Stregato dal Tour, Pidcock fa rotta (decisa) sulla strada

07.12.2022
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«Non ho il peso e la stessa potenza di quei due – dice Pidcock ammiccando all’indirizzo di Van Aert e Van der Poel – è difficile batterli in gare scorrevoli come le ultime. In più sto cominciando a spostare la mia attenzione sulle corse a tappe. Questo mi aiuterà in salita su strada, meno nel cross. Nonostante ciò, continuerò a provarci e la maglia iridata mi aiuterà a restare concentrato».

Il più piccolo dei tre tenori pesa solo 58 chili e a ben pensarci la sua è davvero la sfida di Davide contro due Golia. Nonostante ciò, andate a trovarlo uno che nel giro di un anno e mezzo ha vinto le Olimpiadi di mountain bike, il mondiale di ciclocross, la tappa dell’Alpe d’Huez al Tour de France e gli europei di mountain bike ad agosto. Pidcock ha 23 anni, Van Aert ne ha 28 e pesa 78 chili, Van der Poel 27 e ne pesa 75.

«Passare sull’Alpe d’Huez – ha detto Pidcock – è stato come attraversare di continuo un muro di suoni»
«Passare sull’Alpe d’Huez – ha detto Pidcock – è stato come attraversare di continuo un muro di suoni»
Andate bene le vacanze?

Sono andato con Bethany negli Stati Uniti, lontano dalle corse e dall’iPhone. Ho fatto tutte le cose che normalmente non posso fare. Uscire, mangiare bene. L’anno scorso non ho toccato una bicicletta per tre settimane e mezzo ed ero annoiato a morte. Questa volta invece sono stato davvero bene. Siamo andati anche con lo zaino e la tenda sulle montagne di Andorra. E’ stato davvero rigenerante.

Quando hai ricominciato ad allenarti?

In modo specifico a metà ottobre. Ho iniziato a preparare il cross dopo la vacanza in California. Laggiù ho fatto qualche giretto, ma senza intensità. Era solo un esercizio per giocare e tenersi in forma.

Al Tour of Britain per Pidcock due podi di tappa e il secondo posto finale
Al Tour of Britain per Pidcock due podi di tappa e il secondo posto finale
Sei riuscito a seguire qualche cross? Ad esempio l’europeo di Namur?

Non ho visto molte gare, ma quella sì. Mi piace Namur e piace anche a Michael Vanthourenhout che lì aveva vinto anche la Coppa del mondo e non a caso. Questa volta è stato semplicemente impressionante. Visto come andava negli ultimi giri? E’ stato super eccitante e non ha commesso un solo errore. Invece Iserbyt… Con lui non si sa mai, dipende da che parte del letto si alza.

Adesso è tempo del duello con gli altri due, ma il 25 febbraio ci sarà il primo scontro su strada alla Omloop Het Nieuwsblad. Come si fa a gestire la condizione?

La stagione su strada per me è molto più importante, anche quest’anno mi sento così. Per cui non so se arriverò fino al mondiale cross di Hoogerheide a casa di Van der Poel. Il 5 febbraio è molto avanti. E se raggiungi il massimo per quel giorno e poi ti devi preparare per le classiche…

Tifosi di Pidcock al Tour of Britain. E se fosse lui il prossimo uomo Ineos per il Tour?
Tifosi di Pidcock al Tour of Britain. E se fosse lui il prossimo uomo Ineos per il Tour?
Pensi che lascerai il cross?

Sto pensando di continuare a farlo, un massimo di dieci o quindici corse. Penso che sia utile anche mentalmente. La testa fa tanto. Ho chiuso su strada ai primi di settembre, stanco soprattutto di testa. Ho saltato il mondiale di Mtb per una caduta. Avrei voluto smettere lì, invece sono andato al Tour of Britain e alla fine sono arrivato secondo. Ma concentrarsi sul mondiale strada dopo la batosta di Les Gets non era alla mia portata e mi sono fermato.

Perché la strada è più importante del cross?

Nel 2023 voglio mettermi alla prova nelle classiche di primavera. Voglio vincere. L’anno scorso ho giocato un ruolo importante nelle vittorie della squadra. Kwiatkowski ha vinto l’Amstel Gold Race, Sheffield il Brabante. Abbiamo corso in modo fantastico, anche se le cose non sono andate come avrei voluto. Rispetto a Jumbo Visma e Quick-Step, abbiamo una squadra giovane e con meno esperienza, ma possiamo infilarci fra loro.

Agli europei di Monaco, per Pidcock il titolo continentale della mountain bike, dopo l’oro olimpico
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Cosa ricordi del primo Tour?

Un’esperienza fantastica. L’Alpe è stato come attraversare continuamente un muro di suoni. Da bambino pensavo che non ci fosse un vero divertimento in una corsa del genere, che erano solo tre settimane di stress. Ora posso dire che il Tour è stato la gara migliore che abbia mai corso. Per la velocità e l’intensità. Per capire quanto sia difficile, devi prima averne corso uno. Se dipendesse solo da me, farei il Tour ogni anno. Mi piacerebbe essere di nuovo lì la prossima estate. Ora so cosa aspettarmi. Con una preparazione un po’ migliore, può diventare un’altra esperienza. Non vincerò il Tour, ma forse tra qualche anno potrò giocarmelo.

Ai mondiali di Glasgow ci sarà la prova su strada il 6 agosto e la mountain bike il 12. Come si fa?

Mi piacerebbe esserci, almeno nel cross country. Anche se la scorsa estate mi ha insegnato che non è facile passare dalla strada alla mountain bike, mi piacerebbe conquistare una buona posizione di partenza per Parigi 2024. Voglio difendere il mio titolo olimpico.