Dal primo agosto del 2013 e l’anno dopo, con il dichiarato intento di aiutare Mark Cavendish, Alessandro Petacchi firmò un contratto con la Omega Pharma-Quick Step. Si trattava del velocista più forte nell’arco delle 10 stagioni precedenti che, riponendo quasi del tutto le proprie ambizioni, si mise al servizio del britannico: 11 anni in meno e ancora tanta forza nelle gambe. In quei 18 mesi lo spezzino vinse una sola corsa, l’ultima della sua carriera: il Gp Cerami del 2014. Cavendish invece ne vinse 15.
Oggi, a distanza di sei anni, Cavendish è tornato a bussare alla porta di Lefevere, convinto di avere questa sola chance per riprendere a volare. Ce l’aveva proprio in testa. Voleva di nuovo correre su una Specialized e Dio solo sa quante volte in passato ne avrebbe voluta una da mascherare con i colori dei team in cui militava. Tuttavia Mark non ha detto che si metterà a disposizione di Bennett, che al momento è ben più forte di lui. E lo ha fatto portando uno sponsor, fatto che rende l’operazione parecchio meno romantica e decisamente controversa. Ci interessava però avere il parere di Petacchi, la sua lettura di questa scelta.
«Probabilmente ci tornerei anche io – dice Alessandro – nel senso che è un ambiente bello, una squadra in cui si sta bene, che dà tranquillità e serenità. Ciò di cui probabilmente Mark ha bisogno».
Tu andasti deponendo le armi e mettendoti a sua disposizione…
Lui non so perché lo abbia fatto, se vada perché non ha più niente da dare, ma non credo. Secondo me semplicemente ha perso le motivazioni. Non lo portavano neanche più alle corse e uno così, soprattutto adesso che ha 35 anni, ha bisogno di correre. A casa si rilassa.
Quale può essere oggi la sua motivazione?
Il Tour, è sempre stata il Tour. Mark pensa solo al Tour. L’ho visto cambiare completamente nel giro di 15 giorni. Presentarsi con un altro sguardo e per giunta dimagrito. Concentratissimo. Se non ha questa motivazione, non vede altro. E forse in quella squadra crede di trovarla.
Il guaio, fra le pochissime parole che gli abbiamo sentito dire, è che non ha mai parlato di mettersi a disposizione di Bennett.
Dovrà dimostrare di essere forte abbastanza, poi la scelta sarà di Lefevere. E magari non avendo ancora per un po’ Jakobsen, lo butteranno dentro e lui dovrà farsi trovare pronto. Smettere per smettere, ha più senso farlo in una squadra così. Anche perché ad ora fa persino fatica a farle le volate. E’ nell’ambiente giusto.
Perché?
Ci sono corridori affiatatissimi. Non ci sono mai tensioni. Sono sempre molto sereni, per chiunque ci sia da lavorare. Un gruppo che passa indistintamente da Alaphilippe a Remco, per poi dedicarsi ai velocisti. In quell’anno e mezzo in cui sono stato con loro, veniva davvero tutto facile. C’era un’armonia nel fare le cose che avevo visto forse soltanto con la Fassa Bortolo. Ti alleni. Nessuno ti rompe le scatole. I corridori danno il 110 per cento. Si corre sempre per vincere. E hanno l’esperienza giusta per i finali. Con quei nomi non era e non è così difficile mettere insieme un treno vincente.
Non trovi un po’ triste che sia entrato in squadra solo perché ha portato lo sponsor?
Un po’ triste in effetti lo è. Ma il periodo è difficile per tutti. Si sa che Lefevere non abbia disponibilità illimitata di soldi e per questo negli ultimi anni ha dovuto rinunciare a Gaviria e Viviani. Ha scelto di tenersi Jakobsen, pagandolo magari un terzo di quello che gli sarebbe costato Gaviria e aveva fatto la scelta giusta. Prima dell’incidente, Fabio era avviato a diventare imbattibile. Con i giovani hanno un occhio pressoché infallibile. Spendere soldi su Mark forse era inutile, ma così le cose ovviamente sono cambiate.
Credi possa tornare il Cavendish di allora?
Non credo che il suo sia un problema fisico, quanto piuttosto di testa. Sono due anni che non corre e se ricomincia ad allenarsi bene, magari gli danno la fiducia che poi sta a lui ricambiare. Bisognerà capire se la sua reattività e l’esplosività ci sono ancora. Insomma, non è semplice.
Nelle ultime apparizioni non è mai parso particolarmente in forma…
Questo forse sarà il passaggio più delicato. Se per entrare bene nella nuova maglia fa venti giorni ad allenarsi e non mangiare, si rovina definitivamente. Spero invece che sia già un mesetto che si allena bene e che se ne prenda altri due per calare progressivamente. In squadra ci sarà certamente chi lo seguirà su questo cammino.
E tu, Ale, ti tieni in forma?
Bici poca, visto il momento. Sto a casa e faccio un po’ di rulli. Per fortuna c’è Zwift, così posso continuare a sfidarmi con Michele (Bartoli, ndr). In attesa che finalmente si possa tornare a respirare un po’.