Il cannibale del ciclocross e la sua Cervélo R5-CX. Sotto il profilo delle dotazioni tecniche, Van Aert ha cambiato buona parte dei componenti della bicicletta (rispetto alla stagione 2022). La fame di vittoria e quella capacità di essere sempre concentrato sono rimaste tale e quali. Ci focalizziamo qui su alcuni dettagli della bicicletta usata dal campione belga.
Caratteristica delle bici di WVA, tanto svettamento, ma lunghezza contenutaCaratteristica delle bici di WVA, tanto svettamento, ma lunghezza contenuta
Kit telaio della Cervélo R5-CX
Ufficializzata durante lo scorso inverno, la piattaforma sulla quale si basa la bici da ciclocross di Wout Van Aert è la Cervélo R5-CX (il medesimo telaio è utilizzato anche da Marianne Vos).
Si tratta di un progetto che nasce in modo specifico per il ciclocross, ma richiama in maniera importante alcune soluzioni della R5 normalmente usata su strada. C’è il reggisella speficico (e il belga usa quello con off-set pari a zero) con profilo posteriore tronco, non c’è il manubrio integrato e completamente in fibra.
Doppio collarino di tenuta per la Cervélo di WVARuote Reserve e forcella con i colori di campione belgaL’attacco manubrio FSA in alluminioIl manubrio Vision con sezione piatta e curvatura di 10°Doppio collarino di tenuta per la Cervélo di WVARuote Reserve e forcella con i colori di campione belgaL’attacco manubrio FSA in alluminioIl manubrio Vision con sezione piatta e curvatura di 10°
Cockpit e sella uguali
Continua la sponsorizzazione di Fizik (Va Aert usa una Antares R1), che anche per la stagione prossima sarà al fianco della corazzata Jumbo-Visma.
C’è la conferma anche del reparto guida con il cockpit firmato FSA-Vision. Van Aert utilizza un attacco FSA SL-K in alluminio (in battuta sul profilato dello sterzo) e la piega in carbonio Vision Metron Aero con un’angolazione aperta verso l’avantreno di 10 gradi. Questo manubrio è caratterizzato da un drop di soli 125 millimetri: valore che lo rende una sorta di compact, ma con una curvatura arrotondata che gli permette un’ampia sfruttabilità e facilità nel raggiungere le leve.
Le Reserve 36 hanno un canale interno da 28 millimetriDisco da 140 anche per l’anteriorePedali XTR, power meter Quarq e corona da 46Al termine della gara di Gullegem, la corona “diversa” potrebbe essere una 44In questo caso la configurazione con la scala del ForceIl bilanciere tradizionale del red e i pignoni dell’omonima serieLe Reserve 36 hanno un canale interno da 28 millimetriDisco da 140 anche per l’anteriorePedali XTR, power meter Quarq e corona da 46Al termine della gara di Gullegem, la corona “diversa” potrebbe essere una 44In questo caso la configurazione con la scala del ForceIl bilanciere tradizionale del red e i pignoni dell’omonima serie
Monocorona e ruote Reserve
Per Van Aert è una sorta di ritorno al passato, quando in Crelan (all’epoca c’erano anche le bici Felt) ha utilizzato la trasmissione Sram con la corona singola anteriore. Oggi adotta la corona da 46 denti con il guidacatena, il power meter Quarq e i 12 rapporti posteriori (la trasmissione ha di base il gruppo Red eTap AXS).
La dentatura del pacco pignoni varia tra la scala 10-28 Red e la 10-30 della ruota libera Force. La differenza tra le due è nel penultimo pignone: 24 per il Red, 27 per il Force, ma entrambi richiedono la medesima lunghezza della catena. Ci sono i dischi del freno da 140 millimetri di diametro, davanti e dietro.
Per Van Aert le scarpe S-Phyre XC9 e il casco Lazer. Da quest’anno occhiali OakleyPer Van Aert le scarpe S-Phyre XC9 e il casco Lazer. Da quest’anno occhiali Oakley
Altro cambio importante, sempre in merito alla dotazione del mezzo, si riferisce alle ruote. Non ci sono più le Shimano e ci sono le Reserve, marchio utilizzato anche nel catalogo Cervélo. Quelle usate da Van Aert sono le 36 da tubolare con cerchio in carbonio, ma i mozzi sono DT Swiss della famiglia 240 Spline. Gli pneumatici sono Dugast.
Richiamo al… passato
Nonostante il passaggio della Jumbo Visma da Shimano a Sram, i pedali usati da Van Aert nel cross sono gli Shimano XTR. Anche le calzature ed il casco si rifanno al portfolio Shimano, ovvero le S-Phyre XC9 ed il casco Lazer Vento KinetiCore con livrea RedBull.
Lorenzo Masciarelli è in procinto di lasciare il ciclocross per passare alla strada. Il giovane abruzzese, è un classe 2003, vestirà i colori della Colpack-Ballan.Speranze e attenzioni su di lui non mancano. Con suo zio Francesco Masciarelli, che è anche il suo preparatore, cerchiamo di capire come si potrà trovare su strada Lorenzo.
Francesco con suo nipote Lorenzo, figlio di Simone, pronto a passare alla Colpack-BallanFrancesco con suo nipote Lorenzo, figlio di Simone, pronto a passare alla Colpack-Ballan
Dna da stradista
«Diciamo – spiega Francesco – che Lorenzo è stato sempre uno stradista e così è nato ciclisticamente. Il cross è arrivato perché volevamo diversificare da ragazzo, poi però è diventato un amore.
«Qualche tempo fa c’è stata l’opportunità di andare a fare il cross in Belgio e anche di fare qualche gara su strada alla Bingoal tramite Mario De Clercq. Però ha effettivamente corso poco proprio su strada e da secondo anno tra gli under 23 era importante che facesse una stagione intera e con costanza su strada».
Una stagione intera, costanza… Francesco Masciarelli parla indirettamente di volumi e di costanza di allenamenti e gare, perché alla fine i crossisti veri corrono e si allenano per sei, forse sette mesi l’anno. «E questo gli aveva di fatto precluso le stagioni su strada».
Lorenzo è un vero appassionato di cross, ma ormai era giunto ad un bivioLorenzo è un vero appassionato di cross, ma ormai era giunto ad un bivio
Uomo di fondo
Francesco ha detto che suo nipote ha un “motore da stradista”. Cosa voleva dire?
«In generale – va avanti l’abruzzese – credo che Lorenzo abbia delle buone qualità. Le aveva sin da giovane, mostrando un bel motore negli allenamenti su strada. Adesso dovrebbe mostrarle anche su strada e in corsa, ma il fatto è che i tempi ormai sono un po’ accelerati per lui.
«Ha buone doti di fondo. Dopo 3 o 4 ore riesce ad esprimersi come nella prima, cosa non comune per molti crossisti. Insomma esce bene alla distanza… almeno in allenamento, perché poi la gara è un’altra cosa. Senza contare che lui ovviamente non ha grandi esperienze tattiche, si ritroverà a lottare col gruppo…».
Lorenzo Masciarelli impegnato lo scorso anno al Giro del Friuli con la nazionaleLorenzo Masciarelli impegnato lo scorso anno al Giro del Friuli con la nazionale
Prendere il ritmo
E qui si apre il capitolo delle difficoltà per Lorenzo. Stare in gruppo, sapersi muovere nel vento, entrare nei giochi di squadra, spingere forte dopo tante ore…
«Questi – va avanti Francesco – di certo sono punti che non lo agevolano, ma io credo che le difficoltà maggiori per Lorenzo saranno quelle di amministrarsi nell’arco della stagione. Lui viene da periodizzazioni particolari, in cui corre molto. Spesso si ritroverà in periodi in cui non avrà gare. Allenamenti, gare, stacco… dovrà prenderci le misure e mentalizzarsi.
«Anche per questo mi aspetto che nei primi due o tre mesi vivrà un periodo di adattamento, magari sarà competitivo dall’estate. Di fatto andrà a fare un altro sport. Oggi si allena per 10-12 ore a settimana, passerà alle 20, anche 30 ore settimanali».
Francesco ancora non conosce il calendario del nipote. Lo seguirà da vicino, ma la palla passa a Fusi e ai tecnici della Colpack.
«Andrà in ritiro quando ci sarà da correre e poi si allenerà a casa. Intanto però vuole finire la stagione del cross. E’ ancora concentrato su di questa, almeno fino all’italiano, poi spetterà alla Colpack-Ballan e al cittì Pontoni che lo vorrebbe in nazionale, decidere cosa fare. Una cosa è certa: la Colpack era un’occasione che non si poteva perdere, specie alla sua età».
Van Empel vince il primo cross sulla neve. Era in testa sin dall'inizio, Vos l'ha ripresa poi ha sbagliato tutto. Una caduta e via libera per la 19enne
La caduta di Tom Pidcock all’X2O Trophee Baal merita di essere approfondita. E vista la particolarità, oltre alla spettacolarità, di quel capitombolo per farlo serve un occhio critico. Un occhio di spessore come quello di Enrico Franzoi, grande ex del ciclocorss italiano e non solo.
Riavvolgiamo il nastro per un momento. Siamo a Baal e il campione del mondo guida saldamente la corsa, quando su una serie di gobbe, piuttosto veloci, perde il controllo della bici e addirittura rovina fuori dalle transenne.
Enrico Franzoi (classe 1982) è stato bronzo iridato nel 2007 e 4 volte campione italianoEnrico Franzoi (classe 1982) è stato bronzo iridato nel 2007 e 4 volte campione italiano
Concentrazione giù
Come mai quindi è caduto Pidcock? Come si può spiegare la dinamica? Lui è veloce e nella gobba prima aveva messo di traverso la bici, ma tutto sommato su quella gobba sembrava tutto normale.
«Vedendola da fuori – dice Franzoi – sembra una caduta banale con effetti molto importanti. Una caduta avvenuta in un momento in cui stava controllando il suo vantaggio. A mio avviso c’è stato un calo di concentrazione».
Per Franzoi alla base di questo incidente c’è in primis una questione di concentrazione, di tensione agonistica venuta meno. In effetti si era all’ultima tornata e Pidcock era saldamente in testa.
Pidcock, dopo un salto, atterra non perfettamente e finisce leggermente con il busto sul manubrio quando si ritrova sul dosso successivo…L’inglese che viaggiava veloce, viene sbalzato in aria. A quel punto non può più controllare la sua bici…E finisce oltre le transenne, riportando un taglio e alcune contusioni (serie di screenshot a video)Pidcock, dopo un salto, atterra non perfettamente e finisce leggermente con il busto sul manubrio quando si ritrova sul dosso successivo… L’inglese che viaggiava veloce, viene sbalzato in aria. A quel punto non può più controllare la sua bici…E finisce oltre le transenne, riportando un taglio e alcune contusioni (serie di screenshot a video)
Velocità alta
In quel punto, come tutti gli altri del resto, Tom ci era già passato più volte, dunque conosceva il fondo e le velocità con cui si affrontava.
«Sempre dalle immagini – va avanti Franzoi – sembra che dopo l’atterraggio finisca in una canalina e si sbilanci nel momento della decompressione. Lì perde l’equilibrio. Ma, ripeto, mi sembra più una sua leggerezza. A volte è capitato anche a me di scivolare quando ero in testa perché mi deconcentravo.
«Riguardo alla velocità, io conosco quel percorso e quel punto, ma ai miei tempi le gobbe non c’erano. La velocità però era alta, si tratta di una bella discesa che un po’ tende a portare in fuori.
«E poi – riprende Franzoi – essendo il percorso asciutto non è che cambiasse così tanto (come a dire che non c’è neanche questa giustificazione, ndr) e questo mi fa pensare ancora di più al fatto della distrazione. Magari essendo così avanti si è rilassato, ma di scivolare poteva succedergli anche in una normale curva prima o dopo quel punto».
Pidcock è un vero funambolo in bici e poco importa che sia una mtb, una bdc o una da cross. L’inglese aveva rinunciato al mondiale prima della cadutaPidcock è un funambolo in bici: che sia una mtb, una bdc o una da cross. L’inglese aveva rinunciato al mondiale prima della caduta
Nessuna “bikerata”
Pidcock sa guidare bene, molto bene. Troppo bene secondo alcuni. In molti hanno detto che il folletto della Ineos-Grenadiers abbia pagato le sue “whippate”, cioè quelle messe di traverso della bici per dare spettacolo, qualcosa che i biker fanno spesso. E sappiamo che più volte Tom si è dichiarato “biker inside”.
Però a rivedere bene le immagini lui non cade quando whippa, ma sul dosso successivo, quando sembra essersi rimesso in assetto standard.
E infatti lui stesso ha detto che la caduta è stata stupida non tanto per le whippate, ma perché voleva fare forte l’ultimo giro e di essere andato volutamente forte in un punto veloce che sapeva essere pericoloso.
«Per uno del suo calibro – conclude Franzoi – fare certe cose è del tutto normale. Non rischia, ha controllo totale della bici. Anzi, per me è stato anche bravo a limitare i danni!».
Con Tosatto si ragiona di Thomas che punta alla Vuelta. Ma intanto ecco le immagini del Tour. E allora parliamo di Pogacar, ma anche di Rodriguez e Bernal
Ci siamo fatti raccontare la KTM X-Strada (e alcune scelte tecniche), direttamente da Nicolas Samparisi, appena prima della gara cx in Val di Sole, da lui ha chiusa in quattordicesima posizione assoluta: primo degli italiani.
La geometria con l’avantreno più aperto, soluzione mutuata dal gravel è vantaggio, per la guidabilità e la stabilità. Entriamo nel dettaglio.
Box della nazionale italiana a Vermiglio: una KTM taglia large per NicolasBox della nazionale italiana a Vermiglio: una KTM taglia large per Nicolas
Il setting per Vermiglio
E’ l’ultima versione della X-Strada, una bicicletta versatile che viene proposta anche nei diversi allestimenti per il gravel. Quella di Samparisi è una taglia large, con reggisella KS off-set 0 e sella F30 di Selle SMP. C’è la trasmissione Sram Rival AXS con il doppio plateau anteriore (46-38) e con il misuratore di potenza. Il bilanciere posteriore è della serie Force AXS.
Passando invece al cockpit c’è un attacco corto KS e una piega Pro. Le ruote sono le Alchemist full carbon con predisposizione al tubolare. Le gomme sono le Challenge Limus da 33, versione rossa Team Edition.
La nuova versione ha un nodo sella importante nelle dimensioniPedali Look da mtb Doppia corona e power meterLa nuova versione ha un nodo sella importante nelle dimensioniPedali Look da mtb Doppia corona e power meter
Che tipo di feeling hai quest’anno con il tracciato?
Percorso molto differente dall’anno passato, con la neve più farinosa e ghiacciata, ma il fondo era completamente diverso. E’ stato trattato in modo diverso, si vede più erba e terra, fattori che influiscono sul comportamento delle gomme. Quest’anno era più simile alla sabbia e paragonabile fin da subito alle condizioni che si erano create nel 2021 verso la fine.
In fatto di gomme quali soo stati i fattori che hanno determinato la scelta?
Era necessario avere del grip e quindi, a mio parere, gli pneumatici da fango sarebbero potuti essere quelli che offrivano il compromesso ottimale, anche nel caso in cui la neve fosse diventata più molle.
Invece quali differenze trovi con la X-Strada nuova, rispetto alla versione precedente?
Le geometrie sono completamente diverse e il telaio è più lungo a parità di taglia. Ho accorciato l’attacco manubrio e sulla nuova versione uso il reggisella 0 off-set. Il fattore che è stato migliorato in modo esponenziale è l’apertura dell’angolo anteriore e questo influisce sulla precisione di guida, ma anche sui tratti dove è necessario fare velocità senza subire i difetti del terreno.
La sella utilizzata da Samparisi, la più “dritta” tra quelle firmate Selle SMPStem e piega in alluminioLa sella utilizzata da Samparisi, la più “dritta” tra quelle firmate Selle SMPStem e piega in alluminio
La soluzione che arriva dal gravel quindi per te è un vantaggio?
Sicuramente si, questa bici funziona bene nel cross anche nel gravel spinto. Inoltre ha il vantaggio di avere un ampio passaggio per le ruote, anteriore e posteriore, un vantaggio per far scaricare il fango. Non è una bici dal peso piuma, ma è consistente e poi pochi grammi di differenza nel cross non fanno una grande differenza. La nuova KTM X-Strada è anche più rigida e reattiva.
Bici più rigida, significa una diversa gestione della pressione delle gomme?
A parità di configurazione il setting è rimasto quello.
Vediamo che sulla nuova usi la doppia corona anteriore, come mai?
Ho cambiato già dall’anno passato e con la doppia corona mi trovo meglio, offre maggiori possibilità rispetto alla mono. Con il 46 anteriore, a prescindere dalla scala dei pignoni riesco ad essere veloce, molto più che con la corona singola anteriore. Nei tratti più duri ho il 38 che mi salva la gamba e non mi imballa.
Perni passanti in titanio e dischi da 160 davanti e dietroAllo stand del Team Italia e prima del riscaldamentoPerni passanti in titanio e dischi da 160 davanti e dietroAllo stand del Team Italia e prima del riscaldamento
Trasmissione sulla base Rival AXS e cambio posteriore Force, come mai?
Il Rival è molto preciso, mentre il Force ha quel mezzo scatto in più di auto-aggiustamento, che pensato nell’ottica off-road non è banale. Comunque il Rival è un gran bel prodotto anche in fatto di ergonomia, considerando che non è un top di gamma.
Ergonomia?
Personalmente mi trovo meglio con i manettini del Rival, piuttosto che quelli del Force, perché sono più stretti e meno grandi.
La borraccia che passano a Nicolas Samparisi è fumante. Deve essere calda. «No, è caldissima», ci corregge lui soddisfatto. E aggiunge: «Calda come il tifo che c’era qui a Vermiglio». Il corridore della KTM Alchemist Powered by Brenta Brakes è stato il primo azzurro a tagliare il traguardo.
Lo ha fatto una manciata di secondi prima di Filippo Fontana. Ma non è questo l’argomento sul piatto. Non servono questi contentini. Piuttosto è bello vedere come questo atleta, a 30 anni, stia raggiungendo forse i suoi migliori momenti di forma.
Nicolas Samparisi dopo l’arrivo, stanco ma feliceNicolas Samparisi dopo l’arrivo, stanco ma felice
Per il pubblico
Umiltà, sorriso, lavoro. Per Samparisi sono ingredienti imprescindibili. Ingredienti che prima o poi emergono.
Ieri è stato autore di una prova davvero di sostanza. E’ stato in costante rimonta. Regolare, potente, determinato. Man mano risaliva posizioni.
Vanthourenhout allungava la fila ma lui era “sempre lì”, non naufragava. E non a caso una delle tornate migliori in assoluto portava la sua firma. Solo in dieci, Iserbyt compreso che poi si è fermato, sono riusciti a stare sotto al muro dei 7’30” a giro.
«Stavo bene – ha detto a caldissimo Samparisi – ho guidato veramente bene. A volte ho rischiato… ma davanti a questo pubblico non potevo farne a meno». E col pubblico aveva un feeling speciale. Ce lo aveva detto che quassù si aspettavano molto dagli azzurri.
«E’ veramente emozionante correre davanti alla nostra gente. E’ forse il tifo più caloroso che ho sentito in tanti e tanti campi di gara. Quindi era d’obbligo andare forte».
Il valtellinese che ieri vestiva i colori della nazionale ha guidato magistralmenteIl valtellinese che ieri vestiva i colori della nazionale ha guidato magistralmente
Gara veloce
Un massaggiatore gli pone sulle spalle una maglia lunga. Lui sorseggia il suo the caldo.
«La differenza fra oggi e ieri (venerdì e sabato per chi legge, ndr)? Tanta, tantissima: due sport diversi. In gara si pattinava tanto e si affondava poco, il contrario delle prove. Le velocità erano molto più alte.
«Anche per questo – aggiunge Samparisi – ho deciso di correre con le gomme da “asciutto”. E devo dire che la mia scelta ha pagato. Così come i rapporti. Si girava tranquillamente col 46. Io non l’ho mai tolto. Si arrivava in cima perfino nella salita maggiore, quella più lontana sotto al bosco.
«Con le velocità più alte però bisognava essere molto concentrati, non si poteva commettere errori perché questi si pagavano».
E lo sa bene Eli Iserbyt. Il belga è caduto e deve essersi fatto anche piuttosto male. La neve così dura non era tanto gentile. Più di qualcuno che è finito a terra ci ha detto che se non era asfalto poco ci mancava talmente era dura.
E infatti anche qualche bici si è danneggiata, cosa che invece non era accaduta con la neve molle delle prove, nonostante un numero nettamente maggiore di cadute.
Nicolas Samparisi (classe 1992) si è goduto l’abbraccio della Val di SoleNicolas Samparisi (classe 1992) si è goduto l’abbraccio della Val di Sole
Samparisi c’è
Un po’ come Silvia Persico questa gara, al netto del risultato, è un super incentivo per il futuro per Nicolas. Entrambi sono venuti via dalla Val di Sole con il sorriso e la consapevolezza di poter fare bene. E per Samparisi fare bene fa rima con tricolore.
L’atleta della Valtellina lo insegue da anni. E se lo meriterebbe. E’ stato tra i più costanti in tanti anni di carriera. E’ passato dai Franzoi ai Fontana, dai Bertolini ai Dorigoni.
«Sono contento – spiega – anche la gamba inizia a girare bene. Adesso arrivano altre corse italiane importanti… Vediamo di farle bene».
Una Ridley X-Night domina e vince in Val di Sole. A Vermiglio Vanthourenhoutconferma ancora una volta la sua abilità tecnica nella guida del mezzo in condizioni al limite.
Il belga, campione europeo in carica taglia il traguardo con la bici numero 3, una Ridley X-Night con i tubolari per i fondi veloci e compatti. L’abbiamo analizzata.
La traiettoria del campione europeoStesso tornante, la traiettoria di MVDPLa traiettoria del campione europeoStesso tornante, la traiettoria di MVDP
Tre cambi di bici
«Negli ultimi giri ho preferito utilizzare la bicicletta con le gomme veloci, ma con pressioni leggermente inferiori alla norma e di poco superiori a 1 bar. Penso che le scelte tecniche soggettive non abbiano fatto una grossa differenza, mentre il vantaggio è arrivato nel cambiare la bici al momento giusto e sbagliando il meno possibile, sacrificando anche un po’ di velocità in alcune fasi di gara».
La Mimic usata da vanthourenhoutSi nota la densità differenziata della sellaArretramento non usuale al giorno d’oggi La Mimic usata da vanthourenhoutSi nota la densità differenziata della sellaArretramento non usuale al giorno d’oggi
Sella S-Works Mimic
E’ la sella corta che viene utilizzata anche da Iserbyt. Originariamente questo prodotto di Specialized è stato sviluppato per le donne, ma viene utilizzato anche tra gli uomini che preferiscono utilizzare una sella corta, comoda e morbida, capace di adattarsi grazie al foam interno e che al tempo stesso dissipa buona parte delle vibrazioni. La sella ha un arretramento non trascurabile, abbondante se consideriamo una categoria di corridori che tendono a portare la sella in avanti.
Il cockpit Deda con piega SuperZeroIl cockpit Deda con piega SuperZero
Componenti Deda
Attacco in alluminio Zero100 e piega Deda SuperZero in carbonio e con il profilo alare. Inoltre il forte corridore belga, alto e longilineo, utilizza due spessori da 1 centimetro ciascuno tra l’attacco manubrio e il cap della serie sterzo. I comandi non sono eccessivamente tirati verso l’interno del manubrio. Anche il seat-post da 27,2 è Deda della serie SuperZero.
Il ferma catena rivettatoIl magnete sul tubo obliquo Pedivelle da 172,5, molti colleghi usano le 175Le calotte esterne con cuscinetti CEMA11-30 e Dura AceIl ferma catena rivettatoIl magnete sul tubo obliquo Pedivelle da 172,5, molti colleghi usano le 175Le calotte esterne con cuscinetti CEMA11-30 e Dura Ace
Power meter Shimano
Il plateau è doppio, con la combinazione 46-49, 11-30 invece per i pignoni posteriori. C’é il power meter Shimano di ultima generazione, con il magnete di contrasto posizionato sulla tubazione obliqua. Questo perché la scatola del movimento centrale della Ridley X-Night è larga 68 millimetri e c’è tanto spazio tra il fodero e la pedivella.
Inoltre le calotte dei cuscinetti Cema sono esterne al telaio (non sono press-fit). Sempre attuale ed efficiente il dente che evita la caduta della catena, rivettato sotto l’obliquo. Questa è una soluzione adottata su tutte le Ridley da cx. Le pedivelle sono lunghe 172,5 millimetri.
Le DT Swiss CRC per tubolareLe Thypoon di DugastIl battistrada è 11Storm sviluppato da HutchinsonLe DT Swiss CRC per tubolareLe Thypoon di DugastIl battistrada è 11Storm sviluppato da Hutchinson
Ruote DT Swiss CRC
Le ruote sono le DT Swiss CRC 1100Spline, specifiche per il ciclocross e in versione tubolare. Come confermato dal campione Europeo, la bicicletta che ha tagliato il traguardo da vincitrice ha le Dugast Typhoon (gomme veloci) da 33.
Tutti aspettavano Van der Poel, ma lui “non c’è”. Mathieu gela così la Val di Sole. E forse anche la Val di Sole ha gelato lui. A Vermiglio vince, anzi domina, MichaelVanthourenhout. Bello, potente, con la gamba sempre in spinta.
Nonostante non ci fossero la categorie giovanili, che tanto “riempiono” le piste di cross, la cornice di pubblico è stata calorosa e folta. Il tifo si è fatto sentire. E se la maggior parte del pubblico era qui per Mathieu, e per la sua annunciata vittoria, è stato bello vederlo girare.
In mattinata Bertolini girava con guanti e copriscarpe Ekoi riscaldati con un dispositivo elettronicoPochi minuti al via, gli azzurri si scaldano nel loro gazebo. C’è anche una stufettaIl pubblico non è mancato. Percorso divertente. E molti applausi anche per VanthourenhoutIn mattinata Bertolini girava con guanti e copriscarpe Ekoi riscaldati con un dispositivo elettronicoPochi minuti al via, gli azzurri si scaldano nel loro gazebo. C’è anche una stufettaIl pubblico non è mancato. Percorso divertente. E molti applausi anche per Vanthourenhout
Costanza Vanthourenhout
VdP partiva in seconda fila e ci poteva stare che non fosse subito in testa, ma dopo due giri le campane d’allarme hanno iniziato a suonare. Davanti Vanthourenhout inanellava giri veloci: 7’30”, 7’15”… fino a 7’03”.
Il corridore della Pauwels Sauzen – Bingoal tutto sommato aveva un conto aperto. Lo scorso anno era stato secondo. E solo quel fenomeno di Van Aert lo aveva battuto. Non ha ceduto per nulla al mondo.
«Rispetto all’anno scorso – ha detto a fine gara il campione europeo – il percorso era più tecnico e anche più duro. E questa durezza era dovuta al fondo più ghiacciato. C’era meno neve, ma la vera differenza è stata nel non commettere errori nelle fasi di guida più concitate»
E infatti Michael ha fatto la differenza con la sua costanza. Prestazione tanta, okay, ma mentre gli altri sbagliavano lui filava via come fosse sull’asfalto. E poi la costanza è da sempre un suo cavallo di battaglia.
Gli svizzeri hanno stupito. Qui Kuhn (terzo), di solito ottimo partente, poi si perde. Quinto il connazionale RueggLa gioia di Niels Vandeputte, secondo. Alle sue spalle si nota la volata per il terzo posto tra Kuhn e SweeckGli svizzeri hanno stupito. Qui Kuhn (terzo), di solito ottimo partente, poi si perde. Quinto il connazionale RueggLa gioia di Niels Vandeputte, secondo. Alle sue spalle si nota la volata per il terzo posto tra Kuhn e Sweeck
Applausi e silenzio
Rispetto a quanto detto alla vigilia, Van der Poel una cosa l’ha azzeccata e una l’ha sbagliata. Aveva avuto l’occhio lungo ad individuare in Vanthourenhout l’uomo più pericoloso, ma aveva molto probabilmente sbagliato quando ci aveva detto che il freddo non avrebbe influito.
Dopo l’arrivo tira dritto. L’organizzazione vorrebbe deviarlo in zona mista per le interviste, ma in quei metri dopo il traguardo, in cui si lascia scorrere la bici, il suo team manager gli indica di tirare dritto. Mathieu si fa spazio tra la folla, che comunque lo applaude, ma cade in un silenzio assordante.
E neanche i tentativi successivi con l’addetto stampa cambiano le cose. Van der Poel voleva vincere, non ci è riuscito e si è arrabbiato. Ci sta.
Quando VdP ha capito che non poteva vincere e negli ultimi tre giri ha perso quasi due minutiL’olandesel tira dritto e se ne fa tra la follaQuando VdP ha capito che non poteva vincere e negli ultimi tre giri ha perso quasi due minutiL’olandesel tira dritto e se ne fa tra la folla
Il freddo batte VdP
E per un VdP che si chiude nel silenzio, c’è l’occhio più fino presente in Val di Sole a chiarire le cose: Martino Fruet, oggi commentatore tecnico dell’evento e ieri in pista a girare. E una tornata l’aveva fatta proprio con il fuoriclasse della Alpecin-Deceuninck.
Ci si chiede se forse oggi il percorso più veloce non abbia limitato la sua potenza. Ieri le rampe le faceva solo lui in bici. Oggi le facevano tutti.
«In effetti – dice Fruet – la potenza contava più ieri e lo stesso la tecnica. Ieri era una guida simile alla sabbia: velocità e pedalate più basse. In pratica era come SFR continua. Lui anche oggi spingeva duro, ma sembrava imbastito.
«Per me semmai ciò che ha pagato oggi è stato il freddo. Veniva dalla Spagna e lo sbalzo climatico si è fatto sentire. Ieri alla fine si era, seppur di poco, sopra lo zero. Era umido, ma non si gelava (ha anche girato senza guanti, che oggi invece aveva, ndr). E comunque non doveva spingere a tutta».
«Di una cosa sono certo: se la gara fosse stata ieri sarebbe stato tutto diverso. Ieri quando Mathieu accelerava non aveva bisogno di arrivare 100 pedalate al minuto come oggi. Doveva spingere e poi pensare di stare in piedi, perché la bici andava a destra e sinistra. Sono stato alla sua ruota e non si teneva, quando apriva il gas. Oggi non aveva queste condizioni».
Nei primi giri, Van der Poel ha provato a rientrare. Si vedeva dall’impegno, dallo sforzo sul viso. Però perdeva sempre una decina di secondi. Poi quando ha capito che non poteva più vincere, “ha mollato”. A lui fare “esimo” non serve… O vince, o ciao!
Nicolas Samparisi e Filippo Fontana sono stati i migliori degli azzurri, rispettivamente 14° e 15°Nicolas Samparisi e Filippo Fontana sono stati i migliori degli azzurri, rispettivamente 14° e 15°
Quei watt mancanti
E sempre secondo Fruet non tiene la scusa che VdP non avesse il ritmo gara.
«Non sono convinto – ribatte Fruet – Bisognerebbe vedere cosa ha fatto in queste due settimane. Se pensiamo a come ha vinto ad Anversa, prima del ritiro in Spagna, non gli mancava nulla. Accelerava forte, guidava bene… ed era di un altro pianeta. Con quelle due sgasate ha fatto il vuoto… e c’era Van Aert!
«Ohi, poi tutte queste sono ipotesi. Magari domattina ha 40 febbre e siamo qui a parlare al vento. Ma ieri, ripeto, avrebbe vinto con tre minuti, non che li avrebbe presi come oggi. Non aveva la sua gamba, non faceva i suoi 1.000 watt. Per me gliene mancavano 300».
Un urlo strozzato dunque in Val di Sole? Forse, ma lo spettacolo non è mancato. E anche mentre scriviamo e i gatti stanno ripulendo il tracciato che da domani tornerà ad essere una pista da fondo, la festa va avanti. Si canta, si balla e si aspetta l’edizione 2023.
«Non avevo i freni, non avevo i freni». Silvia Persico si lascia andare queste prime parole pochi istanti dopo l’arrivo. Il tempo di riempire i polmoni di ossigeno e poi la lombarda, accasciata sulla sua bici, si tira su. Il cross della Val di Sole si è appena concluso.
Quando si rialza, Vermiglio esplode in un applauso per la campionessa italiana. Silvia ha perso il podio proprio nelle curve finali, dalla Alvarado e dalla Bakker, ma il suo quarto posto non è assolutamente da buttare.
Si parte. Persico è tutta sulla sinistra. Van Empel morde al centroE prima del via ci si scaldava anche in giacca a ventoLa neve “sporca” migliorava la visibilità. Aspetto importantissimo secondo FruetSi parte. Persico è tutta sulla sinistra. Van Empel morde al centroE prima del via ci si scaldava anche in giacca a ventoLa neve “sporca” migliorava la visibilità. Aspetto importantissimo secondo Fruet
Un altro sport
Questa mattina le condizioni erano totalmente diverse rispetto a ieri. La neve era durissima. Nella notte, contrariamente a quanto si pensasse, in alcuni tratti è stata ulteriormente grattata. E questo ha fatto emergere ancora più terra e sporco.
«Questa mattina era totalmente diverso – spiegava Martino Fruet – è quasi un altro sport. Ieri si affondava anche di 20 centimetri e per fare un giro ci volevano circa 11 minuti per gli uomini. Oggi invece le donne lo hanno fatto in poco più di 8 minuti. Le velocità erano molto più alte.
«In più lo sporco in superficie ha migliorato moltissimo la visibilità. Lo scorso anno senza sole e la pista completamente innevata, la luce era piatta. Non si distinguevano bene i canali. E questo incide molto nella prestazione, è un po’ il discorso della visibilità per gli sciatori».
Prime tornate: Alvarado, Van Empel e PersicoIntanto la Van Empel viene scortata al suo motorhome. Fem si tocca la gamba doloranteLa velocità e la grinta di Silvia. In partenza il cittì Pontoni ha grattato il ghiaccio sull’asfalto sotto la sua ruota posteriore per aumentare il gripPrime tornate: Alvarado, Van Empel e PersicoIntanto la Van Empel viene scortata al suo motorhome. Fem si tocca la gamba doloranteLa velocità e la grinta di Silvia. In partenza il cittì Pontoni ha grattato il ghiaccio sull’asfalto sotto la sua ruota posteriore per aumentare il grip
Colpo di scena
La gara è filata via con un grande colpo di scena. La campionessa uscente, Fem Van Empel, era in testa. Ad un tratto è caduta e poco dopo è stata costretta al ritiro.
In quel momento la Val di Sole ha esultato, ma non per lo stop della olandese. La Persico infatti aveva agguantato e superato la Alvarado: Silvia era in testa alla corsa!
Ma in quello stesso momento iniziavano i problemi. L’azzurra mostrava una grandissima gamba però continuava a commettere tanti piccoli errori in curva, nei traversi e contestualmente perdeva del terreno.
Intanto Puck Pieterse da dietro rimontava forte. La belga guidava splendidamente e ben presto sfuggiva via tra le curve ad Alvarado e appunto alla nostra Silvia.
Pieterse (classe 2002) prende il largo. Guida pulita e potente. Qui nell’unico sorcio di pista baciato dal solePer l’olandese si tratta dell’ottavo podio in altrettante gare di Coppa e della terza vittoria (foto Mondini)Pieterse (classe 2002) prende il largo. Guida pulita e potente. Qui nell’unico sorcio di pista baciato dal solePer l’olandese si tratta dell’ottavo podio in altrettante gare di Coppa e della terza vittoria (foto Mondini)
Freno galeotto
La medaglia di legno da una parte brucia, ma dall’altra lascia ottime speranze. Proprio la scorsa settimana il suo preparatore e direttore sportivo, Davide Arzeni, ci aveva detto che Silvia era ancora indietro con la preparazione e il fatto che andasse già così forte era un ottimo segnale.
«Non so cosa sia successo alla mia guida – dice Silvia – il freno anteriore era andato. Ho fatto una delle mie migliori gare. Però, e l’avevo già detto prima della corsa, la neve non è proprio il mio terreno.
«La scelta delle gomme? Rifarei quella che ho fatto: ho usato quelle da fango e andavano bene. Purtroppo io non ho una guida molto leggera come sarebbe stato ideale sulla neve. Sono migliorata tanto, ma c’è ancora tanto da migliorare».
Persico (classe 1997) stremata dopo l’arrivoLa leva danneggiata. Ma secondo Pontoni si sarebbe rovinata una guaina, è uscito del liquido e Silvia non poteva più frenareBrava Sara Casasola. L’azzurra è arrivata ottava a 4’10” dalla PietersePersico (classe 1997) stremata dopo l’arrivoLa leva danneggiata. Ma secondo Pontoni si sarebbe rovinata una guaina, è uscito del liquido e Silvia non poteva più frenareBrava Sara Casasola. L’azzurra è arrivata ottava a 4’10” dalla Pieterse
Sognare… si deve
La sensazione è che Silvia atleticamente fosse la più forte in pista. E’ vero che commetteva parecchi errori, è anche caduta in partenza nonostante un super sprint iniziale, però nei rettilinei spingeva forte.
«Sono contenta per questo piazzamento – va avanti la Persico – anche se ci tenevo a prendere un posto sul podio. Speriamo di continuare così. Come prima prova di Coppa della stagione non è male.
«Sì, atleticamente sarò anche stata bene, però il ciclocross è fatto anche di tecnica. Vero anche che quella della neve non è una condizione che si trova spesso, pertanto sono molto fiduciosa in vista delle prossime gare».
«Come diceva Arzeninon ho ancora cominciato a fare certi lavori. Magari quando inizieremo a farli speriamo di raccogliere una vittoria in Coppa del mondo. Intanto, l’obiettivo è quello di riconfermarmi in maglia tricolore. E poi di puntare in alto al campionato del mondo»
«Possiamo sognare, Silvia?», le chiediamo… «Esatto», ribatte lei mentre si allontana sorridendo.
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Qual’è il tuo feeling con la neve?
Direi buono, anche se è necessario considerare che le condizioni che troviamo durante la giornata di prova, sono molto differenti da quelle che troveremo in gara. Ora la neve è soffice, quasi molle, mentre stanotte e domani mattina dovrebbe essere tutto gelato, quindi dovrebbe essere molto differente. Inoltre alcuni corridori presenti l’anno passato, mi hanno raccontato di un percorso leggermente diverso, ora più impegnativo ed esigente per quello che concerne la guida. E poi c’è uno spessore di neve ridotto, rispetto all’edizione passata e si vede più terra ed erba.
Tubolari bianchi Dugast con disegno multipuntinato e gomme a 1 bar. Queste gomme sono fuori produzioneTubolari bianchi Dugast con disegno multipuntinato e gomme a 1 bar. Queste gomme sono fuori produzione
Potrebbero cambiare le scelte tecniche?
Si, potrebbero cambiare, anche se non credo che ci possa essere una grande diversità tra un setting ed un altro. Sul tracciato di Vermiglio e sulla neve c’è da spingere ben oltre il full gas e farlo per un’ora. E’ un tracciato davvero impegnativo perché c’è da guidare tanto la bici e mettere costantemente della forza. Si potrà respirare al termine della gara.
Stem Deda SuperBox e piega SuperZero con profilo alareStem Deda SuperBox e piega SuperZero con profilo alare
Nella giornata che precede una gara come questa, come gestisci il training?
Diciamo che è una buona cosa prendere confidenza con la neve e come si comporta il mezzo in questa situazione, ma senza esagerare facendo dei lavori specifici. 40/45 minuti, poi al limite si rifinisce la giornata con un po’ di rulli. E’ più che altro un aspetto mentale, ma è necessario mantenere il motore acceso.
La sella è corta, una Selle Italia Novus Boost Superflow kit carbonioDischi da 140 davanti e dietro Doppio plateau 46/39, senza power meterLa sella è corta, una Selle Italia Novus Boost Superflow kit carbonioDischi da 140 davanti e dietro Doppio plateau 46/39, senza power meter
Considerando il freddo e lo sforzo, cambierà il tuo approccio alla gara?
No, mi comporto come se fosse una gara normale, anche nelle ore a ridosso della competizione. Anche le fasi di riscaldamento saranno le medesime. Una piccola variazione potrebbe essere fatta nella tempistica del warm-up, magari leggermente dilatata, ma questione di minuti, perché sarà fondamentale non raffreddarsi troppo e troppo in fretta prima della partenza.