Cioni e il momento di Ganna, tra l’incudine e il martello

12.09.2024
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La vittoria di Affini nella crono di Hasselt in qualche modo avrà tolto a Ganna il peso di non essere andato agli europei. Pippo vorrebbe esserci sempre, la nazionale è la sua famiglia e lo stop dopo il ritiro dal Renewi Tour è servito a permettergli di resettarsi e programmare i mondiali. Quello della crono e probabilmente quelli della pista.

Dopo l’editoriale di due settimane fa, non sono mancate reazioni da parte di chi lavora con il piemontese. Il filo conduttore di quel pezzo seguiva due direttrici. La prima era legata alla programmazione dell’attività: in questo ciclismo così specializzato rincorrere la crono e la pista potrebbe impedire di raggiungere il massimo su un fronte o sull’altro. La seconda era connessa al fatto che per anni Ganna è stato (ed è ancora) il portabandiera del nostro ciclismo di vertice e nessuno fra coloro che lo guidano ha mai fatto un passo indietro nel suo interesse. Lui è un generoso, ma a un certo punto per le energie – fisiche e mentali – si accende la riserva.

Dario Cioni ha letto quel pezzo qualche giorno fa, raggiungendo il suo pupillo nell’altura di Macugnaga. Gli abbiamo chiesto di ragionarne, senza per forza dover prendere una posizione rispetto a un’altra. Dario è un uomo Ineos Grenadiers ma nell’anno in cui la priorità del campione è stata l’attività della maglia azzurra, ha collaborato con i settori della crono e della pista.

Villa e Cioni hanno gestito l’attività e la programmazione di Filippo Ganna fra pista e crono
Villa e Cioni hanno gestito l’attività e la programmazione di Filippo Ganna fra pista e crono
Gli australiani della pista sono cresciuti, Evenepoel è cresciuto. Un argento e un bronzo olimpico sono eccezionali, ma si può pensare che lavorando sulla pista o sulla crono, potrebbero venire risultati migliori?

Sì, alla fine è anche un’osservazione giusta. Il progetto però era partito tre anni fa con il ciclo olimpico. Era stato detto che Filippo avrebbe tenuto il discorso del quartetto fino a quest’anno e poi sarebbe stata presa una decisione per Los Angeles 2028. Non so se sia stata presa, ma non penso. E’ chiaro che c’è anche un’evoluzione dalla parte dei rivali, nel senso che Remco qualche anno fa non era a questo livello e neppure Pogacar. Alla fine però non potevi interrompere a metà il ciclo olimpico…

Tu che sei dalla parte di Ineos, che cosa pensi della tanta attività in nazionale?

Quando Filippo venne da noi, già faceva molto con la nazionale. Alla fine se vince un mondiale, è un bene anche per la squadra perché sarebbe una maglia di campione del mondo che indossa nelle crono con noi. Le Olimpiadi magari sono diverse, perché hanno richiesto dei tempi di preparazione diversi. Ricordiamoci comunque che la pista è sempre stata funzionale anche all’allenamento della cronometro e in certi momenti anche alla strada. Quindi è vero che c’è una dispersione degli obiettivi, ma non c’è una dispersione delle energie. Non si parla di fare discipline diverse, quanto piuttosto specialità complementari fra loro. Facendo la pista, si lavora anche su alcuni aspetti che servono per la crono. Quello che c’è stato quest’anno, magari al contrario dell’anno scorso, è stata proprio un’attenzione particolare verso un obiettivo. Di solito negli anni scorsi si lavorava su più traguardi, questa volta le Olimpiadi erano al di sopra di tutto.

Con Milan al Giro: il gruppo della pista è stato una presenza fissa nella stagione di Ganna
Con Milan al Giro: il gruppo della pista è stato una presenza fissa nella stagione di Ganna
Che bilancio ne faresti?

Non direi proprio che le ha fallite, starei attento a dirlo. La gente trae conclusioni, ma non è detto che siano giuste. E’ venuto via da Parigi con due medaglie, l’argento della crono e il bronzo del quartetto, anche se è chiaro che era partito per una medaglia d’oro nella crono. Fisicamente non era messo male, magari è stato penalizzato dal discorso meteo, perché per lui l’acqua non è una delle condizioni preferite. A livello di valori assoluti, è arrivato alle Olimpiadi in ottime condizioni. Purtroppo la cronometro con la strada bagnata non è stata l’ideale, nelle curve si perdeva terreno. Se fosse stato asciutto, probabilmente il risultato sarebbe stato diverso. Qualcosa può aver lasciato nell’evitare la caduta contro la transenna, però poi il finale è stato il terreno in cui è riuscito a recuperare. Però se trovi un Remco a quel modo…

E qui torniamo al discorso di partenza, con Ganna che deve confrontarsi a crono con uno che prepara solo la crono e in pista con nazionali che fanno pista da mesi. E alla fine nel quartetto è andato meno di quanto pensasse…

Quello l’ha detto anche lui, il fatto che su pista non fosse lo stesso Filippo che c’era stato a Tokyo. Il locomotore è stato più Milan e in questo caso lui lo ha supportato. Non era il Filippo che ha fatto la differenza, questa volta quel ruolo è stato di Jonathan. E’ un ciclismo pieno di fenomeni e bisogna essere anche realisti, ricordando che il progetto del quartetto era partito da tempo. Era stato preso l’impegno di arrivare fino a qua e così è stato.

I quartetti di Parigi hanno girato con tempi più alti rispetto a Tokyo. Cioni parla di gambe, ma anche di materiali e tattiche
I quartetti di Parigi hanno girato con tempi più alti rispetto a Tokyo. Cioni parla di gambe, ma anche di materiali e tattiche
Visto che c’era questo tipo di impegno, si è mai valutato di non fare la crono?

No, aspettate, come priorità la crono veniva prima della pista. Si sapeva che se fosse arrivato pronto per la crono, fisicamente lo sarebbe stato anche per la pista. La maggioranza dei discorsi è stata fatta sulla cronometro, dove si è dimostrato in pieno controllo del risultato finale. Invece nel quartetto sei uno dei quattro, non dipende solo da te.

Ma se nella crono Ganna aveva i valori migliori e nel quartetto no, che cosa è successo nel mezzo?

Questo non lo so, non ho ancora fatto una comparazione dei dati. I numeri comunque erano alti anche nel quartetto, dove c’era un Milan più forte di lui. Poi subentrano discorsi legati ai materiali, alle condizioni e le tattiche di gara. Però su questo non sta a me fare un’analisi. Il discorso che Milan fosse il motore del quartetto l’ha detto anche Filippo, se leggete le dichiarazioni dopo la gara. Però non penso che se Filippo si fosse tirato fuori dal quartetto, il risultato sarebbe stato migliore.

Dopo il mondiale 2023, le Olimpiadi. Evenepoel è salito di livello
Dopo il mondiale 2023, le Olimpiadi. Evenepoel è salito di livello
Però forse se non avesse dovuto fare il quartetto, sarebbe arrivato meglio alla crono, magari facendo il Tour?

La scelta di non fare il Tour non è stata data dal discorso del quartetto, ma dal fatto che si preferiva un altro avvicinamento. Evenepoel al Tour ha fatto classifica, quindi vuol dire che ha un recupero molto accelerato dello sforzo. Perciò il fatto che il Tour per lui sia stato funzionale, non vuole dire che tutti dovevano fare il Tour.

Diciamo che tranne Filippo, le altre medaglie su strada di Parigi venivano tutte dal Tour. Allora magari si è scelto il Giro, perché a luglio si sarebbe potuto lavorare in pista?

No, sono sicuro se lui voleva arrivare all’Olimpiade passando dal Tour, si trovava una soluzione anche per la pista.

Ganna è stato in altura, sabato sarà all’Italian Bike Festival, poi correrà ancora?

Al mondiale della crono, non prima perché non ci sono corse. Ci sarebbero quelle canadesi, ma non avrebbe senso. Farà il mondiale e non credo che andremo a vedere il percorso, perché Velo ha mandato un video che può bastare.

I tifosi sono al fianco di Ganna, riconoscendo in lui lo spirito del guerriero che non si tira mai indietro
I tifosi sono al fianco di Ganna, riconoscendo in lui lo spirito del guerriero che non si tira mai indietro
In base a cosa Ganna è stato fermato al Renewi Tour?

Avevamo capito ormai che non ne avrebbe ricavato niente di buono. Era inutile insistere. In Germania era stato un po’ altalenante, poi aveva avuto due giorni di recupero. A quel punto si è pensato di concedergli un po’ di respiro e un avvicinamento diverso verso il mondiale. La partecipazione all’europeo lo avrebbe pregiudicato. Se le cose fossero state normali, il Renewi Tour sarebbe stato un banco di prova in vista del mondiale, non uno step verso l’europeo. Anche se l’europeo a 10 giorni al mondiale faceva comodo come allenamento. Chiaramente quando la situazione è cambiata, è stato deciso di avere un approccio diverso.

Evenepoel ha avuto bisogno di due settimane di stacco prima di ripartire. Anche Ganna a Parigi ha corso in due discipline, perché farlo correre in Germania e non dargli il necessario recupero?

Alla fine ci sono anche alcune esigenze delle squadre, che vanno rispettate. Se un team dà libertà a 20 corridori, poi come va a fare il calendario?

Passo per passo fino a Parigi: i giorni di Ganna spiegati da Cioni

27.06.2024
6 min
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Dal 2 luglio in Austria inizierà l’ultima corsa di preparazione di Filippo Ganna, che si concluderà cinque giorni dopo: venti esatti prima della cronometro olimpica di Parigi del 27 luglio. Dopo il campionato italiano su strada, chiuso al quarto posto su un percorso molto duro per le sue caratteristiche, il piemontese è tornato a lavorare in pista. E noi abbiamo approfittato dei pochi giorni prima del Tour of Austria per fare il punto della situazione con il suo allenatore Dario Cioni. Curiosamente, parlando di crono olimpica, nella Ineos Grenadiers correranno l’Austria anche Tobias Foss e Magnus Sheffield: due che con le loro nazionali saranno in lizza per le stesse medaglie.

«L’Austria è l’unica corsa a tappe per quelli che non fanno il Tour – spiega Cioni – e che hanno ancora del lavoro da fare. Non è neanche per il prologo, che forse si farà con la bici da strada, ma per quegli 800 chilometri di gara in cui si potrà lavorare cercando anche il risultato. Filippo ha appena concluso due giorni di lavoro in pista e poi uno di volume su strada. Se facesse tre giorni in velodromo, ne uscirebbe troppo stanco e senza portare a casa qualcosa di utile».

Il rendimento di Ganna in salita al tricolore è la somma dei lavori del Giro, dell’altura e della pista
Il rendimento di Ganna in salita al tricolore è la somma dei lavori del Giro, dell’altura e della pista
Ti aspettavi che andasse così forte nella gara tricolore su strada?

Dopo il Giro ha lavorato un po’. Ha assorbito il lavoro, poi è stato in altura e ha fatto un po’ di specifico. La settimana prima, sceso dall’altura era stato anche in pista. La vittoria del tricolore crono e quel quarto posto sono stati il risultato di tutto messo insieme.

Come mai in pista fa blocchi di due giorni e non più di tre?

Nei primi tempi si era iniziato con blocchi più lunghi, però proprio da Tokyo in avanti non si sono più ripetuti. In pista fai tanta qualità e secondo noi il terzo giorno si inizia a pagare. Ogni tanto ha rifatto anche tre giorni, non c’è una preclusione, ma volendo lavorare bene è meglio farne due per dedicarsi poi a un lavoro di volume. Quindi di fatto sono triplette, ma col terzo giorno su strada.

Il Tour of Austria ha le sue belle salite: può essere gestito oppure la corsa è corsa?

La corsa è corsa, non puoi prevedere più di tanto, a meno di non decidere che in qualche giorno particolare tiri a salvarti. Magari decidi che su cinque giorni, due li fai a tutta, due stai in gruppo e uno salvi la gamba o comunque cerchi di arrivare al traguardo avendo ancora energie nel serbatoio. Però non puoi gestirti come quando sei in allenamento e stabilisci quando lavorare in soglia e quando al medio. In gara dipende anche dagli altri, con la fortuna che non dovendo fare classifica, hai la possibilità di non andare ogni giorno fuori giri.

Il leit motiv di tutto l’anno ha visto Ganna e gli azzurri alternarsi fra strada e pista
Il leit motiv di tutto l’anno ha visto Ganna e gli azzurri alternarsi fra strada e pista
Dopo i campionati italiani, Ganna ha detto che a casa avrebbe usato la bici da crono simulando situazioni di gara.

Ha iniziato a farlo a Livigno, dove aveva quella nuova e l’ha usata un po’ di volte. Con lui grosse necessità non ci sono, perché passa molto bene da una bici all’altra. In pista ad esempio ha le stesse misure della bici da crono e poi comunque, essendo uno specialista, si adatta facilmente alla posizione. E comunque, se dovesse esserci da fare una sessione sui rulli perché fuori piove, molto probabilmente la farebbe con la bici da crono invece che con quella da strada.

Capita mai di fare dietro moto con Ganna sulla bici da crono?

E’ un po’ difficile, bisognerebbe andare a 70-80 all’ora e sulle strade statali sarebbe rischioso, in caso del minimo imprevisto. Servirebbe una superstrada, ma sono più problemi che altro. Tendenzialmente lui sulla bicicletta da crono, specialmente se è un allenamento assistito, cioè con qualcuno dietro, tende a fare il lavoro specifico e recupera fra un intervallo e l’altro. O al massimo capita di fare una salita, se vuole farla in posizione.

Avete già tutti i riferimenti che servono per il percorso di Parigi oppure è qualcosa che toccherà a Velo quando saranno là?

Il pacing, il ritmo di pedalata, l’ho sempre gestito io, anche nel mondiale e gli altri eventi con la nazionale, con la collaborazione che c’è sempre stata. Marco (Velo, ndr) fa soprattutto la parte esecutiva e gestisce l’avvicinamento nei giorni immediatamente prima, essendo il responsabile del settore crono. Abbiamo sempre fatto così, perché sarebbe assurdo cambiare il metodo di lavorare proprio in prossimità dell’evento, dopo che per tutto l’anno si è fatto in un certo modo e si è visto che funziona. Per cui va organizzata l’attività di supporto affinché Filippo senta il meno possibile la differenza.

La posizione in sella è praticamente perfetta, le alette del casco portano vantaggio, la bici nuova farà il resto
La posizione in sella è praticamente perfetta, le alette del casco portano vantaggio, la bici nuova farà il resto
Questa di Parigi è una crono che ha qualcosa di particolare dal punto di vista del pacing e della gestione dello sforzo oppure è abbastanza lineare?

Secondo me nessuno lo sa, finché non arriviamo lì e vediamo come metteranno le transenne. Può essere l’unica vera incognita, cioè vedere quanto rendono tecnico il percorso, soprattutto nelle curve. Quello influenza i rilanci. E poi c’è il meteo, se fa caldo o meno o se magari piove. Invece altimetricamente parliamo di poco o nulla. Quelli che sono andati a vederla riferiscono di un percorso molto veloce, perché comunque le poche curve che ci sono si fanno su strade grandi, per cui dipende da come metteranno le barriere restringendo la sede stradale.

Il vento?

Su un percorso cittadino così, difficilmente sarà un fattore. Per cui ci troviamo di fronte un percorso molto molto diverso da quello di Tokyo. L’ultimo setup da tutti i punti di vista si fa una volta che sei lì e hai visto come hanno tracciato le curve, per capire il pacing e capire in che modo distribuire le potenze. Però più è veloce e meno c’è da fare differenze di strategia.

L’anno scorso, dopo i mondiali, si parlava dei 12 secondi fra Evenepoel e Ganna, dici che sono stati colmati?

Avevamo parlato dei 12 secondi e del peso forma, ricordo. Per come poi abbiamo visto il percorso, qui il peso non è determinante: l’incidenza di un chilo è poco o nulla. Abbiamo lavorato molto, siamo stati in galleria per un totale di tre giornate, fra quelle con la squadra e quelle che ha fatto con la nazionale. Abbiamo affinato vari elementi. C’è una bici nuova, c’è un body nuovo. Credo ci sia tutto quello che serve, siamo convinti di arrivare a quel giorno pronti al punto giusto.

Ganna a Tokyo realizzò il quinto tempo nella crono su un percorso da scalatori: vinse Roglic su Dumoulin e Dennis
Ganna a Tokyo realizzò il quinto tempo nella crono su un percorso da scalatori: vinse Roglic su Dumoulin e Dennis

La nuova bici da crono

La nuova Pinarello da crono di Ganna e del Team Ineos Grenadiers debutterà al Tour de France e il piemontese non potrà usarla in gara prima delle Olimpiadi. Pare fosse da escludere l’anticipazione del lancio ai campionati nazionali. Da quello che si sa, dovrebbe essere la sintesi di quella in lega usata per il record dell’Ora e la Bolide da crono. Fra i dettagli, ma solo per sentito dire, sembra che la parte bassa del manubrio abbia corna rivolte verso l’alto, anziché verso il basso.

Debutto in gara, dunque, il 5 luglio nella Nuit Saint Georges-Gevrey-Chambertin, crono di 25,3 chilometri: 7ª tappa del Tour. Quel giorno invece Ganna correrà una bella tappa di montagna al Tour of Austria, con arrivo a St Johan/Alpendorf.

Ganna, il quinto tricolore lancia la volata verso Parigi

20.06.2024
5 min
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GROSSETO – Ganna di nuovo campione italiano della crono, per la quinta volta. Il piemontese della Ineos Grenadiers si è trovato nella fornace del percorso dopo il ritiro in altura e per qualche istante deve essergli passato per la testa il fantasma di Faenza. Anche in quel giorno del 2021 il caldo non concedeva scampo, ma il percorso era più duro e alla fine Pippo si ritrovò al quarto posto, battuto da suo cognato Matteo Sobrero.

Anche oggi, come allora, sta preparando le Olimpiadi e anche questa volta è partito fortissimo. Forse troppo. E arrivare al traguardo è stato un bell’impegno.

Ganna è arrivato in calando dopo la partenza volutamente troppo allegra
Ganna è arrivato in calando dopo la partenza volutamente troppo allegra

Overpacing in avvio

L’inferno è più caldo, ma certo meno umido. Grosseto ha accolto i campionati italiani della crono con temperature che ti svuotano, è difficile immaginarsi come sia fare una crono di 35 chilometri. I corridori arrivano, si gettano sul marciapiede, sputano via la polvere e la fatica e ricominciano a parlare solo dopo qualche minuto.

«Sono partito troppo forte, perché era in previsione fare un overpacing per vedere cosa succedeva. Volevamo cercare di arrivare più vicini a una performance olimpica, però non sono ancora nella condizione che serve, quindi ho sofferto un po’ troppo. Nel finale ho faticato, però siamo riusciti a mantenere un buon ritmo e finire comunque con un’ottima prestazione. Diciamo che fare altura e poi scendere immediatamente… Ho avuto una settimana a casa, però ugualmente non sono riuscito a fare un ottimo adattamento al caldo e oggi un po’ l’ho sofferto».

L’assetto per Parigi è a posto: cambierà soltanto la bici, che sarà nuova
L’assetto per Parigi è a posto: cambierà soltanto la bici, che sarà nuova

La bici nuova

Parigi non è ancora dietro l’angolo, ma la conferenza stampa del 5 luglio metterà nero su bianco i nomi degli atleti e a quel punto avremo tutti la sensazione di qualcosa di immenso che sta per iniziare. Per ora si lavora. L’altura. La pista. Il tricolore crono e domenica quello su strada.

«Si lavora anche sui materiali – dice e sorride – praticamente è tutto fatto, manca soltanto la bicicletta, anche se da qualche parte si è già vista. Questa è stata l’ultima crono lunga prima delle Olimpiadi, ma a casa se ne simuleranno altre. I tempi saranno quelli. Si cercherà di fare allenamenti sempre più specifici sul tempo. La prova di oggi è buona, ma sono alla ripresa. Nelle crono del Giro i valori erano molto più alti, qua ho dovuto comunque tenere di più perché sennò non sarei arrivato al traguardo. E’ un avvicinamento buono, continuiamo così e vediamo come si arriva».

Per Affini il casco Giro che tanto ha fatto parlare alla Tirreno
Per Affini il casco Giro che tanto ha fatto parlare alla Tirreno

Fra crono e pista

Quella volta a Faenza mise su un muso che impiegò del tempo per passare. Si era nella rincorsa per Tokyo, l’oro del quartetto era una suggestione più che una possibilità, mentre oggi è tutto diverso. C’è più consapevolezza e forse il risultato di giornata è importante non tanto per se stesso quanto per la conferma di essere sulla strada giusta.

«Sappiamo a cosa andiamo incontro – dice – quindi le fatiche e gli allenamenti che ci saranno da fare. Come quartetto siamo motivati, ci siamo già trovati. Abbiamo già cercato di mettere giù un programma per trovarci quasi sempre tutti insieme. Poi ovviamente per obiettivi di squadra saremo anche impegnati in altre gare o ritiri, quindi abbiamo cercato di programmare il meglio per girare il più possibile insieme e cercare di fare più prove insieme. Cosa preferisco a livello del cuore fra crono e pista? Semplice, muoio in entrambe…».

Cioni fa parte da sempre del cerchio magico di Ganna assieme a Villa. A Parigi sarà invece con Tarling
Cioni fa parte da sempre del cerchio magico di Ganna assieme a Villa. A Parigi sarà invece con Tarling

Il Cioni condiviso

L’umore è buono, non potrebbe essere altrimenti. Passa Affini, che gli molla una battuta. Poco distante c’è Baroncini, il terzo di giornata. Gianluca Valoti, appostato dietro la transenna, fa notare che tutti e tre da U23 sono passati per il Team Colpack. E’ una riflessione che merita attenzione. Se un’ombra può esserci sulle Olimpiadi, riguarda l’assenza del suo allenatore Dario Cioni che, come pure agli ultimi mondiali, sarà impegnato accanto a Joshua Tarling. Il tema brucia: Tarling che a Glasgow era poco più di una promessa oggi è uno dei grandi favoriti. Quando scherzando abbiamo fatto su questo una battuta al toscano, lo sguardo ha lampeggiato.

«Io non ci penso – dice Ganna – alla fine con Dario ho un bel rapporto e abbiamo già discusso di questa cosa. Ovviamente quando saremo là, ci sarà un ottimo staff che mi seguirà e cercheremo di dare sempre il meglio. I rivali potrebbero essere gli stessi di Glasgow, quindi Remco e Tarling. Ma potrebbe venire fuori anche un Van Aert oppure Kung».

Dovendo e volendo pianificare ogni cosa nei dettagli, la Federazione non avrebbe potuto precettare Cioni e portarlo a Parigi? Si fa per parlare, ovviamente…

Jonathan Milan ha chiuso al quarto posto, a 1’01” da Ganna
Jonathan Milan ha chiuso al quarto posto, a 1’01” da Ganna

Il tempo delle pressioni

Il modo in cui si avvicinerà agli ultimi giorni resta coperto da un bello strato di segreto. Quando gli chiediamo se ha intenzione di simulare allenamenti a temperature simili, sorride dicendo di chiedere a Cioni. E così torniamo sulla partenza troppo allegra di giornata e del rischio di scoppiare prima del tempo.

«Me ne sono accorto all’intertempo dove avevo già 20 secondi di vantaggio su Affini – spiega – sapevo di aver scelto un passo un po’ troppo… ottimistico (sorride, ndr). Anche a Faenza avevo un po’ esagerato, vero, però l’ultima crono l’avevo fatta al Giro, in condizioni diverse. Non era una prova secca, adesso sarà da puntare un po’ più in alto. Cerchiamo di essere sempre sul pezzo, di lavorare sempre in ottica di Parigi. Non sarà facile, perché da una parte e l’altra inizieranno le pressioni. Perciò cerchiamo di rimanere calmi e di fare il meglio. Se tutto andrà bene, si festeggerà. Se non va bene, non credo che avrò ammazzato qualcuno. Non mi merito la galera…».

La crono a Ganna, il re è tornato. E dice grazie a Pogacar

18.05.2024
6 min
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DESENZANO DEL GARDA – E’ fatta. Sotto il podio la grande famiglia di Ganna sorride come in poche occasioni, come dopo le vittorie più importanti. La cronometro ha ritrovato il suo re, ma gli ultimi minuti nell’attesa di Pogacar sono stati uno stillicidio insopportabile. Lombardi ha la faccia del pericolo scampato. I genitori sono dietro il podio. Papà Marco è seduto e dice che ci voleva, per tutto quello che avrebbe comportato un’eventuale sconfitta. La mamma guarda la cagnolina Mya stesa per terra e fa notare che anche lei è sfinita. Cioni dice che era ora.

«Per la forma che aveva – precisa il diesse toscano – e per il lavoro fatto. E’ stato sfortunato a Sanremo, era arrivato secondo nella crono della Tirreno. Fare secondo come a Perugia avrebbe bruciato come avere zero vittorie. Stamattina siamo tornati sul percorso. Abbiamo scelto il monocorona da 64 con pignoni 11-34 per avere una scala. Ha fatto fatica a ingranare per i primi 2-3 chilometri. Poi quando ha iniziato ad andare, andava veramente forte. Non ero tanto preoccupato, perché mi aspettavo che nel finale Pogacar calasse. Ma lo avevamo pensato anche a Perugia, per cui con Tadej non si può dare mai nulla per scontato».

Quel ragazzo in rosa

Ganna ha voglia di parlare. Tirare fuori il tumulto che aveva dentro e che spesso tiene per sé. Le immagini mentre aspettava che arrivasse Pogacar sono state estenuanti, aveva negli occhi la paura che si ripetesse la beffa di Perugia. Accanto a lui a un certo punto è spuntato Jonathan Milan, che per fortuna l’ha aiutato a calare la tensione. E Pippo racconta.

«Dietro a questa vittoria – dice – c’è tanto lavoro, soprattutto quando sai che al giorno d’oggi la differenza la fai veramente nelle piccole cose. Ormai anche l’uno per cento di ogni minima cosa ti fa fare la differenza. Siamo stati in galleria del vento prima di venire qua. Abbiamo cercato di migliorare la posizione, cercato di fare tutto il meglio. Anche nella crono di Perugia, quando era veloce, riuscivo a mantenere i miei soliti standard di velocità. E oggi non c’era la salita di quel giorno. E comunque c’è stato un ragazzo di rosa che mi ha fatto soffrire tanto».

Pogacar è stato in testa fino alle porte del tratto più veloce, poi è calato e ha preferito mollare
Pogacar è stato in testa fino alle porte del tratto più veloce, poi è calato e ha preferito mollare

Niente di scontato

Un Pogacar così forte a cronometro, specie se piatte, non se lo aspettava nessuno. Alla vigilia di questa tappa, tanti temevano che potesse batterlo ancora, come se nei giorni scorsi si fosse trattenuto dal dare tutto. E quando ai primi intermedi lo sloveno ha iniziato a fare tempi migliori rispetto all’azzurro, la paura si è fatta largo.

«Come ho detto già a tanti – riprende Pippo – devo anche ringraziarlo per avermi stimolato giorno per giorno. Per arrivare a questo obiettivo e cercare di vincere. Sembra facile. Ganna arriva alle crono e vince. Magari! Firmerei anche io un pezzo di carta in cui ci fosse scritto questo. Andrei a dormire molto più rilassato e alla mattina mi sveglierei come un bimbo. Però non è mai scontato, non è mai facile. Riuscire a vincere dà quel colpo in più di morale, anche in vista della prossima settimana.

«Il giorno dopo Perugia c’era una tappa veramente tosta e dopo due chilometri sono stato il primo a staccarmi insieme a Gaviria. Non so se di testa perché avevo mollato o se perché ho avuto una giornata no. Però l’idea di affrontare 160 chilometri di gruppetto non è mai facile. Per questo ogni giorno ho cercato non tanto di risparmiare, ma certo di tenere più energie possibili per arrivare a oggi e spingere sui pedali sia con le energie positive, sia con quelle negative».

Il test con Foccoli

Fuori c’è un baccano d’inferno di gente che chiama lui e chiama Pogacar, come un tifo trasversale che s’è innamorato sì dello sloveno in rosa, ma sa riconoscere la passione e la forza del gigante piemontese. E Ganna va avanti a raccontare.

«Devo dire grazie alla gente – dice – c’era tanta gente che mi ha dato veramente un supporto incredibile. Anche grazie a loro oggi siamo riusciti a portare a termine questa piccola impresa. Sono stati soltanto 32 chilometri, ma nella testa sono sembrati molto più lunghi, quasi una Sanremo. Volevo vincere. Desenzano è quasi la seconda casa, con la pista a pochi chilometri. Ero venuto a vedere il percorso anche prima del Giro, dopo il Tour of the Alps, insieme al meccanico Andrea Foccoli. Mi aveva seguito lui quel giorno, mi ha accontentato e ha detto: “Va bene, andiamo a provarla». Quindi devo dire grazie anche a lui e a tutta la squadra che mi ha fatto arrivare oggi qua con le migliori gambe, con la miglior forza nella testa e con tutto quello che serve per riuscire a vincere».

Alla fine Ganna era commosso: la vittoria sarà benzina per le sue motivazioni
Alla fine Ganna era commosso: la vittoria sarà benzina per le sue motivazioni

L’attesa con Milan

L’ultima battuta, proprio prima di tuffarsi nell’affetto di quel pubblio straordinario, Ganna la dedica a quegli estenuanti e assieme divertenti minuti assieme a Milan. Solo due atleti azzurri per ora hanno vinto tappe in questo Giro: loro due. Ed entrambi vengono dal gruppo della pista, che oggi si è presentato qui per fargli sentire il suo calore. Alla partenza c’erano Viviani, Scartezzini e Lamon, la sua famiglia: un altro motivo per dare tutto.

«Con Johnny – ride – abbiamo avuto anche tempo di scherzare. Gli ho detto: “Pensa Johnny, tu aspetti 4-5 ore di tappa, poi fai la volata. Sono 17-20 secondi di volata e sai immediatamente se hai vinto o perso. Io ho aspettato due ore, ti rendi conto? Io sono qui che ho finito. Ho fatto la mia migliore performance, però fino all’ultimo, finché l’altro non taglia il traguardo, non saprò mai se ho vinto oppure ho perso”. Quindi è stato un momento un po’ così. Lui è arrivato da dietro l’angolo, ha fatto cucù con la testa. Quando l’ho visto, gli ho detto: «Dai Johnny, vieni vicino perché mi serve un supporto per finire la giornata…».

Ganna e la Sanremo perfetta: 90 minuti di potenze molto alte

12.03.2024
4 min
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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Cinque giorni alla Sanremo. Bartoli l’ha spiegato molto bene. Una delle resistenze maggiori per chi attacca sul Poggio è l’impatto con l’aria, perché si scatta a 40 all’ora e l’aerodinamica è un fattore da tenere in considerazione. E poi ha aggiunto che Ganna ha certo un grande motore, ma lo scorso anno gli è riuscito meglio rispondere all’allungo di Pogacar piuttosto che attaccare a sua volta. Fra i due ruoli c’è un abisso.

La fortuna di aver trovato Dario Cioni, il suo allenatore, con qualche minuto libero ci ha spinto a chiedere lumi anche a lui, in una sorta di provocazione, che provocazione non è. Ganna sul Poggio può attaccare o deve tentare di resistere agli attacchi per giocarsela sull’Aurelia o in volata?

Nella tappa di Valle Castellana, Pippo è stato in fuga
Nella tappa di Valle Castellana, Pippo è stato in fuga
Che cosa rappresenta il Poggio per un corridore potente, ma anche piuttosto grande, come Pippo?

Il Poggio per tutti i corridori è uno dei momenti critici della Milano-Sanremo, a meno che Pogacar non decida di far diventare un momento critico la Cipressa. Fino ad ora il Poggio è sempre stato il settore dove si è decisa la corsa.

Tanti si sono meravigliati della risposta di Ganna a Pogacar lo scorso anno: ha stupito anche voi?

Non del tutto. Lo sforzo, è abbastanza simile a quelli che fanno su pista. Se guardiamo il picco massimale, la durata è molto simile a quella dell’inseguimento. E’ vero che è salita, però se consideriamo la media che fanno sul Poggio, la componente aerodinamica è abbastanza importante. Magari sul momento dell’attacco hanno vantaggio i corridori più leggeri. Però una volta lanciati, se sei a ruota bilanci la differenza che c’è per lo svantaggio del peso e dell’aerodinamica.

Bartoli diceva proprio questo. Tu pensi che Pippo avrebbe i mezzi per attaccare per primo?

Va visto contro chi. Stiamo parlando di livelli assoluti, quindi fare il vuoto secondo me non è facile. Direi che per lui scollinare il Poggio da solo è molto più impegnativo che scollinare a ruota del primo. Se l’anno scorso fosse riuscito a prendere la scia di Van der Poel, sarebbe stato diverso. 

Nella tappa di Gualdo Tadino, Ganna ha sofferto il freddo, poi ha ripreso a macinare come sempre
Nella tappa di Gualdo Tadino, Ganna ha sofferto il freddo, poi ha ripreso a macinare come sempre
Tu dici che è uno sforzo simile alla pista, però c’è meno tempo per recuperarlo, perché l’arrivo non è in cima.

Sicuramente è uno sforzo massimale, perché altrimenti non si potrebbe andare via. Però è vero che poi c’è la volata ed è chiaro che anche i valori non sono gli stessi che farebbero in una volata da freschi. Se uno guarda la Sanremo perfetta, hai bisogno di un’ora e mezza di potenze molto alte. Si inizia a menare intorno ai Capi, poi hai bisogno dell’approccio al Poggio e poi di 3-4 minuti sul Poggio più lo sprint.

Sono componenti allenabili con lavori specifici?

Certamente. Si fanno delle simulazioni in allenamento, ma soprattutto alleni la capacità di esprimere potenza e la resistenza alla fatica. La parte allenabile è questa e vale per la Sanremo, come per la Roubaix e tutte le classiche. Quindi probabilmente quelli che arrivano davanti alla Sanremo sono corridori che riescono a gestire meglio la fatica rispetto ad altri.

Tempo fa ci dicesti che tra gli obiettivi di Ganna per il 2024 c’è anche perdere un po’ di peso: sul Poggio un chilo in più danneggia tanto?

No, se il chilo in più gli dà maggiore potenza.

Pippo ha raccontato che prima della Tirreno ha lavorato per quattro giorni in pista a causa del maltempo: si riesce a lavorare per la strada in quei casi?

Dipende un po’ dalle situazioni, ma puoi fare tutte e due. Farai lo specifico per la pista se ci sono quelli del quartetto, ma è possibile anche allenare la parte stradale, diciamo così, usando il dietro moto. Prima della Tirreno, Pippo ha fatto entrambi i tipi di lavoro. E’ chiaro che idealmente sarebbe stato meglio essere fuori, però non c’erano le condizioni meteo.

Prima della Tirreno, quattro giorni in pista per Ganna, lavorando per il quartetto e per la strada
Prima della Tirreno, quattro giorni in pista per Ganna, lavorando per il quartetto e per la strada
In che condizione è uscito dalla Tirreno?

Sicuramente sembra che sia in ripresa, perché non siamo partiti dal miglior Ganna. Ha avuto una giornata in cui ha sofferto per il freddo, che lo ha condizionato. Poi però si è rivisto il solito Pippo, che ha fatto una serie di ottime prove. E’ stato in fuga, sabato era davanti e ha aiutato i compagni a prendere la salita finale con i primi, dimostrando quindi di avere una buona condizione.

I postumi dell’influenza e degli antibiotici sono quindi smaltiti?

Lo vedremo sabato (ride, facendo scongiuri, ndr). Alla Sanremo…

Ayuso e Ganna, un secondo che cambia lo stato d’animo

04.03.2024
4 min
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LIDO DI CAMAIORE – Il minimo margine possibile per una vittoria che lo consacra già tra i grandi. Sarà ancora un ragazzino Juan Ayuso, ma fa davvero sul serio e una dimostrazione di forza è il successo di un solo secondo, a negare il tris consecutivo a Filippo Ganna nella cronometro inaugurale della Tirreno-Adriatico.

Voleva dare un segnale ai rivali per la classifica generale e, invece, si ritrova già in maglia azzurra dopo la performance monstre (52,554 km/h di media) sfoderata sul lungomare di Lido di Camaiore nella prima fatica della Corsa dei Due Mari. Tutti aspettavano una zampata del due volte vincitore del Tour de France Jonas Vingegaard, ma a far notizia per il danese e i suoi compagni di squadra sono stati più che altro i caschi futuristici, che ricordano quelli dei missili dello sci velocità come Simone Origone.

Per Ayuso un inizio stagione fulminante: 2 vittorie e 3 podi in 6 gare, una media davvero inusuale
Per Ayuso un inizio stagione fulminante: 2 vittorie e 3 podi in 6 gare, una media davvero inusuale

Distacchi importanti sui big

Partenza a razzo, invece, per il ventunenne spagnolo che sta crescendo all’ombra dell’asso Pogacar e che ha già fatto podio nella generale alla Vuelta nel 2022 (terzo).

«E’ fantastico, anche perché c’è stata suspence fino alla fine e tutti sapevano che Ganna era l’uomo da battere. E’ una vittoria speciale ed emozionale – ha commentato soddisfatto Ayuso, prima di raccontare le sue emozioni – che mi dà grande morale, motivazione e sicurezza. Non sapevo di poter vincere, ma ho cercato di centellinare le energie nel primo tratto (fino all’inversione a Viareggio, ndr) e poi ho cercato di mantenere per guadagnare il più possibile sui rivali per la classifica generale».

Ci è riuscito alla grande, rifilando 22” a Vingegaard, 24” a Jay Hindley, 33” a Tom Pidcock, 35” a Tao Geoghegan Hart e 1’06” all’olimpionico di Tokyo su strada Richard Carapaz.

Per Vingegaard 22″ di distacco, una prestazione (9°) inattesa considerando il dominio alla O Gran Camino
Per Vingegaard 22″ di distacco, una prestazione (9°) inattesa considerando il dominio alla O Gran Camino

Parole dolci da Matxin

Joxean Matxin che l’ha sospinto dall’ammiraglia, se lo coccola: «Siamo veramente soddisfatti per questa vittoria perché Juan è un ragazzo dal talento immenso e che lavora tanto. Ha qualità, va forte, ma ha già una personalità pazzesca. È un perfezionista e si è concentrato molto sulla posizione da tenere sulla bicicletta da cronometro ogni settimana e con il nostro responsabile della biomeccanica e dell’aerodinamica ha lavorato molto anche sulle curve».

Proprio in una di queste ha fatto la differenza per soffiare il successo al due volte campione del mondo. «Sono felicissimo, perché forse ha commesso un piccolissimo errore su una di queste, ma il 99% restante della sua cronometro è stato perfetto e solo così poteva battere uno specialista come Ganna. Adesso viviamo alla giornata, tappa dopo tappa ed è un bel test perché qui alla Tirreno i rivali sono davvero importanti».

Per Ganna sconfitta per 1″, ma buoni segnali, considerando i problemi in preparazione
Per Ganna sconfitta per 1″, ma buoni segnali, considerando i problemi in preparazione

Ganna, rulli e “musica a palla”

Soltanto una battuta veloce per Top Ganna al traguardo, prima di tornare al bus Ineos Grenadiers, dove ad attenderlo c’erano tanti ragazzini.

«Bisogna continuare a lavorare e spero di tornare a vincere. Sarà una settimana difficile, perché abbiamo visto il livello degli avversari, vediamo come andrà giorno per giorno».

Al di là del successo sfumato, l’asso azzurro è parso molto tranquillo e si è caricato con la musica a palla mentre spingeva sui rulli di tricolore vestito: ha cominciato con “Tuta Gold” di Mahmood e chiuso con “Noi No” di Marracash. A salutarlo è passato anche Chris Froome: un rapido scambio di battute e poi via verso la partenza, acclamato dai tanti appassionati arrivati ad ammirare tutti i suoi rituali e il suo bolide (oggi ha montato il 68 davanti).

Ganna pronto per andare alla partenza, dopo una seduta sui rulli con tanta musica
Ganna pronto per andare alla partenza, dopo una seduta sui rulli con tanta musica

Cioni e Villa (abbastanza) ottimisti

Il suo mentore Dario Cioni, prima del via, ci ha detto: «Ha lavorato bene nelle ultime settimane. Siamo un po’ indietro sulla tabella perché a dicembre abbiamo avuto un po’ di problemi, però è una stagione lunga con obiettivi importanti a luglio. Senza dimenticare la Milano-Sanremo, dopo l’anno scorso è diventata un obiettivo. Strade Bianche in futuro? Prima ci sono altri obiettivi».

Anche il cittì dell’Italia in pista Marco Villa è tranquillo: «Pippo l’ho visto bene la settimana scorsa in velodromo. Ha fatto quattro giorni, non è al 100 per cento perché il programma è diverso rispetto allo scorso anno, però l’ho visto uscire bene da quel periodo di allenamento. Qui sono curioso di vedere anche Jonathan Milan e Simone Consonni».

E proprio il gigante friulano ha risposto presente, con l’ottimo terzo posto odierno che fa sognare, sia su asfalto sia su pista. Questi giorni tra i due mari saranno un banco di prova importante.

Crono e pista per Parigi: Tarling segue Ganna e punta Remco

19.02.2024
6 min
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«Pippo ancora deve innamorarsi completamente delle classiche – dice Cioni, di ritorno dalla Volta ao Algarve – mentre “Josh” ha il giusto approccio mentale. L’anno scorso ha fatto la Roubaix, era andato anche a fare la ricognizione sul percorso. Ha una buona conoscenza dei percorsi del Nord, perché da junior ha corso in una squadra belga, quindi ha vissuto lassù a lungo. Il primo obiettivo è fargli fare esperienza in quelle gare. L’anno scorso ha fatto prima quelle del pavé, poi anche Amstel e Freccia Vallone. Per tutto il mese era rimasto ad allenarsi in Belgio. Non si sa ancora quale sarà il programma di Ganna, soprattutto in rapporto alla Roubaix, visto che vuole fare bene al Giro. Invece a Tarling le classiche piacciono, quindi adesso anche lui mollerà la pista e si dedicherà alla strada».

La Volta ao Algarve è finita nelle mani di Remco Evenepoel, che nella cronometro di Albufeira ha travolto i rivali. Al secondo posto, Sheffield ha fatto meglio di tutti gli altri specialisti, con passivo di appena 16 secondi. Anche meglio di Ganna, arrivato sesto a 47 secondi. Il piemontese è ancora indietro di condizione: durante l’inverno non è stato benissimo, incappando in un malanno di stagione, per cui non c’è nulla di cui preoccuparsi.

Ai campionati europei del 2023 a Drenthe, Tarling ha vinto l’oro, battendo Bissegger e Van Aert
Ai campionati europei del 2023 a Drenthe, Tarling ha vinto l’oro, battendo Bissegger e Van Aert

Da Ganna a Tarling

Dario Cioni è volato in Portogallo per seguire i corridori del Team Ineos Grenadiers nella crono e lo intercettiamo sulla via del ritorno. La sua prossima destinazione è il Gran Camino, che inizierà giovedì e dove troverà Tarling.

Di lui ci aveva parlato nel finale della scorsa stagione, dopo la vittoria nella Crono delle Nazioni e ancor prima dopo il sorprendente bronzo mondiale a 19 anni e il titolo europeo sempre nella sfida contro il tempo. Ci aveva segnalato fra le righe, che la federazione britannica lo avrebbe riportato in pista con un occhio alle Olimpiadi. Sebbene il ragazzone del Team Ineos Grenadiers avesse dei buoni trascorsi in pista da juniores, vederlo vincere l’inseguimento a squadre nella Nations Cup di Adelaide ha fatto sollevare il sopracciglio. Davvero Tarling è un altro Ganna in arrivo?

«Ha fatto vedere di poter dire la sua anche in pista – dice Cioni, parlando dell’atleta che allena personalmente – anche se finora non aveva fatto esperienza in campo elite. In Gran Bretagna hanno un metodo di lavoro un po’ diverso rispetto all’Italia. Parliamo e ci confrontiamo, però con Marco (Villa, ndr) c’è maggior allineamento rispetto a quello che fanno loro. Non si può dargli torto, perché i risultati arrivano. Diciamo che di base quando sono in pista fanno meno volume di lavoro rispetto a noi. Quando sono a Manchester fanno solo qualità. Quindi la grossa base s’è fatta in ritiro e poi, come Pippo, al Tour Down Under. Ma Tarling rispetto a Pippo ha corso di più in pista».

Nella Nations Cup di Adelaide, la Gran Bretagna (Tarling compreso) ha conquistato l’oro battendo l’Australia (foto British Cycling)
Nella Nations Cup di Adelaide, la Gran Bretagna (Tarling compreso) ha conquistato l’oro battendo l’Australia (foto British Cycling)
Come mai?

In Australia ha fatto anche la corsa a punti. Ma siccome volevano che avesse anche i punti per fare la madison, ha dovuto fare due corse 2.1 prima di andare ad Adelaide. Quindi se non ricordo male ha corso a Ginevra a metà novembre, appena rientrato dalle vacanze quindi con pochissima preparazione. Poi ha continuato a lavorare in pista e di seguito è venuto con noi in ritiro. Da lì ha corso a Aigle dove ha finito di fare punti e ha fatto un blocco in pista prima di Natale e un altro prima di partire per l’Australia. Ma da ora in poi dovrebbe smettere con la pista, appunto per concentrarsi sulle classiche.

Il lavoro fatto al Down Under era finalizzato alla pista?

No. Sia Tarling sia Ganna sono andati al Tour Down Under con l’idea di puntare al risultato con la squadra. Magari con Pippo non era possibile proprio perché la preparazione invernale non è filata del tutto liscia e anche con Joshua dato il tanto lavoro su pista. Però avevamo Narvaez leader per la generale e Viviani per le volate e hanno lavorato per loro.

Cosa si può dire della gestione di Tarling fra pista e strada: ben definita come in apparenza quella di Ganna?

No, è stata un po’ più complicata perché abbiamo dovuto convincerlo a investire in queste giornate. A lui non piace stare a Manchester, che poi è il primo problema. Deve stare in un hotel e non gli piace il contesto in generale. E poi c’era l’idea stessa di fare la pista che all’inizio non lo convinceva troppo, perché ora l’investimento principale per lui è la strada, quindi aveva paura che facendo pista avrebbe perso su strada.

Al Renewi Tour 2023 Tarling ha vinto la crono e preso la maglia di leader, persa il giorno dopo all’arrivo sul Grammont
Al Renewi Tour 2023 Tarling ha vinto la crono e preso la maglia di leader, persa il giorno dopo all’arrivo sul Grammont
Il contrario di quello che avete sempre detto su Ganna, no?

Esattamente. Per la nostra filosofia di lavoro, la pista ci serve per migliorare su strada. Sia se vuole andare alle classiche, dove ha bisogno della pista per trovare lo spunto veloce e un po’ più di esplosività. Sia nella crono, dove gli serve comunque il lavoro che fa con il quartetto. Il programma che ha seguito negli ultimi tempi è stato completo, ma la scelta è dipesa dalla sua federazione. Per capirci, ha fatto anche l’omnium e l’eliminazione, noi non abbiamo avuto voce in capitolo.

Adesso si è convinto della bontà della scelta?

Ha capito che può tornargli utile, si impegna, ma non è che faccia i salti di gioia. Per cui è contento di tornare alla strada. Adesso farà O Gran Camino, poi la Parigi-Nizza, le classiche compresa la Roubaix. Poi andremo al Romandia, quindi farà uno stacco. Invece l’avvicinamento olimpico passerà per il Giro di Norvegia prima dei campionati nazionali, quindi il Giro d’Austria e le Olimpiadi.

Ci sarà qualche altura nel frattempo?

Ancora non abbiamo deciso. Tarling abita ad Andorra, che sono 1.400 metri. Non è altura, ma un minimo condizionamento c’è. Non ha mai fatto altura in passato e non sappiamo se valga la pena rischiare proprio nell’anno olimpico. Forse si farà una prova per valutare se ha buone sensazioni, ma non si è ancora definito.

L’anno scorso è arrivato terzo al mondiale, battuto da Evenepoel, poi lo ha battuto alla Crono delle Nazioni. Secondo te lo considera il suo avversario numero uno?

Chiaramente c’è l’ambizione di batterlo. Si vede che rispetto al 2023, un po’ è cambiato. L’anno scorso tutto quello che veniva era guadagnato, ovviamente adesso anche lui si aspetta più da se stesso. Quindi abbiamo avuto delle discussioni nell’inverno sui cambiamenti che vorrebbe apportare. Fosse per lui inizierebbe da domani a intervenire su tutti gli aspetti e magari fatica a capire che non otterrebbe miglioramenti. Quindi si lavora sui singoli aspetti. Lavoriamo sul peso, poi lavoriamo su un altro aspetto. Facciamo le basi e piano piano, una volta imparate le basi, si costruisce altro. Ha dei margini molto ampi, anche perché viaggia ancora a volumi di allenamento bassissimi. C’è spazio per migliorare l’esecuzione tecnica, ma ad esempio nelle crono al momento è sempre molto preciso, già inquadrato.

Lo scorso anno Tarling svolse con Ganna il sopralluogo della Roubaix (foto Instagram)
Lo scorso anno Tarling svolse con Ganna il sopralluogo della Roubaix (foto Instagram)
Mentre su strada?

Per quello che abbiamo visto al Down Under, mi sembra che anche lì abbia fatto un passo avanti rispetto allo scorso anno.

Ci sarà un momento di verifica per la crono oppure ogni crono sarà buona?

Ogni crono è buona, dal mio punto di vista. Buona per imparare qualcosa, provare qualcosa di nuovo. Anche perché non c’è un calendario di prove a cronometro, per cui prenderà quelle che trova nelle varie corse. Forse è presto per fare un grande Giro, forse no. Semmai potrebbe essere la Vuelta, ma certo non prima delle Olimpiadi.

Invece Ganna e la pista si vedranno ancora?

Non per fare gare. Adesso anche per Filippo è arrivato il momento della strada. Il programma è da definire. La Sanremo è un punto fisso, poi le classiche e poi dritti sul Giro.

Puccio torna italiano: obiettivo Giro e la Ineos sulle spalle

09.01.2024
6 min
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Dalla fine della passata stagione, Salvatore Puccio ha impacchettato tutto e se ne è tornato in Umbria, ad Assisi. La nascita del figlio e forse anche la voglia di normalità hanno riportato il corridore della Ineos Grenadiers a vivere sulle strade delle sue origini sportive e vicino alla famiglia. E dato che contemporaneamente il suo allenatore di sempre, l’australiano Leigh Bryan, ha fatto una scelta simile e se ne è tornato in Australia, Puccio ha iniziato a lavorare con Dario Cioni. La vicinanza aiuta, gli scenari sono simili fra ulivi e colline. E così, forte di questo bagno di italianità, “Salva” si affaccia sulla tredicesima stagione da professionista senza aver conosciuto altra maglia al di fuori di quella britannica.

«Siamo partiti da una tabula rasa – racconta – e ho iniziato la preparazione con lo stile di Cioni. L’obiettivo finale è sempre quello, il modo di raggiungerlo è diverso. Leigh Bryan lo chiamavamo Rok e partiva da una base di studi, Dario è stato corridore quindi alla competenza unisce l’esperienza. Magari farò le ripetute in modo diverso, ma devo comunque arrivare allo stesso livello di potenziamento. E devo dire che avere un nuovo coach dà nuovi stimoli, cambiare ogni tanto fa bene, per cui sono contento».

Puccio ha rinnovato il contratto fino al 2025. Classe 1989 è pro’ dal 2012. E’ alto 1,82 e pesa 68 chili
Puccio ha rinnovato il contratto fino al 2025. Classe 1989 è pro’ dal 2012. E’ alto 1,82 e pesa 68 chili

Cambio della guardia

La squadra ha cambiato dirigenza e facce in alcuni ruoli importanti. Tosatto ha ceduto l’ammiraglia e se ne sono andati anche il team manager Rod Ellingworth e Roger Hammond, coordinatore dei direttori sportivi. Al loro posto sono stati promossi Steve Cummings e Scott Drawer come direttore dell’area performance, mentre Imanol Erviti è subentrato come direttore sportivo. Cambiamenti piuttosto sostanziali, che però in questa fase della stagione poco hanno a che fare con la quotidianità dei corridori.

«In questa fase il mio unico contatto è con l’allenatore – ammette Puccio – il direttore sportivo subentra quando si va alle corse e con Rod non parlavo spesso e comunque non di allenamento, semmai del contratto o altri aspetti. Per cui ad ora la sensazione in noi corridori è che tutto segua allo stesso modo. Abbiamo fatto il ritiro di dicembre a Palma de Mallorca, che è volato. Ci sarebbe dovuto essere l’annuncio dei programmi dei leader per i grandi Giri, ma non è stato ancora fatto. Il prossimo ritiro darà dal 23 gennaio a Calpe, un po’ più avanti del solito. In pratica le altre squadre se ne vanno e arriviamo noi…».

La prima corsa italiana di Puccio del 2024 sarà la Strade Bianche: qui in azione nel 2021
La prima corsa italiana di Puccio del 2024 sarà la Strade Bianche: qui in azione nel 2021
Tredicesima stagione, solito programma italiano?

E’ quello che mi piace di più. Il Tour ormai me lo sono messo da parte e neanche avrei voglia di ritrovarmi nello stress di sgomitare per guadagnarmi il posto, superando la concorrenza interna. Forse dopo tanti anni, l’idea di farlo sarebbe anche bella, ma preferirei che mi chiamassero in extremis, piuttosto che dirmelo da ora e dover entrare in tutti quei meccanismi. Quindi il programma prevede l’apertura in Belgio e la Strade Bianche che è la settimana dopo. Tirreno e Sanremo. Quindi altura, Tour of the Alps e Giro d’Italia.

Avete vinto quelli del 2020 e del 2021, avete perso i due successivi e sempre alla fine, che effetto fa?

Uno con Carapaz e l’ultimo con Thomas, ma quando si perde all’ultima tappa le sensazioni sono le stesse. La differenza è che l’anno scorso con Geraint la situazione sembrava più sotto controllo e alla fine è andata come abbiamo visto sul Monte Lussari. All’inizio è duro da digerire, anche se nell’anno di Tao (il 2020, ndr) avevamo vinto all’ultimo giorno quindi sapevamo cosa si prova dall’altra parte. Diciamo che fa parte dello sport, no?

Ogni volta che si vede il tempo perso da Thomas nel cambio bici della cronoscalata del Lussati, viene da pensare che il Giro l’abbia buttato…

Il cambio bici e del casco lo avevano studiato nei dettagli e avevano concluso che desse dei vantaggi. Il fatto che abbia impiegato tanto penso che lo abbiano valutato. La sensazione da fuori è che Geraint si sia ritrovato con un ritmo diverso e non abbia ritrovato il colpo di pedale. Ma va detto che Roglic su quela salita ha volato e ha pure avuto il guasto meccanico, sennò chissà come finiva.

Per la tredicesima stagione, Puccio correrà con la squadra britannica su bici Pinarello (foto Ineos Grenadiers)
Per la tredicesima stagione, Puccio correrà con la squadra britannica su bici Pinarello (foto Ineos Grenadiers)
La squadra è tanto cambiata, che effetto fa aver visto partire tanti compagni forti. Forse l’addio di Geoghegan Hart è quello più squillante…

C’è un cambio generazionale, possiamo dire così e ci vorrà un paio d’anni per rifare la squadra. E’ finito un ciclo, ne sta iniziando un altro, siamo in piena transizione. Però è anche vero che oggi per vincere, devi prendere quei pochi corridori che vincono. Magari quelli che avevi erano buoni, ma non ti permettevano di vincere. La fase in cui è andato via Tao è stata un po’ particolare, sembrava non ci fossero idee chiare. Magari gli hanno fatto un’offerta migliore o semplicemente gli hanno proposto un contratto e lui, di fronte alla carta, ha firmato e si è messo a posto. Poteva aspettare? Ha fatto bene? Lo vedremo, per ora brava la Lidl-Trek che ha colto l’attimo giusto.

Per il tuo ruolo ti trovi più a tuo agio a lavorare per un capitano da Giri o per chi punta alle classiche?

Visto il mio ruolo, forse sono meglio i Giri. Adesso siamo rimasti un po’ corti di capitani (ride, ndr), però se Egan recupera, ne ritroviamo uno ad alto livello. Sinceramente in ritiro l’ho visto bene, molto meglio dello scorso anno. E poi ho visto che si sta allenando tanto come prima. Cammina meglio, ha acquisito un po’ di muscolo che l’anno scorso gli mancava. Era magrissimo, lo avete visto, ma è normale perdere tutto dopo un infortunio come quello. Però per quest’anno sono fiducioso.

In questi anni sei stato anche testimone dell’arrivo e dello sviluppo di Ganna: cosa ti pare guardando il suo livello attuale?

E’ cambiato tantissimo. All’inizio era molto insicuro, ma arrivava con tanto talento e con buoni propositi, anche se ancora non aveva fatto nessun risultato. Con noi comunque ha vinto i due mondiali, ha vinto tante tappe al Giro e ha dimostrato il suo valore. E’ una persona completamente nuova ed ha attorno tanti buoni corridori che possono aiutarlo nel suo sviluppo, sia nelle classiche, sia nei giri di una settimana. 

Puccio sul Monte Lussari, partito ben prima di Thomas. Il vantaggio di 26″ su Roglic pareva rassicurante…
Puccio sul Monte Lussari, partito ben prima di Thomas. Il vantaggio di 26″ su Roglic pareva rassicurante…
Pippo e anche altri saranno impegnati con la preparazione olimpica e poi i Giochi, che impatto avrà questo sulla squadra?

Influisce sul programma gare, perché tutti vogliono fare o più o meno lo stesso calendario per arrivare al massimo a quei giorni. Avremo mezza squadra a fare le Olimpiadi e anche tre anni fa abbiamo vinto diverse medaglie. Sempre dei grandissimi risultati, che piacciono anche allo sponsor. Ratcliffe è un appassionato di bici, magari il Tour è sempre il Tour, ma le Olimpiadi sono una grande cosa. Sono degli appassionati, non lo fanno per lucro, con il ciclismo non guadagnano nulla.

Vent’anni dopo il Panta, il tentativo sfumato di Froome

31.12.2023
5 min
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Dopo Pantani, esattamente vent’anni dopo, l’infallibile Chris Froome tentò l’accoppiata Giro-Tour e ne fu respinto. Vinse il Giro, poi arrivò terzo al Tour, dietro il compagno Thomas e Dumoulin. Il britannico veniva da un filotto sensazionale, avendo vinto il Tour e la Vuelta del 2017 e poi il Giro del 2018. Già dall’inizio della stagione, l’idea di vincere il quinto Tour dopo aver vinto il primo Giro stuzzicava i tecnici del Team Sky. Froome sembrava imbattibile, chi avrebbe potuto impedirglielo? Ci riuscirono la sfortuna e la presenza del compagno in maglia gialla. Se anche avesse voluto riaprire la corsa come al Giro con l’impresa di Bardonecchia, con quale faccia avrebbe potuto disarcionare Thomas?

«Anche il Giro inizialmente non andò troppo bene – ricorda Dario Cioni, che guidò Froome in Italia – nel senso che per vincerlo gli toccò fare quell’impresa sul Colle delle Finestre. Nei primi dieci giorni non era stato brillantissimo. In Israele era caduto e poi nelle prime tappe aveva accumulato ritardi anche su salite non impossibile. Aveva perso 26 secondi sull’Etna e poi un minuto sul Gran Sasso. Fece un bel numero sullo Zoncolan, mentre la crono andò così e così. Insomma, alla vigilia delle Alpi era lontano in classifica…».

L’altura di giugno

L’idea di fare la doppietta era il filo conduttore della primavera, in un Team Sky che sarebbe andato al Tour anche con il giovanissimo Bernal e con Geraint Thomas. Al momento di disegnare il programma di Froome, che avrebbe comunque voluto correre due grandi Giri, fu individuato il Giro d’Italia.

«Dopo il Giro – ricorda Cioni – Chris andò in altura. La decisione fu presa perché il Tour era slittato avanti di una settimana, quindi c’era quasi un mese e mezzo fra le due corse (il Giro finì il 27 maggio, il Tour sarebbe cominciato il 7 luglio, ndr). Non si valutò mai di correre nel mezzo. Ugualmente al Tour ci arrivò meno centrato di quanto si sperasse, un po’ stanco. E si ritrovò in squadra un Thomas molto forte, che ci puntava da anni. Se questo lo ha condizionato? Potrebbe anche darsi, abbiamo visto con la Jumbo-Visma alla Vuelta che problemi ci sono quando hai davanti in classifica un compagno di squadra. Comunque ci fu subito una caduta e perse 51 secondi, poi Chris si ritrovò a perderne 8 sul Mur de Bretagne. Poca cosa, ma comunque un primo segnale. Fino alle Alpi era lì, anche se già staccato di 1’39” da Thomas».

Froome va al Tour dopo aver vinto il Giro: c’è attesa per la doppietta
Froome va al Tour dopo aver vinto il Giro: c’è attesa per la doppietta

Quale condizione

La doppietta è una sfida particolare, condizionata da fattori ambientali e dal calendario. Le annate non sono mai uguali fra loro e i giorni che dividono Giro e Tour sono spesso la parentesi in cui si gioca tutto.

«Trovare il bilanciamento migliore fra Giro e Tour – spiega Cioni – è quello che fa la differenza. Fra il Giro e il Tour del prossimo anno ci sono 34 giorni, nel 2018 erano 40. La differenza vera si fa cercando di capire se uno vuole fare la doppietta tenendo la stessa condizione oppure scaricando e poi tornando su. Se il tempo è poco, finisci il Giro, fai una settimana di recupero, un po’ lavori ed è già tempo di partire per il Tour. In questo caso è facile mantenere la condizione. In caso contrario, può essere difficile gestire le cinque settimane. Sono poche per staccare e poi riattaccare, che fu quello che cercò di fare Chris».

L’approccio light

Probabilmente nel valutare il diverso approccio con la doppietta tra Pogacar e Froome c’è da tenere anche conto della diversità fra i due atleti: un fatto di psicologia e caratteristiche tecniche.

«Il prossimo anno – dice Cioni – c’è una settimana in meno e Pogacar ha il vantaggio di saper tenere la condizione molto a lungo. E poi, da quello che si può capire osservandolo da fuori, Tadej ha un approccio più light di Chris, che era molto perfezionista nell’approccio. Pogacar sembra che viva la gara quasi come un gioco, quindi sente poco la pressione ed è un vantaggio, perché non avrà niente da perdere».

Alla fine il Tour 2018 va a Thomas, chissà se Froome senza di lui avrebbe provato altro
Alla fine il Tour 2018 va a Thomas, chissà se Froome senza di lui avrebbe provato altro

L’insidia di Oropa

Tra le variabili va ovviamente considerato il disegno dei due percorsi. E il Giro d’Italia che parte subito duro potrebbe complicare la vita a chi cercasse di restare in forma tanto a lungo.

«Anche nel 2018 l’Etna arrivava abbastanza presto – ricorda Cioni – ma dover fare i conti con la tappa di Torino e ancora più con quella di Oropa potrebbe esporre al rischio di perdere terreno se non ci arrivi già pronto. Per cui non puoi permetterti di arrivare alla partenza sperando di crescere di condizione con il passare dei giorni. Anche perché dopo il secondo riposo ci saranno ancora giornate molto pesanti, come ad esempio la doppia scalata del Monte Grappa, in cui stare molto attenti. Sono cambiati i percorsi e il modo di correre. La prima settimana del Tour in cui l’uomo di classifica spariva nel festival delle volate non esiste più. Per questo fare la doppietta è diventata così difficile».