EDITORIALE / La fuga dei talenti (italiani) non è mai per caso

25.07.2022
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I bambini nel Nord Europa giocano scalzi nella pioggia. Da noi arrivano le mamme, li infagottano e se li portano via agitando lo spettro del raffreddore. Finita la scuola, Jonas Vingegaard lavorava al mercato del pesce e poi si allenava. Gli italiani sono sostanzialmente professionisti sin dagli juniores e finita la scuola è raro vederli lavorare.

Certe attenzioni sui corridori più giovani italiani fanno riflettere, perché tenendoli troppo a lungo nella bambagia si finisce col viziarli. Il meglio di tutto per vincere, non sempre per imparare a farlo. Oggi però le cose sono cambiate rispetto a qualche anno fa. La concorrenza internazionale si è moltiplicata. Non siamo più i soli depositari dello scibile tecnico. Nessuno più è disposto a trascurare il minimo aspetto nella preparazione: per questo vanno tutti più forte. E se l’unica discriminante è la fatica, nessun tipo di esperienza (purché proposta con intelligenza) può essere considerata deleteria. Anche eliminare la limitazione dei rapporti per gli juniores.

Al primo anno con la Jumbo Visma, Vingegaard ha vinto la tappa di Zakopane al Giro di Polonia
Al primo anno con la Jumbo Visma, Vingegaard ha vinto la tappa di Zakopane al Giro di Polonia

Belletta con la valigia

Dario Igor Belletta (foto Facebook/GB Junior Team in apertura) correrà da under 23 nella Jumbo Visma Development. Come Belletta, il campione italiano degli U23 (Lorenzo Germani) corre alla FDJ Groupama Continental, mentre Ursella e Milesi sono al Team DSM Continental. Scelte necessarie e coraggiose, al pari dei coetanei che vanno a studiare all’estero e poi raramente tornano. E’ la tanto dibattuta fuga dei talenti e dei cervelli, che valorizza coloro che hanno l’occasione e il coraggio di partire e purtroppo deprime l’ambiente che resta.

Senza dover per forza viaggiare oltre confine, basterebbe contare quanti ragazzi siciliani vivono e lavorano da Roma in su, per capire da un lato quante risorse avrebbe l’isola e dall’altro quale assenza di prospettive vi sia stata creata. Il fuoco non è su quello che trovano fuori, ma su quello che non trovano qui.

Lorenzo Germani ha vinto il tricolore, poi una tappa al Giro di Valle d’Aosta: corre alla Groupama
Lorenzo Germani ha vinto il tricolore, poi una tappa al Giro di Valle d’Aosta: corre alla Groupama

Le due vie italiane

Non avendo squadre WorldTour dal 2016, i nostri hanno due strade. I team professional italiani, oppure il mercato globale, dove le valutazioni non si fanno sulla base delle conoscenze, ma sui dati, l’esperienza internazionale, la conoscenza delle lingue.

Nei team professional italiani è abbastanza semplice entrare. Sono stati la porta di accesso al professionismo per corridori come Ciccone e Colbrelli che, migliori U23 italiani dei loro anni, avrebbero probabilmente meritato subito il salto nel WorldTour.

Nel secondo caso, la cruna dell’ago è decisamente più stretta. E non sempre le nostre squadre U23, quasi tutte continental, sono in grado di garantire lo standard di attività internazionale che renda i nostri ragazzi appetibili. Quelli che riescono ad approdare alle WorldTour hanno di solito ottenuto grandi risultati internazionali con la nazionale. Aleotti e Milan. Dainese, oppure Baroncini e Battistella, Sobrero e Frigo.

Anche Lorenzo Milesi ha scelto l’estero ed è andato in Olanda al Team DSM Continental
Anche Lorenzo Milesi ha scelto l’estero ed è andato in Olanda al Team DSM Continental

Calendario impoverito

Il punto è che un palmares costruito solo in Italia non è più così spendibile, a fronte di atleti di altre Nazioni che sin dagli juniores si mettono alla prova in tutta Europa. I nostri non hanno che il Lunigiana e poi si scontrano tutte le settimane in corse… chiuse. E quando per le internazionali arrivano gli stranieri, il bilancio italiano è spesso passivo. Un tempo, quando c’erano il Giro di Basilicata e quello della Toscana, il livello dei nostri era superiore.

Stessa storia, forse un po’ migliore, fra gli under 23. Ci sono il Giro d’Italia, il Giro della Valle d’Aosta e quello del Friuli, ma sono spariti il Giro di Toscana, il Giro delle Regioni e il Giro del Veneto. Si corre qualche volta tra i pro’ (Coppi e Bartali, Giro di Sicilia, Adriatica Ionica Race), ma rispetto ai team stranieri la programmazione dei nostri è basata su altre premesse. Se all’estero spesso li tengono a freno per impedire loro di allenarsi troppo fra una corsa e l’altra, qui la sensazione è che si stia più spesso col pedale abbassato e si vada a correre anche in prove di basso contenuto tecnico semplicemente per sommare vittorie.

Per Strand Hagenes, bandiera della Jumbo Visma Development, ha disputato finora 22 giorni di corsa: 6 in prove di un giorno (compreso il campionato nazionale a crono), altri 16 suddivisi in 4 corse a tappe.

Nel 2015 Ciccone è stato il miglior U23 italiano ed è passato con la Bardiani, restandoci per 3 anni
Nel 2015 Ciccone è stato il miglior U23 italiano ed è passato con la Bardiani, restandoci per 3 anni

Qualità e meno quantità

Difficile dire quale sia la cura, perché il problema ha diversi fronti. Mancano le corse a tappe: sarebbe molto lungimirante per RCS Sport investire una briciola dei propri guadagni sull’attività giovanile, magari facendo un passo verso la Federazione, anziché dare la sensazione di voler spremere il frutto fino a che non avrà più nulla da dare. Va bene l’internazionalità, ma in prospettiva sarà meglio rivincere il Giro con un nuovo Nibali o premiare l’Hindley di turno?

Sul fronte sportivo potrebbe far riflettere il fatto che su circa 37 corse, nel 2022 la tedesca Auto Eder degli juniores finirà col disputarne solo 5 in Germania.

Allora forse sarebbe auspicabile che le nostre continental riuscissero a capire quale sia davvero la loro missione e avessero il coraggio di lasciare le gare regionali e le nazionali ai team U23 e cominciassero a girare per l’Europa in cerca di scontri di alto livello. Riducendo il numero delle gare (contenendo così anche i costi) e prevedendo nel mezzo dei periodi di allenamento in cui i corridori possano recuperare, imparare e costruire. Forse così non se ne andranno. O prima di farlo ci penseranno due volte.

Belletta, la maglia tricolore è un passaporto per l’estero

07.07.2022
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Che Dario Igor Belletta fosse uno degli junior più in vista del movimento italiano era cosa risaputa sin dallo scorso anno, dal suo trionfo al Gran Premio Liberazione. Ora però si può chiamarlo campione, dopo che a Cherasco (Cuneo) ha conquistato la maglia tricolore che era il suo grande obiettivo per questa prima parte di stagione. E non lo ha certo fatto in maniera semplice. Pur essendo accreditato alla vigilia di grandi possibilità in caso di arrivo in volata, il portacolori della GB Junior Team-Pool Cantù 1999 ha scelto la maniera forte, andandosene addirittura a 35 chilometri dal traguardo, con un’azione di quelle che riescono solo ai grandi, quando in palio c’è qualcosa di veramente importante.

A ben guardare, questo potrebbe essere non solo il segnale di un salto di qualità, ma anche di un effettivo cambio di pelle da parte di Belletta, intenzionato ad ampliare sempre più il parco di armi a disposizione per fare la differenza anche in contesti ben più elevati.

Belletta Cherasco 2022
Il podio finale di Cherasco, con Belletta fra Burani (2°) e Milesi (3°) staccati di 38″ e 43″ (foto Ossola)
Belletta Cherasco 2022
Il podio finale di Cherasco, con Belletta accanto a Burani, 2° a 38″ (foto Ossola)

Esaltato nel caldo torrido

Ripercorrendo la sua cavalcata vittoriosa (l’arrivo nella foto di apertura di Flaviano Ossola), Dario sottolinea un aspetto importante.

«E’ stata una gara resa ancor più dura dal caldo – dice – si toccavano i 38°C e il tracciato era sempre sotto il sole (dei 170 partenti, solo 49 sono arrivati, ndr). Fino al penultimo giro la gara era stata abbastanza chiusa, ma nel gruppo c’era molta stanchezza, io invece sentivo di averne e al Gpm ho capito che era il momento di andare. Ho anche sperato che qualcuno mi seguisse, invece mi sono ritrovato da solo e a fine discesa il vantaggio era cospicuo, così ho tirato diritto».

Avresti potuto tranquillamente aspettare lo sprint, invece hai scelto un’azione più rischiosa, significa che stai cambiando?

E’ logico che sia così, il ciclismo moderno lo impone. Rimanere sulle ruote non paga, aspettare lo sprint è un rischio. Io resto un corridore veloce e questo non cambia, ma non basta per distinguersi, voglio dire la mia su ogni tipo di percorso. Quello di Cherasco era duro, con oltre 2.000 metri di dislivello, ma io sto lavorando proprio sui miei punti deboli, sto migliorando nella mia tenuta in salita: non sarò mai uno scalatore, ma voglio essere un corridore il più completo possibile.

Belletta 2021
Belletta quest’anno è già stato in nazionale alla Course de la Paix chiusa al 41° posto
Belletta 2021
Belletta quest’anno è già stato in nazionale alla Course de la Paix chiusa al 41° posto
Quest’anno hai gareggiato spesso in corse a tappe, anche all’estero. Considerando questa tua trasformazione in essere, che cosa ci possiamo aspettare da te nelle gare di più giorni?

Le gare a tappe sono davvero dure e per curare la classifica servono caratteristiche specifiche. Credo che la caccia alle vittorie parziali sia più nelle mie corde. Alla Corsa della Pace per tre volte sono entrato nei primi 6. Le gare a tappe sono qualcosa di diverso dal resto, più ne fai e più migliori.

E’ chiaro che questa vittoria tricolore ti proietta in maniera particolare verso l’europeo del fine settimana: che cosa sai al riguardo?

Il tracciato va ancora visto e studiato, soprattutto dovremo parlare col cittì Salvoldi per capire come interpretare la corsa, ma poi si sa che tutte le tattiche che puoi studiare alla vigilia vanno verificate in base a come si evolve la gara. So comunque che è un percorso abbastanza impegnativo, non troppo dissimile da quello di domenica scorsa.

Quindi non sai ancora quali saranno i vostri ruoli…

No, ne parleremo con Salvoldi al momento adatto, quel che posso garantire è che come ho fatto in tutte le altre occasioni, darò tutto per la maglia azzurra, spremendo fino all’ultima goccia di energia. Sia che si possa correre per una soddisfazione personale, sia che si tratti di difendere un compagno.

Belletta Liberazione 2021
La volata vittoriosa di Belletta al Liberazione 2021. Ora vince anche per distacco…
Belletta Liberazione 2021
La volata vittoriosa di Belletta al Liberazione 2021. Ora vince anche per distacco…
Ormai sei un punto fermo della nazionale…

So che Salvoldi ha molta fiducia in me e voglio ricambiarla, qualsiasi compito mi venga dato. L’importante è che emerga uno di noi (con Belletta correranno Mirko Bozzola, Lorenzo Conforti, Luca Paletti, Matteo Scalco e Leonardo Volpato, ndr).

Andiamo un po’ avanti nel tempo: a fine anno cambierai categoria, hai già idea di quel che succederà?

Non ho ancora firmato, ma so che andrò in una squadra estera di grande prestigio, dove mi faranno correre fra gli under 23. Mi hanno già detto che dovrò farmi le ossa nella categoria inferiore e sono contento di questo, perché sono convinto che passare subito sarebbe un errore, c’è ancora tanto da imparare.

Il lombardo si divide con profitto fra strada e pista: lo scorso anno è stato iridato nell’eliminazione (foto Fci)
Il lombardo si divide con profitto fra strada e pista: lo scorso anno è stato iridato nell’eliminazione (foto Fci)
Andare all’estero ti preoccupa o ti entusiasma?

Sicuramente il secondo caso. So che a 18 anni è un po’ un salto nel buio, ma se voglio fare questo mestiere devo investire il più possibile su me stesso. Non ho paura d’integrarmi con la squadra e lo staff, parlo fluentemente inglese e quindi non ci saranno problemi da quel punto di vista.

E come modo di correre, in base alle esperienze che hai fatto quest’anno ci sono differenze con il ciclismo italiano?

Sì, noi siamo abituati a correre al risparmio e giocarci tutto nel finale, ma quando vai all’estero ti accorgi che quelle sono battaglie vere, dal primo all’ultimo minuto. Il ciclismo vero ormai è fuori dai nostri confini e bisogna adattarsi il più possibile. Un’azione come la mia di domenica molti l’hanno vista come un azzardo, all’estero è la regola…

Savino 2022

Savino e non solo. Salvoldi fa il punto sugli junior

11.05.2022
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Le giornate di Dino Salvoldi, queste giornate primaverili sono pressanti di impegni, forse anche più di quando si doveva occupare dell’intero settore femminile. La sua scoperta del mondo juniores va avanti, ma se agli inizi della sua avventura, nelle prime prove internazionali, doveva necessariamente basarsi soprattutto su quanto fatto lo scorso anno, ora si basa sulle sue considerazioni e sta mettendo in atto un piano che va maturando di settimana in settimana.

Il tecnico azzurro è reduce dalla trasferta alla Corsa della Pace, la gara più importante fra quelle a tappe del calendario junior, tappa della Nations Cup dove la nazionale italiana è tornata a casa con il bellissimo sigillo di tappa di Federico Savino. A dimostrazione che le sue scelte erano state indovinate.

«Sapevo che questo era un passaggio fondamentale nella stagione – dice – e ho ragionato sapendo che avremmo trovato al via il meglio della categoria internazionale. Oltretutto affrontavamo percorsi molto impegnativi, decisamente più che nelle prove italiane di questo periodo stagionale. Quindi ho deciso di optare per atleti tutti al secondo anno considerando che quelli di primo anno non hanno mai fatto corse a tappe ed era assurdo iniziare subito dalla prova più importante e difficile».

Salvoldi 2022
Prime uscite nel complesso positive per Salvoldi alla guida degli junior
Salvoldi 2022
Salvoldi lascia la nazionale donne a tre anni da Parigi e passa agli juniores
Come ti sei regolato con le convocazioni?

Mi sono basato molto non solo sulle gare, ma anche sui lavori che svolgiamo su pista. Ho quindi portato quegli elementi sui quali sto puntando in ottica quartetto, più un paio come Bozzola e Arrighetti più adatti a quel tipo di gara. Tra l’altro è lo stesso sistema messo in atto dalla Francia. Penso di fare lo stesso anche per le prossime tappe, salvo che per il Tour du Pays de Vaud che richiede maggiori attitudini per la salita. Nella prossima gara però farò un’inversione e chiamerò ragazzi tutti al primo anno.

Come giudichi la trasferta?

Quando abbiamo fatto la riunione con i ragazzi prima del via, ho spiegato loro che non avevamo una squadra adatta per puntare alla classifica, perché è evidente che in questo momento anche a livello giovanile non abbiamo specialisti delle corse a tappe. E’ una fase, dobbiamo prenderne atto. Quindi volevo una squadra che interpretasse ogni tappa come una corsa in linea, correndo in maniera coraggiosa. La crono non ci è stata favorevole, anche la tappa clou che doveva definire la classifica non è stata fortunata ma nelle altre ci siamo messi sempre in evidenza e la vittoria di Savino è stata la perla della settimana.

Savino volata 2022
Savino (Work Service Speedy Bike) precede nello sprint Milan Kadlec, ceko figlio d’arte nella tappa finale
Savino volata 2022
Savino (Work Service Speedy Bike) precede nello sprint Milan Kadlec, ceko figlio d’arte nella tappa finale
Che corridore è?

Sto imparando a conoscerlo, agli inizi su pista faticava, ma è cresciuto tantissimo e in pochissimo tempo. Ha una caratteristica peculiare: è consapevole che per fare risultato devi attaccare. In Italia abbiamo troppo la tendenza a puntare al piazzamento, per questo non si rischia per vincere. Lui ha cambiato questo atteggiamento, ci prova e questo mi piace. Tecnicamente è ancora molto grezzo, ma io penso che possa crescere molto dappertutto, soprattutto nelle prove contro il tempo su pista e su strada.

Ti sei fatto un’idea del nostro valore in confronto ai movimenti degli altri Paesi?

Sì e siamo indietro, questo è sicuro. Per questo dico che dobbiamo avere pazienza nel giudicare i ragazzi e le loro trasferte, non dobbiamo chiedere loro la luna. C’è differenza contro buona parte del gruppo e questa è data dai tipi di gare che si affrontano. Io sono convinto che da giugno in poi le cose cambieranno. Noi abbiamo a che fare con la scuola che occupa molto spazio e molto tempo, anche mentalmente e per certi versi il nostro calendario lo contempla, proponendo gare più performanti nell’estate. Per questo le prove di questo periodo sono importanti, ma secondo me dicono poco in ottica gare titolate, europei e mondiali che siano.

Belletta corsa pace 2022
Due buoni piazzamenti per Dario Igor Belletta (a sinistra), quarto e quinto in due sprint
Belletta corsa pace 2022
Due buoni piazzamenti per Dario Igor Belletta (a sinistra), quarto e quinto in due sprint
Sembra di capire però che sulla doppia attività strada+pista sei molto esigente, tieni che un numero sempre maggiore di ragazzi provi questa opportunità per poi fare la sua scelta preferenziale più avanti…

Non solo con la pista, anche con la Mtb. Lo avete visto con le prime convocazioni, con Mattio e Milesi. Coinvolgeremo sempre più biker tenendo presente che i calendari si accavallano e non è assolutamente facile abbinare le varie discipline. In un processo formativo come il loro è però fondamentale, per sviluppare le proprie attitudini. Su un concetto però batto molto: chi fa pista non deve sentirsi penalizzato per la strada. E su questo serve soprattutto la collaborazione delle società.

Herzog corsa pace 2022
La corsa è stata vinta dal tedesco Emil Herzog, con 29″ su Morgado (POR) e 35″ su Nordhagen (NOR). Bozzola 16° a 3’17”
Herzog corsa pace 2022
La corsa è stata vinta dal tedesco Emil Herzog, con 29″ su Morgado (POR) e 35″ su Nordhagen (NOR). Bozzola 16° a 3’17”
Si parla spesso del passaggio sempre più precoce di ragazzi al professionismo e da più parti si vagheggia l’allargamento della categoria a 3 anni come una delle soluzioni: saresti d’accordo?

Sarebbe una scelta intelligente, considerando che in Italia c’è un sistema scolastico diverso da molti altri Paesi, con i ragazzi che a 18-19 anni devono effettuare la maturità che è un passaggio importante nella propria vita. Ci sarebbe modo di sviluppare il talento dei ragazzi con più calma e consentire alle società di sviluppare una vera filiera. Considerando che a ben guardare, da quando passano di categoria a quando devono fare l’ulteriore salto, hanno i ragazzi a disposizione per meno di due stagioni. Perché ciò avvenga però serve un accordo regolamentare internazionale, non possiamo farlo noi autonomamente.

Quali saranno i prossimi impegni?

Avremo il 21 e 22 maggio il Trophée Centro Morbihan in Francia, dal 26 al 29 il Tour du Pays de Vaud in Svizzera e dal 9 al 12 giugno il trofeo Saarland in Germania. Saranno tutte esperienze utilissime per i ragazzi, ma intanto si continua con gli appuntamenti settimanali a Montichiari, da quelli non si prescinde…

Le tirate di collo fanno crescere: parola di Bortolami

13.03.2022
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Stanno per partire anche gli juniores. E siccome i discorsi degli ultimi giorni si sono un po’ incrociati, fra Bartoli che ha colpito duro, Boscolo che gli ha dato ragione, Damilano che ha messo dei paletti e Chioccioli che ha suonato l’allarme, fra una curiosità e l’altra sulla stagione che inizia, abbiamo pensato di coinvolgere Gianluca Bortolami. Il milanese è in ritiro a Castagneto Carducci con il suo GB Junior Team (In apertura Belletta tira il gruppo, foto Nardo) e oltre a raccontarci come vanno le cose, mette sul tavolo la sua idea di come far crescere i giovani. E la sua voce è pesante e incisiva quanto quella di Bartoli.

Giro delle Fiandre 2001, Gianluca Bortolami forza sul Grammont e va a vincere
Giro delle Fiandre 2001, Gianluca Bortolami forza sul Grammont e va a vincere

Gianluca è un ragazzo del 1968, è stato professionista dal 1990 al 2005. Ha vinto 33 corse e fra queste spicca il Giro delle Fiandre del 2001 in maglia Caldirola, anche se nel 1994 erano già venute una tappa al Tour e la vittoria della Coppa del mondo con i successi di Leeds e Zurigo.

Andiamo con ordine, a che punto siamo con gli juniores?

A parte qualcuno che si è preso il Covid e ha ritardato la partenza, stiamo bene. Usando gli stessi percorsi di allenamento, riusciamo a valutare i miglioramenti di quelli al secondo anno e ci facciamo un’idea dei primi anni, che sono meno strutturati. I ragazzi scaricano i dati tutti i giorni e in base a quello che si vede, regoliamo il tiro.

Il team ha lavorato in Lombardia fino a sabato scorso, poi si è spostato a Castagneto Carducci (foto Stefano Nardo)
Il team ha lavorato in Lombardia fino a sabato scorso, poi si è spostato a Castagneto Carducci (foto Stefano Nardo)
Ti occupi tu direttamente della preparazione?

Ci sono io, ma c’è anche Loris Ferrari, anche lui direttore sportivo, che segue l’aspetto dei test. Ci confrontiamo spesso in base a quello che ognuno di noi vede.

Siete stati in ritiro o sempre a casa?

L’inverno a casa, mentre mercoledì siamo partiti per Castagneto Carducci e restiamo qui per dieci giorni. Ci sarebbe piaciuto cominciare a Cesano Maderno e alla corsa per Franco Ballerini, dove avrei portato Belletta e ci avrei tenuto personalmente. Invece hanno già raggiunto il tetto dei 120 partenti e così debutteremo a Cesano Maderno.

Si lavora in salita: lui è Alessandro Bonalda (foto Stefano Nardo)
Si lavora in salita: lui è Alessandro Bonalda (foto Stefano Nardo)
Come sta Belletta?

Ha avuto anche lui il Covid a dicembre e abbiamo cercato di andare con cautela. Siamo in linea con lo scorso anno, lui ha sempre le stesse grandi motivazioni. Abbiamo fatto una corsa in Svizzera dieci giorni fa vicino Grenchen e ha vinto una prova su tre. Siamo andati per avere indicazioni su come stesse e stiamo procedendo bene e soprattutto abbiamo ancora tempo per arrivare come si deve all’inizio di stagione. E sarà una stagione intensa e lunga, dovremo dargli il tempo per risparmiare le forze.

Uno come lui, con vittorie su strada e un mondiale in pista, è già oggetto del desiderio per squadre pro’?

Si sono già fatte sotto delle WorldTour, ma il ragazzo e la famiglia hanno deciso di affidarsi a me e alla squadra. Lui vuole crescere e io lo conosco da quando era piccolino, mentre prima era stato tirato su benissimo da Luciano Fusar Poli, giocando con la bicicletta. E’ un ragazzo intelligente e sa fare le valutazioni del caso.

I ragazzi di primo anno vanno osservati, con gli altri si parte da una base più alta (foto Stefano Nardo)
I ragazzi di primo anno vanno osservati, con gli altri si parte da una base più alta (foto Stefano Nardo)
Qual è l’obiettivo in questo inizio di stagione?

La volontà di fare lo junior senza bruciare i tempi. Se poi andrà forte, potrà passare U23 con chiunque. Ma non vi nascondo che stiamo cercando di fare la squadra per seguire lui e gli altri. Non è facile trovare sponsor, ma ci stiamo adoperando.

E qui arriviamo al discorso di Bartoli: fino a che punto sarà giusto tenerlo nella bambagia?

Condivido in pieno quello che ha detto Michele. Io sono passato anche prima di lui e correvo contro i corridori dell’Unione Sovietica e quelli della DDR (la Germania dell’Est, ndr) e quando c’erano loro, se andava bene si faceva terzi. Se si vuole crescere, bisogna fare esperienze di alto livello. Se un ragazzo vuole crescere, deve confrontarsi con i più forti. Quando passi pro’, nessuno guarda più l’età.

Nel 2021, Filippo Borello ha vinto due corse: Vaprio D’Agogna e il Trofeo Madonna di Campagna(foto Stefano Nardo)
Nel 2021, Filippo Borello ha vinto due corse: Vaprio D’Agogna e il Trofeo Madonna di Campagna(foto Stefano Nardo)
Come ti regolerai con Belletta?

Credo che i primi due anni da U23 tranquilli possano starci, anche se durante questi ci sta di prendere qualche tirata di collo confrontandosi con i più grandi. Chi gestisce il giovane di talento deve saperlo dosare, valutare l’esperienza e quando semmai puntare al risultato. Come si è sempre fatto. Se ti accontentavi di correre nel circuito di paese, non crescevi e non cresci. Andare nelle gare internazionali con quelli forti è lo stimolo che ci vuole.

Torniamo a Bartoli: le vittorie nelle piccole corse non fanno crescere.

Abbiamo avuto tanti corridori che passavano U23 senza confrontarsi ad alto livello. Sono poche le squadre juniores che vanno a misurarsi all’estero. Ci siamo noi, c’è il team Ballerini di Bardelli. A volte ci vanno le formazioni regionali. E là fuori ti confronti con i corridori che poi si vedono dominare da professionisti. D’estate andremo a fare una corsa a tappe in Belgio con gli allievi. Badate bene, non per fare risultato, ma per fare esperienza.

Foto di gruppo al via della stagione: si parte fra una settimana (foto Stefano Nardo)
Foto di gruppo al via della stagione: si parte fra una settimana (foto Stefano Nardo)
Un’esperienza importante…

Non voglio essere presuntuoso, ma se vogliamo crescere bisogna fare così. Anche con l’aiuto dei genitori, che ci permettono di farlo. Quando ero un ragazzino, mi sembrava già tanto andare a correre fuori regione, andare all’estero è come toccare il cielo con un dito. E correre in Belgio serve a far capire ai ragazzi che cosa vuol dire correre col vento e con l’acqua senza lamentarsi come fanno lassù. E la cosa funziona. Quando tornano non sono più gli stessi. Certe esperienze ti permettono di fare lo scatto mentale decisivo.

Belletta 2021

Tra allenamenti e scuola, Belletta prepara il ritorno

08.02.2022
5 min
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Ci sono due aspetti che restano impressi nel parlare con Dario Igor Belletta: il primo è la sua grande educazione, fattore non comune in un ragazzo che esce dall’adolescenza con i giusti valori. Il secondo è la sua grande determinazione nel volere fortemente un futuro nel ciclismo, ma non sacrificando anche altre strade professionali e quindi orientato a restare concentrato sullo studio. Se mettiamo insieme le due cose, abbiamo le basi di quello che potrebbe essere un campione.

La sua vittoria all’ultimo Gran Premio Liberazione è ancora davanti agli occhi di tutti. La sua volata prepotente, quel gesto con gli indici verso il cielo a ricordare una ragazza che non c’è più, Silvia Piccini, ennesima vittima di un incidente stradale mentre era in bici, ennesimo tributo pagato a una sicurezza stradale ben lontana da un parametro accettabile. Non è stato un gesto fine a se stesso, il rischio per Dario è un compagno quotidiano delle sue uscite e la chiacchierata parte proprio da questo concetto

Belletta Liberazione 2021
Il gesto toccante di Belletta all’arrivo del GP Liberazione ha dato al successo un significato profondo
Belletta Liberazione 2021
Il gesto toccante di Belletta all’arrivo del GP Liberazione ha dato al successo un significato profondo

«Molti, all’indomani della mia vittoria romana, hanno sottolineato la mia abitudine a uscire la mattina presto, prima della scuola – racconta il corridore del GB Junior Team – E’ una scelta fatta anche in funzione del traffico: io cerco sempre di allenarmi fuori dagli orari di lavoro. Abito alla periferia Ovest di Milano, sono strade molto trafficate, dove si rischia sempre molto. Per quanto fai attenzione, per quanto ci possa essere qualcuno in supporto o si possa essere in compagnia, è un pericolo. Le responsabilità? Sono di tutti, perché come gli automobilisti sono disattenti, spesso lo sono anche i ciclisti, dimenticando che in gioco c’è la vita».

Molti ragazzi della tua età, che hanno un talento per emergere nello sport, lo privilegiano rispetto allo studio, tu invece procedi con lo stesso impegno su entrambe le strade. Come fai?

E’ questione di testa. Io non voglio pensare che una scelta sia migliore dell’altra, so che se nel ciclismo le cose andranno bene dovrò dedicarmici appieno, ma spero che quel momento arrivi il più tardi possibile, per ora va bene così. Io frequento il Liceo Scientifico Bramante a Magenta e vorrei un domani frequentare la facoltà di Scienze Motorie per restare nel mondo del ciclismo anche dopo la fine della carriera, ma per ora è un’idea come tante. La scuola è comunque fondamentale, su questo non si discute.

Belletta Omnium 2021
Conquista a Dalmine del titolo tricolore juniores: nel 2021 Belletta si è anche laureato iridato nell’eliminazione
Belletta Omnium 2021
Conquista a Dalmine del titolo tricolore juniores: nel 2021 Belletta si è anche laureato iridato nell’eliminazione
Tra l’altro questo è l’anno degli esami di maturità…

Già, il che rende tutto un po’ più complicato, soprattutto per la parte primaverile della stagione, ma non voglio assolutamente mettere le mani avanti, voglio far bene nelle gare che mi aspettano anche se dovrò concentrarmi anche sullo studio.

Il 2021 è stato un anno molto ricco di soddisfazioni per te, ma anche impegnativo.

Infatti ho chiuso molto stanco, dovevo recuperare e mi sono dedicato più allo studio, ma l’inverno dal punto di vista della preparazione è stato molto proficuo, ho gettato le basi per la nuova stagione anche se non è stato semplice. Appena avevo ripreso la bici in mano ho contratto il Covid, con qualche lieve sintomo, sono stato 15 giorni in quarantena. Per fortuna sono riuscito a mantenermi fisicamente in forma, anche quando ho staccato non l’ho fatto mai del tutto, forse anche per l’entusiasmo che la stagione mi ha trasmesso.

Belletta Dondeo 2021
La vittoria nella Coppa Dondeo è stata una delle sue perle del 2021 (foto Francesco Sessa)
Belletta Dondeo 2021
La vittoria nella Coppa Dondeo è stata una delle sue perle del 2021 (foto Francesco Sessa)
Prima parlavamo di scelte, ma anche nel ciclismo sei diviso fra strada e pista…

E anche in questo caso non vedo la necessità di privilegiare l’una al posto dell’altra, perché sono convinto che siano speculari, possano convivere e dare un reciproco contributo per crescere. Oltretutto la pista mi diverte moltissimo, l’eliminazione (dove ha conquistato l’oro mondiale di categoria, ndr) è davvero uno sballo…

Ma non è una specialità olimpica. Dove pensi di poter dire la tua in una gara a cinque cerchi?

L’omnium e la madison, ma si tratta di un sogno poter partecipare alle Olimpiadi. Lo vedo come qualcosa di molto lontano, devo crescere tanto. Ammiro tantissimo Elia Viviani per quello che ha fatto, è un esempio di come tattica e potenza possano e debbano convivere per emergere.

Belletta Mondiali 2021
Ai mondiali di Leuven Belletta ha chiuso 33°, dopo che era stato 5° ai Campionati Italiani
Belletta Mondiali 2021
Ai mondiali di Leuven Belletta ha chiuso 33°, dopo che era stato 5° ai Campionati Italiani
Ora sei al secondo anno junior ed è la fascia d’età dove ormai procuratori e squadre professionistiche mettono gli occhi sui migliori talenti in circolazione. Tu che tipo di corridore sei?

Sicuramente penso di emergere di più nelle classiche d’un giorno, ma più che altro perché non ho ancora grandi esperienze nelle corse a tappe. Lo scorso anno ho fatto il Giro del Friuli e sono finito 5° e miglior primo anno, penso quindi di poter dire la mia anche su questo tipo di prove. In salita mi difendo bene, lo scorso anno però l’ho un po’ trascurata nella seconda parte dell’anno pensando ai mondiali, per privilegiare l’esplosività.

Se si parla di sogni, qual è il tuo?

Sono di Milano, per uno come me partire quasi da casa per raggiungere la Riviera Ligure e vincere sarebbe un’emozione incontenibile. La Milano-Sanremo non ha eguali: non mi sono mai perso una partenza…

GP Liberazione, nuove basi e tante novità per il 2022

22.11.2021
5 min
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Ci sono grandi novità all’orizzonte per il Gran Premio Liberazione. La classica romana degli under 23, tornata in calendario proprio nel 2021 dopo due anni di stop (in apertura la vittoria di Michele Gazzoli, lo scorso 25 aprile), vuole ritornare a essere un riferimento mondiale su nuove basi. Claudio Terenzi, il suo organizzatore, sta mettendo mano a un progetto che va molto al di là della gara per la singola categoria, proponendo una sorta di festival dedicato non solo alle due ruote e allestito su 3 giorni intensissimi.

L’idea è quella di sfruttare la tradizionale collocazione del 25 aprile, che nel 2022 sarà di lunedì, per allestire un weekend lungo dedicato allo sport.

«Il sabato sarà incentrato su una pedalata non competitiva alla scoperta del Parco dell’Appia Antica – dice – perché sentiamo il bisogno di dare qualcosa ai romani, agli abitanti di questa grande e sofferente città, con un momento di pace e serenità all’interno della propria storia. La domenica sarà il giorno delle categorie giovanili, dando il giusto spazio agli juniores dopo la bellissima esperienza di quest’anno, proponendo però anche una gara specifica per allievi e, se sarà possibile, anche per gli esordienti».

Terenzi Liberazione 2021
Claudio Terenzi ha rilevato l’organizzazione del GP Liberazione solo quest’anno
Terenzi Liberazione 2021
Claudio Terenzi ha rilevato l’organizzazione del GP Liberazione solo quest’anno
E al lunedì, spazio solo agli Under 23?

No, proporremo una prova riservata alle donne elite, riproponendo quell’idea già attuata due volte, con vincitrici prestigiose come Bastianelli e Paternoster. Vogliamo ripetere in pratica quanto succede nel sabato dei mondiali, siamo sicuri che l’abbinata sarà un successo strepitoso. Il tutto allestito con lo Stadio Nando Martellini a Caracalla che ospiterà un villaggio dedicato non solo alle due ruote. Vorremmo allargarlo anche ad altre discipline sportive, facendo in modo che si possa conoscere e provare un numero elevato di specialità, invogliando i più giovani a fare sport, qualsiasi esso sia. Ma c’è anche altro…

Ossia?

Proporremo una nuova edizione di “ABCletta”, il progetto a sfondo sociale collegato alla manifestazione già dallo scorso anno, che in collaborazione con l’associazione culturale Ti con Zero, coinvolge studenti dei licei sportivi romani e alunni dell’ ISS – Istituto Statale per Sordi in un processo di apprendimento creativo e di gioco sul tema della bicicletta.

Paternoster Liberazione 2018
La vittoria di Letizia Paternoster all’ultimo Liberazione femminile, nel 2018
Paternoster Liberazione 2018
La vittoria di Letizia Paternoster all’ultimo Liberazione femminile, nel 2018
Andiamo per ordine: perché una ciclopedalata e non per esempio un granfondo?

L’idea frulla da tempo nella mente, ma sicuramente non sarebbe possibile inserirla in questo periodo, dovremmo tornare a quello della corsa originaria, quindi a fine stagione, a ottobre. E’ un progetto, vedremo se e come realizzarlo. Intanto pensiamo alla ciclopasseggiata per la quale stiamo definendo un accordo con il Centro Servizi Volontariato del Lazio per permettere alle associazioni che ne fanno parte di raccogliere fondi attraverso la vendita delle iscrizioni. Dovrà essere una giornata per famiglie, con 2 percorsi fino a 20 chilometri e un megaristoro finale, abbinata anche a iniziative per bambini. Una giornata per famiglie, insomma.

La domenica sarà un festival giovanile…

Vogliamo che sia un passaggio di riferimento per il nostro ciclismo del futuro. Avete visto che successo ha avuto la gara junior dell’ultima edizione? Bisogna considerare che per l’ultimo Liberazione ci siamo trovati a organizzare il tutto in pochissimi mesi. Ora abbiamo avuto il tempo per progettare, per questo vogliamo che tutte le principali categorie siano rappresentate. La vittoria di Belletta, trionfatore da noi e poi iridato su pista, dimostra che possiamo davvero essere un trampolino di lancio.

Belletta Liberazione 2021
Dario Igor Belletta, al Liberazione è iniziata la parabola ascendente culminata con l’iride su pista. Dita al cielo per Silvia Piccini
Belletta Liberazione 2021
Belletta, al Liberazione è iniziata la parabola che è culminata con l’iride su pista
Per la gara delle donne contate di avere al via qualche squadra del WorldTour?

Essendo nel calendario Uci come gara 1.2 possiamo averne tre al via e lo speriamo, ma bisogna tenere conto che il giorno prima ci sarà la Liegi-Bastogne-Liegi. E’ un prezzo che pagheremo ancora vista la nostra data, ma siamo sicuri che avremo comunque un bel parterre. Il calendario in quel periodo è straricco in ogni prova: volevamo ad esempio allestire un evento di E-bike al sabato, ma ci siamo accorti che saremmo andati incontro a mille concomitanze.

Veniamo alla gara regina: anche qui contate di avere corridori del WorldTour?

Speriamo, ci hanno già contattato quelli dell’Astana Development e i primi a iscriversi, pur non del WT, sono quelli della Bardiani. Ci ha fatto molto piacere. Inoltre stanno arrivando tantissime richieste di partecipazione da nazionali straniere, ad esempio per la prima volta arriverà l’Uruguay. L’interesse a partecipare è massimo e questo ci fa ben sperare.

Bomboni Liberazione
Eugenio Bomboni è stato l’ideatore e l’anima della corsa dal 1946
Eugenio Bomboni è stato l’ideatore e l’anima della corsa dal 1946
Una volta il Liberazione era chiamato il “mondiale di primavera” per i dilettanti, ora il suo prestigio è tornato tale?

Forse non ancora, ma ci arriveremo. Negli ultimi anni della vecchia gestione c’era stata una flessione, anche fisiologica considerando le tantissime edizioni organizzate. Noi siamo ripartiti con nuovo spirito e basi, ad esempio ho già raccolto sponsor importanti mentre prima si viveva soprattutto di sovvenzioni pubbliche. Io dico che le credenziali ci sono tutte, ma il nostro è un “work in progress”…

Sapete cosa fa Silvia Epis alla nazionale giovanile?

15.11.2021
4 min
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Silvia Epis: Direttore tecnico settore nazionale giovanile. La dicitura ufficiale al momento della presentazione dei tecnici azzurri diceva così. Solo che fra quelli della strada, quelli della pista e del cross e di tutte le discipline di cui ci si occupa abitualmente, la nazionale giovanile si tende a non calcolarla. Se però colleghi i puntini, ti accorgi che gli juniores stanno diventando l’ombelico del mondo e che Salvoldi e anche Pontoni stanno pensando di convocare sia pure episodicamente anche gli allievi. E allora forse un’occhiata al lavoro di Silvia Epis andrebbe data.

Occupa il suo ruolo dal 2019: eccola alla presentazione dei tecnici azzurri a Milano
Occupa il suo ruolo dal 2019: eccola alla presentazione dei tecnici azzurri a Milano

Olimpiadi per allievi

Lei è bionda, è del 1992 e ha un sorriso simpatico. E’ laureata in Scienze Motorie a Brescia e poi in Scienza, Tecnica e Didattica dello Sport a Milano. Il ruolo nella nazionale giovanile lo ricopre dal 2019, da quando il Coni lo introdusse in tutte le federazioni, per creare una sorta di trait d’union fra le categorie giovanili e quelle agonistiche.

«Si tratta di un ruolo che agonisticamente vive ogni due anni in occasione delle Eyof (acronimo di European Youth Olympic Festival: il festival olimpico della gioventù ndr) – spiega – le Olimpiadi per gli allievi. Per il resto è un incarico molto più ampio. Promozionale per quanto riguarda le proposte alle scuole, la didattica nelle scuole di ciclismo presso i centri della pista, oppure il supporto regolamentare alle varie commissioni. Ma non pensate a me come al classico commissario tecnico».

Campo di indagine

Il campo è ampio. Scorrendo le foto dell’ultima edizione degli Eyof, ricordiamo di averne già pubblicata una nel primo pezzo di bici.PRO dedicato a Dario Igor Belletta, che nel 2019 prese l’argento su strada (foto di apertura). Intanto Silvia spiega che tra i fronti su cui sta studiando c’è ad esempio la perdita di tesserati al passaggio fra le varie categorie. Se è vero che la maturità agonistica si raggiunge intorno ai 29 anni, perdere dei ragazzi di 16 è un bel problema: da inquadrare per cercare di venirne a capo.

«Ci si arriva partendo dai numeri del tesseramento – dice – e lavorando a contatto col territorio. Ci possono essere motivazioni tecniche e ambientali, ma possiamo anche chiederci se la proposta del ciclismo come sport di fatica sia attuale e abbia appeal sui giovani che si avvicinano».

Questa la spedizione degli azzurri agli Eyof del 2019 svolti in Azerbaijan
Questa la spedizione degli azzurri agli Eyof del 2019 svolti in Azerbaijan

Il fascino della fatica

Il ciclismo come sport di fatica, a ben vedere, potrebbe far scappare nuove generazioni che vivono dimensioni che dalla fatica stanno spesso alla larga.

«Sto estrapolando i dati proprio in questi giorni – dice Epis – e fra le domande che ci poniamo c’è anche, ad esempio, se il ciclismo sia uno sport che consenta a un ragazzo di 17 anni di avvicinarsi e provare. Si riesce a entrare in una squadra di juniores senza aver mai corso prima? Che cosa possiamo offrire? Sono tutti spunti a cui va data una risposta, ma certo anche in questo sport va resa più accessibile la possibilità di esprimersi».

Quasi 8.000 studenti

Interessante l’aspetto legato alle scuole. Alzi la mano chi sapeva che circa 8.000 studenti nella scuola italiana – fra gli ultimi due anni delle elementari e le medie – sono coinvolti quest’anno in progetti didattici legati alla bicicletta.

«La scuola che aderisce – spiega – adotta uno dei progetti federali, per il quale avrà a disposizione dei tecnici sia per la parte teorica, sia poi per quella pratica. Ci sono adesioni in tutta Italia. In più, oltre alla formazione nelle scuole, si lavora anche sui giovani tesserati. Per cui in occasione dei Campionati italiani giovanili di Chianciano e Chiusi, abbiamo fatto un convegno cui hanno partecipato tutti gli 800 atleti iscritti, in cui abbiamo parlato di sicurezza stradale. Perché da allievi si passa dalla dimensione del circuito protetto alla strada. Se però la base richiedesse altri aspetti, sarebbe nostro compito andargli incontro».

L’abbraccio con Belletta dopo l’arrivo degli Eyof 2019 di Baku: un argento che dice tanto
L’abbraccio con Belletta dopo l’arrivo degli Eyof 2019 di Baku: un argento che dice tanto

Obiettivo Slovacchia

Il prossimo impegno agonistico sono gli Eyof 2022, che si svolgeranno a Banska Bystrica in Slovacchia dal 24 al 30 luglio 2022. L’ultima volta a Baku, in Azerbaijan, vincemmo l’argento con Belletta, che nel 2021 ha vinto il Liberazione Juniores dedicandolo a Silvia Piccini e il mondiale juniores dell’eliminazione su pista. Già abbastanza perché qualcuno pensi di farlo firmare. Capito perché comincia a essere cruciale rivolgere loro lo sguardo quando sono allievi? E’ il lavoro di Silvia Epis. E noi anche oggi abbiamo imparato una cosa nuova.

Dietro Belletta, il cuore (e l’esperienza) di Bortolami

01.05.2021
4 min
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Dietro Dario Igor Belletta e le sue vittorie c’è anche Gianluca Bortolami. Quella scritta GB Junior Team è infatti la sua sigla. Di lui si parla sempre poco ed è un peccato. Il milanese, 53 anni, vinse il Fiandre nel 2001 in maglia Tacconi Sport (nella foto di apertura, il forcing sul Grammont), ma prima era stato parte della gloriosa Mapei che travolse la Roubaix del 1996 con Museeuw, mentre lui e Tafi si piazzarono in parata al secondo e terzo posto. Due anni prima, Bortolami aveva conquistato la Coppa del mondo, nel magnifico 1994 che lo vide vincere la tappa di Rennes al Tour, la Leeds International e il Gran Premio di Svizzera. Oggi Gianluca ha il suo negozio a Castano Primo, il Bortolami Bike Action, e in quella squadra juniores riversa la sua voglia di insegnare il ciclismo. Noi lo abbiamo chiamato per farci raccontare il suo pupillo, di cui ieri abbiamo tratteggiato la storia.

Belletta con le dita al cielo per Silvia Piccini, al Gp Liberazione dello scorso 25 aprile a Roma
Belletta: le dita al cielo per Silvia Piccini, al Gp Liberazione
Gianluca vi aspettavate un avvio del genere? Descrivici questo Belletta…

Sapevamo che andasse forte ma che infilasse 4 vittorie nelle ultime 5 gare onestamente non ce lo aspettavamo. E’ alto 1,87 e le sue caratteristiche fisiche gli permettono di andare bene un po’ ovunque. E’ molto veloce, tiene benissimo sulle salite di 4/5 chilometri e nei percorsi misti si trova a suo agio. Ha anche una buona visione di corsa. Un’altra sua grande qualità è quella di saper conciliare ottimamente la scuola, dove va molto bene, con gli allenamenti. Anzi vi racconto un aneddoto…

Anche Bortolami a braccia alzate, al Tour de France del 1994, a Rennes
Anche Bortolami a braccia alzate, al Tour del 1994, a Rennes
Dicci pure, siamo curiosi.

In parte ve lo ha già detto lui. In autunno e in inverno, abbiamo scoperto quasi per caso guardando le tracce del suo computerino, che si allenava ad orari strani, quasi sempre la mattina presto. Quando il meteo lo permetteva usciva alle sei del mattino, poi rientrava a casa per seguire le lezioni, in presenza o in Dad, e al pomeriggio studiava. Non ci ha mai detto nulla perché non voleva passare per quello che fa il fenomeno tra scuola e ciclismo. E quando gliene abbiamo chiesto il motivo lui, ci ha risposto che non gli pesava farlo e che era il suo dovere trovare il tempo sia per studiare che pedalare.

Considerando le tante potenziali distrazioni che ci sono per un ragazzo della sua età, è raro sentire cose simili. A questo punto non c’è il rischio che gli venga chiesto sempre di più?

Vero, c’è il rischio e onestamente, se ci penso, sono un po’ preoccupato. Ma noi, insieme alla sua famiglia, lo stiamo preservando. E’ solo un primo anno junior e vogliamo che arrivi alla categoria superiore non spremuto. E soprattutto vogliamo che, quando non sarà più con noi, continui ad andare in bici per divertirsi e non per vincere e fare contenta solo la sua squadra. Questo discorso vale per ogni mio ragazzo, che per me sono tutti figli. A Dario sto insegnando a non strafare in bici, perché verrà il tempo in cui il suo volume d’allenamento sarà molto superiore. In questa categoria, anche a fronte di tante vittorie, bisogna capire che siamo un punto di partenza.

Nella celebre Roubaix del 1996, arriva prima di Tafi e subito dietro Museeuw
Nella celebre Roubaix del 1996, arriva prima di Tafi e subito dietro Museeuw
Chissà quanto interesse ci sarà per lui dopo questi successi?

Tantissimo e devo dire che sia noi che lui siamo turbati per l’affacciarsi dei procuratori alle gare, ma fortunatamente anche la sua famiglia la pensa come me. Dario va protetto, lasciandolo in pace e libero di crescere e anche sbagliare senza pressioni o ansie da prestazioni. Si è guadagnato la convocazione in nazionale e naturalmente puntiamo a mandarlo a fare esperienze internazionali con la maglia azzurra, così come andare ai campionati italiani per fare bene. Però non deve diventare un assillo per nessuno, qualora non dovesse fare i risultati sperati.

Belletta Liberazione 2021

Belletta, quel Liberazione rabbioso dedicato a Silvia

30.04.2021
4 min
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Se fosse una canzone, Dario Igor Belletta sarebbe la hit del momento. Il diciassettenne del GB Junior Team – che frequenta la quarta al liceo scientifico Donato Bramante a Magenta – ha iniziato la stagione suonando quattro sinfonie (in meno di un mese) nelle prime sette gare disputate: vittorie ad Ancarano il 28 marzo, alla Coppa Dondeo a Cremona per Pasquetta, nella Novara-Suno l’11 aprile e nel Gp Liberazione a Roma pochi giorni fa, quest’ultima con una dedica particolare. E a gioire di questi successi, oltre alla sua famiglia, è il suo team manager ed allenatore Gianluca Bortolami

«Lo abbiamo preso – spiega l’eroe del Fiandre 2001 – dalla S.C. Busto Garolfo e lo tenevamo un po’ sotto osservazione perché nel 2016 avevamo già avuto suo fratello Pier Elis, più vecchio di cinque anni e che ora corre tra gli U23 nella Named-Uptivo. Da allora siamo rimasti in contatto con la famiglia, che si fida di noi e così siamo riusciti ad assicurarcelo anche se aveva tante richieste da altre formazioni».

In ritiro con la nazionale di De Candido a metà aprile (foto Instagram)
In ritiro con la nazionale di De Candido a metà aprile (foto Instagram)

Se Bortolami si gode il ragazzo di Arluno, lo stesso Belletta sembra lusingato e sorpreso dalle parole del suo dirigente e dalle attenzioni che gli vengono rivolte dagli addetti ai lavori. A parlargli però sembra di avere di fronte una persona più grande.

Dario, eravamo rimasti in sospeso con quella esultanza del Liberazione: mani in alto ed indici puntati verso il cielo. Quel gesto era per Silvia Piccini (la diciassettenne morta investita in allenamento il 22 aprile scorso, ndr)?

Sì, la vittoria l’ho dedicata a lei, che era praticamente una mia coetanea e che è stata uccisa mentre faceva quello che più le piaceva. E’ stato doveroso dedicargliela perché un minuto di silenzio era troppo poco.

Immaginiamo che ti abbia molto scosso questa disgrazia.

Assolutamente, è stato un brutto colpo, una vera ingiustizia. E’ morta che stava facendo quello che amava di più. E’ toccato a lei ma poteva capitare ad ognuno di noi. E non possiamo andare avanti così.

Secondo te cosa bisognerebbe fare in più?

Non saprei cosa dovremmo fare di diverso. Va cambiata la cultura e la mentalità italiana del guidatore di un mezzo verso il ciclista, bisognerebbe guardare davvero al Nord Europa dove ci sono tante piste ciclabili e le biciclette hanno la precedenza sulle maggiori strade. Ecco, forse noi giovani potremmo impegnarci sui social facendo qualche post superficiale in meno e cercando di sensibilizzare di più la popolazione ad avere più rispetto per noi. Ma sappiamo che è molto difficile.

Dario cambiamo argomento cercando di riportarti un po’ il sorriso. A chi ti ispiri?

Attualmente, forse perché fisicamente somiglio a lui, adoro Van Aert perché quando si attacca il numero lo fa per essere competitivo su ogni terreno, anche quello meno adatto a lui senza aver paura di saltare o non fare risultato. Un corridore così fa tanto bene al ciclismo. E come lui apprezzo anche Van der Poel.

E’ vero che ti svegliavi all’alba e ti allenavi di nascosto?

Ma no (ride, ndr), non era di nascosto. Uscivo ad orari inconsueti quando sapevo che avrei avuto la giornata scolastica piena, però non mi è mai pesato e per me era normale. Credo che in tanti abbiano o avrebbero fatto come me.

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Dato il tuo impegno com’è il rapporto a scuola con compagni e professori? Cosa ti hanno detto dopo queste quattro vittorie?

Tutti si sono complimentati con me e penso che la prossima vittoria la dovrò dedicare ai miei insegnanti, perché sono comprensivi e disponibili per aiutarmi e farmi recuperare le lezioni che perdo. Così come i miei compagni che sono i miei primi tifosi e talvolta si offrono di farmi i compiti. Li ringrazio ma declino sempre.

E invece com’è il rapporto con i tuoi compagni di squadra? Sei pronto a metterti al loro servizio?

Assolutamente sì, nel momento in cui mi dovessi accorgere che uno di loro sta meglio di me, mi metterei subito a lavorare per lui. E quest’anno è già capitato. Inoltre penso che non sia mai un bene che vinca sempre solo un corridore. L’unione fa la forza e se più corridori del GB Junior Team vincono, più timore può fare la squadra in ogni corsa cui partecipa.