L’annus horribilis della Vollering, tra inediti e mugugni

30.11.2024
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Nel ciclismo spesso è questione di tempi. Analizzando a freddo la stagione di Demi Vollering tutto gira intorno alla primavera. Perché l’addio dell’olandese alla Sd Worx e il suo passaggio alla FDJ Suez ha radici antiche. Lo rivela Stephen Delcourt, il diesse del team francese in un’intervista a Velo: «Un anno fa mai avremmo pensato che la numero 1 del ciclismo mondiale sarebbe venuta a correre con noi. Poi in primavera abbiamo iniziato a parlare, abbiamo visto che condividiamo valori e sogni e in un mese abbiamo raggiunto l’accordo».

In primavera. Significa che il disagio della Vollering veniva da lontano, dall’inizio stagione. Non è una storia nella quale ci sono particolari responsabilità a margine di questo divorzio, è solo che gestire due leader come lei e la Kopecky, caratterialmente ma soprattutto come ambizioni, caratteristiche, capacità, voglia di vincere era impresa sempre più difficile. Il fatto però che già in primavera, mentre la belga metteva la sua firma sul prolungamento del contratto, la Vollering fosse già aperta a nuove soluzioni ha scavato un solco.

La Vollering in Tv, al fianco della Kopecky. Difficile descrivere i loro veri rapporti (fDe Meuleneir/Photo News)
La Vollering in Tv, al fianco della Kopecky. Difficile descrivere i loro veri rapporti (fDe Meuleneir/Photo News)

Due leader, due strategie diverse

Demi, che pure è sotto contratto con la SD Worx fino al 31 dicembre, ha un carattere sensibile, profondo. Non è capace di indossare maschere, lo ha ammesso anche la Cecchini per anni sua compagna di squadra e tutt’ora molto amica. Per questo a fine stagione l’olandese non ha nascosto le sue sensazioni, raccontando come il 2024 sia stato un anno difficile a dispetto di un corposo numero di vittorie con la perla della Vuelta.

«Per tutto l’anno abbiamo corso con due strategie – ha raccontato – una legata a Lotte e una a me, ma così è difficile guidare la squadra. Io ho bisogno di un piano chiaro da seguire. Col passare delle settimane ho però cercato di mantenere buoni contatti con tutti in squadra e soprattutto con la Kopecky, ma progressivamente ci siamo allontanate e lei ha chiuso i canali della comunicazione. A quel punto ho capito che era finita».

La vittoria alla Vuelta Espana è stata la principale delle 16 ottenute da Vollering nel 2024
La vittoria alla Vuelta Espana è stata la principale delle 16 ottenute da Vollering nel 2024

I segnali negativi

Un altro segnale è arrivato quando Anne Van Der Breggen ha annunciato il suo ritorno alle corse: «Non discuto le sue scelte, ci mancherebbe, ma mi sono sentita frustrata nel venirlo a sapere dai social e non da lei stessa, quando avevamo costruito un bel rapporto allenatrice-atleta. Lei non mi ha detto nulla. Per me è stato doloroso, nella squadra dove sono cresciuta, io ho cercato di mantenere un atteggiamento positivo ma è stato difficile».

Da qui si è dipanata una stagione difficile che ha avuto due momenti topici, il Tour e i mondiali. Nel primo caso l’amarezza per la sconfitta è stata mitigata dalla prestazione nell’ultima tappa, quella rimonta fantasmagorica che l’ha portata a soli 4” dalla Niewiadoma. Nel secondo invece la debacle è stata totale, una delusione per lei e per i tifosi, che hanno rumoreggiato contro Demi ma anche la gestione della gara, al punto che la selezionatrice Gunneswijk è stata portata alle dimissioni.

Vollering e Niewiadoma: sorrisi di circostanza al Tour
Vollering e Niewiadoma: sorrisi di circostanza al Tour

L’eccessiva brama di vittoria

Molti tifosi hanno rimproverato la Vollering per non essersi sacrificata per le compagne, soprattutto la Vos, che avrebbe potuto giocarsi il titolo allo sprint con cognizione di causa mentre il suo spunto era inferiore alle avversarie. Ma quel mondiale per lei era troppo importante: «Si correva non lontano da dove ho preso casa, conoscevo bene quelle parti e poi, dopo l’epilogo del Tour, volevo vincere a tal punto che mi sono bloccata, non ho ragionato e ho sbagliato tutto. Alla fine mi sono vergognata di come ho corso, le tante emozioni negative mi hanno fatto a pezzi».

D’altro canto quella maglia le sarebbe servita per mandar giù le delusioni, soprattutto quel Tour difficile da interpretare. Nel quale un’azione che poteva diventare epica, nell’ultima tappa è diventata una sconfitta per soli 4”. Anche in questo caso non c’è una verità assoluta, ma molto cambia in base al punto di vista. Ad esempio la Niewiadoma, l’autrice della beffa, ha raccontato l’atmosfera che si respirava negli spogliatoi: «Sono arrivata nel tendone per spogliarmi dopo l’arrivo sull’Alpe d’Huez e ero pronta a far festa. Ho visto intorno Demi e le altre e mi sono complimentata con entusiasmo genuino, ma da lei nessuna risposta, anzi sentivo una brutta atmosfera, carica di risentimento. Mi sono cambiata fuori, poi ho saputo che accusavano me di averla fatta cadere e perdere terreno nella quinta tappa, invece tutti hanno visto che non è così.

Il forcing dell’olandese sull’Alpe d’Huez, a dispetto di lancinanti dolori alla schiena
Il forcing dell’olandese sull’Alpe d’Huez, a dispetto di lancinanti dolori alla schiena

Questione di karma…

«Forse però alla SD Worx – ha detto ancora Niewiadoma – dovrebbero pensare che quel che fai poi il destino te lo rende. Io non dimentico quando alla prima edizione si misero a tirare come forsennate per approfittare della caduta della Van Vleuten. Che poi rientrò e batté tutte. Ma tutto torna indietro».

Vollering non ha risposto direttamente, ma ha raccontato scenari sconosciuti di quel che ha passato che ingigantiscono la sua impresa finale: «Quando sono caduta, la bici mi era accanto, eppure c’è voluto almeno un minuto perché riuscissi a ritrovarmi e recuperarla. Non sentivo la gamba – ha raccontato a NRRC – pensavo di essermi rotta l’anca, invece mi ero fratturata l’osso sacro. Tra l’altro sentivo il pantaloncino bagnato, poi ho saputo dal medico che la frattura del coccige provoca il rilascio involontario di pipì.

L’olandese ai mondiali di Zurigo, chiusi al 4° posto con tanta delusione, per lei e i tifosi
L’olandese ai mondiali di Zurigo, chiusi al 4° posto con tanta delusione, per lei e i tifosi

La storia della… capra

«L’ultimo giorno, i dolori erano fortissimi, sul Glandon già sentivo la schiena darmi problemi e quando ho iniziato l’Alpe d’Huez, pensando a quanto mancava ero disperata. Durante la salita non pensavo altro che al dolore, a quando sarebbe finita. E’ stata un’esperienza terribile».

Ora Demi è pronta per ripartire, per formare una nuova famiglia agonistica, in un team che attraverso lei punta al massimo, nelle classiche come nei Grandi Ggiri. Lei ha sfruttato le vacanze per ritrovare serenità fra gli affetti cari, andando in vacanza con il suo fidanzato Jon e facendo anche incontri curiosi come quello con una capra caduta in un pozzo. Lei non ci ha pensato due volte: ha messo da parte la bici e si è calata nella fossa per riportarla su. Perché Demi è anche questo…

Il Tour al centro: viaggio nel mercato WorldTour donne

30.11.2024
7 min
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La sensazione è che nel voler a tutti i costi raggiungere il livello degli uomini, l’ossessione del Tour de France sia diventata centrale anche nella progettazione dell’attività femminile. Scorrendo le principali strategie nel mercato degli squadroni quel che traspare è proprio la voglia di maglia gialla, che ha persuaso la FDJ Suez a puntare su Labous e Vollering e la UAE Team Adq su Elisa Longo Borghini. Del mercato più recente parliamo con Giada Borgato, voce tecnica della RAI, cui abbiamo affidato il compito di aiutarci in questa lettura.

«I colpi di mercato più grossi – dice scaldando la voce – sono quelli da parte della UAE prendendo la Longo e la FDJ che sta facendo uno squadrone. Si sono mosse le leader e hanno portato con sé delle compagne. Per il resto c’è stata una campagna acquisti in linea con gli altri anni. Tutto gira intorno al Tour. La FDJ ha preso la Vollering solo ed esclusivamente per vincere il Tour. Per lei hanno fatto una squadra perfetta, senza velociste. Hanno preso Wollaston, che è veloce ma soprattutto una ragazza completa. Per il resto è una squadra incentrata sulla salita e sui Grandi Giri. Se Vollering va al Tour, useranno la Labous per il Giro e poi per aiutare al Tour».

Abbiamo chiesto a Giada Borgato, voce tecnica di Rai Sport, di commentare per noi il ciclomercato WorldTour delle donne
Abbiamo chiesto a Giada Borgato, voce tecnica di Rai Sport, di commentare per noi il ciclomercato WorldTour delle donne
Pare che quando proprio Labous ha firmato fosse per essere leader al Tour e non abbia preso troppo bene l’arrivo di Vollering.

Se è così, è un colpo bello duro. Passa da essere una leader a seconda punta. Può puntare al Giro, perché non credo che Vollering venga in Italia, ma non sarà bello al Tour vedere la francese più forte che tira. Credo anche che alla squadra importi poco. Vogliono vincere il Tour e hanno scelto su chi puntare.

Come vedi Longo Borghini alla UAE?

Hanno un budget importantissimo, ma fino ad ora non hanno mai brillato da qualche parte. Avevano bisogno di avere un’atleta top nei Grandi Giri e hanno preso quella che ha vinto il Giro d’Italia, che è presente nelle classiche e le vince. Avevano bisogno di trovare una leader e direi che hanno fatto un’ottima scelta. Elisa ha portato con sé Brodie Chapman ed Elynor Backstedt. Due donne di fiducia, due lavoratrici che non sono proprio scalatrici, però possono fare il loro lavoro in pianura e nella prima parte di salita. Per quello trova la Magnaldi e si spera che Persico possa tornare ad alto livello. Per come abbiamo visto, quando in salita rimangono in poche, i giochi di squadra servono e non servono.

Se tu fossi Silvia Persico, che gira attorno al Giro delle Fiandre da 4 anni, l’arrivo della Longo che lo ha appena vinto sarebbe una bella notizia?

Non penso che il suo arrivo le dia fastidio, anzi forse si toglie di dosso un po’ di pressioni: scaricarle sulla Longo le farà anche bene. Mentre nelle classiche, se tornerà ai suoi livelli, potrebbe avere più libertà di movimento, perché le telecamere sarebbero sulla compagna.

Van Der Breggen Burgos 2021
Dopo tre anni senza correre, Anna Van der Breggen sarà in grado di tornare regina?
Van Der Breggen Burgos 2021
Dopo tre anni senza correre, Anna Van der Breggen sarà in grado di tornare regina?
La Lidl-Trek si indebolisce perdendo Elisa?

Perde la Longo e probabilmente Gaia Realini diventerà leader per i Grandi Giri. Avrà delle buone compagne, come Fisher-Black e Rejanne Markus, che saranno sue gregarie. Non che Fisher-Black sia sotto alla Realini, perché abbiamo visto che quando vanno in salita più o meno sono uguali. Anche la Markus è cresciuta tanto, ma la squadra sta investendo tanto su Gaia, per cui penso che sarà un anno importante in cui vedremo il suo carattere, cioè se è capace e se è pronta per fare la capitana.

Secondo te lo è?

E’ cresciuta tanto nelle crono, che è fondamentale per i Grandi Giri. Per sua fortuna il Tour non ne avrà e questo sarà un vantaggio. Aver perso la Longo sarà l’occasione per dimostrare fin dove è arrivata. Per il resto la Lidl-Trek rimane una squadra completa, che può essere presente su tutti i fronti. Nelle classiche più dure e in volata, con Spratt, Van Dijk, Balsamo e Van Anrooij.

Secondo te DSM ha fatto una scommessa a prendere Marta Cavalli oppure sono certi di recuperarla?

La DSM non ha fatto grandi cambiamenti. Probabilmente Labous è andata via perché le hanno fatto una bella offerta: il progetto della FDJ è ambizioso e magari lei era convinta di andare lì per fare la leader. A quel punto gli olandesi hanno puntato su Marta. Hanno fatto bene. Sono contenta che l’abbiano voluta per provare a rilanciarla. Lei non promette nulla, ma dopo l’anno che ha avuto è giusto che parta con i piedi per terra. Prima dell’Emilia mi aveva detto che ancora non era salita in bici e si stava sistemando, non sapeva quando sarebbe ritornata alle corse. Sentire che è ripartita, che è contenta e che ha trovato una bella squadra, a me fa piacere.

Labous, quinta al Tour, passa alla FDJ Suez, dove troverà Demi Vollering
Labous, quinta al Tour, passa alla FDJ Suez, dove troverà Demi Vollering
Cosa ci aspettiamo, stando sempre in DSM, da Barale e Ciabocco?

Di Francesca mi parlano tutti benissimo, una ragazza che lavora tanto e sta crescendo. Finora ha sempre corso per le compagne, facendo un egregio lavoro. Chissà che con l’uscita di Labous, i piani in squadra non cambino e per lei sia la volta buona di avere più libertà. Intanto, sia lei che Ciabocco avranno un anno in più. Sono ragazzine che si impegnano e sono sempre a disposizione della squadra. Una cosa che al giorno d’oggi non è così scontata, perché vedi che passano e vogliono vincere subito.

Senza Vollering, la SD Worx si è tanto indebolita?

Hanno sette nuovi ingressi e sei uscite. E’ uscita la Vollering, ma pure Fisher-Black e Reusser: tre nomi importanti. La svizzera è forte, vince e aiuta. In compenso c’è il ritorno della Van der Breggen, ma bisognerà capire se sarà all’altezza di sostituire una Vollering. Deve prendere il suo posto, a meno che Kopecky non diventi atleta da corse a tappe. Sarebbe una bella rivoluzione, però ha fatto seconda al Giro 2024 e anche al Tour del 2023 e secondo me lei è capace di tutto. Però se tutto rimane nella norma, dovrebbe pensarci Van der Breggen. In più hanno preso Haberlin, una svizzera di 26 anni che viene dalla mountain bike. Harvey, sempre per le corse a tappe, ma non parliamo certo della gregaria più forte che ci sia. Hanno preso l’altra Kopecky (Julia, 20 anni, Repubblica Ceca, ndr) e anche Lach. Di base rimane un quintetto di ragazze forti come Kopecky, Wiebes, Vas, Bredewold e Van den Broeck.

Chi lavora per il futuro forse è la Visma-Lease a Bike, no?

Hanno preso praticamente il meglio delle juniores che c’erano libere, tra Wolf, Chladonova e Bunel. La prima ha vinto il Trofeo Binda da junior ed è arrivata terza nella crono juniores di Zurigo. Chladonova ha vinto i mondiali di mountain bike, terza ai mondiali di ciclocross e seconda nella crono juniores di Zurigo. E poi c’è la Bunel che ha vinto il Tour de l’Avenir. Oltre a loro ci saranno Marianne Vos, che è l’osso duro, e anche Pauline Ferrand Prevot. 

L’arrivo di Longo Borghini può togliere pressione alla Persico e farla correre con la mente più libera
L’arrivo di Longo Borghini può togliere pressione alla Persico e farla correre con la mente più libera
Ti è parso strano il fuggi fuggi dalla Ceratizit?

Dicevano che dovesse unirsi con la Lotto, in modo che anche i belgi diventassero WorldTour e loro riuscissero a gestire una fragilità finanziaria. In realtà mi sembra che tutto rimanga com’è. Mi diceva Arzuffi che l’hanno lasciata a piedi da un giorno all’altro. Era anche un po’ preoccupata perché la squadra aveva detto che l’avrebbero tenuta, invece prima del mondiale le hanno detto di no. Poi per fortuna ha trovato la Laboral, che pare sia davvero piena di soldi e voglia di arrivare nel WorldTour.

Chiudiamo con Chiara Consonni alla Canyon?

Davvero non mi aspettavo che andasse lì, avrei pensato più a una Lidl-Trek. Ha un treno tutto da costruire, perché quella è una squadra che va bene anche nei Grandi Giri. Hanno Niewiadoma che ha vinto il Tour, ma anche Bradbury e Niedermaier. Chiara si troverà a lavorare con Paladin e Dygert, quando lei ci sarà, perché fa sempre un numero limitato di corse. Backstedt può stare bene nel treno e magari la “Conso” avrà scelto in base a dove avrà più possibilità. Alla Canyon non ci sono altre velociste, avrà di certo campo libero. Ma loro hanno preso anche la Ludwig, altra ragazza da rimettere in piedi, perché quest’anno non si è mai vista. Ha avuto problemi fisici e anche lei ha pagato cara una caduta. Come la Cavalli, ha tirato tanto la corda. Erano super forti e super tirate e secondo me si sono anche fomentate tra loro per dimostrare chi fosse la più brava, perché tra donne succedono anche queste cose. Secondo me si sono tirate il collo tutte e due e poi alla prima caduta, oltre al fisico è saltata anche la testa.

I 4 anni di Vollering alla SD Worx raccontati da Cecchini

29.11.2024
5 min
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Dopo quattro stagioni le strade di Demi Vollering ed Elena Cecchini si separeranno. L’olandese si è accasata alla FDJ Suez, mentre per il 2025 l’azzurra rimarrà in maglia SD Worx-Protime. I cammini quindi prendono sentieri differenti e mentre la preparazione riparte, approfittiamo per parlare con Elena Cecchini del suo rapporto con Demi Vollering. Le due hanno condiviso spesso le loro strade, in allenamento e in gara. Sono state accanto nei successi e nelle sconfitte, dividendo momenti ed emozioni sempre nuove.

«Sicuramente – dice Cecchini – con Demi (Vollering, ndr) ho avuto un rapporto speciale. Siamo state in camera insieme qualche volta, spesso nel primo anno alla SD Worx, nel 2021. Ho scoperto il suo lato umano e caratteriale, cosa che mi ha aiutata molto ad affrontare il mio ruolo di gregaria. Lavorare per lei è stato un piacere. Mancherà tanto alla squadra e a me come persona. E’ un’atleta che quando hai accanto ti senti di poter vincere ovunque».

La didascalia di una questa foto su Instagram recita: “Persone che avranno sempre un posto speciale nel mio cuore”
La didascalia di una questa foto su Instagram recita: “Persone che avranno sempre un posto speciale nel mio cuore”

Legami unici

Nel momento in cui si condividono esperienze, giorni di gara e di ritiro per tanti anni è normale che qualcosa rimanga. Prima della prestazione e dell’atleta, ci sarà sempre la persona. Soprattutto se il rapporto che si crea è così forte da unire le persone anche al di fuori dell’attività agonistica.

«Il bello di questi legami – continua la friulana – è che poi rimangono, Demi e io continuiamo a sentirci e lo faremo ancora. Siamo e saremo prima di tutto amiche. Quella di Vollering è stata una scelta di lavoro, ma questo non cambia quello che abbiamo costruito e condiviso. So che c’è e ci sarà sempre».

Vollering regala i fiori del podio alla Cecchini alla fine di una tappa al Giro Donne del 2021 (foto Instagram)
Vollering regala i fiori del podio alla Cecchini alla fine di una tappa al Giro Donne del 2021 (foto Instagram)
Tu che l’hai vissuta tanto, che ragazza è?

Dal punto di vista atletico, per come l’ho vista in questi anni, penso sia una ragazza che a differenza di altre atlete non si ammazza di lavoro. Sa cosa vuol dire riposare e ha molta cura di questo aspetto. Cura tutti gli aspetti del suo corpo, ad esempio ha l’abitudine di fare yoga la mattina. Ha talento ma non si sovraccarica di lavoro, si allena sempre il giusto. 

Di persona invece?

Sicura di sé. Ha un carattere estremamente determinato e molto sensibile. Quest’ultimo aspetto mi ha sempre permesso di andarci d’accordo. E’ una che mostra le proprie sensazioni ed emozioni, anche in pubblico. Parla con lo sguardo e fa capire ciò che prova con il linguaggio del corpo, non si tiene nulla dentro. Spesso ha pianto durante una delle interviste post gara, ha sempre mostrato se stessa. 

Elena Cecchini ha affiancato spesso Demi Vollering nelle sue vittorie, qui alla Strade Bianche del 2023
Elena Cecchini ha affiancato spesso Demi Vollering nelle sue vittorie, qui alla Strade Bianche del 2023
Mettersi a disposizione di una persona del genere rende tutto più facile?

Lo rende molto piacevole. La vedi in gara e sai esattamente cosa vuole, sia dalle compagne che da se stessa. Ad esempio: quest’anno alla Vuelta aveva la maglia rossa ma si vedeva che non fosse serena al 100 per cento, nonostante avesse dimostrato di essere la più forte. Questo perché nel 2023 aveva perso la corsa per pochi secondi. Così durante la gara le stavo vicina dicendole di non preoccuparsi e che avremmo portato a casa la vittoria. A volte con una ragazza del genere basta una parola. 

Al Tour de France si è riproposto lo stesso scenario, con la maglia gialla persa per pochi secondi. Secondo te è una cosa che l’ha segnata?

In quell’occasione non c’ero e certe dinamiche non le ho vissute, anzi non mi sono curata nemmeno di saperle. So solo che in condizioni normali Vollering avrebbe vinto, nel giorno della caduta non so cosa sia successo realmente. Sicuramente era dispiaciuta, perché ha mostrato di poter recuperare, ma le è mancato davvero poco. Chiunque sappia qualcosa di ciclismo riconosce che Demi fosse la più forte al Tour. Lei, come le altre atlete olandesi, ha una capacità di rialzarsi indiscutibile. Tanto che poi ha trovato subito le forze e le energie per puntare al mondiale. 

L’olandese fa trasparire le sue emozioni, soprattutto “a caldo” dopo una gara
L’olandese fa trasparire le sue emozioni, soprattutto “a caldo” dopo una gara
A guardare la gara di Zurigo sembra che l’abbia sentita molto dal punto di vista emotivo, forse troppo?

Non credo, per diversi motivi. Ci teneva a fare bene perché si correva in Svizzera, a due passi da dove vive. Per come l’ho vista anche al ritiro di ottobre nel quale ha salutato la squadra penso sia soddisfatta della sua stagione. Ha comunque raccolto tanti successi e parecchi piazzamenti importanti. Forse alle Ardenne non era al 100 per cento, ma dalla settimana dopo la Liegi è uscita in crescendo, tanto che le gare da lì a metà giugno le ha vinte tutte. 

In tanti hanno parlato di un rapporto che si era logorato all’interno del team…

Rimando le considerazioni al mittente. Chi allenerà Demi Vollering d’ora in poi dovrebbe concentrarsi sul suo futuro e non sul passato. Si è scritto molto e detto altrettanto, me penso sia puro gossip. Fino al Tour i rapporti erano sereni e rilassati. Poi alla Grande Boucle non c’ero, quindi non so se da quel momento in poi sia cambiato qualcosa. Ma a ottobre eravamo tutti distesi e felici di ciò che abbiamo costruito. Mi dispiace anche leggere certe cose. 

La delusione per la mancata vittoria del Tour è durata poco
La delusione per la mancata vittoria del Tour è durata poco
Come sarà vederla con una maglia diversa?

Strano all’inizio, ma poi diventerà normale. E’ giusto che sia così, ci si abitua a tutto alla fine. La cosa particolare sarà vedere la lista partenti e non averla nel nostro team. Penso, tuttavia, che Vollering si troverà bene alla FDJ Suez, è una che va d’accordo con tutti. E’ un team che lavora bene. Poi non so bene quando ci vedremo e in quali gare. A inizio anno il nostro calendario potrebbe non combaciare. Io partirò dal UAE Tour Women e poi vorrei fare le Classiche.

Il mercato e i piani della FDJ-Suez per vincere il Tour

13.11.2024
3 min
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Guardando in casa propria, come faremmo anche noi se avessimo una squadra alla stessa altezza, i colleghi de L’Equipe sono andati a curiosare dietro le quinte della FDJ-Suez in cui Demi Vollering, Juliette Labous e le biciclette Specialized hanno raggiunto Evita Muzic e Vittoria Guazzini. Sono partite Marta Cavalli e Grace Brown, ma lo squadrone che sta nascendo ha un obiettivo dichiarato e nemmeno a bassa voce: vincere il Tour de France.

Il quotidiano francese ha così intervistato Stephane Pallez, amministratore delegato di FDJ, e Sabrina Soussan, a capo di Suez che hanno appena annunciato il prolungamento del loro impegno fino al 2028. Ne pubblichiamo due estratti, perché si capisca che il ciclismo non è un investimento a perdere, tutt’altro.

Sabrina Soussan e Stephane Pallez posano con la maglia della FDJ-Suez (A. Mounic/L’Équipe)
Sabrina Soussan e Stephane Pallez posano con la maglia della FDJ-Suez (A. Mounic/L’Équipe)

Fino al 2028

Stephane Pallez è presidente e amministratore delegato di Francaise des Jeux, l’impresa per il 72 per cento di proprietà dello Stato, che detiene il monopolio delle lotterie e delle scommesse sul territorio francese e nelle ex colonie. Dopo essere stato per vent’anni il primo nome della squadra di Madiot (1997-2017), il marchio è diventato primo nome del team femminile.

«Siamo la squadra preferita delle donne francesi – spiega Pallez – ma siamo convinti che il ciclismo femminile in Francia abbia bisogno di nuovo slancio. Vogliamo creare un rapporto con il grande pubblico. Mi sono battuta per la rinascita del Tour de France Femmes. Per investire nel ciclismo servono grandi squadre, supportate da grandi sponsor, con una visione e grandi eventi. Solo così il pubblico aumenta e il sistema diventa sempre più attraente.

«Il nostro budget supera abbondantemente i 4 milioni di euro, ma firmando fino al 2028, siamo pronti ad aumentarlo. Dobbiamo far crescere una generazione di campioni francesi, nutrire l’ecosistema, ispirare ed esibirci con una squadra internazionale e campioni francesi come Evita Muzic o Juliette Labous. Vogliamo che vinca la squadra migliore. Dietro questo team ci sono i nostri 40.000 dipendenti in tutto il mondo. Ma non siamo qui solo per assistere allo spettacolo. La situazione si è evoluta, non abbastanza, ma l’immagine è completamente cambiata. Siamo riusciti a dimostrare che quando ti dedichi a questo sport, trovi molto presto il sostegno del pubblico».

Burgos, foto di due anni fa: sullo stesso podio (da sinistra) Muzic, Labous e Vollering: dal 2025 tutte insieme
Burgos, foto di due anni fa: sullo stesso podio (da sinistra) Muzic, Labous e Vollering: dal 2025 tutte insieme

Vincere il Tour

Sabrina Soussan è presidente e amministratore delegato di Suez, una multinazionale francese – seconda al mondo nel suo ramo – nel settore della gestione idrica e della gestione dei rifiuti. 

«Essere stati la seconda squadra al Tour (dietro alla Lidl-Trek) è un ottimo risultato, anche se ci piacerebbe vincere. Abbiamo ottenuto ottimi risultati all’estero, siamo l’unica squadra francese nel WorldTour. Stiamo progredendo e si vede anche l’entusiasmo dei dipendenti. L’idea è nata quando questo sport aveva molta meno visibilità di adesso. Ha risposto alle nostre sfide di inclusione, prossimità e sviluppo sostenibile. Sono appassionata di sport, ci sono molti paralleli con il mondo del lavoro.

«L’aspetto dell’inclusione è stato importante e come azienda puntiamo al 40% di donne dirigenti e manager entro il 2027. Non appena la squadra attraversa una città, organizziamo degli eventi e i nostri collaboratori vengono tutti. Siamo anche sponsor del Tour Femmes sui temi acqua e rifiuti e questo ci dà anche un’ottima visibilità. Ma ora vogliamo vincere il Tour de France, a squadre e individuale. Spero che questo esempio incoraggi le aziende a sponsorizzare lo sport femminile in generale. Sentire i leader aziendali dirmi che abbiamo dato loro delle idee è più che incoraggiante. Ciò che facciamo ha uno scopo».

Ten Dam in nazionale per portare ordine fra le olandesi

09.11.2024
4 min
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A Zurigo l’hanno fatta troppo grossa perché qualcosa non accadesse. Le olandesi sono sempre state solite corrersi contro, gli esempi non mancano. Ma la tattica suicida di Demi Vollering agli ultimi mondiali, con Marianne Vos e Rejanne Markus intrappolate dietro nonostante la possibilità di arrivare in volata, ha fatto sì che Loes Gunnewijk sia stata sostituita. E spiega anche come mai l’ex atleta olandese si fosse rifiutata di rispondere alle nostre domande sul tema. Il nuovo commissario tecnico della nazionale olandese è l’ex professionista Laurens Ten Dam, ritirato nel 2019 dopo 16 anni di carriera.

Nuovo cittì olandese

Lo ha raggiunto il quotidiano belga Het Nieuwsblad, che lo ha intercettato in Spagna durante le riprese di un film sui Lagos de Covadonga ispirato al suo podcast Live Slow, Ride Fast. E la prima domanda che gli hanno fatto è se troverà il tempo per il nuovo incarico. Ten Dam infatti è anche il tecnico della nazionale gravel e ha guidato Van der Poel alla vittoria di ottobre.

«Trovare il tempo – ha risposto l’olandese – è la caratteristica delle persone impegnate. Che pensano sempre: “Sì, ce la posso fare”. Ma avete ragione: ho una vita frenetica, ecco perché non posso fare il direttore sportivo in una squadra WorldTour per 150 giorni all’anno. Invece il tecnico della nazionale femminile prevede ogni anno un campionato europeo, un campionato del mondo e ogni quattro anni i Giochi Olimpici. A parte il Tour de France, sono gli obiettivi più grandi che si possono avere nel ciclismo».

Il barbecue e il Wolfpack

La federazione olandese è arrivata a lui in una serata dell’ultimo Tour, quando si è ritrovato accanto al direttore tecnico. All’epoca Ten Dam era già tecnico del gravel, quindi ha detto che ci avrebbe pensato. La decisione di accettare è venuta dopo aver seguito la gara su strada ai mondiali di Zurigo e aver guidato l’Olanda in quelli gravel che si sono corsi in Belgio. Proprio lassù, racconta l’olandese, ha sentito la mancanza di una sfida adrenalinica come quella di guidare Marianne Vos nella sfida con Lotte Kopecky.

«Sicuramente gravel e strada sono due cose completamente diverse – ha spiegato – ma penso di poter gestire la differenza. Sono stato un professionista su strada per 16 anni, ora sono un professionista del gravel. Conosco entrambi i mondi e come muovermi al loro interno. Quindi sicuramente non organizzerò un barbecue per i mondiali su strada, come ho fatto per quelli gravel. Allo stesso tempo, l’intenzione è che l’esperienza dei mondiali su strada sia ugualmente divertente. Professionale e divertente. Guardate il Wolfpack: una cosa del genere. Però so essere anche severo: chiedetelo ai miei figli. So che dovrò prendere decisioni difficili e non riuscirò ad accontentare tutti. Tutto inizia con patti chiari. Io dico chi voglio portare e cosa mi aspetto che faccia. Ti sta bene? Sei a bordo. Ma se non svolgi il tuo compito, l’anno prossimo non sarai più qui. L’equità sarà un obiettivo importante».

Il giro dei ritiri

Il mondo del ciclismo femminile si è talmente evoluto che discorsi come questo possono attecchire ben più di quanto sarebbe accaduto qualche anno fa, quando le regine olandesi del gruppo avevano diritto a un posto a prescindere dal loro rendimento e dalla loro lealtà. E’ ancora negli occhi l’inseguimento di Annemiek Van Vleuten ad Anna Van der Breggen lanciata verso la vittoria di Imola 2020.

«Per questo dico che bisognerà parlare – ha spiegato Ten Dam – e ci sono incontri già pianificati. In linea di principio visiterò tutti. E se necessario, lo farò una seconda volta. A dicembre andrò nei loro ritiri in Spagna. Indicherò chiaramente in quali gare sarò presente e quale ruolo vedo per ciascuna di loro nelle prove che dovremo affrontare. Non sarà certo il caso di incontrarci per la prima volta in aeroporto e volare subito in Rwanda per i mondiali. Bisognerà preparare tutto prima. L’intenzione è vincere, battendo Lotte Kopecky e le straniere più forti. Se abbiamo fatto tutto bene e loro vinceranno comunque, tanti complimenti a loro. Però ci arriveremo in modo diverso e rilassato. E quello che succederà in corsa non sarà legato solo all’improvvisazione».

Stam e il record di vittorie della SD Worx. Un punto di partenza

27.10.2024
4 min
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64 vittorie. Basta questo dato per far capire la portata della stagione della SD Worx, salita di due gradini rispetto allo scorso anno. Solo la Uae Team Emirates di Sua Maestà Pogacar è riuscita a fare meglio con 81, ma per certi versi il dominio del team olandese nell’ambito femminile è ancora più schiacciante. Si dirà «Certo, con Kopecky, Vollering e Wiebes sono capaci tutti…». Ma siamo davvero sicuri che tenere nello stesso ambito tre campionesse simili sia così semplice?

L’unico a poter affrontare l’argomento è il grande capo Danny Stam, nel team sin dal 2011 e che è un po’ il regista di tutto l’apparato. Dopo qualche giorno necessario per ricaricare le pile, Stam ha già ripreso le redini del team in vista della prossima stagione: «Non posso proprio lamentarmi – afferma ridendo – abbiamo avuto una stagione molto, molto bella e ne siamo molto soddisfatti perché piena di momenti felici e di buone speranze per il prossimo anno».

Danny Stam, 52 anni, dal 2013 nel team dove ora è sports manager (foto Getty Images)
Danny Stam, 52 anni, dal 2013 nel team dove ora è sports manager (foto Getty Images)
Qual è stata la più grande soddisfazione di quest’anno e la più grande delusione?

Penso che la cosa più bella sia che abbiamo raggiunto lo stesso livello dell’anno scorso e che abbiamo potuto lottare per la vittoria in ogni gara e penso che la più grande delusione per noi sia stato il Tour de France. La prima tappa è stata decisiva per la perdita di quei maledetti 4 secondi costati la maglia gialla a Demi Vollering.

Il vostro team domina fra le donne come quello di Pogacar fra gli uomini: quali differenze ci sono a tuo parere?

Questa è una domanda difficile. Mettere a confronto due mondi che sembrano vicini ma non lo sono per me è sempre un azzardo. Posso parlare per noi e dire che mentre lo scorso anno dominavamo nelle grandi corse a tappe, quest’anno abbiamo preso le redini delle corse d’un giorno, ma tutto può cambiare molto rapidamente.

Lotte Kopecky e Demi Vollering: le loro strade si divideranno nel 2025
Lotte Kopecky e Demi Vollering: le loro strade si divideranno nel 2025
Un’altra domanda difficile. Come si mantiene l’equilibrio in una squadra con tre leader assoluti come Kopecki, Vollering e Wiebes?

Penso che il punto vero sia far capire che possono avere tutti un pezzo della torta. Ma se vogliono avere l’intera torta, il successo non ci sarà. Devono comprendere che non possono vincere l’una senza l’altra, perché è uno sport davvero di squadra, dove si arriva a un obiettivo lavorando tutti insieme. Effettivamente è un argomento delicato, credo che sia stata proprio questa la ricetta che ha fatto sì che abbiamo avuto un bilancio così soddisfacente e devo dire che le ragazze sono state davvero brave in questo.

L’addio di Vollering è legato anche alla volontà di fare di Lotte la leader nei grandi giri?

Vedremo. Non abbiamo così tanti leader per le corse a tappe, le classifiche, dipende anche un po’ dalle condizioni della sua schiena. Lotte non potrà fare tutto, dovremo studiare bene il calendario e porci degli obiettivi mirati, commisurando il resto alle forze che abbiamo.

L’ultima vittoria della Wiebes al Simac Ladies Tour. Le due gare titolate 2024 sono state appannaggio della SD Worx
L’ultima vittoria della Wiebes al Simac Ladies Tour. Le due gare titolate 2024 sono state appannaggio della SD Worx
Che cosa vi aspettate dal ritorno della Van der Breggen?

Io credo che sarà a un buon livello, inizialmente non mi aspetto che otteniamo lo stesso rendimento della Van der Breggen del passato, quella che voleva vincere ogni gara e molto spesso riusciva a farlo. Posso dire che Anna non è cambiata nello spirito, la sua voglia di emergere, di conquistare è la stessa. Se dubitasse di ritrovare quei livelli, non sarebbe tornata. In una grande gara sarà sempre da prendere in considerazione perché ha un’esperienza che pochissime altre possono vantare.

Vi aspettavate di più da Blanca Vas?

Non direi. Il suo sviluppo è un progresso lento e penso che vada avanti molto bene. Ha vinto una tappa al Tour, ha sfiorato il podio a Parigi. E’ entrata nelle prime 10 ai mondiali. Non vedo così tante giovani cicliste che hanno questi risultati. Quindi sono davvero soddisfatto soprattutto ragionando in prospettiva. Anzi, sono quasi sorpreso della domanda, perché mi sembra difficile che ci si potesse aspettare di più.

La magiara Vas a Parigi ha anche sfiorato il podio, come a Tokyo 2020 ma in mtb
La magiara Vas a Parigi ha anche sfiorato il podio, come a Tokyo 2020 ma in mtb
Il vostro roster per il 2025 è di 17 atlete: per coprire tutto il calendario ne servirebbero di più?

Il calendario sta diventando sempre più grande e più importante. E’ chiaro che tutti i team vorrebbero avere più atlete, vorrebbero che l’attività fosse gestita in maniera un po’ diversa, ma queste sono le regole. C’è un limite di 18 corridori e noi ci dobbiamo adeguare.

Il riscatto di Elisa con Sangalli e Slongo: «La risposta giusta»

28.09.2024
4 min
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ZURIGO (Svizzera) – Piove senza sosta dal mattino. Le strade sporche hanno ridotto le biciclette un accumulo di tubi e fango, le ragazze che le cavalcano attraverso la zona mista hanno facce nere e le labbra che tremano. Oggi la Svizzera ha mostrato un assaggio della sua durezza e per questo sul traguardo alla fine si sono presentate solo 81 delle atlete partite. Paolo Sangalli arriva dopo aver parlato ai microfoni della televisione, con l’aspetto soddisfatto, come chi si è appena alzato da tavola e se ne va con un buon sapore in bocca. Non il migliore, probabilmente, ma comunque un bel ricordo. Il bronzo di Elisa Longo Borghini ha dato un senso a tanta fatica.

«Avevamo in testa l’oro – dice – ma è andata così. Abbiamo portato a casa una medaglia e ricordiamoci che Elisa ha battuto in volata una come la Lippert che è veloce. Dopo un certo chilometraggio, le velociste soffrono, mentre Elisa ha un gran motore. Ha vinto Kopecky, ma Elisa l’ha staccata. Da sola non poteva tirare dritto, chiaramente. Oggi Vollering non era performante e in macchina ci siamo accorti di questa cosa, come pure di Kopecky. Però lei è un corridore di classe…».

Il cittì Sangalli in zona mi sta si è detto molto soddisfatto della gara di Longo Borghini
Il cittì Sangalli in zona mi sta si è detto molto soddisfatto della gara di Longo Borghini

Un tarlo da scacciare

C’era da riequilibrare la delusione di Parigi. Da fare pace con il ruolo di leader della squadra, come anche Elisa ci aveva confidato in un video girato nell’hotel degli azzurri martedì sera, alla vigilia del Team Relay in cui ugualmente è venuto il bronzo. C’era da proseguire il filotto meraviglioso di questo 2024 che ha portato il Fiandre e il Giro d’Italia a un’atleta di 32 anni, che solo adesso sembra aver capito a fondo le sue potenzialità.

«Avevamo entrambi questo tarlo dall’Olimpiade per una giornata storta – dice ancora Sangalli – altrimenti l’Olimpiade sarebbe finita in questo modo. Oggi Elisa ha dimostrato tutto il suo valore sotto un diluvio universale e fino all’ultimo ha fatto vedere che poteva vincere. Chiaramente una come lei non la fanno andare via, ma sarebbe bastato che si fossero guardate un attimo e lei avrebbe tirato dritto. Avevamo individuato quello strappo per attaccare all’ultimo giro e per poco non riusciva il colpo. Però va bene così, una medaglia di assoluto valore in un livello di ciclismo femminile davvero alto. Mentre le altre ragazze hanno pagato questo tempo. Loro sono delle scalatrici e hanno avuto freddo, però devo ringraziare la Federazione per i mezzi che ci ha dato. La Gabba R è stata veramente fantastica. Elisa l’ha tolta prima dell’ultimo strappo ed è servita a tenerla calda e asciutta sino in fondo».

A Parigi una giornata storta, oggi Elisa ha mostrato tutto il suo valore
A Parigi una giornata storta, oggi Elisa ha mostrato tutto il suo valore

Una carriera ancora lunga

Questi 32 anni, che sembrano non essere un limite ma un grande valore aggiunto, tornano anche nei ragionamenti di Paolo Slongo. Dal prossimo anno, l’allenatore trevigiano seguirà Elisa Longo Borghini in una nuova avventura professionale e che oggi potesse essere un bel giorno lo aveva immaginato da tempo. Si potrebbe dire che lo avesse progettato, ma in un così alto livello dello sport suonerebbe come una dichiarazione impudente

«Sapevo che aveva una buona condizione – dice Slongo davanti al pullman dell’Italia – e che aveva preparato bene il mondiale. Purtroppo per un problema di salute ha dovuto saltare il Romandia che magari le avrebbe dato tre giorni di corsa in più. Però siamo arrivati comunque in buona condizione. Elisa secondo me ha corso benissimo. Non è stata come sempre troppo generosa, quindi le va dato merito di una corsa perfetta. Ha provato nel momento giusto, peccato che Vollering abbia dato tutto per prenderla e poi arrivare qui senza neanche prendere una medaglia. Questo è il ciclismo. Pensavo che il podio fosse possibile, soprattutto su un percorso così e la corsa con la pioggia. Penso che da quest’anno sia una nuova Elisa e che possa stare per altri anni a questo livello. Poi nelle donne, se guardate, le carriere si allungano rispetto agli uomini, quindi mi auguro e sono certo che sarà competitiva anche in futuro».

Longo Borghini, un altro bronzo. Nessun rimpianto e tanto cuore

28.09.2024
7 min
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ZURIGO (Svizzera) – Cominciamo dalla fine e dalle lacrime ricacciate giù a fatica, quando Elisa Longo Borghini viene invitata a parlare di Muriel Furrer, scomparsa giusto ieri mentre era in pieno svolgimento la gara degli under 23. Finora si è parlato di questo bronzo mondiale, del modo in cui è venuto, della vittoria di Lotte Kopecky e del correre incomprensibile dell’Olanda. Ma a volte è giusto anche fermarsi, alzare la testa dal manubrio e guardarsi intorno. La serata di colpo si tinge di un’umanità che finora pochi avevano mostrato e forse la grandezza della campionessa piemontese sta nella capacità di fermarsi e pensare.

«Credo che nessuno oggi al via – dice – abbia potuto fare a meno di pensare a lei. Il nostro lavoro è correre, siamo sempre molto concentrate sulla corsa e forse a volte questo non è molto corretto. Dovremmo pensare di più alla nostra salvaguardia. Stamattina, quando la corsa è partita, tutte abbiamo pensato a lei e poi però siamo tornate con gli occhi sulla strada. Correre per me oggi è stato il modo per celebrare la sua vita e quello che amava. Perché Muriel tristemente è morta facendo quello che amava. Alla fine aveva tre anni più di mia nipote e pensare che potrebbe essere toccato a lei mi ha toccata particolarmente. Ho pensato tanto a mia cognata e a mio fratello e a tutta la mia famiglia. Muriel era una ragazza che avrebbe corso con me, era una parte del gruppo».

Ha corso per sbancare Zurigo e Dio solo sa se non ce l’ha messa tutta. In corsa è stata la più forte. Nessun attacco in salita l’ha sorpresa. E alla fine, nonostante il suo attacco a fondo sull’ultimo strappo, ha avuto le gambe per fare una volata per lei magistrale. In certi sprint, Lotte Kopecky non la batti e per ottenere il bronzo Elisa ha dovuto stringere davvero i denti. Ora è stretta nella sua giacca azzurra, con le guance che iniziano a riprendere colore. La giornata è stata davvero dura, fredda e fradicia. Per arrivare in fondo è servito davvero tirare fuori ogni grammo di carattere rimasto.

Cosa hai pensato al momento di attaccare?

A due chilometri dall’arrivo mi sono detta: «Non fa niente se non vado sul podio. Sono venuta per vincere e ho fatto tutto quello che potevo». Ero orgogliosa di quello che avevo fatto fino a quel punto.

Pensavi che Vollering riuscisse a seguirti in quel tuo scatto?

Lo speravo. Il guaio è che Demi era disperata per vincere questa corsa ed è normale che quando un corridore vuole davvero troppo una corsa, alla fine non ci riesca. Non è andata perché le altre hanno avuto qualcosa di più, ma sono molto felice di questo bronzo.

Per Sangalli e Longo Borghini il mondiale è stato la rivincita dopo Parigi
Per Sangalli e Longo Borghini il mondiale è stato la rivincita dopo Parigi
Ti sei ritrovata da sola in mezzo a due belghe e quattro olandesi, eppure alla fine sul podio ci sei andata…

Ho sempre rispetto per i miei avversari. Ma faccio sempre la mia corsa. Se pensi troppo agli altri, finisce che sbagli anche tu. Per cui controllo quello che posso e per il resto mi concentro sul mio risultato.

La sensazione è che ti sia divertita, possibile?

Tantissimo! Sono contenta di come è andata la corsa, sinceramente. Ci eravamo proposti di arrivare qui con la nazionale per vincere la gara. Le ragazze sono venute per aiutare me e oggi lo hanno fatto veramente. Ci hanno provato, per cui un ringraziamento speciale va a loro. Se ci penso, in maniera particolare a Elisa Balsamo che si sposerà il primo di ottobre e oggi era qui a tirare per me. E poi vorrei spendere una parola di ringraziamento per Soraya Paladin. Sicuramente la prova di mercoledì nel Team Relay non l’ha lasciata soddisfatta ed ero sicura che quello non fosse il suo vero valore. Oggi invece ha dimostrato di essere veramente forte e ai miei occhi ha fatto una gara splendida.

In conferenza stampa qualcuno sosteneva che il bronzo possa essere una delusione, invece?

Invece no. Ci abbiamo provato, abbiamo provato in tutti i modi a vincere la corsa ed è arrivato un bronzo che mi soddisfa. Sono riuscita a dare il mio 100 per cento e anche in volata non era scontato arrivare sul podio. Invece ci sono riuscita e sono orgogliosa di me stessa.

Sei partita lunghissima, scelta ragionata?

Ho visto gambe stanche e soprattutto ho visto Vollering davvero in crisi per questa voglia di vincere. Sapevo che avrebbe tirato e così ho provato a lanciarla lunga, proprio perché so di essere un’atleta di endurance e in una gara così le volate non sono scontate. Qualche anno fa probabilmente non sarei riuscita a salire su questo podio e probabilmente questo è sintomo di una crescita sia fisica e mentale, dettata da molti fattori.

Elisa Balsamo ha accettato la convocazione e ha tirato per la Longo, con il matrimonio in programma per il primo ottobre
Elisa Balsamo ha accettato la convocazione e ha tirato per la Longo, con il matrimonio in programma per il primo ottobre
Ti sei sentita la più forte in corsa? Prima della volata, la sensazione da fuori è stata questa…

Sì, mi sono sentita la più forte. Anche Demi Vollering era forte, ma secondo me non ha avuto il giusto equilibrio. Con questo non voglio mettere in croce la povera Demi, perché alla fine anche lei avrà provato a fare il meglio, ma le cose vanno così. E quindi chapeau anche a lei che ci ha provato al cento per cento. Se penso a me, potrei aver avuto la stessa ossessione a Parigi, però a me lì sono proprio mancate le gambe.

Con Slongo si parlava di quanto sia stata positiva questa tua stagione, che ad ora forse è la migliore della tua carriera…

Sì, effettivamente ci ho pensato brevemente sul podio. Non ero molto sicura di me stessa questa estate, soprattutto quando sono caduta e sono rimasta fuori dal Tour. Mi sono sentita sciocca a cadere in allenamento e auto eliminarmi, però ancora una volta devo ringraziare tantissimo proprio Slongo. Mi ha sostenuto e mi ha detto che saremmo arrivati al mondiale in ottima condizione. Anche prima del Romandia sono stata male una notte e non sono riuscita a parteciparci, ma Paolo non ha mai perso le speranze. Per fortuna, direi, perché io invece ero un pochino indecisa.

Le ultime parole in sala stampa, prima della meritata doccia e di un bel brindisi
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Riguardo a cosa?

Nell’ultima settimana, prima di arrivare qui, gli ho disobbedito tantissimo. Sono uscita a cercare delle risposte sulle salite, a fare i miei best sui 10 minuti, a cercare di fare i tempi. Paolo continuava a dirmi che dovevo stare tranquilla perché ero in forma, mentre io cercavo risposte a destra e a sinistra. Poi alla fine mi ha ripresa e a quel punto gli ho detto: «Ok, va bene, forse hai ragione tu». Ed era vero. Anche questa volta ha avuto ragione lui.

Tour Femmes, analisi e considerazioni con Longo Borghini

26.08.2024
6 min
Salva

Non capita praticamente mai che in una grande corsa non sia presente Elisa Longo Borghini. La campionessa della Lidl-Trek è stata costretta a saltare il Tour de France Femmes a causa di una caduta in allenamento. Morale: ha visto e vissuto la Grande Boucle da casa, proprio come un’appassionata qualunque.

Ma questa situazione le ha posto la corsa e le sue abituali colleghe sotto un altro punto di vista. Un punto di vista che cercheremo di capire insieme.

Dopo le Olimpiadi, Elisa è così rientrata in corsa a Plouay, di fatto facendo solo tre allenamenti dopo Parigi. Ma questa sosta potrebbe avere un risvolto positivo in quanto ad energie recuperate in vista del finale di stagione.

La regina del Giro Women, Elisa Longo Borghini, stavolta è stata opinionista d’eccezione
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Elisa, prima di entrare nel giudizio della corsa, come è stato vedere il Tour da casa?

Devo ammettere che non è stato facile. Ho passato cinque giorni tra il letto e il divano e mi sentivo anche sciocca perché mi sono autoeliminata in allenamento, quasi mi vergognavo per questo. Mi dicevo: “Mamma mia dovrei essere lì e invece sono sul letto da sola”. Di contro posso dire che io sono una vera appassionata, una fan del ciclismo. Mi collegavo già due minuti prima della diretta e chiudevo solo dopo che era finita del tutto la trasmissione. Però spero proprio di non dover più vedere le corse dalla tv.

Da fuori come percepisci la corsa? Conoscendo atlete e più o meno i movimenti del gruppo, riesci a vedere qualcosa in anteprima?

Un po’ sì, posso intuire, ma come chiunque: sai chi sono le leader e vedi come la loro squadra corre. Una cosa però che è diversa è che spesso dalla tv ci si fa un’idea che poi non è quella vera. Non corrisponde a quello che voleva il team. Per esempio, quando sono arrivata a Plouay e ho parlato con le ragazze del Tour mi sono accorta che ci sono state alcune dinamiche diverse da quello che avevo capito io dalla tv. In qualche caso invece sì: riesco ad anticipare qualcosina: “Ora attacca questa atleta”, ma perché so come si muovono.

Passiamo alla corsa. Ci sono due momenti chiave, almeno per noi. Il primo è la caduta di Vollering e l’attacco di Niewiadoma e della sua Canyon-Sram. Cosa ne pensi?

Io sono sicura che “Kasia”, per come la conosco, non volesse prendere la maglia gialla in quel modo. Ma credo che in generale bisognerebbe ridefinire il concetto di forte.

Cioè?

Forte non è solo chi è più potente fisicamente, ma chi legge la corsa, chi sa guidare bene, chi sa stare in gruppo e nel posto giusto al momento giusto. Chiaramente in tutto ciò serve anche un pizzico di fortuna e quindi no: non sono rimasta stupita dall’azione della Canyon-Sram. Loro hanno approfittato di una situazione del genere. Ci sta che in certi momenti tiri dritto e non ti fermi quando una rivale cade.

Gliela faranno scontare in gruppo in qualche modo?

Non penso, anche perché dopo l’arrivo le due ragazze si sono chiarite. Di certo d’ora in poi vedremo una Demi Vollering ancora più combattiva.

E poi c’è l’altro momento chiave: la tappa finale sull’Alpe d’Huez (ma anche con Glandon prima). Ci si aspettava una Vollering devastante e invece… Ti immaginavi una Vollering più forte o una Niewiadoma meno in palla?

Mi aspettavo gambe stanche un po’ per tutte… che di fatto ho visto. Mi aspettavo una Katarzyna Niewiadoma molto determinata: la maglia di leader ti dà energie ulteriori e cerchi di salvarla in ogni modo. Ho grande rispetto per lei, siamo amiche per certi versi, e vederla lottare in quel modo sull’Alpe mi ha emozionato. Demi anche ha lottato, ma è stata sfavorita nella valle prima dell’Alpe. Lì ha tirato solo lei e di conseguenza sull’Alpe non era al cento per cento.

Sull’Alpe azione di gambe e testa per Vollering che vince ma non basta
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E questo è il vero punto chiave di questa ultima tappa: visti i distacchi e i valori in campo, perché non attendere l’Alpe per attaccare  Niewiadoma? Per noi Vollering il Tour lo ha perso nella valle e non sull’Alpe…

Vero, sono d’accordo. Brand, Realini, Kerbaol… dietro (dove c’era anche  Niewiadoma, ndr) avevano un’obiettivo comune: cercare di rientrare per vincere la tappa. E questo ha giocato a sfavore di Vollering che da sola non ha più guadagnato. Se avesse aspettato l’Alpe probabilmente avrebbe il Tour Femmes. Ma con i se e con i ma… non si va da nessuna parte.

Perché secondo te Vollering non ha atteso? In fin dei conti non doveva recuperare tantissimo…

Forse Demi non si sentiva sicura. Ha visto una Niewiadoma comunque molto solida: magari ha pensato che sull’Alpe non sarebbe riuscita a fare la differenza e così ha tentato il colpaccio. Se fosse così, ha fatto bene come ha fatto. Ma dalla tv è facile giudicare.

Però magari chi era in ammiraglia, poteva gestirla in altro modo…

Questo andrebbe chiesto a loro.

E invece passiamo alle tue colleghe: chi ti ha colpito in positivo?

Charlotte Kool: ha vinto due tappe davanti a Wiebes. Alla prima le hanno detto che era stata fortunata perché Lorena aveva avuto un problema col cambio. Ma il giorno dopo, in un confronto alla pari, l’ha battuta di nuovo e bene. Davvero un ottimo spunto per lei.

Grandiosa tenuta della polacca, che le consente di vincere la Grande Boucle per 4″
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Vero…

Poi mi è piaciuta molto la mia compagna Lucinda Brand. Ha corso in modo egregio e ha mostrato una gamba che forse non aveva da quando vinse una tappa al Giro nel 2017. Nell’ultima frazione ha lavorato sodo, è andata in fuga e alla fine è arrivata decima. E poi, chiaramente, mi è piaciuta Niewiadoma: per come ha gestito la gara, per come ha difeso la maglia e per come ha reagito alla pressione.

E invece da chi ti aspettavi qualcosa in più?

Diciamo che mi è dispiaciuto per Juliette Labous. So che ci teneva tantissimo a questo Tour Femmes e probabilmente aveva ambizioni maggiori. Credo le sia mancata un po’ di freschezza.

Elisa, ora che il vostro livello prestativo cresce, credi sia possibile fare Giro Women e Tour Femmes ad alti livelli? Al netto che quest’anno c’erano di mezzo le Olimpiadi a complicare le cose?

Secondo me sì: è una sfida possibile. Le gare sono di otto giorni ciascuna. Sono entrambe dure e corse a ritmi infernali e ne esci sfinita. Ma senza Olimpiadi c’è il giusto recupero, quindi per me è possibile. Fisicamente è possibile. Mentalmente è un’altra cosa. Quanta pressione senti? Quanta ne riesci a sopportare, a gestire e a smaltire?