Il giorno dopo di Alessandro De Marchi in rosa inizia la sera prima in hotel. Il Rosso di Buja è andato via dall’arrivo dopo una lunghissima conferenza stampa e la prima impresa è stata contattare sua moglie Anna, dato che non aveva con sé il telefono. Quando poi è arrivato in hotel, l’accoglienza l’ha fatto commuovere ancora.
Un uomo sensibile
Non dobbiamo meravigliarci per le lacrime, spiega il suo procuratore Raimondo Scimone, che vive a Modena e la maglia rosa con un suo corridore non la vedeva dal 2009 di Menchov.
«Alessandro è un duro – dice – nel senso che addenta la fatica, ma di base è un uomo sensibile. E questa maglia rosa è il premio per una vita di sacrifici a vantaggio degli altri. In squadra sono tutti contenti. Mi dicono che essendo abituato a grandi team, ha attenzioni a dettagli per loro impensabili, ma li sta aiutando a crescere. Non c’è un solo corridore che non ne sia contento. Dovevo passare in hotel a salutare Pozzovivo, ma gli ho mandato un messaggio, dicendogli che non ce la facevo e che sarei passato dal “Dema”. Mi ha risposto che non era un problema e, piuttosto, di fargli i complimenti».
Le… scuse al team
Alessandro racconta alla fine del primo giorno in rosa e scherzando annuncia che toglierà altre curiosità nei prossimi giorni, se ce ne saranno altri in rosa.
«Ieri è stato un giorno storico – dice – il rientro è stato emozionante, avevo tante cose per la testa. Ho fatto subito il giro dello staff, meccanici e massaggiatori. Poi mi sono concesso un’ora di massaggi e alla fine sono andato a cena. Quando ho preso la parola, ho detto ai ragazzi che avevo questo piano già da qualche giorno e mi sono quasi scusato per non averli avvisati, ma non credo che si siano offesi. E’ stata una serata carica di molte cose. E dopo il brindisi noi corridori siamo andati a dormire, mentre il personale è andato avanti a brindare ancora».
La notte bianca
Scordatevi però che una serata così, al termine di un giorno come quello di Sestola, porti con sé una notte di sonno ristoratore: sarebbe stato impossibile.
«Prima – ride – ho cercato di fare un po’ d’ordine nei messaggi whatsapp, ma credo che ne verrò a capo forse per la fine del Giro. Poi sono andato avanti a pensare e ripensare. Mi sono addormentato tardi e mi sono svegliato presto. Dire quale messaggio abbia apprezzato di più sarebbe ingiusto. Ma devo dire che quel che più mi ha fatto piacere è stato ricevere gli attestati di stima degli altri corridori, ex compagni, giornalisti, addetti di Rcs. E’ stato davvero molto gratificante».
Il test di domani
La tappa di domani si annuncia come un test piuttosto severo. Dombrowski è uscito malconcio a causa della caduta e quindi magari non sarà lui la minaccia più concreta del giorno, ma il dislivello stesso potrebbe diventare un avversario ostico.
«Dovrò lottare fino alla cima – dice – evitare che entri in fuga qualcuno troppo vicino a me in classifica. Continuo ad avere una strana sensazione di vertigine, di essere in un posto che non mi appartiene. Non ci sono abituato e forse questo accadrà, quando dovrò cedere la maglia. Per questo sto cercando di godermela il più possibile. Non so dire che sapore abbia, ma di certo non è amaro. E’ una maglia impegnativa, un peso. Ma un peso leggero».
Una maglia magica, capace di raddoppiare le forze. Scimone ne è sicuro, De Marchi lo scoprirà domani, attraversando le montagne marchigiane. E pescando la forza dalle terre terremotate che gli ricorderanno le sue. Quando la terra trema, non ci sono confini.