Gualdi Mondiali 1990

Gualdi, raccontaci: com’è sudare (e vincere) in Giappone?

20.07.2021
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Fra i tanti vincitori di titoli mondiali nel ciclismo italiano, Mirko Gualdi riveste un ruolo particolare, almeno in questi giorni, perché conquistò il suo titolo (allora fra i dilettanti) nel 1990 a Utsunomiya, nel lontano Giappone. Il Paese dove ormai tra un pugno di giorni ci si giocherà il titolo olimpico, ossia l’ingresso nella leggenda. Sono passati tanti anni e la vita di Gualdi, da quel giorno, è trascorsa attraverso mille peripezie, ma alcuni particolari di quella gara sono ben presenti nella memoria e possono essere anche un buon bagaglio di esperienze per Cassani & C.

Se gli si chiede che cosa ricorda inizialmente, il lombardo non ha dubbi: «Il caldo… gareggiammo fra i 35 e i 38 gradi con l’85 per cento di umidità. Ricordo soprattutto una ricognizione sulla salita più dura nei giorni precedenti. In cima mi tolsi la maglietta, la strizzai e colava acqua come tirata fuori dalla lavatrice senza centrifuga… ».

Come vi difendeste da quel caldo opprimente?

Borracce di acqua e sali come se piovesse, ma soprattutto è importante mentalizzarsi su quel che si troverà, avere ben presente che il clima costituirà un fattore come lo fu per noi.

Gualdi Caruso 1990
Gualdi in mezzo con il massaggiatore Glauco Stacchini e Roberto Caruso, secondo al traguardo nella gara dei dilettanti del 1990
Gualdi Caruso 1990
Gualdi in mezzo con il massaggiatore Glauco Stacchini e Roberto Caruso, secondo al traguardo nella gara dei dilettanti del 1990
Il fuso orario influì?

Non poco. Noi scegliemmo di partire per tempo, considerando gli studi che indicano un recupero di un’ora al giorno. Altri scelsero altre vie, gli olandesi ad esempio partirono due giorni prima per non cambiare il ciclo metabolico, col risultato di ritirarsi tutti… Servirebbero almeno 10 giorni per trovare il giusto assetto.

Com’era il percorso?

Molto duro. Non conosco quello dell’Olimpiade, ma so che non sarà tenero neanche quello. Noi lavorammo molto sul tracciato, Zenoni lo aveva studiato nei minimi particolari. In quell’occasione imparai che mettendo in correlazione preparazione e risultati si è premiati e so che Cassani, che era in gara a Utsunomiya fra i pro’, fa lo stesso.

L’ambiente?

Erano tempi diversi da oggi, dove con gli smartphone sei sempre collegato con il mondo e quindi con casa. Noi stavamo tutti insieme in hotel, l’unico diversivo era la telefonata serale, il difficile era stare soli in camera. Fu fondamentale l’apporto dello psicologo Sergio Rota.

Gualdi Bettini 1998
Gualdi insieme a Paolo Bettini al Giro d’Italia 1998. Nella sua carriera da pro’, Gualdi ha vinto 3 corse
Gualdi Bettini 1998
Gualdi insieme a Paolo Bettini al Giro d’Italia 1998. Nella sua carriera da pro’, Gualdi ha vinto 3 corse
Che cosa ricordi della gara?

Eravamo in 6, nella prima parte l’obiettivo era piazzare un paio di corridori in ogni fuga, altrimenti si sarebbe lavorato per la volata finale di Baldato. Si formò una fuga di 12 corridori con me e Roberto Caruso dentro. In salita rimanemmo in 4, sempre con Roberto insieme a me e successivamente provai ad andare via e vidi che ero rimasto solo. Mancavano 65 chilometri al traguardo: è stata la più lunga fuga vincente dei mondiali, solamente Soukhoroutchenkov aveva completato un’azione superiore ai Giochi di Mosca ’80.

La tua carriera professionistica è durata solo 7 anni, dal 1993 al 2000, con qualche guizzo ma tanta sfortuna. Che cosa accadde?

I primi 3 anni furono contraddistinti da una marea di guai fisici: una bronchite che non andava via, poi la frattura a una spalla, nel ’95 l’operazione alla schiena. La mia prima vera gara fu il Tour ’96, dove ottenni un 2° e un 3° posto parziali. Nel ’98 fui 3° ai tricolori a cronometro e feci una grande Vuelta, finendo 21°, ma vedendomi sfuggire la vittoria per ben tre volte a un chilometro dal traguardo. Nel 2000 fui 3° a Milano nella tappa finale del Giro, venti giorni dopo ebbi un’incidente che mi costò la piena mobilità di un polso e dovetti chiudere così. Quel problema non mi ha più permesso di guidare la bici, non posso tenere il manubrio.

Gualdi famiglia 2018
Ritiratosi nel 2000, Gualdi (qui con la famiglia) è oggi responsabile commerciale della Brinke
Gualdi famiglia 2018
Ritiratosi nel 2000, Gualdi (qui con la famiglia) è oggi responsabile commerciale della Brinke
Da allora che cosa ha fatto Mirco Gualdi?

Sono rimasto nel mondo della bici. Per molti anni ho lavorato alla Bianchi, ora però sono responsabile commerciale della Brinke, una start up nata 7 anni fa, con sede a Desenzano del Garda, un impiego che mi dà molta soddisfazione perché c’è sempre la voglia di crescere.

Da osservatore esterno che conosce a cosa gli azzurri andranno incontro, sei fiducioso?

Sì, per più motivi. Innanzitutto perché Cassani sa quello che fa e se ha scelto quei 5 uomini ha sicuramente in mente una tattica adatta. Poi perché penso anche che una grande corsa a tappe può darti una buona gamba, ma interpretare subito dopo una grande gara in linea non è la stessa cosa, i picchi di velocità e l’interpretazione cambiano. Il principio negli anni non è cambiato: se lavori sulla preparazione, sulla prestazione i risultati poi verranno.

Gli azzurri fanno valigia, la Settimana Italiana va avanti

17.07.2021
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Trarre il massimo vantaggio dalla competizione senza correre rischi inutili. In fondo era questo che voleva per i suoi azzurri Davide Cassani, accompagnato da Marco Villa, Mario Scirea e il resto dello staff, quando ha inserito la Settimana Ciclistica Italiana nel calendario di avvicinamento a Tokyo. E adesso che i quattro moschettieri azzurri (Gianni Moscon, Giulio Ciccone, Alberto Bettiol e Damiano Caruso, quest’ultimo in maglia Bahrain Victorious) hanno lasciato la Sardegna, può ben dirsi soddisfatto.

Nella volata della terza tappa vittoria di Ackermann a sinistra, ma Milan (in rosso) lo ha fatto soffrire
Nella volata della terza tappa vittoria di Ackermann a sinistra, ma Milan (in rosso) lo ha fatto soffrire

Treno Ganna

Certo, se Elia Viviani (poi 4°) avesse trovato il guizzo giusto sul rettilineo di via Diaz, sotto la scalinata di Bonaria a Cagliari, tutto sarebbe stato ancor più perfetto, ma certi sincronismi non sono semplici da trovare e Gianni Moscon e Filippo Ganna hanno fatto con grande scrupolo il loro lavoro di apripista

«E’ stato pilotato bene – ha detto Marco Villa a fine tappa, dopo averci parlato – Forse Filippo andava anche troppo forte e l’ha messo un po’ in difficoltà rispetto al suo solito ultimo uomo. Diciamo che è stato un ultimo uomo particolare. Ma sono contento per Elia, ha le gambe pesanti perché ha fatto tanto lavoro, ma si sta ritrovando».

Cassani soddisfatto

Elia resterà nell’Isola sino all’ultima tappa, come Jonathan Milan, che a dispetto dei propri vent’anni si è buttato nella mischia contestando sino all’ultimo centimetro a Pascal Ackermann una vittoria sancita soltanto dal fotofinish e per questione di centimetri. Gli stradisti designati per Tokyo, invece, hanno completato senza danni i loro tre giorni fatti di tante “trenate”, qualche variazione in salita e un bel fondo: «E’ quello che serviva per finalizzare il lavoro fatto in altura a Livigno», ha sintetizzato Cassani, soddisfatto. L’unico contrattempo (una caduta nel finale a 13 chilometri da Cagliari) ha coinvolto un azzurro non olimpico, lo sfortunato Fausto Masnada, arrivato con i pantaloncini strappati (a fine tappa è stato portato al Pronto Soccorso del Policlinico Universitario di Cagliari per le prime cure e in mattinata è rientrato a Milano con una diagnosi che parla di frattura non scomposta della vertebra S3 sacrum).

Ieri per Viviani un pilota d’eccezione e… troppo forte: Pippo Ganna
Ieri per Viviani un pilota d’eccezione e… troppo forte: Pippo Ganna

Buon umore Bettiol

In tre giorni sono arrivati buoni piazzamenti (il secondo posto di Bettiol a Sassari su tutti) ed è cresciuta la consapevolezza nei propri mezzi in vista della prova olimpica su un tracciato che presenta un grande dislivello. Certo, la nazionale di calcio ha alzato l’asticella vincendo l’Europeo e chi indossa la maglia azzurra deve dare il massimo: «La nostra maglia a Tokyo sarà bianca ma cercheremo di dare il massimo comunque – ha scherzato Bettiol, sintetizzando – posso dire di essere più soddisfatto al termine di queste tre giornate rispetto a quando sono arrivato».

Tanto azzurro

Tanto basta. Giulio Ciccone ha fatto il diavolo a quattro in salita, Gianni Moscon pure ed è stato prezioso nel finale a Sassari; lo stesso Bettiol ha cercato l’azione da finisseur a Oristano e Caruso è sempre stato nel vivo delle operazioni. Tutti hanno sfruttato ogni occasione per migliorare la condizione, per “lavorare”. 

«Sono soddisfatto, era un blocco di lavoro che serviva in vista di Tokyo – ha confermato Moscon – non siamo venuti qui per vincere, naturalmente se fosse arrivato il risultato tanto meglio, però abbiamo fatto un bel lavoro. Tutto secondo i piani: la corsa ha avuto l’utilità che doveva».

Moscon molto motivato, il lavoro sullo Stelvio sta dando ottimi frutti
Moscon molto motivato, il lavoro sullo Stelvio sta dando ottimi frutti

La Settimana prosegue

Il lavoro proseguirà in Giappone (assieme a Vincenzo Nibali): si cercherà rapidamente di neutralizzare gli effetti negativi del lungo viaggio e trovare l’adattamento fisico. In strada sono previste uscite attorno alle quattro ore. La Settimana Italiana va avanti con le ultime tappe, entrambe con partenza e arrivo a Cagliari, in pianura. Il leader Diego Ulissi difende un vantaggio di 6” su Sep Vanmarcke e Giovanni Aleotti.

Settimana Italiana, la corsa degli uomini in missione

16.07.2021
4 min
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Arrivato in vista della vetta, Simon Pellaud ha creduto di scorgere una donna vestita da sposa e la Madonna, ma non erano allucinazioni dopo il grande sforzo fatto per tenere le ruote dei migliori. La sposa faceva parte del suo fan club, arrivato da Martigny (Svizzera) sino in Sardegna per sostenerlo e piazzato proprio alla Madonnina, la lunga salita che sale da Cuglieri e che da queste parti è più celebre per la classica automobilistica in salita.

La missione di Pellaud

Pellaud è un uomo in missione. La sua dimensione è l’attacco da lontano e così è stato sin dall’avvio della Settimana Ciclistica Italiana. D’altra parte, dopo aver vinto il premio per il maggior numero di chilometri in fuga al Giro d’Italia, lui si sente quasi investito di un incarico.

Pellaud, dalle fughe del Giro ai Gpm della Sardegna
Pellaud, dalle fughe del Giro ai Gpm della Sardegna

«In realtà la maglia di leader del Gpm (in apertura, con lo sponsor scritto a mano, ndr) mi piace e quindi sono andato all’attacco anche oggi. Ci hanno ripreso sulla salita lunga (11 chilometri al 5,1 per cento, ndr) e ne ho fatto metà assieme al gruppo, ma alla fine sono riuscito anche a sprintare e prendere il secondo posto», ha detto quasi giustificandosi dopo l’arrivo a Oristano, che lo ha visto chiudere il gruppo dei 56 migliori, con lo stesso tempo del vincitore Pascal Ackermann, primo su Barnabas Peak e Sep Vanmarcke.

La missione di Ackermann

Il tedesco è un altro uomo in missione. La Sardegna, come la settimana scorsa la Romania, sono un ripiego per lui. Doveva essere al Tour de France (per contratto, sostiene lui) e quanto sarebbe servito in volata alla Bora-Hansghrohe che nel frattempo ha pure perso Peter Sagan

Ackermann vince la seconda tappa e si toglie un sassolino
Ackermann vince la seconda tappa e si toglie un sassolino

Invece il team lo ha escluso e lui ha risposto con due vittorie al Sibiu Tour e una (per ora, ma è difficile che resti l’unica) alla Settimana Italiana: «Anche se non avevo vittorie, mi ero preparato bene e credo che meritassi di essere in Francia. Oggi era una giornata dura, c’era una salita lunga, ma la squadra credeva in me e io stesso ci credevo. Ho dovuto inseguire da solo dopo la salita e sono davvero felice. So ci sono altre occasioni, ma non significa che sarà più facile perché tutti mi controllano».

La missione di Ulissi

Intanto ha dato una bella dimostrazione e altrettanto sta facendo Diego Ulissi (ieri 7° in volata), che ha indossato ancora la maglia color del mare di leader della classifica, ma che avrebbe preferito un altro azzurro. Però la convocazione di Davide Cassani per Tokyo non è arrivata e a lui non resta che battagliare con Bettiol (anche a Oristano attivissimo perfino negli ultimi chilometri prima dello sprint), Ciccone, Moscon e Caruso e provare a difendere la maglia.

Con l’annunciato ritiro del vincitore del Fiandre 2019 e degli altri azzurri della strada (la partenza per il Giappone è domani), i suoi rivali diretti per la classifica sono il “vecchio” Sep Vanmarcke e l’emergente Giovanni Aleotti (entrambi a 6”), ma più ci si avvicina a Cagliari, sede degli ultimi tre arrivi, più il terreno diventa favorevole ai velocisti puri e la missione di Ulissi meno complicata: «Non è più facile, ma guardo giorno per giorno e la voglio portare a casa», ha detto, festeggiando all’ombra della statua di Eleonora d’Arborea il 32° compleanno.

Ulissi ora vuole portare la maglia di leader a casa
Ulissi ora vuole portare la maglia di leader a casa

Missione Tokyo

Oggi, dopo la Oristano-Cagliari, con passaggio a Villacidro, casa del grande assente Fabio Aru, lasceranno gli altri quattro “uomini in missione”: Davide Cassani ha messo alla frusta i suoi quattro moschettieri olimpici (D’Artagnan-Nibali si unirà a loro domani a Roma), allungando la Sassari-Oristano ben oltre i 185 chilometri del percorso. Per Bettiol, Moscon, Ciccone e Caruso, altre due ore per l’ultima “distanza” italiana prima del trasferimento a Tokyo.

Cimolai, la svolta del Giro e il finale azzurro

09.07.2021
3 min
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Il Giro d’Italia ha dato la svolta e aperto le porte. I dubbi che dopo il 2020 erano stati dello stesso Cimolai, sono stati spazzati via dagli ottimi piazzamenti ottenuti nella corsa rosa e così adesso il velocista friulano, che nel frattempo è diventato papà della piccola Mia, si accinge a inaugurare un altro capitolo della sua carriera. Seduti a un tavolo, al riparo di un ombrellone mentre Livigno cerca refrigerio in poche gocce di pioggia, il discorso prende il largo.

Svolta al Giro

Due secondi posti (a Canale e Termoli), un terzo (a Foligno) e un quarto (a Verona), uniti al secondo posto nella classifica a punti hanno richiamato su di lui l’attenzione di qualche squadra, ragione per cui il suo manager Manuel Quinziato, di cui Davide è stato uno dei primi atleti, si è messo al lavoro per vagliare tutte le offerte.

Per Viviani

Ma la sua stagione, si diceva, non è stata soltanto il Giro d’Italia. La partecipazione alla Adriatica Ionica Race come supporto per Viviani ha dato un’altra svolta e fatto aumentare il credito e la considerazione di Davide Cassani nei suoi confronti. Ragione per cui, gli europei e i mondiali che si annunciano fra agosto e settembre potrebbero davvero essere i suoi prossimi obiettivi.

«Gli ho chiesto se voleva venire alla Adriatica Ionica – ricorda Cassani – perché avevamo bisogno di lui per aiutare Elia. E ha detto: va bene, vengo! Cimo è un grande uomo squadra. Basta vedere quello che ha fatto quando Trentin ha vinto l’europeo ed essendo ancora senza squadra avrebbe potuto pensare di più a se stesso. Basta guardare come si è comportato tutte le volte che è venuto in nazionale. Anche l’anno scorso è stato determinante e anche grazie a lui abbiamo vinto l’europeo con Nizzolo. E’ un uomo squadra, si fa trovare pronto. E i percorsi di europei e mondiali sono in effetti molto adatti a lui».

Nel 2018 tira la volata a Trentin che diventa campione europeo
Nel 2018 tira la volata a Trentin che diventa campione europeo

Verso la Vuelta

Davide non fa mistero di puntarci. E se da un lato non si sbottona sulle squadre che si sono interessate a lui, dall’altro torna sugli obiettivi che si era proposto a inizio anno.

«Dopo un 2020 opaco – ammette – mi era venuto qualche dubbio se non fosse il caso di convertirmi definitivamente al ruolo di gregario. Poi il Giro e quei piazzamenti, visto il livello degli avversari, sono stati una bella iniezione di fiducia e la svolta che cercavo. Ero partito per vincere una tappa al Giro e una alla Vuelta. Al Giro è sfuggita di un soffio, riproverò alla Vuelta. E poi europeo e mondiali».

Oggi a casa

Stamattina “Cimo” ha lasciato Livigno e ha fatto ritorno a casa, con Alessia e la piccola Mia, nata subito dopo il Giro d’Italia. La vita è cambiata in meglio. E il sorriso che ha quando parla di sua figlia è qualcosa che raramente gli avevamo visto prima. La stagione sta per riaccendersi. Alla Vuelta faremo tutti il tifo per lui.

Cassani, cinque nomi: le ragioni delle scelte

01.07.2021
5 min
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Davide Cassani l’idea dei nomi da dare se l’era fatta al Giro d’Italia. E se un nodo restava da sciogliere era legato al nome di Vincenzo Nibali. Ma sono state le parole del siciliano, le sue sensazioni e le prestazioni in crescendo fra il campionato italiano e le prime tappe del Tour a spazzare via gli ultimi dubbi. A quel punto, pur potendo aspettare fino al 5 luglio, Cassani ha preferito dare un nome alle sue scelte, per consentire agli atleti di lavorare nel modo giusto. Spazzando via l’ultima incertezza e impostando al meglio i 30 giorni che li dividevano dalla gara olimpica.

Nibali si è conquistato il posto soffrendo al Giro e costruendo la condizione per le settimane successive
Nibali si è conquistato il posto soffrendo al Giro e costruendo la condizione per le settimane successive
Ma non è stato facile, giusto?

Alla fine certe scelte sono da mal di testa, trovarne cinque è sempre complicato, perché si tratta di lasciare a casa qualcuno che poteva meritare. I cinque hanno dimostrato di stare bene e a Nibali ho lasciato la porta aperta. Ha dimostrato di volerlo a tutti i costi, si è impegnato come non mai. E alla fine mi sono basato sulla fiducia nel corridore e la sensazione che sarà una presenza utile. Mi dispiace invece per Ulissi, Formolo, Masnada e Cattaneo, ma ripeto cinque sono proprio pochi.

Perché a un certo punto è venuta fuori un’intervista in cui sembrava avresti lasciato a casa Vincenzo?

Lo vorrei sapere anche io da dove è venuta fuori. Mi sembra di sognare. Ho detto che Nibali va a Tokyo, se se lo merita. Anche a lui ho sempre detto così, sapendo che mancava un mese ancora. Non ho capito il perché di quell’intervista, ma sono sereno. E lo conferma il fatto che anche Vincenzo non ha detto nulla.

Caruso c’era già a Rio 2016, ma dopo il suo Giro straordinario ha strappato il biglietto per il Giappone
Caruso c’era già a Rio 2016, ma dopo il suo Giro straordinario ha strappato il biglietto per il Giappone
Perché Nibali a Tokyo?

Non voglio portare non un cognome o un corridore per riconoscenza, ma perché sarà utile alla causa azzurra. Gli ho detto che era normale non andare forte al Giro dopo quelle due cadute. E se anche non sarà lì per vincere, avrà la possibilità di parlare e di dare le sue indicazioni. Credo di aver messo insieme una squadra che funziona. Mi sarebbe piaciuto aspettare di più, ma ho preferito dare prima i nomi per quello che dicevamo prima. Per dargli il tempo di prepararsi sereni.

Immagini mai il film della corsa?

Tutti i giorni e ogni giorno penso a come gestire le varie situazioni. Abbiamo una squadra diversa da quella di Rio, dove c’era un solo capitano e anche per questo ho fatto le mie scelte. Ora dovremo decidere come correre. Gli avversari arriveranno dal Tour e non solo. I colombiani saranno forti, i belgi, gli sloveni, gli spagnoli. Se a Rio eravamo tra i favoriti, a Tokyo non lo saremo. Per cui dovremo essere anche capace di interpretare le situazioni con ragazzi che a modo loro potranno essere risolutivi.

Voleva una tappa al Giro e Bettiol ha così lanciato un segnale a Cassani: Bettiol fra le prime scelte
Voleva una tappa al Giro e Bettiol ha così lanciato un segnale a Cassani: Bettiol fra le prime scelte
Credi che la ruggine fra Nibali e Ciccone sia superata?

Non ne ho dubbi. Sono due ragazzi intelligenti e quando si indossa la maglia azzurra, le difficoltà si spianano tutte.

Moscon ha fatto un bel Giro, ma di base ha lavorato…

Gianni sa fare tutto. Sa aiutare, è veloce e con la maglia azzurra si è sempre superato. Ho sempre avuto tanta fiducia in lui e so che si sta preparando benissimo. Sta crescendo, è cresciuto. A Lugano non aveva gli avversari del Tour, ma ha vinto. Abbiamo un rapporto particolare di fiducia reciproca e sono sicuro che a Tokyo avrò il Moscon vecchia maniera.

Moscon è uno di quelli su cui il cittì conta: «Lo conosco bene»
Moscon è uno di quelli su cui il cittì conta: «Lo conosco bene»
Quando si parte?

Il 17 luglio. Saremo fuori Tokyo, speriamo che le misure restrittive siano un po’ meno estreme. Decideremo i percorsi di allenamento il giorno prima, li comunicheremo e potremo andare. Ma del resto non staremo là tanto tempo. Arriveremo, faremo due allenamenti sul percorso e poi sarà tempo di correre. Piuttosto, siete ancora a Livigno?

Ciccone ha mostrato al Giro una grande condizione. E’ veloce e scaltro: un’arma importante
Ciccone ha mostrato al Giro una grande condizione. E’ veloce e scaltro: un’arma importante
Sì Davide, che bel fresco…

Allora ho da chiedervi una cosa: ieri ha piovuto?

Al mattino c’era il sole, ma verso l’ora di pranzo è venuto giù il mondo. Perché?

Allora ho capito. Ho sentito Ciccone e alle sei e mezza era ancora in bici. Doveva fare sei ore ed è uscito quando ha smesso di piovere. Sono in contatto con tutti. Speriamo per Vincenzo che al Tour si diano una calmata. E poi sono convinto che andremo a fare un bel lavoro.

Bettini e i Giochi: Nibali lo porterei, Alaphilippe sbaglia di grosso

22.06.2021
6 min
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Paolo Bettini è nel pieno della sua stagione di testimonial, tra la Sportful Dolomiti Race cui ha preso parte lo scorso weekend e la Maratona dles Dolomites che bussa alle porte. Parallelamente anche la stagione dei professionisti si avvia verso il momento più caldo, con il Tour de France che lancerà le Olimpiadi. E proprio per questo, tornando alla scelta di Alaphilippe di mettere da parte di Giochi in favore della sfida francese, siamo andati a scovarlo nel suo buen retiro toscano, con una serie di domande perfette per il toscano che è stato campione del mondo e campione olimpico e che poi ha guidato la nazionale italiana alla sfida di Londra 2012. Si parte dal commento di Argentin, raccolto nei giorni scorsi, per cui Alaphilippe farebbe bene a non andare alle Olimpiadi e puntare tutto sulla maglia gialla.

Lefevere può aver avuto la sua parte nella scelta di Alaphilippe
Lefevere può aver avuto la sua parte nella scelta di Alaphilippe

«Rispetto ad Argentin – comincia Bettini – io ho fatto le Olimpiadi e fossi Alaphilippe farei il Tour in funzione di Tokyo. Al Tour, se va bene fa quinto. A Tokyo, se va bene vince, oppure va sul podio e sempre di medaglie olimpiche parliamo. Le Olimpiadi non sono ciclismo, sono sport. Mi diverto ancora ad andare in giro con la mia medaglia, perché ti tira fuori dal solito mondo. Le relazioni che ci legano, con i vari Iuri Chechi, Aldo Montano, Antonio Rossi, Valentina Vezzali sono particolari. Ci vediamo poco, ma quando succede siamo come fratelli».

Questo è il messaggio che sembrava essersi affermato dopo la tua vittoria, forse però il Covid ha accentuato le esigenze degli sponsor…

Infatti il problema potrebbe essere proprio questo. Alaphilippe è ancora con Lefevere ed è comprensibile soprattutto in questo periodo che gli sponsor si facciano sentire. Ma nonostante questo, il fatto che lui punti al Tour è un azzardo. Vogliamo fare l’elenco di quelli che vivono per il Tour e che possono fare meglio di lui? Al contrario, sempre valutando bene il percorso, Tokyo si addice alla perfezione a un corridore come lui, più che a un Bettini…

Sul podio dei Giochi di Atene 2004 con Paulinho e Merckx, anche Bettini correva con la Quick Step
Sul podio dei Giochi di Atene 2004 con Paulinho e Merckx, anche Bettini correva con la Quick Step
Sicuro?

Se punta al Tour, vuol dire che sulle salite dure si sente forte. E se arriva in volata in una corsa come quella, a poterlo battere ne vedo pochi. Forse Pogacar, già su Roglic avrei delle riserve. La Liegi 2020 gliel’ha regalata lui alzando le braccia 20 metri prima della riga, credendo di essere da solo. Ce l’ha un po’ come abitudine, ma non è detto che ci ricadrebbe.

Non è strano è che Voeckler, cittì francese, non abbia detto nulla?

Bisogna vedere quanto sia importante il ciclismo ai Giochi per il comitato olimpico francese. Certo che se poi Alaphilippe al Tour dovesse fare flop, non ne uscirebbe benissimo. Voeckler magari se lo deve tenere buono per i mondiali, ma la sensazione è che il ciclismo non abbia colto appieno la portata delle Olimpiadi. Paulinho è un ciclista, ma sull’argento di Atene ci si è costruito la carriera.

Da Alaphilippe che rinuncia, si passa alla querelle su Nibali: come la vedi?

La verità bisogna conoscerla, sanno Vincenzo e Cassani che cosa si sono detti (i due sono insieme nella foto di apertura al Tour che lanciava i Giochi di Ri 2016, ndr). Le convocazioni olimpiche non hanno gli stessi meccanismi di un mondiale. Ci sono tempistiche diverse e i tecnici devono consegnare al Coni relazioni sugli atleti convocati e quelli esclusi. E’ un percorso lungo, tanto che quando prima di Londra esplose Moser, vincendo il Giro di Polonia, e tutti lo volevano alle Olimpiadi, non potei inserirlo un po’ perché non rientrava nel mio progetto e un po’ perché non faceva parte della lista dei Probabili Olimpici.

Relazioni sugli esclusi, come mai?

Sì, perché l’atleta può fare ricorso, per cui se lasci a casa qualcuno, devi motivarlo. Non è come negli altri sport, in cui la convocazione è personale.

Alaphilippe_Roglic_Hirschi_Liegi2020
Roglic infila Alaphilippe alla Liegi del 2020, ma il francese ha alzato le braccia troppo presto
Alaphilippe_Roglic_Hirschi_Liegi2020
Roglic infila Alaphilippe alla Liegi del 2020, ma il francese ha alzato le braccia troppo presto
Tu Nibali lo porteresti?

Lo metterei dentro a prescindere e poi mi prenderei tutto il tempo per valutare. Vincenzo ha fatto Pechino, Londra e Rio. Uno che ha fatto tre Olimpiadi ha un’esperienza rara. A Pechino era al debutto, fu convocato per fare la corsa dura ed eravamo ancora dentro la città quando attaccò sul primo cavalcavia e rimase fuori tutto il giorno. Ai Giochi di Londra lo portai per aiutare. Disse: «Per la maglia azzurra faccio qualsiasi cosa». Il percorso era quello che era e la federazione voleva dimostrare che si poteva puntare sulla multidisciplina e che Viviani poteva fare pista e strada, altrimenti si sarebbe potuto mettere dentro Moser e fare corsa dura con Vincenzo. Ma ci sono piani e impegni e andò così. E poi a Rio ha quasi vinto. Uno così è un riferimento tutta la vita, anche solo per le cose che potrebbe raccontare alla vigilia

Può essere un elemento di disturbo nei piani del tecnico?

A due settimane dai mondiali di Zolder mi capitò di battere in volata Cipollini. Si rischiava di rompere l’equilibrio, per cui Franco (Ballerini, ndr) venne a chiedermi se mi sarei messo di traverso, ma lo rassicurai dicendogli che sarei stato ai patti. Il corridore che dà la parola fa così. La stessa cosa poteva succedere proprio con Nibali a Geelong, il mio primo mondiale da tecnico…

Nibali debuttante a Pechino fece anche la crono
Nibali debuttante a Pechino fece anche la crono
Perché?

Stava vincendo la Vuelta. Avevo paura che avrebbe avuto un calo di tensione e che il viaggio intercontinentale lo avrebbe spompato, In più c’era da allenarsi in Australia per parecchio tempo prima della corsa. E così gli chiesi se non fosse meglio restare in Italia a godersi la Vuelta. Sapete cosa mi rispose: «Non preoccuparti di me, faccio quello che serve. La maglia azzurra è troppo importante». Per portarlo rimase fuori Bennati, che non la prese bene, ma questo è il ruolo del tecnico.

Martini diceva che il momento peggiore era comunicare le esclusioni.

E’ vero ed è il motivo per cui è fondamentale parlare tanto con gli atleti. Loro magari la interpretano come una cosa personale, poi però si rendono conto che ogni parola forma il piano della nazionale. L’ambizione dei singoli c’è e va mantenuta, ma devi far capire gradualmente che si va per un obiettivo superiore. Se poi capita l’occasione…

L’ottimo rapporto con Ballerini, portò a Paolo i Giochi del 2004 e 2 mondiali (2007-2007)
L’ottimo rapporto con Ballerini, portò a Paolo i Giochi del 2004 e 2 mondiali (2007-2007)
Porta socchiusa?

Il difensore della squadra di calcio sa che se ferma l’attaccante avversario e lancia la sua punta che fa goal, alla fine ha vinto anche lui. Nel ciclismo puoi tirare per tutto il giorno senza che nessuno ti veda e alla fine magari vincer Bettini. E c’è una bella differenza, sia psicologicamente sia materialmente.

Tu Nibali lo porteresti comunque…

Per quanto possa andare piano, ti fa 180 chilometri bene, per questo è una garanzia. Mentre non può essere portabandiera, come ha suggerito Cipollini, perché per farlo devi aver vinto una medaglia. Perciò, orgogliosi di Viviani e fieri di avere un riferimento come Nibali.

Viviani a Roma, la maglia olimpica e quella del 2022

10.06.2021
5 min
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Facciamo il punto, ti va? Elia Viviani, primo ciclista portabandiera alle Olimpiadi, è a Roma per la presentazione della maglia con cui correranno a Tokyo le squadre di ciclismo, anche se poi la maglia presentata ieri nel Salone d’Onore del Coni è quella da allenamento, dato che in tutte le specialità si correrà con il body. Nei giorni scorsi e già durante il Giro si è parlato delle condizioni del veronese e tante voci si sono sommate senza che lui abbia detto la sua. Perciò in attesa di correre alla Adriatica Ionica Race e prima di entrare nella fase decisiva della preparazione per Tokyo, eccolo qua. Calmo, lucido, rinfrescato dagli otto giorni passati a Livigno.

Viviani ha portato a Roma un ricordo di Rio per il Presidente del Coni Malagò e il Segretario Generale Mornati (a sinistra)
Viviani ha portato a Roma un ricordo di Rio per Malagò e il Mornati
Un primo bilancio prima di ripartire?

I risultati dicono che il Giro non è andato troppo bene. Però sono tornato a stare bene in bici. Sento di essere me stesso e ho ripreso a lavorare in modo diverso. La Adriatica Ionica Race si farà per mettere ancora ritmo in un mese in cui non ci saranno gli europei.

I compagni che saranno con te dicono che faranno di tutto per farti vincere la prima tappa ad Aviano.

La vittoria alleggerisce tutto. L’assenza degli europei pesa. Il quartetto ha comunque il riferimento del cronometro, ma non sai che tempi fanno gli altri. Sarà così per tutti, perché tranne qualche gara classe 1 come Fiorenzuola (30 giugno-5 luglio) e San Pietroburgo (8-11 luglio), non ci sarà attività. Correre sarebbe servito per chi fa la madison per affinare l’intesa. In allenamento lavori sulla tecnica, ma non riuscirai mai a simulare l’imprevisto della gara.

Pensi di poter rientrare in ballo per il quartetto?

Penso ad allenarmi e dare il meglio di me. La selezione del quartetto è facile: se fai il tempo, sei dentro. Ma dovremo essere tutti in grado di dare un contributo per fare in due giorni tre quartetti da 3’48”. Credo che Villa farà le sue scelte nelle ultime prove.

La selezione si farà nei giorni in cui si sarebbero corsi gli europei?

Esatto. E bisognerà arrivarci bene. L’europeo sarebbe stato di passaggio, ci avrebbe aiutato a definire i ruoli. Manca un mese e mezzo alle Olimpiadi, non si dovrà essere al massimo a fine giugno.

Quindi sarebbe stato auspicabile correre gli europei con le scelte di Tokyo già fatte?

Magari non definitivamente, perché la selezione si sarebbe svolta su campo. La gara sarebbe servita per dare gli ultimi segnali, non per cercare la prestazione. Dobbiamo comunque andare con garanzie. Sappiamo benissimo che ci sono delle pedine fisse e altre che devono guadagnarsi il posto. I ragazzi lo sanno, la tensione a Livigno si sentiva.

Ecco la maglia della nazionale per Tokyo anche se gli atleti correranno con il body
Ecco la maglia della nazionale per Tokyo anche se gli atleti correranno con il body
Quando hai fatto l’ultimo quartetto di alto livello?

Di fatto dagli europei di Glasgow nel 2018, che vincemmo. Ora spingono due denti in più, ma già allora tecnicamente ci si era spostati in questa direzione.

Il Giro tornerà utile in vista di Tokyo?

E’ stato un bel blocco di lavoro, svolto nei tempi giusti. Ora si può aggiungere la qualità tramite i lavori specifici.

Si è letto che lascerai il tuo treno e andrai a correre alla Eolo-Kometa?

Non c’è niente di definito e il problema è che non mi piace fallire, come è stato finora. Io so di essere ancora il Viviani di due anni fa e non voglio voltare le spalle al mio gruppo. Ogni risultato aiuterà a cambiare le cose, per cui a Lombardi (il suo procuratore, ndr) ho chiesto di lasciarmi tranquillo fino a dopo Tokyo. Ma fra le opzioni, tengo ancora bene in vista la Cofidis. Mi piacerebbe continuare con Consonni, Sabatini e mio fratello Attilio. Solo non è questo il momento di pensarci. Abbiamo appena visto la maglia delle Olimpiadi…

A Roma, anche la Pinarello per le prove di gruppo, nel colore per Tokyo, legato alla maglia
A Roma, anche la Pinarello per le prove di gruppo, nel colore per Tokyo, legato alla maglia
Che effetto fa?

E’ sempre un momento particolare. Viene voglia di onorarla, è l’inizio ufficiale dell’avventura. Dobbiamo arrivare a Tokyo, guardarci indietro e dirci di aver fatto tutto il possibile. I due giorni di Rio in cui ho vinto l’oro sono stati i più facili della mia carriera. Proprio per tutto quello che avevo fatto prima.

Martinello a raffica da Ganna a Nibali, aspettando i Giochi

09.06.2021
6 min
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Anche se si potrebbe andare avanti parlando delle elezioni federali perse sul filo di lana al primo turno poi inevitabilmente nel secondo, dei sorprendenti voltafaccia e dei singolari comportamenti di cui racconta, con Silvio Martinello si ragiona un gran bene di Giochi Olimpici. Tokyo è alle porte. E anche se sul piano tecnico le specialità sono irriconoscibili, ci sono dinamiche ben chiare per chi c’è stato dentro e in un giorno d’estate, sia pure lontano, chinandosi dal podio ha infilato la testa nel nastro di una medaglia d’oro. Nel frattempo con la riapertura delle palestre, anche il suo centro di Selvazzano si è rimesso in movimento e dentro c’è un gran lavoro da fare per sistemare carte e strutture. 

Viviani Rio 2016
Viviani commosso dopo l’oro dei Giochi di Rio 2016 nell’omnium: ora Elia fa rotta su Tokyo
Viviani Rio 2016
Viviani commosso dopo l’oro dei Giochi di Rio 2016 nell’omnium: ora Elia fa rotta su Tokyo
Europei cancellati, si arriva alle Olimpiadi senza alcun riferimento…

Sarebbero serviti, in effetti. Finché parliamo di discipline fondate sul cronometro, i valori sono quelli e si riuscirà a fare la selezione anche stando a casa. I tecnici lavoreranno tenendone conto. Credo anche che le squadre italiane, maschile e femminile, abbiano l’esperienza che serve. Dovremmo essere coperti e mi sembra che ci sia un motivato ottimismo. Semmai ci sarà da curare i dettagli, anche i più piccoli. Una disciplina come il quartetto si gioca soprattutto su quelli.

E’ la prima volta che tanta parte del quartetto corre il Giro d’Italia: un vantaggio?

In effetti è una bella novità. Anche il quartetto di Atlanta andò bene, ma erano tutti dilettanti. Non so come Marco abbia conciliato i due tipi di preparazione, perché ora è il momento di mollare tutto e concentrarsi sull’evento. So ad esempio che in quest’ottica Viviani farà la Adriatica Ionica Race. Ero con Argentin a fare sopralluoghi quando lo ha chiamato Marco Villa dicendogli questa cosa.

Letizia Paternoster
Letizia Paternoster in rotta verso le Olimpiadi dopo un anno davvero faticoso, fra problemi di salute e sfortuna
Letizia Paternoster
Letizia Paternoster in rotta verso le Olimpiadi dopo un anno davvero faticoso
A proposito di Viviani, sia lui sia Letizia Paternoster sono da un po’ i riferimenti del nostro movimento, ma arrivano a Tokyo senza il gusto della vittoria in bocca, come la mettiamo?

Sono due soggetti molto sicuri di sé. Due atleti abituati a certi palcoscenici, con l’esperienza per sapersi ascoltare. Al momento giusto sapranno dire cosa sono in grado di dare. Sono convinto che entrambi speravano in un miglior avvicinamento, perché vincere aiuta. Diciamo che questa può essere una fase critica da gestire.

Quanto critica?

Paternoster fa parte del quartetto e punta all’omnium, in cui è sempre stata fra le prime. Difficile però che in questo anno tribolato sia riuscita a colmare il gap di prestazione e di struttura fisica, per il quale ha solo bisogno di crescere. Mentre Viviani un’Olimpiade l’ha già vinta e ripetersi è complicatissimo. Anche perché non mi pare lo stesso atleta degli anni alla Deceuninck-Quick Step. Nella madison correrà con Consonni, che ha dato segnali importanti. Anche quella è una specialità che Villa ben conosce e su cui dovrà lavorare con molta attenzione. Li ho osservati, finché si è potuto, qualche errorino ancora lo fanno. Gli europei a loro sarebbero serviti più che agli inseguitori.

Jonathan Milan, Liam Bertazzo, Montichiari, 2020
Jonathan Milan è l’ultimo arrivato nel quartetto e ha portato un sostanzioso valore aggiunto
Jonathan Milan, Liam Bertazzo, Montichiari, 2020
Jonathan Milan è l’ultimo arrivato nel quartetto e ha portato un sostanzioso valore aggiunto
In più c’è da dire che l’omnium è cambiato…

E questo non è necessariamente un male. Di sicuro avrà addosso gli occhi di tutti, ma se prima l’omnium aveva tre specialità di prestazione in cui il più forte era sicuramente privilegiato, ora ci sono quattro specialità di situazione.

Viviani e Paternoster non al top possono incidere sul clima delle rispettive squadre?

Elia è preminente fra gli uomini per esperienza e amalgama, ma come qualità e motore si divide il ruolo con uno che non sarà ancora campione olimpico, ma è 5 volte campione del mondo (uno nella crono e 4 nell’inseguimento, ndr): Filippo Ganna. Letizia è sempre stata vista come il gioiellino, che però nel frattempo si ritrova con un’Elisa Balsamo che è cresciuta tanto ed è molto considerata. Forse la gente vede ancora davanti l’immagine di Letizia, ma la vera ledaer da quanto si capisce è Elisa. Sono tutti ragazze e ragazzi intelligenti, troveranno modo di fare gruppo e fare squadra.

Credi che Viviani farà il quartetto?

Non ho parlato di questo con Villa, ma ho qualche dubbio. Dovessi fare i nomi, direi Lamon, Consonni, Ganna e Milan. Dai riscontri che ho, Elia è stato per diverso tempo lontano dalle piste e non sarà semplice fare quei tempi. Tempi che peraltro non ha mai fatto neppure quando era sempre in pista.

Ai Giochi di Sydney nell’americana corsero con il 49×14: i rapporti si stavano allungando
Ai Giochi di Sydney nell’americana corsero con il 49×14: i rapporti si stavano allungando
Ci sono analogie fra Nibali a rischio su strada e Viviani su pista?

Non sono casi simili, anche se potrebbe sembrare. Su strada, Vincenzo non ha dimostrato di essere in condizione, come altri che invece volano. Parlo di Caruso, Moscon, Bettiol e Ulissi. Mi sorprende semmai l’ipotesi di coinvolgimento di Formolo. Al di là dei toni che ha usato anche questa volta, credo che Cipollini abbia nuovamente fatto approfondimenti di sostanza. Solo chi non capisce il mondo del professionismo non se ne accorge e invece di guardare alla luna, si focalizza sul dito che la indica.

A cosa ti riferisci?

Mario può non essere simpatico, però non è stupido e sa di cosa parla. Parlando di Nibali, non ha criticato l’eventuale scelta di lasciarlo fuori, ma il modo in cui ci si è arrivati. Elia al confronto ha molte più possibilità, perché partecipa a tre prove e al confronto di Nibali, avrà meno rivali. Però non mi sorprenderebbe se fosse lasciato fuori dall’omnium.

Addirittura?

Ci può stare, Villa deve fare le sue scelte, che saranno di natura tecnica e non si baseranno sui rapporti personali. Se Viviani dovesse essere mezzo e mezzo, varrebbe la pena scegliere un altro.

Viviani è fuori dal quartetto da qualche anno: saprà rientrarci in tempo per i Giochi?
Viviani è fuori dal quartetto da qualche anno: saprà rientrarci in tempo per i Giochi?
Tornare in pista dopo un oro è così difficile?

In realtà io arrivai a Sydney con valori migliori di Atene, ma successe qualcosa che non valutammo a dovere.

Che cosa?

Ai mondiali del 1999, l’anno prima, capimmo ma non abbastanza che c’era in corso una svolta nella scelta dei rapporti. Ad Atlanta avevo vinto l’individuale a punti a più di 54 di media, usando il 52×15 e gomme da 19. Adesso con quel rapporto non stai dietro ai pedali. Così a Sydney feci la corsa a punti con il rapporto sbagliato e non portai a casa nulla. Il giorno dopo c’era l’americana e proposi a Villa di usare il 49×14, mai usato prima, che ora farebbe ancora ridere. Marco era preoccupato, ma alla fine venne il bronzo.

Oggi vanno molto più duri…

Oggi nell’individuale usano il 52×14. L’inseguimento a squadra si fa con dei padelloni, difficili da lanciare, ma poi chi li ferma? I ragazzi fanno palestra e pressa, che prima non sapevamo cosa fossero. E’ un mondo che cambia. Basta allontanarsi un attimo e non trovi più la strada…

Suzuki Bike Day, ciclismo e sicurezza sulla salita di Pantani

08.06.2021
3 min
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Qualche giorno fa, in occasione della giornata mondiale della bicicletta, Suzuki ha ufficialmente annunciato una bellissima iniziativa ciclo turistica dedicata agli appassionati di ciclismo.

Appuntamento il 10 luglio

Il Suzuki Bike Day, questo il nome dell’evento, sarà una manifestazione cicloturistica non competitiva patrocinata dalla Federazione Ciclistica Italiana, e si svolgerà sabato 10 luglio a Carpegna, in provincia di Pesaro Urbino, proprio al confine tra le Marche e l’Emilia Romagna. Tutti i partecipanti al Suzuki Bike Day avranno la possibilità di percorrere un tracciato ad anello lungo 16 chilometri, sfidando i propri limiti su una salita leggendaria, il Cippo Carpegna, e trascorrendo una giornata speciale all’insegna di sicurezza e di performance sostenibili: due valori perfettamente condivisi dalla filosofia Suzuki.

Al Suzuki Bike Day parteciperà anche Davide Cassani
Il Suzuki Bike Day si terrà il 10 luglio a Carpegna
Al Suzuki Bike Day parteciperà anche Davide Cassani
Il Suzuki Bike Day si terrà il 10 luglio a Carpegna sulle strade di Pantani

«Il Carpegna mi basta…»

Come anticipato, il tracciato del Suzuki Bike Day misurerà sedici chilometri e comprenderà l’impegnativa ascesa al Monte Carpegna. Con il punto più basso posto a 627 metri sul livello del mare, e lo scollinamento posto a quota 1.367 metri, il percorso prevederà un dislivello complessivo di 740 metri, con tratti in salita che raggiungeranno anche punte al 15%.
Il Monte Carpegna è una delle salite più conosciute in Italia, memorabile in quanto è stata la preferita da Marco Pantani per i propri allenamenti.
«Lì ho iniziato a costruire le mie vittorie – affermava Pantani – non ho bisogno, prima di un Giro o di un Tour, di provare una ad una tutte le grandi salite: il Carpegna mi basta».

Si “sale” con Cassani

In occasione del Suzuki Bike Day, il percorso sarà chiuso, presidiato da volontari locali, regolato da segnaletica e arricchito con due punti di ristoro: alla fine della salita e all’arrivo. Il traffico veicolare sarà completamente azzerato, in modo tale che i ciclisti potranno percorrere il tracciato in assoluta sicurezza, dalle 9:00 e fino alle 13:30. Ospiti d’onore della giornata saranno Davide Cassani, il Direttore Tecnico delle squadre nazionali italiane, ed alcuni atleti che pedaleranno a fianco dei partecipanti.

Davide Cassani parteciperà al Suzuki Bike Day
Davide Cassani parteciperà insieme ad altri atleti importanti al Suzuki Bike day

Il ricavato alla Fondazione Scarponi

Partecipare al Suzuki Bike Day è davvero semplice. Sarà necessario iscriversi entro il prossimo 8 luglio tramite il portale dedicato e compilare l’apposito modulo online. La conferma della partecipazione avverrà invece a seguito del versamento della quota di iscrizione pari a 5 Euro. La quota comprenderà il pacco gara, il frontalino personalizzato con il proprio nome, ma solo per chi si iscriverà entro venerdì 2 luglio. Inoltre, sarà compresa la copertura assicurativa, l’accesso ai due ristori e l’assistenza sanitaria. Ciascun partecipante potrà percorrere il tracciato con qualsiasi tipologia di bicicletta: da corsa, Mtb oppure e-bike.
Importante: il ricavato del Suzuki Bike Day sarà interamente devoluto alla Fondazione Michele Scarponi, la nota iniziativa istituita in memoria del campione marchigiano prematuramente scomparso che finanzia progetti al fine di educare al corretto comportamento stradale e alla diffusione di una cultura nel rispetto delle regole: due temi condivisi e particolarmente cari a Suzuki.

suzukibikeday@suzuki.it
endu.net/it/events/suzukibikeday