La prima vittoria di Fiorin su strada. E subito la seconda…

03.05.2025
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E’ una stagione abbastanza strana, quella che sta vivendo Matteo Fiorin. La scarsità di eventi ufficiali su pista permette di affrontare più gare su strada e questo gli sta consentendo di incamerare tanta esperienza, ma anche belle sensazioni, come quelle vissute a cavallo della Festa della Liberazione, quando fra venerdì e domenica ha messo in cascina due successi di peso nella categoria under 23.

Una doppietta in 48 ore non è cosa da tutti i giorni e testimonia non solo il suo grado di forma ma anche la serenità con la quale sta vivendo questa fase particolare della sua carriera, perché a 19 anni Matteo ha fatto già scelte importanti, attuando un “piano B” in attesa della chiamata di un team professionistico.

Il successo alla Coppa Caduti Nervianesi è il primo ottenuto da U23, battendo Cataldo (foto Di Vincenzo)
Il successo alla Coppa Caduti Nervianesi è il primo ottenuto da U23, battendo Cataldo (foto Di Vincenzo)

«Dopo la fine della scuola, che quest’anno mi consente di avere più tempo e testa per allenarmi, ho scelto di far parte del Gruppo Sportivo dell’Esercito, sin dallo scorso luglio. E’ stata una scelta ponderata, in modo da avere intanto qualche certezza per poter continuare nella mia attività divisa fra strada e pista e devo dire grazie ai vertici del corpo militare per avermi dato quest’opportunità».

Una scelta fatta nell’eventualità che “la chiamata” non arrivi?

Diciamo che è un punto fermo per proseguire su quel cammino che nei miei sogni deve portarmi alle Olimpiadi e la pista è la maniera migliore per arrivarci. Su un concetto sono estremamente deciso: l’abbinamento fra strada e pista e una “conditio sine qua non” per firmare qualsiasi contratto con qualsiasi squadra. Non trovassi  un accordo valido continuo come sto facendo, tanto è vero che alla MBH mi trovo molto bene.

Finora Fiorin ha fatto 7 corse su strada con 2 vittorie e un secondo posto al GP dell’Industria
Finora Fiorin ha fatto 7 corse su strada con 2 vittorie e un secondo posto al GP dell’Industria
Come stai vivendo questa stagione invero un po’ atipica?

Io dico che va bene per questo momento della mia carriera, avere meno impegni è una buona cosa perché posso imparare. Tra l’altro ho finito la scuola ma non ho smesso di studiare, frequento l’università online per prendere la laurea in Scienze Motorie, ma questo mi consente di gestire molto meglio il mio tempo. E vedo che il lavoro sta dando frutti. Diciamo che è come se stessi mettendo i tasselli al posto giusto, nella gestione delle gare e nel rapporto con la squadra.

E’ da questo che sono scaturite le due vittorie?

Sì e non è cosa da tutti i giorni farlo in maniera così ravvicinata. Il 2024 non è stato un anno facile, con una doppia frattura alla clavicola ho potuto fare solamente 8 gare su strada, quindi devo recuperare il tempo perso. E’ stato un anno transitorio, non per mia volontà.

La volata vincente alla Vicenza-Bionde, battendo Fantini e Menghini (Photobicicailotto)
La volata vincente alla Vicenza-Bionde, battendo Fantini e Menghini (Photobicicailotto)
Anche perché per un velocista quale tu sei c’è tanto lavoro anche per costruire il giusto amalgama con i compagni, per allestire il giusto treno per la volata…

Infatti fino all’inizio di questa stagione si vedeva che qualcosa non quadrava, non riuscivamo a capitalizzare il lavoro e non riuscivo a esprimermi al meglio in volata. Ora come detto il puzzle si va completando e mi sento molto più tranquillo e in sintonia tecnica con i compagni.

Quanto tempo dedichi alla pista?

Per ora vado una volta a settimana. Con il cambio tecnico alla guida del gruppo comincio a notare molte differenze, anche perché con Salvoldi sono abituato a lavorare. Ho ripreso a fine marzo facendo lavori che erano confacenti alle mie caratteristiche e non è un caso se, dopo la trasferta che ho fatto per una tre giorni a Gand dove con Stella abbiamo chiuso la madison al 4° posto, appena tornato ho colto due vittorie. La pista ti dà qualcosa di speciale, lo dico sempre.

Dallo scorso luglio Fiorin è entrato nell’Esercito, una scelta fatta pensando alla pista
Dallo scorso luglio Fiorin è entrato nell’Esercito, una scelta fatta pensando alla pista
Perché?

Perché ti dà quel ritmo in più che su strada può fare la differenza. La trasferta belga ci ha anche dato parametri importanti su dove dobbiamo lavorare per migliorare. La madison si costruisce soprattutto con la sintonia fra i ragazzi: per me con Stella era la prima volta, ma sappiamo che insieme (e anche con Sierra) formiamo un trio intercambiabile di gente adatta a quel tipo di corsa, dobbiamo solo affinare i meccanismi, perché il colpo d’occhio c’è.

Tu hai anche corso in mezzo ai professionisti, a Umago come alla Milano-Torino. Che esperienza è stata?

Un mondo diverso. La Milano-Torino è stata una sorpresa, sono stato convocato all’improvviso per sostituire un compagno ed è stata una grande esperienza, una gara tutta piatta dove il ritmo non era neanche esagerato fino a Superga. Lì ho visto tantissima gente aspettare il nostro passaggio ed è stata una grande emozione.

La pista resta il suo primo obiettivo. Quest’anno fari puntati sugli europei U23 di Anadia, 15-20 luglio
La pista resta il suo primo obiettivo. Quest’anno fari puntati sugli europei U23 di Anadia, 15-20 luglio
Che differenza c’era fra le due vittorie?

A Nerviano è stata molto sentita, era da quando correvo da junior che non vincevo, decisamente troppo… Cominciavo ad avere qualche “fantasma” nella testa, avevo bisogno di un’iniezione di autostima. Soprattutto per le mie qualità di sprinter. Lì la volata l’ho presa di petto, alla Vicenza-Bionde è stata più tattica, anche perché a 500 metri dal traguardo c’è stato qualche problema nel nostro treno e ai 300 mi sono trovato a dover lanciare uno sprint lunghissimo. Ma sono riuscito a cavarmela…

Maggio che cosa ti riserva?

Innanzitutto tanto allenamento perché ho bisogno di mettere chilometri nelle gambe, poi si vedrà se sarò convocato per il Giro d’Ungheria. Ma senza mai rinunciare alla pista anche perché voglio tanto essere agli europei under 23. Intanto penso a guadagnarmi la convocazione. Un passo per volta…

Alzini a cuore aperto. Volta pagina e riparte con nuovi stimoli

17.11.2024
8 min
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Aveva bisogno di respirare aria nuova. Martina Alzini aveva bisogno di ricaricare completamente le batterie psicofisiche per ritrovarsi. Manca poco alla fine del 2024, ma la 27enne velocista della Cofidis ha già iniziato a mettersi alle spalle una stagione che lei stessa definisce “distruttiva”.

Ce lo dice a malincuore dopo qualche botta e risposta, tirando tuttavia un sospiro di sollievo sapendo che è iniziata la discesa dopo un’ardua salita. Perché Alzini anche davanti alle difficoltà che più la colpiscono nel profondo non perde l’occasione per sdrammatizzare o sapersi fare forza con un sorriso. D’altronde non è semplice per un’atleta di alto livello svelare gli intoppi che la limitano dentro e fuori le gare, ma il saper “farsene una ragione in fretta” è una virtù che appartiene a pochi. L’Olimpiade le è costata molto, forse troppo, però Martina ne esce con ulteriori convinzioni e insegnamenti che valgono come medaglie. E la ringraziamo una volta di più per essersi aperta con noi.

Buon umore

Dicevamo, un motivo per sorridere Alzini lo ha sempre trovato, anche grazie a situazioni curiose. Quando qualche settimana fa scopre di essere diventata una “cover girl” su un sito generalista di sport che tratta pochissimo il ciclismo, appare confusa: «Non capisco se sia importante o meno, anche se mi fa piacere e forse serve anche questo per il nostro sport». Oppure durante la vacanza a Sharm El Sheikh con le sue amiche-compagne di sempre Guazzini, Consonni e Vece.

«Nel nostro resort – racconta divertita Martina – c’era un centro SPA ed un giorno decidiamo di concederci una seduta di massaggi. Ci accomodiamo nella stanza, entrano due ragazze egiziane per i trattamenti ed una delle due riconosce subito Vittoria (Guazzini, ndr). L’aveva riconosciuta dai riccioli e sapeva benissimo che era una campionessa olimpica del ciclismo in pista. Poi questa ragazza ha messo a fuoco anche noi tre. E’ stata una scena bellissima, dove ci siamo messe tutte a ridere come pazze. In quel momento ho pensato alla potenza comunicativa dell’Olimpiade. Questo viaggio e la loro compagnia mi hanno aiutata molto da punto di vista morale».

Adesso Martina cosa stai facendo?

Sono ancora in una fase post-vacanza, quindi molto tranquilla. Farò tutto novembre a casa a Calvagese col mio gatto Olly. Quest’inverno non ho gli europei in pista da preparare come l’anno scorso che erano a gennaio, anche se poi spero di fare quelli del prossimo febbraio. Ho ricominciato a pedalare da qualche giorno, andando anche in palestra. Dal 5 dicembre mi troverò con la squadra. Il giorno successivo avremo la presentazione a Lille, poi faremo gli incontri con gli sponsor e infine ci trasferiremo a Denia per il ritiro. Rimarremo in Spagna fino al 19 dicembre dove faremo anche alcuni test. Il ciclismo femminile ogni anno diventa sempre più esigente e già lì si gettano le basi per la stagione.

Perché invece il 2024 è stato distruttivo?

Ho chiuso l’annata male di testa ed esausta fisicamente. Sento di essermi trascinata. Fino al 6 agosto ho avuto in mente solo di andare a Parigi. Avevo la pressione di prepararmi a dovere per quell’appuntamento e ho sempre cercato di fare il massimo durante l’avvicinamento. Poi sono state fatte delle scelte da parte del cittì, ma non ne voglio più parlare perché bisogna guardare oltre. Dopo l’Olimpiade ho avuto tante emozioni che non ho saputo gestire.

E come hai risolto questa situazione?

Ho cominciato a farmi seguire da uno psicologo che è fuori dal mondo del ciclismo e che ho trovato vicino a casa attraverso mie conoscenze in accordo con la Cofidis. Non mi vergogno a dirlo perché vorrei essere di aiuto o esempio anche per altri ragazzi che corrono in bici. Non bisogna mai arrivare al punto di stare male per iniziare a farsi seguire. Io non me ne rendevo conto lì per lì, ma dovevo fare qualcosa.

Ora come va?

Decisamente bene. Da quando ho chiuso l’attività ho visto tanti cambiamenti e miglioramenti. Ho notato subito un cambio di mentalità. Sono molto più serena. Adesso nel mio percorso guardo avanti un passo alla volta senza inutili pressioni. Non fisso obiettivi a medio o lungo termine perché al momento serve di più raggiungere bene quelli a breve termine. Ma c’è stato un momento in cui mi sarei avvelenata se mi fossi morsicata la lingua da tanto ero al limite (dice ridendo, ndr).

C’erano motivi in particolare?

A parte le battute, era tutta una questione di stress. Innanzitutto mi ha fatto rabbia sentire sempre dire che ormai da noi donne si aspettano di più solo perché siamo pagate bene o che prendiamo stipendi come gli uomini. Per la serie, avete voluto la parità di trattamento e allora dovete fare di più come i maschi. La gente però non considera a fondo che nel ciclismo femminile sono aumentate le ore di gara, le corse stesse e soprattutto le pressioni. Forse anche più che nel maschile. Poi c’era anche un’altra questione che condizionava me e che mi incontrava.

Per caso c’entra il fatto che sei a casa da sola col gatto?

Diciamo di sì (risponde col suo solito sorriso, ndr). Non sono una ragazza a cui piace sventolare ai quattro venti certe questioni ed infatti a molta gente rispondevo come non fosse cambiato nulla, però la realtà adesso è un’altra. Dopo Parigi, Ben ed io (riferendosi al suo compagno Thomas, ndr) abbiamo deciso di separarci. Siamo rimasti in buonissimi rapporti, non si possono cancellare questi anni assieme, ma ci siamo trovati entrambi ad anteporre la carriera alla nostra relazione. Sono cose che capitano tra sportivi che puntano entrambi a grandi traguardi, forse il più alto. Poi qualcuno dirà che lui ha vinto l’oro olimpico ed io invece sono stata esclusa all’ultimo, ma non siamo tutti uguali. Non tutti i contesti sono identici, soprattutto nello sport dove succede spesso che puoi perdere.

“Mamma Marti”. Alzini per la 19enne Bego è diventata un riferimento a cui chiedere consigli su e giù dalla bici
“Mamma Marti”. Alzini per la 19enne Bego è diventata un riferimento a cui chiedere consigli su e giù dalla bici
La ritieni una sconfitta questa cosa?

No, la ritengo un insegnamento. Dopo l’Olimpiade, considerando che avevo fatto anche quella di Tokyo, ho capito cosa non vorrei più fare per preparare certe gare. Ad esempio sacrificare la mia vita, perché nonostante tutto, la vita va avanti. Anche il fatto di parlare un pochino più serenamente rispetto a prima di questa novità mi rende più leggera, anche se mi costa. Sicuramente tolgo certi imbarazzi. Ho capito che noi atleti possiamo parlare di tutto, non solo delle cose belle o che ci vanno bene. Possiamo parlare anche delle circostanze più avverse in modo discreto e comunque con persone che conosciamo meglio o di cui ci fidiamo.

Possiamo dire quindi che il 2025 sarà la stagione della rinascita di Martina Alzini?

Direi che sarà una stagione piena di motivazioni in un ambiente che conosco bene e in cui sto bene. Sono contenta di aver rinnovato con Cofidis, che ringrazio per essermi stata molto vicina durante l’annata, dandomi la possibilità di curare la pista per Parigi. Così come l’Esercito. Ho capito che non sono un numero per loro e che credono in me. Anzi, penso che col mio modo di fare, cercando di dire le cose con onestà rispettando il lavoro di tutti, mi sia ritagliata un ulteriore ruolo all’interno della Cofidis. E ne sono felice.

Ancora non si sa se nel 2025 la Cofidis prenderà la licenza Professional (foto Face to Face Richez)
Ancora non si sa se nel 2025 la Cofidis prenderà la licenza Professional (foto Face to Face Richez)
Quale in particolare?

Quest’anno mi sono molto legata a Julie Bego, che è il talento della squadra ed ha rinnovato fino al 2027. Lei ha 19 anni e mi chiama “mamma Marti” perché le ho dato tanti consigli e supporto su e giù dalla bici. Durante il Giro Women alla sera veniva spesso a chiedermi come aveva corso o cosa doveva fare per essere più attenta. Io non sarò la ciclista più forte del pianeta, ma questo tipo di rapporto con una compagna di squadra mi appaga e mi fa piacere. Poi certo, resto sempre pronta a sprintare nelle gare più adatte a me.

Tormena vince ancora nell’XCE, ma la strada la reclama

10.10.2023
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Gaia Tormena è rimasta a terra. In procinto di partire per Palangkaraya, in Indonesia, per andare a difendere la sua maglia iridata di XC Eliminator, ha saputo che tutto è stato annullato a causa degli incendi della vicina Malaysia (appiccati appena concluso il Tour de Langkawi) per liberare i terreni nelle piantagioni, che hanno generato fumi che hanno invaso tutta la regione teatro dei mondiali.

Così, in attesa degli europei del 29 ottobre in Turchia e di una nuova destinazione iridata per novembre, con la valdostana c’è stato più tempo per analizzare non tanto la caccia al Grande Slam di XCE sempre sfuggitole (intanto la Coppa del mondo è già in carniere), ma il connubio fra Mtb e strada, dove quest’ultima sembra uscirne un po’ penalizzata. E Gaia si presta volentieri ad affrontare un tema per certi versi delicato, facendo parte di un team Devo del WorldTour.

Per l’azzurra 3 titoli mondiali e 3 europei. Quest’anno ha già vinto la Coppa del mondo (foto Instagram)
Per l’azzurra 3 titoli mondiali e 3 europei. Quest’anno ha già vinto la Coppa del mondo (foto Instagram)
Come giudichi la stagione che hai appena vissuto fra strada e Mtb?

La definirei una stagione complicata. Sono 5 anni che sono nel “mondo dei grandi” e finora mi era sempre venuto tutto facile, non ho mai avuto grandi problemi e quindi mi son sempre sentita sulla cresta dell’onda. Quest’anno diverse vicende legate alla bici e non, mi hanno portata ad una piccola crisi, più mentale che fisica. Sono però contenta di averla apparentemente superata e di aver ritrovato il mio equilibrio in questo finale di stagione. Non tutti i mali vengono per nuocere e da quest’anno credo comunque di aver imparato tanto, soprattutto per quanto riguarda il mondo della strada che era fino ad ora per me un po’ sconosciuto. Quindi direi che a questa stagione darei un 7, non di più.

La tua stagione è stata un continuo passare dalla Mtb alla strada e viceversa: quali difficoltà incontri nel cambiare continuamente specialità?

La difficoltà più grande sta forse nella preparazione. E’ importante riuscire a periodizzarla a seconda degli appuntamenti e degli obiettivi a seguire. Anche l’organizzazione non è semplice. Se fino all’anno scorso dovevo sempre avere una valigia pronta, quest’anno ne dovevo avere due.

Quest’anno la valdostana ha corso solo 11 giorni su strada, lavorando per le compagne
Quest’anno la valdostana ha corso solo 11 giorni su strada, lavorando per le compagne
Che esperienza stai vivendo al UAE Development Team e che aspirazioni hai relative alla strada?

Sono sicuramente grata ed entusiasta di poter correre con una maglia come quella del UAE Development Team e mi rendo conto che ci sono tantissime ragazze che vorrebbero essere al mio posto. Questo mi sprona ad impegnarmi al massimo per migliorare. Quest’anno sono stata al servizio delle mie compagne, per il futuro il sogno sarebbe quello di avere la squadra a disposizione per provare a sprintare io.

Finora hai affrontato solo 11 giorni di gare su strada, pressoché tutti nella parte primaverile della stagione: è una scelta adottata con il team?

Assolutamente sì, la scelta di quest’anno è stata quella di sostituire le gare di XCO che fino all’anno scorso facevano parte del mio programma di avvicinamento alla Coppa del mondo XCE con delle gare su strada. Avevamo già concordato che la mia stagione da stradista sarebbe stata anomala. In primavera ho corso sulle ruote strette, adesso sono un paio di mesi che sono concentrata solo sull’Eliminator.

L’intenzione di Gaia è dare maggior sostanza alla sua attività su strada nel 2024, puntando alle volate
L’intenzione di Gaia è dare maggior sostanza alla sua attività su strada nel 2024, puntando alle volate
Pur considerando i tuoi successi nella Mtb, il team ti chiede un impegno maggiore su strada?

E’ chiaro che vorrebbero vedermi correre di più su strada perché sappiamo tutti bene che più si corre, prima si migliora. Però come primo anno non abbiamo voluto esagerare. Il mio corpo ha dovuto adattarsi ai nuovi carichi di lavoro e il rischio era quello di fondere il motore invece che farlo spingere come dovrebbe.

Tutti ti conoscono per i tuoi successi nell’Eliminator, ma su strada che caratteristiche hai e quali sono i percorsi che ti piacciono di più?

Non so ancora bene che tipo di stradista possa definirmi, la cosa certa è che non sono una scalatrice! Potrei dire che il mio punto forte siano le volate, anche se nella realtà dei fatti sono consapevole di avere i watt ma di peccare a livello di tecnica/tattica. Riesco a reggere anche alcuni piccoli strappetti, su questo voglio lavorarci tanto in vista del prossimo anno. E poi riesco a guadagnare in discesa (merito della mtb). Il mio percorso ideale non l’ho ancora trovato, ma di sicuro mi piacciono le gare piatte in cui stare ben coperta in gruppo e dare tutto alla fine.

Gaia è sempre stata una funambola sulla bici, una dote che potrebbe servirle anche su strada
Gaia è sempre stata una funambola sulla bici, una dote che potrebbe servirle anche su strada
Fino allo scorso anno si era parlato di te anche per un possibile impiego nella velocità su pista o nel Bmx con le Olimpiadi all’orizzonte: sono progetti ancora in piedi?

Quello della BMX è stato un esperimento. Non ho più lavorato per questa disciplina negli ultimi anni. E’ bella, divertente, magari mi riuscirebbe anche bene, ma già solo per arrivare a chiudere una pista di Coppa del mondo con un tempo decente, facendo tutti i salti mi ci vorrebbe almeno un anno. Il progetto pista l’ho trascurato quest’anno dato l’impegno con la strada, ma mi piacerebbe continuasse in futuro.

I tuoi successi nell’Eliminator stanno andando di pari passo con la sua evoluzione: è una specialità che a tuo avviso si sta affermando e che cosa servirebbe per darle più popolarità?

Secondo me sta crescendo, ma a passi piccoli piccoli. Ogni anno abbiamo qualcosa in più ma per fare il vero salto di qualità avremmo bisogno di più promozione e attenzione mediatica e di grandi nomi di altre discipline che ci facciano conoscere. Anche i percorsi dovrebbero passare allo step successivo. Quello di Aalen quest’anno ad esempio era già next level rispetto ai percorsi soliti. C’erano salti con grandi gap e questo ha portato centinaia e centinaia di persone a vedere la gara. Dobbiamo acquisire professionalità e credibilità.

All’ultimo Giro d’Onore con le compagne nell’Esercito, tra cui Miriam Vece
All’ultimo Giro d’Onore con le compagne nell’Esercito
Quanto è contato l’ingresso nell’Esercito per la tua carriera sportiva?

Entrare a far parte dell’Esercito ha fatto sì che io in primis acquisissi credibilità. L’Eliminator viene visto come una disciplina minore e un hobby per i rider. Grazie alla fiducia datami dall’Esercito, ho potuto dimostrare che non sono una ragazza che si allena e gareggia per hobby in una disciplina minore, ma un’atleta che si impegna tutti i giorni per diventare la migliore. Una ciclista che ha dei sogni e che ci mette l’anima in quello che fa come qualsiasi altro professionista. Sono orgogliosa di vestire la loro maglia e di aver già portato 3 vittorie in Coppa del mondo e la classifica generale di specialità. Ora cercherò di conquistare una medaglia anche agli europei o ai mondiali in segno di riconoscimento del costante supporto datomi durante l’anno.

Tra le tue tante vittorie, una che ti è rimasta più nel cuore?

Ne ho 3 o 4 che mi hanno davvero tanto emozionato, ma se devo sceglierne una la prima non si scorda mai. Villard-de-Lans, maggio 2019, prima Coppa del mondo XCE, prima vittoria e tante tante lacrime dopo il traguardo. Una volta tornata a casa andavo in bici con i miei amici e mi chiedevano di portarmi dietro la medaglia per vederla. Ancora oggi mi emoziono a pensarci.

Callovi in azzurro, finalmente una donna fra le donne

27.11.2021
5 min
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Nel turbinìo di inizio novembre delle nuove nomine della nazionale, c’è anche l’effetto domino che ha riguardato la squadra femminile. Dello staff del cittì Paolo Sangalli (per anni “vice” di Dino Salvoldi e suo successore naturale) fa parte ancora Rossella Callovi, stavolta in qualità di collaboratrice tecnica del settore strada per junior ed elite. 

Per la trentenne originaria della Val di Non – che da due anni vive a Trento dove lavora presso la caserma del 2° Reggimento Genio Guastatori Alpini (in apertura con Letizia Paternoster nella foto Ossola) – è un upgrade professionale importante. Da atleta è stata capace di vincere il mondiale junior 2009, poi nel 2016, a fine carriera, ha intrapreso gli studi universitari a Verona laureandosi in Scienze motorie e conseguendo la Magistrale in Scienze dello sport e della prestazione fisica.

In azzurro a Melbourne 2010, Callovi ha scortato Giorgia Bronzini al campionato del mondo
In azzurro a Melbourne 2010, Callovi ha scortato Bronzini al mondiale
Rossella ti aspettavi questa chiamata?

Diciamo di sì. Erano già tre anni che collaboravo nel settore pista con Salvoldi. Nell’ultima stagione ho intensificato questa mansione con due presenze fisse in pista. Grazie al distacco che ho potuto avere con l’Esercito ed anche al protocollo d’intesa tra le Forze Armate e il Coni, mi è stato permesso di andare a lavorare con la nazionale.

Il tuo ruolo quale sarà e come cambierà rispetto a prima?

Sarò dirottata sulla strada e farò da spalla a Paolo Sangalli, il quale ci darà il calendario delle corse da seguire sia per le elite che per le junior. Sarà fondamentale essere presenti nei campi gara per avere un occhio costante sulle ragazze e valutare le loro performance e risultati. Sarò una sorta di osservatrice che poi dovrà relazionare al cittì in vista di europei e mondiali.

Sarà difficile proseguire il lavoro fatto da Salvoldi?

L’eredità che ha lasciato Dino è enorme e credo che sia merito di ciò che ha seminato in tutti questi anni. Ora la via da percorrere è quella della continuità e cercare di mettere le ragazze nelle condizioni ottimali per fare bene.

Tutto l’ambiente, Callovi in testa, si aspetta molto da Sofia Bertizzolo
Tutto l’ambiente, Callovi in testa, si aspetta molto da Sofia Bertizzolo
Ti spaventa questo nuovo ruolo?

No, sarà stimolante, perché arricchirò il mio bagaglio. Lavorerò sodo mettendo a disposizione le mie risorse e competenze. Credo che operando in una certa maniera, dando il cento per cento, ciò che arriverà sarà una conseguenza.

In questa prima stagione da “vice” di Sangalli quale potrebbe essere una tua soddisfazione?

Eh, bella domanda (sorride, ndr). Per me una grossa soddisfazione è quando ottieni la fiducia delle atlete con cui lavori. In pista, ad esempio, è stato così e vorrei fosse altrettanto anche per la strada. E’ chiaro che, seguendo una certa programmazione di allenamenti e ritiri, avere degli obiettivi come europei e mondiali è fondamentale per fare tutto al meglio.

Come tecnico, qual è la qualità in cui ti senti più forte e quella che vuoi migliorare?

La migliore direi quella di tradurre le sensazioni e le necessità che l’atleta ti riporta sulla propria condizione fisica. Mettere tutto sul lato pratico e quindi trovare le eventuali soluzioni. Credo che l’aver corso in bici e i miei studi mi aiuteranno a recepire meglio il messaggio delle ragazze. La qualità invece che vorrei approfondire di più è quella dei rapporti che ci sono attorno alle atlete e alle società.

Bulleri Vuelta CV 2021
Rossella Callovi si aspetta molto anche da Chiara Consonni, che definisce «un trattore»
Bulleri Vuelta CV 2021
Callovi si aspetta molto anche da Chiara Consonni, che definisce «un trattore»
Nel 2022, a parte le solite note, ci sono alcune atlete da cui ti aspetti qualcosa?

Sì, ne ho tantissime per la verità, ma alcune le osserverò maggiormente. La prima è la Paternoster, cui sono stata molto vicina nell’ultimo periodo. Sono curiosa di rivederla su strada. Si è rilanciata in pista nel finale di stagione dopo che aveva avuto un po’ di problemi per un anno abbondante. La seconda è la Zanardi, che mi piace particolarmente e che ha ampi margini di miglioramento. Nome scontato anche il suo, ma che dovrà confermare l’enorme crescita fatta nel 2021.

Altri nomi?

Un’altra ragazza è la Bertizzolo. Ha un potenziale incredibile che vorrei lo mettesse bene in mostra nella nuova squadra e vorrei che il suo percorso di corridore crescesse ulteriormente. Poi c’è Chiara Consonni, che ha uno spunto molto veloce e sarà la prima punta della Valcar. Per me lei è un trattore (ride, ndr) e potrà togliersi delle soddisfazioni.

Siamo tutti curiosi di capire cosa potrà fare Barale (qui al centro dopo l’arrivo di Leuven 2021) al primo anno fra le elite
Cosa potrà fare Barale (a destra, a sinistra Ciabocco) al primo anno fra le elite?
Per quanto riguarda le più giovani, da chi sei incuriosita?

C’è un bel vivaio tra le junior. Ad esempio Venturelli e Ciabocco (rispettivamente primo e secondo anno, ndr) sono molto forti ma le lascerei libere da pressioni. Piuttosto vi faccio un paio di nomi di ragazze neo-elite. Valentina Basilico (andrà alla BePink, ndr) che quest’anno ho visto da vicino in pista dove ha vinto l’europeo junior e quattro medaglie ai mondiali al Cairo. Mi ha colpita il suo modo di correre. L’altra è Francesca Barale (passerà al Team Dsm, ndr) per il suo approccio alla gara. Non sta sulle ruote, non si risparmia ed ha la mentalità giusta per attaccare.

Gruppi militari, chi resta e chi si congeda

24.01.2021
5 min
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Il rapporto tra lo sport italiano e i gruppi militari è sempre stato strettissimo, molte discipline olimpiche, nella loro eccellenza agonistica, quasi sopravvivono solamente grazie alle società militari. Esse infatti garantiscono agli atleti uno stipendio, consentendo loro di praticare sport come una professione pur non essendo professionisti. Da qualche anno questo accade anche nel ciclismo, anche se non tutte le Forze Armate hanno deciso di aprire una loro sezione dedicata alle due ruote.

Fra gli atleti militari, Vania Rossi ha corso nel cross ed ora è in servizio nell’Esercito a Rimini
Vania Rossi ha corso nel cross ed ora è in servizio a Rimini

Esercito per sette 

Per molti anni, chi faceva il militare (nel senso del servizio di leva) e voleva contemporaneamente continuare a pedalare doveva entrare nell’Esercito, che dal 1960 ha una sua società sportiva. Ciò è andato avanti fino al 2000, poi nel 2002 l’accesso all’Esercito è diventato professionale e sono iniziati i concorsi.

«Attualmente la squadra è composta da 7 atleti – spiega il Tenente Colonnello Rino Minissale, direttore tecnico del gruppo – per Mtb e ciclocross abbiamo Martina Berta, Eva Lechner, Chiara Teocchi e Gioele Bertolini, per la strada Valentina Scandolara, per la pista Miriam Vece e Giada Capobianchi. Loro, come tutti gli altri che sono passati nel gruppo, prendono un regolare stipendio. E a fine carriera agonistica potranno decidere se rimanere e assumere incarichi d’ufficio oppure lasciare, ma finora è avvenuto solamente una volta, con il ciclocrossista Marco Bianco. Vania Rossi, ad esempio, pluricampionessa italiana sui prati, ora è Maggiore Capo in servizio a Rimini».

Roberto Chiappa, Pechino 2008
Roberto Chiappa è in servizio a Bergamo come Carabiniere: quanto ai corpi militari, ha corso nella Forestale
Roberto Chiappa, Pechino 2008
Roberto Chiappa fa oggi il Carabiniere a Bergamo

Il team Carabinieri

Sempre agli anni Sessanta risale l’inizio di attività di un altro gruppo militare, quello del Corpo Forestale, accorpato dal primo gennaio 2017 ai Carabinieri. Da allora sono stati gli stessi Carabinieri tramite il Centro Sportivo esistente a gestire l’attività ciclistica attraverso un gruppo di 4 corridori, tutti dediti all’attività offroad.

«Fanno parte del gruppo – afferma il Maresciallo Maggiore Gianluca Macchini, responsabile tecnico del gruppo – Daniele Braidot, Nicholas Pettinà, Filippo Fontana e l’ultimo arrivato Emanuele Huez. Mentre il campione italiano Mtb Luca Braidot ha deciso di lasciare l’Arma congedandosi. Precedentemente aveva chiuso gli impegni con la squadra l’altro tricolore Mirko Tabacchi, che dal 2019 è impiegato presso l’Ufficio Investigativo Nipaaf di Treviso (Nuclei Investigativi di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale, ndr)».

Il gruppo Carabinieri ha da qualche anno un rapporto collaborativo con un’azienda ciclistica, la Cicli Olympia.

«E’ una collaborazione con un partner tecnico scaturita dal fatto che i Carabinieri, a differenza degli altri gruppi, gareggiano ufficialmente col proprio team e la propria divisa anche all’estero, i corridori sono tesserati solamente con noi».

Campionati italiani ciclocross Lecce 2021, Gioele Bertolini vince in maglia Esercito
Tricolori ciclocross Lecce 2021, Bertolini in maglia Esercito

Guderzo tecnico?

E’ un fatto non da poco, perché per gli altri gruppi sportivi militari è invece concesso il doppio tesseramento, con la società militare e un gruppo sportivo civile, una regola che è propria del ciclismo.

«Noi mettiamo a disposizione degli atleti le strutture logistiche e professionali – interviene l’Ispettore Superiore Augusto Onori, direttore sportivo delle Fiamme Azzurre – lavorando a stretto contatto con la Fci e le società civili. Diamo agli atleti la possibilità di esprimersi ai massimi livelli sotto il controllo dei nostri tecnici Carlo Buttarelli e Fabio Masotti, ex ciclisti delle Fiamme Azzurre. I ragazzi gareggiano con le insegne delle Fiamme Azzurre nei campionati nazionali su strada e nell’attività nazionale e internazionale su pista.

«I ciclisti entrano in Polizia Penitenziaria sulla base di un concorso pubblico. Possono parteciparvi se sono atleti d’interesse nazionale certificato dal Coni e dalla Fci. Quando l’attività ciclistica termina, possono entrare in servizio attivo. Finora l’hanno fatto quasi tutti, ma vi è la possibilità in alcuni casi di poter accedere ai quadri tecnici all’interno del G.S. stesso (un’eventualità che ad esempio starebbe prendendo in considerazione Tatiana Guderzo, ndr). Sono attualmente tesserati Michele Scartezzini, Francesco Lamon, Francesco Ceci e le ragazze Marta Bastianelli, Tatiana Guderzo, Letizia Paternoster, Simona Frapporti, Elena Cecchini e Rossella Ratto».

Anche chi si è congedato al termine della carriera ha fatto tesoro dell’esperienza nelle FF.AA., come ad esempio Cristiano Valoppi, che ha trovato nuove prospettive come Direttore Tecnico di squadre nazionali estere.

Filippo Fontana, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Filippo Fontana primo a Porto Sant’Elpidio in maglia Carabinieri
Filippo Fontana, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Fontana 1° a Porto Sant’Elpidio in maglia Carabinieri

Polizia sugli scudi

Se il Gs Fiamme Azzurre ha aperto la sezione ciclistica nel 1992, molto più recente l’inizio dell’avventura su due ruote per le Fiamme Oro, gruppo della Polizia di Stato, risalente al 2015.

«La prima tesserata fu Elisa Longo Borghini – ricorda l’Ispettore Superiore Nicola Assuntore – era giovanissima ma vedevamo in lei tutte le possibilità per raggiungere il podio olimpico, come effettivamente è stato. Le medaglie olimpiche sono da sempre l’obiettivo delle FF.OO. e non per niente i cinque cerchi sono nel nostro stemma. Con lei ora sono l’azzurro di inseguimento Davide Plebani e altre 9 ragazze. Sofia Bertizzolo e Maria Giulia Confalonieri, entrate nello stesso anno di Elisa, poi Elena Pirrone, Alice Maria Arzuffi che ci ha dato nel ciclocross il terzo titolo tricolore che si è aggiunto a quello di strada e crono della Longo Borghini. E ancora le ragazze plurimedagliate agli europei su pista: Elisa Balsamo, Marta Cavalli, Vittoria Guazzini, Rachele Barbieri e Martina Fidanza. L’unica che in questi anni ha smesso è Beatrice Bartelloni che ora è agente di Pubblica Sicurezza a Trieste. Chi entra nel gruppo, per concorso pubblico, svolge infatti un corso come chiunque entri in Polizia. Terminata l’attività viene effettuato un corso di aggiornamento e poi hanno ogni possibilità di carriera all’interno della Polizia.

Giorgia Bronzini ha lasciato i corpi militari quando la Forestale è stata assorbita dai Carabinieri
Giorgia Bronzini al passaggio nei Carabinieri

Ritiro estivo

«Come gruppo sportivo lasciamo le ragazze disponibili per l’attività internazionale con altre società. Ai campionati nazionali però gareggiano con la nostra divisa. E anche agli europei su pista le ragazze ad esempio avevano il nostro caschetto. Ogni anno, salvo nel 2020 per il Covid, svogliamo anche un ritiro estivo, tra maggio e giugno, presso le nostre strutture a Moena. Come gruppo sportivo seguiamo molto da vicino le ragazze. A Rachele Barbieri, ad esempio, ho consigliato di effettuare parte della stagione ciclocrossistica per tenersi in forma e ai tricolori di Lecce, con la sua partenza fulminea, ha aiutato Alice Arzuffi nelle fasi di avvio che da sempre non sono il suo forte…».