Rota si confessa e prenota un inverno di volate

07.10.2022
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Lorenzo Rota sarà al via del Giro di Lombardia, ma a completo supporto di Domenico Pozzovivo. Il corridore bergamasco avrebbe dovuto correre con i gradi di capitano, ma si è beccato una brutta influenza che gli ha impedito di mantenere alta la condizione. I primi sintomi al Giro dell’Emilia, poi il ritiro alla Tre Valli Varesine. Un paio di giorni per effettuare i tamponi ed escludere l’infezione da Covid, quattro chiacchiere con la squadra, la consapevolezza di avere in “Pozzo” la solita certezza, quindi la decisione.

Lorenzo Rota ha 27 anni ed è pro’ dal 2016. Prima dell’Intermarché, è stato con Bardiani e Vini Zabù
Lorenzo Rota ha 27 anni ed è pro’ dal 2016. Prima dell’Intermarché, è stato con Bardiani e Vini Zabù

Quasi otto

Meglio così, altrimenti la sua stagione rischiava di finire a Wollongong, sul camper della nazionale. Lì, con la testa piena di rimorsi, incassata tra il palmo delle mani e il volto disperato per l’occasione persa, aveva solo una spia luminosa che ronzava nella mente: il Lombardia. Del resto quest’anno si parte dalla sua (per motivi di origini) Bergamo e arriva nella “sua” (perché quell’arrivo gli piace assai) Como.

«Mi dispiace  – ha detto il corridore della Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux – perché con la partenza nella mia città ci tenevo particolarmente ad essere protagonista, soprattutto dopo il mondiale. Quella è la mia distanza ideale, le salite del finale come Civiglio e San Fermo, si adattano alle mie caratteristiche. La mia annata è stata comunque positiva. Se dovessi darmi un voto? Tra il sette e mezzo e l’otto».

Fra Pozzovivo e Petilli, nel 2022 Rota ha conquistato il Sazka Tour
Fra Pozzovivo e Petilli, nel 2022 Rota ha conquistato il Sazka Tour

Lezioni da imparare

Una stagione in cui Rota ha seminato moltissimo e ha raccolto poco, se non il successo finale al Sazka Tour in Repubblica Ceca e un successo di tappa nella stessa corsa. Le occasioni, quelle ghiotte, se le era create mica in corse di secondo livello. Secondo nella tappa del Giro con arrivo a Genova. Secondo al campionato italiano. Fuori dalle medaglie mondiali quando a qualche centinaio di metri dal traguardo assaporava il dolce sapore che può avere un metallo. Secondo al Giro di Toscana. Oldani, Zana, il gruppo dei big, Hirschi gli avversari che lo hanno beffato. E da cui, forse, c’è qualcosa da imparare per il futuro. Lorenzo lo sa e con la voce ancora rauca si sforza di guardare all’inverno e alla prossima stagione. 

«Non ho mai corso per stare davanti a giocarmi le vittorie – ammette – quindi non mi sono mai dedicato molto alle volate. Primo mea culpa. Detto questo, viste le performance di quest’anno lavorerò duro su questo fondamentale. Ci sarà da curare sia l’aspetto tecnico e atletico, sia quello strategico. Confido anche che da queste occasioni il bagaglio della mia esperienza possa essere più ricco».

Il mea culpa più grosso del mondiale è per Rota non aver ascoltato Bennati e aver lasciato la ruota di Evenepoel
Il mea culpa più grosso del mondiale è per Rota non aver ascoltato Bennati e aver lasciato la ruota di Evenepoel

La ruota di Remco 

A questo punto, il bergamasco riavvolge il rullino dei ricordi e prosegue con le “penitenze” sportive, tornando alle consegne ricevute in Australia e parzialmente disattese.

«Al mondiale – confessa – ho commesso due errori: non rimanere appiccicato ad Evenepoel quando è scattato (era un tratto interlocutorio, che ho sottovalutato) e non attaccare ai piedi della salita in vista dell’arrivo per non dovermela giocare in volata. Ho aspettato lo scollinamento, ma era tardi ed una volta giunti sul rettilineo finale, ho visto i fantasmi del Giro di Toscana, quando Hirschi mi ha fatto passare avanti e mi ha messo in una condizione di svantaggio. Non volevo commettere lo stesso errore, ho aspettato, ma tutti sappiamo come è andata a finire. Sulle altre occasioni penso che siano dinamiche di corsa da rispettare, che fanno parte del gioco. Un conto è parlare seduti sul divano, un altro farlo in sella alla bicicletta dopo 6-7 ore di corsa. E poi ci sono gli avversari. Oldani, ad esempio, è più veloce di me, la sconfitta va accettata».

Secondo al Toscana, costretto da Hirschi a una volata scomoda
Secondo al Toscana, costretto da Hirschi a una volata scomoda

Mas e Pogacar

E se partire da Bergamo a fari spenti contribuisse a morigerare il suo correre così spadaccino, che potrebbe essere una delle cause di questi successi mancati proprio sul più bello? 

«Se ho gambe – spiega – mi piace ravvivare la corsa, non subirla. Anche al Lombardia avrei magari potuto pensare ad un attacco da lontano fossi stato al top. Tutto però dipende dalla condizione e dai ritmi di corsa».

Forse lui a Como avrà già tirato i remi in barca, godendosi il lungolago come si fa al termine di un duro allenamento e sperando di vedere Pozzovivo tra i big. Se così non fosse, chi sono i suoi reali favoriti? «Mas – risponde secco – e poi Pogacar». 

Mas esulta. Pogacar battuto e Pozzo non molla mai

01.10.2022
5 min
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Finora è la giornata che gli salva la stagione. Giocando col suo cognome potremmo dire, “Mas que una victoria (più che una vittoria)”. Già, perché il successo di Enric Mas al Giro dell’Emilia, primo del 2022, è stato ottenuto al settantesimo giorno di gara e all’interno dei quali aveva riposto più di una aspettativa.

Se il secondo posto nella generale della Vuelta era stato il riscatto ad un Tour de France opaco, reso ancor più incolore dalla positività al covid, il 27enne spagnolo della Movistar in cima al San Luca ha dato un ulteriore segnale della sua buona condizione.

Esulta Enric Mas. E’ la prima vittoria del 2022
Esulta Enric Mas. E’ la prima vittoria del 2022

Trionfo Mas

Al penultimo passaggio sulla aspra ascesa che porta al santuario bolognese, Mas ha fatto il forcing, cui ha resistito solo Tadej Pogacar.

Poi nella tornata finale, dove si erano accodati Pozzovivo, Valverde e Uran (che finiranno poi nell’ordine), ha nuovamente attaccato nello stesso punto facendo il vuoto. Don Alejandro ha giocato da stopper favorendo il compagno mentre lo sloveno della UAE Emirates ha staccato solo negli ultimi metri l’incrollabile lucano della Intermarché Wanty Gobert.

Nella ressa post premiazioni, tutti vogliono i protagonisti del podio per diverse motivazioni. D’altronde è un gran bel podio. Tifosi per le foto, addetti ai lavori per le dichiarazioni e gli chaperon per l’antidoping. Blocchiamo Enric Mas prima che vada a completare le formalità del dopo corsa.

«Dopo la Vuelta sono stato a casa per un po’ di vacanza e per recuperare – racconta lo scalatore nato ad Artà, a nord di Maiorca – Mi sono allenato bene perché sapevo che c’era ancora un finale di stagione impegnativo. Ho passato molto freddo nei giorni scorsi e stamattina. Non è il mio clima ideale però Alejandro (Valverde, ndr) era lì ed io volevo aiutarlo, lavorare per lui.

«Negli ultimi chilometri mi sono trovato in fuga con Tadej. E’ stato duro e bello al tempo stesso perché tutto il mondo sa chi è lui. E’ stata una gran salita per me. Batterlo è stato è una grande soddisfazione.»

«Questa vittoria – prosegue – mi ripaga in parte di una stagione difficile difficile difficile (lo ripete tre volte come se gli stesse passando davanti agli occhi in quel momento, ndr). Ho avuto una seconda possibilità alla Vuelta perché la condizione e la fiducia non sono arrivati prima. Dopo il Tour ho fatto un buon reset ed ora ho una buona forma».

Solita cornice di pubblico sui due chilometri che portano al San Luca
Solita cornice di pubblico sui due chilometri che portano al San Luca

Più vittorie

«Al Lombardia – conclude Mas – innanzitutto ci saranno 60 chilometri in più e sappiamo che Alejandro predilige quel tipo di classiche. Vedremo se attuare la stessa tattica. Oggi era oggi e siamo riusciti a conseguire la vittoria, dopo averla sfiorata in un’altra corsa questa settimana (secondo posto di Valverde alla Coppa Agostoni, ndr)».

«Il Lombardia comunque resta l’ultimo obiettivo dell’anno. Dove pongo il mio successo di oggi in carriera? Lo metto nel 2022, che è stato un anno complicato per me. Vorrei che non fosse l’unico. Ci sono ancora un paio di gare in cui voglio fare bene».

Pogacar riesce a staccare un indomito Pozzovivo proprio negli ultimi metri
Pogacar riesce a staccare un indomito Pozzovivo proprio negli ultimi metri

Pozzo c’è

Le fasi finali del Giro dell’Emilia sono diventate anche uno scontro di generazioni. Col terzo gradino, Domenico Pozzovivo ha tenuto alta la bandiera dei vecchietti terribili provando il colpaccio ma tuttavia dando filo da torcere al ragazzino Pogacar. Ne approfittiamo mentre è in attesa dell’antidoping per rivivere le ultime ore e quelle che verranno.

«E’ stata una corsa regolare, con una andatura abbastanza sostenuta tutto il giorno – spiega Domenico che è diventato pro’ nel 2005 – Alla fine c’è stata una scrematura naturale senza grossi attacchi fino agli ultimi due giri in cui ci sono stati movimenti più importanti.

«Ho cercato di gestire la gamba, che già all’Agostoni avevo visto che era buona. Oggi però ho trovato due corridori che sono più forti di me ma sono molto soddisfatto del podio. Questo è il mio miglior risultato al Giro dell’Emilia, che è una corsa che ho sempre sentito tanto per il percorso e per il pubblico».

«Sono riuscito a rientrare sulla testa all’inizio dell’ultimo giro – continua – e per un po’ stare con Pogacar. Sento di essere ad un buon livello in salita. Peccato perché ho sofferto più del dovuto il long-covid dopo il Giro di Svizzera. Ce l’ho avuto molto forte e per due mesi ho pagato tanto le conseguenze. Alla Vuelta non ero al livello che speravo. In ogni caso sono riuscito a non mollare di testa ed ho ricostruito un’ottima condizione per queste ultime gare».

Il podio del Giro dell’Emilia. Qualità, gioventù ed esperienza
Il podio del Giro dell’Emilia. Qualità, gioventù ed esperienza

Verso il Lombardia

«E’ stato importante restare con corridore del calibro di Tadej. Mi dà fiducia e morale. Significa che ho lavorato bene… e che non ho quasi 40 anni (dice sorridendo mentre ci ricorda che li compirà il 30 novembre, ndr)».

«Farò sia Tre Valli Varesine che Lombardia – chiude Pozzovivo – Nella prima faremo gara in parallelo Rota ed io. Lui arrivava dall’Australia e qui credo che abbia pagato il jet-leg ma la Tre Valli è più adatta a lui che a me. Personalmente a me servirà per fare ancora più gamba. Al Lombardia è cambiato il finale, dove ci sarà più da lottare per imboccare bene il primo San Fermo della Battaglia perché ci saranno più corridori, rispetto al passaggio sul Muro di Sormano. Comunque il finale sarà da gambe. Le discese sono tecniche perché dove finisci la salita poi è difficile rimontare posizioni scendendo».

«Dal punto di vista tecnico, i giri del San Luca sono piuttosto simili alla parte conclusiva del Lombardia. Ho provato a prendere dei riferimenti, specie per il ritmo. Non avendo corso dalla fine della Vuelta, queste gare mi sono servite per capire i limiti fino a dove spingere. Fin dove puoi farlo. E penso di avere preso buoni riferimenti, anche perché come squadra ci siamo mossi bene.

«Raccogliere un podio ad una gara come l’Emilia è importante e speriamo sia di buon auspicio per sabato prossimo.»

Pozzovivo verso la Vuelta con una teoria su Pogacar

23.07.2022
6 min
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«Alla fine Pogacar ha avuto ragione – sorride Pozzovivo – a voler guadagnare su ogni traguardo all’inizio del Tour. Senza il passaggio a vuoto del Granon, visto che non ha mai staccato Vingegaard, quei secondi sarebbero stati il suo gruzzolo prima della crono».

La caduta di Hautacam e il distacco subìto sono stati la conseguenza del dover rincorrere e contano fino a un certo punto. Dal Covid allo Stelvio e poi dallo Stelvio all’Etna, la calda estate di Domenico Pozzovivo prevede ora San Sebastian e la Vuelta. Ma prima la sua lettura sulla sfida del Tour offre nuovi spunti.

Subito dopo la fine dello Svizzera, tornando a casa, ha riconosciuto i sintomi del Covid (foto IWG)
Subito dopo la fine dello Svizzera, tornando a casa, ecco i sintomi del Covid (foto IWG)

Demolito dal Covid

Lo scalatore lucano è uscito dal Giro di Svizzera con il nono posto ed ha avuto appena il tempo di tornare a casa, per iniziare a riconoscere i primi sintomi. Gli stessi che pochi giorni dopo ha manifestato sua moglie Valentina. E se nel caso del primo contagio di aprile dopo il Giro di Sicilia le cose erano filate lisce, risolvendosi in pochi giorni, questa volta la botta è arrivata più forte.

«Mi ha proprio demolito – sorride amaramente Domenico – e mi ha costretto a saltare il campionato italiano. Mi è dispiaciuto perché si correva al Sud. Ho aspettato che passasse. Ho fatto tutte le visite mediche per il ritorno all’attività. E poi sono andato sullo Stelvio. So che i miei compagni erano a Livigno, anche Petilli e Rota, ma a me quella zona non piace. Vado sullo Stelvio e mi alleno spesso verso la Val Venosta. Non li ho mai nemmeno incontrati».

Al Giro di Svizzera ha chiuso all’8° posto la tappa di Malbun, salendo provvisoriamente al 5° posto nella generale (foto IWG)
In Svizzera ha chiuso 8° la tappa di Malbun, salendo provvisoriamente al 5° posto (foto IWG)
Come stai adesso?

Ho sensazioni altalenanti, non sono il solito Domenico. Spero che tra San Sebastian e prima della Vuelta vada tutto a posto. Andrò in Spagna per fare classifica, con le stesse motivazioni del Giro. Una diversa cornice, farà caldo e a me piace. Anche se non possiamo proprio lamentarci del meteo trovato quest’anno in Italia.

Nella diretta con Bernal di qualche giorno fa, con Nibali e Lello Ferrara, si ironizzava sulle tue abilità a cronometro…

Dimenticando quando feci meglio di Cancellara proprio alla Vuelta (sorride, ndr). Quest’anno purtroppo la bici mi penalizza, perché sono arrivato tardi in squadra e non ho avuto modo di fare i test necessari. Fare le crono mi piace e penso che siano in piccolo anche una mia abilità. Per cui in questo ciclismo così livellato e attento ai dettagli, è un peccato non averci potuto lavorare. Già dopo il Lombardia inizieremo con i test.

Il 2022 è un piccolo stop sullo sviluppo della bici da crono: arrivato tardi nel team, è mancato il tempo
Il 2022 è un piccolo stop sullo sviluppo della bici da crono: arrivato tardi nel team, è mancato il tempo
Sei arrivato per ultimo in squadra e come va?

La Intermarché-Wanty-Gobert è stata una piacevole sorpresa per il livello tenuto in tutta la stagione. Ottima anche sul piano dei rapporti umani, che non si possono mai dare per scontati. C’è una sorta di divisione in due anime. Ho lavorato con quasi tutti i gruppi, ma certo quello delle corse fiamminghe ha caratteristiche che non si sposano con le mie. Siamo complementari, così è perfetto.

In questi giorni Meintjes, che ti somiglia, sta facendo un bel Tour.

Lo sto seguendo. Ha le mie caratteristiche e si sta ritrovando dopo un periodo un po’ storto. Non avere addosso una grande pressione gli permette di correre al meglio.

Meintjes ha caratteristiche simili a quelle di Pozzovivo e sta correndo un bel Tour
Meintjes ha caratteristiche simili a quelle di Pozzovivo e sta correndo un bel Tour
E’ uno di quei Tour dove vorresti esserci o vanno così forte che si sta meglio a casa?

In queste tappe di montagna mi piacerebbe esserci. Quando sono davanti alla televisione, sono un corridore che si immedesima. Se però penso alla prima settimana e al pavé, mi viene male. Anche se rispetto al solito ci sono state meno cadute. Sono uscito bene dallo Svizzera, avrei potuto farci un pensierino, ma adesso non posso certo rammaricarmi, visto che poi mi sono ammalato. E in queste settimane sono stato in fase di ricostruzione.

Cosa ti pare del duello Pogacar-Vingegaard?

Della tattica di Tadej della prima settimana ho già detto. Se aveva la percezione che Vingegaard sarebbe stato difficile da staccare, ha fatto bene.

Il Pogacar visto da Pozzovivo alla Tirreno (qui sul Carpegna) sembrava difficilmente battibile
Il Pogacar visto da Pozzovivo alla Tirreno (qui sul Carpegna) sembrava difficilmente battibile
Lo abbiamo criticato perché potrebbe aver speso troppo…

Tadej è sicuro di se stesso e probabilmente sapeva che, pur facendo così, il suo livello non sarebbe calato nella terza settimana. Ma non è stato un Tour lineare…

In che senso?

E’ stato condizionato dal Covid, ma non mi aspettavo questo livello di Vingegaard e al contrario, dopo averlo visto alla Tirreno, ero convinto che il livello di Pogacar sarebbe stato irraggiungibile. A Hautacam secondo me ha ceduto anche mentalmente, perché essere staccato in salita da Van Aert può essere un duro colpo.

Al Giro d’Italia un ottavo posto finale che gli ha dato morale per correre un anno in più
Al Giro d’Italia un ottavo posto finale che gli ha dato morale per correre un anno in più
Pensi che da questo Tour trarrà un insegnamento?

Penso che dovrà imparare a considerare di più l’aiuto della squadra. Finché è stato nettamente il più forte del gruppo, poteva passare sopra agli eventuali errori semplicemente accelerando. Ora scoprirà nuovi dettagli da curare.

Torniamo indietro a Lello Ferrara, come ti trovi in questo ruolo di spalla sul web?

Diciamo che nelle prime dirette, gli diedi credito per amicizia. Lo sapete, sono una persona obiettiva, dico le cose come stanno. E se uno non è capace di fare qualcosa, glielo dico in faccia. Invece in Lello ho trovato del talento, ha smosso belle situazioni e secondo me fa bene a coltivarlo.

Lello Ferrara e Pozzovivo sono amici da anni. Il primo è del 1976, il secondo del 1982. Entrambi ex Zalf Fior
Lello Ferrara e Pozzovivo sono amici da anni. Il primo è del 1976, il secondo del 1982. Entrambi ex Zalf Fior
Dallo Stelvio ti sei spostato sull’Etna, come mai?

Perché sullo Stelvio si sta così bene, che ti dimentichi del caldo. Sull’Etna in quota si sta bene, ma sotto ti alleni alla temperatura che si troverà alle corse, un caldo normale. Per cui il 27 vado a San Sebastian e poi torno quassù. Se penso che quelli di Livigno fanno la sauna per abituarsi al caldo, sto meglio io qua che il caldo ce l’ho naturale, no?

Lello, Pozzo e lo Squalo: una storia di amicizia

12.07.2022
4 min
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«L’idea mi è venuta alle quattro del mattino – dice Lello – mentre pensavo che con le due dirette Instagram con Nibali e Pozzovivo avevo messo insieme tremila persone ogni volta. Possibile, pensavo, che faccio questi numeri e non porto a casa nemmeno un caffè? Perché non inventarmi qualcosa di bello? I miei figli sono sempre su Tik Tok. Così ho scritto un messaggio ad Alex Carera, dicendogli che avevo avuto una grande idea. Mi ha risposto alle 7,30 del mattino e ha scritto che stava già tremando…».

Pozzo e lo Squalo

Lello Ferrara e le sue dirette su Instagram ci hanno fatto compagnia nei giorni del Covid. Poi, quando la… clausura è finita, il ragazzo di Napoli ha tenuto duro e alla fine ha convinto Massimo Levorato, imprenditore veneto, che lo ha coinvolto nella sua Tele Ciclismo. Eppure Lello non ha abbandonato le dirette e quella sua idea delle quattro del mattino si è trasformata nella Squalo TV su Twitch.

Assieme a Massimo Levorato, titolare Dynatek e Work Service, che ha coinvolto Lello in Tele Ciclismo (foto Instagram)
Assieme a Massimo Levorato, titolare Dynatek e Work Service, che ha coinvolto Lello in Tele Ciclismo (foto Instagram)

«Avere il benestare di Vincenzo – racconta Lello – è stato molto simpatico e ha allargato la platea dei contatti. Credo che lui e Pozzo mi vogliano bene e stiano facendo tutto questo per amicizia. Non pensavo che ci fosse dietro tanto lavoro e loro due sono ancora corridori e hanno tanto da fare. Però nelle dirette si sono divertiti e quando c’è Vincenzo, si sente. Il suo nome richiama un sacco di gente. E poi grazie a loro possiamo raggiungere personaggi importanti, come Bernal ieri sera».

La vita sul camion

Lello, che fuori ride, nasconde il Lello che dentro lotta per stare a galla. Lello che ride, prima di fare le dirette guidava il camion e ha conosciuto il gusto amaro della vita. Il bello di Lello, che da under 23 vinse il Giro d’Italia, è che ha sempre su la stessa maschera. Si ricorda degli amici e sa stare al mondo.

Raffaele Ferrara, camion, novembre 2020
Lello ha lavorato sul camion per una vita, i social finora lo hanno aiutato a fare una vita diversa
Raffaele Ferrara, camion, novembre 2020
Lello ha lavorato sul camion per una vita, i social finora lo hanno aiutato a fare una vita diversa

«Quando devo mandare un messaggio a Vincenzo – ride – vivo dei momenti d’ansia. E’ come quando arrivi a casa e trovi una busta dell’Agenzia delle Entrate. Io il camion non voglio più sapere dov’è, anche se ogni tanto il suocero mi chiama per chiedermi se ho tempo libero, ma lo fa per scherzare. Ricordo chi mi ha voluto bene e chi mi ha aiutato. Non sono ricco, non sono potente, ma faccio sorridere. So mangiare con 5 euro. E a volte mi chiedo come faccia un fallito come me a dare fastidio a certi più potenti».

Un fuoco di paglia

Perché il nodo è proprio questo. Lello che ride e scherza su tutto qualcuno ha iniziato a guardarlo con sufficienza, perché gli ospiti che riesce a mettere insieme lui, ad altri salotti non si avvicinano nemmeno.

«La mia fortuna – dice – è iniziata quando hanno cominciato a dire che fossi un fuoco di paglia. Ma continuo a fare sempre quello, seminare allegria e buon umore. Non siamo giornalisti, raccontiamo quello che viviamo. Guai pensare che siamo giornalisti, sarebbe una mancanza di rispetto per chi ha studiato. E poi nel nostro piccolo, mi sto rendendo conto di quanto sia complicato. Mi sono dovuto comprare computer, microfono e luci. Abbiamo trovato una ragazza che fa la regia. Pensavo fosse più semplice e invece non lo è per niente. Ci sono regole da rispettare, è un attimo sbagliare. Mi auguro che ne nasca qualcosa di bello, con dei contenuti che piacciono».

Nella diretta di Squalo Tv ieri sera, con Nibali, Pozzovivo e l’ospite Bernal
Nella diretta di Squalo Tv ieri sera, con Nibali, Pozzovivo e l’ospite Bernal

Ieri sera Bernal su Twitch e subito prima Clarke su Instagram. La vita di Lello non sta mai ferma e davvero ti chiedi che corridore sarebbe diventato. Ride, scherza e fa battute. E’ come Pulcinella e in qualche modo ne ricalca la definizione della Treccani: “Pigro, vorace, perennemente affamato, opportunista, sfrontato, chiacchierone, bastonatore spesso bastonato”. Lello è così. Bastonate ne ha prese e, se le ha rese, lo ha fatto certo con una battuta. E forse proprio per questo piace così tanto. Di certo è per questo che gli vogliamo bene.

Pozzovivo non si ferma e cerca il Giro perfetto

31.05.2022
5 min
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Più cerotti che pelle sana, Pozzovivo viene a sedersi dopo la doccia sui gradini nella parte anteriore del pullman. Manca un’oretta alla partenza della crono che chiude il suo 16° Giro d’Italia che ancora una volta chiuderà fra i primi dieci. La caduta del Mortirolo ha condizionato pesantemente la seconda parte di gara, ma per il resto il lucano si è mosso come un grillo nelle prime file del gruppo. E così, mentre infila le calze a compressione e si appresta all’ultima vigilia della corsa, parliamo con lui di quel che ha visto in giro e quel che sarà.

Al via da Marano Lagunare, nella tappa del Santuario di Castelmonte
Al via da Marano Lagunare, nella tappa del Santuario di Castelmonte
Soddisfatto?

Sì, sono soddisfatto perché comunque parlare di top 10 e raggiungerla con tutto quello che ho vissuto questo inverno e comunque dopo il mio incidente, è un grandissimo risultato.

Come l’hai vista la lotta davanti per questo Giro?

Per me è stata anche più di quello che mi aspettassi nelle prime due settimane, perché ero lì allo stesso livello di coloro che se lo sono giocato, quindi questo mi fa ancora più piacere. Vedevo favorito Carapaz, per come si era messa e perché soprattutto in altura di solito trova pane per i suoi denti. Però la condizione di Hindley è stata veramente stellare. Anche due anni fa, quando si e rivelato al grande pubblico, l’ultima settimana per lui fu di altissimo livello. Quindi penso che sarà veramente un osso duro per i prossimi anni.

E’ stato Pozzovivo a tirare la volata di Girmay a Jesi: missione compiuta
E’ stato Pozzovivo a tirare la volata di Girmay a Jesi: missione compiuta
Come si sono mossi i tre blocchi che si sono giocati il Giro?

La Ineos ha fatto la corsa senza prendere nessun rischio e alla fine non ha pagato. Penso che la Bora abbia fatto una cosa offensiva e anche molto spettacolare che in alcuni tratti ha deciso le sorti del Giro. Tolta la tappa di Torino, in cui hanno fatto un’azione spettacolare, è stata praticamente in tutte le fughe. Quindi una corsa molto offensiva. Invece la Bahrain ha cercato di capitalizzare tutto il lavoro in una sola tappa, quella del Fedaia, però alla fine le gambe non erano buone. Insufficienti per battere gli altri due.

Non sono sembrati irresistibili tra Pordoi e Fedaia…

In gruppo penso che fossero al limite delle loro capacità. Perché comunque quando fai una settimana così tirata, c’è anche un livellamento e non sempre si riesce a fare una grandissima differenza. Se loro avessero accelerato di più, perdevano subito anche Buitrago, quindi erano tutti più o meno livellati. Penso comunque che la Bora puntasse dall’inizio su Hindley. Diciamo che aveva anche altri co-capitani, come si usa tanto adesso, perché gli incidenti nei grandi Giri capitano sempre. Però si vedeva che lui era quello più protetto e su cui contavano di più.

Sul Fedaia. Pozzovivo si è piazzato a 3’12” da Hindley, pagando il conto al mal di schiena
Sul Fedaia. Pozzovivo si è piazzato a 3’12” da Hindley, pagando il conto al mal di schiena
Senza caduta come sarebbe cambiato il tuo Giro?

Top 5 invece di top 10 e sarebbe stato ancora più prestigioso. Però devo dire, pensando anche che a me piacciono tanto i numeri, che arrivare ottavo 14 anni dopo il mio primo nono posto in classifica generale è tanta roba. Mi sono state fatte domande sul prosieguo della mia carriera, forse questa caduta mi dà la motivazione per cercare quello che io chiamo il Giro perfetto. C’ero quasi riuscito, ma adesso ho la motivazione per i continuare nei prossimi mesi.

Fosse per te non finirebbe mai?

Ovviamente sono consapevole che rischio qualcosa nel correre, perché il gomito non è al 100 per cento. Però diciamo che ho trovato un buon compromesso nel correre dietro quando me lo posso permettere e sprecare un po’ di più per risalire, ma limitando così i rischi.

La caduta nella discesa del Mortirolo dovuta a una modifica dell’impianto frenante
La caduta nella discesa del Mortirolo dovuta a una modifica dell’impianto frenante
Davvero la caduta è dipesa da una scelta sbagliata dei dischi?

Da un problema con i freni, davvero. Ho limitato tutti i rischi nello stare in gruppo e poi abbiamo cercato di cambiare qualcosa in un impianto frenante che era buono, ma non al 100 per cento. E non è andata meglio.

Si parlava di misura troppo piccola del disco…

Non è quello. Il disco da 140 ce l’abbiamo standard, lo prevede la bici e averne uno superiore sarà diciamo l’evoluzione. Più che altro, abbiamo cambiato qualcosa nella pinza e non ha funzionato.

L’ultima crono chiusa a 2’56” da Sobrero, facendo prove per il Giro di Svizzera
L’ultima crono chiusa a 2’56” da Sobrero, facendo prove per il Giro di Svizzera
Come hai visto il vecchio Nibali?

L’ho visto molto bene, non me l’aspettavo che riuscisse a fare una top 5, dopo l’inizio di stagione tribolato anche per lui. Penso che non se l’aspettasse nemmeno lui, che temesse di avere un crollo da un giorno all’altro, una crisi che lo costringesse a mollare. Invece ha tenuto duro. Diciamo che su binari paralleli abbiamo tenuto duro tutti e due nell’ultima settimana, cercando di tirar fuori il meglio.

Ultima crono sempre a tutta?

Le crono mi piace farle al massimo, altrimenti diventano un’agonia. Quindi cercherò anche di testare qualche cosa nuova sulla bici, visto che al Giro di Svizzera ci sono 25 chilometri contro il tempo. Andiamo avanti, insomma…

Pozzovivo, dicci un po’: quale bici per Aprica?

24.05.2022
6 min
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Le giornate di riposo dei grandi Giri corrono via veloci anche per i corridori. Una sgambata leggera in tarda mattinata, massaggi e relax al pomeriggio, ma con un occhio rivolto alle scelte tecniche ottimali. Siamo stati da Domenico Pozzovivo, ci siamo fatti raccontare la sua bicicletta in vista della tappa del Giro con arrivo ad Aprica e la convivenza con i problemi fisici.

Una Cube Litening TE taglia 50 per Pozzovivo
Una Cube Litening TE taglia 50 per Pozzovivo

La Cube Litening TE del “Pozzo”

Si tratta di una bicicletta full carbon monoscocca da 6,8 chilogrammi di peso, nella configurazione che andiamo a raccontare. Il telaio, la forcella e anche il cockpit integrato, sono quelli standard in dotazione alla squadra, mentre le ruote sono una chicca. Sono una sorta di customizzazione delle NewMen R50 Streem, con i raggi in carbonio e con un valore alla bilancia di 457 e 570 grammi, rispettivamente per anteriore e posteriore (l’unica coppia in dotazione alla Intermarché Wanty Gobert). Hanno il profilo da 50 millimetri con predisposizione per il tubolare (pneumatici Continental Competition da 25 millimetri).

La sella utilizzata dal corridore lucano è la Prologo Zero II CPC Nack. La trasmissione è Shimano Dura-Ace 12v, con guarnitura (53/39) e power meter della vecchia generazione. Il cambio posteriore ha il bilanciere CeramicSpeed. In vista della durissima tappa odierna, con arrivo ad Aprica, Pozzovivo ha fatto montare una cassetta 11-34.

Ci sono due dischi da 140 millimetri. I pedali sono i Look Blade Ceramic con lama in carbonio da 20Nm (quella blu). La Cube Litening TE di Pozzovivo è una taglia 50.

Facendo un confronto con il passato, dopo l’ultimo incidente usi una posizione differente sulla bicicletta?

Siamo intervenuti sull’inclinazione e sull’altezza sella, abbassandola leggermente, ma anche sulla posizione delle leve del cambio, più rialzate rispetto al passato. Quest’ultima soluzione in particolare, mi permette di contrastare al meglio la posizione del braccio sinistro che fa fatica ad allungarsi. In merito alla sella ho dimezzato la sua inclinazione, considerando che ho sempre pedalato con la punta rivolta verso l’alto. Sempre con la punta rivolta verso l’alto di 0,6°, in passato ero intorno ai 1,2°. Diciamo che è un giusto compromesso. Mi permette di non sovraccaricare la zona lombare e di tenere leggermente scaricate anche le braccia. Le leve sono dritte e non sono girate verso l’interno del manubrio.

Hai dei fastidi quando sei in sella, sulla zona lombare e sulla schiena?

Convivo con questo fastidio, che diventa costante e si fa sentire quando le tappe sono particolarmente impegnative. Il fastidio non si presenta solo in salita, ma anche quando si affrontano le discese con tanta pendenza, perché il carico del corpo si sposta in avanti. Comunque riesco a tenere tutto sotto controllo, ma è pur vero che ho lavorato molto con gli osteopati e passo dopo passo abbiamo migliorato una situazione inizialmente complicata.

Ti viene a mancare la forza nelle fasi di frenata più decise?

Sì, mi manca la forza e anche la sensibilità delle due dita esterne.

La bici del Pozzo al Giro d’Italia 2022
La bici del Pozzo al Giro d’Italia 2022
Percepisci delle limitazioni anche nella zona delle gambe?

Sono costantemente in torsione con il bacino e di conseguenza con la parte inferiore del corpo. Questo accade perché cerco di sopperire alla mancanza di forza del braccio sinistro. Inizialmente ho avuto qualche problema al soprasella, ma ora ho quasi risolto anche questo aspetto.

Pedali con il massimo della tensione
Pedali con il massimo della tensione
Non utilizzi una sella corta: una scelta voluta, oppure condizionata dai problemi fisici?

Mi trovo particolarmente bene con la Zero II di Prologo, perché è piatta ed è conformata in maniera perfetta per il mio ischio. Mi piace anche l’inserto CPC. L’avevo persa per qualche tempo, ma ora che l’ho ritrovata me la tengo stretta.

Sella con lunghezza tradizionale, una Prologo Zero II CPC
Sella con lunghezza tradizionale, una Prologo Zero II CPC
In una situazione come questa, la bicicletta con i dischi ti porta dei vantaggi?

Si, tutte le dinamiche legate alla frenata sono meno complicate e sono portato a fidarmi di più. Questo mi succede nelle situazioni di asciutto, ma anche di bagnato e di sconnesso, anche e soprattutto se dovessi fare un confronto con il passato quando si usava il cerchio in carbonio, quando la frenata diventava un fattore critico.

E invece cosi ci dici di queste ruote?

Mi sono trovato benissimo fin dalla prima volta che me le hanno date da provare, perché sono leggere e perché mi permettono di chiudere tantissimo le traiettorie, come piace a me. Di solito le ruote super leggere sono da controllare e da assecondare, in questo caso ho un prodotto reattivo e guidabile, si adatta al mio stile di guida. Mi piace sentire la ruota e in parte anche la sua secchezza nelle risposte.

Pozzovivo e i numeri in gara, usi tanto il power meter?

Sempre, ho confidenza con i numeri e mi divertono, perché mi aiutano anche a far passare il tempo. Spesso in gara faccio anche i lap e faccio dei confronti con quello che eseguo in allenamento. Nelle ultime stagioni cerco sempre più, quando mi alleno, di simulare delle situazioni di gara. Questo fattore mi è stato utile anche per modificare una parte del training, visto che non sono più un ragazzino e mi confronto con gente che ha 15 anni meno di me.

Pozzovivo ed il fuoco della passione che riscalda l’Intermarché

20.05.2022
5 min
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Domenico Pozzovivo è stato uno dei protagonisti di questa prima metà di Giro d’Italia, e pensare che fino all’ultimo ha rischiato di non trovare una squadra. La complicata situazione della Qhubeka-Nexthash rischiava di lasciare a piedi il miglior italiano in classifica generale, per ora, nella Corsa Rosa. 

Il “Pozzo” la squadra l’ha trovata e, a chi nutriva dubbi sulle sue possibilità di essere ancora competitivo, ha risposto in silenzio, pedalata dopo pedalata. La sua squadra è diventata l’Intermarché-Wanty-Gobert, nella quale ha trovato Valerio Piva, uno che di corridori ne ha visti tanti. Valerio ci risponde dall’hotel dopo l’arrivo di Reggio Emilia, la sua voce è pacata ma frettolosa, di cose da fare ce ne sono ancora tante.

Domenico Pozzovivo è arrivato all’Intermarché a stagione già iniziata (foto Facebook Intermarché Wanty Gobert)
Domenico Pozzovivo è arrivato all’Intermarché a stagione già iniziata (foto Facebook Intermarché Wanty Gobert)
Valerio, quando è maturata la decisione di prendere Pozzovivo?

Già alla fine della scorsa stagione avevamo guardato di rinforzare la squadra nel settore degli scalatori. A parte Meintjes non avevamo corridori che potessero competere in una grande corsa a tappe. Ormai gli scalatori sono estremamente difficili da trovare ed avevamo perso un po’ le speranze.

Poi le vicissitudini della Qhubeka hanno “liberato” Domenico…

Lui ci credeva davvero molto di poter continuare a correre con loro, ha sperato fino all’ultimo che la squadra si facesse. Appena si è chiusa la porta, noi ci siamo inseriti e lo abbiamo portato alla Intermarché.

E’ arrivato a stagione già iniziata, che corridore hai trovato?

Ha fatto un inverno preparandosi alla grande, ha lavorato sodo e quando è arrivato da noi era già pronto per correre. Vista la buona condizione pensavamo di farlo debuttare già in Oman, ma per problemi burocratici è slittato tutto alla Ruta del Sol. Poi lo abbiamo portato alla Tirreno ed al Giro di Sicilia ed in tutte e due le corse è andato forte. Alla Tirreno purtroppo nella tappa del Carpegna ha perso qualche secondo in discesa a causa del problema al braccio, altrimenti avrebbe chiuso nei primi dieci della generale. 

Già alla Tirreno Domenico si era già mostrato avanti di condizione
Già alla Tirreno Domenico si era già mostrato avanti di condizione
Da prima del Giro ha detto di sentirsi bene e che lotterà per la top 10…

Lui ci crede molto ed abbiamo una buona squadra pronta a supportarlo: Hirt, che è ancora in classifica, Taaramae, Rota… Nessun corridore può essere sicuro al cento per cento, le insidie sono dietro l’angolo. Sicuramente il morale è alto, sull’Etna e poi al Blockhaus si è fatto vedere e sta bene, tuttavia le insidie sono dietro l’angolo.

Qual è la prima cosa che ti ha detto appena vi siete incontrati?

Mi ha detto che lui si diverte e che vuole provare a fare il corridore ad alto livello, fino a quando riesce ad essere competitivo si diverte ed è questo che lo tiene davanti: la passione, oltre alle sue qualità, chiaro. Penso che gli incidenti che ha subìto abbiano un po’ stoppato il suo obiettivo finale, ha il fuoco dentro che lo spinge a dare il mille per cento, sempre.

Domenico è nel tuo gruppo di allenamento?

Sì, nella suddivisione dei corridori è entrato nel mio gruppo, da gennaio lo seguo su Training Peaks, la piattaforma cui ci appoggiamo per gestire e monitorare gli allenamenti. Invece l’ho conosciuto per la prima volta al Trofeo Laigueglia. 

Pozzovivo ha tirato la volata al Girmay nella tappa di Jesi che ha portato la vittoria al corridore eritreo
Pozzovivo ha tirato la volata al Girmay nella tappa di Jesi che ha portato la vittoria al corridore eritreo
E’ stato difficile allenarlo a distanza per i primi mesi?

No, assolutamente no. Domenico è un corridore di esperienza e con una conoscenza tecnica incredibile. Si conosce molto bene e sa gestirsi ancor meglio, ad un corridore come lui c’è poco da insegnare.

Quanto è importante la sua esperienza in corsa?

Tanto, “Pozzo” conosce praticamente tutte le salite del Giro, con lui non serve neanche fare la ricognizione sul posto, basta fargli vedere qualche filmato prima della partenza. Anzi, a volte è lui che ci fornisce qualche informazione in più.

Per i compagni avere in squadra un bagaglio di esperienza così è importante…

Lo avete visto nella tappa vinta da Girmay, è stata una volata atipica, in un gruppetto ristretto con corridori che non sono prettamente velocisti. L’esperienza di Domenico ha permesso a “Biny” di lanciare lo sprint e di anticipare tutti. Anche nella tappa di Cuneo Domenico sarebbe stato importante per Girmay…

D’ora in avanti l’Intermarché sarà a completa disposizione del corridore lucano
D’ora in avanti l’Intermarché sarà a completa disposizione del corridore lucano
Cosa separa Domenico dalla top 10?

Oltre a tutto quello che è sotto il nostro controllo, direi se stesso. Fino ad ora non ho visto corridori che lo possono impensierire, le salite dei giorni scorsi, in particolare il Blockhaus hanno già fatto vedere chi non potrà vincere il Giro… 

Però dai, anche Domenico avrà qualche difettuccio…

Non è sempre facile dargli una mano, spesso corre troppo nel retro del gruppo. Chiaramente lui non è un lottatore da posizione e di conseguenza non prende rischi inutili, soprattutto visti gli incidenti subiti. Però correndo in quelle posizioni rischia di prendere un ventaglio o di approcciare una salita troppo indietro e queste cose potrebbero metterlo in difficoltà. Cerchiamo sempre di stargli vicino e di dargli supporto, ora lo faremo ancora meglio perché con il ritiro di Girmay la squadra sarà tutta per lui.

Girmay batte Van der Poel, ma il tappo rovina la festa di Jesi

17.05.2022
5 min
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La volata è magistrale, lunga, di potenza pura. A Jesi va in scena la rivincita del duello visto a Visegrad. E’ una sfida fra titani, un duello di forza. E alla fine Mathieu Van der Poel deve arrendersi a Biniam Girmay. E prima di farlo gli fa il gesto del pollice in alto come a dirgli: “Ehi amico, oggi il più forte sei stato tu”.

Il Giro d’Italia arriva a Jesi ed è un bagno di folla. L’estate è esplosa all’improvviso. I platani fanno ombra e i pioppi “fanno nevicare”. L’eritreo della Intermarché Wanty Gobert dunque ce l’ha fatta. Ha vinto la tanto desiderata tappa. E sì che è tutto il Giro d’Italia che ci prova e proprio contro di lui.

Pozzo alla Guarnieri

Nel rettilineo dietro l’arrivo si alza il boato: sono tutti contenti che Girmay abbia vinto. Uno tra i primi a superare la barriera di giornalisti e fotografi che hanno dato l’assalto all’eritreo è Domenico Pozzovivo.

«E’ stata la prima volta in carriera che tiravo una volata – dice il lucano con un sorriso grosso così – Abbiamo fatto un lavorone oggi e Biniam lo ha finalizzato. E’ stata una tappa fantastica per noi. Ce l’avevamo in mente sin dal mattino, ma anche da prima.

«Abbiamo corso compatti. Ci siamo divisi bene i compiti. Prima i passisti e poi nel finale eravamo davanti noi scalatori. Nell’ultima discesa, infatti, che era velocissima, abbiamo un po’ faticato a tenere le ruote. Però sono riuscito a risalire e agli ultimi 700 metri ho urlato a Biniam di seguirmi… ed è andata benissimo».

«La tattica era questa sin dal via: tutti per lui. Ma non era facile attuarla. Soprattutto il finale lo avevamo studiato benissimo. Un meeting molto accurato con i nostri direttori sportivi, Valerio Piva e Steven De Neef.

Biniam è un talento cristallino. Durante la gara abbiamo cercato di farlo stare tranquillo con qualche parola, standogli vicino…».

Pozzovivo è davvero felice. Il suo sorriso è sincero. E’ contento per il compagno, per la squadra, per il gruppo. E per questa nuova esperienza da ultimo uomo. Un Guarnieri in versione mini! Anche a 40 anni c’è qualcosa da imparare. 

Tappo maledetto

Nel frattempo tutti i corridori che sfilano fanno un gesto d’intesa a Girmay o danno una pacca sulla spalla ad uno dei corridori dell’Intermarché Wanty Gobert che incontrano. E’ festa… Piva ai bus abbraccia tutti i componenti dello staff che man mano arrivano a Jesi.

La festa però viene rovinata nel momento in cui dovrebbe iniziare del tutto, cioè sul palco delle premiazioni. Il tappo della bottiglia dello spumante colpisce con violenza l’occhio sinistro di Girmay. 

Poco dopo l’incidente con il tappo dello spumante, il suo occhio sinistro inizia a gonfiarsi
Poco dopo l’incidente con il tappo dello spumante, il suo occhio sinistro inizia a gonfiarsi

In ospedale

Quella che doveva essere una semplice “pizzicata”, con il passare dei minuti diventa un bel problema. E infatti dietro il palco in attesa della conferenza stampa, l’eritreo è piuttosto contrariato. Il dissenso diventa paura quando dice di non vederci più.

L’occhio si gonfia. Si siede, continua a toccarselo, gli danno dell’acqua. Ma nulla da fare. Si attende il medico che a sua volta decide di portarlo in ospedale. L’urlo di gioia viene strozzato. E la conferenza stampa annullata.

La forza del gruppo

Quel che non cambia però è il risultato. E come lo si è raggiunto. Lorenzo Rota, segue Pozzovivo ad una manciata di secondi. 

Mentre sorseggia dei sali, con la divisa più leggera e super traspirante segnata dal bianco del sudore secco, Lorenzo racconta…

«E’ stata una giornata perfetta per noi – dice il lombardo – Ieri abbiamo riposato bene e oggi… è andata così. La vittoria era nell’aria, ma non è mai facile trasformarla in realtà, specie in un grande Giro. Però verso Jesi, dal primo all’ultimo di noi abbiamo fatto un lavoro straordinario».

Anche Rota non sta nella pelle. Sarà anche perché sta tornando ai suoi livelli, dopo aver superato un virus che lo ha tenuto lontano dalle corse per due mesi.

«Sono veramente contento. Come detto, non era facile. Non si tratta di pressione, perché viviamo alla giornata, ma quando inizi a fare risultato questa cresce. Ed è normale. Abbiamo due uomini in classifica e tutte le volte siamo protagonisti con qualcuno». 

«Siamo un bellissimo gruppo. Siamo ragazzi tranquilli. In questa squadra si sta bene, siamo una famiglia… e infatti ho rinnovato con loro per diversi anni. Anche ieri, nel giorno di riposo, anziché stare davanti ai telefonini o ai videogiochi ce ne siamo stati in hotel tutti insieme a chiacchierare. A chiacchierare del più e del meno, a fare considerazioni sulla corsa, a scherzare…

«E anche Pasqualon, che sta preparando il Tour, ogni tanto si fa sentire. L’altro giorno mi ha scritto. Il Giro è ancora lungo e speriamo di toglierci altre soddisfazioni».

Pozzovivo ancora una volta il migliore dei nostri

15.05.2022
3 min
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Pozzovivo si ferma sulla destra con una smorfia di fatica e insieme un sorriso che sprizza dagli occhi. Alla fine ha persino attaccato, scattando in faccia ai più forti del Giro. Un club ristretto di cui il piccolo lucano fa parte, malgrado i mille acciacchi. Come anche sul Muro d’Huy, il migliore degli italiani è stato lui: l’osservazione meriterà riflessioni approfondite, questo però è il momento degli applausi e del racconto.

Strizza l’occhio. Dice di avere mal di schiena per la posizione che è costretto a tenere e a chi gli chiede se essere così storto lo penalizzi, risponde con lucidità stupenda: «Sarebbe penalizzante, se ci fosse un’alternativa!».

Con i migliori

Alle spalle dei primi, corridori arrivano alla spicciolata in una processione che andrà avanti fino a 13 minuti dallo scoccare del tempo massimo. Tutti classificati sul Blockhaus, solo Rudiger non l’ha finita: martedì ripartiranno in 166, domani il giorno di riposo giunge quantomai provvidenziale.

Il lucano è sempre stato guardingo nelle posizioni di testa
Il lucano è sempre stato guardingo nelle posizioni di testa

«Speravo in una giornata come questa – dice Pozzovivo, mentre si affida alle cure del massaggiatore della Intermarché-Wantycinque anni fa arrivai sesto, ma staccato. Questa volta me la sono giocata fino all’ultimo, anche se lo sprint non è il mio forte. La prestazione è stata molto buona. 

«Le gambe ci sono, lotto un po’ con il mal di schiena, ma se ho tenuto oggi dopo sei ore, vuol dire che ci sono. Questo era un crocevia importante per decidere se fare classifica o meno e la risposta è stata positiva. Faccio classifica».

Ventagli in salita

Fra le pieghe del racconto, vengono fuori anche le dinamiche di corsa. Gli chiediamo se il lavoro di Porte sia stato davvero tremendo come è parso dai maxi schermi e il risvolto va oltre la semplice velocità.

«Il lavoro di Porte ha fatto molto male – dice Pozzovivo – il momento più difficile è stato quando ha accelerato con il vento laterale. Oramai si fanno i ventagli anche in salita (fa un ghigno sconsolato, ndr). Avevo un po’ l’incubo dell’Etna. Appena ha cominciato a metterci sul ciglio, ho fatto il massimo sforzo per coprirmi e poi mi sono serviti due chilometri per recuperare. Lì ho anche visto che riuscivo a respirare bene. Un buon segno per rimanere fino in cima. Di solito le salite lunghe mi piacciono ed è stato un bel segno. La salita me la ricordavo, non sono venuto a vederla. Era talmente dura, che non volevo mettere il dito nella piaga. Ho detto di volermi giocare le tappe di montagne ed eccomi qua…».

Al termine della tappa, chiusa al 6° posto, Pozzovivo si ritrova 8° in classifica a 54″ da Lopez
Al termine della tappa, chiusa al 6° posto, Pozzovivo si ritrova 8° in classifica a 54″ da Lopez

Esperienza d’oro

Nel gruppo di testa, oltre al giovane vincitore, a Carapaz e Landa, per un lungo tratto abbiamo osservato il colpo di pedale di Nibali, Valverde e dello stesso Domenico. “Ragazzini” di grande esperienza, che hanno supplito con il mestiere al gap di potenza.

«L’esperienza conta tantissimo – dice – cinque anni fa avevo avuto un momento di difficoltà attorno agli 8 chilometri dall’arrivo e l’avevo superato. Quello mi è servito come riferimento. Io, Almeida e Hindley abbiamo gestito la rincorsa, perché i tre davanti erano un piccolo gradino sopra. Non eravamo così distanti, per questo guardo con ottimismo al seguito del Giro. La prossima settimana è forse la meno dura delle tre, ma si chiude con un fine settimana importante. Domani avrò da studiare…».