Leve girate, Remco a crono, Ganna in salita: ci chiama Malori

04.03.2022
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Se si parla di aerodinamica, tranquilli che arriva Malori. Adriano ci mette così tanta passione, che le sue osservazioni diventano ogni volta motivi di approfondimento. In particolare, l’emiliano ha annotato nel suo taccuino tre passaggi delle ultime settimane.

1) La posizione da crono di Evenepoel.

2) Le leve sul manubrio girate verso l’interno, che Campenaerts (in apertura a Le Samyn) e Remco potrebbero aver ispirato e si sono ormai diffuse a macchia d’olio.

3) La tattica e la posizione in sella di Filippo Ganna a Jebel Jais, arrivo in salita della quarta tappa del UAE Tour dopo una scalata di quasi 30 chilometri, che ha permesso al piemontese di arrivare a soli tre secondi da Pogacar.

L’occasione è da cogliere al volo, per cui iniziamo anche noi a prendere nota, mentre Malori dall’altra parte inizia a spiegare.

All’Algarve, Evenepoel ha vinto a crono con la nuova posizione e pedivelle da 165
All’Algarve, Evenepoel ha vinto a crono con la nuova posizione e pedivelle da 165

Remco e la crono

Quello che lo stupisce non sono le pedivelle da 165 in sé, usate a crono da Evenepoel, quanto piuttosto la tendenza ad accorciarle rispetto alla bici da strada.

«Allungare le pedivelle sulla bici da crono ha un senso per atleti dalle leve lunghe – spiega Malori – nei brevilinei non ha grande utilità. Probabilmente il fatto che le riduca rispetto a quelle da strada dipende dalla sua agilità. Sono valutazioni che cambiano da corridore a corridore, a me viene da pensare che le abbia provate, si sia trovato bene e non abbia più voluto cambiarle. Non credo però che questo possa modificare le abitudini di altri, dubito che Ganna provi a cambiare certe abitudini.

«La cadenza di pedalata è personale e l’agilità la insegni da ragazzino, magari facendo pista. Diciamo che da un lato è decaduto il tabù del cronoman molto alto, dall’altro sappiamo che più sei basso e più sei aerodinamico. Basti pensare alle differenze contro vento fra uno come Evenepoel e Ganna con le sue spalle larghe. Lo stesso Bissegger che lo ha battuto al UAE Tour è 1,78. Ma tornando a Remco, non lo vedo all’altezza di Pippo in una crono veloce, mentre in una dura come quella di Tokyo, ad esempio, può fargli male».

Le leve girate

Le leve all’interno, un po’ figlie di Victor Campenaerts e in parte anche del giovane belga, fanno decisamente tendenza. La soluzione infatti è stata recepita e copiata da altri professionisti ed è ben diffusa fra gli amatori.

«Manubrio stretto – dice Malori – e leve girate verso l’interno. Sicuramente la spinta è la ricerca di aerodinamicità, ma non si può vedere, oltre a essere pericoloso. Le braccia strette sicuramente migliorano la penetrazione, ma perdi guidabilità e reattività. Considerate che un corridore sta all’80 per cento del tempo in bici con le mani sulle leve. Questo vuol dire che avrà i polsi caricati in dentro e di conseguenza i gomiti e le spalle che devono assecondare quella posizione.

«Oltre che brutto da vedere, il vantaggio aerodinamico è minimo perché per compensare le mani strette, devi tenere i gomiti larghi e in aggiunta perdi guidabilità. Se hai la mano caricata verso l’interno, per frenare devi fare una rotazione del polso che allunga il tempo di reazione. Perdi rapidità nel gesto della frenata e magari in discesa al Lombardia quel mezzo secondo ti sarebbe più utile per frenare. Sono cose che non concepisco, vanno bene i marginal gain, ma un corridore dovrebbe opporsi a certe trovate. Penso che se proponi qualcosa del genere a Valverde o Nibali, i freni girati te li tirano in faccia…».

Ganna e la salita

E poi c’è Ganna, che si salva su una salita di 30 chilometri, gestendosi anche grazie alla sua posizione perfetta sulla bici da strada, che guardando la gallery qui sopra, ricalca davvero quella sulla bici da crono.

«Una posizione da paura – sorride Malori – che gli ha permesso di compensare il gap dagli scalatori. Chiaro che è riuscito a farlo perché la salita era pedalabile, lunga e c’era vento. Quel giorno Pippo ha portato in salita le qualità del cronoman, soprattutto perché una posizione da strada come la sua in salita non ce l’ha nessuno. C’è una foto che ha pubblicato quella sera su Instagram (la stessa che vedete qui sopra, ndr) che merita di essere mostrata nelle scuole di ciclismo. Quando acceleravano, si sfilava e amministrava lo sforzo.

«Quando calavano, lui si faceva sotto. E’ andato sempre agile, tranne l’ultimo tratto in cui ha messo il rapporto. Si saliva a 30 all’ora e credo di poter dire che abbia speso 50 watt in meno solo grazie alla posizione. Lui non ha il cambio di ritmo e si è gestito alla grande. Andavano su a frustate, mentre Ganna è rimasto costante per tutto il tempo. Chiaramente puoi farlo su salite così e non sull’Alpe d’Huez, ma a vederlo tutto basso com’era, si capisce come l’aerodinamica sia importante anche in salita».