Belletta Liberazione 2021

Belletta, quel Liberazione rabbioso dedicato a Silvia

30.04.2021
4 min
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Se fosse una canzone, Dario Igor Belletta sarebbe la hit del momento. Il diciassettenne del GB Junior Team – che frequenta la quarta al liceo scientifico Donato Bramante a Magenta – ha iniziato la stagione suonando quattro sinfonie (in meno di un mese) nelle prime sette gare disputate: vittorie ad Ancarano il 28 marzo, alla Coppa Dondeo a Cremona per Pasquetta, nella Novara-Suno l’11 aprile e nel Gp Liberazione a Roma pochi giorni fa, quest’ultima con una dedica particolare. E a gioire di questi successi, oltre alla sua famiglia, è il suo team manager ed allenatore Gianluca Bortolami

«Lo abbiamo preso – spiega l’eroe del Fiandre 2001 – dalla S.C. Busto Garolfo e lo tenevamo un po’ sotto osservazione perché nel 2016 avevamo già avuto suo fratello Pier Elis, più vecchio di cinque anni e che ora corre tra gli U23 nella Named-Uptivo. Da allora siamo rimasti in contatto con la famiglia, che si fida di noi e così siamo riusciti ad assicurarcelo anche se aveva tante richieste da altre formazioni».

In ritiro con la nazionale di De Candido a metà aprile (foto Instagram)
In ritiro con la nazionale di De Candido a metà aprile (foto Instagram)

Se Bortolami si gode il ragazzo di Arluno, lo stesso Belletta sembra lusingato e sorpreso dalle parole del suo dirigente e dalle attenzioni che gli vengono rivolte dagli addetti ai lavori. A parlargli però sembra di avere di fronte una persona più grande.

Dario, eravamo rimasti in sospeso con quella esultanza del Liberazione: mani in alto ed indici puntati verso il cielo. Quel gesto era per Silvia Piccini (la diciassettenne morta investita in allenamento il 22 aprile scorso, ndr)?

Sì, la vittoria l’ho dedicata a lei, che era praticamente una mia coetanea e che è stata uccisa mentre faceva quello che più le piaceva. E’ stato doveroso dedicargliela perché un minuto di silenzio era troppo poco.

Immaginiamo che ti abbia molto scosso questa disgrazia.

Assolutamente, è stato un brutto colpo, una vera ingiustizia. E’ morta che stava facendo quello che amava di più. E’ toccato a lei ma poteva capitare ad ognuno di noi. E non possiamo andare avanti così.

Secondo te cosa bisognerebbe fare in più?

Non saprei cosa dovremmo fare di diverso. Va cambiata la cultura e la mentalità italiana del guidatore di un mezzo verso il ciclista, bisognerebbe guardare davvero al Nord Europa dove ci sono tante piste ciclabili e le biciclette hanno la precedenza sulle maggiori strade. Ecco, forse noi giovani potremmo impegnarci sui social facendo qualche post superficiale in meno e cercando di sensibilizzare di più la popolazione ad avere più rispetto per noi. Ma sappiamo che è molto difficile.

Dario cambiamo argomento cercando di riportarti un po’ il sorriso. A chi ti ispiri?

Attualmente, forse perché fisicamente somiglio a lui, adoro Van Aert perché quando si attacca il numero lo fa per essere competitivo su ogni terreno, anche quello meno adatto a lui senza aver paura di saltare o non fare risultato. Un corridore così fa tanto bene al ciclismo. E come lui apprezzo anche Van der Poel.

E’ vero che ti svegliavi all’alba e ti allenavi di nascosto?

Ma no (ride, ndr), non era di nascosto. Uscivo ad orari inconsueti quando sapevo che avrei avuto la giornata scolastica piena, però non mi è mai pesato e per me era normale. Credo che in tanti abbiano o avrebbero fatto come me.

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Dato il tuo impegno com’è il rapporto a scuola con compagni e professori? Cosa ti hanno detto dopo queste quattro vittorie?

Tutti si sono complimentati con me e penso che la prossima vittoria la dovrò dedicare ai miei insegnanti, perché sono comprensivi e disponibili per aiutarmi e farmi recuperare le lezioni che perdo. Così come i miei compagni che sono i miei primi tifosi e talvolta si offrono di farmi i compiti. Li ringrazio ma declino sempre.

E invece com’è il rapporto con i tuoi compagni di squadra? Sei pronto a metterti al loro servizio?

Assolutamente sì, nel momento in cui mi dovessi accorgere che uno di loro sta meglio di me, mi metterei subito a lavorare per lui. E quest’anno è già capitato. Inoltre penso che non sia mai un bene che vinca sempre solo un corridore. L’unione fa la forza e se più corridori del GB Junior Team vincono, più timore può fare la squadra in ogni corsa cui partecipa.