Cassani, vittoria figlia dei programmi (e dell’orgoglio)

12.09.2021
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Cassani ha raggiunto la zona del podio camminando tra la gente con un sorriso mai visto prima. Aveva gli occhi che splendevano, come avendo raggiunto il suo traguardo o avendo dimostrato qualcosa. Facile intuire cosa. Il cittì è un uomo dotato di orgoglio. E al netto di ogni considerazione tecnica più o meno condivisibile, quando ti mettono pesantemente in discussione e riesci a vincere, la gioia è doppia. Per questo, magari sbagliando e volendo ugualmente scommettere un euro bucato, crediamo che alla fine non accetterà le offerte federali, sulla cui entità ci sarà da ragionare: saranno fatte perché rimanga? Questo ovviamente lo dirà lui dopo aver parlato con il presidente Dagnoni.

Prima del via, Cassani ha parlato con orgoglio della compattezza del suo gruppo agli ordini di Trentin
Prima del via, Cassani ha parlato con orgoglio della compattezza del suo gruppo
Perché ridevi?

E’ stata un’emozione, una gioia. Perché sapevo che potevamo vincere. Non è una vittoria nata ieri, è nata cinque mesi fa, è nata in primavera. A dispetto di tutte le critiche che si facevano, queste vittorie si programmano. Con Sonny, Trentin e le loro squadra abbiamo detto: vogliamo puntare ai mondiali? Loro hanno accettato e abbiamo individuato il percorso. Ci hanno creduto. Per questo resto sbalordito quando qualcuno diceva che bisognava portare Colbrelli alle Olimpiadi, sono discorsi da bar. Così alla fine ho costruito una squadra che ha funzionato. Abbiamo battuto un fenomeno come Evenepoel. E’ una vittoria dei ragazzi, della federazione, di noi, che siamo andati avanti su questa strada.

Con quale spirito l’hai vissuta?

L’unica cosa che posso dire è che una settimana fa ho sentito Pioli e gli ho detto che avevo pensato spesso a lui in questi giorni e avrei voluto fare come lui. Anche se io al 30 settembre finirò. Però sai, sapere di andare via e avere i miei ragazzi al mio fianco è stata una bella soddisfazione. Ma ribadisco, è stata una vittoria della federazione, perché fino al 30 sono il cittì. E devo dire che il presidente e Amadio mi hanno messo nelle condizioni di fare bene il mio mestiere.

Per il quarto anno di seguito, il campionato europeo parla azzurro. Motivo d’orgoglio per Cassani
Per il quarto anno di seguito, il campionato europeo parla azzurro. Motivo d’orgoglio per Cassani
Sei sparito dalla circolazione nei giorni scorsi…

Volevo stare con i miei ragazzi, per condividere con loro. Decifrare il loro sentimento, creare quel gruppo che era necessario. Quindi isolarmi dal mondo esterno per concentrarmi su quello che dovevamo fare oggi. E’ stata una vigilia veramente bella, perché l’ho vissuta meglio che in altre occasioni. Sereno, tranquillo, con un grande gruppo. Parti con Trentin come regista, Sonny che sta bene e tutti gli altri che hanno corso in modo impeccabile.

Trentin come Cassani con Martini?

Quando c’è lui in gruppo, sono tranquillo. Gli do le indicazioni e lui gestisce al meglio. Remco aveva dimostrato di stare bene, ma lo abbiamo ingabbiato a dovere. Sonny è cresciuto ancora. Tenere Evenepoel su quell’ultima salita era complicato.

Stasera si brinda?

La vittoria svanisce nello stesso istante che la conquisti. E comunque stasera non si brinda (sorride, ndr), perché vanno via tutti. Per i mondiali partiamo il mercoledì sera, perché giovedì ci sarà la possibilità di visionare il percorso. Sonny farà il Matteotti con me, altri correranno in Toscana, poi ognuno va a casa. I cronoman invece partono giovedì con Velo e Villa.

Dopo i mondiali, Cassani parlerà con Cordiano Dagnoni per scoprire quale potrebbe essere il suo ruolo in Fci
Dopo i mondiali, Cassani parlerà con Cordiano Dagnoni per scoprire quale potrebbe essere il suo ruolo in Fci
Rimarrai in federazione?

Non è sicuro. Con il presidente dobbiamo parlare dei contenuti, sono quelle le cose importanti. A me piace fare. Non sarò più il commissario tecnico anche se vincessi tre medaglie d’oro in Belgio. Però bisogna vedere quali sarebbero i miei ambiti in federazione, se posso essere utile. Ambassador cosa vuol dire? Io voglio fare, mi sento ancora giovane per fare qualcosa. Se il presidente ritiene che posso essere utile, dobbiamo parlare.

Era proprio necessario cambiare il cittì?

Dopo otto anni, ritengo sia anche giusto. Poi bisogna vedere i modi e le forme. Io sono rimasto zitto negli ultimi tempi. Ho la maglia azzurra, la voglio onorare e dare onore a chi mi ha dato la possibilità di fare questi europei e questi mondiali.

Partiamo da Colbrelli e Trentin: gli azzurri per Trento

01.09.2021
5 min
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Si tratta di finire bene il lavoro e in qualche misura nel parlare di Cassani c’è la stessa intonazione di Aru che alla Vuelta sta vivendo gli ultimi giorni da atleta. Si intuisce che qualcosa si sia rotto solo dalle frasi brevi di un uomo che è sempre stato solito descrivere e arricchire di colori il racconto. Le ultime settimane sono state pesanti. La federazione ha avuto una caduta di stile, se non altro nella comunicazione, e anche se le cose sono state ricucite dall’incontro con Dagnoni, è chiaro che qualche segno sia rimasto. Ma adesso si parla di corse, prima gli europei di Trento e poi i mondiali di Louvain, città antiche e poderose legate a doppio filo all’università e alla storia del ciclismo.

«Ho visto il percorso di Trento dall’inizio – spiega Davide – lo conosco bene. Non l’ho fatto in bici, ma ho parlato con tutti i corridori che l’hanno provato. E’ un tracciato da capire. Il Bondone a metà percorso è un’anomalia, perché se partono forte diventa una corsa particolare. Non si tratta di farlo sino in cima, ma potrebbe succedere qualcosa. E poi nel circuito la salita è pedalabile, ma c’è poca pianura. Non credo che cambi con il brutto tempo, mentre il pavé finale inciderà soltanto sulla volata, perché uno sprint così è sempre particolare».

Giacomo Nizzolo, Davide Cassani, europei Plouay 2020
Con la vittoria di Nizzolo dello scorso anno, sono tre i titoli europei conquistati da Cassani
Giacomo Nizzolo, Davide Cassani, europei Plouay 2020
Con la vittoria di Nizzolo dello scorso anno, sono tre i titoli europei conquistati da Cassani
Sfogliando la lista dei nomi, salta all’occhio che alcuni potrebbero rientrare anche nel giro dei mondiali.

Non tutti avranno il doppio impegno, ma con alcuni lo abbiamo previsto già dall’inizio dell’anno. Trento ha più salita e può diventare più duro di quanto si pensi in base agli avversari. Se gente come Pogacar ed Evenepoel decide di renderla dura, le cose cambiano. Idem se la bagarre si scatenasse sul Bondone, lo scenario di corsa ne sarebbe condizionato.

A Trento avremo un po’ di giovani e un po’ di senatori…

Colbrelli e Trentin, Ulissi e Moscon, Aleotti e Bagioli, Covi e Cattaneo, Ganna, Affini e Albanese. C’è davvero un bel concentrato di forza e talento.

La corsa sotto i 200 chilometri è più frizzante?

Più movimentata, ce ne siamo accorti quando hanno vinto Viviani e Trentin. Al mondiale, sopra i 250 chilometri, vengono fuori altri corridori. Per Trento credo di avere un’ottima squadra per ogni evenienza, con Cattaneo che farà solo la strada e anche Ganna che correrà la prova in linea, come pure ai mondiali. Pippo bisogna metterlo sotto, perché può essere utile alla squadra e anche a se stesso.

Ecco l’altimetria della prova in linea dei professionisti, con il Bondone e poi l’ingresso nel circuito
Ecco l’altimetria della prova in linea dei professionisti, con il Bondone e poi l’ingresso nel circuito
Moscon che corre in casa…

Gianni di solito in maglia azzurra va forte e può essere utile anche lui alla causa.

Per la prima volta dopo tanti anni, c’è stato quasi l’imbarazzo nello scegliere i cronoman?

Stiamo tornando ad alti livelli. Se il campione del mondo arriva quarto ai campionati nazionali, vuol dire che davanti c’è comunque gente che va forte. Affini ieri è arrivato secondo al Benelux, Sobrero cresce. Nelle crono dure, Cattaneo è una bella riscoperta. Milan forse è ancora giovane, ma arriva pure lui. A Trento corrono Ganna e Affini, ai mondiali ci sarà anche Sobrero, visto che potremo correre in tre.

Cattaneo farà la strada e non la crono?

Può essere molto utile. Dopo il Tour è andato in altura e ha lavorato bene e a Plouay si è ben mosso. Se la corsa si mette in un certo modo, Mattia è uno su cui contare.

Quando arriverete a Trento?

Di giovedì.

Dove alloggerete?

Sulla cima del Bondone, scenderemo per andare a vedere il percorso.

Quali avversari ti tengono sveglio?

Il campo partenti non è ancora molto definito. Di sicuro ci sarà Sagan, non so Van Aert o Mohoric. Alaphilippe sta bene. Van der Poel ha davvero problemi alla schiena?

E tu come stai?

Più gasato che mai. In situazioni del genere spesso vengono fuori le cose migliori. Voglio finire bene il mio mandato da commissario tecnico.

Ciccone, missione leader. Da oggi tutto sulla Vuelta

11.08.2021
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Senza un attimo di sosta dalla vigilia del Giro, passando per la Route d’Occitanie, i campionati italiani, la Sardegna, le Olimpiadi e San Sebastian, Giulio Ciccone ha riempito un’altra valigia ed è partito proprio oggi per la Vuelta España dove sarà leader della Trek-Segafredo. Per la prima volta in carriera. E’ singolare parlare delle vigilie, perché ti danno la misura del coinvolgimento nel progetto.

«Ogni volta che parto con la squadra – dice – sono sempre felice. Mi diverto, è il mio gruppo. Alla partenza per Tokyo c’erano più ansia e tensione. Un altro gruppo. A livello di sensazioni, le Olimpiadi sono state la corsa che ho sentito di più. Forse al livello della partenza del primo Tour de France dal Belgio».

Brambilla dice che avere la fiducia della squadra sarà un’arma in più.

Con Brambilla faccio coppia fissa dai primi tempi. Ha preparato la valigia anche per me? Perché la mia è vuota (ride, ndr). Comunque è davvero bravo ed è vero che è la prima volta che parto da leader, ma la vivrò come le altre esperienze. La gestione della squadra sarà sempre la stessa. Leader o non leader, non serve mettersi altro peso addosso.

Ancora Brambilla dice che è impossibile tenerti fermo, al massimo si può provare a guidarti. Ha parlato del Giro…

L’ultimo Giro è quello che mi ha insegnato di più. La prima volta che mi sono ritrovato in classifica, in cui ho commesso qualche errore e da cui poi sono tornato a casa. Da tutto a niente in un colpo solo. Però è anche vero che tanti attacchi li ho fatti perché non toccava a me fare classifica. Avevo carta bianca.

Quindi alla Vuelta sarà diverso?

Direi di sì, ma ci sarà da capire la situazione. E’ dura stare coperti alla Vuelta, per il percorso e per come corrono. Il terzo giorno ci sarà già l’arrivo in salita, per questo mi piace la Vuelta. Le tappe non sono lunghissime, quindi sarà una corsa esplosiva.

Grande emozione al primo Tour, alla partenza da Bruxelles: Tokyo è stato qualcosa di simile
Grande emozione al primo Tour, alla partenza da Bruxelles: Tokyo è stato qualcosa di simile
Hai studiato il percorso?

Non nei dettagli, ma lo farò. Quello che ho fatto è stato ragionare con il mio preparatore sul tipo di sforzi che andremo a fare, adattando la preparazione. Non ho mai fatto la Vuelta, non conosco le strade, ma lo stesso è bene sapere a cosa si va incontro. E di certo ci arrivo meglio che al Giro, dove la preparazione è stata un po’ rimediata per i problemi della vigilia.

Un pensiero per volta, oppure un occhio agli europei successivi lo dai?

Un pensiero per volta, tutto sulla Vuelta. La stagione è stata super tirata, non ho mai mollato. La Vuelta e poi si tira una linea. Avevo già parlato con Cassani e mi aveva fatto capire che non rientro nei piani per europei e mondiali, che hanno percorsi veloci per le mie caratteristiche. Per cui posso farmi tranquillamente da parte.

Come hai vissuto la situazione di Cassani?

Sono sorpreso per tutto quello che ho letto negli ultimi giorni, perché là sembrava che si andasse tutti d’amore e d’accordo. In corsa siamo stati uniti e Davide era sereno, non ho mai visto comportamenti strani. Nelle riunioni con lui e Amadio non ci sono mai stati punti di attrito. Anche a Tokyo con il presidente nessun problema.

Giro sfortunato, il dolore alla schiena si fa sentire: a Sega di Ala giorno durissimo
Giro sfortunato, il dolore alla schiena si fa sentire: a Sega di Ala giorno durissimo
Poi è venuto fuori il discorso del rientro in Italia.

Sapevo che ognuno avesse il suo programma, davvero non sapevo di Davide e quando dovesse tornare. L’unica volta che l’ho visto davvero giù, un paio d’ore in cui non ha parlato con nessuno, è stato dopo la corsa. Ma avevamo tutti il muso lungo. E’ stata una mazzata per tutti, ci credevamo davvero…

Invece parlando di futuro, senza Nibali sarai il leader della Trek per i Giri… Che cosa te ne pare?

Grossi colpi di mercato non ci sono nell’aria, anche se la conferma di Mollema è una bella cosa. Ma mi conoscete, si può fare tutto. Si fa un programma. Si concordano gli obiettivi e poi si lavora. Una cosa per volta, per favore. Adesso mi gioco tutto sulla Vuelta.

EDITORIALE / Due cose che vorremmo dirvi su Davide Cassani

09.08.2021
4 min
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Se si vincono le elezioni dicendo che si cambierà tutto, prima o poi bisognerà cominciare a farlo. Per questo non desta stupore il fatto che il presidente Dagnoni voglia ridisegnare anche la struttura della nazionale dei professionisti, affidandola ad Amadio e dandole o provando a darle i tratti di una squadra WorldTour. Pertanto è comprensibile anche che in questa fase Cassani possa risultare ingombrante, perché indubbiamente a partire dal 2014 Davide ha messo il piede in ogni contesto federale. In sostanza quello che ha fatto e che gli è stato permesso di fare perché utilissimo alla causa, è stato far funzionare una federazione che per tanti aspetti era bloccata su meccanismi superati e apparentemente insuperabili. Gli stessi che Dagnoni (con Cassani nella foto di apertura) sta cercando di smantellare.

Europei juniores a crono 2019, comunione di intenti fra Rino De Candido, Davide Cassani e Marco Villa: vittoria a Piccolo
Europei juniores a crono 2019, comunione di intenti fra Rino De Candido, Davide Cassani e Marco Villa: vittoria a Piccolo

Gli amici giusti

Cassani ha sfruttato le sue conoscenze e messo in atto quel che a suo tempo fece inorridire la società civile, allorché il Ministro del Lavoro Poletti disse che in Italia è più facile trovare lavoro sfruttando le conoscenze del calcetto che mandando in giro curriculum. Andando in bicicletta con i potenti d’Italia e alcuni grandi sponsor, Cassani è riuscito a dirottare interesse ed energie sul ciclismo. Lo ha reso figo in ambienti in cui altrimenti non avrebbe attecchito. E così sono arrivate risorse e attenzione mediatica. In questo modo è rinato il Giro d’Italia degli Under 23 e nella scia di tutto questo, anni dopo e con l’arte e gli agganci del presidente Di Rocco, si è potuto organizzare lo stesso mondiale di Imola. Cassani ha rimesso in moto la pista cavalcando il concetto della multidisciplina e a dispetto di quanto si sente, ha messo i tecnici delle varie discipline nella condizione di parlarsi e scambiarsi nozioni ed atleti.

Lo ha fatto per arricchirsi? E’ stato il migliore dei tecnici? Si espone troppo? Non se ne può più di vederlo in televisione? Ha sbagliato qualche convocazione? Mandarlo via sarebbe un crimine?

Mentre Davide Cassani era a casa, Dagnoni e Malagò hanno festeggiato assieme ai medagliati della pista
Mentre Davide Cassani era a casa, Dagnoni e Malagò hanno festeggiato assieme ai medagliati della pista

Nessuno è intoccabile

Nel mondo del lavoro le cose cambiano, posizioni si aggiornano e altre vengono azzerate. Nessuno è intoccabile, immune da errori o dura per sempre. E soprattutto, riprendendo quanto detto prima, se si vincono le elezioni dicendo che si cambierà tutto, prima o poi bisognerà cominciare a farlo.

Quello di cui si potrebbe discutere sono i modi. L’articolo apparso ieri sulla Gazzetta dello Sport, assai simile a quello secondo cui Cassani non avrebbe portato Nibali a Tokyo, sembra quasi la spinta affinché il romagnolo dia le dimissioni. E forse, proprio in virtù del tanto impegno che ci ha messo e a fronte del poco apprezzamento, Davide a questo punto potrebbe andarsene cogliendo l’occasione per raccontare il modo in cui ha lavorato negli ultimi tempi. La sensazione invece è che non ne abbia l’intenzione, preferendo lasciare ad altri la decisione.

Il 4 gennaio del 2014, Davide Cassani riceve da Martini e Di Rocco la proposta di diventare tecnico azzurro
Il 4 gennaio del 2014, Davide Cassani riceve da Martini e Di Rocco la proposta di diventare tecnico azzurro

La scelta di Dagnoni

Non sarà un problema. Il percorso del presidente Dagnoni fin qui non si è fermato davanti a nulla. Nonostante Di Rocco sia stato decisivo nella sua elezione, lo ha presto salutato non appoggiandolo nella corsa al Coni e schierandosi dalla parte di Malagò che ormai è il più grande amico del ciclismo e forse non per caso ci ha concesso il portabandiera. Di Marchegiano, che si diceva fosse dietro alla sua campagna, non parla più nessuno. Norma Gimondi, utile alla causa, è stata tirata a bordo nonostante fosse stata candidata da Martinello. Per quale motivo il presidente dovrebbe fermarsi davanti alla resistenza di Cassani? Del resto è nel suo pieno diritto comportarsi nel modo più funzionale al progetto.

Quello che ci chiediamo, nell’augurarvi una buona settimana, è se l’Italia abbia bisogno di vivere un europeo e un mondiale guidata da un tecnico sfiduciato e sotto lo sguardo sornione e un po’ cinico di chi ha già in mano il nuovo nome.

Convinto, gasato, Pasqualon: «Al mondiale voglio esserci»

07.08.2021
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«Con Cassani ne ho parlato anche al Giro, gliel’ho detto che ero interessato al mondiale». Andrea Pasqualon come sempre va diretto al nocciolo della questione. Il corridore della Intermarché Wanty Gobert è davvero carico, convinto e motivato per questa lunga striscia di gare di fine stagione.

Salita, lavori persino con la bici da crono, la ricerca del ritmo gara, chilometri su chilometri e un sogno: la maglia azzurra ai prossimi mondiali di Leuven, nelle Fiandre. E per lui che corre da cinque stagioni una squadra belga non è cosa da poco.

Per Pasqualon un buon Giro. Poi un lungo periodo di stacco e la ripresa al Tour de Wallonie
Per Pasqualon un buon Giro. Poi un lungo periodo di stacco e la ripresa al Tour de Wallonie
Andrea come va? Sei in procinto di partire per…

Per la Polonia, faccio il Giro di Polonia e non la Vuelta. Una scelta fatta anche in ottica mondiale.

Davvero? Ma non eri inserito nella lista Vuelta?

Sì è vero, ma alla fine ho deciso di andare in Polonia e fare tutte quelle gare in Belgio come Brussels Cycling Classic, Benelux Tour… che sono funzionali al mondiale che è una gara adatta a me quest’anno. Quindi ho preferito scegliere delle corse “fac-simile”.

E ormai tu lassù inizi ad essere di casa…

Eh sì, quelle strade le conosco bene. E anche il percorso del mondiale è bello. Tanto bello. L’ho visto. Ho fatto tre volte la Freccia del Brabante e conosco anche la salita in pavè prima dell’arrivo (quella dentro Leuven, ndr). E’ un percorso da uomini da classiche del Nord. Un percorso per il quale il corridore deve avere una grande gamba per i tanti chilometri da fare, ma deve anche saper limare, tantissimo, adattarsi al meteo…

In effetti noi che lo abbiamo visto possiamo dire che sembra proprio così…

Sì, è un mondiale aperto non come in altre volte in cui sai che può vincere un solo corridore, non so uno scalatore. Qui c’è spazio per tanti: per uomini di fondo, per passisti, per velocisti che tengono in salita… 

Quindi un percorso per?

Per Colbrelli – risponde secco Pasqualon – e a me piacerebbe esserci. Al Giro ne ho parlato con Davide (Cassani, ndr). Gliel’ho lanciata là. Gli ho detto che lo avrei preparato, che secondo me era adatto alle mie caratteristiche. E poi guardate che sono pochi i corridori italiani che sanno andare forte lassù. Basta guardare gli ordini di arrivo. Basta decidere su questi nomi: Moscon, Bettiol, Colbrelli, Ballerini, Trentin… e pochi altri.

Molta altura ad Andorra (dove vive) per Pasqualon
Molta altura ad Andorra (dove vive) per Pasqualon
E Nizzolo?

Nizzolo va fortissimo, ma a quel punto con Colbrelli e Trentin non porterei un terzo capitano. Nizzolo, Trentin Colbrelli: chi si sacrifica per l’altro?

Quindi tu vuoi esserci per aiutare?

Io voglio esserci per dare il mio supporto. E’ difficile essere capitano. Se poi dovessi essere davanti nel gruppo giusto potrei dire la mia. Ma se c’è da prendere aria, andare in fuga… io ci sono.

Però, ti sentiamo bello grintoso! Anche nel tono… Forte!

Sono convinto! Sono sempre rimasto fuori dalle nazionali di Davide e mi piacerebbe esserci.

E qual è la tua condizione?

Ho fatto molta altura. Adesso voglio andare al Polonia per “portare fuori” una buona gamba in vista delle corse in Belgio. Certo, Cassani darà un’occhiata alla Vuelta, ma spero lo dia anche alla Brussels Cycling o al Benelux Tour che sono gare più in linea con il mondiale. E poi io penso che chi va alla Vuelta dovrebbe ritirarsi prima dell’ultima settimana (almeno) per essere fresco a Leuven. Anche per questo io non ci sono andato. Ritirarmi non è nel mio stile. Non voglio essere quel tipo di velocista. Preferisco fare altre gare.

Pasqualon è convinto che per correre al Nord è meglio non perdere l’attitudine con certi tipi di percorso
Pasqualon è convinto che per correre al Nord è meglio non perdere l’attitudine con certi tipi di percorso
Forse la Vuelta può essere meno incisiva perché parliamo di un mondiale veloce. Se fosse stato duro tipo quello di Innsbruck sarebbe stato diverso…

Ci sta, assolutamente. A Leuven servirà una gamba potente. Bisogna tirare il rapporto e la gamba deve essere piena, esplosiva, cose che ti possono dare le brevi corse a tappe, non devi sfinire il muscolo. Per me meglio fare gare che ti lanciano in quell’ottica, in cui sai entrare nel pavé, sai sgomitare. Poi è chiaro che Trentin possa venire dalla Vuelta. Matteo non ha fatto né il Giro, né il Tour. Nel suo caso la corsa spagnola è un’opportunità.

A proposito di Giro, tu lo hai fatto e in ammiraglia c’era Valerio Piva. Il vostro diesse lo abbiamo visto meno in questa seconda parte di stagione. Come mai?

Valerio ha fatto il Giro e farà la Vuelta. Sono tanti diesse ed è normale che ruotino. Ma la sua presenza al Giro credo si sia vista: abbiamo ottenuto una vittoria, molti piazzamenti ed eravamo sempre nelle fughe. E’ un diesse in gamba, un gran motivatore ed è convinto di quello che fa. Questa cosa l’ho notata al Giro. Una persona così è quello che ci mancava.

EDITORIALE / Lasciamo stare Cassani, parliamo di programmi

02.08.2021
3 min
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Si potrebbe cominciare la settimana con Cassani e forse si dovrebbe. Ma cosa si può aggiungere a ciò che è stato già detto e a ciò che si è costruito fumosamente da più parti sopra quello che non è stato detto? Certo, ci sono mille sfaccettature e sensazioni dettate dall’esperienza, ma ha senso cavalcarle e dare loro dignità di notizia quando in ballo ci sono i programmi di uomini e atleti?

La risposta è no. Forse la sola cosa da dire è che, se si è dichiarato ai quattro venti che tutto proseguirà allo stesso modo fino ai mondiali, non ha senso mettere in mezzo facce nuove e cambiare i programmi. A meno che non ci siano già in atto strategie diverse, che contraddicono la premessa.

Giacomo Nizzolo, Davide Cassani, europei Plouay 2020
Fra le vittorie di Cassani come cittì azzurro, ecco l’europeo di Nizzolo lo scorso anno a Plouay
Giacomo Nizzolo, Davide Cassani, europei Plouay 2020
Fra le vittorie di Cassani come cittì azzurro, ecco l’europeo di Nizzolo lo scorso anno a Plouay

Scuola Jumbo-Visma

Perciò inizieremo la settimana facendo una riflessione su quel che ci è rimasto addosso dopo aver approfondito la realtà della Jumbo-Visma e i programmi con cui nello squadrone olandese si individuano e si gestiscono i talenti (in apertura Jonas Vingegaard circondato dai compagni del Development Team alla Settimana Coppi e Bartali vinta ad aprile). La prima sensazione è che davvero si possa lavorare a quel modo solo avendo alle spalle uno sponsor molto ricco che condivide il tuo modo di lavorare. La seconda, più rivolta verso casa nostra, riguarda il sistema italiano e l’assenza di una grande squadra.

Fatta salva qualche eccezione, da noi la selezione dei talenti passa attraverso i procuratori e poco di più. Buona l’intuizione di Reverberi di crearsi in casa la squadra degli under 23, ma di fatto e a costo di sembrare noiosi, l’ultimo progetto degno di essere accostato a quello della squadra olandese risale a 21 anni fa, con la Mapei giovani, che aveva appunto alle spalle uno sponsor molto ricco che condivideva il modo di lavorare dell’area tecnica.

La rincorsa dei nostri ragazzi al professionismo è una gara allo sfinimento senza troppi programmi, per dimostrare di valere qualcosa, in squadre che non disdegnano la conta delle vittorie. Ci sono in giro concorsi riservati agli U23 che mettono in luce ogni anno una serie di nomi scintillanti e prestigiosi. Ma poi dove finiscono?

Gli ultimi anni hanno portato a qualche eccezione, alcune squadre si sono distinte per programmi e politiche più lungimiranti, ma si tratta pur sempre di gestioni non riconducibili a team professionistici, quindi per certi versi prive di controllo. 

Giovanni Aleotti, cresciuto nel Cycling Team Friuli, è un esempio di gestione lungimirante del talento
Giovanni Aleotti, cresciuto nel Cycling Team Friuli, è un esempio di gestione lungimirante del talento

Il peso delle vittorie

Ecco, c’è un concetto che resta leggendo le parole di Robber De Groot: il contratto non si firma subito e i risultati non sono tutto. I risultati sono al massimo uno spunto, i valori fisiologici sono un tassello. La famiglia che hai alle spalle, il carattere, la capacità di fare gruppo, la cultura, la maturità: sono questi i valori che andrebbero cercati per individuare il corridore moderno.

Quali manager di squadre nostrane o riconducibili a gestioni italiane si prendono ogni volta la briga di incontrare i genitori degli atleti più giovani, parlare con i loro insegnanti o approfondire la loro formazione? Se così facessero, se davvero vedessero in quei ragazzi un investimento da far fruttare per il futuro della propria squadra, non sarebbe tanto facile per loro lasciarli a piedi dopo averli buttati nella mischia per due stagioni. Se i criteri di selezione fossero una cosa seria, non rischieresti (o rischieresti meno) di prendere corridori che non valgono. E poi ci si chiede come mai non ci sia ricambio alle spalle dei campioni a fine carriera. Ma giusto, che sbadati, quella è colpa di Cassani…

Sul futuro, Cassani abbottonato: ora pensiamo al mondiale

29.07.2021
3 min
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Dall’Olimpiade al mondiale, Davide Cassani guarda già al futuro. Al termine della cronometro maschile a cinque cerchi di ieri al Fuji Speedway che ha visto il nostro Filippo “Top” Ganna fermarsi a 1”74 dal podio, abbiamo intercettato il commissario tecnico azzurro prima del suo rientro in Italia (domani) per preparare gli altri appuntamenti della stagione.

Davide Cassani fa ora rotta su europei e mondiali, poi il Consiglio Generale ridiscuterà il futuro dei tecnici azzurri
Davide Cassani fa ora rotta su europei e mondiali, poi il Consiglio Generale ridiscuterà il futuro dei tecnici azzurri
Come hai visto Filippo dopo la crono?

In un percorso di 44 chilometri con 800 metri di dislivello ha fatto una super gara. Purtroppo, per meno di due secondi non ha preso una medaglia o per quattro l’argento. Poi, guardate anche Van Aert cosa ha fatto: i primi due sono corridori che vincono i Grandi Giri, più leggeri. Più di così Pippo non poteva fare.

Alla vigilia vi aspettavate questo riscontro?

E’ andato anche più forte del previsto. Al primo intertempo era in testa, poi sugli strappi duri ha pagato. I miei favoriti alla vigilia erano Van Aert, Roglic, Dumoulin ed Evenepoel insieme a Filippo.

Tornando alla prova su strada: cosa è mancato?

Sull’ultima salita, c’erano 12 corridori di 12 nazioni differenti e l’Italia era presente. Ci ha fermato un crampo, perché Alberto stava bene e si è visto anche come è andata ieri. Bettiol l’ho portato non per la tappa che ha vinto staccando Cavagna, ma per quando a Sestola è restato coi primi o quando a Sega di Ala ha resistito in salita per stare vicino al suo compagno di squadra

Dopo le Olimpiadi, Ganna verso i mondiali crono in Belgio? Il piano per l’immediato futuro dovrebbe essere questo
Dopo le Olimpiadi, Ganna verso i mondiali crono? Il piano per l’immediato futuro dovrebbe essere questo
Il riscatto a cronometro di Ganna arriverà già al mondiale?

Ci proviamo, perché il percorso sarà totalmente pianeggiante. Per tornare sul risultato di ieri, non parlerei di delusione, ma di rammarico, disdetta. Per 20 metri ha perso il bronzo, per 80 l’argento: gli vanno soltanto fatti i complimenti.

E per la gara in linea hai già un’idea?

Con diversi corridori abbiamo già fatto un programma di massima e per alcuni prevede la Vuelta.

Ci fai qualche azzurro che potrebbe essere protagonista nella corsa iridata?

Colbrelli, Trentin, ma anche Nizzolo e Bettiol possono dire la loro: è un percorso che si addice alle loro caratteristiche. Per fare un esempio, la Slovenia punterà su Mohoric.

«Bettiol è andato a Tokyo non per la tappa vinta al Giro – dice Cassani – ma soprattutto perché ha dato ha dato grandi segnali in salita»
«Bettiol a Tokyo non per la tappa vinta al Giro – dice Cassani – ma per i segnali in salita»
Che cosa ha rappresentato per te quest’Olimpiade?

Un’emozione straordinaria, soprattutto per uomini di sport come noi, che mi porterò sempre dentro.

Se diciamo Parigi 2024?

Sarà tutta un’altra cosa e Ganna avrà tre anni in più e da 25 a 28 anni c’è solo da guadagnarci.

Magari lo schiererai anche per la prova in linea?

Bisogna vedere quali sono le intenzioni del presidente (Cordiano Dagnoni è con i 5 azzurri della strada nella foto di apertura, ndr), perché mancano ancora 3 anni ai Giochi.

EDITORIALE / Siamo certi che l’avvicinamento sia stato giusto?

26.07.2021
4 min
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Siamo proprio sicuri che l’avvicinamento degli azzurri alle Olimpiadi sia stato il migliore possibile? Nella stessa sera della corsa Cassani è parso rassegnato davanti alla superiorità degli avversari. E all’osservazione se non sarebbe stato meglio suggerire ai nostri ragazzi la partecipazione al Tour de France, la sua risposta è stata trasparente: «Non posso essere io a suggerire ai team dove far correre i loro atleti». Sacrosanto, eppure paradossalmente la situazione avrebbe fornito l’occasione di lavorare diversamente. Facciamo un passo indietro.

Il podio di Tokyo 2020: da sinistra Van Aert, Carapaz e Pogacar, reduci da un Tour di altissimo livello
Il podio di Tokyo 2020: da sinistra Van Aert, Carapaz e Pogacar, reduci da un Tour di altissimo livello

Occasione mancata

Quando alle Olimpiadi correvano i dilettanti, che nell’anno olimpico non disputavano neppure il mondiale tanta era l’importanza dei Giochi, la federazione approntava un piano di avvicinamento e preparazione al limite del maniacale. Nulla doveva sfuggire al caso. Prima di Barcellona 1992, Giosuè Zenoni e Antonio Fusi misero in tavola un programma pazzesco che fruttò l’oro su strada di Casartelli e l’argento nella 100 Chilometri. Quando lo stesso Fusi, divenuto tecnico dei pro’, iniziò a preparare la trasferta di Sydney, toccò con mano l’estrema difficoltà del suo nuovo ruolo.

Il professionismo non rinuncia alla sua agenda, figurarsi se l’Uci rinuncerebbe mai a un mondiale ogni quattro anni. Eppure proprio questa volta, con il solo Nibali al Tour e gli altri in montagna, perché la Federazione non ha colto la palla al balzo, organizzando un ritiro con gli altri e gestendo il loro avvicinamento?

Ciccone si è visto un paio di volte in testa al gruppo, ma ha chiuso a 11’27”
Ciccone si è visto un paio di volte in testa al gruppo, ma ha chiuso a 11’27”

Niente mai per caso

In una chiarissima intervista con Laura Martinelli, è emerso chiaramente che l’avvicinamento ideale alle gare giapponesi, dati fuso orario e caldo, avrebbe richiesto di trasferirsi là due settimane prima. In questo quadro, una dettagliata strategia alimentare e di integrazione avrebbe permesso agli azzurri di adattarsi alla grande umidità e di non ritrovarsi, ad esempio, alle prese con i crampi. In una altrettanto chiara intervista con Malori a proposito di Van Aert, è emerso che sarebbe stato meglio andare a Tokyo 2-3 giorni prima, in modo da non avere il tempo di risentire di fuso e fattori ambientali: vado, corro e riparto. I nostri sono volati in Giappone una settimana prima della corsa e a quanto ci risulta, a parte le prelibatezze di Mirko Sut, non avevano una strategia alimentare per assorbire il cambio di ambiente. C’era da sperare che ad essa avessero pensato le loro squadre.

Moscon è arrivato a Tokyo con 6 giorni di corsa nell’ultimo mese e un ritiro sullo Stelvio
Moscon è arrivato a Tokyo con 6 giorni di corsa nell’ultimo mese e un ritiro sullo Stelvio

Il Tour e la Sardegna

I primi otto di Tokyo venivano dal Tour. Sono arrivati in Giappone quattro giorni prima della corsa avendo nelle gambe l’abitudine alla fatica sviluppata in Francia. I nostri che cosa hanno fatto?

Si sono allenati da sé fra Livigno e lo Stelvio. Poi hanno corso in Sardegna (in apertura, Bettiol e Caruso).

Bastano tre giorni di gara su percorsi da velocisti per essere all’altezza di coloro che escono dal Tour? Non sarebbe stato quantomeno necessario chiedere di avere tappe durissime, visto l’impegno che li attendeva?

Nibali ha attaccato con Evenepoel, poi ha chiuso a 11’27”. Perché non finire il Tour?
Nibali ha attaccato con Evenepoel, poi ha chiuso a 11’27”. Perché non finire il Tour?

Valgono più di così

Quando alle Olimpiadi andavano i dilettanti, gli organizzatori erano ben lieti di adattare i percorsi delle gare di preparazione per partecipare allo sforzo olimpico. Questa volta non è andata così. E priva di un piano di avvicinamento convincente e senza corse nelle gambe, l’Italia è andata a Tokyo come i nostri antenati sfidarono l’inverno russo con le scarpe di cartone. Le Olimpiadi avrebbero meritato una programmazione di profilo più alto. Quei cinque ragazzi valgono molto più di quel che hanno potuto dimostrare e non possono essere i programmi dei team a scandire la preparazione della nazionale per le Olimpiadi. Se solo fossero stati preparati al pari di coloro che li hanno piegati come fuscelli, a Tokyo ne avremmo viste delle belle.

Il momento chiave della nostra corsa? Il dannato crampo

24.07.2021
3 min
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Davide Cassani si è preso un paio d’ore per fare mente locale e quando risponde si capisce che ha già parlato con i corridori. Anche perché i corridori sono già partiti: stanotte dormiranno a Tokyo e domattina prenderanno il volo per l’Italia. Il cittì azzurro racconta e parte da Bettiol e il suo crampo

«Era arrabbiato nero – dice – ha finito che neppure era stanco. E’ arrivato a una curva, si è alzato per rilanciare e gli è arrivato addosso il crampo. Era il nostro uomo di punta. Lo avevamo visto andare forte, ma certo ci è mancata la resistenza mostrata dagli scalatori usciti dal Tour. Però ci siamo mossi bene. I ragazzi hanno cercato di portare Alberto davanti all’ultima salita. E sembra strano da dire, ma c’è stato davvero un momento chiave nella corsa, quel maledetto crampo. Sapevamo che su Mikuni Pass sarebbero rimasti in dieci e noi c’eravamo».

Pensi che nell’avvicinamento si potesse fare di più?

Che cosa? Non comando a casa degli altri, non stava a me chiedere di mandare questo o quel corridore al Tour.

Il caldo è stato così decisivo?

Soprattutto nelle prime due ore era asfissiante. Tanti sono saltati per quello. E alla fine sono arrivati gli scalatori, perché è stata una corsa dura, durissima.

Gli azzurri secondo Cassani hanno fatto quel che gli è stato chiesto
Gli azzurri secondo Cassani hanno fatto quel che gli è stato chiesto
Scalatori usciti dal Tour. Abbiamo già parlato della necessità di dare i nomi con largo anticipo: se non fosse stato così, avresti valutato Cattaneo e altri usciti bene dal Tour?

Ma ho dovuto dare i nomi prima del 5 luglio, poco da dire. Sono soddisfatto della squadra, hanno fatto tutto quello che gli ho chiesto e che avevamo concordato.

Può avervi penalizzato il fatto di essere arrivati solo quattro giorni prima? Quelli del Tour sono arrivati in extremis…

Mentre i fratelli Yates ed Evenepoel sono arrivati due settimane prima e anche loro non hanno tirato insieme granché.

Caruso ha fatto la sua parte, provando a lavorare per il team
Caruso ha fatto la sua parte, provando a lavorare per il team
Bettiol era davvero arrabbiato?

Era nero. Quando ti arriva un crampo del genere, non riesci neanche a spiegarti il perché. Se ha bevuto poco o altro. Si è ricordato e ci raccontava di aver avuto i crampi anche alla Strade Bianche, nell’anno in cui poi vinse il Fiandre.

Quello che è successo oggi può dare indicazioni per la crono?

Può insegnare che il caldo è un brutto cliente, ma per il resto c’è poco in comune. Ganna e Bettiol sono qua con me e per Pippo il problema è che non c’è un solo metro di pianura.