Cozzi e il circolo virtuoso di Froome. I segnali positivi di Chris

08.06.2022
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«Chris finalmente non ha più dolori e può allenarsi bene». Il Chris in questione è Froome, chiaramente. Queste parole Claudio Cozzi, direttore sportivo della Israel-Premier Tech, ce le aveva dette al Tour of the Alps e ce le aveva ripetute al Giro d’Italia.

E in effetti qualcosa si muove per il britannico. I segnali positivi ci sono stati sia nelle sue sensazioni, sia in corsa, e nel suo computerino che è tornato a parlare di wattaggi importanti.

Mentre Froome pedala il Tour de France al Delfinato, torniamo a parlare con Cozzi.

Claudio Cozzi (classe 1966) è uno dei diesse della Israel-Premier Tech
Claudio Cozzi (classe 1966) è uno dei diesse della Israel-Premier Tech

Dolori giù, watt su

«Confermo tutto – dice Cozzi – nelle ultime settimane ci sono stati dei miglioramenti in allenamento, ma anche in corsa. E lo abbiamo abbiamo visto al Mercan’Tour. So che in questi primi giorni del Delfinato le sue sensazioni sono buone. Io non sono con la squadra adesso, ma ho sentito Chris anche pochi giorni fa in quanto voleva provare una nuova radio e mi ha ripetuto che non ha dolori e per questo ragione è motivato e contento».

La cosa più importante, ancora prima dei valori espressi in bici che sono tornati ottimi, è proprio l’assenza di dolore. Questo cambia tutto. Cambia l’umore, aumenta l’ottimismo e ti fa tornare la voglia di allenarti forte. Cosa che comunque a Froome proprio non è mai mancata. Lui è uno stakanovista del lavoro. S’innesca il famoso circolo virtuoso.

«Al Tour of the Alps per la prima volta ci aveva detto che non avvertiva più i soliti dolori. Che rispetto allo scorso anno stava meglio e quindi sapeva di essere sulla buona strada. In quanto a chilometri e volumi di lavoro, non che sia cambiato molto: Chris non è mai stato restio ad allenarsi, neanche quando stava male.

«Riguardo ai valori che crescono, in questi giorni non sono in grado di quantificarli e non posso, però il fatto che qualche giorno fa, quando ha vinto Fuglsang (il Mercan’Tour, ndr) sia stato con il gruppetto dei primi fino ai 10 chilometri dall’arrivo è un’ottima notizia. E’ qualcosa che fino a qualche mese fa sarebbe stata impossibile».

Il britannico sta ritrovando il sorriso
Il britannico sta ritrovando il sorriso

Forza mentale

Come lo squalo che fiuta mezza goccia di sangue e fa scattare il suo istinto killer, anche Froome se sente “mezza gamba” come si dice in gergo, cambia i suoi orizzonti. 

Il britannico può davvero fare bene, può davvero essere ad una nuova svolta della sua carriera. E già la crono o un arrivo di tappa in salita fatte bene al Delfinato possono dire molto. Se dovesse arrivare con i primi… automaticamente ritornerebbe la testa del campione di vertice.

«Vedendo che va si carica – riprende Cozzi – questo è sicuro. Chris già è carico di suo. Mi diceva: «Io non sono sicuro se tornerò a vincere un grande Giro, ma non voglio finire così”. 

«Se riuscirà a tornare in alto, il 90% sarebbe da attribuire proprio alla sua voglia, alla sua testardaggine, alla sua forza mentale. Poi se dovesse arrivare una volta davanti sì, ripeto, sarà contento e motivato, gli scatterà qualcosa nella testa ma non ha comunque la bacchetta magica».

«Froome non si pone obiettivi di corsa o di posizioni al Tour. Tra l’altro per correttezza devo dire che neanche è ufficiale la sua presenza alla Grande Boucle: ci sono in lista 11 atleti per 8 posti e lui ne fa parte. L’obiettivo è tornare ai suoi livelli e quello sarebbe un punto di partenza. Se Froome torna Froome, poi può vedere una volta per tutte cosa fare».

Cozzi, per onestà dice che non c’è ancora una convocazione ufficiale, ma di certo il Tour de France è l’obiettivo di Froome: uno come lui vuole e “deve” esserci in Francia.

Froome è al Delfinato pensando al Tour, anche se ufficialmente non è ancora certa la sua presenza
Froome è al Delfinato pensando al Tour, anche se ufficialmente non è ancora certa la sua presenza

Meglio in sella

Il lavoro una volta era impostato per il Tour e provare a vincerlo, adesso è sempre per il Tour, ma come detto, prima ancora per ritrovare se stesso. E in tale senso il Tour è una delle tappe da affrontare.

«Si è allenato bene ad Isola 2000 con la squadra. Tanta quantità e tanta qualità: non sono mancati lavori specifici, fuori giri che riproducano le situazioni di gara e dietro motore.

C’erano Woods, Fuglsang, Clark… ne hanno approfittato anche per fare delle ricognizioni. Ma lui ha poco da scoprire sul Tour, visto che ne ha vinti quattro!».

Cozzi parla poi di un Froome visto bene anche in sella. L’assenza di dolori hanno migliorato anche questo aspetto.

«Non che Chris sia un grande “stilista” in bici – conclude il diesse della Israel PremierTech – però da quel che ho visto al Tour of the Alps e da quel che vedo nelle corse alla tv, mi sembra meglio dello scorso anno. Per esempio nella corsa che ha vinto Fuglsang l’ho visto bene quando era davanti con i primi. E quando dico bene intendo che si muove meno in sella. E’ più stabile.

«Con Gary Blem, il meccanico che si porta dietro dal vecchio team, hanno lavorato bene. Chris si fida ciecamente di lui».

Froome e De Marchi, il punto dall’ammiraglia con Claudio Cozzi

29.04.2022
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In casa Israel – Premier Tech vale la pena soffermarsi un attimo a parlare di due nomi. Due nomi importanti: Alessandro De Marchi e Chris Froome. Due veterani della squadra diretta da Claudio Cozzi, uno dei diesse, e due corridori che in questo inizio di stagione hanno fatto più fatica del dovuto.

Ma se per il britannico il barometro volge al bello, per il friulano il meteo è ancora incerto, anche se qualche timido segnale positivo è arrivato dalla Liegi.

Froome e De Marchi, rispettivamente primo e terzo da sinistra, al via da Cles nella prima frazione del TOTA
Froome e De Marchi, rispettivamente primo e terzo da sinistra, al via da Cles nella prima frazione del TOTA

Niente dolori…

Partiamo dal re di quattro Tour, un Giro e due Vuelta. Dicevamo che le cose migliorano. Nei giorni del Tour of the Alps lo stesso Cozzi ci aveva detto che erano tre anni che Chris non raggiungeva certi valori in allenamento.

«Esatto – dice il direttore sportivo – tre anni che non raggiungeva certi valori, ma quello che più conta è che non sente più dolore e questo gli consente di allenarsi bene, forte come vuole lui. 

«Sta continuando a dare segnali positivi. Al Tour of the Alps è caduto però poi sembrava che stesse abbastanza bene, non ha avuto problemi fisici: nessun tipo di dolore, ginocchio, schiena o caviglia quello che lo tormentava lo scorso anno. Io sono fiducioso».

«Chris è un fighter, un combattente, nella vita e nello sport – ha aggiunto Cozzi – Ha una testa veramente forte e quindi man mano che vede che sta bene, che migliora, va in progressione. Prende fiducia. La sua testa è molto forte, adesso ha bisogno di recuperare il suo fisico dopo quel maledetto incidente. E non è facile, anche perché gli anni passano. Però, ripeto, Chris ha una testa fuori dal normale».

«E’ di una professionalità incredibile. Mi colpiscono la calma e la tranquillità che ha nel gestire ogni situazione. Lui non sente le pressioni, non sente i giudizi altrui, se i giornalisti lo criticano per lui è uguale».

Froome ha anche provato ad andare in fuga sul Rolle (2ª tappa del TOTA)
Froome ha anche provato ad andare in fuga sul Rolle (2ª tappa del TOTA)

Froome e il Giro?

Alla luce di un buon Tour of the Alps, al netto dell’ultima tappa in cui Froome è uscito fuori tempo massimo come la metà del gruppo (hanno preferito non rischiare tra pioggia, freddo e discese tecniche), è curioso conoscere quale sarà il programma di lavoro e di gare del britannico.

«Stiamo decidendo proprio in questi giorni – ha detto Cozzi – gli allenatori valutano i suoi dati e di conseguenza stileremo il suo programma. Una remota possibilità di vederlo al Giro? Difficile da dire. Stiamo disegnando la squadra del Giro in questi giorni».

Il fatto di lasciare una piccola porta aperta sulla presenza di Froome al Giro è legata principalmente alla questione dell’ormai noto bollettino medico che coinvolge tutte le squadre. Di base Chris non dovrebbe essere al via da Budapest. Tanto più che dopo il Tour of the Alps si è schierato anche al Romandia: proprio perché stava bene voleva accumulare un buon volume di lavoro.

«Abbiamo sempre qualche corridore fermo, pertanto dobbiamo tenere in considerazione tutti i nostri atleti. Anche perché poi c’è da stare vigili anche sulla questione dei punteggi (per la classifica WorldTour a squadre, ndr). Nello stesso periodo della corsa rosa ci sono il Giro di Norvegia e altre gare: dobbiamo distribuire bene la squadra».

De Marchi ha disputato una buona Liegi visto il lavoro che doveva svolgere e la condizione non certo al top
De Marchi ha disputato una buona Liegi visto il lavoro che doveva svolgere e la condizione non certo al top

“Dema” c’è…

Capitolo De Marchi. Leggendo gli ordini di arrivo si potrebbe dire che Alessandro proprio non va quest’anno. Poche gare, molte delle quali finite anzitempo con dei ritiri. Chiaramente alle spalle c’è una grossa dose di sfortuna. Anche De Marchi come Froome, è un combattente nato, ma quando la salute non gira per il verso giusto c’è poco da fare.

Anzi che almeno la Liegi, seppur indietro, l’ha portata a casa.

«De Marchi – riprende Cozzi – non è che non va, solo che ogni volta ha avuto influenza e mal di stomaco. Nella prima tappa al Tour of the Alps ha vomitato e non ci si aspettava questo. 

«Lui mi ha detto che al Giro vuole esserci, vuole stare con noi, e conoscendolo sono abbastanza fiducioso. L’ho sentito anche nel corso del Tour of the Alps, dopo il suo ritiro ed era in miglioramento (e infatti poi quasi a sorpresa è volato alla Liegi, ndr)».

Alessandro vuole il Giro, okay, ma bisogna anche essere pronti per andarci e di certo il suo cammino non è stato privo di ostacoli. Avrà la condizione giusta? Avrà il volume di lavoro necessario per affrontare tre settimane di corsa?

«Guardate – conclude Cozzi – che Alessandro si è allenato e bene. Non è che non abbia la condizione, ma come ripeto è stato male. I suoi volumi di allenamento li ha fatti. In virtù di questi problemi abbiamo eseguito degli accertamenti e virus non ne sono usciti… quindi dopo la Liegi va diretto al Giro».

Frigo, l’esordio con la WorldTour costa tanta aria in faccia

04.03.2022
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Nonostante l’inverno non fosse iniziato al meglio, vista la doppia frattura della clavicola. Nonostante sia ancora un giovanissimo (è un classe 2000), Marco Frigo si è già guadagnato un posto nel WorldTour e ha debuttato nel Gran Camino. Calma, nulla ancora è definitivo, ma il corridore vicentino ha esordito con la Israel Premier Tech, mentre ufficialmente milita nella Israel Cycling Academy, cioè la continental della squadra israeliana.

Marco lo abbiamo imparato a conoscere soprattutto nel corso del 2021, tra gli under 23 italiani più in vista. Bene al Tour de l’Avenir, fu poi una delle colonne portanti degli azzurri di Amadori ai mondiali di Leuven. Ragazzo dallo sguardo buono, sempre educato, in bici è un combattente nato.

Frigo in testa a tirare nel Gran Camino: obiettivo tenere sotto tiro la fuga
Frigo in testa a tirare nel Gran Camino: obiettivo tenere sotto tiro la fuga

Ritmo da WorldTour

Marco è soddisfatto di quanto fatto sin qui, di questo inizio di stagione con la nuova squadra. E guardando come si è comportato, ne ha ben ragione…

«L’inverno – racconta – non è stato dei migliori, venivo appunto dalla doppia frattura della clavicola e sarei dovuto partire anche un po’ prima, se vogliamo. Numeri alla mano, i miei valori non sono cresciuti ancora: con quelle due fratture non ho mai avuto una condizione costantemente in crescendo e che mi consentisse di migliorare. Ho fatto il ritiro, non ero super, ma queste gare erano nei programmi. Non è stata una sorpresa.

«E comunque non ci sono arrivato male. L’idea era di farmi fare esperienza. Ma la cosa più importante è che ho rotto il ghiaccio. La gamba risponde bene. Vedo che tutto sommato tengo. Quando aprono il gas… è tanta roba! La differenza si sente».

Frigo è un buon cronoman, lo scorso anno ha preso parte anche al mondiale U23
Frigo è un buon cronoman, lo scorso anno ha preso parte anche al mondiale U23

Già integrato

Marco è stato accolto alla grande nella Israel-Premier Tech. E’ in camera con Alessandro De Marchi ed è seguito da vicino dal diesse Claudio Cozzi. Entrambi lo sostengono, gli danno consigli.

«Sono davvero due brave persone – dice Frigo – che sanno il fatto loro. La squadra è contenta di quanto faccio. Il mio ruolo era quello di lavorare, di tenere la corsa sotto controllo. In una tappa praticamente ho fatto 140 chilometri in testa al gruppo. Però nonostante tutto nel finale ho continuato a lavorare secondo il programma. Insomma c’ero. La squadra è contenta di quanto ho fatto.

«Ed è stato bello perché ti senti utile per la squadra, in corsa hai un ruolo attivo. Cosa mi ha colpito di più? Ritrovarmi a tavola con gente dello spessore di Woods o di Fuglsang e parlare alla pari con loro. Quando ti vengono vicino e ti dicono del buon lavoro svolto, fa piacere».

Sempre in testa, anche in giornate di vento. Un lavoro che è piaciuto molto al team (foto Instagram)
Sempre in testa, anche in giornate di vento. Un lavoro che è piaciuto molto al team (foto Instagram)

Sognando il Giro

E allora si può pensare di essere presi in considerazione per il Giro d’Italia? Alla fine se il team è soddisfatto, se Marco tutto sommato tiene botta e se si pensa che è il ciclismo dei giovani… perché non sognare? In realtà non si può, come dice il regolamento, ma si potrebbe se sulla bilancia si mettesse lo spessore tecnico dell’atleta.

«Essendo tesserato in una continental – spiega Frigo – per regolamento non posso fare il Giro. Posso fare delle corse 1.Pro al massimo. La WorldTour non può convocarmi. Per il Giro dei grandi ci sarà tempo nei prossimi anni. Quello è l’obiettivo». Meglio dunque restare con i piedi per terra e pensare al concreto.

E il concreto è che dopo le prime gare (dopo il Gran Camino, c’è stata Le Samyn) con la squadra WorldTour, Marco è tornato a casa per allenarsi una decina di giorni prima di ripartire per il Belgio, sempre con la squadra dei grandi, almeno all’inizio. In fin dei conti lassù è un po’ di casa, visto che fino alla passata stagione vestiva i colori della Seg Cycling Academy. Frigo correrà infatti la Nokere Koerse, la Bredene Koksijde Classic e poi andrà al Tour de Normadie, stavolta sì con la Israel Cycling Academy.

E dal Belgio, metaforicamente parlando, ritorniamo alla Spagna, al Gran Camino, questa nuova corsa che ha lasciato un’ottima impressione tra gli addetti ai lavori.

«Davvero una gara ben organizzata – conclude Frigo – la Galizia è una terra bellissima. Percorsi ideali e anche strade sempre buone. C’era anche un bel montepremi. Già quest’anno c’era un gran parterre, tanto più se vediamo che ha vinto Valverde, ma sono convinto che l’anno prossimo ci saranno ancora più corridori di spessore».

Fuglsang: alla Israel idee chiare e la Strade Bianche in testa

09.02.2022
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Jakob Fuglsang cambia ancora pelle. Il danese dopo ben nove stagioni ha lasciato il gruppo Astana. Tra i grandi del WorldTour solo Valverde, Ulissi, Pinot e Puccio sono rimasti altrettanto tempo nello stesso team. E questo per chi va per i 37 anni non è una cosa da poco. Significa rimettersi in gioco, accettare nuove sfide, uscire da quella che oggi è la comfort zone.

Per l’ex biker approdato alla Israel – Premier Tech gli obiettivi non saranno più i grandi Giri, come già aveva dichiarato lo scorso anno, ma le classiche. E stavolta non si tratta solo della “sua” Liegi (che vinse nel 2019). 

Fuglsang verso obiettivi inediti come il Fiandre
Fuglsang verso obiettivi per lui inediti come il Fiandre

Nuove avventure

Fuglsang ha pagato un bel po’ lo scotto del Covid, anche se proprio al rientro nel 2020 era stato il migliore. Aveva dominato l’insolito Lombardia d’estate e “pagato dazio” al Giro d’Italia in autunno. E il 2021 è andato così così, fra strascichi del 2020 e qualche intoppo.

«Quella passata non è stata la mia stagione migliore – ha detto tempo fa Fuglsang – e per questo ho voglia di rifarmi partendo subito bene. Cercherò di lottare per una vittoria fin dall’inizio della stagione. La Strade Bianche è sicuramente uno dei primi grandi obiettivi. Successivamente farò anche il Fiandre. Poi penserò alle Ardenne». 

A stargli vicino ci sarà un altro “vecchietto” tosto, Michael Woods. Il canadese, che ha un anno in meno, è stato uno dei corridori più regolari dell’anno passato e proprio nelle Ardenne mostrò forse la sua versione migliore. Durante la ricognizione della Doyenne mostrò una concentrazione pazzesca ed affrontò, sotto i nostri occhi, la Redoute in modo feroce.

«Se ci sarà la possibilità di essere in due nel finale di una classica monumento – ha ripreso Fuglsang – sarà un vantaggio. Avremmo la possibilità di giocarci le nostre carte e fare la differenza. L’importante è che uno dei due vinca una grande gara quest’anno».

Fuglsang (classe 1985) con i nuovi compagni della Israel – Premier Tech
Fuglsang (classe 1985) con i nuovi compagni della Israel – Premier Tech

Cozzi soddisfatto 

Fuglsang stavolta non ha nel mirino “solo” la Liegi-Bastogne-Liegi. La Strade-Bianche e il Giro delle Fiandre lo aspettano al varco. Due corse prestigiose, durissime e che richiedono una certa abilità di guida. E in tal senso l’ex iridato U23 di Mtb non dovrebbe avere problemi.

Quest’anno il Fiandre vedrà al via più campioni del solito. Oltre agli specialisti, hanno alzato il braccio anche Nibali, Pogacar e adesso il danese. Anche se Jakob ha corso solo una volta la Ronde.

Il suo esordito con la Israel – Premier Tech è stato davvero pimpante. Il danese ha chiuso la Valenciana al sesto posto. Ma quel che lo ha reso felice sono state le sensazioni.

«E’ stata una gara difficile, ma ideale per me. Un buon inizio di stagione e un buon inizio di avventura con la Israel-Premier Tech. Sono molto contento di come è andata la gara, delle sensazioni che ho avuto e anche molto contento di come ha corso la squadra. Ho avuto un fantastico supporto dai miei compagni. Ci stiamo conoscendo».

«Ho visto un Fuglsang molto determinato – ci ha detto il diesse, Claudio Cozzi – Jakob non è venuto qui per essere “uno di passaggio”. Mi è sembrato un ragazzo molto serio. Un ragazzo che sa quel che vuole.

«Il programma? Lo abbiamo stilato insieme, cosa che facciamo soprattutto con i leader. Con loro cerchiamo di fare un calendario personalizzato, anche in base alle loro preferenze. I buoni corridori sono un potenziale che va “sfruttato”, per loro e per il risultato della squadra. Se un corridore non vuole andare ad una corsa è inutile portarcelo. Sì, è stato lui a chiedere di fare il Fiandre».

Insomma Fuglsang è sul pezzo. E ogni sua scelta è stata ben ponderata.

Il danese è più che soddisfatto della sua Factor Ostro Vam (foto Instagram)
Il danese è più che soddisfatto della sua Factor Ostro Vam (foto Instagram)

Sterrato nel Dna

E per quanto riguarda lo sterrato (e sul fatto di partire forte) tutto torna, visto come è andato alla Comunitat Valenciana, appunto. «Sono contento di come sia andata sullo sterrato. Ho dato tutto in quei 1.700 metri… forse troppo in una curva! Ma va bene così», ha detto il danese.

Anche il feeling con la bici è ottimo a quanto pare. Il danese, solitamente molto pacato, ha detto che la sua Factor Ostro Vam è probabilmente la migliore bici da strada che abbia mai avuto. «E’ una bici così ben bilanciata che è una gioia guidarla».

Bici o no, il danese è come il buon vino: più invecchia e più esalta le sue qualità. In gruppo non ci sono solo i “bimbi” della nuova generazione a fare la voce grossa. Prima di vincere devono battere i veterani.

«Dopo la Valenciana riprenderò alla Ruta del Sol. Spero che la mia forma continui a migliorare. Già lì vorrei ottenere un risultato migliore della Valenciana. Il mio obiettivo è continuare ad accrescere la mia forma fisica in vista dei miei prossimi obiettivi».

Fuglsang con il meccanico Gabriele Tosello alla vigilia della Strade Bianche 2021
Fuglsang con il meccanico Gabriele Tosello alla vigilia della Strade Bianche 2021

Strade Bianche in testa

E occhio davvero a queste due gare italiane, la Strade Bianche e la Tirreno-Adriatico. 

«Alla Strade Bianche Jakob ci tiene davvero – dice Cozzi – arriveremo in Toscana il 2 marzo (tre giorni prima della gara, ndr) e ne approfitteremo per fare delle ricognizioni approfondite». Anche nella messa a punto della bici il danese è un vero cecchino. Lo scorso anno, proprio alla vigilia della gara senese, discuteva coi meccanici dell’Astana, su sensazioni, millimetri… e aveva fatto fare degli interventi sulla pedaliera.

«Jakob – conclude Cozzi – sa cosa è meglio per lui. Come ho già detto, è molto professionale e il suo palmares parla per lui. Ha capito dove può fare bene e quali possono essere le corse più adatte al suo potenziale in questo periodo della sua carriera».

Niente Argentina, i team ripiegano su Mallorca

13.01.2022
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Il Covid ci sta mettendo lo zampino nuovamente. E speriamo che si sia fermato solo alla Vuelta a San Juan, originariamente in programma dal 30 gennaio al 6 febbraio. E’ qui, dall’Argentina, che sarebbe dovuta ripartire la stagione agonistica di molti team, alcuni grandi, alcuni grandissimi, altri più piccoli come quelli locali.

La tappa sudamericana era ormai diventata un riferimento per molti atleti per iniziare la propria stagione agonistica. Il fatto che sia “saltata” come intacca i programmi dei team? Quanto incide ai fini della preparazione? Ne abbiamo parlato con alcuni tecnici: due preparatori e due diesse.

Paolo Slongo, in Argentina ai tempi dell’Astana quando si correva a San Luis. Dietro, Pizzorni, addetto stampa del team a quei tempi
Paolo Slongo, in Argentina ai tempi dell’Astana quando si correva a San Luis

Slongo: stop sì, ma per tutti

Iniziamo da Paolo Slongo, che molto spesso ha aperto le danze a quelle latitudini, soprattutto ai tempi di Nibali.

«Noi – spiega il preparatore della Trek-Segafredo – avevamo un gruppo in cui c’erano soprattutto velocisti. L’idea era di farli partire con una corsa in più in vista del UAE Tour, la prima gara WorldTour dell’anno. E lavorare al caldo sarebbe stato importante. Però è anche vero che come salta per noi, salta anche per gli altri e nessuno ne trae vantaggio».

«A questo punto credo che dirotteremo su Mallorca, che non era in programma e lì recupereremo delle giornate di gara per qualche corridore. Quindi cambia sì, i programmi cambiano un po’ ma tutto è ben gestibile. Se invece dovessero saltare anche le corse del mese di febbraio si complicherebbero le cose. Ma anche in questo caso resto dell’idea che salterebbero per tutti».

«Bisogna cambiare i piani e negli ultimi anni ci siamo abituati. Li abbiamo rivisti tante volte. L’allenamento diventa fondamentale e si simulerebbe di più il ritmo gara. Tra lavori di gruppo e dietro moto si trasformano alcuni allenamenti in vere tappe.

«Noi già eravamo in ritiro e lì avevamo la possibilità di lavorare in gruppo. Magari chi doveva andare in Argentina anziché fare una settimana in meno di ritiro per partire alla volta di San Juan, resta fino alla fine».

L’aumento dei casi Covid ha indotto le autorità locali a fermare la corsa

Cucinotta: tutto sotto controllo

Più o meno dello stesso parere di Slongo è Claudio Cucinotta. Per il preparatore dell’Astana tutto è ancora sotto controllo…

«Alcuni dei nostri corridori avrebbero dovuto riprendere dall’Argentina, ma anche per altre squadre è così. Vediamo se ripartire dal Saudi Tour o dall’Oman, come gare alternative. Ma non bisogna essere  troppo preoccupati. Il calendario è folto sin da febbraio e alla fine si tratta d’iniziare una settimana o dieci giorni dopo. In più noi non saremmo andati con una squadra di big.

«La preparazione per ora resta quella di base. Non andremmo a rimpiazzare quel periodo con della qualità, ma facendo appunto ancora della “base”. Tanto più che per San Juan nessuno sarebbe andato per finalizzare. Magari qualcuno avrebbe dovuto fare qualcosa di più ed era leggermente più avanti, ma ripeto, cambia poco… Se salta solo l’Argentina. Rimescoleremo un po’ i vari partecipanti nelle varie gare».

Miguel Florez, vince sull’Alto del Colorado per l’allora Androni Giocattoli
Miguel Florez, vince sull’Alto del Colorado per l’allora Androni Giocattoli

Spezialetti: allenarsi e vincere

«Cosa cambia senza l’Argentina? Beh, per fortuna noi avevamo già dato l’okay alle gare di Mallorca, Vuelta Murcia e Costa de Almeria – dice Alessandro Spezialetti, diesse della Drone Hopper – il problema sarebbe stato se non ci fosse stato Mallorca. In generale comunque dispiace visto che sono due anni che l’annullano.

«Per noi è una gara importante, facciamo spesso bene ed abbiamo anche vinto come con Florez in un arrivo in salita. Era importante per mettere giù chilometri e iniziare a correre e magari anche a vincere.

«In più quest’anno si doveva andare giù una settimana prima ed era l’ideale per allenarsi al caldo, accumulare, come ho detto, chilometri, insomma sfruttare il buon clima e le alte temperature per fare un buon allenamento. Ci sarebbe stato solo da stare un po’ attenti al ritorno con il freddo che c’è ancora da noi e poi era buona anche perché il fuso orario è abbastanza ridotto, solo quattro ore in una settimana si recupera subito».

La Drone Hopper rispetto ai team WorldTour partiva con qualche velleità in più. Alla fine la Vuelta San Juan è una ghiotta occasione per mettersi in mostra in una gara che ha molta visibilità proprio perché ci sono le squadre WorldTour, le quali però (forse) non sono ancora al top.

«Partivamo per sfruttare qualche occasione – aggiunge Spezialetti – queste erano le nostre velleità. Avremmo portato tre scalatori e tre ragazzi per fare le volate».

La Israel Start-Up Nation era presente nell’edizione 2020. E vinse la prima frazione con Barbier
La Israel Start-Up Nation era presente nell’edizione 2020. E vinse la prima frazione con Barbier

Cozzi: Mallorca, un bell’aiuto

Infine parola a Claudio Cozzi, direttore sportivo della Israel Start-Up Nation, una delle 24 squadre che sarebbe stata al via di San Juan.

«Dal punto di vista della preparazione cambia molto poco – dice Cozzi – mentre incide di più sulla rotazione dei corridori, anche perché non si è ancora sicuri che si svolgeranno Saudi Tour e Oman, questo potrebbe essere un problema.

«Noi abbiamo stilato un calendario fino alla fine di febbraio e, poiché ci sono di nuovo delle incertezze abbiamo parlato a tu per tu con i corridori e lo faremo ancora in questo ritiro. Sfrutteremo al massimo dei training camp anche in altura, Teide o Etna. Training camp che avevamo già programmato, ma che abbiamo atteso a confermare. A quel punto stabiliremo le date con i corridori.

«Inizieremo a correre a Mallorca e poi seguiremo il programma spagnolo. In particolare la gara sull’isola si gestisce molto bene. E’ una challenge: cinque giorni di gara, due per gli sprinter, tre un po’ più mossi. Andremo lì con un numero maggiore di corridori e cercheremo di farne correre il più possibile».

Team building finito, la Israel inizia a fare sul serio

18.11.2021
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Il tempo delle vacanze sta per scadere. Ancora un paio di settimane e poi tutte le formazioni inizieranno ufficialmente a programmare il 2022. Tra quelle da tenere sotto osservazione nella prossima stagione c’è la Israel Start-Up Nation, complice un ciclo-mercato qualitativamente mirato ed una grande voglia di rilancio di alcuni suoi corridori.

Degli obiettivi della squadra – che ha appena terminato un raduno in Israele durante il quale ha sviluppato il proprio concetto di team building, senza tralasciare il contatto con gli appassionati locali – ne abbiamo parlato con il diesse Claudio Cozzi, fresco del suo cinquantacinquesimo compleanno, festeggiato il 14 novembre.

Claudio, iniziamo dai giorni trascorsi in Israele. Che cosa avete fatto?

Siamo stati giù dal 3 al 13 novembre. E’ stato un training camp all’insegna del relax. Abbiamo pedalato solo per 2/3 giorni di bici, compresa la Mtb, in compagnia di alcuni nostri partner. Ci siamo sfidati a beach volley, sul kayak e in altre attività. Abbiamo anche fatto diverse escursioni nei luoghi più importanti del paese. Ci siamo divertiti tutti assieme.

Avete perso sei corridori e ne sono arrivati quattro: Nizzolo, Fuglsang, Houle e Strong. Che stagione farete?

L’obiettivo della squadra è sempre quello di progredire. Credo che per l’anno prossimo il nostro roster si sia rinforzato. Il programma ufficiale delle gare lo faremo a gennaio, per il momento ne abbiamo fatto solo uno indicativo ma ovviamente dipenderà tutto dai corridori.

L’arrivo di Nizzolo aumenta il potenziale nelle volate e nelle classiche del Nord
L’arrivo di Nizzolo aumenta il potenziale nelle volate e nelle classiche del Nord
Parliamo dei nuovi acquisti, iniziamo da Nizzolo. Cosa farà?

Classiche e tappe dei grandi giri saranno parte dei suoi obiettivi, Sanremo in primis. Sembrerebbe più orientato a fare il Giro ma vedremo come uscirà dalla primavera. Naturalmente in base ai risultati che otterrà avrà la possibilità di conquistarsi la Nazionale nelle varie rassegne dell’anno prossimo.

Fuglsang (tre anni di contratto, ndr) è arrivato con Houle. Il danese vuole riscattare un 2021 piuttosto opaco. Come lo hai trovato?

Jakob ha le idee chiare, è molto motivato, vuole tornare competitivo. Vedremo quali grandi giri farà, ma li vorrà fare bene. Houle è un buonissimo corridore ed un suo uomo di fiducia. Lo aiuterà per ritrovare risultato.

Jakob Fuglsang esce dall’Astana dopo anni da leader: è motivato e vuole tornare competitivo
Jakob Fuglsang esce dall’Astana dopo anni da leader: è motivato e vuole tornare competitivo
Dalla Seg Racing è arrivato l’interessante neozelandese Corbin Strong. Cosa sai di lui?

E’ un classe 2000 molto promettente e veloce. Ce ne aveva parlato bene Greg Henderson dicendoci che ha ampi margini di crescita. Recentemente ha vinto un paio di prove nella prima prova della Champions League della pista, dove ha già vinto diverse medaglie mondiali (oro nell’inseguimento a squadre junior nel 2018 e oro nella corsa a punti nel 2020, ndr). 

Parlando invece dei confermati, c’è sempre Froome che vuole tornare ad alti livelli.

Vero, ha voglia di rifarsi. Quest’anno, per un motivo o l’altro, ha sempre avuto contrattempi che gli hanno rallentato il processo di recupero dall’infortunio del 2019 (al Delfinato, ndr). Uno come lui ha bisogno di correre con continuità. Quest’anno ha finito la stagione in crescendo, guardando i suoi valori. Ovvio che abbia cambiato filosofia dopo quell’incidente.

Ovvero? Spiegaci.

Ci ha detto che non ha obiettivi precisi tra i grandi Giri. Lui vuole partire deciso ad inizio stagione per vedere come sta e da lì capire che decisioni prendere. L’ho conosciuto quest’anno e mi ha fatto una grande impressione. E’ un grande professionista, non lascia nulla al caso. Pensate che ogni tanto mi chiedeva di abbreviare i meeting pre-gara perché voleva completare il suo stretching. Con questa determinazione può tornare in alto.

Froome ha voglia di rifarsi. Il recupero dall’infortunio è andato a rilento, ma ora sembra completo
Froome ha voglia di rifarsi. Il recupero dall’infortunio è andato a rilento, ma ora sembra completo
Due nomi secchi da cui ti aspetti qualcosa per il 2022.

Due sprinter. Rudy Barbier, che deve ritrovare la forma migliore, e Itamar Einhorn, che potrebbe vivere la stagione della maturità.

Claudio come sta il ciclismo israeliano? Grazie a voi sta crescendo e avendo visibilità.

Noi ne abbiamo quattro di loro corridori. Oltre ad Einhorn abbiamo Niv, Sagiv e Goldstein. Tutti ottimi uomini squadra. Stiamo tenendo monitorati tutti i giovani della Israel Cycling Academy, la nostra squadra continental, dove è appena approdato Marco Frigo (ex campione italiano under 23 nel 2019 e arrivato dalla Seg Racing, ndr). Personalmente credo in loro e fra qualche anno riusciranno ad avere una nazionale di buon livello.

Cimolai ultimo uomo di Viviani: patto con Cassani

15.06.2021
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Oggi Cimolai dovrà tirare la volata a Viviani. Glielo ha chiesto Cassani convocandolo per la Adriatica Ionica Race, che parte stamattina e finirà venerdì a Comacchio. Prendi un velocista che deve ancora rinnovare il contratto e chiedigli di fare l’ultimo uomo per uno che nelle tre settimane del Giro è stato suo rivale e ha ottenuto risultati inferiori e poi vediamo cosa succede. Cimo ha detto sì.

Ecco Davide con la figlia Mia, nata il primo giugno
Ecco Davide con la figlia Mia, nata il primo giugno

«Fu peggio nel 2018 – ammette il friulano – quando fui portato agli europei e tirai lo sprint a Trentin che vinse. Eravamo ad agosto ed ero senza contratto. Chiunque altro avrebbe fatto la sua volata, ma se dai la parola, quella deve essere. Elia ci rappresenterà alle Olimpiadi e deve arrivarci bene, meglio se vincendo. La tappa di oggi sarebbe stata un obiettivo anche per me, ma la squadra ha ritirato l’iscrizione a causa di tre positività nello staff. E a questo punto ho accettato la convocazione e le regole chiare di Cassani».

Amici da sempre

“Cimo” ed Elia sono entrambi del 1989 e corrono insieme da quando sono bambini. Sono stati nella Marchiol fra gli under 23, poi anche alla Liquigas, prima che entrambi prendessero la loro strada. 

«In questi casi – spiega Cimolai, appena diventato padre – viene prima il fatto che siamo dei professionisti e poi l’amicizia che davvero viene da tanto lontano. Non faccio l’ultimo uomo da quando ho lasciato la Fdj, ma domenica in allenamento sono comunque andato a guardarmi l’arrivo di Aviano. Credo di averlo visto bene, si arriva a una rotonda in leggera discesa e appena se ne esce, saremo ai 200 metri. E’ un arrivo… pericolosino, di fatto per me il traguardo sarà alla rotonda».

Cimolai e Viviani, compagni di americana ai mondiali del 2011: nella Adriatica Ionica Race Cimo sarà l’ultimo uomo di Elia
Cimolai-Viviani, compagni di americana ai mondiali del 2011
Cambia molto fra essere l’ultimo e invece il velocista titolare?

Il giorno e la notte, come fra imprenditore e lavoratore dipendente. Se devi fare la volata, hai sulle spalle il peso della corsa. Ed è un peso vero, tanto che alcuni vanno meglio a fare i gregari. La giornata è meno stressante.

Avere l’ultimo uomo forte fa grande differenza?

Molto. E’ quello che mi è mancato al Giro. Non ho mai chiesto di avere davanti 3-4 corridori per me, ma almeno uno che mi porti al momento della volata ci sarebbe stato bene.

Hai rinnovato il contratto?

Non ancora, sono in trattativa.

Una vittoria oggi ad Aviano cambierebbe le cose?

Non tantissimo, ma comunque credo che lo avrei fatto anche se la vittoria fosse stata importante per il rinnovo.

Al Tour Down Under del 2018, Cimo alla Fdj, Elia alla Quick Step
Al Tour Down Under del 2018, Cimo alla Fdj, Elia alla Quick Step
Come tirerai la volata?

Di solito tendo a farlo da seduto, come Guarnieri. Poi dipende dal velocista. Gaviria ad esempio preferisce che Richeze gli parta da davanti e faccia il suo sprint, ma è un modo che secondo me danneggia il velocista.

Cosa prevede il tuo finale di stagione?

Campionati italiani e poi Livigno con famiglia. Rientrerà al Wallonie dove vinsi due anni fa, poi andrò alla Vuelta in cui ci saranno sei volate. La vera proiezione è sui campionati europei a Trento e poi sui mondiali. Mi piacerebbe vestire quelle due maglie.

Cosa ti è mancato per vincere una tappa al Giro?

Ho un solo rimpianto. Nel giorno di Canale in cui ha vinto Taco Van der Hoorn, sono rimasto molto male perché il compagno che avevo con me, Patrick Bevin, non ha tirato lo sprint e ha fatto la sua volata(nella foto di apertura, i due compagni della Israel sono uno accanto all’altro, ndr). Le altre tappe non le ho vinte perché qualcuno è andato più forte o per una serie di circostanze.

Com’è la vita da padre di famiglia?

La mia compagna Alessia è bravissima, perché si alza lei la notte quando Mia deve mangiare. Ma è impegnativo, me ne rendo conto. Però mia figlia è bellissima. Guardate qua, vi faccio vedere la foto…

Froome farà il Tour? Qualche dubbio dopo l’ultima uscita

13.06.2021
4 min
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C’è chi lo dà ormai per finito e chi aspetta con impazienza di emozionarsi ancora per le “frullate” in salita che l’hanno reso famoso. Tantissima è la curiosità che circonda Chris Froome in vista dell’imminente Tour de France (26 giugno-18 luglio). Molti mostrano scetticismo, soprattutto dopo la recente uscita sotto tono al Giro del Delfinato, che ha fatto pensare che il keniano bianco possa persino non essere alla grande partenza dalla Bretagna. 

Dopo l’ultima uscita al Giro del Delfinato, ora la curiosità dei media è una sola: Froome farà il Tour?
Dopo l’ultima uscita al Giro del Delfinato, ora la curiosità dei media è una sola: Froome farà il Tour?

Risponde Cozzi

Per saperne di più, abbiamo interpellato Claudio Cozzi, direttore sportivo della Israel Start-Up Nation, reduce da un Giro d’Italia sopra le attese grazie alla maglia rosa di Alessandro De Marchi (che qualche giorno fa è tornato di nuovo sotto i ferri per sistemare la clavicola fratturata) e al successo di Daniel Martin a Sega di Ala. Pur non essendo presente in ammiraglia alla Grande Boucle (farà la Vuelta), il cinquantaquattrenne dirigente lombardo ci ha parlato di cosa aspettarci da Froome. Chris cederà i gradi di capitano a Mike Woods, ma proverà a lasciare il segno nella corsa francese che ha vinto quattro volte (2013, 2015, 2016, 2017) ai tempi del Team Sky. Riuscirà a tornare grande grazie al Tour?

Al Tour of the Alps in fuga verso Naturno per riprovare belle sensazioni
Al Tour of the Alps in fuga verso Naturno per riprovare belle sensazioni

Fuga sulle Alpi

«Sono stato con lui al Tour of the Alps – racconta Cozzi – e l’avevo visto bene perché lui di testa è fortissimo. Adesso deve soltanto colmare il gap dal punto di vista fisico. E’ stato sfortunato a non aver corso tanto l’anno scorso, con la stagione storta del 2020 per la pandemia, mentre lui avrebbe avuto bisogno di più chilometri dopo il terribile incidente dell’anno precedente al Delfinato. Al Tour of the Alps, ha passato due giorni a dirmi che doveva attaccare, per vedere come stava. E dopo la tappa in cui è andato allo scoperto, mi ha rivelato che è stato il primo giorno in cui la testa era connessa con le gambe dal momento del brutto infortunio.

Un giorno da Froome

«E’ stato bello vederlo correre con grinta e determinazione. Ha dato sfoggio della sua “frullata”, che speriamo di rivedere anche in Francia. Sarebbe un premio per l’impegno e la professionalità che sta mettendo, oltre che rappresentare una soddisfazione per tutti tornare a vedere gli show che ha sempre fatto sulle grandi salite d’Europa».

Cozzi è passato al gruppo Israel dopo la fusione con la Katusha in cui era dal 2009
Cozzi è passato al gruppo Israel dopo la fusione con la Katusha in cui era dal 2009

Il Tour per la Vuelta

Dunque, nessun assillo di classifica, per una volta, ma soltanto quello di ritrovare il colpo di pedale dei giorni migliori, magari da far fruttare poi per il prosieguo della stagione.

«Sta lavorando in direzione Tour – prosegue Cozzi – anche per il blasone della Grande Boucle. Poi dovrebbe fare la Vuelta, in cui sono sicuro che lascerà il segno. Lui è una macchina da guerra a livello mentale. Non so se arriverà al 100 per cento in Francia, ma secondo me farà un passo avanti. Però bisogna essere realisti e non aspettarsi qualcosa sin dai i primi giorni. Nel finale magari sì, visto che mi attendo un Tour in crescita da parte sua. Chris è convinto di tornare in alto, non sa se per vincere un grande Giro o qualcos’altro, ma lo crede con fermezza».

Nel 2017 il quarto Tour vinto e la quarta Pinarello gialla dalle mani di Fausto
Nel 2017 il quarto Tour vinto e la quarta Pinarello gialla dalle mani di Fausto

Team fiducioso

Le attese sono alte, ma poggiano su poche certezze, soprattutto dopo l’ultima uscita al Delfinato. «Neanche lui sa cosa aspettarsi – conclude Cozzi – ma sa di poterci riuscire e questo è uno stimolo per tutta la squadra. Cercavamo proprio un leader carismatico capace di motivare e aiutare a crescere tutto il gruppo e non soltanto per il palmares e per i successi individuali. Chris è un professionista super serio, che cerca sempre il pelo nell’uovo. Dà tantissime indicazioni preziose sulle strategie di corsa e fornisce sempre feedback di alto livello. L’importante ora è che lui ritrovi la migliore connessione tra testa e le gambe. Poi più chilometri fa e più riacquista condizione: siamo fiduciosi. La sfida di Chris è anche la mia sfida e mi piace pormi obiettivi ambiziosi, in cui però credo con tutto me stesso».

Chris Froome

Froome-freni a disco: non è ancora amore

13.02.2021
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Recentemente Chris Froome ha realizzato un video in cui presenta la sua nuova bicicletta, parlando anche dei freni a disco. Non è un segreto che fino allo scorso anno il campione britannico usasse bici con i freni tradizionali, mentre per la nuova stagione la sua Factor avrà i dischi. Froome ha messo in luce i vantaggi e gli svantaggi di questo nuovo (per lui) sistema frenante. Abbiamo parlato di questo aspetto anche con Claudio Cozzi, direttore sportivo della Israel Start-Up Nation, la nuova squadra di Froome.

I dubbi di Froome

Cambio di squadra e cambio di bicicletta per Froome, che proverà a vincere il suo quinto Tour de France in sella alla Factor Ostro VAM. Il britannico si è detto molto soddisfatto della bicicletta, soprattutto in termini di reattività e trasferimento di potenza, ma sui freni a disco ha palesato alcuni dubbi.
«Non sono ancora convinto al 100% – dice Froome – li uso da un paio di mesi e dal punto di vista delle prestazioni sono fantastici. Ti fermi sempre quando devi fermarti. Sia sull’asciutto che sul bagnato fanno il loro lavoro».

E fin qui sono stati messi in evidenza i vantaggi, ma poi Froome prosegue.

«Lo svantaggio dei freni a disco – dice – è lo sfregamento costante, il surriscaldamento, il rischio di deformarli quando si affrontano discese lunghe di 5 o 10 minuti – e poi aggiunge – non credo che questa tecnologia sia al punto in cui dovrebbe essere per il ciclismo su strada».

Chris Froome con la Factor Ostro VAM
Chris Froome con la sua Factor Ostro VAM
Chris Froome con la Factor Ostro VAM
Chris Froome con la sua Factor Ostro VAM

Imparare a usarli

In generale Froome lamenta la poca distanza fra le pastiglie dei freni e i dischi, che creano uno sfregamento che certo è fastidioso per qualsiasi ciclista. Infine, sottolinea come l’industria del ciclismo ormai va in questa direzione e bisogna adattarsi e imparare ad usarli al meglio.

In effetti il quattro volte vincitore del Tour de France non è mai stato un sostenitore dei freni a disco. In un’intervista rilasciata a Cycling Weekly nel maggio 2019 dichiarava che: «Per una questione di sicurezza, dico che i freni a disco dovrebbero essere usati da tutti o da nessuno. Avere in gruppo dei sistemi frenanti diversi aumenterebbe i pericoli».

Fatti dei miglioramenti

Per capire meglio le parole di Froome abbiamo contattato il suo nuovo direttore sportivo, Claudio Cozzi.
«Posso dire che dall’anno scorso a oggi abbiamo fatto dei miglioramenti – ci spiega – ci sono dei sistemi che hanno aumentato l’aerazione e quindi il raffreddamento dei dischi».

Cozzi mette in evidenza che è normale che nelle discese lunghe l’impianto frenante vada sotto stress: «D’altronde anche con le macchine quando fai una discesa lunga i freni iniziano a fischiare, è normale».

La Factor Ostro Vam in dotazione alla Israel Start-Up Nation con i freni a disco
La Factor Ostro VAM in dotazione alla squadra tutte con i dischi
La Factor Ostro Vam in dotazione alla Israel Start-Up Nation con i freni a disco
La Factor Ostro VAM in dotazione alla Israel Start-Up Nation sono tutte con i freni a disco

Solo all’inizio

Un punto su cui si focalizza il direttore sportivo della Israel Start-Up Nation è il seguente.

«Siamo al secondo anno con i freni a disco – dice – e Factor ha lavorato per alleggerire il più possibile la bicicletta. E’ normale che non tutto sia ancora perfetto, è una tecnologia ancora all’inizio. Ci può essere qualche problema in caso di frenate secche, c’è il rischio che il disco si ovalizzi un po’ e magari le pastiglie tocchino. Ma credo che indietro non si torni e i materiali miglioreranno».
Cozzi fa una serie di esempi di novità tecniche recenti come i gruppi elettronici, il passaggio cavi totalmente interno, i tubeless e i cerchi più larghi. Tutte tecnologie che hanno comportato dei cambiamenti sia nella manutenzione che nello stile di guida dei corridori, ma che inevitabilmente vanno avanti come i freni a disco.

«C’è un’evoluzione in tutto e bisogna adattarsi – commenta Cozzi – nel tempo ci saranno dei miglioramenti. Però i ragazzi mi dicono che con i freni a disco, a livello di sicurezza c’è stato un bel passo avanti»