E anzi, è un ottimo segnale per il corridore mantovano che giusto stamattina ci aveva raccontato l’emozione della prima tappa e che alla Jumbo Vismaha iniziato in cammino di crescita che lo convince e in cui crede molto.
«Ho il telefono che scotta – dice – appena si fa qualcosa di buono, c’è tanta gente che vuole salire sul carro. Ma voi c’eravate anche prima e certe cose si notano. Ero sulla “hot seat” e ci ho sperato davvero. Anche quando ho visto l’intermedio, c’erano due secondi. Ho pensato che magari calava. Invece lui ha fatto la differenza nell’ultimo tratto, dove pure io sono andato forte. Non a caso tanti mi hanno avvicinato all’intermedio e poi sono finiti alle spalle. Ma Pippo ha dato un’apertura atomica e… ciao! E’ campione del mondo non a caso, ma due italiani davanti nella crono sono un bel segnale per tutto il movimento. Non so da quanto non accadeva…».
Dopo le classiche, Affini ha tirato il fiato per presentarsi più fresco al GiroDopo le classiche, Affini ha tirato il fiato per presentarsi più fresco al Giro
Non fa male
La sconfitta brucia, si diceva, ma non fa male perché il senso della pagina voltata con decisione resta davvero nel tono di voce. E così anche l’errore dopo il sottopasso lo racconta col sorriso…
«Per me è un buon risultato – dice – la mia condizione è migliore dell’anno scorso. Dopo le classiche ho tirato il fiato e la partenza qui è stata buona, speriamo sia di auspicio per il seguito del Giro. Se mi metto a riguardare la crono, vedo una sola sbavatura. Quella curva dopo il sottopasso, appunto. Mi si è spenta la centralina e ho smesso di pedalare anni prima. Poi mi sono reso conto che c’era ancora da spingere. Stamattina avevo fatto tre giri del percorso, lo conoscevo benissimo. Solo che sono andato nel pallone. Ma intendiamoci, potrò aver perso un secondo. Poca roba».
Le randellate
E’ quando gli riferiamo che Ganna ha parlato di randellate reciproche, che Edoardo fa una bella risata scrosciante. Soprattutto quando gli chiediamo quale sa la randellata data di cui vada più fiero.
«In realtà – ride – sono più le volte che mi ha randellato lui. Per trovare traccia delle mie randellate, c’è bisogno di andare indietro al secondo anno da allievi e i primo da juniores, quando io ho vinto il campionato italiano dell’inseguimento individuale e lui è finito secondo. Oppure l’europeo del 2019, quando ero neoprofessionista, quando io feci terzo e lui finì sesto. Poi lui ha cominciato la sua escalation. Quella che io spero di iniziare in questa squadra».
Terzo nella crono Tobias Foss, anche lui alla Jumbo Vsma, atleta di 23 anniTerzo nella crono Tobias Foss, anche lui alla Jumbo Vsma, atleta di 23 anni
L’effetto pista
Potrebbe essere la pista che ancora pratica ad aver dato a Ganna quel cambio di ritmo nel finale? Affini ci pensa e poi risponde chiaro.
«Anche io continuo ad allenarmi su pista – dice – vado spesso nei velodromi di Padova o di Bassano, perché sono amico dei ragazzi che li gestiscono. Ma certo la preparazione specifica e la dedizione che ci mette, potrebbero aver dato a Pippo questo tipo di vantaggio. Ma su tutto domina la predisposizione per questo esercizio. Anche io ci sono predisposto, ma lui è più predisposto di me. Ripeto: il campione del mondo è lui. Però quando ci siamo salutati gli ho detto che a Milano mi piacerebbe invertire le parti. Lui secondo e io primo. Non ha risposto, io però un pensierino ce lo faccio».
Quando sul traguardo di Torino è passato l’arcobaleno, la gente è esplosa in un boato. Sì, la gente. Tanta e contenta, con la mascherina e la voglia di applaudire tutti i corridori del Giro, ma soprattutto Filippo Ganna. Perché quando un nome lo senti circolare lungo la strada e lo senti ripetere quando sta per passare, come in un colossale passaparola di 9 chilometri, significa che il ragazzo con la maglia iridata è ormai entrato nei cuori.
Pippo guarda un punto fisso e racconta. La sbornia del podio è alle spalle, le interviste in inglese sono finite. Questo è il momento delle riflessioni più intime.
«Non era facile partire con tante sconfitte alle spalle – dice – per questo ero nervoso e cattivo. La volevo davvero. Sentire tanta gente che urla il tuo nome ti spinge anche oltre».
Traiettorie perfette nelle strade di Torino e finale in crescendo: 10 e lodeTraiettorie perfette a Torino e finale in crescendo: 10 e lode
Primo, come l’anno scorso a Palermo…
Tornare a vincere non è facile. Sono riuscito a recuperare bene dopo tanto lavoro in altura. Erano già cominciate le polemiche. Ganna non va più, Ganna non sa più vincere. Ragazzi, facciamo una stagione con 70 giorni di corsa e non si può essere sempre competitivi. E se lo sei, allora c’è un problema. Oggi è venuto il risultato all’inizio di un Giro che sarà più duro dell’ultimo. I nostri direttori ci hanno mostrato le salite, ci sarà da stringere i denti.
Hai parlato di tante sconfitte.
Nelle ultime tappe del Romandia ero gonfio di liquidi e fatica. In questi giorni in Italia con il nostro bellissimo gruppo sono riuscito a mettere a posto il peso. Poi è chiaro che nelle ultimissime ore io fossi teso, vi invito a salire su pullman di chiunque puntasse alla crono per vedere in che condizioni fosse.
Il vostro bellissimo gruppo è lo stesso che lo scorso anno dominò il Giro?
Quel gruppo si creò dopo cinque giorni, dopo che Thomas finì fuori per il suo incidente. Questa volta forse avremo bisogno di più tempo. Gli ultimi due giorni sono stati noiosi, fatti di ore in camera, allenamento e cena. Ora si comincia. Ci sarà da supportare e anche sopportare i capitani. Di sicuro avremo momenti di tensione, ma so che qualunque cosa diranno, sarà dettata dalla tensione. Siamo qua per vincere, non per fare secondi. Se riusciamo a switchare la testa e a divertirci, le cose verranno anche meglio.
Il podio ai piedi della Gran Madre, in uno scenario suggestivo con vista su TorinoIl podio ai piedi della Gran Madre, in uno scenario suggestivo
Supportare i capitani è nell’ordine delle cose, quanto spazio ci sarà per la tua maglia rosa?
E’ chiaro che dovrò guardare alla squadra, ma cercherò di tenerla più a lungo che posso. Penso che il primo arrivo in salita mi sarà fatale, a meno che quel giorno non mi venga fuori il coraggio del leone e la forza della formica che solleva cento volte il suo peso. Sono qua per la squadra, abbiamo dei grandi leader. Spero di cominciare qui come ho finito nel 2020.
Ti chiedono come tu faccia a sopportare tante pressioni. Le crono, la pista, il ruolo alla Ineos, le Olimpiadi…
Un atleta sa dove può arrivare e dove no. A volte siete voi giornalisti, che fate ottimamente il vostro lavoro, a tirare fuori certi aspetti cui noi non avevamo neanche pensato. Abbiamo bisogno di staccare. E’ tutto collegato. Se non avessi fatto quei lavori lattacidi in pista e la preparazione in palestra e se non fossi andato sul Teide, al Romandia sarei stato più pronto. Ma io ho questo sogno delle Olimpiadi, con due medaglie in palio. Lasciate che possa coltivarlo, sperando che il prossimo luglio ci divertiremo insieme.
Alle interviste finalmente rilassato, la tensione va giù: Torino ai suoi piediAlle interviste finalmente rilassato, la tensione va giù
Come credi che Affini abbia vissuto la sconfitta?
Di sicuro anche lui sognava la maglia rosa, come tutti noi alla partenza. Io ed Edo (Edoardo Affini, ndr) abbiamo un bellissimo rapporto, siamo cresciuti insieme. A volte ho preso io le randellate, a volte lui. Quando ci siamo incrociati gli ho chiesto di lasciarmi la maglia rosa per almeno tre giorni e lui ridendo mi ha chiesto chi potrebbe avere la forza di togliermela. So che in fondo è contento per me, come io lo sarei stato per lui.
Tu saresti stato contento se non avessi vinto?
E’ stata una vittoria voluta. Sono partito da casa con l’unico intento di vincerla. Se non ci fossi riuscito, non nego che nei prossimi giorni il mio umore sarebbe stato peggiore…
Sarà il più atteso del Giro d’Italia. Una città, una Regione e una Nazione non aspettano altro che vedere Filippo Ganna in maglia rosa al termine degli 8,6 chilometri del prologo di Torino. Il verbanese si presenta al via dopo i trionfi dello scorso anno in cui aveva catturato e ammaliato un sacco di tifosi, sia per le sue vittorie ma anche per il suo modo di correre.
Da sinistra: David Brailsford, Filippo Ganna e Dario Cioni nello scorso GiroFilippo Ganna e Dario Cioni nello scorso Giro
Per questo vogliamo sapere tutto ma proprio tutto su come si svolgerà la sua giornata sabato. Vogliamo “salire” in sella con lui. E quale miglior referente di Dario David Cioni per saperlo? Il tecnico della Ineos-Grenadiers non solo è il preparatore del piemontese, ma è anche un suo importante punto di appoggio morale.
Dario, cominciamo! A che ora si sveglierà Pippo?
Vero le 9 immagino. Non è un super mattiniero e se c’è la possibilità gli piace dormire un po’ di più. Farà una colazione normale, non troppo abbondante però. Lo sforzo che è chiamato a fare è breve. Però la sua giornata non si limita solo a quello. Bisogna pensare che prima salirà sui rulli.
Rulli?
Sì, una sessione sui rulli a metà mattinata prima di andare a vedere il percorso. Che poi questa scelta è legata all’orario della chiusura al traffico del percorso stesso. Se fosse aperto presto ai corridori, Pippo potrebbe anche evitare i rulli.
C’è da immaginare che Ganna sarà tra gli ultimi a partire.
A meno che non ci siano condizioni meteo particolari per le quali partire prima porti dei vantaggi, come accadde l’anno scorso a Monreale del resto. Le condizioni del vento erano migliori partendo prima e così abbiamo scelto. Comunque in linea di massima partirà tra gli ultimi: è tra i favoriti, veste la maglia di campione del mondo a crono, corre in “casa”…
Ma come mai i rulli? Questa cosa un po’ ci ha colpito.
E’ una sessione di risveglio muscolare. Si tratta di riproporre il protocollo di riscaldamento per la crono, quindi ci sarà anche un po’ d’intensità. Farà sui 30′, 40′ al massimo, facendo dai 6′ ai 9′ ad alta intensità.
A Torino, prima del riscaldamento pasta in bianco con olio e parmigiano per GannaA Torino, prima del riscaldamento pasta in bianco con olio e parmigiano per Ganna
Come nasce questo protocollo?
Noi avevamo una nostra base e poi i corridori hanno fatto dei piccoli adattamenti in base alle proprie preferenze. Ma Pippo quando è arrivato ne aveva uno molto simile visto che proveniva dalla pista, come il nostro del resto.
Veniamo alla ricognizione, forse il momento più importante. Si fa anche nei giorni prima?
Dipende. Magari gli si dà un occhio, ma vedere il percorso a traffico chiuso è ben diverso che farlo con il traffico aperto. Data la distanza di gara (8,6 chilometri, ndr) credo al netto dei rulli farà due giri. Il primo per vedere i dettagli del percorso, il secondo è più dedicato alla parte fisica. In questo secondo giro inserirà due tratti a passo gara. Andrà un po’ a sensazione, l’importante è che stimoli il lattato. Potrebbe fare un paio di progressioni da 2′-3′ o una sessione unica di 5′ facendo un po’ di tira e molla.
Hai detto che nel primo giro si osservano i dettagli. Come funziona questa fase?
E’ Filippo che in bici vede i dettagli del percorso e dell’asfalto. Studia le curve, le traiettorie e dice a noi per radio cosa vede. Lui si ricorda tutto, ma noi con carta e penna appuntiamo quello che lui segnala e in corsa sempre per radio glielo ricordiamo. E’ un qualcosa in più.
Ipotizziamo un orario di partenza, le 16:30 cosa prevede il protocollo di riscaldamento?
Inizia a scaldarsi 40′ prima del via (alle 15,50, ndr). Fa 30′ di riscaldamento con quei minuti ad intensità maggiori come avevamo detto e 10′ lo si lascia in pausa, recupero totale. Poi un aspetto da valutare è la distanza dal bus alla partenza. Va considerato che appena finito il riscaldamento non c’è più molto da fare se non recuperare un po’ e portarsi al via, appunto. Il body infatti viene indossato prima. Questi di nuova generazione con il sudore poi non li infili più. Sono complicati da mettere e se non li indossi bene non svolgono la loro funzione correttamente (ci sono parti che devono calzare in un certo modo, alcune fibre che devono essere tese in maniera specifica, ndr).
Tra il ritiro in altura e il Romandia, Ganna è andato in pista a MontichiariTra il ritiro in altura e il Romandia, Ganna è andato in pista a Montichiari
In poco meno di 9 chilometri si beve?
No, per distanze così brevi si toglie il portaborraccia. Per sforzi da 15′-20′ magari la borraccia la porti, se per caso dovesse venirti sete, ma ci metti dentro tre sorsate d’acqua e basta e comunque molto dipende dalla temperatura. Se a Torino dovesse fare molto, molto caldo si può ipotizzare di andare in questa direzione.
Avete un protocollo anche per l’idratazione?
No, si va a sensazione. Varia in base alla temperatura.
E invece per l’alimentazione quali sono le tempistiche? E cosa mangerà Pippo?
Dopo la ricognizione, mangerà un po’ di pasta in bianco, con olio e parmigiano, ma poca. E basta. Se fosse stata una crono più lunga avrebbe aggiunto anche un’omelette. Comunque certe scelte dipendono anche dal momento, dalle sensazioni, dal clima… Di certo per la gara di Torino non ci sarà l’omelette.
E poi c’è anche il discorso della pressione, del nervosismo. Ganna è piemontese, la gente si aspetta molto da lui nella crono iniziale, c’è la maglia rosa in palio…
Il prologo di Torino e le Olimpiadi sono i due momenti clou della stagione di Ganna. Sarà super concentrato, ormai ha abbastanza esperienza, acquisita anche con i mondiali in pista. Sa gestirla bene.
Pippo non esce con un grande sorriso dal Tour de Romandie. A crono non è stato super brillante. Sta pagando il lavoro fatto sul Teide: procede tutto secondo i piani o è “allarme rosso”?
Siamo ben lontano dall’allarme rosso. Prima del Romandia Pippo era stato anche in pista, aggiungendo altro lavoro ed aveva avuto buone sensazioni. Siamo andati al Romandia proprio per mettere a frutto tutto quel blocco di lavoro. Consideriamo che Pippo non avrà la stessa condizione dell’ultimo Giro. L’anno scorso era nel suo picco di forma. Lui punta alle Olimpiadi che sono ad agosto, non ci arriverebbe. Sono rischi che vanno presi. Non puoi puntare a tutte le gare allo stesso modo. In più al Romandia è stato freddo, c’è chi reagisce diversamente. E molti dei rivali presenti lì non ci saranno al Giro. Spaventa Evenepoel perché non si hanno dati su di lui. In questo momento è una mina vagante.
Le ruote inglesi AeroCoach Aeox con profilo da 100 millimetriLe ruote inglesi AeroCoach Aeox con profilo da 100 millimetri
Sul piano tecnico la bici di Ganna avrà delle novità?
Nessuna, né per lui, né per la squadra. Deciderà quali ruote usare sul momento. Se le Princeton viste al Giro l’anno scorso o le AeroCoach. Si tratta di una ruota super alta all’anteriore (100 millimetri), molto veloce ma meno guidabile.
Sul percorso di Torino potrebbe andare bene: non ci sono moltissime curve…
In linea di massima sì, ma molto dipenderà dal vento. Le ha usate anche Roglic ai Paesi Baschi (e Ganna ieri al Romandia, foto in apertura, ndr).
Avete già studiato il meteo?
No, quello non ha senso farlo troppo prima. Cominceremo a farlo da oggi in poi
Pochi acquisti ma di spicco per il Team Ineos Grenadiers, fortemente determinata a reimpossessarsi di quel ruolo di riferimento assoluto per le corse a tappe dopo lo straordinario Giro d’Italia 2020, culminato con il trionfo di Tao Geoghegan Hart. La partenza di Chris Froome, invece che lasciare più spazio ai capitani già presenti, ha allargato il numero di frecce disponibili, con l’arrivo di Adam Yates, britannico anche lui alla ricerca del rilancio dopo qualche occasione fallita.
Tirreno Adriatico 2021, Egan Bernal alle prime prove del 2021Tirreno Adriatico 2021, Egan Bernal alle prime prove del 2021
Bernal al Giro
Toccherà a lui, insieme a Thomas, all’ex maglia rosa Carapaz e al già citato Geoghegan Hart costituire alternative a Bernal, il trionfatore del Tour 2019 che dopo le difficoltà della scorsa stagione è ripartito dal Giro d’Italia nella sua caccia ai grandi successi nelle corse a tappe. Come si vede, un tale affollamento di punte permetterà di schierare sempre alternative, addirittura triple sperando che non ci si pesti i piedi, ma il motto della squadra è sempre stato “la corsa decide il capitano, non il contrario”.
Ganna è in prospettiva il talento più eclettico per IneosGanna è in prospettiva il talento più eclettico per Ineos
Prospettiva Ganna
La Ineos però è anche altro, anzi si è portati a pensare che il grande acquisto della squadra sia… Filippo Ganna. Il campione del mondo a cronometro è atteso da un anno incentrato sull’esperienza olimpica, poi si penserà ad allargare i suoi orizzonti non più solo come passista per le gare contro il tempo, ma anche come cacciatore di un certo tipo di classiche.
Il nuovo Moscon
Certamente con gente come lui, Dennis, il neoarrivato Porte (terzo all’ultimo Tour ma pronto ora al ruolo di luogotenente) ogni cronosquadre avrà nell’Ineos la netta favorita, ma in questo panorama ci sono altri corridori che reclamano spazio, da Sivakov, considerato ottimo specialista per le corse a tappe medio-brevi, a Moscon, che vuole ritrovare l’antico smalto, facendo intanto crescere con calma quel Pidcock pronto a diventare un’altra delle tante punte del team.
L’ORGANICO
Nome Cognome
Nato a
Naz.
Nato il
Pro’
Andrey Amador
San José
Col
29.08.1986
2009
Leonardo Basso
Castelfranco V.
Ita
25.12.1993
2018
Egan A.Bernal Gomez
Bogotà
Col
13.01.1997
2016
Richard Carapaz
El Carmelo
Ecu
29.05.1993
2017
Jonathan Castroviejo
Getxo
Esp
27.04.1987
2008
Laurens De Plus
Aalst
Bel
04.09.1995
2016
Rohan Dennis
Adelaide
Aus
28.05.1990
2013
Owain Doull
Cardiff
Gbr
02.05.1993
2017
Edward Dunbar
Banteer
Irl
01.09.1996
2018
Filippo Ganna
Verbania
Ita
25.07.1996
2017
Tao Geoghegan Hart
Londra
Gbr
30.03.1995
2017
Michal Golas
Torun
Pol
29.04.1984
2008
Ethan Hayter
Londra
Gbr
18.09.1998
2020
Sebastian Henao Gomez
Rionegro
Col
05.08.1993
2014
Michal Kwiatkowski
Chelmza
Pol
02.06.1990
2010
D.F.Martinez Poveda
Bogotà
Col
25.04.1996
2015
Gianni Moscon
Trento
Ita
20.04.1994
2016
J.M.Narvaez Prado
Playon S.Francisco
Ecu
04.03.1997
2017
Thomas Pidcock
Leeds
Gbr
30.07.1999
2021
Richie Porte
Launceston
Aus
30.01.1995
2010
Salvatore Puccio
Menfi
Ita
31.08.1989
2012
Brandon S.Rivera Vargas
Zipaquira
Col
21.03.1996
2019
Carlos Rodriguez Cano
Almunecar
Esp
02.02.2001
2020
Luke Rowe
Cardiff
Gbr
10.03.1990
2012
Pavel Alekseevic Sivakov
S.Donà Piave (ITA)
Rus
11.07.1997
2018
Ivan R.Sosa Cuervo
Pasca
Col
31.10.1997
2017
Ben Swift
Rotherham
Gbr
05.11.1987
2009
Geraint Thomas
Cardiff
Gbr
25.05.1986
2007
Dylan Van Baarle
Voorburg
Ned
21.05.1992
2014
Cameron Wurf
Hobart
Aus
03.08.1983
2007
Adam Yates
Bury
Bury
07.08.1992
2014
DIRIGENTI
Dave Brailsford
Gbr
General Manager
Oliver Cockson
Gbr
Direttore Sportivo
Xavier Artetxe Gesuraga
Esp
Direttore Sportivo
Kurt Bogaerts
Bel
Direttore Sportivo
Dario David Cioni
Ita
Direttore Sportivo
Stephen Cummings
Gbr
Direttore Sportivo
Carsten Jeppesen
Den
Direttore Sportivo
Servais Knaven
Ned
Direttore Sportivo
Christian Knees
Ger
Direttore Sportivo
Brett Lancaster
Aus
Direttore Sportivo
Ole Gabriel Rasch
Nor
Direttore Sportivo
Matteo Tosatto
Ita
Direttore Sportivo
Xavier Zandio Echaide
Esp
Direttore Sportivo
DOTAZIONI TECNICHE
La collaborazione fra il Team Ineos e Pinarello ha scritto alcune delle più belle pagine di ciclismo, a partire dal 2012, quando Bradley Wiggins vinse il primo Tour in maglia Sky, seguito poi dalle 4 vittorie di Froome, quella di Thomas e quella di Bernal, cui si sono aggiunte le due Vuelta di froome e il suo Giro. La Pinarello F12 del team, unica bici del WorldTour per scelta senza freni a disco, viaggia appaiata alla Bolide per le crono.
La vittoria di Bernal parla tanto di felicità e cose semplici. Il colombiano parla di famiglia e divertimento. Una bella svolta nel professionismo estremo
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Parigi-Roubaix sì o no? Anche se viene dato quasi per certo il suo rinvio a ottobre, nell’ambiente la speranza continua a esistere e qualcuno dice che gli organizzatori (gli stessi del Tour de France) si sarebbero tenuti una porticina aperta, di concerto con le autorità locali, per permettere la disputa della corsa l’11 aprile, nella data prevista, anche se rigorosamente a porte chiuse.
Dipenderà molto dall’andamento dei contagi da qui alla metà della prossima settimana, ma a questo punto ci si chiede se una Roubaix senza pubblico (ricordiamo che la classica del pavé è stata l’unica lo scorso anno tra le Monumento a non essere stata recuperata) sarà diversa dal solito. Chi ha un’opinione molto chiara in proposito è chi la Roubaix la conosce bene, per averla vinta ben tre volte di seguito (1978-79-80, la terza nella foto d’apertura): Francesco Moser.
Nel 1978, iridato in carica, Moser vince la prima RoubaixNel 1978, iridato in carica, Moser vince la prima Roubaix
«Cambia forse per lo spettacolo, per chi guarda – dice – ma non per i corridori. Alla Roubaix devi essere sempre concentrato al 100 per cento su quel che avviene in corsa, mentalmente è di gran lunga la gara più difficile dell’anno perché non basta controllare gli avversari, ma devi guardare anche dove metti le ruote».
Ci sono punti tranquilli?
Se sei fortunato, nella primissima parte quando si procede tutti in gruppo, ma già al primo settore di pavé la corsa esplode e allora guai a chi si distrae.
Roubaix del 1979, Francesco si avvia a vincere per la seconda voltaRoubaix del 1979, Francesco si avvia a vincere per la seconda volta
Si è visto d’altronde alla Parigi-Nizza come la gente si assembri appena c’è l’occasione per applaudire i corridori…
Quando passi nei paesini la gente si riversa sulle strade, la Roubaix è un evento unico, atteso tutto l’anno. Al Fiandre è lo stesso, nei punti strategici trovi sempre tante persone. Sono convinto che domenica ce ne saranno lo stesso a dispetto dei divieti. Ripeto però, per i corridori non cambia nulla.
E’ vero che ogni tratto di pavé è diverso dall’altro?
Sì, per questo devi essere sempre sveglio. Se c’è pioggia si viaggia sempre al centro della strada, se è asciutto devi decidere ogni volta dove passare, sperando che la traiettoria sia priva di buche. Devi scegliere in una frazione di secondo. Per questo servono tanta fortuna e mente sveglia. So ad esempio che ci sono squadre di volontari che vanno a posizionare sassi nuovi nei tratti di pavé per impedire che ci siano buche troppo grosse.
Nel 2016 Ganna ha vinto la Roubaix U23 in maglia Colpack: per Moser è lui l’italiano più adattoNel 2016 Ganna vince la Roubaix U23: per Moser è l’italiano più adatto
Nel caso si spostasse a ottobre, che cosa cambia per i corridori?
Credo che le condizioni climatiche sarebbero migliori. Il problema è che la Roubaix non s’inventa, la devi preparare prima e al termine dei grandi Giri molto potrebbe cambiare.
Guardando agli italiani su chi scommetterebbe un euro?
Daniel Oss è uno che ha sempre fatto bene, ma viste anche le mansioni di squadra, non punteranno su di lui. Invece Trentin potrebbe davvero ottenere un bel risultato. Sapete però chi è davvero tagliato per la Roubaix? Filippo Ganna, l’ha anche vinta da U23. Ha la gamba giusta perché sa spingere i grandi rapporti, ma deve fare esperienza e mentalizzarsi sulla gara, sin dall’inizio della stagione.
Il ciclismo moderno fa sorgere tante domande, dubbi e perplessità. Claudio Chiappucci, che di questo mondo ne sa davvero tanto, ha accettato di rispondere a cinque domande su cinque temi di attualità e ci ha dato la sua visione…
Le nuove metodiche di preparazione hanno riscritto l’approccio con le corseL’approccio con le corse è cambiato radicalmete
Come sta cambiando il ciclismo?
«C’è stata una grande crescita tecnologica – dice Chiappucci – è mutato molto il mondo attuale sia per la programmazione che per la preparazione. C’è sicuramente in atto un cambiamento».
Nibali per ora resta il fulcro del ciclismo italiano, in attesa che crescano Ciccone e gli altriNibali per ora resta il fulcro del ciclismo italiano
Italia sempre Nibali dipendente?
«Attualmente – risponde Chiappucci – non abbiamo un giovane che lo possa sostituire. Aspettiamo che alcuni, come ad esempio Ciccone, riescano a crescere da questo punto di vista e farsi valere in un grande Giro. Trovare altri nomi non è impossibile, ma attualmente è difficile; dobbiamo solo aspettare e, nel frattempo, Nibali rimane la nostra grande punta».
Ganna nei grandi Giri? Basta mettergli pressioni, ha bisogno di crescere e capireGanna nei grandi Giri? Basta mettergli pressioni
Ganna può vincere i grandi Giri?
«E’ presto per dire cosa potrebbe fare lui. E’ un corridore che sta emergendo e che sta subendo un po’ di pressioni. Va molto bene a cronometro – suggerisce Chiappucci – ma bisogna dargli il tempo di crescere e maturare per affrontare anche la salita, che è centrale nelle corse a tappe. Un conto è correre fuori gara per quanto riguarda la classifica generale e vincere una tappa anche abbastanza dura, come ha fatto lui nello scorso Giro d’Italia. Un altro è correre per far classifica, con i migliori ti controllano e non ti fanno andare via così facilmente».
Le donne nel WorldTour hanno lo stesso materiale degli uominiLe donne nel WorldTour hanno lo stesso materiale degli uomini
Come vedi il ciclismo femminile?
«C’è stato un salto di qualità per quanto riguarda tutto ciò che riguarda gli aspetti tecnici e pratici del mondo femminile. Le squadre ci tengono ad avere il meglio per le loro atlete e di fatto le più grandi nel WorldTour hanno lo stesso equipaggiamento dei team maschili corrispondenti. E soprattutto, noi italiani – dice Chiappucci – dovremmo essere orgogliosi di avere atlete di un certo livello che in campo internazionale riescono a farsi valere e ad avere la meglio».
Inizio stagione 1996, Chiappucci e Pantani con il team manager Boifava, senza procuratoriInizio 1996, Chiappucci e Pantani con Boifava, senza procuratori
Atleti di ieri e di oggi: le differenze?
«Gli atleti di un tempo – riflette Chiappucci – avevano caratteristiche diverse rispetto agli attuali. Avevano la capacità di farsi da soli, erano grandi atleti. Oggi i ciclisti di grande livello hanno tutto a disposizione grazie alla tecnologia e hanno uno staff ben composto e articolato che li aiuta in vari ambiti. Uno come me è stato capace di fare tutto da sé. Non ho avuto bisogno di manager o altre figure a sostegno della mia immagine, ci pensavo io».
Marco Villa racconta il dietro le quinte della crono iridata. A partire dal mattino, quando Ganna non voleva uscire dal letto. Storia di una vittoria voluta
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E alla fine ecco la Ineos Grenadiers.I ragazzi di Dario David Cioni e Matteo Tosatto hanno preso le redini della corsa dalla Cipressa in poi. Tutti si chiedevano perché? Soprattutto dopo la tirata di Ganna…
In fin dei conti il gruppo era foltissimo e Kwiatkowski, che per carità resta un super corridore, non dava poi tutte queste garanzie, almeno se si pensava a quei tre che avrebbero dovuto “spaccare il mondo”. Perché non lasciare a loro il pallino della corsa?
Luke Rowe e Filippo Ganna, appunto, hanno fatto davvero un gran lavoro. Pippo poi li ha portati “a spasso” fin sulle rampe del Poggio, prima di spostarsi esausto.
Pidcock, Kwiatkowski e Van Baarle subito dopo l’arrivoPidcock, Kwiatkowski e Van Baarle subito dopo l’arrivo
Imperativo: stare davanti
Dopo l’arrivo i primi Ineos a tagliare il traguardo si radunano. Scambiano qualche chiacchiera e tutto sommato sono sorridenti. Per assurdo il più dispiaciuto è Pidcock: il novellino di 59 chili ha l’aria di chi ha perso una grande occasione.
«E’ stata una Sanremo molto veloce – dice Cioni appena sceso dall’ammiraglia – Nel finale eravamo davanti perché se dopo la Cipressa non corri in quelle posizioni non vinci la corsa. E’ semplice! Siamo rimasti in testa al gruppo con la speranza che poi i ragazzi avessero le gambe per seguire chi si sarebbe mosso. Alla fine davanti avevamo Pidcock e Kwiato non si è agganciato per poco.
«Kwiatkowski era il capitano e Pidcock il jolly. A dire la verità aveva carta bianca anche Ganna, ma poi non stava benissimo nella prima parte della gara e così Pippo ha scelto di lavorare per la squadra».
Pidcock in azione sulla Cipressa. Molto reattivo anche sul PoggioPidcock in azione sulla Cipressa. Molto reattivo anche sul Poggio
L’attacco di Kwiato
Il polacco, che vinse questa corsa nello splendido arrivo a tre del 2017, ha provato a giocarsela in discesa. Lui il Poggio lo conosce a menadito e, probabilmente sapendo di averne un po’ meno sia per la “botta in finale” che per la volata, ha cercato di anticipare. Forse, però, quando ci ha provato a quel punto la tattica era un po’ bloccata. Probabilmente anche in Ineos si aspettavano qualcosa di più dai tre favoriti.
«Sono mancate un po’ le gambe – afferma Cioni – ma come succede a tanti del resto. La Sanremo è una gara particolare: pensi di stare bene e poi nel finale ti rendi conto che non è così. Per quel che avevamo visto alla Tirreno, un po’ tutti si aspettavano qualcosa di più da Van Aert, Alaphilippe e Van der Poel. Uno scontro fra titani sul Poggio. Ma come ho detto la Sanremo è una gara lunga, una gara strana e non sempre uno ha le gambe che pensa di avere. E questo vale anche per loro evidentemente. Quindi complimenti al vincitore che è andato forte!».
Già, complimenti al vincitore. Ma visto come è partito Stuyven e cioè in discesa sui “residui” di un’azione, forse anche giusta, impostata proprio da Kwiatkowski magari un po’ di rammarico c’è.
«Sì, ci vuole anche un po’ di fortuna. Bisogna essere lì e cogliere l’attimo. E’ andata meglio a qualcun altro».
Stamattina Ganna è stato l’ultimo a lasciare il suo bus ed era molto serioStamattina Ganna è stato l’ultimo a lasciare il suo bus ed era molto serio
E Ganna lavora per il futuro?
Ma se la corsa della Ineos è finita di fatto ad un chilometro dall’Aurelia, qualche cosa da salvare c’è eccome: innanzi tutto Pidcock. Tom, 21 anni e alla prima Sanremo, è arrivato davanti e Ganna era lì, nonostante non fosse in forma. Stando alle parole del gruppo la sua azione è stata determinante nell’economia della corsa. Di fatto il “Pippo nazionale” ha impedito ogni altro scatto o azione.
«Ganna – conclude Cioni – poteva entrare in gioco in due punti: uno era sulla Cipressa se ci fossero stati dei movimenti, e l’altro sul Poggio. In questo secondo caso se avesse avuto la gamba buona avrebbe dovuto seguire».
E, aggiungiamo noi, semmai fosse arrivato davanti in fondo all’Aurelia avrebbe dovuto dare una botta della sue, come fece Cancellara nell’ormai lontano 2008.