Crono, un fatto di impegno. I materiali vengono dopo

26.12.2021
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Se ne parlò nei giorni dei tricolori a crono di Faenza. Alcuni corridori di squadre professional, vedendo passare Ganna in ricognizione, osservarono che fosse inutile impegnarsi troppo, avendo davanti un campione di quel valore e dotato per giunta di simili materiali. Di sicuro la Bolide azzurra usata dal piemontese non passava inosservata, al pari del manubrio in titanio su misura. Qualcuno disse di sentirsi come i tanti piloti di formula Uno, bacchettati a ogni gara dai driver della McLaren.

Eppure il discorso non ci tornava. Ganna ha avuto accesso a quei materiali quando a suon di risultati ha dimostrato di meritarli. Al debutto aveva bici standard, con manubri di produzione. La Merida da under 23 e poi al UAE Team Emirates. La Pinarello al passaggio con Ineos e solo dopo i primi risultati importanti arrivarono le personalizzazioni.

Al Tour di quest’anno, Cattaneo ottavo nella crono di Laval. Specialized ha deciso di investire su di lui
Al Tour di quest’anno, Cattaneo 8° a Laval. Specialized ha deciso di investire su di lui

Dettagli e impegno

La storia dei grandi cronoman passa attraverso i miglioramenti. E da questi arrivano gli upgrade nelle dotazioni tecniche. Prendiamo ad esempio Mattia Cattaneo, arrivato alla Deceuninck-Quick Step anche grazie alle cronometro corse con la Androni Giocattoli nel 2019. Quella Bottecchia di allora non è paragonabile alla Specialized di oggi e agli studi che la casa americana mette in campo per i suoi atleti di punta, ma l’impegno del bergamasco non fu certo inferiore a quello di Ganna e degli altri mostri sacri della specialità, così come la squadra gli mise a disposizione il meglio. E oggi, alla luce di quell’impegno, Specialized ha scelto di investire su di lui, portandolo in galleria del vento.

«Alla fine – spiega Mattia – è vero che i materiali fanno tantissima differenza, ma chi ha il compito di osservare sa capire se quel minuto di differenza rispetto ai primi dipenda dalle gambe o proprio dalla bici. Lo stesso impegno può portare a un decimo posto, ma se parti battuto, allora tanto vale non partire neppure».

Nella crono di San Marino al Giro 2019, Cattaneo conquista il 10° posto
Nella crono di San Marino al Giro 2019, Cattaneo conquista il 10° posto

La testa per vincere

La crono è soprattutto un fatto di testa e applicazione. La dedizione nel conseguire la posizione più redditizia, la cura dei dettagli, la ginnastica posturale per adattarsi bene alla bici, il riscaldamento, l’alimentazione: non ci sono attenzioni da trascurare.

«La crono è tutta testa – conferma Cattaneo – e alla fine il fatto di essermici dedicato così tanto mi ha dato ragione. Ho sempre cercato di dare il massimo, sono sempre partito con la testa per vincere. E a distanza di due anni, mi sono ritrovato a fare piazzamenti nei primi al Tour de France e ai campionati nazionali. Chi osserva una cronometro, sa pesare i risultati. E sa vedere se un corridore ha ancora dei margini. Per questo forse certi discorsi sono un po’ un alibi».

La “prima” di Boonen, il boato di Siena: Yankee racconta

26.12.2021
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Spesso i grandi racconti del ciclismo si consumano sui lettini dei massaggiatori. E tante volte restano segreti. Tra massaggiatore e corridore si crea un rapporto speciale, di vera fiducia. Il massaggiatore è anche il confidente dell’atleta. Non a caso i capitani, i grandi campioni, hanno il proprio “masseur”. Quello di sempre. Il caso emblematico è quello di Vincenzo Nibali e Michele Pallini. Storie simili però ce le può raccontare anche Yankee Germano che, seppur giovane, ne ha già visti passare di campioni sotto le sue mani: da Zabel ad Alaphilippe.

Peter Sagan, il primo super campione che Germano ha seguito con costanza
Peter Sagan, il primo super campione che Germano ha seguito con costanza

Sagan: “il” fenomeno

Udinese, classe 1978, Yankee è stato un corridore, ha corso fino ai dilettanti. Apparteneva alla scuderia di Roberto Bressan, oggi il Cycling Team Friuli.

«Ho avuto la fortuna di iniziare a lavorare subito dopo aver smesso di correre – racconta Germano – era il 2001 ed entrai a far parte della De Nardi – Pasta Montegrappa che nel tempo diventò la Milram. In quel gruppo ho visto passare gente come Frank Schleck e Kim Kirchen, anche se appartenevano agli under 23».

«Nel 2009 poi sono passato alla Liquigas e lì ho avuto tra le mani il mio primo super campione, Peter Sagan».

«Peter è stato, ed è, il fenomeno assoluto. Avere tra le mani questo sconosciuto che batteva i campioni fu un qualcosa di unico. Mi era capitato di massaggiare Zabel e Petacchi, cose che non capitano tutti i giorni, ma Peter era un qualcosa di diverso, di speciale… Un ragazzo molto semplice e alla mano. Forse neanche lui si rendeva conto di ciò che stesse facendo».

Gli anni con Boonen

Passano gli anni, Germano è sempre più apprezzato e nel 2016 approda alla corte di Patrick Lefevere alla Quick Step, lo squadrone belga ammirato e temuto da tutti. All’epoca dire Quick Step era come dire Tom Boonen.

«Per me Tom era un mito, anche se aveva due anni meno di me e lo vedevo solo alla TV. Fu un’emozione ritrovarmelo sul lettino. Con lui si strinse subito un buon rapporto. Lo massaggiavo molto spesso, a parte nelle classiche del Nord, in quanto lassù c’erano i massaggiatori belgi».

«Tom non parlava l’italiano, ma ci provava. Una volta in ritiro in Spagna si stava allenando davvero forte. La sera era stanco e quando toccava a me massaggiarlo il giorno dopo, rientrando dall’allenamento, mi diceva con un italiano abbozzato: “Yankee, gambe buone, oggi full gas”. E soddisfatto, mi dava una pacca sulla spalla. Era importante consentire ad un campione di quel calibro allenarsi bene.

«Un altro ricordo che mi lega a Boonen, ha un aspetto più tecnico. Un aspetto che mi ha colpito perché sono appassionato di bici e cioè la prima vittoria di una bici con freno a disco. Era il 2017 ed eravamo in Argentina. Tom fece una super volata, tra l’altro davanti a Viviani. Anche quella volta massaggiai io Boonen».

Viviani “vicino di casa”

Nella Deceuninck-Quick Step si sa sono passati moltissimi campioni, ma non solo stranieri. Uno di loro è stato Elia Viviani.

«Con Elia – dice Germano – c’è un’amicizia vera. E’ stato l’atleta con cui forse ho parlato di più. Con il fatto che viene spesso in Friuli a casa della sua compagna Elena Cecchini, ogni tanto usciamo anche insieme in bici. 

«Fu una vera forza quando vinse il campionato italiano su un percorso che non era adatto a lui. Quella volta era al top del top».

«Ed era in super condizione anche al Giro d’Italia del 2018, quando vinse la maglia ciclamino. Eppure voi giornalisti siete stati in grado di criticarlo lo stesso! Nella tappa di Imola che vinse Sam Bennett, Elia non fece la volata. Non era una frazione poi così facile, per di più pioveva e nel finale andò in crisi. Si staccò sullo strappo finale e arrivò con il secondo gruppo.

«Eravamo sul lettino per il massaggio e leggendo e ascoltando le critiche divenne nero. Il mattino dopo mi venne vicino e prima del via mi disse: “Oggi vinco”. E a Nervesa della Battaglia, nel suo Veneto, stravinse. Ci abbracciammo».

Stagione 2019. Arriva Alaphilippe e Piazza del Campo esplode. In 14 giorni vinse Strade Bianche, due tappe alla Tirreno e la Sanremo
Stagione 2019. Arriva Alaphilippe e Piazza del Campo esplode. In 14 giorni vinse Strade Bianche, due tappe alla Tirreno e la Sanremo

Alaphilippe a Siena

E adesso la stella è Julian Alaphilippe, il campione del mondo, anzi il doppio campione del mondo. Anche con “Loulou”, Yankee ha un buon rapporto e gli capita spesso di massaggiarlo.

«Con lui le emozioni vissute sono state tantissime – riprende Germano – ma la Sanremo e la Strade Bianche ancora di più, sono state da pelle d’oca. Quel giorno a Siena c’era un’atmosfera unica».

«Capisci quando sta bene perché Julian scherza molto. E quei giorni scherzavamo parecchio. Mi chiedeva dell’Italia, mi diceva che vedeva dei posti bellissimi, di come si mangiasse bene, mi chiedeva degli hotel dove saremmo andati. E si ricordava se la struttura aveva un buon ristorante o meno. E quando sta bene lo sento anche dalle mani. Sento che il suo muscolo è pronto, risponde bene. Una sensazione non facile da spiegare, ma il massaggiatore la sente».

«Julian invece non si sentiva al top, ma io sapevo che era a non meno del 99%. Quell’uno per cento me lo tengo sempre perché non si sa mai! Però non gli dissi niente, cosa che non faccio mai, per non influenzarlo. Non vorrei mettere qualche tarlo nella testa dell’atleta. Il giorno dopo Julian sulle strade diede spettacolo e vinse. Il boato della folla quando entrò in Piazza del Campo non lo scorderò mai. Sembrava di essere allo stadio. Come quando segna l’Italia ai mondiali».

Le lunghe giornate del massaggiatore in ritiro

19.12.2021
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In queste settimane abbiamo parlato spesso di ritiri. Abbiamo visto come si svolge quello del preparatore, più di qualche volta abbiamo parlato dei corridori, stavolta vi facciamo vedere com’è il ritiro dal punto di vista del massaggiatore. Per farlo abbiamo “bussato” alla porta di Yankee Germano, ormai colonna portante del gruppo di Patrick Levefere.

La Deceuninck-Quick Step ha finito il suo primo training-camp giusto ieri e con il massaggiatore friulano siamo entrati nei meccanismi e nelle stanze dello squadrone belga.

Dalle corse ai ritiri, Yankee è sempre pronto a supportare i suoi atleti
Dalle corse ai ritiri, Yankee è sempre pronto a supportare i suoi atleti
Yankee cosa fa il massaggiatore in ritiro?

Tante cose direi! Cura la parte del vestiario, il plan delle gare, gestisce i rifornimenti e chiaramente esegue i massaggi.

Il plan delle gare? Cosa intendi…

Ci si porta avanti con l’organizzazione degli eventi a cui si deve prendere parte in stagione. Io per esempio nei giorni scorsi stavo lavorando già sul Giro d’Italia. Con il diesse Bramati abbiamo parlato soprattutto del Giro, visto che entrambi saremo presenti nella corsa rosa. Quest’anno si parte dall’Ungheria e noi ci siamo organizzati con due squadre dello staff. Una squadra che va in Ungheria, e una che si recherà direttamente in Sicilia e farà tutta la parte italiana del Giro. La prima squadra poi presumibilmente proseguirà con il Giro di Ungheria da lì a pochi giorni.

Interessante…

In pratica si decidono i mezzi che andranno in Ungheria e anche chi ci andrà. Chiaramente diesse e corridori sono gli stessi, e credo anche io… Però gli altri due massaggiatori per esempio faranno solo tre giorni e la stessa cosa vale per i mezzi dei meccanici.

In ritiro invece cosa fai? Raccontaci la tua giornata…

Mi sveglio alle 7-7:30 e vado a fare colazione. Terminata la colazione, con gli altri massaggiatori, ci spostiamo nello “stanzone officina”. Lì prepariamo il bancone dei rifornimenti. Sistemiamo le barrette, prepariamo le borracce, i tortini di riso… In più sotto alle sedie iniziamo a sistemare le borse del freddo. Ogni corridore infatti ha una sedia dove si prepara prima di uscire. Lì, trova le sue scarpe, il suo casco… Le sedie sono già divise per gruppi: i velocisti, il gruppo classiche, il gruppo grandi Giri.

E dal bancone sono i corridori che prendono i rifornimenti o trovano già un “sacchetto” personalizzato?

No, prendono loro ciò che vogliono o ciò che il nutrizionista gli ha detto di prendere. Non ci sono sacchetti. Su ogni barretta però c’è scritto cosa contiene. Sistemato il bancone, poi passiamo ai frigo sulle auto, curando la parte dei liquidi.

Sedie e bancone dei rifornimenti pronto, merito dei massaggiatori
Sedie e bancone dei rifornimenti pronto, merito dei massaggiatori
E poi cosa fate?

Poi ci spostiamo nella zona delle ammiraglie. Portiamo la “borsa del freddo” nell’ammiraglia che segue quel determinato gruppo, così che ogni atleta possa averla a disposizione nell’allenamento. Successivamente, dopo che i corridori sono partiti abbiamo anche noi il nostro momento di relax. Ci facciamo un caffè, scambiamo qualche chiacchiera, due risate… 

Beh, ci sembra giusto…

Una volta che la parte dell’allenamento è sistemata, noi massaggiatori torniamo a sistemare i materiali. Per esempio torneremo a Calpe il 6 gennaio, quindi le scorte di barrette non le rimandiamo in sede in Belgio, ma le stiviamo in un’apposita stanza che l’hotel ci ha riservato. E la stessa cosa vale per il vestiario: mantelline, cappellini, divise… che dovranno essere distribuite nel ritiro successivo. Facciamo un bell’inventario così che nulla manchi al momento opportuno. 

Successivamente, immaginiamo tornino i corridori dall’allenamento…

Esatto, quando loro rientrano noi ci occupiamo delle auto. Scarichiamo borracce, frigo, borse del freddo, laviamo le ammiraglie stesse e poi vediamo il plan dei massaggi: chi deve massaggiare chi.

Ma quindi la borsa del freddo non la cura il corridore stesso?

In teoria dovrebbe farlo lui, ma ce ne occupiamo noi. Più che altro valutiamo se qualche indumento va lavato oppure no. Se per esempio una mantellina è stata indossata solo per un breve tratto di discesa e non lascia cattivi odori, la riponiamo nella borsa, altrimenti, chiaramente, la laviamo.

Prima, Yankee, hai parlato di plan dei massaggi. Spiegaci meglio…

In questi ritiri ci sono anche i neo professionisti e i nuovi acquisti. Noi abbiamo l’abitudine che tutti i corridori devono provare tutti i massaggiatori. E’ importante passare per una mano diversa ed avere un’esperienza fra tutti noi. Così quando si va alle corse quel corridore e quel massaggiatore già si conoscono. 

Squadra in allenamento e i massaggiatori lavorano in hotel (foto Instagram)
Squadra in allenamento e i massaggiatori lavorano in hotel (foto Instagram)
Quindi non hai dei corridori già segnati? Chi fa il plan?

No, non si hanno “corridori fissi” in ritiro. Il piano massaggi lo fa Frederick Pollentier, figlio dell’ex professionista. Lui è il più esperto, in questa squadra. Frederick è un po’ il responsabile dei massaggiatori, il capo.

A che ora cominciano i massaggi?

I massaggi cominciano verso le 17, perché dopo che tornano dall’allenamento i corridori vanno prima a pranzo e poi riposano un pochino. A quel punto iniziamo i massaggi.

Quanti corridori devi trattare?

Solitamente ne trattiamo due a testa. Ogni massaggio dura circa un’ora. Poi, dopo che si è finito, si risistema tutto, e si va a cena tutti insieme.

E dopo, ancora lavoro?

No, dopo stiamo tutti insieme… Non potendo uscire per le norme anti-Covid che dobbiamo rispettare in squadra, andiamo nella sala delle bici, lo stanzone del mattino, e ascoltiamo un po’ di musica, giochiamo a freccette e loro che sono fiamminghi mi insegnano qualche parolaccia in fiammingo! Dopo un po’ però, stanco, vado in camera perché il giorno dopo si ricomincia.

Petacchi: «Cavendish ha accettato il compromesso»

10.12.2021
4 min
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Contratto rinnovato per un’altra stagione e la certezza che non correrà il Tour de France. Così Mark Cavendish si accinge a vivere quella che probabilmente sarà l’ultima stagione da professionista, con il brutto fuori programma della rapina subita nella casa dell’Essex che ha fruttato ai rapinatori un paio di orologi di immenso valore e portato nella famiglia britannica il seme della paura. Lasciando che la giustizia faccia il suo corso e che il tempo lenisca le ferite, ci siamo ritrovati con Alessandro Petacchi a ragionare del rinnovo di contratto firmato da Mark con la Quick Step-Alpha Vinyl: questo il nuovo nome della squadra di Lefevere.

Con lo spezzino si ragionò quando Cavendish firmò per la Deceuninck-Quick Step e lo vedemmo passare dalla perplessità iniziale alla certezza che, andando al Tour a causa dell’indisponibilità di Sam Bennett, Mark avrebbe fatto grandi cose.

Al Tour de France 2021, Mark Cavendish ha raggiunto Eddy Merckx a quota 34 tappe vinte
Al Tour 2021, Cavendish ha raggiunto Merckx a quota 34 tappe vinte

«Sapevamo più o meno tutti – dice lo spezzino – che per Lefevere il futuro è Jakobsen. Non so quanto gli costi, ma certo è nel suo interesse farlo crescere. Se non avesse avuto quel brutto infortunio, sarebbe già diventato il velocista più forte al mondo. Ha perso tempo, è tornato alla Vuelta e ha vinto. Andrà sempre più forte e tornerà al 100 per cento».

E Cavendish?

Rientrava da anni bui. Al Tour 2021 è andato perché ci sono stati quei problemi con Bennett, altrimenti non avrebbe dovuto farlo. I compagni hanno avuto il grande merito di stargli accanto e forse non c’erano avversari irresistibili, però è sempre Cavendish e va rispettato. Ha dimostrato di aver ritrovato un livello altissimo e sa che se resta lì, continuerà ad andare forte, mentre è lunghissimo l’elenco di quelli andati via da lì e che poi non hanno più vinto. Credo che in nome di questo, Mark abbia accettato il compromesso.

Vince e si commuove allo Sparkassen Munsterland Giro, nel giorno del ritiro di Greipel
Vince e si commuove allo Sparkassen Munsterland Giro, nel giorno del ritiro di Greipel
Pensi che Mark potrebbe convertirsi in gregario di Jakobsen come facesti tu per lui?

Non ha l’indole per tirare. Non puoi portare Mark Cavendish al Tour per tirare. Non ha la mentalità e neanche le caratteristiche per farlo. Per quel ruolo c’è Morkov, semmai cercherei di rafforzare il treno. La squadra del Tour è quasi fatta, con Jakobsen e Morkov, Alaphilippe e Asgreen e poi altra gente che dovrà lavorare.

Lo rivedremo al Giro?

E’ una possibilità. La sua motivazione per il Tour potrebbe essere battere il record di Merckx, ma credo che sia stato già tanto riuscire a eguagliarlo, considerato dov’era finito. Lo avevo visto aggressivo al Turchia, era super motivato e si fece trovare pronto. Magari sarà pronto anche la prossima estate, non si può mai dire.

Al Tour of Britain con Xander Graham, tifoso di 12 anni, che corse accanto al gruppo guadagnandosi una borraccia
Al Tour of Britain con Xander Graham, tifoso di 12 anni, che corse accanto al gruppo
Lasciare fuori uno che ha vinto 34 tappe al Tour, di cui 4 nel 2021, per puntare su un giovane che il Tour non l’ha mai fatto…

Lefevere per queste cose è molto bravo, non usa il cuore ma la testa. E forse battere il record di Merckx, per la squadra potrebbe non aggiungere niente. Ma lasciarlo a casa per portare Jakobsen potrebbe essere visto come un rischio e possiamo essere certi che il Mark del Tour è un’altra persona. Lo ricordo dal 2014. Lo avevo visto dieci giorni prima e quando lo ritrovai alla partenza da Leeds, mi chiesi se fosse lo stesso corridore. Cadde e andò a casa dopo la prima tappa, ma il Cavendish del Tour è davvero un’altra cosa. Non avrebbe vinto quattro tappe l’ultima volta, se così non fosse…

Jungels come Conci: il 2022 per uscire dall’ombra

20.11.2021
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Dove è finito Bob Jungels? Quando nel 2018 si prese la Liegi con un attacco da lontano e con il sesto posto al Giro del 2016 sembrava la carta più convincente della Deceuninck-Quick Step, chi poteva immaginare che sarebbe sparito come gli è successo quest’anno? Assieme ad Alaphilippe componeva la coppia d’oro della squadra. Poi ha ricevuto un’offerta importante dalla Ag2R-Citroen che puntava a diventare squadra da classiche, ha accettato, ma non ha mai trovato il bandolo della matassa. Non sarà mica come tutti quelli che lasciano la squadra e di colpo smettono di andare forte?

La Parigi-Nizza è stata la sua prima corsa del 2021, chiusa prevedibilmente nelle retrovie
La Parigi-Nizza è stata la sua prima corsa del 2021, chiusa prevedibilmente nelle retrovie

Come Conci e Aru

In verità no o almeno non per motivi misteriosi. Infatti il 2021 di Jungels è stato complicato a causa dell’endofibrosi iliaca esterna, che lo ha costretto a operarsi: non proprio lo stesso caso, ma assai simile a quelli di Aru e di Conci dopo di lui. Solo che lui il problema l’ha avuto a entrambe le gambe. Così non è stato in grado di farsi vedere nelle Ardenne e non ha partecipato al Tour.

«Mentalmente gli ultimi due anni sono stati duri – ha raccontato a Cyclingnews – ho passato dei momenti difficili. Ma ora vedo la possibilità di vincere di nuovo le mie gare. Ho scoperto che cosa significhi correre nel gruppetto. Ho faticato soprattutto mentalmente. Non ero lo stesso corridore, avevo problemi persino a dormire.

Nel 2018 vinse la Liegi arrivando da solo: numero che annunciava una grande carriera
Nel 2018 vinse la Liegi arrivando da solo: numero che annunciava una grande carriera

Dolore e frustrazione

Il dolore e la frustrazione, le stesse descritte da Nicola Conci. L’indole del corridore era quella di lavorare per dare il massimo, solo che poi in gara la mancanza di afflusso di sangue nelle gambe vanificava tutto.

«A volte – ha detto – non riuscivo nemmeno a tenere il passo con il gruppo. Ricordo in Catalogna. Ero devastato, perché mi stavo allenando duramente, facendo tutto quello che potevo. E’ stato molto difficile. Ho anche pensato di smettere. Ho sempre corso per vincere, è stato degradante. Ne ha risentito anche il mio carattere. Normalmente sono una persona aperta, ma qualcosa mi impediva di esserlo».

Nella crono di Andermatt del Giro di Svizzera, ritardo di 2’52” da Uran: qualcosa non va…
Nella crono di Andermatt del Giro di Svizzera, ritardo di 2’52” da Uran: qualcosa non va…

Il suo posto

La diagnosi ha se non altro mostrato la spiegazione che Jungels cercava, mentre l’intervento gli ha offerto una via d’uscita. E così dopo l’intervento, il lussemburghese è tornato in gara nella corsa di casa nel mese di settembre.

«Ero lontano dal mio miglior livello – ha raccontato – ma lentamente ho sentito i benefici. Ho detto al mio allenatore che finalmente sentivo di poter spingere quanto volevo. Spero che l’inverno mi permetta di recuperare il tempo perso e che il prossimo anno io possa riprovare la sensazione di forza di un tempo. Che mi permetta di riprendermi il mio posto nel gruppo».

Malori rimanda la nuova posizione di Cattaneo. Perché?

14.11.2021
6 min
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Va bene stare scomodi, ma se parliamo di cronometro – dice Malori – in linea di massima vince sempre l’aerodinamica. E in certi casi la posizione più redditizia è quella più comoda. Si parla del nuovo assetto di Mattia Cattaneo, che ci ha incuriositi. Pare che la nuova posizione sperimentata in galleria del vento a Morgan Hill sia estremamente performante, ma per starci dentro Mattia dovrà fare tanta ginnastica

Cattaneo e Ricardo Scheidecher, responsabile sviluppo e materiali, al lavoro in galleria del vento
Cattaneo e Ricardo Scheidecher, responsabile sviluppo e materiali, al lavoro in galleria del vento

«Su carta, con la nuova posizione – ci ha detto il bergamasco la settimana scorsa – dovrei avere un miglioramento notevole. Chiaro che il test di 8 minuti è diverso dalla crono di mezz’ora, ma la nuova posizione promette bene. Anche se essendo alto 1,85, per me riuscire a stare raccolto e compatto come Evenepoel è difficile. Dovrò fare molto lavoro a corpo libero per adattarmi a stare più basso, con la testa al livello delle mani».

A ciascuno il suo assetto

Uno come Malori davanti a discorsi del genere va in brodo di giuggiole. La crono è il suo terreno e da sempre la sua passione, la curiosità è il nostro mestiere. E ci siamo chiesti quanto sia agevole nel corso di una gara a tappe disputare una crono in una posizione così estrema e magari l’indomani affrontare una tappa di montagna. Malori riprende il filo…

«Va bene fare esercizi – dice – ma comanda la posizione. Ganna sulla bici da crono è una statua, ma non è bassissimo. Castroviejo ha il… naso sul copertone, ma a me non hanno mai chiesto di stare in bici come lui. Perché lui è 1,71, mentre io sono 1,82. Se uno non ha il fisico adatto alla posizione più estrema, non puoi forzarlo perché si adatti. Magari riesce anche a trovare la posizione, poi però non spinge tutti i watt di cui dispone. Quando mi portarono in galleria a Silverstone, mi allargarono e mi alzarono, perché stando basso e con gli appoggi stretti, non riuscivo a incassare la testa fra le spalle».

Forse poi un conto è studiare la posizione estrema per una crono secca, altra storia per fare le crono di una corsa a tappe…

Di sicuro alla fine di un Giro, la posizione fai fatica a tenerla. Con un ragazzo come Mattia si dovrebbe lavorare sulla miglior posizione per lui, non sulla più redditizia. Poi ovviamente non sappiamo come ci sono arrivati, sappiamo solo quello che ha detto lui.

E’ prassi dover lavorare per adattarsi alla nuova posizione?

Quella della galleria di Silverstone la usai subito. La prima volta nella cronosquadre della Tirreno del 2014 in cui arrivammo terzi e poi nella crono finale, a distanza di sei giorni, quando vinsi battendo Cancellara, Wiggins, Martin e Dumoulin. Non ho dovuto adattarmi, era la mia posizione. Se invece la posizione non ti viene naturale, allora ti sembra scomoda.

In ogni caso gli esercizi a corpo libero per stare meglio in bici si facevano anche prima, no?

Soprattutto gli addominali e poi tutti gli esercizi di core stability. Ma se sei comodo e sulla bici ti senti bene, ecco che riesci anche a fare dei watt. Non devi stare a pensarci…

Pensare a cosa?

Durante una crono, la testa lavora tanto. Devi guardare i watt, ricordarti come tagliare le curve, di non andare troppo duro, devi capire da che parte stare per il vento. Se devi pure pensare a cosa fare per tenere la posizione, sei fritto. Continuo a fare l’esempio di Ganna. Non dà l’impressione di essere scomodo, non lo vedi muoversi in continuazione cercando la posizione.

Quindi cosa ti sembra della nuova posizione di Cattaneo?

Non mi piace.

Non ti sembra di essere un po’ drastico?

Nella parte frontale, ha le braccia sovraccariche. L’angolo fra braccio è avambraccio dovrebbe essere di 90 gradi, mentre questi saranno 85. Allo stesso modo, è troppo chiuso anche l’angolo fra braccio e schiena. Le mani potrebbero stare più alte, senza costringere Mattia a ruotare così tanto il collo in avanti. Guardate, ha il collo 6 centimetri sotto le spalle.

Questo è vero…

Il collo così non riesci a tenerlo. Spero che con i giusti esercizi Mattia migliori, perché si merita di andare forte. Ma in una crono di un’ora oppure una molto vallonata e con tanti rilanci, in cui sei costretto ogni volta a rimetterti in posizione, la vedo dura se stare giù non gli viene naturale. E non è tutto qui.

Cos’altro?

Sembra troppo disteso e in avanti. Si vede dalla schiena che sprofonda dopo la scapola. Di sicuro è una posizione che dà ottimi risultati in galleria del vento. Molto simile a quella di Evenepoel. Ma io Mattia lo conosco, abbiamo anche corso insieme alla Lampre. Ha leve lunghe, non si può pensare di distenderlo così tanto. Ganna ha la schiena dritta e parallela all’asfalto. Chissà se questa posizione rimarrà tale o se dopo qualche prova si faranno degli aggiustamenti…

Ballero in viaggio verso la nuova stagione. Ecco la sua ripresa

09.11.2021
5 min
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Le prime pedalate della nuova stagione sono sempre particolari. Hanno quel qualcosa di speciale anche per un professionista. Lo abbiamo visto la settimana scorsa con Damiano Caruso che ci disse: «Il momento di ricominciare lo senti dalle piccole cose». Ed è più o meno quello che sta facendo Davide Ballerini.

Il corridore della Deceunick-QuicK Step dopo tre settimane di stacco totale sta muovendo le prime pedalate. O meglio, sta rimettendo in moto il suo fisico. E questo comprende anche la parte in palestra. Una ripresa dettata dalle sensazioni, dalla “non fretta” e dal vivere ogni seduta con grande rilassatezza.

La Roubaix è stata l’ultima corsa del 2021 di Ballerini
La Roubaix è stata l’ultima corsa del 2021 di Ballerini
Davide quando ti sei fermato?

Dopo la Roubaix mi sono fermato subito. Stop totale per tre settimane. Sono stato a casa perché quando sei sempre fuori hai voglia di startene tranquillo, goderti gli amici. Niente mare, né viaggi.

Queste tre settimane sono state di stacco totale, quindi?

Sì, ho fatto un paio di passeggiate in montagna ma perché avevo voglia di stare all’aria aperta.

E adesso hai ripreso…

Ho ripreso a fare qualcosa da una settimana. Sto facendo delle uscite molto “free”. Faccio un paio d’ore e magari cerco di andarci nelle ore più calde. L’orario poi dipende molto anche da ciò che devo fare durante il giorno. Sapete, stando a casa si approfitta per fare tante piccole cose che durante la stagione non si possono fare. Per il momento alterno un giorno di palestra e uno di bici. 

Quindi niente “trasformazione” dopo la palestra…

No, perché sono esercizi molto tranquilli per il momento. In certi casi neanche uso i pesi. Ho comperato uno strumento multiuso che mi fa da palestra, con il quale faccio principalmente esercizi di squat, ma non mancano esercizi a corpo libero, stretching…

Invece in bici cosa fai? E come ti regoli con frequenze cardiache e watt?

Come detto, faccio un paio d’ore molto tranquille. Non ho un programma, se ho voglia di fare qualche salita la faccio, altrimenti vado in pianura. Per quanto riguarda le frequenze cardiache, di questi tempi sono piuttosto alte. Ci vuole poco e sei già a 150-160 battiti. Mentre per quanto riguarda i watt sono sui 250 circa. Un passo tranquillo, ma che non sia del tutto facile.

Testa libera dunque…

L’uscita me la godo. A volte sono anche andato in Mtb.

Domanda “strana”: ma un pro’ che pedala tantissimo tutto l’anno, dopo tre settimane di stop lo sente il fastidio al soprassella?

Caspita! Si, sente, si sente… Non ci sei più abituato e nelle prime uscite soffri un po’. Ma comunque non sto lì ad abbassare la sella o a cambiare qualcosa, altrimenti sarebbe poi un problema a livello muscolare. So che mi devo abituare. Tanto poi passa presto.

Parliamo anche un po’ di alimentazione: come ti sei gestito nella sosta e come ti stai gestendo in questa ripresa?

Non mi sono limitato o precluso nulla durante lo stop, ma non significa che mi sono lasciato andare. Ho notato che quando sono fermo ho molto meno appetito e quindi non ho faticato molto a non mangiare in alcuni casi. Ma ciò di cui avevo voglia lo mangiavo. Mi sono concesso qualche aperitivo in più con gli amici. Li puoi fare anche in stagione certo, ma vanno centellinati.

E adesso, Ballero?

Anche adesso: nessuna dieta. Ancora non è il momento. Per la dieta ti basi sugli appuntamenti che hai, sul calendario che ancora non conosco, e su quanti chili hai preso. Io per esempio ne avrò messi su un paio, non di più.

Beh, sei stato bravo…

A volte ho fatto un solo pasto a giornata, ma proprio perché non ne sentivo il bisogno. Poi sarà che adesso vivo da solo e se non avevo fame non mi mettevo a cucinare. Mentre prima, a casa con i miei quando mamma cucinava mi mettevo a tavola chiaramente. 

Un cioccolatino in più te lo sarai concesso…

Io il cioccolatino me lo concedo anche durante l’anno. Non ho questi limiti totali. Soprattutto se magari ho fatto 4 ore con dei lavori, me lo mangio eccome se ne ho voglia. Anzi, fa anche bene all’umore, mette allegria.

Ecco la piccola palestra che ha messo su Ballerini
Ecco la piccola palestra che ha messo su Ballerini
Ecco perché poi riesci a non ingrassare troppo durante l’inverno. Hai trovato un bell’equilibrio. Torniamo alle sensazioni di questa ripresa, Davide. C’è qualcosa a cui dedichi particolare attenzione?

La cosa più importante per me è riuscire a fare bene gli esercizi che mi dà il preparatore Vasilis (Anastopoulos, della Deceuninck, ndr), ma per farlo è fondamentale avere un buon rapporto con lui. Parlarci, raccontargli le tue sensazioni, perché lui guarda i dati e basta. Ci si deve conoscere bene invece.

E quali sono questi esercizi?

Quelli che fai più fatica a fare. E se fai più fatica o ti danno più fastidio evidentemente sono quelli di cui hai più bisogno. Per esempio a me danno fastidio i 40” con il rapporto lungo.

Parlando della palestra invece come ti stai regolando?

Le mie sessioni durano un’ora, massimo un’ora e mezza. Faccio il riscaldamento e poi attacco con gli esercizi, come lo squat…

Come fai il riscaldamento, sui rulli?

Non sempre, anzi… Spesso se devo fare lo squat inizio con i piegamenti, ma senza pesi e poi man mano aumento il carico. Oppure faccio dello stretching. Per me una cosa importante è cambiare spesso, altrimenti mi stufo un po’.

Alla UAE che Almeida vedremo? Joao verso la svolta

18.10.2021
5 min
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Un rinforzo o un’altra carta da giocare? Joao Almeida alla UAE non è un passaggio di casacca qualunque. Il portoghese ha un grande potenziale e nella squadra di Gianetti potrebbe trovare una nuova dimensione. In UAE si continua a crescere. Il team negli ultimi due anni si è rinforzato moltissimo attorno al leader sloveno.

E anche per questo bisognerà vedere il ruolo che avrà. Pogacar chiaramente è intoccabile, il faro è lui. Almeida sarà il gregario di (super) lusso? O potrà fare di più? Avrà il suo spazio? Noi crediamo che se la UAE vuol diventare il primo team WorldTour necessiti anche di una seconda punta per i grandi Giri.

Dell’arrivo di Joao ne parliamo con Fabio Baldato, uno dei diesse del team asiatico. Almeida è un corridore della nuova generazione che può andare forte sia nelle classiche, che nelle corse a tappe.

Baldato è approdato alla UAE lo scorso inverno…
Baldato è approdato alla UAE lo scorso inverno…
Fabio, tra i protagonisti del Giro di un anno fa, quello del 2020, Almeida è l’unico ad essersi riconfermato…

Esatto, Joao non è stato una meteora. Ha avuto qualche alto e basso, come un po’ tutti i corridori. Ma è stato autore di un grande finale di stagione quest’anno. Ha vinto il Polonia, ha vinto il Lussemburgo è stato protagonista nella classiche italiane.

Alla fine in questa stagione questo ragazzo ha sbagliato veramente una tappa: quella di Sestola. Perché poi a Montalcino lo ha fermato l’ammiraglia…

Verissimo. Ed è rimasto motivato per tutto l’anno. In più è un corridore veloce. Se arrivano in trenta, trenta di classifica, li batte anche. Per me può vincere e può aspirare ai grandi Giri.

Ecco, i grandi Giri: che ruolo avrà con voi Almeida?

Beh, questa è una domanda che andrebbe posta a Maxtin o a Gianetti. Io sono un diesse ed eseguo i programmi. Posso esprimere al massimo un mio pensiero. Potrei aspettarmelo protagonista al Giro d’Italia e dare una mano al Tour. Ma questa opzione abbiamo visto quest’anno che non è poi così facile da mettere in atto (il riferimento è a Formolo, ndr). A cercare di fare classifica al Giro e dare appoggio al Tour si rischia di non fare bene né l’una, né l’altra cosa. Potrà ambire ai grandi Giri. A partire dal Giro o dalla Vuelta, non so… Joao al top delle classifiche mondiali può starci anche con le grandi classiche. 

Al Giro 2021, Almeida ha perso quasi tutto il terreno nella tappa di Sestola e in quella dello sterrato (in foto) aspettando Evenepoel
Al Giro 2021, Almeida ha perso quasi tutto il terreno nella tappa di Sestola e in quella dello sterrato (in foto) aspettando Evenepoel
La presenza di un corridore importante come Almeida, può aiutare anche Pogacar che non sente così tutto il peso della squadra sulle spalle? Ammesso che Tadej avverta questa pressione…

Bisogna vedere i programmi. Ma pensando a voce alta dico che in classiche come Liegi e Lombardia potresti ritrovarteli insieme in squadra. E se invece uno dei due dovesse restare a casa può stare più tranquillo. Tecnicamente per me sono compatibili.

Almeida ha ancora dei margini di miglioramento?

Per me sì, specie per le salite lunghe. Come ho detto, è veloce, va forte in salita e a crono, ma deve crescere quando gli si presentano 2-3 tappe di alta montagna di fila. Ma questo è un qualcosa che può arrivare anche con il tempo e la maturità. Non tutti sono Pogacar. E sappiamo che la maturità, almeno fino a qualche anno fa, arriva attorno ai 27-28 anni e lui è in tabella con i comuni mortali!

E sul piano tecnico, cosa può dargli la UAE?

Joao viene da una squadra, la Deceuninck, in cui ha lavorato bene sulla posizione in bici, gli allenamenti, l’alimentazione… Certo però che c’è sempre qualcosa da limare. Ma io credo che questo limare possa avvenire con l’esperienza che accumuli nel corso della tua carriera. Saper imparare dai propri errori è importante.

Il portoghese protagonista nelle classiche italiane di fine stagione. Eccolo al Giro dell’Emilia, secondo alle spalle di Roglic
Il portoghese protagonista nelle classiche italiane di fine stagione. Eccolo al Giro dell’Emilia, secondo alle spalle di Roglic
E lui ne ha fatti di errori secondo te?

Per me è un po’ troppo generoso, specie nel modo di correre i grandi Giri. Io, che ero più da classiche avevo un po’ la sua visione. Ma ricordo che stando vicino a Cadel Evans ho visto davvero come si doveva affrontare un grande Giro in ottica classifica. Evans centellinava ogni spilla di energia. Oggi guardava al giorno dopo e al giorno dopo ancora. Tatticamente va domato. Però io penso che il suo attaccare sia anche una dote e l’istinto del corridore lo devi lasciare sfogare. Tante volte le cose belle nascono da lì.

Almeida sembra un “buono”, secondo te ha fame?

Mi auguro di sì! Ma da come l’ho visto nel finale di stagione dico che ne ha. Pensiamoci bene: ha firmato un contratto con un’altra squadra in estate, poteva anche rischiare di meno, risparmiare qualcosa e invece ha continuato a dare il massimo e per di più davanti ai nostri, suoi futuri compagni. Ma è giusto che sia così. Joao è pagato dalla Deceuninck ed è stato un professionista fino alla fine.

E questo cambio gli dà stimoli? Tu che hai corso quando cambiavi team ne avevi di più?

Bella domanda. In effetti gli inverni migliori li ho fatti quando cambiavo squadra. Arrivi in un ambiente nuovo e vuoi presentarti nel migliore dei modi. L’ultimo inverno che feci passando alla Lampre, a 39 anni, credo sia stato l’inverno più ligio che abbia fatto. Per me, dunque, era un grande stimolo e spero lo sia anche per Joao. 

Masnada, ecco perché passare presto è uno sbaglio

15.10.2021
5 min
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«Non mi dimenticherò la Boccola fino a Città Alta – dice Masnada, tornando per un istante al Lombardia (foto di apertura) – per tutta la vita. Mi è passato il mal di gambe. Ho fatto tutta la salita con cattiveria grazie alla gente che c’era. E’ stato bello dopo un anno senza pubblico rivedere tutta quella gente e proprio a Bergamo. Anche in via Papa Giovanni XXIII visto quanta gente c’era?».

Per recuperare forze e morale, Fausto ha scelto Dubai. Dove l’acqua è più calda dell’aria, dove finora era venuto soltanto per correre e le spiagge le aveva viste soltanto dal finestrino dell’ammiraglia o dalla sella della bici. La stagione ha avuto alti e bassi, questi ultimi legati spesso alla sfortuna. Ma il Giro di Lombardia e il suo bagno di folla hanno in parte rimesso la bilancia in equilibrio. Il secondo posto dietro l’imbattibile Pogacar non ha il sapore della beffa e, tutto sommato, essere arrivato a giocarselo in volata dice che in salita l’altro non è riuscito a staccarlo. Ha bruciato semmai di più il secondo posto dietro Colbrelli ai campionati italiani. Perché quel giorno nei panni del più forte in salita si era sentito lui e l’arrivo in volata era l’ultima soluzione possibile.

La discesa del Selvino era il solo tratto di strada per rientrare su Pogacar
La discesa del Selvino era il solo tratto di strada per rientrare su Pogacar

«Non sono super soddisfatto – dice – perché fra Giro e Vuelta ho avuto sfortuna. Quando la salute mi ha assistito, ho dimostrato di andare forte. Ho fatto il Romandia con una condizione spettacolare (terzo in classifica finale, ndr), mentre l’avvicinamento al Giro è stato proprio brutto. Da non riuscire a respirare tanto ero costipato…».

Magari la tenuta di Evenepoel non cambiava, ma i tuoi acciacchi hanno coinciso con il suo calo…

Nessuno si aspettava quanto potesse reggere e chiaramente, essendo la Deceuninck-Quick Step abituata a vincere, non si può dire che il Giro sia stato positivo.

Forse era persino troppo aspettarsi che Remco potesse fare un exploit, no?

I preparatori e i direttori sportivi fanno queste scelte partendo dai dati in allenamento e da quanto l’atleta ha fatto vedere. E lui fino all’incidente aveva fatto meraviglie. Normale che ci si aspetti che vada forte, ma la stessa squadra non sapeva quali ambizioni avere. Era difficile prevedere quello che sarebbe successo.

Brucia più il secondo posto ai campionati italiani o il fatto di non essere andato alle Olimpiadi?

Il secondo di Imola brucia ancora, perché la vittoria avrebbe dato una svolta alla stagione. Con la maglia tricolore sei riconosciuto per un anno intero. Mentre le Olimpiadi sono rientrate nel discorso della sfortuna. Se il Giro fosse andato bene, avrei dimostrato il mio valore e mi avrebbe portato, perché ero già nella rosa. Ma il posto in nazionale va guadagnato e io non ci sono riuscito. Non ho rimpianti, condivido le scelte di Cassani.

Il forcing di Masnada sulla Galisterna ai campionati italiani di Imola non è bastato per staccare Colbrelli
Il forcing di Masnada sulla Galisterna ai campionati italiani di Imola non è bastato per staccare Colbrelli
Il Lombardia, anche se non l’hai vinto, è stato una nota positiva?

Sono soddisfatto per il secondo posto e lo è stata anche la squadra.

Sei stato l’unico capace di seguire Pogacar…

Sapevo di avere una sola carta da giocare ed era la discesa da Selvino, che noi bergamaschi facciamo spessissimo. Quando ho visto di aver scollinato con 30 secondi, ho capito che avrei potuto riprenderlo. Conoscevo ogni curva a memoria e infatti in fondo l’ho preso e poi mi sono messo a ruota. Di fatto a Bergamo mi ci ha portato lui. E sulla Boccola (l’ultima salita verso Città Alta, ndr) è andato davvero forte.

Com’è stare a ruota e non tirare, malgrado gli inviti?

Sarebbe bello se nel ciclismo non si facessero tanti tatticismi. D’istinto avrei tirato, ma così facendo sulla Boccola mi avrebbe staccato di certo. Perciò la tattica di Bramati alla fine ha funzionato. In realtà pensavo che da dietro sarebbero rientrati, anche a scendere da Bergamo, perché c’era vento contrario. Hanno giocato male la loro carta, forse perché avevano paura di portare Alaphilippe sotto l’ultimo strappo.

O forse non avevano più gambe…

In effetti ho rivisto la corsa in tivù e abbiamo fatto tutte le salite fortissimo. Non si staccava nessuno, ma erano tutti a tutta. Poi però siamo arrivati al Passo di Ganda e il gruppo è esploso.

Masnada ha partecipato a tutti i ritiri con Evenepoel e Honoré, preparando il Giro d’Italia. Qui sul Teide
Masnada ha partecipato a tutti i ritiri con Evenepoel e Honoré, preparando il Giro d’Italia. Qui sul Teide
Giorni fa siamo stati da Colleoni alla Colpack, diceva quanto sia brutto dal suo punto di vista non poter tenere i corridori più di un anno per la fretta di passare. Tu rifaresti i tuoi quattro anni da U23?

Non rifarei tutto, perché so di aver perso anni di carriera non facendo le cose in modo professionale. Ma credo che tre anni fra gli under 23 servano, magari anche in continental per fare qualche esperienza con i pro’. Perché quando arrivi di qua, non puoi sbagliare.

Perché non puoi sbagliare?

Hanno tutti la fretta di trovare un altro Evenepoel, ma per il 90 per cento dei ragazzi passare troppo giovani è sbagliato. Di qua c’è un livello altissimo, ci sono tanti corridori più forti fisicamente di un ragazzino e più esperti. Serve tempo, ci vuole tanta fatica. E per i 3/4 di quelli che passano così presto non sarà una bella esperienza. Non credo ne valga la pena.