Le tirate di collo fanno crescere: parola di Bortolami

13.03.2022
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Stanno per partire anche gli juniores. E siccome i discorsi degli ultimi giorni si sono un po’ incrociati, fra Bartoli che ha colpito duro, Boscolo che gli ha dato ragione, Damilano che ha messo dei paletti e Chioccioli che ha suonato l’allarme, fra una curiosità e l’altra sulla stagione che inizia, abbiamo pensato di coinvolgere Gianluca Bortolami. Il milanese è in ritiro a Castagneto Carducci con il suo GB Junior Team (In apertura Belletta tira il gruppo, foto Nardo) e oltre a raccontarci come vanno le cose, mette sul tavolo la sua idea di come far crescere i giovani. E la sua voce è pesante e incisiva quanto quella di Bartoli.

Giro delle Fiandre 2001, Gianluca Bortolami forza sul Grammont e va a vincere
Giro delle Fiandre 2001, Gianluca Bortolami forza sul Grammont e va a vincere

Gianluca è un ragazzo del 1968, è stato professionista dal 1990 al 2005. Ha vinto 33 corse e fra queste spicca il Giro delle Fiandre del 2001 in maglia Caldirola, anche se nel 1994 erano già venute una tappa al Tour e la vittoria della Coppa del mondo con i successi di Leeds e Zurigo.

Andiamo con ordine, a che punto siamo con gli juniores?

A parte qualcuno che si è preso il Covid e ha ritardato la partenza, stiamo bene. Usando gli stessi percorsi di allenamento, riusciamo a valutare i miglioramenti di quelli al secondo anno e ci facciamo un’idea dei primi anni, che sono meno strutturati. I ragazzi scaricano i dati tutti i giorni e in base a quello che si vede, regoliamo il tiro.

Il team ha lavorato in Lombardia fino a sabato scorso, poi si è spostato a Castagneto Carducci (foto Stefano Nardo)
Il team ha lavorato in Lombardia fino a sabato scorso, poi si è spostato a Castagneto Carducci (foto Stefano Nardo)
Ti occupi tu direttamente della preparazione?

Ci sono io, ma c’è anche Loris Ferrari, anche lui direttore sportivo, che segue l’aspetto dei test. Ci confrontiamo spesso in base a quello che ognuno di noi vede.

Siete stati in ritiro o sempre a casa?

L’inverno a casa, mentre mercoledì siamo partiti per Castagneto Carducci e restiamo qui per dieci giorni. Ci sarebbe piaciuto cominciare a Cesano Maderno e alla corsa per Franco Ballerini, dove avrei portato Belletta e ci avrei tenuto personalmente. Invece hanno già raggiunto il tetto dei 120 partenti e così debutteremo a Cesano Maderno.

Si lavora in salita: lui è Alessandro Bonalda (foto Stefano Nardo)
Si lavora in salita: lui è Alessandro Bonalda (foto Stefano Nardo)
Come sta Belletta?

Ha avuto anche lui il Covid a dicembre e abbiamo cercato di andare con cautela. Siamo in linea con lo scorso anno, lui ha sempre le stesse grandi motivazioni. Abbiamo fatto una corsa in Svizzera dieci giorni fa vicino Grenchen e ha vinto una prova su tre. Siamo andati per avere indicazioni su come stesse e stiamo procedendo bene e soprattutto abbiamo ancora tempo per arrivare come si deve all’inizio di stagione. E sarà una stagione intensa e lunga, dovremo dargli il tempo per risparmiare le forze.

Uno come lui, con vittorie su strada e un mondiale in pista, è già oggetto del desiderio per squadre pro’?

Si sono già fatte sotto delle WorldTour, ma il ragazzo e la famiglia hanno deciso di affidarsi a me e alla squadra. Lui vuole crescere e io lo conosco da quando era piccolino, mentre prima era stato tirato su benissimo da Luciano Fusar Poli, giocando con la bicicletta. E’ un ragazzo intelligente e sa fare le valutazioni del caso.

I ragazzi di primo anno vanno osservati, con gli altri si parte da una base più alta (foto Stefano Nardo)
I ragazzi di primo anno vanno osservati, con gli altri si parte da una base più alta (foto Stefano Nardo)
Qual è l’obiettivo in questo inizio di stagione?

La volontà di fare lo junior senza bruciare i tempi. Se poi andrà forte, potrà passare U23 con chiunque. Ma non vi nascondo che stiamo cercando di fare la squadra per seguire lui e gli altri. Non è facile trovare sponsor, ma ci stiamo adoperando.

E qui arriviamo al discorso di Bartoli: fino a che punto sarà giusto tenerlo nella bambagia?

Condivido in pieno quello che ha detto Michele. Io sono passato anche prima di lui e correvo contro i corridori dell’Unione Sovietica e quelli della DDR (la Germania dell’Est, ndr) e quando c’erano loro, se andava bene si faceva terzi. Se si vuole crescere, bisogna fare esperienze di alto livello. Se un ragazzo vuole crescere, deve confrontarsi con i più forti. Quando passi pro’, nessuno guarda più l’età.

Nel 2021, Filippo Borello ha vinto due corse: Vaprio D’Agogna e il Trofeo Madonna di Campagna(foto Stefano Nardo)
Nel 2021, Filippo Borello ha vinto due corse: Vaprio D’Agogna e il Trofeo Madonna di Campagna(foto Stefano Nardo)
Come ti regolerai con Belletta?

Credo che i primi due anni da U23 tranquilli possano starci, anche se durante questi ci sta di prendere qualche tirata di collo confrontandosi con i più grandi. Chi gestisce il giovane di talento deve saperlo dosare, valutare l’esperienza e quando semmai puntare al risultato. Come si è sempre fatto. Se ti accontentavi di correre nel circuito di paese, non crescevi e non cresci. Andare nelle gare internazionali con quelli forti è lo stimolo che ci vuole.

Torniamo a Bartoli: le vittorie nelle piccole corse non fanno crescere.

Abbiamo avuto tanti corridori che passavano U23 senza confrontarsi ad alto livello. Sono poche le squadre juniores che vanno a misurarsi all’estero. Ci siamo noi, c’è il team Ballerini di Bardelli. A volte ci vanno le formazioni regionali. E là fuori ti confronti con i corridori che poi si vedono dominare da professionisti. D’estate andremo a fare una corsa a tappe in Belgio con gli allievi. Badate bene, non per fare risultato, ma per fare esperienza.

Foto di gruppo al via della stagione: si parte fra una settimana (foto Stefano Nardo)
Foto di gruppo al via della stagione: si parte fra una settimana (foto Stefano Nardo)
Un’esperienza importante…

Non voglio essere presuntuoso, ma se vogliamo crescere bisogna fare così. Anche con l’aiuto dei genitori, che ci permettono di farlo. Quando ero un ragazzino, mi sembrava già tanto andare a correre fuori regione, andare all’estero è come toccare il cielo con un dito. E correre in Belgio serve a far capire ai ragazzi che cosa vuol dire correre col vento e con l’acqua senza lamentarsi come fanno lassù. E la cosa funziona. Quando tornano non sono più gli stessi. Certe esperienze ti permettono di fare lo scatto mentale decisivo.