Il tifoso a bordo strada dice che si vede l’effetto delle gare in Belgio, mentre Alice Maria Arzuffi con la maglia delle Fiamme Oro sfiora il paletto di legno e rilancia l’andatura verso la conquista del campionato italiano. Alle sue spalle, snocciolate come grani di un rosario molto infangato nel pomeriggio di Lecce, Francesca Baroni e Lucia Bramati avanzano verso le rispettive maglie tricolori, delle under 23 e delle junior. Il fatto che abbia smesso di piovere dal mattino sta asciugando il terreno, che è rimasto pesante, ma si è fatto meno scivoloso.
«Non era il mio percorso – dice Arzuffi – ma visto che ho vinto, forse un po’ lo era lo stesso. Non era più così veloce dopo la pioggia della notte, per cui sono partita subito a tutta e ho fatto il ritmo alto».
Effetto Belgio
Il Belgio si è visto davvero, però, nella sicurezza e nella leggerezza con cui la campionessa italiana è venuta fuori da ciascuna delle mille curve di un percorso disegnato, come disse Bartoli giorni fa, all’italiana.
«Quest’anno – die Alice – sono partita più piano per ritrovarmi la condizione avanti nella stagione. Nell’ultimo periodo invece ho corso tanto e dopo una settimana di scarico sono arrivata qui fresca e con tanta fiducia. Adesso ho davanti due settimane di allenamento per il mondiale e poi sarà il momento di dedicarmi alla strada. Rimettere la maglia della Valcar sarà come tornare a casa, perché sono stata con loro fino a due anni fa. Conosco Valentino Villa, il presidente, e Arzeni è da sempre il mio allenatore. Voglio fare una bella stagione anche su strada, per togliermi le soddisfazioni giuste».
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La forza di Francesca
Francesca Baroni seduta nel prato accanto ad Alessandro Guerciotti scioglie i capelli e si sistema per la premiazione. La toscana ha fatto gara parallela con Gaia Realini, poi di colpo nel tratto rettilineo in cui si faceva differenza con la potenza ha piazzato un allungo micidiale che ha piegato la piccola abruzzese.
«Non ho fatto niente di che – dice – ho accelerato un po’ e lei si è staccata».
Poi cerca la mamma per mollarle la borraccia, il casco e tutto quello che le ha permesso di arrivare al successo, ma ora non serve per salire sul podio e raccogliere gli applausi. E poi, una volta vestita di bianco, rosso e verde, la foto con Vito Di Tano è la conferma del tanto bel lavoro svolto finora.
Il cuore di Lucia
E poi c’è Lucia, che sorride, ma dentro deve avere un mare niente affatto placido. La famiglia Bramati e il resto della squadra sono partiti da Bergamo dopo il funerale di nonna Maria Teresa, mamma di Luca e nonna di Lucia.
«Non è stato facile correre con questo stato d’animo – racconta lei – né farsi trovare pronta quando tutti se lo aspettano».
Luca invece, con la commozione nel tono di voce, dice che sua mamma stava benissimo e se l’è portata via il Covid.
«Aveva 79 anni e stava benissimo – dice – prima di ammalarsi veniva in negozio da me con l’auto cabrio».
Il cielo schiarisce, non restano che gli elite uomini e poi su Lecce scenderà il silenzio. Ad ora, al netto di un percorso atipico rispetto agli standard internazionali, tutto ha funzionato alla perfezione. Legittima la soddisfazione degli organizzatori e quel sentore di festa che affiora quando ci si rende conto che il porto di arrivo è finalmente in vista.