Troppo magra, ma non per scelta. Marta Cavalli si racconta

03.04.2022
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Siamo ormai abituati a vedere ciclisti sempre più magri, specialmente se scalatori. Tra le punte del ciclismo femminile italiano più longilinee c’è proprio Marta Cavalli che, nonostante la giovane età, ci ha raccontato di aver già avuto un’esperienza particolare con l’alimentazione (la foto @fdj in apertura la ritrae alla presentazione del team)..

Classe 1998, già campionessa italiana nella categoria donne elite nel 2018 e rappresentante del G.S. Fiamme Oro, negli ultimi due anni si è distinta più volte come scalatrice nelle gare internazionali vestendo i colori del team francese FDJ Nouvelle-Aquitaine Futuroscope.

Con il passaggio in Francia, Marta Cavalli ha cambiato caratteristiche tecniche. E’ alta 1,67 e pesa 53 chili
Con il passaggio in Francia, Marta Cavalli ha cambiato caratteristiche tecniche. E’ alta 1,67 e pesa 53 chili

Le prime tappe

«Ho sempre nutrito particolare interesse per l’alimentazione – racconta Marta – e mi piace anche mettere le mani in pasta. Sono cresciuta senza troppe pressioni fino da allieva, poi studiando da sola le linee guida della sana alimentazione, ho migliorato la mia dieta».

Marta, come la maggior parte dei ciclisti, purtroppo non ha mai avuto nessuna lezione di educazione alimentare, ma grazie agli approfondimenti fatti in materia, ha sviluppato uno spirito critico verso i falsi miti sul peso e la dieta, che ancora si raccontano nel ciclismo, specialmente quello italiano, e negli ultimi tre anni si è affidata a dei professionisti della nutrizione per migliorare ulteriormente la sua performance.

«In questi anni di ciclismo – conferma – ho imparato che è sempre importante avere una scorta di cibo in valigia, anche per le trasferte all’estero, quando fatichi a trovare gli alimenti che vuoi. Ed ho capito l’importanza di alimentarsi durante gli allenamenti così come si fa in gara, a differenza di quanto si tende a credere in Italia.»

Vittoriosa nel Team Relay agli europei di Trento, con Longo Borghini e Cecchini
Vittoriosa nel Team Relay agli europei di Trento, con Longo Borghini e Cecchini

L’estrema magrezza

«La prima dieta che ho ricevuto era fin troppo restrittiva per me – dice – non sopportavo l’idea di essere così limitata nella scelta degli alimenti e nelle porzioni. Così dopo qualche mese ne ho preferito una più flessibile ed ora, grazie al lavoro col nutrizionista, sto riacquisendo il benessere». 

Pochi forse sanno che Marta, proprio poco prima dell’inizio della pandemia ha sofferto di problemi intestinali che le impedivano di assorbire il cibo normalmente. Da lì un’estrema magrezza e lo sconforto psicologico nel vedere vanificare tutti gli sforzi e i sacrifici fatti in allenamento senza una ragione valida. 

«Avevo perso diversi chili – ammette – perché nonostante i problemi continuavo a gareggiare, ma non ero mai al 100%. Non capivo cosa causasse i miei disturbi intestinali e mi sentivo sempre vuota, debole e stanca. Ad inizio pandemia con l’aiuto del dottor Guardascione per esclusione, dato che non si potevano fare visite ed esami in ospedale, sono riuscita finalmente a capire che tutta la sofferenza era dovuta all’intolleranza al lattosio».

Dal 2017 al 2020, Cavalli ha corso alla Valcar, di cui è stata a lungo bandiera
Dal 2017 al 2020, Cavalli ha corso alla Valcar, di cui è stata a lungo bandiera

Riprendere peso

Marta ha iniziato così il percorso per recuperare il benessere intestinale e, cosa ancor più inusuale per un ciclista, per prendere peso.

«Inizialmente è stato difficile – riconosce – ho scoperto che il lattosio è praticamente ovunque, anche nel prosciutto per esempio. Ho dovuto sacrificare anche il mio sgarro preferito, il gelato, ma l’assenza dei sintomi, insieme alle sensazioni di nuovo positive mi hanno dato la forza per andare avanti».

Seguita da due professioniste della nutrizione, una personale e l’altra del team FDJ, Marta sta lavorando a tutt’oggi con impegno senza tralasciare il ben che minimo dettaglio per incrementare il suo peso e poter così raggiungere quello di forma, conforme alla sua struttura fisica e ideale per la performance. 

Ha chiuso la Gand-Wevelgem in 41ª posizione, subito a ridosso del primo gruppo
Ha chiuso la Gand-Wevelgem in 41ª posizione, subito a ridosso del primo gruppo

Un Fiandre così freddo

Alle 13,25 Marta prenderà il via al Giro delle Fiandre, con un clima freddo e invernale dal quale servirebbe un po’ di grasso per difendersi, così le abbiamo chiesto come si è preparata alla campagna del Nord.

«Visto il mio recente passato – spiega – non posso fare il classico carico di carboidrati la sera prima della competizione. Devo preservare l’integrità del mio intestino evitando grandi mangiate. Da due settimane ho incrementato la quantità giornaliera di carboidrati, ovviamente a basso indice glicemico, per garantire una buona riserva di glicogeno. A inizio stagione, invece, hanno monitorato i miei livelli di glucosio durante l’allenamento, così da potermi consigliare la giusta quantità di carboidrati all’ora sia per gli allenamenti che per le gare.

«E’ stato difficile adeguarmi a mangiare tanto durante gli allenamenti, ma è il modo migliore per prepararsi alla gara. Domani (oggi, ndr) farò una colazione normale, poi uno snack e in gara delle tartine di riso, preparate dalla nutrizionista del team, con miele, zucchero, cannella e Oreo, che sono senza lattosio».

Ringraziando Marta per aver condiviso la sua esperienza, non ci resta quindi, che seguire la diretta del Fiandre femminile, tifando lei e le altre italiane, che hanno dimostrato di essere in forma splendente.

Guazzini come un treno: «Il recupero? Meglio del previsto»

16.02.2022
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Vittoria Guazzini non ha ancora iniziato la sua stagione agonistica. La toscana è passata dalla squadra di Valentino Villa alla FDJ-Nouvelle Aquitaine, team WorldTour. Un salto per il quale è sicuramente pronta, ma che complice l’infortunio alla caviglia l’ha un po’ rallentata. Almeno all’inizio.

Tra i ritiri con il team e quelli con la nazionale, la Guazzini ha passato gran parte dell’inverno in Spagna (foto Instagram – T. Maheux)
Tra vari ritiri, Guazzini ha passato gran parte dell’inverno in Spagna (foto Instagram – T. Maheux)

Caviglia in ripresa

La “Guazz” è tosta e già va come un treno. Alcune voci dicevano che nel ritiro in pista, chiamando in causa molto sulla forza, era stata costretta a fare un piccolo lavoro differenziato, ma lei smentisce categoricamente.

«No, no… che differenziato – racconta Vittoria – nell’ultimo ritiro ho svolto tutto il lavoro insieme alla squadra. In quello di dicembre invece sì, avevo fatto qualcosa in meno, ma avevo ripreso davvero da poco tempo. Con il tempo sono tornata a regime.

«Certo, non sono ancora al 100%, tutte le sere metto il ghiaccio perché la caviglia è sempre un po’ calda e sento che pulsa. Eseguo sempre degli esercizi di mobilità e vado in palestra. Ma questa l’avrei fatta a prescindere dalla caviglia.

«In palestra lavoro un bel po’, ci vado almeno due volte a settimana. Facendo anche la pista per me è molto importante. Inizio con dei circuiti anche per la parte superiore del corpo, poi passo alla parte di forza: squat, stacchi, bilanciere e lavori in isometria. Anche nel ritiro in Spagna su strada sono riuscita a fare un richiamo».

Caduta alla Roubaix, Vittoria rientrerà all’Omloop Het Nieuwsblad il 26 febbraio, 117 giorni dopo l’infortunio (foto Instagram)
Caduta alla Roubaix, Vittoria rientrerà all’Omloop Het Nieuwsblad il 26 febbraio, 117 giorni dopo l’infortunio (foto Instagram)

Si riparte dal Belgio

La Guazzini però è ottimista. Alla fine riesce a spingere forte e il programma procede bene: «Direi anche meglio del previsto – riprende Vittoria – inizierò a gareggiare a fine mese, in Belgio».

Nel ciclismo moderno iniziare a fine febbraio, significa scontarsi con gente che corre quasi da un mese. La differenza potrebbe essere piuttosto netta.

«Paura del ritmo? Mah, forse chi ha iniziato alla Valenciana – dice – darà una dimostrazione di maggior ritmo, ma anche altre ragazze apriranno la loro stagione in Belgio, insomma non sarò la sola. Più che il ritmo, semmai mi preoccupa lo stare in gruppo. Dovrò ritrovare il feeling, specie dopo il trauma della caduta alla Roubaix. Ma sono certa che dopo le prime pedalate tutto tornerà come prima».

Il ritmo però è già buono. Vittoria è reduce dal ritiro in Spagna con la nazionale, dove ha svolto un ottimo volume di lavoro con le altre ragazze.

«Cercavamo di uscire insieme, ma poi ognuna in questo periodo della stagione aveva il suo programma da sbrigare. Però alla fine si rientrava sempre insieme. I percorsi erano quelli. E c’era sempre tanta salita! Anche se non si esce insieme per l’intero allenamento, questi ritiri sono importanti per fare gruppo».

Alla FDJ-Nouvella Aquitaine, la toscana ha ritrovato la sua ex compagna Marta Cavalli (foto Instagram – T. Maheux)
Alla FDJ-Nouvella Aquitaine, ha ritrovato Marta Cavalli (foto Instagram – T. Maheux)

Inizio tranquillo?

Nella Valcar-Travel & Service Vittoria Guazzini era una delle leader indiscusse. E al tempo stesso una gregaria di super lusso per gli sprint di Elisa Balsamo. Quali saranno i suoi ruoli e suoi obiettivi in questa stagione?

«Non so di preciso che ruolo avrò, immagino che soprattutto all’inizio dovrò aiutare la squadra. Bisognerà anche ambientarsi un po’ con le altre ragazze, tutte hanno una gran voglia di fare e tutte sono molto forti.

«Io per le volate? Velocista pura non lo sono mai stata, non è la mia caratteristica principale, poi un eventuale lavoro specifico che dovrò fare dipenderà dal team che sarà schierato, dalla tipologia della gara. Vediamo…

«Prevedo un picco di forma per le classiche di inizio stagione e quelle del Belgio. Non so neanche se resterò lassù dopo le prime corse. Ma prima di pensare a questa o a quella gara, intanto pensiamo a ripartire.

«Il sogno? Il Giro delle Fiandre, ma al momento… è proprio un sogno».

Nel pazzo mondo di Cecilie che vuole vincere il Tour

03.02.2022
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Vi è mai capitato di parlare con Cecilie Uttrup Ludwig? Se è di buon umore (e raramente non lo è), vi sommergerà con le sue risate, battute, parole a raffica e smorfie. In una di queste tempeste espressive, l’altro giorno la danese della FDJ-Nouvelle Aquitaine-Futuroscope, che nel 2017 vinse il ranking WorldTour fra le under 23, si è fatta improvvisamente seria e senza mezzi termini ha detto chiaramente di voler vincere il Tour Femmes.

In fondo, senza più Anna Van der Breggen in circolazione e con Van Vleuten che intanto ha nelle gambe un anno in più, il campo sarà aperto e le soluzioni possibili ben più numerose. E sebbene il 2021 non sia stato l’anno migliore per la danese, la sua fede appare incrollabile.

Alla presentazione del Tour, Cecilie con Niewiadoma, altra aspirante alla maglia gialla (foto Instagram)
Alla presentazione del Tour, Cecilie con Niewiadoma, altra aspirante alla maglia gialla (foto Instagram)

«La mia ambizione -sottolinea – è vincere il Tour de France. E’ stato importante lo scorso anno portarsi a casa quella tappa a Burgos, che ha avuto grande risalto, avendo battuto Niewiadoma, Van der Breggen e Longo Borghini. Voglio riprovare quelle sensazioni, ho davvero l’ambizione di rifarlo».

In quattro al Tour

La squadra l’ha presa sul serio, al punto da mandare per lei in Francia tutte le leader a disposizione: Marta Cavalli, Grace Brown ed Evita Muzic.

«Per una squadra francese – ha spiegato il team manager Stephen Delcourt – poter parlare di Tour de France è davvero importante. Essere arrivati secondi nella Course by Le Tour de France (vinta da Demi Vollering proprio su Cecilie, ndr) è stato pesante. Vogliamo di più. Lo scorso anno abbiamo vinto due corse.

«Stiamo passando – prosegue – da team familiare a vera squadra professionistica. Lavoriamo tanto e parliamo a fondo di quello che vogliamo fare. Abbiamo aumentato il nostro impegno sul fronte della performance. E abbiamo deciso di correre il Tour Femmes con quattro leader per puntare alla maglia gialla. Cecilie può fare la storia del ciclismo, ma lo stesso saremo ambiziosi al Giro con Marta Cavalli».

La Super Planche fa male

Come studiammo con Fabiana Luperini, il Tour Femmes si deciderà nelle ultime due tappe, con arrivo a Le Markstein dopo aver scalato il Grand Ballon e con l’arrivo a La Super Planche des Belles Filles, dove nel 2019 Ciccone conquistò la maglia gialla. Salite non impossibili, ma che possono far male. E a ben vedere il limite di Cecilie sono proprio le lunghe pendenze.

In ritiro si sono viste finalmente la nuova maglia e la nuova bici Lapierre (foto FDJ-NAT)
In ritiro si sono viste finalmente la nuova maglia e la nuova bici Lapierre (foto FDJ-NAT)

«Lo so perfettamente – sbotta a ridere – e per questo sin dall’inizio della preparazione mi sono concentrata su questo aspetto e lo riprenderò nelle settimane precedenti il Tour. Fortunatamente avrò con me 4-5 compagne molto forti, che renderanno meno pesante la pressione. Siamo in una squadra francese e dichiariamo di voler vincere il Tour de France, ma io per questo sono molto eccitata».

Pazzi per il Tour

Se saranno tutte leader o destinate a lavorare per lei potrà dirlo solo la strada: anche lei doveva essere leader al Giro Donne del 2021, ma si ritirò dopo la 7ª tappa quando si rese conto di non avere gambe, lasciando a Marta Cavalli lo spazio e la responsabilità. Poteva restare per aiutarla? Ecco, se proprio va pescato un neo nel suo essere così eccentrica è nel pensare a sé e concedere poco alle compagne.

Ospite di Natholdet, trasmissione satirica danese sugli strafalcioni televisivi (foto Facebook)
Ospite di Natholdet, trasmissione satirica danese (foto Facebook)

«Sogno di attaccare – sorride Cecilie che nel suo Paese gode di grande popolarità – ma per farlo bisogna tenere testa ad alcune squadre che hanno organici forti. Essere isolati è uno svantaggio, ma adesso siamo forti anche noi. Posso attaccare io, ma possono farlo anche Grace e Marta. E penso anche che si possa puntare nello stesso anno al Giro, al Tour e alla Vuelta, l’importante è avere la giusta programmazione. Essere danese e puntare al Tour quest’anno è pazzesco. Anche se noi non andremo nel mio Paese, la prospettiva di far parte di un’avventura simile ha un grande risalto. E pensare che partiremo dopo gli uomini farà sì che sarà un unico, grande viaggio. A casa mia sono tutti fuori di testa…».

Dalla Spagna in chiamata con Marta Cavalli, parlando inglese

02.02.2022
5 min
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Capisci che il WorldTour sia ormai uno stato mentale quando ti rendi conto che la conferenza stampa (virtuale) della FDJ-Nouvelle Aquitaine-Futuroscope viene svolta in inglese e non nella lingua madre cui i francesi difficilmente sono disposti a rinunciare. Dall’altra parte dello schermo, riconosciamo i volti sorridenti del team manager Stephen Delcourt che fa gli onori di casa e poi tre leader come Cecile Uttrup Ludwig, Marta Cavalli e l’ultima arrivata Grace Brown.

Nel 2021 ha vinto la Team Relay agli europei di Trento: qui con Longo Borghini e Cecchini
Nel 2021 ha vinto la Team Relay agli europei di Trento: qui con Longo Borghini e Cecchini

Il capo snocciola numeri e obiettivi, dichiarando di voler vincere il Tour Femmes e anche una prova Monumento. I minuti scorrono e noi, scoprendoci più sciovinisti di quanto ci aspettassimo, preferiamo cominciare da Marta (in apertura nella foto di Thomas Maheux). E questo fatto di doverci parlare in inglese un po’ fa strano, ma tant’è.

Una stagione lunghissima

Con nove piazzamenti nei primi cinque e la vittoria nel Mixed Team Relay agli europei, la ragazza di Cremona ha interpretato il debutto nella massima categoria con sicurezze sempre crescenti. Poi sarà che la stagione scorsa è parsa a tutti lunghissima e strapiena di impegni, ricordare i primi passi alla Strade Bianche, quindi il Fiandre, i problemi al ginocchio prima della Liegi, il Giro d’Italia Donne, le Olimpiadi, il mondiale, la Roubaix e tutti gli altri racconti che sono seguiti ti fa rendere conto che i progressi sono stati tangibili e costanti. Con una sola annotazione a margine, fatta dal suo ex direttore sportivo Arzeni al via della Ronde de Mouscron, all’indomani del Fiandre chiuso da Marta al sesto posto.

La nuova maglia del team francese ha molto più blu rispetto allo scorso anno (foto FDJ-NAT)
La nuova maglia del team francese ha molto più blu rispetto allo scorso anno (foto FDJ-NAT)

«Marta ha perso tanto peso – disse il diesse della Valcar-Travel&Services – e per puntare alla salita ha lasciato indietro lo spunto veloce che la rendeva vincente».

Che ci abbia riflettuto da sola o con il team, oppure che abbia fatto tesoro delle parole del Capo, la preparazione invernale di Marta Cavalli ha puntato a recuperare quel colpo di pedale più brillante nel finale di gara.

Come è andato l’inverno?

Ho buone sensazioni. Abbiamo svolto un bel blocco di allenamento, la stagione sta arrivando e sono molto motivata. Sono impaziente di vedere se la nuova preparazione darà i suoi frutti.

Nonostante i suoi 53 chili, Cavalli si è trovata a suo agio sul pavé della Roubaix, arrivando al 9° posto
Nonostante i suoi 53 chili, si è trovata a suo agio sul pavé della Roubaix, arrivando al 9° posto
Che cosa porti via dal primo anno nel WorldTour?

Ho imparato molto, ho scoperto altre cose su me stessa. Abbiamo analizzato le mie prestazioni, le reazioni del mio corpo nelle varie situazioni di gara, il recupero, la gestione dello sforzo. Ho qualche rimpianto perché sono arrivata parecchie volte vicino al podio e mi è mancata la zampata decisiva. Mi manca il feeling con la vittoria.

Che cosa hai scoperto d’altro su te stessa?

Non vedo ancora i miei limiti e questo mi piace. Il mondo intorno è cambiato, sul piano della preparazione e dell’atteggiamento in gara. E’ tutto più serio, si lavora per ottenere i risultati più grandi e questo mi dà grandi motivazioni.

Prosegue la collaborazione fra Lapierre e la FDJ femminile (foto FDJ-NAT)
Prosegue la collaborazione fra Lapierre e la FDJ femminile (foto FDJ-NAT)
La squadra punta a qualche vittoria Monumento…

C’è mancata, in effetti. Se penso a me, vedo bene la Strade Bianche e il Trofeo Binda. Vorrei dimostrare che posso correre per vincere certe corse. Poi si può anche non vincere, ma essere lì a giocarsela vuol dire aver fatto uno step in più.

La squadra punta al Tour, ma non è mistero che tu ami il Giro…

Potrebbe essere un mio obiettivo. Nel 2021 mi sono resa conto di reggere bene nell’arco dei 10 giorni. Ho mostrato un buon recupero, stando meglio con il passare delle tappe. Se ci sarà l’occasione di vincere una tappa, la prenderò. Se avrò la possibilità di fare classifica, non mi tirerò indietro.

Al Giro d’Italia Donne del 2021, Marta Cavalli ha chiuso con il sesto posto finale: qui il quarto a Prato Nevoso
Al Giro del 2021, Cavalli ha chiuso con il 6° posto finale: qui il 4° a Prato Nevoso
A livello internazionale si protesta perché il percorso del Giro non è stato ancora presentato…

E’ un fatto e mi dispiace, ma per la mia preparazione non è fondamentale conoscere il dettaglio di tutte le tappe. L’idea degli organizzatori del Giro Donne è sempre stata di fare un percorso durissimo, con tappe di montagna, una crono e qualche volata. Si deve andare forte in salita e a cronometro. Conoscere i dettagli permetterà semmai di fare qualche sopralluogo.


Altro tema, si vorrebbe il Giro Donne nello stesso periodo di quello degli uomini, come accadrà col Tour Femmes che inizierà alla fine del Tour de France.

Non sarebbe affatto male. Tutti conoscono il Giro d’Italia. Quando mi alleno nei giorni in cui corrono gli uomini, capita di fermarsi e di essere riconosciuta. Mi chiedono se anche io farò il Giro e quando rispondo di sì, ma che si correrà a luglio, restano male. Sarebbe bello avere la corsa degli uomini come lancio.

Nel ritiro spagnolo, grossi blocchi di lavoro preparando il debutto (foto FDJ-NAT)
Nel ritiro spagnolo, grossi blocchi di lavoro preparando il debutto (foto FDJ-NAT)
Ti è mancata la zampata nel finale, come è cambiata la preparazione?

Ho lavorato per ritrovare lo spunto che ho un po’ perso per strada. Sapevo farlo, posso riuscirci ancora. Dovreste vedere una Marta più potente e brillante, per questo non vedo l’ora di cominciare per mettermi alla prova.

La grinta della “Guazz”, già a tutta fra strada e pista

02.01.2022
4 min
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Sembra passato un secolo da quando in quel maledetto giorno di Roubaix, Vittoria Guazzini (in apertura nella foto Fdj) si è fratturata la caviglia, scivolando sul pavè infangato. Invece non sono neanche tre mesi, ma la giovane toscana ha già ritrovato il suo classico sorriso. La “Guazz” è spigliata, divertente e divertita come nel suo carattere, nonostante la fatica dei giorni in pista e quelli sull’asfalto.

Per Vittoria in questi giorni non solo le Feste comandate, ma anche il compleanno: il 26 dicembre ha compiuto 21 anni
Per Vittoria in questi giorni anche il compleanno: il 26 dicembre ha compiuto 21 anni
Vittoria, come va?

Abbastanza bene, non sono ancora al 100 per cento, ma bene dai! Vengo dal ritiro in pista in Slovenia a Novo Mesto e sono un po’ stanca a dire il vero. La caviglia sta tornando ad avere una buona mobilità grazie agli esercizi. Ho ripreso a pedalare sui rulli a fine novembre e poi sono volata in Spagna con il nuovo team e lì al caldo è andata meglio del previsto. Se me lo avessero detto, non ci avrei creduto.

Come hai passato i primi giorni dopo la frattura?

I primi giorni sono stati duri. Mi sono detta: «Cavolo, salto l’ultima gara con la Valcar in Inghilterra e anche i mondiali in pista!». Mi dispiaceva davvero, ai mondiali ci tenevo tantissimo. Anche dopo l’operazione non sono stati giorni facili, avevo molto dolore persino da sdraiata. Alla fine l’ho presa come un’occasione per fare uno stacco totale.

Quali sono state le prime impressioni della nuova squadra?

Molto buone. Ho conosciuto le altre atlete della Fdj-Nouvelle Aquitaine e ho ritrovato “la Marta”, Cavalli, con la quale avevo corso alla Valcar. Ho trovato una grande organizzazione. Il livello si è alzato essendo una WorldTour. Ho notato tanta attenzione ai dettagli e spero di ripagare la fiducia che mi è stata data.

La “Guazz” (in seconda fila con la maglia Fiamme Oro) nel ritiro di dicembre con la FDJ Nouvelle Aquitaine (foto FDJ)
La “Guazz” (in seconda fila con la maglia Fiamme Oro) nel ritiro con la FDJ Nouvelle Aquitaine (foto FDJ)
Voi corridori parlate sempre di dettagli, ci fai un esempio?

Per esempio penso ai materiali. Ci hanno presentato la nuova bici spiegandoci ogni particolare, le differenze rispetto al modello precedente. Ho fatto il bike fitting per trovare una posizione tra il comodo e l’efficiente. Abbiamo parlato con la nutrizionista che ci ha spiegato quante calorie assumere in corsa e fuori… Insomma tante piccole cose che alla fine fanno la differenza.

Ci hanno detto che al termine delle uscite ti hanno vista parecchio stanca. Adesso sei stata in pista, non rischi di affrettare i tempi?

No, è tutto sotto controllo! Stanca lo ero sì… dopo due mesi nei quali non facevo praticamente niente. Ho cercato di fare tutto gradualmente, senza esagerare.

I chilometri che hai accumulato quindi sono più o meno gli stessi di sempre?

Quelli no, forse sono un po’ di più. L’anno scorso non sono uscita molto l’inverno anche perché eravamo sempre in pista o in palestra. E poi con il caldo, in ritiro, ho pedalato parecchio.

A Novo Mesto gli azzurri (Vittoria è la seconda da sinistra in piedi) hanno salutato la Pieters dopo la sua brutta caduta (foto FCI)
A Novo Mesto gli azzurri (Vittoria è la seconda da sinistra in piedi) hanno salutato la Pieters dopo la sua brutta caduta (foto FCI)
Prima ci hai detto della tua caviglia, come va?

All’inizio ho avuto una sensazione un po’ strana. Non stavo molto bene. Non riuscivo ad alzarmi sui pedali, il peso mi dava fastidio. Però è andata sempre meglio, l’unica cosa che ancora non va è che non riesco a sganciare bene il pedale infatti mi aiuto con la mano. Di solito sganciavo prima il piede sinistro e poi il destro. Adesso invece prima sgancio il destro e poi il sinistro, aiutandomi appunto con la mano. La torsione ancora mi dà un po’ fastidio.

E in pista la ruota fissa non ti ha dato problemi?

Tante differenze non le ho notate, poi sarà che avevo talmente tanta voglia di tornare in pista! Dopo le Olimpiadi ci avrò girato mezza volta e tornare sul parquet mi ha fatto piacere… Eravamo in Slovenia con Villa, Quaranta e Masotti. Era la prima volta che andavamo lì e devo dire che è anche una bella pista.

E a proposito di pista, in squadra come si pongono di fronte alla doppia attività?

Che io ci tengo l’ho sempre detto e col fatto che Montichiari non è agibile non ci stiamo andando due volte a settimana come l’anno scorso, quindi sto facendo meno attività. Però per me europei e mondiali sono un obiettivo a cui tengo e mi lasceranno spazio.

Vittoria, hai già un programma di gare?

Non so quando dovrò esordire, credo tra fine febbraio e inizio marzo. Lo saprò nelle prossime settimane.

Guazzini, quei 79 chilometri avevano il gusto della libertà

08.12.2021
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Settantanove chilometri di libertà. No, non sono quelli di evasione dal gruppo durante una gara, ma quelli pedalati da Vittoria Guazzini sulle strade di Peccioli, dove abita nonna Marinetta. La prima uscita in bici (5 dicembre) a distanza di due mesi dal brutto incidente patito alla Parigi-Roubaix (2 ottobre) durante la quale aveva riportato una doppia frattura alla caviglia sinistra. Era stata necessaria un’operazione e aveva dovuto saltare sia il Women’s Tour in Gran Bretagna sia il mondiale in pista a Roubaix.

Paradossalmente alla “Guazz” – che compirà ventuno anni il prossimo 26 dicembre e che ha firmato un biennale con la Fdj Nouvelle Aquitaine Futuroscope – ha fatto più male rinunciare a quelle gare che il dolore dell’infortunio. 

Tuttavia l’ha presa con filosofia e con l’ironia che la contraddistingue. «Sembrerà assurdo – racconta la campionessa europea U23 a crono – ma anche il mondiale su pista di Berlino a febbraio 2020 lo avevo saltato perché ero scivolata sulle scale di casa facendomi male alla caviglia destra e finendo all’ospedale. Fa ridere raccontarlo. Fortuna che ho finito le caviglie!». 

Con questa foto su Instagram dei paesaggi di Peccioli, Vittoria ha celebrato il ritorno in sella
Con questa foto su Instagram dei paesaggi di Peccioli, Vittoria ha celebrato il ritorno in sella
Vittoria come è stato questo ritorno in bici?

Ci voleva, è stata una liberazione. Avevo già pedalato sui rulli nei giorni precedenti, poi quando ho avuto l’ok per andare su strada, sono andata. Ero a casa di mia nonna dove c’era anche un meteo migliore rispetto a casa mia. Sono uscita da sola e tanto che c’ero, con calma ho fatto un po’ di chilometri. Settantanove diceva il computerino.

Hai avuto difficoltà?

E’ stata una pedalata strana anche se non ho avuto fastidi. Non volevo piegare troppo la bici, avevo molta paura di cadere e facevo le curve quadrate. Ogni rotonda era un incubo. Anche alzarmi in piedi mi faceva effetto. Ma la cosa più difficile è stata un’altra…

Quale? 

Solitamente parto a pedalare col piede destro e quando mi fermo agli incroci sgancio il sinistro. Al momento mi devo impegnare per staccare il pedale perché non mi viene automatico. Addirittura quando arrivo a casa mi aiuto con le mani. Quindi sto imparando a staccare il destro e non è semplice, mi rende spaesata. 

Ecco la caduta alla Roubaix che le è costata uno stop di due mesi (foto Louis Lambin)
Ecco la caduta alla Roubaix che le è costata uno stop di due mesi (foto Louis Lambin)
Hai fatto particolari pensieri, magari al 2022, durante questi 79 chilometri?

Onestamente pensavo a restare in piedi (ride, ndr), mi sembrava già un grande traguardo. E pensavo anche che stavo facendo tanta fatica. Anche perché partendo da Peccioli, dove fanno la Coppa Sabatini, c’è subito salita. Alla fine però sono andata a cercare la pianura e qualche strappetto lì attorno. 

Il tuo programma di riabilitazione come sta procedendo?

Ho pedalato anche i due giorni successivi, ma mi sto gestendo perché accuso ancora un po’ di fatica. Naturalmente sto facendo fisioterapia e nelle settimane scorse avevo fatto anche del laser. Sento che sto recuperando bene.

Nel frattempo è praticamente già iniziata la prossima stagione con la nuova squadra…

Qualche settimana fa sono stata un paio di giorni in Francia per le misure della bici e sono rientrata subito. Il 12 dicembre invece partirò con il team per Altea, in Spagna, per un ritiro di una decina di giorni. Laggiù definiremo anche il mio calendario in base al recupero. Io però tornerò il 20 dicembre, perché il giorno successivo avrò la premiazione del Giro d’Onore a Roma.

Un’altra foto su Instagram per rassicurare amici, tifosi e parenti delle condizioni dopo la caduta di Roubaix
Un’altra foto su Instagram per rassicurare tutti dopo la caduta di Roubaix
Avrai un programma differenziato in questi giorni?

Non so ancora di preciso, dovrei seguirne uno un po’ diverso dalle mie compagne. Per me sarà importante anche riprendere confidenza con il pedalare in gruppo. In ogni caso starò a ruota e in un qualche modo me la caverò. 

Con l’infortunio sono cambiati un po’ gli obiettivi?

Nel 2022, cambiando l’ambiente, c’era già voglia di fare bene. A maggior ragione dopo questo incidente. Le motivazioni sono tante. Ora c’è un punto interrogativo su come e quando mi rimetterò in forma al 100 per cento. Questo è l’obiettivo primario poi la condizione arriverà e le occasioni ci saranno. Spero di coglierle e togliermi qualche soddisfazione. 

Ci sono stati dei lati positivi in questo periodo di degenza?

In queste circostanze bisogna trovarne per forza. Ho forse imparato a guardare non troppo avanti. Avrei voluto andare in vacanza per staccare mentalmente, però fisicamente mi sono riposata anche più del dovuto. Non so quando correrò, di sicuro sfrutterò questo periodo per ambientarmi meglio con la nuova squadra.

Basta stampelle, finalmente per Vittoria Guazzini è tempo di ricominciare (foto Instagram)
Basta stampelle, finalmente per Vittoria Guazzini è tempo di ricominciare (foto Instagram)
Perché hai accettato di andare all’estero?

Non è stato semplice decidere, ci ho riflettuto molto. La proposta della Fdj era arrivata dopo le classiche di primavera, ma era doveroso che io aspettassi le intenzioni della Valcar-Travel&Service. D’altronde devo tantissimo a loro se ho ottenuto dei risultati in questi tre anni. Alla fine sono stata convinta dall’attenzione che i francesi hanno verso le crono. E’ una specialità che mi piace molto e volevo svilupparla maggiormente guardando cosa ne può uscire.

Sarai in una formazione World Tour dove ritroverai la Cavalli…

Marta è stata importante per scegliere. Me ne aveva parlato bene e mi aveva rassicurata. Il fatto di conoscere già lei è un valore aggiunto. Per il resto è una squadra di qualità che è cresciuta tanto. E’ arrivata anche l’australiana Grace Brown che quest’anno è andata molto forte. Spero di dare il mio contributo. Le basi per fare bene ci sono.

Avete visto Marta Cavalli? E’ più famelica che mai…

02.12.2021
4 min
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Marta Cavalli è già in piena stagione. Ha una carica pazzesca. Ieri per esempio aveva avuto una giornata bella piena e tra allenamenti rimandati e impegni vari alle 21 era ancora sul ciclomulino. E stamattina di buon’ora era già pronta per uscire. Il menù prevedeva quattro ore.

La portacolori della FDJ Nouvelle Aquitaine Futuroscope ha archiviato la sua prima stagione nel WorldTour. E anche se non ha alzato le braccia al cielo (almeno individualmente visto che ha vinto l’europeo nel team relay) ha vissuto un’annata da vera protagonista.

E’ sempre stata nel vivo delle corse, specie le più importanti, e anche al mondiale di Leuven non ha mancato di dare il suo supporto alla causa azzurra. Per lei ben 21 top ten, Olimpiadi incluse.

Marta Cavalli (classe 1998) alla prima stagione nel WT. La lombarda è stata brava anche alla Roubaix (nona all’arrivo)
Marta Cavalli (classe 1998) è stata brava anche alla Roubaix (nona all’arrivo)
Marta, prima stagione nel WorldTour messa nel sacco. Come la giudichi?

Mi ritengo assolutamente soddisfatta. Una stagione al di sopra delle mie aspettative. Ho corso ad un livello che neanche il team forse si aspettava e vedere che anche loro erano contenti è stata forse la soddisfazione più grande. Sono stata molto costante, competitiva da febbraio alla Roubaix. Questo significa aver messo fieno in cascina anche per la prossima stagione e poi mi ripaga dell’azzardo fatto dell’andare a correre all’estero e dei tanti sacrifici.

Come vi organizzate con la squadra? Vai spesso in sede?

In realtà ci vado due volte l’anno e per brevi periodi. Poi faccio tutto da casa e sono seguita da remoto. Per esempio siamo andate dopo la Roubaix per questioni logistiche ed amministrative, diciamo così. E sono tornata qualche giorno fa per fare il punto della situazione. In questa occasione ho parlato con il preparatore.

E che programma di lavoro ne è uscito?

Abbiamo preso in considerazione la prima metà di stagione. Andremo per step. E punteremo su gare adatte a me in questa prima parte come la Strade Bianche e il Giro delle Fiandre. Questi sono i primi obiettivi. Ma soprattutto c’è l’idea di partire belle cariche. Di farsi trovare pronte ad inizio anno e per questo sto già spingendo abbastanza.

E si sente, anche dal tono deciso e brillante della tua voce…

Partire bene è importante. Se poi vai bene è anche più facile mantenere la condizione.

Hai parlato di Fiandre e Strade bianche ma quest’anno poi ci saranno sia il Giro che il Tour e la Marta del WorldTour è molto cambiata. Sembra essere quasi più adatta a questi appuntamenti che non alle corse di un giorno…

Abbiamo visto la presentazione del Tour e ci siamo fatte un’idea delle tappe. Adesso aspettiamo di conoscere il Giro, in modo tale che potremmo capire come e quale affrontare, sulla falsariga poi di quello che fanno gli uomini. Loro valutano i tre percorsi dei grandi Giri e poi scelgono quello più adatto alle loro caratteristiche.

In effetti (un altro bel passo avanti per le donne)…

E non escludo la doppietta Giro-Tour, ma con obiettivi differenti.

Marta (in basso a sinistra) sul podio di Leuven: bronzo nella staffetta mista contro il tempo
Marta (in basso a sinistra) sul podio di Leuven: bronzo nella staffetta mista contro il tempo
In quest’ultima stagione, Marta, abbiamo assistito ad una tua metamorfosi fisica: hai perso peso. Questo ti ha un po’ limitato nello sprint (tua vecchia arma vincente) ma ti ha decisamente dato tanto in salita: continuerà questo cambiamento?

E’ una metamorfosi che è avvenuta in modo naturale con l’aumento del volume di allenamento. Stando più tempo in bici il fisico si asciuga. E’ vero ho perso un po’ di sprint e stiamo cercando di ritrovarlo. Per questo sto lavorando di più in palestra e sulla forza. L’obiettivo è quello di mantenere il buon livello in salita raggiunto e di ritrovare il vecchio spunto, di avere più esplosività.

Sarebbe ottimale, certo…

Spesso si fa la differenza in salita, ma poi non basta per vincere. Magari vai via in tre, poi però rientra qualcuna che è meno forte quando la strada sale ma è veloce. Alla fine arrivano molto spesso dei gruppetti e qualcuna ti batte in volata.

A proposito di salita: chi è la più forte?

Senza dubbio Annemiek Van Vleuten, non in quanto scalatrice pura, ma perché è in grado di esprimere una forza e una resistenza molto elevate. Imprime un ritmo forsennato per 3′-5′ e alla fine sei costretta a mollarla per asfissia.

Ti manca molto per essere a livello delle migliori?

Stiamo lavorando per ridurre questo gap. Se invece penso alle italiane cerco di avvicinarmi il più possibile ad Elisa (Longo Borghini, ndr) per il tipo di attacchi che fa e il ritmo che tiene. E poi sempre occhio a qualche sorpresa.

Una spiaggia toscana dopo Tokyo preparando l’addio alla Valcar

14.08.2021
4 min
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Per smaltire la fatica e lo stress di Tokyo, Vittoria Guazzini è andata al mare in Versilia, dove le persone hanno la sua stessa parlata e per un po’ non è stata costretta a parlare di bici. Fino a ieri almeno, oggi infatti la toscana ha ripreso ad allenarsi con vista sul Simac Ladies Tour, come si chiama quest’anno il Boels che torna dopo l’annullamento del 2020.

«Cosa mi resta di Tokyo – dice – è un’esperienza positiva, con il solo rammarico della madison che avrei corso volentieri. Nelle gare di gruppo è indubbio che la sfortuna sia stata più forte di noi, altrimenti credo che Elisa (Balsamo, ndr) nell’omnium avrebbe fatto bene la sua parte. Sul quartetto invece non avevamo grosse aspettative. Ci sarebbe piaciuto fare il podio, certo, ma in ogni caso abbiamo fatto dei tempi molto buoni che fanno ben sperare per le prossime volte».

Tokyo, prima dell’ultimo quartetto, confronto fra Balsamo, Guazzini e Alzini
Tokyo, prima dell’ultimo quartetto, confronto fra Balsamo, Guazzini e Alzini

Strada e pista

Nei giorni scorsi, Salvoldi ha tracciato la road map che porterà le ragazze azzurre fino alle prossime Olimpiadi di Parigi, fra appena tre anni, annotando che ci sarebbe margine per alcune di loro di fare soltanto attività su pista.

«Ho letto – dice – ma io non lascerei mai la strada, anche se probabilmente ci sarebbero le possibilità di fare solo su pista. Si può convivere benissimo con la strada, lavorando bene si può. E io infatti adesso ricomincio proprio su strada. E dopo il Boels farò la Vuelta e non so se rientrerò nei piani per europei e mondiali su strada. Quando eravamo su in Belgio siamo state a vedere il percorso di Leuven. E’ un bel mondiale da Nord, potrebbe andarmi bene».

Valcar addio

Tra i motivi di interesse della sua estate c’è però un colpo di mercato che ha lasciato qualche strascico non proprio simpatico in casa Valcar-Travel&Service in cui Vittoria approdò nel 2019 quando aveva appena 18 anni. A un certo punto infatti, tramite il suo procuratore Fabio Perego, sul nome di Guazzini è arrivata una squadra WorldTour (il comunicato è in arrivo, anche se nell’ambiente sanno tutti il nome e la bandiera).

All’Omloop Het Nieuwsblad di febbraio, per Chiara Consonni e Vittoria Guazzini una giornata difficile
All’Omloop Het Nieuwsblad di febbraio, per Chiara Consonni e Vittoria Guazzini una giornata difficile

«Mi hanno contattato – ammette – e andrò curiosa di scoprire che cosa possano darmi di più o di diverso rispetto alla Valcar, cui auguro tutto il meglio. E’ comprensibile che ci siano rimasti male, perché mi sono stati vicini e mi hanno aspettato quando non ero al massimo. La Valcar per me resta una famiglia».

Arzeni non ci sta

La Valcar ha rilanciato con un’offerta niente male, ma la decisione era già stata presa, per la stessa dinamica che affligge le squadre maschili. I tecnici individuano i talenti più forti e progettano per loro un cammino di crescita, invece li vedono andar via di colpo… sedotti dalle promesse dei procuratori (che nel ciclismo femminile trovano terreno fertile). Il WorldTour porta anche questo, malumore compreso.

Davide Arzeni, direttore sportivo della Valcar, non ha preso troppo bene la novità. Il tecnico ha grandissima stima per la toscana, ne conosce i mezzi e pensa di avere le chiavi per portarla alla maturazione. Si parla di lavoro: un lavoro particolare, di una durezza estrema. E se ha senso che dal prossimo anno Elisa Balsamo vada a guadagnare quello che merita in un team WorldTour, Arzeni pensa che la toscana debba consolidarsi parecchio, visto che tra Covid e Olimpiadi hanno lavorato insieme davvero poco.

Alzini e Guazzini, due punti fermi del quartetto durante gli allenamenti a Montichiari
Alzini e Guazzini, due punti fermi del quartetto durante gli allenamenti a Montichiari

Gambe dure

E mentre la squadra bergamasca ha rinnovato il contratto con Chiara Consonni ed Eleonora Gasparrini, le sfide dell’estate bussano alla porta.

«Ho dieci giorni per ritrovare la gamba – scherza la toscana – e togliermi la ruggine di dosso. Dopo una settimana completamente senza bici, al Boels probabilmente avrò le gambe dure, poi confido che le cose andranno a migliorare. Vado con qualche ambizione, vedremo come andrà a finire».

Al Giro d’Italia Donne una Cavalli in cerca di obiettivi

04.07.2021
5 min
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Marta Cavalli è stata ieri a Prato Nevoso la prima italiana al traguardo. Quarta a 1’53” dalla Van der Breggen. Di lei aveva parlato nei giorni scorsi Dino Salvoldi, dicendo che se si riprenderà dagli acciacchi degli ultimi tempi, potrebbe essere una delle quattro titolari per Tokyo. Una… robina da poco, insomma, anche se in realtà la prospettiva le toglie vagamente il sonno. Lei se la ride, ma la tensione sta salendo. E’ tutto un fatto di obiettivi. E il piazzamento di ieri si potrebbe dunque leggere in quest’ottica, al centro della prima stagione con la Fdj-Nouvelle Aquitaine, in cui avrebbe dovuto soltanto imparare, ma sta bruciando le tappe, con una serie di risultati che davvero lasciano ben sperare.

Alla presentazione delle squadre, la Fdj Nouvelle Aquitaine di Marta Cavalli, la 3ª da destra
Alla presentazione delle squadre, la Fdj Nouvelle Aquitaine di Marta Cavalli, la 3ª da destra
Complimenti, ma andiamo con ordine: quali acciacchi hai avuto?

Grazie, ma c’è l’imbarazzo della scelta. Praticamente da dopo il Fiandre non ho più trovato non tanto la condizione, quando piuttosto la continuità. Poi mi è venuto fuori il problema al ginocchio in Belgio. Quindi sono caduta in Spagna. E alla fine, prima dei campionati italiani, è saltato fuori un virus intestinale che mi ha debilitato non poco. Perciò sono al Giro d’Italia Donne senza obiettivi precisi, soprattutto non sapendo nulla delle Olimpiadi.

Cosa c’entrano le Olimpiadi?

Se sapessi di andare, mi metterei l’anima in pace e il Giro potrebbe essere un ottimo blocco di lavoro. Mi preme assolutamente far sapere al cittì e a chi segue questo sport che ci metto tutta me stessa nella preparazione e negli allenamenti. Poter avere chiari i propri obiettivi aiuta però a lavorare meglio.

Il segnale di ieri è comunque incoraggiante, no?

Decisamente, dopo che il Giro era cominciato con un altro po’ di sfortuna. Nella cronosquadre ho bucato e per non perdere terreno, mi hanno lasciata indietro e ho perso 2’12”. Adesso si tratta di recuperare tappa dopo tappa. Anche perché sempre durante la crono la nostra leader, Cecilie Ludwig, è caduta, abbiamo beccato un ritardo di 1’46” e lei ha passato la serata in ospedale.

Come sta?

Adesso bene. Temeva di aver rotto la clavicola, solo che per fare tutti gli esami non ha potuto fare defaticamento dopo la crono, quindi è arrivata alla prima tappa di montagna un po’ in affanno (il ritardo della danese è stato di 5’53”, ndr).

Cosa ti pare di questa prima parte di stagione?

E’ vero che stanno venendo dei risultati migliori delle aspettative, ma questo non fa cambiare gli obiettivi, il team non ha alzato le pretese. Dopo la Course by LeTour, in cui non sono andata tanto bene (Marta si è piazzata 13ª a 8”, ndr), mi hanno detto che non era assolutamente un problema e che sono qui per imparare.

Ieri hai perso dalla Van der Breggen: lei davanti agilissima, tu dietro un po’ più dura: cosa ti manca per raggiungere quel livello?

Credo che sia una differenza soprattutto di maturazione fisica. Tecnicamente siamo simili. Anna non ha una progressione violenta, non è una scalatrice. Accelera e poi fa la differenza col passo, come me, facendo ovviamente le debite proporzioni. Lei ha 31 anni, io ancora 23 e so di dover crescere tanto anche atleticamente. Per fortuna a fine anno smetterà…

Nelle fasi di avvicinamento alla salita finale, era chiaro che avesse nelle gambe la forza giusta
Nelle fasi di avvicinamento alla salita finale, era chiaro che avesse nelle gambe la forza giusta
In realtà dice che lo farà dopo Tokyo ed è strano, con il mondiale in Belgio.

Ma infatti vedrete che si farà convincere…

La tappa di ieri era fra quelle cerchiate di rosso?

La prima di questo Giro, confermo. Poi è molto bella quella che fa il giro del lago di Como, sulla quale mi dicono che puntino in tante. Infine la penultima sul Matajur, anche quella ha un bel cerchio.

Tempo fa si parlava con il tuo ex tecnico Arzeni alla Valcar del fatto che per migliorare in salita tu abbia perso un po’ di spunto. Te la sentiresti di andare a Tokyo e garantire di poter fare la tua volata oppure, seguendo il ragionamento di Salvoldi, vedresti bene una Bastianelli in squadra?

Potrebbe essere, casomai andassi, la mia prima Olimpiade. Certo, se la corsa si mettesse in un certo modo, potrei buttarmi anche in volata. Però è vero che un po’ di spunto l’ho perso e che una come Marta è molto veloce dopo una corsa dura. Per cui per avere la sicurezza, lei sarebbe la carta giusta.