U23 donne, categoria in rampa di lancio anche su strada

01.10.2021
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In occasione della conferenza stampa di presentazione dei mondiali australiani 2022 si è parlato anche della categoria U23 donne. Una categoria che di fatto su strada “non esiste” per l’Uci.

Quella sera, in un lussuoso hotel di Leuven, ha preso parte a questa conferenza stampa anche Enrico Della Casa, presidente della Uec e anche vicepresidente Uci. Ebbene con lui abbiamo approfondito questo discorso che, a quanto pare, ha radici ben fondate. Insomma non si tratta solo di “gender equality”, ma ci sono discorsi tecnici alle spalle.

Enrico Della Casa oltre ad essere il presidente Uec, da qualche giorno è anche uno dei vicepresidenti Uci
Enrico Della Casa oltre ad essere il presidente Uec, da qualche giorno è anche uno dei vicepresidenti Uci
Enrico, si è parlato di poter vedere le donne U23 già a Wollongon il prossimo anno: è così? Cosa bolle in pentola?

Se ne è parlato, ma per ora dico subito che non c’è nulla di ufficiale. L’Uci ha detto che le donne elite e U23 potrebbero partire insieme e fine gara potrebbero essere assegnate due maglie: una alla prima elite e una alla prima under. Una corsa, due classifiche separate. Ma, ripeto, non c’è nulla di ufficiale.

La Uec però non fa così…

No, noi già da qualche anno abbiamo visto che il formato delle under 23 funziona. Avevamo il timore di una scarsa partecipazione, invece non è stato così. A Trento nella crono delle under c’erano 35 partenti e più o meno le stesse erano le elite, dunque dei buoni numeri. Molte Nazioni ci spingono a chiedere all’Uci di introdurre questa categoria anche ai mondiali. Vuol dire che ce n’è bisogno.

Perché?

Per proteggere le ragazze. Per dare loro delle possibilità in più. Questa categoria è un cuscinetto. E soprattutto in pista in termini di sviluppo fisico si troverebbero a fare un bel salto.

Nel cross e nella Mtb però questa categoria già esiste nell’Uci…

In Mtb ce l’hanno da anni. Nel cross, noi in Uec introducemmo le under 23 nel 2015, accorpandole con le junior. Poi dal 2017 facemmo due partenze distinte. L’unica imposizione che abbiamo introdotto è che se un’atleta decide di gareggiare con le elite, non può più tornare indietro. E devo dire che è una regola approvata anche dalle singole Nazioni. Serve più che altro a non far scegliere all’atleta se partecipare a questa o a quella categoria in base alla sua condizione (o alle caratteristiche del percorso più o meno congeniali, ndr). In tal senso mi viene in mente la fortissima biker svizzera Sina Frei. Lei ha corso tutti gli anni che doveva tra le under 23 pur avendo la possibilità di competere ad alto livello con le elite. Questo cosa significa? Che questa categoria serve. E a noi dice che va supportata.

Perché non c’era in passato?

Forse per il timore di non avere numeri sufficienti. E fu anche un timore nostro, bisogna dirlo. Ricordo che in commissione strada qualcuno più “vecchio” si disse contrario.

Nella Mtb la categoria U23 donne già esiste. Ecco l’austriaca Mona Mitterwallner nei recenti mondiali in Val di Sole
Nella Mtb la categoria U23 donne già esiste. Ecco l’austriaca Mona Mitterwallner nei recenti mondiali in Val di Sole
E poi si va verso la parità dei sessi in tutto…

Esatto. Guardate l’Uci: il prossimo anno ai mondiali, la crono delle donne elite misurerà la stessa distanza di quella degli uomini elite. Un qualcosa che noi abbiamo introdotto già nel 2019. Percorsi uguali per juniores, under 23 ed elite, maschili e femminili. Tra l’altro una soluzione molto apprezzata anche dalle Tv. L’eurovisione ci ha detto che è un buon fomat: gare che durano un’ora e via. E poi va bene anche agli organizzatori che hanno un solo percorso da gestire.

Quanto incide sui costi questa categoria?

Bah, sui dorsali da stampare e sulla benzina delle staffette! No, a livello finanziario praticamente non incide se non davvero in minima parte, semmai richiede un maggiore sforzo organizzativo, più forza umana.

L’introduzione di questa categoria consente alle ragazze di crescere più gradualmente?

Io piuttosto dico che serve a proteggere le piccole nazioni. Pensiamo a quelle ragazze di Federazioni meno sviluppate che a 19 anni si ritroverebbero con le grandi. Un salto grande, forse esagerato, che alla lunga potrebbe spingerle a lasciare, potrebbero perdere motivazione. Mentre se sai di gareggiare con delle tue coetanee è diverso. Tu sai che per quattro anni il livello è quello. Per me, ripeto, è molto importante soprattutto per la pista, in cui l’età della maturazione è un po’ più in là. In Uec facciamo un europeo l’anno e già questo serve a motivare le under 23 (e le altre categorie). Abbiamo introdotto questa categoria anche nella Bmx, in cui l’età della maturazione è più bassa. Figuriamoci quanto ci crediamo…

Insomma anche in sede Uci, la Uec e il crescente movimento femminile potranno farsi sentire e portare avanti questo bel progetto. Il successo mediatico ed organizzativo visto a Trentino 2021 (in apertura Vittoria Guazzini regina della crono U23 femminile) la dice lunga.

Guazzini: «Io emozionata a Leuven? Sono una fan di Elisa»

29.09.2021
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Vittoria Guazzini non è certo un ragazza che nasconde le sue emozioni. Già prima di finire la sua gara, sull’arrivo di Leuven, era tra le più gasate per la vittoria di Elisa Balsamo. La “Guazz” e la Balsamo sono compagne di squadra alla Valcar e non solo in nazionale, ma il loro legame ha radici più profonde. Sono stati tanti i ritiri isieme, già nelle categorie giovanili, le gare fianco a fianco su strada e in pista (soprattutto nella Madison) che neanche la stessa Guazzini ricorda il momento preciso del loro primo incontro.

E poi se si scorre il suo profilo Instagram spesso c’è una foto o un post che inneggiano proprio alla Balsamo che vince qualche corsa.

Elisa Balsamo, Vittoria Guazzini, europei pista, madison, 2020
Una scena che si è vista spesso in pista: le due amiche si abbracciano dopo una Madison
Elisa Balsamo, Vittoria Guazzini, europei pista, madison, 2020
Una scena che si è vista spesso in pista: le due amiche si abbracciano dopo una Madison
E’ così Vittoria, un legame forte? 

Con Elisa ho un bel rapporto, siamo in squadra insieme ed è più di una compagna. E’ un’amica. Questa maglia se la meritava e col senno del poi posso dire che non avevo neanche troppi dubbi che ce la potesse fare. E poi l’emozione è stata forte anche per come è arrivata questa vittoria. Ognuna di noi ha svolto al meglio la propria parte e siamo riuscite a portare a termine il lavoro che avevamo pianificato.

Da quanto tempo correte insieme?

Tre anni. E ci siamo trovate subito bene. In particolare in quest’ultimo anno siamo state moltissimo insieme tra strada e pista, senza contare che avevamo lo stesso calendario di gare. Sono stata più tempo con lei che con qualsiasi altra persona. E dopo le Olimpiadi in cui è stata sfortunata questo è un bel riscatto.

E in questo lasso di tempo non avete mai avuto dei battibecchi? 

Ma sicuramente ci sono stati. Ma erano normali incomprensioni, magari su qualche gara che non era andata come doveva. Ma tutto nella norma. Nulla di che…

Balsamo e Guazzini (dietro) nella Madison agli Europei di Plovdiv 2020
Balsamo e Guazzini (dietro) nella Madison agli Europei di Plovdiv 2020
Come si spiega questa tua gioia?

Diciamo che un mondiale di per sé non ha bisogno di spiegazioni. Basta da solo a farti emozionare e a renderti felice. Come ho detto questo è stato un anno particolare e difficile, perché le Olimpiadi sì sono state una bella esperienza, ma anche una bella botta. Sono state sfortunate. E non è facile ritirarsi su.

E come ha fatto secondo te?

Con le persone giuste accanto e con le sue gambe.

E tra le persone giuste ci sei anche te?

Beh, io sono una sua fan! Elisa ha due anni più di me e già quando ero esordiente l’ho sempre vista come “la Balsamo”. E’ così da quando eravamo più piccole. La cosa bella è che nonostante tutto anche lei è sempre pronta a dare una mano quando serve. E non siamo solo noi che tiriamo per lei.

Prima hai detto che avete fatto il gioco di squadra che volevate: come avete fatto a radunarvi in così poco tempo nel finale di gara?

In realtà io dovevo stare attenta soprattutto nelle prime fasi della corsa. Dovevo badare alle olandesi e tenere le altre al riparo. Ho dato tutto prima e infatti sull’ultimo strappo duro nel circuito mi sono staccata. Stavamo quasi per rientrare, a dire il vero, ma in ogni caso saremmo rimaste in coda. E a quel punto l’importante era che le altre azzurre fossero davanti.

In quelle fasi sei riuscita a dirle una parola, un ultimo incitamento oppure è impossibile?

No, lì sei a tutta a testa bassa. C’erano le altre. L’unica cosa che mi viene in mente è che di solito quando Elisa vince io perdo gli occhiali. E non li avevo ancora persi. Così all’inizio dell’ultimo giro, me li sono messi in tasca quasi a far modo di perderli! Diciamo così…

La Guazzini davanti e la Balsamo a ruota nell’italiano di Breganze 2020. Qui vestono la maglia delle Fiamme Oro e non della Valcar
La Guazzini davanti e la Balsamo a ruota nell’italiano di Breganze 2020. Qui vestono la maglia delle Fiamme Oro e non della Valcar
Beh, anche per la scaramanzia serve lucidità! Ti abbiamo vista arrivare in parata con la Cecchini (foto in apertura) e gioivi. Come hai saputo che aveva vinto Elisa?

Mi ha chiamato proprio Elena e mi ha detto: ha vinto Elisa! Sono scoppiata di emozioni. Ho sentito freddo: brividi! Credo che ad Elena lo abbia detto un giudice in moto o in auto, di preciso non so.

Cosa “ruberesti” a lei? E cosa, secondo te, lei ruberebbe a te?

Io le ruberei il suo spunto veloce. E lei… – ci pensa un po’ la Guazzini – le mie menate in pianura. Non che Elisa non le dia, ma su quelle sono abbastanza sul pezzo!

Il prossimo anno entrambe cambierete squadra: tu alla Fdj e lei alla Trek: come sarà correre da rivali?

Eh – sospira un attimo la simpatica toscana – un po’ dispiace. Già l’altro giorno dopo il mondiale, mentre con il bus tornavamo in hotel con le altre ragazze della Valcar c’è stato un momento di nostalgia. Un momento in cui ci siamo rese conto che queste sarebbero state le ultime gare insieme. E per questo ce le dobbiamo godere al massimo. Ma non significa che il nostro rapporto d’amicizia debba cambiare.

Beh è comprensibile. Tanto più che voi eravate la “piccola” squadra che faceva tremare il mondo…

Sì, un po’ di nostalgia c’è. Ma si fanno delle scelte e come ho detto adesso ci sono ancora delle belle gare da fare. E da fare al massimo, a cominciare dalla Roubaix di sabato. 

Van Dijk regina, ma la “scia” ci ha messo lo zampino?

20.09.2021
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Se non è stata intensa come la crono di ieri, al netto che non c’erano azzurre a giocarsi il titolo, anche la cronometro delle donne ha lasciato le sue belle emozioni. Stavolta a giocarsela sono state Ellen Van Dijk e Marlen Reusser. Olanda contro Svizzera.

Un testa a testa che si era già annunciato agli europei di Trento: la rossocrociata che aveva preceduto l’orange, sempre nella prova contro il tempo.

Prime tre su un pianeta: Van Dijk, prima, Reusser (a 10″) e Van Vleuten (a 24″). La quarta, la Neben, ha incassato 1’24”.
Prime tre su un pianeta: Van Dijk, prima, Reusser (a 10″) e Van Vleuten (a 24″). La quarta, la Neben, ha incassato 1’24”.

Van Dijk d’oro dopo 8 anni

Marlen ci credeva moltissimo e a detta di molti era la favorita. Ma si sapeva anche che Ellen poteva dire la sua su un percorso così piatto.

«Ellen – ci spiega Elisabetta Borgia, dello staff della Trek-Segafredo, la squadra dell’olandese – è una super lavoratrice. Esce un’ora prima delle altre e rientra un’ora dopo. Ha un motore enorme, dei numeri quasi da uomo direi. Ma ha colto meno di quello (seppur tanto) che ha vinto, perché magari non è abilissima in gruppo.

«Lei ha già conquistato un titolo iridato a crono nel 2013, ma questo la consacra. Ha avuto una stagione difficile. Ha preso il Covid in primavera ed è stata costretta a saltare tutte le classiche, le gare che preferisce. Inoltre con Van der Breggen e Van Vleuten non ha fatto neanche le Olimpiadi. Ma si sapeva che stava bene. Alla “Vuelta” nel giorno in cui la Longo Borghini è stata seconda, ha dato una trenata per lei che ha stupito tutti. E dopo la vittoria su strada agli europei ha preso consapevolezza».

In effetti l’olandese è stata perfetta. Un metronomo, dal primo all’ultimo metro. Anzi, forse di più, perché ha chiuso fortissimo l’ultimo terzo di gara.

Reusser beffata dalla… Klein

Ma per una van Dijk che scoppia in lacrime con le mani tra i suoi lunghi capelli biondi, c’è una Marlene Reusser che non può che allargare le braccia come a dire: io ci ho provato. La svizzera forse è stata la più bella in sella. Fantastica da vedere sulla bici. Ferma con le spalle, macinava il 56 con compostezza e potenza totali. Ci aveva lavorato moltissimo. Era venuta a provare il percorso già ad aprile e credeva come pochi a questo titolo.

«Non sappiamo davvero dove andare a cercare questi 10” – dicono in coro Fortunato Lacquaniti, diesse della Reusser alla Alè – BTC Ljubljana, e Edi Telser, cittì svizzero – E non crediate che Marlene sia andata in calendo. Lei è stata costante. E’ stata la Van Dijk che è andata fortissimo nel finale. Tanto è vero che ha anche sprintato negli ultimi 150 metri. Lei oggi ha un po’ tirato fuori la gara della vita, o almeno degli ultimi anni. Poi, non per cercare scuse, ma una cosa va detta: l’olandese negli ultimi 7-8 chilometri ha ripreso Lisa Klein che fatto settima, tra l’altro… E per lei è stato un grande punto di riferimento».

E questo davvero incide moltissimo. Tra l’altro ha ripreso un’atleta che non è andata piano (Van Dijk e Reusser sono state le uniche ad abbattere il muro dei 50 di media), quindi ci ha messo un po’ per riacciuffarla e staccarla. Il punto di riferimento è stato prolungato. Ma le crono si vincono anche così e se sei una professionista da tanti anni (e sempre ad altissimi livelli) un motivo deve pur esserci.

«Il vento? Non credo abbia inciso ai fini della gara – commenta Tesler – di sicuro era più forte di ieri, rispetto ai maschi, ma oggi era lo stesso per entrambe le ragazze, che tra l’altro fisicamente si somigliano anche. Semmai senza Olimpiadi la Van Dijk ha avuto un avvicinamento migliore».

E le azzurre?

E il vento ha fatto “impazzire” anche la nostra Elena Pirrone, alla fine ventinovesima. «Non riuscivo a capire bene da dove venisse all’inizio – ha detto l’atleta della Valcar – Ho fatto la gara che più o meno mi aspettavo. Forse potevo fare qualcosa in più, ma guardo al futuro e voglio continuare a lavorarci su».

«Non è stata la mia giornata migliore – le fa eco poco dopo Vittoria Guazzini, ventiquattresima al traguardo – ho avuto due momenti di crisi. Come si superano? Cerchi di non guardare il computerino per vedere la velocità, fai un bel respiro profondo e ti dici: adesso passa, adesso passa… Quest’anno con le Olimpiadi di mezzo non ho lavorato moltissimo sulla crono, ma riprenderò a farlo presto perché è una disciplina che mi piace».

Questa mattina avevamo visto Vittoria fare i rulli nel garage dei meccanici. Era seria, quasi scura in volto. «Sento molto gli eventi, sono un po’ ansiosa – conclude la Guazzini – Partivo nel pomeriggio e non volevo “addormentarmi”, se fossi rimasta sul letto sarebbe stato peggio».

Tre Valli donne, con Noemi Cantele all’origine del progetto

17.09.2021
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Ai cent’anni della Tre Valli Varesine del prossimo 5 ottobre corrisponderà la prima candelina della prova femminile. Il movimento delle ragazze cresce forte, ha qualche criticità da mettere a posto, ma in proporzione ha margini di miglioramento enormi. A chi l’ha vissuto fino a pochi anni fa sembrerà irriconoscibile: è quello che dice Noemi Cantele, scesa di bici nel 2014 a 33 anni, prima che arrivassero il WorldTour e i passi verso il professionismo. Oggi la varesina, che vi avevamo raccontato con un’intervista ai primi dell’anno, fa parte del comitato organizzatore della prova messa in calendario dalla Alfredo Binda. Un pool di sedici donne per gestire la gara delle donne, con uno sponsor che crede nelle donne.

«Se ne parlava da tempo – dice – ma i tempi non erano ancora maturi. Poi l’Uci ha cominciato a spingere, il movimento è cresciuto e l’esperienza di altre prove, che fanno correre nello stesso giorno uomini e donne, si è dimostrata azzeccata. Così abbiamo deciso di provarci».

Viene presentata a Varese la Tre Valli Women
Viene presentata a Varese la Tre Valli Women
Tu di cosa ti occupi?

Della selezione dei team. Il calendario internazionale non ci sorride, perché lo spostamento della Roubaix si porta via parecchie grandi squadre. Mancheranno ad esempio Trek-Segafredo e Bike Exchange, perché siamo a fine stagione e non hanno l’organico per fare più attività insieme. Per questo siano nel calendario nazionale.

Sedici donne alla Alfredo Binda…

E anche un main sponsor che si chiama e-work, che è un’agenzia per il lavoro, che ha sposato il progetto perché ci crede molto. E’ un supporto importante, per organizzare una corsa servono risorse.

Su quale percorso correranno le ragazze?

Faranno una parte del circuito degli uomini, con l’obiettivo che arrivino prima di loro in modo da godere della massima visibilità. Su mio input, abbiamo fatto in modo di arrivare nel circuito cittadino, in modo che i tifosi possano vedere più spesso il passaggio, come agli italiani del 2013.

Si prevede arrivo in volata?

Non è un circuito duro. Faremo la salita del Montello, la prima del mondiale 2008, ma taglieremo a metà, per non fare una super selezione.

A gennaio eri ancora fuori dall’ambiente, adesso che ti stai riavvicinando che cosa pensi?

Ho parlato un po’ con Giorgia Bronzini e me lo diceva anche lei che è tutto diverso. Devo imparare a capirlo, ma mi rendo conto che c’è davvero interesse. Nei giorni scorsi, ad esempio, Basso ha detto che Eolo potrebbe essere interessata. L’Uci ha fatto tanto, ma tanto altro va ancora fatto per allargare le fondamenta e fare in modo che non sia soltanto un movimento elitario, chiuso alle sole WorldTour.

Fare la base?

Lavorare sulle giovani e le piccole squadre, che altrimenti rischiano di sparire. Ci sono ancora numeri inferiori rispetto agli uomini. E forse si può tornare a corse come la Sanremo Rosa di Varazze, che fu antesignana e poi fu interrotta. E’ necessario e bello che le ragazze corrano sulle strade del mito, come anche la Strade Bianche, perché anche loro ne hanno voglia e quelle strade sono le stesse che hanno acceso la loro passione. Non devono più esserci strade per soli uomini.

Liv Racing Replica Kit, professionismo al femminile

04.09.2021
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Il nuovo Liv Racing WorldTeam Replica Kit è ora disponibile. Le appassionate di ciclismo di tutto il mondo potranno vestire il fiore di peonia che domina sulle maglie indossate dalle atlete del Liv Racing WorldTeam. Progettato e ideato ispirandosi all’ethos dell’azienda “fatto dalle donne per le donne”, è stato realizzato da CUORE of Switzerland. L’azienda taiwanese Liv, presente nel ciclismo femminile dal 2008, si è dedicata alle donne sin dal primo giorno e continua a sfidare lo status quo.

La peonia è il simbolo della feminilità sul kit by Liv (foto Jeff Clark)
La peonia è il simbolo della feminilità sul kit by Liv (foto Jeff Clark)

Performance e messaggio

La maglia, replica fedele del materiale utilizzato dalle atlete del team, ha un taglio sportivo e stretto, materiale super leggero e traspirante, 100% poliestere con zip intera. Un prodotto di ottima qualità che strizza l’occhio alle performance e alle uscite di tutti i giorni. Il design e il messaggio del kit non sono stati di certo lasciato al caso. Presenta sul petto un simbolo molto importante, secondo Bonnie Tu, fondatrice di Liv e presidente del Giant Group: «Per me il fiore di peonia sulla maglia è un’elegante rappresentazione delle donne e un promemoria che con il duro lavoro e la perseveranza, specialmente nel bel mezzo delle sfide, insieme possiamo farcela». 

Lotte Kopecky, atleta della Liv in allenamento (foto Michiel Maas)
Lotte Kopecky, atleta della Liv in allenamento (foto Michiel Maas)

Sostegno e accompagnamento

Con questa replica, Liv vuole rafforzare il suo impegno nella sponsorizzazione del brand nel supportare il ciclismo femminile di tutti i livelli di qualsiasi provenienza. Con l’obiettivo di avvicinare alla pratica, ma anche di fornire un prodotto adatto alla performance per chi vuole intraprendere una carriera professionistica.

Pauliena Rooijakkers, atleta del team Liv Racing ha commentato così il prodotto lanciato: «Scoprire l’ispirazione dietro il fiore e tutto il pensiero che sta dietro a questo design mi fa apprezzare la visione di Liv. E anche di essere incredibilmente orgogliosa di rappresentare un marchio così impegnato con le donne».

Una divisa elegante e ben identificabile ora a disposizione di tutte le appassionate (foto Michiel Maas)
Una divisa elegante e ben identificabile ora a disposizione di tutte le appassionate (foto Michiel Maas)

Misure, prezzo e dove trovarlo

Il Liv Racing WorldTeam Replica Kit è già acquistabile negli store Giant, rivenditori autorizzati e sul sito Liv-Cycling.com. Selezionabile in taglie: XS, S, M, L, il prezzo indicato sul sito ufficiale è di 69,99 euro. Disponibile nei paesi selezionati tra cui Canada, Messico e in tutta Europa e Asia.

Liv, altri tre anni nel WorldTour femminile

08.07.2021
3 min
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Nei giorni che hanno preceduto la Course by Le Tour, evento che si proponeva come gustoso antipasto del Tour de France femminile in calendario nel 2022, Liv ha annunciato di aver prolungato per altre tre anni la propria sponsorizzazione tecnica del Liv Racing WolrdTour. Ricordiamo che fanno parte del team le italiane Sofia Bertizzolo e Soraya Paladin, quest’ultima fresca di convocazione olimpica.

Il prolungamento della sponsorizzazione ha fatto seguito ad un’altra importante notizia. Nel 2022 Liv debutterà come partner principale del Tour de France Femminile sponsorizzando la classifica destinata a premiare la migliore giovane. 

Sofia Bertizzolo corre su Liv già da due stagioni
Sofia Bertizzolo corre su Liv già da due stagioni

Il meglio alle donne

Phoebe Liu, chief branding officer di Giant Group, realtà mondiale che include Liv, ha detto: «Il prolungamento della sponsorizzazione del Liv Racing Wolrd Team conferma il nostro impegno nel voler offrire alle donne sempre più opportunità per gareggiare nel ciclismo su strada. Lavoriamo con le donne a tutti i livelli, dai principianti ai professionisti – ha proseguito Liu – e questa partnership rappresenta al meglio il modo con cui ci impegniamo quotidianamente per creare i prodotti sempre più innovativi destinati al mondo femminile, come la nuova Langma Advanced SL Disc 2022.

«Le ragazze del nostro team sono una componente essenziale del nostro processo di ricerca, progettazione e sviluppo. Siamo orgogliosi di ciò che abbiamo realizzato ed entusiasti di continuare a creare nuovi prodotti».

Soraja Paladin, con Liv anche a Tokyo
Soraja Paladin, con Liv anche a Tokyo

Parola al team

Eric Van den Boom, manager del team WorldTour non ha mancato di esprimere la sua soddisfazione: «La nostra squadra è stata fondata nel 2009 ed è profondamente radicata nel ciclismo femminile. Molti dei successi del team sono stati raggiunti insieme a Liv e siamo entusiasti di iniziare questa nuova fase insieme. Abbiamo dimostrato più volte di essere molto coinvolta e di supportare il ciclismo femminile, sia a livello ricreativo che professionale. Il livello di ambizione che poniamo nel far crescere il ciclismo femminile è molto alto e si adatta perfettamente agli obiettivi della nostra squadra».

Per concludere vi anticipiamo un’altra bella novità. La squadra è stata di recente protagonista di “The Run Up”, una serie web che racconta il dietro le quinte della preparazione svolta dal team in vista de La Course by Le Tour. Si potrà vedere presto il relativo video cliccando qui.

liv-cycling.com/it

Italiano donne: obiettivo anticipare salite (e Longo Borghini)

16.06.2021
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Sicuramente le ragazze non avranno tempo di godersi l’azzurro del mare alle porte dell’alto Salento e al tempo stesso la bellezza delle alture di Alberobello. Magari lo faranno con più calma al termine del campionato italiano. Eh sì, perché quest’anno la maglia tricolore si assegna in Puglia e più precisamente tra Monopoli e Castellana Grotte.

Proprio da quelle parti questo inverno la Valcar di Davide Arzeni, di Elisa Balsamo e di Silvia Persico aveva fatto il suo ritiro invernale e con il team blu-fucsia andiamo a scoprire il percorso che vedrà impegnate le ragazze domenica prossima.

L’altimetria dell’italiano donne: 143,2 chilometri e 1.654 metri di dislivello
L’altimetria dell’italiano donne: 143,2 chilometri e 1.654 metri di dislivello

Persico verso l’italiano

«Io – dice Silvia Persico – non sono stata moltissimo con il resto della squadra perché ero impegnata con la nazionale in vista dell’altro campionato italiano quello di ciclocross, ma ricordo degli strappi abbastanza impegnativi, che sicuramente renderanno difficile la corsa soprattutto se saranno affrontati ad alta velocità. Potranno frazionare il gruppo. Non mancano poi le curve. A me piacciono, non ho problemi, ma qualche svolta può essere insidiosa».

Ma forse a preoccupare più di tutto Silvia Persico è la distanza: «Il percorso misura oltre 140 chilometri, una distanza un bel po’ più lunga di quelle che stiamo affrontando solitamente che si attestano sui 120. E non è una cosa da sottovalutare».

Silvia Persico trionfa all’Euganissima Flanders
Silvia Persico trionfa all’Euganissima Flanders

Obiettivo anticipare 

Eppure Silvia dovrebbe essere contenta visto che viene proprio da una vittoria. La ragazza bergamasca infatti ha alzato le braccia al cielo nella Euganissima Flanders, una nuova corsa nel padovano.

«Negli ultimi due giri – racconta Silvia – è andata via la fuga decisiva, ma già prima ero nel drappello delle attaccanti. Volevo anticipare un po’ e sono scattata prima della salita. Nel penultimo passaggio sono rimasta davanti con Giorgia Bariani della Top Girls Fassa Bortolo, poi però dopo la scalata con me non c’era più lei ma la sua compagna Debora Silvestri. Siamo andate via insieme e in volata ho avuto la meglio io.

«La squadra ha lavorato per me. Vengo da due settimane in cui mi sento bene. A cosa paragonerei il percorso dell’italiano in Puglia? Ad un Fiandre, ma con le debite proporzioni».

E Silvia Persico farà proprio come detto in apertura: dopo il campionato italiano, andrà a La Course in Francia e poi: «Tornerò in Puglia, in Salento… ma per le vacanze. Col fatto del ciclocross non stacco praticamente da un anno. E infatti poi riprenderò la preparazione anche per il cross. Ho bisogno di riposare!».

Solo in un paio di punti gli strappi del percorso superano il 10%, per il resto è molto filante
Solo in un paio di punti gli strappi del percorso superano il 10%, per il resto è molto filante

Occhio alle tattiche

E la tattica adottata dalla Persico alla Euganissima Flanders potrebbe essere molto simile a quella che ipotizza il suo diesse Davide Arzeni.

L’imperativo è non portare Elisa Longo Borghini ai piedi dell’ultima salita. Chiaramente non è nulla di personale, semplicemente l’atleta della Trek-Segafredo è la più forte. «Si tratta di una salita di quattro chilometri, che tra l’altro una volta raggiunta la cima, non scende; resta in quota e va verso l’arrivo. Credo – dice Arzeni – che più di qualche squadra vorrà cercare di anticipare, per questo mi aspetto molti attacchi».

Inoltre bisogna considerare non solo le squadre dei team “privati”, ma anche i gruppi sportivi. Le Fiamme Azzurre di Tatiana Guderzo, data in grande spolvero, potrebbero essere le migliori alleate della Valcar ma anche di coloro che vogliono anticipare. E creare scompiglio.

«Senza contare che sono previsti 35 gradi e questo inciderà non poco», aggiunge Arzeni che durante il ritiro quelle strade le ha studiate a menadito. Mentre una costante che dovrebbe non esserci, previsioni alla mano, è il vento: dato inferiore ai 20 chilometri orari.

Barbieri, inizia da Livigno la rincorsa alle Olimpiadi

Giada Gambino
23.05.2021
5 min
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Gli aspetti che contraddistinguono Rachele Barbieri sono sicuramente la tenacia, la costanza e la voglia di dimostrare a tutti quanto vale. In gara corre senza compagne di squadra, il suo team è formato solo da lei, ma questo non la ferma e non la demoralizza. Mentre guarda fuori dalla finestra la neve che cade su Livigno e il sole che la illumina, racconta la recente vittoria ad Ascoli Piceno… 

La stagione estiva di Rachele si divide fra strada e pista. Ora è a Livigno in altura
La stagione estiva di Rachele Barbieri si divide fra strada e pista: qui a Montichiari
Affrontare una gara senza squadra… 

Sono abituata a correre così, ma a volte mi innervosisco molto, anche se so quali siano i rischi dello stare da sola. Soprattutto ora che sto bene e le avversarie lo sanno, sia in pianura che in percorsi vallonati è molto difficile, considerando che molte squadre hanno anche nove atlete! Devo sempre studiare bene la corsa e comprendere quale tattica di gara adoperare. So per certo che non posso seguire tutte, ci vuole una buona dose di fortuna e la consapevolezza che si deve soffrire un po’ di più rispetto ad altre velociste che escono dalla pancia del gruppo solo quando devono fare la volata, ma a me piace correre così. 

Come si è svolta la tua gara di Ascoli Piceno?

Ho attaccato più volte, ho cercato di andare in fuga, mi sono divertita! Mi piace correre davanti e all’attacco. Tutte le volte che riuscivo provavo ad entrare in una fuga o crearla io. L’unico problema è stato che nessuna voleva tirare dal momento che c’ero io e adoperavano delle strategie di squadra… Il che è giusto, ma in quel momento mi sono innervosita tantissimo. Ci sono delle situazioni dove però l’essere da sola ha anche degli aspetti positivi che giocano a mio favore, come ad esempio il non potersi prendere l’incarico di chiudere una fuga come è successo in questa corsa. Se avessi chiuso io sulla fuggitiva, non avrei potuto fare la volata

Cosa hai pensato quando è partita la volata?

L’adrenalina che danno gli ultimi metri della gara è qualcosa di particolare, soprattutto per una velocista. Non è così scontato arrivare in volata e bisogna sapere sfruttare le giuste occasioni. Quando ho visto che la squadra della Fidanza stava lavorando per tirarle la volata, mi sono messa a ruota sua e ho cercato di reagire con più testa possibile. Sapevo che non potevo anticiparla troppo e che lei sarebbe partita molto vicino all’arrivo, quindi nel momento in cui dovevo attaccare l’avrei dovuto fare a tutta… E così è stato! C’è stato un testa a testa e questo mi ha dato quella spinta in più. E’ stato molto bello soprattutto perché so che Martina è un’atleta molto forte. Siamo in nazionale insieme, conosciamo le reciproche caratteristiche. Essere da sola e vincere in una gara del genere è una soddisfazione in più! 

Il giorno di San Valentino, un cross a Lugo di Romagna con la nuova maglia
Il giorno di San Valentino, un cross a Lugo di Romagna con la nuova maglia
E con Martina…

Passiamo tantissimo tempo insieme, ma siamo consapevoli del fatto che la nostra disciplina ci porta ad essere rivali. Se devo essere sincera… c’è molta competizione! Abbiamo caratteristiche molto simili, per quanto riguarda la pista. Una delle specialità in cui entrambe andiamo bene è lo scratch dove io sono campionessa mondiale 2017 e lei ha vinto gli ultimi europei. Quando dobbiamo correre per la squadra sia su pista che in strada, quando vestiamo la maglia della Polizia o della nazionale, siamo delle ottime compagne. Ma quando indossiamo maglie diverse e puntiamo entrambe alla vittoria, diventiamo avversarie. Il rispetto reciproco non manca mai

La strada ti piace molto, ti ci dedicheresti di più? 

Adesso il mio obiettivo principale è quello di provare a partecipare alle Olimpiadi su pista per poi fare una bella attività su strada. Quest’ultima negli ultimi due anni l’ho un po’ tralasciata, ma mi piacerebbe dedicarmici un po’ di più. So che all’estero le ragazze sono molto forti e mi devo migliorare, ma so di aver lavorato bene e vorrei dire la mia in qualche gara fuori. Le corse in Italia sono molto importanti, soprattutto per le ragazze giovani per fare tanta esperienza. Penso che sbaglino le atlete che non corrono le gare open qui, non reputandole di alto livello. E’ sempre uno stimolo in più e poi… se vuoi la gara dura, la puoi rendere dura anche tu.  

Visto che sei in grado di vincere da sola, con una squadra…

Sicuramente sarei molto agevolata e, soprattutto, mi metterei a disposizione del team per aiutare qualche mia compagna a vincere. In passato l’ho fatto ed è stato abbastanza soddisfacente. 

Sul podio elite di Maltignano (Ascoli Piceno) Rachele con Martina Fidanza e Camilla Alessio. Da qui, di corsa a Livigno
Sul podio di Ascoli, Rachele con Fidanza e Alessio, poi via a Livigno
Le gare di ciclocross fatte questo inverno sono servite? 

Sono state fondamentali per la mia preparazione! Ho potuto allenarmi in maniera forte e costante, in un periodo in cui solitamente si lavora un po’ di meno.  Un aspetto molto positivo è stato il fatto che in inverno, ad esempio, il freddo con il cross si patisce di meno. 

E prima di Tokyo? 

Ci sono i campionati europei su pista a fine giugno che sono l’obiettivo fondamentale. Lì si capirà chi andrà alle Olimpiadi o meno. Mi sto godendo questi giorni a Livigno in attesa che arrivino le mie compagne azzurre, per fare un po’ di allenamento in altura in vista proprio degli europei. Il lavoro che stiamo facendo con la nazionale tra allenamenti su strada e in pista sono stati davvero impegnativi e ben programmati… Il livello è altissimo. 

Dino Salvoldi, Martina Alzini, Martina Fidanza

Salvoldi, a Plovdiv per chiudere in bellezza

11.11.2020
3 min
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Per le ragazze di Salvoldi, gli europei di Plovdiv saranno l’ultimo sforzo della stagione. Non essendo previste le prove di Coppa del mondo, dopo le gare bulgare inizierà finalmente il meritato riposo. Per il tecnico lombardo l’ultima non è stata certo un’annata serena, per cui parlare di sport è il modo migliore per andare avanti, tenendone fuori altri discorsi più adatti semmai ad altre sedi.

Il gruppo appena arrivato in Bulgaria è forte delle sue migliori individualità, con l’eccezione di Letizia Paternoster, rientrata in gara ai campionati italiani del 31 ottobre e poi spedita in Spagna per la Vuelta assieme ad altre azzurre come Balsamo e Consonni.

Dino, con quali ambizioni siamo in Bulgaria?

La qualità del gruppo ci consente sempre di gareggiare per qualcosa di importante, nonostante il contesto non ci abbia consentito di lavorare e progredire come volevamo.

Che cosa intendi?

Siamo stati fermi per due mesi. A maggio siamo andati avanti con allenamenti individuali. I due mesi prima che riprendessero le corse su strada sono stati i più proficui sul piano tecnico. Abbiamo fatto lavori specifici, migliorato le posizioni, quello che altrimenti si ha poco tempo per fare.

Rachele Barbieri, Martina Alzini
Per Rachele Barbieri e Martina Alzini, defaticamento sui rulli
Rachele Barbieri
Rachele Barbieri, defaticamento sui rulli
Tutto senza Paternoster…

E’ stata la sola eccezione alla normalità. L’aspetto positivo è che finalmente non ha più male al ginocchio.

Obiettivo Tokyo?

Facendo però una considerazione. Non ho mai fatto segreto dicendo che le Olimpiadi per noi rappresentano un passaggio importante, ma intermedio. Per questo gruppo si tratta della prima volta, per cui non sarà facile garantire il risultato al cospetto di avversarie al top che magari proprio a Tokyo saranno al culmine della propria parabola atletica. Andiamo per fare il nostro meglio, per fare esperienza e con l’idea di dominare nel 2024. Cercando di fare del nostro meglio per primeggiare in questo nuovo ciclismo globale.

Martina Alzini
Martina Alzini correrà l’inseguimento a squadre
Martina Alzini
Alzini per il quartetto
Chiarisci il concetto?

Se fossimo una squadra come accade nel calcio, potremmo allenarci sempre insieme e saremmo in grado di pianificare meglio il lavoro. Dipende dalla cultura sportiva del Paese in cui nasci. Il contesto italiano per certi versi è splendido, per altri ha dei limiti che con il passare del tempo si acuiscono. Il reclutamento da noi avviene tramite le società sportive, basate spesso sul volontariato ma senza una grande competenza tecnica. All’estero ci sono dei centri federali in ogni città, in cui si viene immessi da subito in un percorso più qualificato. Senza che la strada abbia il peso che ha da noi.

Anche fra le ragazze è così?

In questo momento per fortuna c’è grande collaborazione con i team. Più che fra gli uomini si riesce ad avere una buona alternanza, ma tanto è merito loro. Sono campionesse, hanno vinto i loro titoli, riescono a guadagnarci qualcosa e di conseguenza impongono la loro voce anche nei club.

Dino Salvoldi, Martina Fidanza, Montichiari, 2020
Ripetute per Martina Fidanza a Montichiari
Dino Salvoldi, Martina Fidanza, Montichiari, 2020
A Montichiari, ripetute per Martina Fidanza
Come fai a farle andare d’accordo, così tante e così forti?

Ne parliamo spesso insieme. Sono consapevoli loro per prime della qualità di ciascuna e sanno che il posto si guadagna con i tempi. Detto questo, sta a noi ricercare l’equilibrio affinché nessuna si senta esclusa. Devo dire che funziona. Quest’anno è entrata forte anche Silvia Zanardi, c’è da lavorare perché tutto giri nel modo giusto.