Search

Gazzoli, come si sta tra i grandi?

18.02.2022
4 min
Salva

Abbiamo intercettato Michele Gazzoli prima della seconda tappa della Volta ao Algarve, la sua seconda gara tra i pro’. Il giorno prima ha ottenuto un bel quinto posto (diventato quarto con il declassamento di Meeus per una manovra scorretta nei confronti di Coquard). Si è saputo difendere in una volata non semplice condotta magistralmente dalla Quick Step Alpha Vinyl e poi vinta dal solito Fabio Jakobsen

Abbiamo approfittato per chiedere al giovane corridore dell’Astana Qazaqstan Team come sono state queste prime gare. Il suo debutto ufficiale è avvenuto al Tour de la Provence, dove nelle quattro tappe corse dice di aver già imparato molto sul mondo dei grandi.

Michele Gazzoli quinto sul traguardo di Lagos (foto Facebook Volta ao Algarve)
Michele Gazzoli quinto sul traguardo di Lagos (foto Facebook Volta ao Algarve)
Intanto complimenti per il piazzamento.

Grazie mille! E’ stata una tappa difficile, con gli ultimi 50 chilometri fatti pancia a terra in mezzo ai ventagli. Mi stanno perseguitando, i ventagli intendo, anche in Provenza li abbiamo fatti, ma questa volta li ho saputi gestire.

Hai già iniziato con una delle lezioni più dure!

Assolutamente, ma fa tutto parte del gioco. In Provenza era la prima volta che vivevo dei momenti del genere, ho capito un po’ come funziona e questa volta mi sono buttato. Peccato…

Al Tour de la Provence il suo debutto con i pro’ (foto Instagram)
Al Tour de la Provence il suo debutto con i pro’ (foto Instagram)
Per il quarto posto? 

Sì, eravamo messi molto bene negli ultimi due chilometri, poi uno della Trek ha affrontato una rotonda come un kamikaze ed ha spezzato il gruppo. Avremmo potuto fare uno sprint migliore (dice con un velo di rammarico tipico di chi non si accontenta mai, ndr).

Torniamo per un attimo in Provenza, com’è andata la prima gara?

Molto bella, emozionante. Ci si allena tutto l’inverno con la maglia del team ma quando ci attacchi il numero è qualcosa di diverso. 

E la preparazione? Il pullman, la riunione pre gara…

Quello devo ammettere che non l’ho vissuta tanto diversamente. E’ ovvio che alla prima gara rimani un po’ affascinato da tutta la strumentazione che c’è. VeloViewer è quello che mi ha sorpreso di più, vedi il vento, la pendenza, la larghezza della carreggiata…

E poi ci sono le radioline…

Con quelle ho già avuto modo di correre ma usate in questo modo mai. Si nota come i diesse siano abituati a comunicare ed usarle per “teleguidare” i corridori. Prima della zona dei venti ci hanno detto di portarci avanti, ci ricordano di mangiare.

Ecco, il cibo, cambiando la tipologia di gare cambia anche l’alimentazione?

Devi sempre ricordarti di mangiare, ma non è facile. Ieri, per esempio, la prima ora l’abbiamo corsa “a tutta”, diventa difficile anche solo mettere in bocca il panino, ma bisogna farlo altrimenti nel finale salti. E’ una tipologia di alimentazione più sostanziosa, soprattutto per distanze così.

Durante l’inverno la preparazione e l’alimentazione sono state curate in maniera metodica (foto Instagram)
Durante l’inverno la preparazione e l’alimentazione sono state curate in maniera metodica (foto Instagram)
Lavori a stretto contatto con Erika Lombardi, come ti trovi con lei?

Bene, appena ci siamo visti ho subito riposto piena fiducia in lei. Abbiamo preso le misure nei mesi di preparazione trovando un equilibrio ottimo. Ieri era la seconda volta che affrontavo una distanza del genere (200 chilometri, ndr) e devo ringraziare anche lei per il quarto posto.

Con i compagni, invece, come ti trovi?

Molto bene, mi sono legato subito con Davide (Martinelli, ndr) e “Leo” Basso. Il primo abita molto vicino a me, a Brescia, e già ci allenavamo insieme, il secondo è molto simpatico e socievole ed è stato semplice entrare in sintonia.

Michele Gazzoli debutterà al Nord alla Omloop Het Nieuwsblad, tornerà per la prima volta in Belgio dopo il mondiale 2021
Michele Gazzoli debutterà al Nord alla Omloop Het Nieuwsblad, tornerà per la prima volta in Belgio dopo il mondiale 2021
Ed i prossimi impegni quali saranno?

Dopo l’Algarve farò il mio debutto al Nord, alla Omloop Het Nieuwsblad. Sono parecchio emozionato, è capitato di parlarne con Davide e Leo a cena la sera prima del debutto qui in Portogallo. Mi hanno detto cosa aspettarmi: l’inferno, nel vero senso del termine. Non puoi mai distrarti e devi correre sempre davanti, poi il pavè… Non vedo l’ora di andarci!

Tornare in Belgio dopo quello che abbiamo fatto a settembre sarà speciale…

Cavalli e Martinelli, come vi trovate con Training Peaks?

04.11.2021
5 min
Salva

La globalizzazione del ciclismo passa anche dal perfezionismo e dalla cura di tanti aspetti. Cosa c’è dietro alle prestazioni dei corridori? Allenamento, certo, ma come viene sviluppato dall’atleta ed elaborato dai coach? La preparazione migliora grazie a certe applicazioni oppure queste ultime nascono perché lo richiede la preparazione stessa? Sembrano dubbi amletici, di sicuro alla base ci sono dei test, dei valori e tanta voglia di impegnarsi e fare fatica. Ed è così da una chiacchierata con Marta Cavalli e Davide Martinelli – incontrati a Cremona durante il Gran Premio Mamma e Papà Guerciotti di ciclocross – il discorso vira su Training Peaks. Ovvero una piattaforma utilizzata rispettivamente sia dalla 23enne della Fdj Nouvelle Aquitaine Futuroscope, dal 28enne della Astana-Premiertech e tanti altri corridori sia dai preparatori per impostare al meglio gli allenamenti in funzione delle gare.

Innanzitutto, da quanto tempo usate questa applicazione?

CAVALLI: «Ho iniziato quest’anno, da quando sono andata in Francia a correre. La mia squadra la utilizzava già da un paio di annate. Onestamente prima non la conoscevo anche se ne avevo già sentito parlare». 

MARTINELLI: «Dal 2016, da quando sono passato professionista nella Quick Step. Ed anche in Astana lo usiamo. La metà delle formazioni ce l’ha».

L’interfaccia di Training Peaks viaggi anche su mobile: ecco la situazione di riposo di Davide proprio oggi
L’interfaccia di Training Peaks viaggi anche su mobile: ecco la situazione di riposo di Davide proprio oggi
Ce ne parlate? Come funziona?

CAVALLI: «E’ una piattaforma in cui vengono caricati, come base, tutti i nostri dati e i valori espressi dai test. Successivamente ci carichiamo dentro tutti i dati degli allenamenti. Dopo di che, in base a tutti questi elementi, viene fatta la tabella di allenamento. Ma attenzione, non è mica un programma che elabora tutto magicamente. Manca la componente più importante».

MARTINELLI: «Su Training Peaks si possono caricare anche tutti gli allenamenti salvati in passato anche se, ad esempio, un corridore non lo utlizzava. Si può veramente creare un database, trovare tutto quanto. Si può vedere e capire, prendendo un periodo a caso, se in quel momento il corridore era in forma o meno. E’ eccezionale».

Marta, dicevi che manca una componente. Quella umana, giusto?

CAVALLI: «Esatto, quella del preparatore atletico per essere precisi. E’ lui che, incrociando i dati e considerando il calendario delle gare, compone le tabelle di allenamento. Ovviamente ci vuole un coach che conosca bene la piattaforma, però vedo che ormai tutti la sanno usare». 

MARTINELLI: «Concordo con Marta. Il ruolo del preparatore è chiaramente fondamentale per fare tutto. Ad esempio lavoro da tempo con Mazzoleni (il coach della Astana, ndr), c’è fiducia reciproca e talvolta modifico leggermente io la mia tabella in base a certe situazioni. Questo forse succede con corridori un po’ più esperti e che hanno un rapporto più profondo con i propri allenatori».

In sostanza cosa produce Training Peaks?

CAVALLI: «E’ uno strumento che ottimizza gli allenamenti e i vari periodi di lavoro. Da quelli di carico a quelli di scarico e recupero. Oppure ti evita l’overtraining. C’è un range entro il quale restare per sapere di essere in condizione. Più ci sono bilanciamento ed equilibrio, più sei vicino al picco di forma. Addirittura è possibile avere una stima di come andrai o come starai il giorno della gara. Però bisogna assolutamente dire che non è una piattaforma infallibile».

MARTINELLI: «In pratica lì dentro abbiamo tutte le nostre tabelle. Nel periodo di fondo, in preparazione alle corse, abbiamo il programma di lavoro dei prossimi 15/20 giorni. Mentre durante il periodo delle gare è limitato al massimo alla settimana perché subentrano altre variabile di cui tenere conto. Anche se molto precisa, qualcosa non viene sempre calcolato».

Sulla piattaforma vengono caricate le prestazioni in allenamento per impostare meglio la gara. Qui Cavalli al Giro d’Italia Donne
Sulla piattaforma vengono caricate le prestazioni in allenamento per impostare meglio la gara. Qui Cavalli al Giro d’Italia Donne
Perchè dite che non è infallibile?

CAVALLI: «Beh, non tiene conto delle sensazioni che abbiamo in gara o in allenamento. I dati di Training Peaks sono un ottimo riferimento su cui basare il proprio lavoro, ma alla fine i valori devono essere associati alle nostre sensazioni. Ad esempio quando i miei dati indicano che potrei essere stanca, io solitamente in gara vado bene e poi ancora meglio in quella successiva, specie se ravvicinata. E’ come se avessi bisogno di sbloccare il mio motore, in Francia lo chiamamo “déblocage”. Dobbiamo sì tenere sotto controllo i valori, ma anche ascoltare noi stessi».

MARTINELLI: «Le sensazioni sono quello che devi riferire al tuo preparatore, perché la piattaforma non può capirle o calcolarle. E torniamo al discorso che facevo del rapporto di fiducia che si ha con lui».

E come vi trovate? Si può rischiare di diventarne troppo dipendenti?

CAVALLI: «Mi trovo bene. E’ semplice da usare e non è condizionante negli allenamenti. Anzi, so cosa mi dice il mio corpo e col passare del tempo prendo sempre più le misure a questo modo di allenarsi. Certo, va detto che il ciclismo adesso è sempre più performante, già dalle prime gare sono tutti in formissima e quindi queste metodologie sono all’ordine del giorno.

MARTINELLI: «Benissimo, è uno strumento utile per preparare le gare che hai già fatto in passato, andando a ripescare nel famoso database i valori che avevi in quel periodo. A quel punto puoi ripeterli o modificare in modo o l’altro. Vi dirò che ormai i preparatori preferiscono vedere una ventina di allenamenti caricati, piuttosto che fare il classico test alla soglia che si fa solitamente. Sono più veritieri».

Training Peaks non riesce a leggere nelle sensazioni: per quelle si parla con il preparatore (foto Instagram)
Training Peaks non leggere le sensazioni: per quelle si parla con il preparatore (foto Instagram)
Marta quest’anno sei cresciuta ancora e sei stata tra le più costanti in termini di risultati.  Visto che utilizzi Training Peaks da un anno, quanto e in cosa ti ha cambiato?

CAVALLI: «Mi ha cambiato tanto, soprattutto in termini di gestione dello sforzo o dei periodi di carico e recupero. Ora che so meglio come mi devo allenare, devo curare qualche dettaglio per completare il mio processo di crescita. Ad esempio nel 2022 mi aiuterà a ritrovare un po’ di esplosività».

Davide tu invece che usi Training Peaks da tanto tempo che differenze hai trovato dal primo anno ad oggi?

MARTINELLI: «Direi che negli ultimi anni guardo di più tre aspetti. Le ore settimanali di allenamento. Poi il TSS (training stress score, ndr), ovvero il carico e l’intensità delle ore di allenamento. Chiaramente un’ora tranquilla non è uguale ad un’ora a tutta. E infatti per questo c’è un ulteriore range, che va da 30 a 100, per parametrare l’intensità di queste ore di allenamento. Infine il terzo aspetto è legato alla critical power, che per me è la chiave di tutto. Ossia vedere che wattaggio puoi tenere su determinati periodi di tempo. Da quello puoi capire se sei performante o meno. Ormai il ciclismo viene calcolato tutto in minuti. Una salita non è più di tot chilometri ma di tot minuti. E su quel tempo devi calcolare la tua prestazione in base ai watt. Il watt non mente mai». 

Sterrato in vista, Martinelli (e i pro’) si preparano così

14.10.2021
4 min
Salva

Poco più di 24 ore e i pro’ esordiranno in una gara gravel. C’è grande fermento per la Serenissima Gravel. E’ tutto nuovo, tutto da capire, anche per i corridori. E tra i protagonisti di questo storico evento ci sarà Davide Martinelli pronto, con altri tre compagni della sua Astana-Premier Tech Battistella, Lutsenko e Felline, ad impolverarsi sullo sterrato veneto.

Assaggi di sterrato all’Adriatica Ionica Race, anche se in questo caso si utilizzavano bici da strada
Assaggi di sterrato all’Adriatica Ionica Race, anche se in questo caso si utilizzavano bici da strada

Verso l’ignoto

Oggi è giorno di sopralluogo. L’unico vero test che i corridori possono fare visto il calendario mai così fitto. Però forse è proprio questo senso di mistero a rendere il tutto così eccitante e curioso. 

«E’ un qualcosa di nuovo – spiega Martinelli – e non sappiamo bene come approcciarlo. Mi verrebbe da dire che non rischieremo troppo, ma poi noi corridori quando ci attacchiamo il numero sulla schiena non ci tiriamo mai indietro. 

«Credo non andremo a tutta dall’inizio alla fine, perché 90 chilometri di sterrato sono tanti davvero. Immagino che si deciderà tutto nei due o tre settori finali. Non vedo una corsa come su strada, con la fuga che va via… Poi magari vengo smentito! Cercheremo anche di divertirci. Perché noi pro’ pensiamo sempre alla prestazione e questa può essere l’occasione giusta. Io sono contento di farla!».

La Wilier Rave Slr con la quale correranno gli Astana
La Wilier Rave Slr con la quale correranno gli Astana

Misure (quasi) identiche

Ma una delle curiosità maggiori riguarda l’allestimento tecnico per affrontare lo sterrato. I ragazzi, non solo quelli dell’Astana, hanno avuto davvero poco tempo di provare le bici gravel. 

«In effetti 15 giorni fa, quando abbiamo fatto delle foto per il team, ho avuto modo si saggiare la Wilier Rave. Abbiamo riportato le stesse identiche misure che su strada. Semmai è forse un po’ più corta, per una questione di guidabilità, ma parliamo davvero di millimetri. La mia altezza di sella è di 80 centimetri e l’ho riportata. Le pedivelle, le mie sono da 172,5 millimetri, sono le stesse. E così i pedali. I più esperti del gravel usano le scarpe e i pedali da Mtb e piccoli accorgimenti più specifici, ma noi volevamo toccare il meno possibile».

Il regolamento impone bici gravel. Si è cercato di riprodurre le misure della strada al millimetro
Il regolamento impone bici gravel. Si è cercato di riprodurre le misure della strada al millimetro

Camere d’aria o tubeless?

I dubbi maggiori riguardano l’allestimento tecnico della bici, a partire dalle gomme. O meglio, quelle più o meno saranno da 35 millimetri per tutti (poi ogni marchio ha la sua misura) ma saranno con camera d’aria o con tubeless? Perché bisogna dirlo, non tutti i pro’ sanno fare interventi sulla loro bici. Specie se tubeless. Il professionista su strada non è un biker. Ma non sa farlo per ovvie ragioni: uno è sperso da solo nei boschi, l’altro ha l’ammiraglia al seguito. Ammiraglia che però non c’è nella Serenissima Gravel.

«Ho sentito – riprende Martinelli – che si useranno i tubeless o le camere d’aria a discrezione del corridore. Per comodità direi che il tubeless è meglio, anche perché in caso di foratura c’è il liquido, mentre la camera d’aria farebbe perdere più tempo (ma ci si può intervenire più facilmente, ndr). Io per esempio deciderò dopo il sopralluogo di oggi, anche per scegliere le pressioni delle gomme e gli ultimi dettagli.

«Bisogna pensare che abbiamo quattro stazioni meccaniche e sarà fondamentale non avere intoppi. E’ un po’ come la Roubaix: se non hai guai sei già davanti».

Assistenza fai da te

Niente ammiraglia dicevamo e quattro punti di assistenza tecnica lungo il percorso: i corridori si sono “allenati a “fare i meccanici”?

«No, no… si va con le conoscenze di base – dice Davide – Poi dipende sempre da quello che rompi e come lo rompi. Se il cambio si storce un po’, con un po’ di delicatezza riesci a rimetterlo in linea. Ma se si spezza c’è poco da fare. Magari partiremo con delle chiavi in tasca. Non so, un multitool. Se per esempio dovesse scendere la sella si riesce a sistemarla, con una brugola. O comunque si possono fare quei piccoli interventi per raggiungere la zona di assistenza.

«Sono indeciso se partire con due borracce piene o con una borraccia e un’altra tagliata dove riporre gli attrezzi. Tanto non fa caldissimo e una sola borraccia di acqua potrebbe andare bene. O ancora, con due borracce e un’ulteriore tasca sottosella per mettere la camera d’aria. Vedremo…».

Martinelli, un mal di schiena da… eccesso di velocità

07.04.2021
3 min
Salva

Un post di Davide Martinelli su Instagram dopo Harelbeke ha un po’ scosso i tifosi di ciclismo. Tradito dalla schiena, il bresciano è stato costretto ad abbandonare le corse del Nord, rinunciando alla Gand e poi anche al Fiandre. Alla fine però il dio del ciclismo gli ha voluto bene e ha portato al rinvio della Roubaix, che fra le tante sarebbe stata la sua preferita. Così Davide ha riposto i sogni, ha alzato bandiera bianca con meno rammarico, si è sottoposto a una serie di terapie e poi finalmente è tornato in bicicletta. Ma il risvolto insolito dei suoi acciacchi è che il dolore alla schiena è stato provocato dalla Milano-Sanremo.

«Da quelle sette ore con le mani basse sul manubrio – racconta – a una velocità altissima. Complice il vento a favore, abbiamo fatto i 45 di media. E a forza di stare giù bassi, tutti gli osteopati che ho sentito e anche i medici mi hanno parlato di infiammazione del nervo toracico lungo, che provoca dolore all’altezza della scapola».

Ritirato dopo Harelbeke. con il dolore alla schiena
Ritirato dopo Harelbeke. con il dolore alla schiena

Resa ad Harelbeke

Quando senti parlare un corridore di mal di schiena, immagini le vertebre lombari e il classico dolore da sovraccarico, invece il caso di Martinelli è diverso, ma di certo il dolore non è stato per questo minore.

«Ho fatto la Tirreno – dice – come prima corsa a tappe dell’anno, a causa delle cancellazioni in Spagna e qualcosa mi è mancato. Alla Sanremo, a parte il problema alla schiena, mi sono ritrovato in finale con le forse un po’ troppo giuste, perché la Tirreno l’abbiamo corsa fortissimo e forse non è stata la miglior preparazione per la Sanremo e quello che veniva dopo. Ugualmente sono arrivato a De Panne in buone condizioni, tanto che nel finale ho anche provato un attacco. Però fino a quel punto sentivo qualche dolorino, ma niente di preoccupante. Del resto fra la Sanremo e le prime corse in Belgio, avevo fatto solo scarico e quando fai due ore al massimo, i problemi non vengono fuori. Invece ad Harelbeke dopo 100 chilometri ho dovuto fermarmi».

Dal 2020, Davide è all’Astana, dopo i primi 4 anni nel gruppo Quick Step
Dal 2020, Davide è all’Astana, dopo i primi 4 anni nel gruppo Quick Step

Tecar e fisio

Il rimedio, dopo una prima fase senza bici, ha visto il ricorso alla Tecar e a svariate sedute di fisioterapia.

«Ora sembra tutto in via di risoluzione – racconta – e ho ripreso ad allenarmi abbastanza bene. Devo ammettere che è stato brutto vedere in televisione il Fiandre e prima ancora la Gand-Wevelgem. Quei ventagli sarebbero stati un momento bellissimo in cui buttarsi cercando di combinare qualcosa. E poi mi sarebbe piaciuto dare man forte alla mia squadra, perché senza vari corridori infortunati, la mia presenza avrebbe aiutato l’Astana a uscirne meglio. Ma ora c’è una stagione da reinventare, non si può aspettare la Roubaix di fine anno, spero di trovare le occasioni per fare la mia parte e ottenere semmai qualche risultato anche per me».

Davide Martinelli

Davide Martinelli: «Vincere con papà in ammiraglia»

28.11.2020
5 min
Salva

Davide Martinelli ha ripreso ad allenarsi da pochi giorni. Il bresciano si divide tra la bici e i lavori che sta facendo nella nuova casa, nei pressi di Lodetto, dove presto andrà a vivere con la sua Rebecca Gariboldi, anche lei ciclista. Un bel da fare insomma, tra cantiere, Ikea e preparazione.

Quindi presto smetterai di cenare con il tuo direttore sportivo (Giuseppe Martinelli, ndr)!

Eh sì. Mi controlla!

Davide Martinelli
Davide Martinelli in azione al campionato italiano 2020
Davide Martinelli
Martinelli in azione al campionato italiano
Scherzi a parte, cosa resta di bello e di brutto di questo strampalato 2020?

E’ stato un anno veramente strano, non solo per il ciclismo. Anche adesso, d’inverno, che è l’unico vero momento di svago, non puoi vederti con gli amici o andare in vacanza. La nuova impennata del covid ci ha riportato in un loop negativo. Almeno così si è percepito qui da me. Di positivo c’è che alla fine la stagione l’abbiamo portata a casa. Si è corsa quasi tutta. Il fatto che si sia disputata tutta la Vuelta è un bel messaggio per il futuro: significa che si può correre anche con il virus e questo ti dà dei punti fissi. Non è poco. Inoltre non credo che il ciclismo e molte squadre possano reggere un’altra annata così.

E il tuo bilancio?

Mi aspettavo qualcosa di meglio. A forza di correre a supporto degli altri si era un po’ spenta la scintilla nelle corse. Quest’anno però ero lì, non riuscivo a cogliere il risultato, però sono migliorato in salita. Ho fatto per la prima volta le grandi classiche: Sanremo, Fiandre… distanze importanti. Non sapevo dove sbattere la testa dopo i 220 chilometri e invece ho avuto belle risposte. Alla Sanremo ho rotto la scarpa all’imbocco della Cipressa dopo quasi 300 chilometri visto che quest’anno era più lunga, ma stavo bene. Al Fiandre ho forato a 45 dall’arrivo quando ero nel gruppo di testa. Questo mi dà fiducia. E credo che valga più di un decimo posto arrivato per caso e che sai non potrai ripetere. E la squadra questa cosa l’ha notata.

Tuo padre ti ha dato dei consigli per queste classiche?

E’ normale che se ne parli, ma lui è più un ds per grandi Giri. E infatti se “facessi” lo scalatore (come se fosse una professione, ndr) sarebbe più contento! Le classiche non sono il suo pane, però con me sta cambiando visione. La mia prima Sanremo con lui in ammiraglia è stata uno stimolo. Sentirlo per radio che ci diceva: Forti qui, mi raccomando. Ecco l’Aurelia, state davanti. Qui si è fatta la storia del ciclismo…». Mi segue molto da quando ero juniores. E mi ha detto: «Prima che smetto voglio fare il ds con te in squadra». Il mio sogno è di vincere una corsa da professionista con papà in ammiraglia.

Davide Martinelli
Potenziamento alternativo… da Ikea!
Davide Martinelli
Potenziamento alternativo… da Ikea!
Wow, bello! E poi sarebbe un record immaginiamo…

Credo di sì. Adesso c’è un altro caso. La Deceuninck-Quick Step ha preso Stijn Steels, figlio di Tom.

Allora ti devi sbrigare a vincere?

Cavolo! Hai ragione… 

Veniamo al futuro: hai già ripreso a pedalare…

Ho ripreso da una settimana, ma facendo cose molto blande: un’ora e mezza o due. Non di più. Poi giusto ieri ho fatto il primo lavoretto di attivazione. Un po’ di medio. Con Maurizio Mazzoleni mi trovo benissimo e concordo con lui quando insiste molto sulla base. Dobbiamo costruire una piramide e più la base è solida e più sono stabili i piani alti.

Ti sentiamo brillante. Si diceva avessi perso motivazione…

Chi lo ha detto? Questa non la sapevo! No, no… sono sereno. I miei momenti brutti sono stati quelli del lockdown, come per gli altri. Non è stato facile allenarsi senza obiettivo. Io posso dire che non mi sono mai divertito tanto ad allenarmi e non mai provato tanto piacere ad andare in bici. Anche quando dovevo fare 5-6 ore. E lo stesso in corsa.

Durante il lockdown di primavera portavi medicine e spesa ai tuoi compaesani. Ti ha aiutato a superare la quarantena?

Molto. Il mio paese è piccolo e ci si conosce un po’ tutti. Qualcuno con un po’ di malizia ha detto subito che era una scusa per allenarmi. Così un giorno ho preso il Garmin per vedere davvero quanto facevo. Ebbene, sono stato fuori tre ore e ho fatto 13 chilometri! Non credo incidano molto su chi fa 30.000 chilometri all’anno. In qualche modo sono un “personaggio” in paese. La gente sa chi sono e cosa faccio, così quando andavo da qualche vecchietta si scambiavano quattro parole, a debita distanza. Loro mi chiedevano delle corse. Certi siparietti! Però è stato bello per loro e bellissimo per me. Mi ha dato tanto. Ho rivisto la scala dei valori. Dopo 7-8 anni in cui vedi solo la bici, ti accorgi che la vita è anche altro. Rimetti le cose al loro posto.

Davide Martinelli
Davide e Giuseppe Martinelli, una foto tra le valli bresciane
Davide Martinelli
Davide e Giuseppe Martinelli, una foto tra le valli bresciane
E questo immaginiamo ti aiuti anche per la bici stessa. Astana 2021: un team più che rinnovato. Arrivano giovani e vanno via dei capitani. Ci sarà anche più spazio per te?

Perdiamo Lopez, ma Vlasov ha dimostrato di essere al passo dei migliori.

Ma allora resta il russo, non va alla Ineos-Grenadiers?

Sì, si…

Perdona l’interruzione…

Con meno leader, per noi ci sarà più spazio. Se andiamo a vedere molti team che hanno stupito nelle ultime stagioni erano quelli che hanno puntato sui giovani.

Sai già qualcosa del tuo calendario 2021?

Immagino si baserà sulle classiche di primavera e spero anche di fare il Giro, anche se il binomio classiche-Giro non va d’accordissimo.

Certo, le tue classiche sono Sanremo, Fiandre… quelle iniziali, non la Liegi.

Esatto. Fosse stata la Liegi non ci sarebbero stati problemi. Io invece già a fine febbraio devo essere al 100 per cento e arrivare a maggio sarebbe lunga. Però è anche vero che ogni stagione è a sé e non si sa mai.

Qual è la classica che preferisci?

Mi è dispiaciuto non fare la Parigi-Roubaix, ero gasato a mille! L’ho fatta da junior e da dilettante e mi era piaciuta moltissimo. Così come mi è piaciuto il Fiandre. La Sanremo devo ancora inquadrarla. Però se devo dirne una, scelgo la Roubaix… sarà che ancora non l’ho fatta.