Pogacar ha davvero riunito i tifosi di Pantani? L’idea di Agostini

28.05.2024
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ROMA – L’ultimo giorno del Giro, a margine del delirio in rosa nella zona del bus del UAE Team Emirates, abbiamo sequestrato per qualche minuto Andrea Agostini che nella squadra è cresciuto come dirigente al fianco di Gianetti e Matxin: ciascuno con la sua area di competenza. Andrea lo conosciamo da una vita, da quando era l’ex compagno di squadra di Pantani nei dilettanti e dopo la laurea fu voluto proprio da Marco come addetto alle comunicazioni nella Mercatone Uno. C’era lui la mattina di Campiglio a difendere la posizione, in un battesimo del fuoco di cui chiunque avrebbe fatto a meno. Tanta strada da allora, passando per varie squadre, fino al team di Pogacar con il ruolo Chief Operating Officer. Un incarico che lo vede alle dirette dipendenze dell’amministratore delegato, quindi di Gianetti, con responsabilità di coordinamento e ottimizzazione delle attività della squadra.

Nonostante tutto questo e la definizione altisonante, Agostini è soprattutto un appassionato di ciclismo e nella mattina di Roma ha gli occhi ebbri per la soddisfazione della vittoria. Quando lo intercettiamo ha appena finito di partecipare alla discesa dal pullman dei corridori vestiti di rosa. E anche se della comunicazione di Pogacar si occupa da tre anni Luke Maguire, che ha instaurato con lo sloveno un rapporto di fiducia, il punto di vista di Andrea può arricchire la figura di Tadej di altre sfumature.

Pogacar è arrivato al UAE Team Emirates nel 2019, a 21 anni. Prima corsa il Tour Down Under
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Pogacar è arrivato da voi cinque anni fa, quanto è cambiato rispetto al ragazzino di allora?

Guardate, è maturato tanto nella gestione del quotidiano, però i principi sono rimasti quelli. Tadej è sempre il ragazzo della porta accanto e questa da un certo punto di vista è la cosa più facile da gestire. E’ chiaro che deve fare i conti con una pressione che è centuplicata, questo è normale. Quindi, se vogliamo, in certe situazioni è un po’ più schivo, ma per una questione di autoprotezione che aiuta tutte le persone che raggiungono un certo livello di notorietà.

Si è parlato del suo cambio di allenatore, c’è stato forse un momento in cui ha avvertito la necessità di fare il corridore un po’ più sul serio?

L’anno scorso! Al Tour de France si è reso conto che il dettaglio è fondamentale anche per un campione come lui. E’ vero che arrivava da cinque settimane di stop per l’infortunio, però se prima, tra virgolette, gli bastava allenarsi con il sostegno di madre natura, poi ha capito che doveva essere un po’ più maniacale. Il grosso salto l’ha fatto soprattutto nell’alimentazione.

All’inizio del Giro è parso infastidito, poi è venuta fuori la spiegazione dell’allergia. E’ possibile che fosse seccato anche dalle critiche per il suo modo di correre e voler sempre vincere?

No, non era infastidito da quello, assolutamente: ne abbiamo parlato più di una volta. Avere questo malessere generale, che ha colpito mezza squadra, lo ha reso più nervoso del solito. E poi ha dovuto fare i conti con la popolarità in Italia che non si aspettava. E’ il motivo per cui è voluto venire al Giro. Ama tuttora alla follia sentir pronunciare il suo nome dappertutto, ma all’inizio questo lo ha un po’ disorientato. E’ normale, non si aspettava una cosa del genere.

Le fatiche del Tour 2023 hanno convinto Pogacar ad alzare il livello dell’impegno
Le fatiche del Tour 2023 hanno convinto Pogacar ad alzare il livello dell’impegno
Tu invece pensavi che sarebbe accaduto?

Io credevo che lui potesse raccogliere in parte i tifosi di Pantani in Italia, perché è quello che si avvicina un po’ di più come caratteristiche. Gli italiani stanno aspettando da tanti anni un personaggio del genere ed è diventato un po’ il beniamino di tutti, Tadej in questo momento non ha bandiere. Quindi mi aspettavo la popolarità, ma non a questi livelli. Probabilmente il fatto che abbia vinto le sei tappe e il modo in cui l’ha fatto, ha accresciuto a dismisura la sua popolarità.

Hai toccato la nota dolente: Tadej ha sempre rifiutato di parlare di Pantani, dicendo di essere nato nell’anno delle sue grandi vittorie. Gliene hai mai parlato?

No, mai.

Perché? Non è stato bello sentirlo rispondere in modo evasivo sull’ultimo che ha vinto Giro e Tour nello stesso anno…

Lui sa tante cose, Tadej sa tutto. E’ molto più sveglio e informato di quel che noi pensiamo. Sa tantissime cose, sa tantissime cose di me. Io non gli ho mai parlato di Marco semplicemente perché ho un ruolo diverso. Oggi sono dirigente di una squadra e faccio fatica a condividere con gli atleti le cose personali. Non c’è il rapporto di amicizia di quando ero un addetto stampa. Ho sempre pensato che quella parte della storia sia una cosa mia privata, forse perché ne sono un po’ geloso…

Pogacar vince la seconda Liegi, Agostini lo accoglie sul traguardo
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A livello di gestione dei media, Luke Maguire è super indaffarato: il Giro ha richiesto un lavoro straordinario?

Al momento è sotto controllo, ma è chiaro che ci stiamo facendo questo tipo di domanda perché la pressione sta aumentando di giorno in giorno. Non solo per la presenza di Tadej, perché anche senza di lui, la squadra sarebbe ugualmente la prima al mondo. Tadej è la ciliegina su una torta ben farcita. Quindi ci stiamo facendo questo tipo di domande e dovremo rinforzare un po’ tutti i reparti, a partire da quello delle comunicazioni.

Anche Agostini è convinto, come Gianetti, che Tadej rimarrà a vita in questa squadra?

Sì, assolutamente.