Venturelli e La Bella, la festa dopo l’oro di Federica

20.09.2023
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Ci sono vittorie che fanno particolarmente bene al morale, a tutto il gruppo. Quella di Federica Venturelli nella crono degli europei, la gara junior che ha inaugurato la rassegna continentale in programma fino a domenica è fra queste e lo si coglie da un semplice episodio. Al pomeriggio avevamo già preso un appuntamento telefonico con Eleonora La Bella, anche lei in gara nella crono per parlare di tutta la settimana di avvicinamento alla rassegna, ma ecco che dall’altra parte del telefono si palesano entrambe: compagne di nazionale e grandi amiche, per condividere ogni singolo passo del post medaglia d’oro.

L’arrivo della Venturelli, prima con 24″ su Kagevi (SWE) e 33″ su Kunz (GER). Toniolli ottava, La bella 15esima
L’arrivo della Venturelli, prima con 24″ su Kagevi (SWE) e 33″ su Kunz (GER). Toniolli ottava, La bella 15esima

L’importanza dell’amicizia

Lo spiega bene la stessa La Bella, anche lei capace di un’ottima prestazione nella sfida contro il tempo a Emmen, quindicesima a 2’13 dalla vincitrice/amica: «Quando c’è un rapporto stretto come si è formato fra noi, ne benefici anche in gara. Noi portiamo la nostra amicizia sulla strada, significa darsi una mano, sostenersi, mentre fuori basta una battuta, la parola al momento giusto per stemperare la tensione».

La voce delle due ragazze è squillante, si sente che l’adrenalina circola ancora nelle vene: «E’ una medaglia d’oro speciale – afferma la Venturelli – io ne avevo vinte tante su pista, ma su strada ha un sapore speciale perché nel velodromo hai più possibilità. Se va male una gara, ne hai subito un’altra per rifarti. Su strada le occasioni non sono poi così tante e io ne ho vista sfuggire qualcuna di troppo. A questa ci tenevo particolarmente».

Eleonora La Bella in gara. Al suo primo anno l’atleta di Anagni sta progredendo a vista d’occhio
Eleonora La Bella in gara. Al suo primo anno l’atleta di Anagni sta progredendo a vista d’occhio

Diverso da Glasgow

Il percorso ha esaltato le sue caratteristiche: «Non era certamente facile. La distanza di 20 chilometri non è abituale per noi, ma essendo il percorso lo stesso delle Under 23 sapevamo che i valori potevano cambiare. Io l’ho interpretata in maniera diversa rispetto ai mondiali, lì nel finale avevo pagato lo sforzo. Questa volta sapevo che la parte finale era la più dura, anche per il vento, quindi mi sono gestita, infatti ho ottenuto il miglior parziale in ogni settore».

Torniamo però al sodalizio fra le due ragazze. Sangalli aveva fatto alla vigilia una scelta precisa, formare un gruppo unito da cementarsi alla Watersley Ladies Challenge, la gara a tappe in Olanda valida per la Nations Cup disputata proprio sul finire della scorsa settimana.

«Erano tre tappe – spiega la La Bella – un prologo da 2,8 chilometri a cronometro e poi due tappe in linea con qualche strappetto e soprattutto il vento che metteva molto in difficoltà. Lì abbiamo lavorato molto di squadra con risultati che definire confortanti è poco».

Il gruppo azzurro in Olanda, con le due anche Bulegato, Grassi, Milesi e Pavesi (foto Instagram)
Il gruppo azzurro in Olanda, con le due anche Bulegato, Grassi, Milesi e Pavesi (foto Instagram)

Un sestetto di leader

Infatti Venturelli, già prima nel cronoprologo, ha conquistato anche la seconda tappa. «Lo ha fatto in volata, quasi non ci credevamo– afferma ridendo la compagna di squadra – poi nella terza dovevamo solo amministrare, ma stando attente alla seconda in classifica. Se avesse vinto, infatti, poteva ribaltare la classifica. Noi abbiamo corso per lei, a me è dispiaciuto solo non riuscire a conquistare la classifica di miglior scalatore, essendo finita terza».

A questo proposito Federica ha qualcosa da dire e per certi versi è sorprendente: «Abbiamo trovato davvero la giusta amalgama, si è formato il team giusto per esaltare ognuna di noi. Loro hanno lavorato per me, ma in questa nazionale ci possono essere occasioni per tutte. Infatti domenica vedremo come si mette la gara, ma io sono convinta che ognuna di noi, io ed Eleonora ma anche Bulegato, Grassi, Milesi, Pavesi potrà avere la sua chance. Dobbiamo essere tutte leader, poi la corsa deciderà chi lo sarà veramente».

Al Watersley Junior Challenge Federica ha vinto le prime due tappe ed è stata seconda nell’ultima (foto Instagram)
Al Watersley Junior Challenge Federica ha vinto le prime due tappe ed è stata seconda nell’ultima (foto Instagram)

Il dolce come premio…

«E’ comunque un percorso per lei – ribatte la La Bella – ha uno strappo finale non lungo, di 250 metri sul quale Federica può sfruttare la sua esplosività scaturita dal ciclocross. O almeno così ci hanno detto, già perché noi dovendoci concentrare sulla crono non abbiamo ancora potuto vedere il percorso della gara in linea…».

Ora è tempo di festeggiare: «Magari si potesse, qui le gare sono una dietro l’altra – afferma Venturelli – però a pranzo un dolcettino ce lo siamo concesso… La cosa che mi dispiace di più? Che non ci hanno messo nella stessa camera, ma tanto siamo sempre insieme lo stesso».

«E’ vero – ribatte la La Bella, che corre per la Vo2 Team Pink – anche perché lo stare insieme permette di imparare tanto. Io sono al primo anno e certe volte penso a quanto in pochi mesi ho imparato, proprio stando a contatto con campionesse come Federica».

La fatica della crono era tanta: 20,8 chilometri non sono usuali fra le junior
La fatica della crono era tanta: 20,8 chilometri non sono usuali fra le junior

E ora il team relay

D’altronde le ragazze hanno ragione, domani già si torna a gareggiare, c’è il team relay per la prima volta con la gara junior affiancata a quella degli elite.

«E’ una grande opportunità – sottolinea Venturelli che sarà in gara nella sua frazione proprio con La Bella e Toniolli, finita alle porte della Top 10 nella gara individuale – mi piace questa formula perché non tutte le Nazioni hanno egualmente un forte team al maschile e al femminile. Noi ce l’abbiamo e faremo di tutto per sfruttare la situazione». La sensazione è che ci sia ancora tanta voglia di far festa, magari unendo due medaglie uguali e poco importa se non si sarà nella stessa camera…

Un europeo con tutto il ciclismo? Della Casa rivendica l’idea

18.08.2023
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A Glasgow era anche Enrico Della Casa, numero uno dell’Uec. Estremamente incuriosito dall’organizzazione di un evento complesso come la prima edizione di questa sorta di “Olimpiadi della bici”, per trarne ispirazione per nuove idee. A dir la verità, un evento del genere era nei programmi della federazione europea, ma proprio vedendo come in ambito più grande si procedesse per la stessa strada, non se n’era fatto più nulla.

Compressa fra il Tour de France e l’inizio della rassegna iridata, l’Uec aveva intanto allestito la prima edizione degli europei per scalatori. Si sarebbe portati a pensare a una manifestazione di nicchia, eppure di spunti ne ha dati tanti, basti pensare alla vittoria di Grosschartner, alla rinuncia in extremis di Pogacar, all’argento di Gaffuri. Il problema è stata la scarsa promozione dell’evento, praticamente se ne è cominciato a parlare appena finito il Tour e la gara era la domenica dopo…

Felix Grosschartner è stato il primo nome nell’albo d’oro degli europei per scalatori (foto Uec)
Felix Grosschartner è stato il primo nome nell’albo d’oro degli europei per scalatori (foto Uec)

«Eppure la manifestazione era in calendario dall’inizio dell’anno – ride Della Casa alla nostra puntualizzazione – ma effettivamente è risultata un po’ schiacciata nel calendario. Non poteva essere altrimenti, vista la particolarità di questa stagione. Per noi era un test, per capire le sue prospettive, soprattutto considerando che univa vari mondi del nostro panorama, da quello agonistico di vertice a quello amatoriale, tutto unito nello spazio e nel tempo. E’ stato un test, direi ampiamente superato».

L’annuncio della possibile partecipazione di Pogacar in tal senso è stata una fortuna…

Tadej aveva dato la sua disponibilità – precisa Della Casa – e questo ci ha aiutato nella pubblicizzazione dell’evento, poi non ha potuto esserci vista la stanchezza accumulata al Tour e l’imminente impegno mondiale, ma abbiamo apprezzato molto la sua volontà. E’ stata nel complesso una buona esperienza, sulla quale sicuramente ragioneremo per migliorarne l’impatto, perché è un evento che può avere un futuro.

Sui tornanti del San Gottardo gli europei per scalatori torneranno nei prossimi due anni (foto Uec)
Sui tornanti del San Gottardo gli europei per scalatori torneranno nei prossimi due anni (foto Uec)
E’ già in cantiere la seconda edizione?

Sì, resteremo al San Gottardo che ha dato la sua disponibilità per tre edizioni. Oltretutto il supporto della federazione elvetica è forte, verranno disputati lì anche i campionati nazionali, d’altronde abbiamo riscontrato molto interesse da parte di svariate federazioni e nell’ambiente l’idea è piaciuta. Abbiamo intanto avuto l’interesse del Mont Ventoux, per raccogliere l’eredità degli svizzeri, quindi il futuro è tracciato.

Manterrete questa connotazione che permette anche a chi agisce nel mondo delle Granfondo di confrontarsi con gli Elite?

L’idea è quella, anche se uno come Gaffuri è un corridore con tessera assoluta, quindi avrebbe comunque avuto diritto a partecipare. Dare a tutti la possibilità di correre è alla base di questa iniziativa, con la formula della cronoscalata tutti possono registrare il proprio tempo nello stesso giorno. Oltretutto su un tracciato gestito in tutta sicurezza il che non è poco.

Contemporaneamente ai mondiali, a Il Ciocco si sono svolti gli europei giovanili di mtb (foto Uec)
Contemporaneamente ai mondiali, a Il Ciocco si sono svolti gli europei giovanili di mtb (foto Uec)
Che cos’altro proporrete?

Quest’anno lanciamo la Coppa Europa di ciclocross per categorie giovanili, che era un’idea che avevamo da tempo e che abbiamo già rodato per un paio d’anni senza però seguirla direttamente. E’ un’iniziativa che è piaciuta perché ha un alto tasso promozionale, basti guardare a quanti ragazzi provenienti dal ciclocross siano stati protagonisti nelle varie specialità a Glasgow. Oltre non andiamo, l’Uec non ha grandissime risorse e vogliamo fare poche cose ma fatte bene.

E’ vero che una rassegna pluriciclistica come quella scozzese era nei programmi dell’Uec?

Non solo – Della Casa si fa serio – era già stabilita, la prima edizione si sarebbe dovuta svolgere a Minsk in Bielorussia nel 2021, ma poi la pandemia ha fatto saltare tutti i programmi, senza dimenticare i problemi politici nel frattempo insorti. Il calendario è già molto ricco, noi poi facciamo parte del programma della rassegna quadriennale dei campionati europei, lo scorso anno è stato un successo clamoroso. Nel 2026 vogliamo portare tutte le specialità olimpiche proprio come è avvenuto a Glasgow, ma è un impegno oneroso.

I campionati europei si svolgeranno a Drenthe (NED) dal 20 al 24 settembre (foto Uec)
I campionati europei si svolgeranno a Drenthe (NED) dal 20 al 24 settembre (foto Uec)
Quest’anno gli europei prendono il posto della rassegna mondiale come data. Questo dovrebbe dare anche maggiore impatto multimediale…

E’ un caso, avverrà nell’anno della rassegna omniciclistica, ma già dal prossimo anno torneremo alla nostra collocazione abituale di agosto, considerando anche la presenza delle Olimpiadi che rende il calendario ancora più complicato.

Che impressione ha avuto di questa rassegna scozzese?

E’ stato un grande evento – asserisce Della Casa – che ha permesso di conoscere il mondo del ciclismo a 360 gradi. Chi in Italia aveva mai sentito parlare ad esempio della ciclopalla, o del ciclismo artistico o le tante sfaccettature della bmx? Questo mondiale ha dato più visibilità del solito al nostro mondo e poi ha consentito agli atleti paralimpici di convivere con i normodotati, un grandissimo traguardo.

Quest’anno la Uec ha in programma ben 26 manifestazioni spartite fra le varie discipline (foto Uec)
Quest’anno la Uec ha in programma ben 26 manifestazioni spartite fra le varie discipline (foto Uec)
Un’idea quest’ultima che si può ripetere?

Non solo si ripeterà, ma addirittura i prossimi mondiali su strada di Zurigo 2024 abbineranno ancora i due mondi. Noi seguiamo il paraciclismo solo da due anni, non avevamo le strutture organizzative per farlo bene. La richiesta che ci arriva è di fare altrettanto e seguiremo questa indicazione per la strada, probabilmente dal 2025. Per la pista è più difficile visto quel che serve, anche a Glasgow che pure ha un impianto all’avanguardia hanno avuto problemi.

Reusser poi Bissegger, Svizzera signora del tempo

17.08.2022
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I treni rossi non sono solo quelli del Bernina. La Svizzera ne ha altri due, anzi tre. I rossocrociati hanno dominato le due cronometro individuali di Monaco 2022. Marlene Reusseur tra le donne e Stefan Bissegger tra gli uomini. Ma il podio maschile vede anche il secondo posto di Stefan Kung.

Ai campionati europei di Monaco i corridori “di Berna” si confermano i padroni incontrastati. E sempre questa competizione resta “proibita” (per ora) a Filippo Ganna. Il campione del mondo è terzo.

Prima la Reusser…

Ma riavvolgiamo il nastro. Alle 15,58, Marlene scatta dalla rampa di Furstenfeldbruck, tipica cittadina bavarese con i gerani al balcone e le insegne dei locali in ferro battuto, a 25 chilometri a nord-ovest di Monaco. 

La sua potenza è subito messa in risalto dal veloce percorso (lo stesso degli uomini) che attende le ragazze. Anzi, quasi subito… I primissimi metri infatti sono in salita. E Marlen si difende.

Per Marlene quella rampa di 600 metri circa sembra una sorta di completamento del riscaldamento. Non appena arriva in pianura si spiana sulla sua Specialized e tormenta i pedali. In breve, lei e la Van Dijk aprono il divario con le altre. Ma la vera locomotiva è lei. Taglia il traguardo in 31’00 e bissa il successo di Trento 2021.

«Un anno dopo – dice la Reusser – ho rivinto questa prova e sono felice di poter prolungare questo titolo. Il passaggio al Team SD Worx è stato determinante, dal punto di vista dei materiali. Ho ottenuto una bici Specialized Shiv TT Disc che con lo squadra e lo staff della Federazione svizzera abbiamo messo a punto al meglio.

«Abbiamo studiato ogni parte del percorso, quindi questo titolo è davvero una prestazione di squadra».

Il livello di questo europeo non era stellare, ma il podio è di tutto rispetto. Nell’ordine: Bissegger, Kung e Ganna
Il livello di questo europeo non era stellare, ma il podio è di tutto rispetto. Nell’ordine: Bissegger, Kung e Ganna

Svizzera regina

E squadra è davvero la parola magica di questa giornata per la Svizzera. Una manciata di ore dopo ecco che a dare l’assalto alla maglia bianco, blu e azzurra sono i colleghi uomini.

I ragazzi di Edi Telser, cittì altoatesino della Svizzera, hanno puntato il dito su questa prova. Tra di loro c’è stato un grande scambio d’informazioni dopo la ricognizione. E già uno del loro staff aveva fatto un sopralluogo sul percorso tedesco. 

Nessuna sorpresa dunque. Sembra abbiano scoperto il tracciato prima degli altri. In effetti hanno guidato in un modo magistrale.

Derby svizzero

I favori del pronostico sono ancora per Stefan Kung. Il bestione della Groupama-Fdj aveva preparato a dovere questo appuntamento. Partito come un fulmine, all’intermedio Stefan è in testa. Ma il vantaggio è risicatissimo e alle sue spalle non c’è Filippo Ganna, bensì il connazionale Bisseger.

La differenza tra i due la fa il dente avvelenato. Kung, come la Reusser era il campione in carica, l’altro aveva fame di riscatto. Tanto più che al Tour nella crono di Copenhagen, dove era dato in super forma, era caduto ben tre volte. Voleva dimostrare al mondo tutto il suo valore. 

I due svizzeri volano. Ciò che colpisce è la cadenza e la cattiveria con cui affrontano le poche curve dell’anello di Furstenfeldbruck. Bisseger soprattutto viaggia ben al di sopra delle 110 pedalate.

Quando taglia il traguardo, alle 18:31 è nettamente primo. Quando lo taglia Kung alle 18,45 è ancora primo ma per soli tre decimi di secondo. Il cuore per un attimo si ferma, poi è la gioia totale. 

«Finalmente – ha detto Bissegger dopo l’arrivo – posso dire che sono al top, che ci sono arrivato. Negli ultimi otto chilometri ho capito che andavo davvero forte e guidando in quel mondo ho capito anche che avrei potuto vincere. Certo, mi “scuso” con Stefan che è mi arrivato davvero vicino».

Anche per Ganna stile impeccabile. Anche se scivolava un po’ troppo spesso sulla punta di sella
Anche per Ganna stile impeccabile. Anche se scivolava un po’ troppo spesso sulla punta di sella

Bronzo di speranza

L’unico che poteva interrompere la festa svizzera era Filippo Ganna. Pippo era in linea all’intermedio, ma poi “perdeva” terreno. I suoi 8 secondi di ritardo sembravano un’eternità in confronto ai due della Svizzera.

Ganna ha deciso all’ultimo di prendere il via nella gara contro il tempo. Un cambio in corso d’opera ponderato con tutto il suo staff, quello della squadra e quello azzurro, con un solo scopo: la terza maglia iridata… sempre a crono.

E infatti dopo l’arrivo Ganna è sorridente: «E’ andata bene – dice – ho sviluppato 10 watt in più di quanto previsto. Non ho vinto perché c’è chi è andato più forte di me. Punto. La bici non scorreva come volevo, ero io che non riuscivo a mantenere alta la velocità.

«Ma io sono contento. Non toccavo la bici da crono dal Tour e questo appuntamento è stato un ottimo test in vista dei mondiali».

Da qui a Wollongong l’unica crono, se così possiamo chiamarla, sarà il prologo al Giro di Germania. Ma si tratta di uno sforzo di 2,7 chilometri, pertanto non troppo indicativo per la corsa iridata che ne misurerà oltre trenta.

Europei, domani si corre. Trentin guida l’attacco

13.08.2022
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Domani si corre e finalmente gli atleti potranno scoprire il circuito di Monaco. L’organizzazione non ha voluto infastidire la circolazione cittadina e così, spiega Trentin dopo 150 chilometri con i compagni di nazionale, fatto franco il tratto in linea iniziale, nessuno è riuscito a farsi un’idea del percorso.

«L’unica cosa che sappiamo – dice Matteo – è che a parte l’Olanda, nessuno vorrà correre per la volata. Per cui, percorso o no, il nostro scopo non sarà aspettare il finale».

Trentin ha vinto il campionato europeo del 2017, dando l’inizio alle cinque vittorie azzurre
Trentin ha vinto il campionato europeo del 2017, dando l’inizio alle cinque vittorie azzurre

Regista e punta

Bennati lo aveva detto all’indomani dell’incarico ricevuto e lo ha ripetuto ieri: il trentino della UAE Emirates sarà il regista in corsa. Quello che fu per anni il suo ruolo con Cassani. E allora al regista ci rivogliamo per capire cosa aspettarci dalla corsa di domenica. Trentin ha dovuto saltare il Tour per quel Covid inatteso e senza sintomi. E’ rientrato all’Ethias Tour de Wallonie e poi a Burgos ha iniziato ad avere le sensazioni giuste.

«Un po’ sono stato fermo – spiega – anche perché non serviva ripartire subito. A Copenhagen ero messo bene, per arrivare meglio alla fine del Tour. Adesso sto bene e fare il regista non vuol dire non poter fare la punta. Dovremo essere più opportunisti delle volte precedenti. Negli ultimi quattro europei avremmo potuto dichiarare il nostro modo di correre. Anche con Nizzolo nel 2020, si corse per arrivare in volata. Questa volta il nostro scopo non sarà tirare. Se dovessimo trovarci con Baroncini, Milan e Ganna che lavorano, allora vuol dire che siamo presi male…».

A Plouay nel 2020, l’Italia ha chiuso su ogni fuga per arrivare in volata con Nizzolo, che vinse
A Plouay nel 2020, l’Italia ha chiuso su ogni fuga per arrivare in volata con Nizzolo, che vinse
Chi è l’uomo da battere?

Jakobsen, direi. Per quello che ha fatto vedere, se sta bene, è difficile da battere. Forse il Belgio con Merlier può accettare la sfida, ma per la natura stessa dei belgi, la vedo difficile. Allora bisogna correre per farlo fuori, togliergli certezze, come al Tour quando ha perso Morkov ed era meno incisivo. Bisognerà giocarsela diversamente.

Quali nazionali si trovano nelle nostre condizioni?

Direi la Spagna, perché proprio non ha il velocista. Ma stando all’elenco provvisorio dei partenti, la Germania ne ha due, ma non da aspettare la volata. Anche la Francia ha un paio di uomini veloci, ma correrà diversamente sapendo di avere le spalle coperte. Bisognerà essere bravi a cogliere l’occasione.

Che cosa significa fare il regista?

Riuscire a capire cosa vogliono fare gli altri. Prevedere le situazioni e comunicare con i compagni, che è la cosa più difficile, perché se resti intruppato, non è così scontato che ci riesci. Bisogna correre sempre uniti. Con la radio puoi permetterti di chiacchierare. Agli europei come ai mondiali non ce l’hai e, per fortuna o purtroppo, non ti puoi rilassare un momento.

Dopo aver saltato il Tour e il rientro al Wallonie, Trentin ha avuto buone sensazioni dalla Vuelta Burgos
Dopo aver saltato il Tour e il rientro al Wallonie, Trentin ha avuto buone sensazioni dalla Vuelta Burgos
Per fortuna o purtroppo?

Entrambe, ma credo che sia una cavolata non usare la radio solo per due corse all’anno. Non mi sembra che le corse in cui l’abbiamo siano poco spettacolari. Per fortuna in circuito il discorso della sicurezza incide meno, ma anche la Formula Uno usa la radio per la tattica e i gran premi restano spettacolari. A parte la Ferrari che non vince, ma quella è un’altra storia. Se vuoi le corse spettacolari, devi cambiare i percorsi, non togliere le radio.

Cambiare come?

Le corse di un giorno, le grandi classiche è giusto che siano lunghe, ma nei Giri devi accorciare le tappe. Vedi il Tour. Se vuoi che sull’Alpe d’Huez vinca un campione, devi fare in modo che abbia un incentivo per mettere la squadra a tirare. Ma se la metti al terzo giorno di un trio durissimo, è sicuro che arrivi la fuga. Non è poco rispetto, è che proprio non ce la facciamo. Dalla televisione non ti rendi conto…

Lo scorso anno a Trento, Matte decisivo per la vittoria di Colbrelli
Di cosa?

Di quanto si vada forte. Il Granon era tutto al 10 per cento, eppure sembrava che Vingegaard non facesse fatica. Anche Pogacar che ha preso 3 minuti, ha fatto il record della scalata. E’ stato il Tour più veloce di sempre, perché non ci sono tappe in cui non si vada a tutta. E non è solo il Tour, sono tutte le corse. I percorsi sono mediamente più duri e i corridori si allenano di più. Thomas ha fatto il record di tutte le salite rispetto al Tour che ha vinto, ma è arrivato terzo e ben staccato.

Sarà caldo domani a Monaco?

Guardate, mattina e sera è fresco, nelle ore centrali ci sono 30 gradi buoni. Si suderà, ma si suda anche a 20 gradi. Andiamo a vedere cosa succede, poi chiudo la valigia e vado al Tour du Limousin. Dicono che ho riposato abbastanza. E la stagione è ancora lunga.

Trentin regista e tante frecce per l’arco di Bennati a Monaco

12.08.2022
4 min
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La prima nazionale di Bennati. Niente a che vedere con quelle pur vittoriose del Giro di Sicilia, della Coppi e Bartali o della Adriatica Ionica Race. La prima nazionale con una maglia in palio: quella di campione europeo. Quella che è stata italiana ininterrottamente dal 2018 al 2022 con Trentin, Viviani, Nizzolo e Colbrelli. Più da perdere che da guadagnare. Appuntamento domenica prossima a Monaco di Baviera. E forse anche per questo la prima nazionale di Bennati è composta da una banda di assaltatori. Nessuno che sia disposto a tirare per tutto il giorno: il piano è un altro.

Per il ruolo di ultimo uomo, Bennati ha scelto Guarnieri: pesce pilota di Demare
Per il ruolo di ultimo uomo, Bennati ha scelto Guarnieri: pesce pilota di Demare

Più punte che operai

Dainese, Ganna, Trentin, Milan, Nizzolo, Mozzato, Guarnieri, Baroncini. Questi i nomi, con evidente assenza di gregari nel senso stretto e il rammarico di Cimolai, che giusto un paio di giorni fa raccontava la sua delusione per essere rimasto fuori. In un primo momento era rimasto fuori anche Viviani, per il quale il cittì aretino aveva tenuto la porta aperta.

«Eravamo d’accordo – racconta Bennati – che ci saremmo aggiornati alla fine del Polonia. Ci siamo risentiti ed è stato bravo. Ha capito la situazione e ha fatto un passo indietro (in realtà Viviani è tornato in ballo dopo il forfait dell’ultima ora di Nizzolo, in seguito ai postumi di una caduta, ndr).

Tre velocisti puri. Un ultimo uomo come Guarnieri, chi tira?

Non noi dobbiamo lavorare. Ho scelto di non portare uomini di sostanza come Puccio o De Marchi, per fare un esempio. Avrei portato volentieri Affini, ma dato che farà la Vuelta, la squadra non gli ha dato la possibilità di partecipare.

Ganna e Milan non sono stati chiamati per tirare, ma se servisse, hanno motori impressionanti
Ganna e Milan non sono stati chiamati per tirare, ma se servisse, hanno motori impressionanti
Ti aspetti una gara cucita o un fuoco di artificio dietro l’altro?

Mi aspetto una corsa cucita, ma per il tipo di squadra che abbiamo, saremo pronti anche a gestire situazioni impreviste. Non è per mettere le mani avanti, ma non possiamo lavorare per tutti. So però che quando arriveremo in fondo, la volata la farà uno solo.

Viene da pensare alla nazionale di Doha, piena di velocisti…

Avevo pensato di portarne uno solo. Poi ho valutato che Dainese è giovane e ha già fatto 78 giorni di gara, fra cui Giro e Tour. C’era bisogno di un’alternativa, per cui abbiamo altri uomini capaci di fare delle buone volate. Anche Milan, con il punto interrogativo di come si muoverebbe nelle mischie.

Luca Mozzato, debuttante in azzurro da pro’, è molto veloce e potrebbe entrare nelle eventuali fughe
Luca Mozzato, debuttante in azzurro da pro’, è molto veloce e potrebbe entrare nelle eventuali fughe
E’ stato brutto fare le esclusioni?

Fare le telefonate per dare belle notizie è più facile di quelle in cui ne dai di brutte. Vorresti farli correre tutti, mi è dispiaciuto molto non poterlo fare. L’importante è trovare motivazioni valide per le scelte che fai.

Quali hai trovato?

Pasqualon era nei 12 e avrebbe meritato, come pure Cimolai. Tutta gente abituata a fare lavoro da ultimo uomo, ma avendo voluto portare Ganna e Milan, ho dovuto sacrificarli. D’altra parte come lanciatore abbiamo Guarnieri. Jacopo svolge questo ruolo da sempre e dà più garanzie di Pasqualon, che pure sta facendo ottime cose con Kristoff.

Dainese ha vinto una tappa al Giro e lottato con i migliori al Tour. E’ stato campione europeo U23 nel 2019
Dainese ha vinto una tappa al Giro e lottato con i migliori al Tour. E’ stato campione europeo U23 nel 2019
E se la corsa fosse esplosiva?

Ho chiesto a Baroncini e Mozzato di essere pronti per qualsiasi evenienza, per ogni tipo di ruolo. Baroncini potrebbe chiudere un buco, ma anche propiziarlo. E’ un ragazzo intelligente, ha capito l’occasione che gli è stata offerta.

Che cosa farà Trentin?

Matteo può svolgere qualsiasi ruolo: leader come pure regista. Può essere il jolly, può gestire la squadra. E’ una figura importante. Con lui in corsa, mi sento più tranquillo.

Villa costruisce il gruppo per Monaco (e Parigi 2024)

09.08.2022
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Marco Villa ha convocato 21 atleti (8 ragazze e 13 ragazzi) per gli imminenti campionati europei di Monaco di Baviera. La nazionale della pista da lui guidata ormai da anni si presenta mai come stavolta con la forza del gruppo e non delle sue stelle.

Gli azzurri e le azzurre sono reduci dalle buone uscite in Coppa del mondo, ai Giochi del Mediterraneo e agli europei giovanili. Ed è da qui che bisogna ripartire, osservare, sperimentare e puntare già da questo appuntamento continentale.

Intanto mentre scriviamo (e leggete) il gruppo di Villa è in prova sul velodromo allestito presso la fiera di Monaco.

La pista di Monaco è allestita nella fiera della città bavarese
La pista di Monaco è allestita nella fiera della città bavarese

Come ci arriviamo?

Vero, e lo abbiamo detto in apertura, mancano alcuni dei pesi massimi. A partire da Filippo Ganna ed Elisa Balsamo, un po’ i capitani di uomini e donne.

«Arriviamo a questo appuntamento continentale – dice Villa – con un gruppo buono che ha fatto vedere buone cose ai campionati giovanili e con un gruppo di esperti che si è ben comportato a Cali, in Coppa. Dico perciò che siamo ben messi e possiamo raccogliere delle buone prestazioni».

«Vero, mancano tre campioni olimpici su quattro (parlando degli uomini, ndr) e non è poco ma forse riesco a recuperare Simone Consonni. Aveva degli impegni con la sua squadra ma sembra abbia ottenuto il via libera. Per il resto l’anno dopo le Olimpiadi è un anno un po’ così: si fanno delle prove, si sperimenta. Vediamo anche le altre nazionali».

Quando Villa dice che guarderà anche alle altre nazionali è per capire se anche loro saranno poi realmente nella condizione dell’Italia. Vuole capire come sono messi, se anche loro hanno un cambio generazionale e come si preparano al biennio olimpico.

«Preferisco guardare queste cose che condividere i problemi! Noi il ricambio lo abbiamo ed è buono. Abbiamo vinto il quartetto agli europei under 23 per esempio».

Il quartetto degli U23 che ha vinto titolo europeo in Portogallo a fine luglio
Il quartetto degli U23 che ha vinto titolo europeo in Portogallo a fine luglio

Prima il gruppo

Impegni con i rispettivi team, infortuni vari, calendari serratissimi… sono problematiche che riguardano anche gli altri e mettere insieme tutti i pezzi non è facile. Per questo il tema del gruppo diventa ancora più importante. E Villa questa parola, appunto gruppo, la usa spesso.

Un buon gruppo di giovani, un buon gruppo di esperti, una certa intercambiabilità…

«Consonni – spiega Villa – se dovesse esserci sarebbe schierato nell’Omnium, che è un po’ più vicino alla strada e non nel quartetto, anche se è uno degli olimpionici. Questo perché un quartetto lo devi preparare e richiede un certo lavoro. Lui invece ha fatto il Giro, poi si è fermato ed ha fatto altro (e neanche è stato benissimo, aggiungiamo noi, ndr) è rientrato al Polonia. Sarei felice se ci fosse».

Scartezzini e Ganna nella madison di Fiorenzuola, un progetto per Parigi 2024
Scartezzini e Ganna nella madison di Fiorenzuola, un progetto per Parigi 2024

Madison non a caso

E la stessa cosa, gruppo e intercambiabilità, riguarda anche Ganna. Anche se Pippo è assente. L’aver fatto la madison con Michele Scartezzini a Fiorenzuola ha una sua ragione d’essere.

«Di quella prova – dice il cittì – mi porto via il fatto che gli allenamenti fatti quasi per scherzo a Montichiari non sono stati vani, che Pippo non è risultato essere un pericolo in pista e ha fatto vedere buone cose. La sua gamba non si discute, tanto che nel finale si è vista la sua netta superiorità. Una volta affinata la tecnica potrà fare bene».

«Questa prova non l’abbiamo fatta solo per divertirci, ma perché a Parigi 2024 le regole saranno ancora più ferree. Non potrò più portare cinque atleti più uno, ma quattro più uno, va da sé quindi che chi fa il quartetto deve essere in grado di fare anche altre specialità. Due che facciano la madison e uno l’omnium».

Barbieri Paternoster 2021
Barbieri e Paternoster agli ultimi Mondiali, saranno presenti anche a Monaco. Il gruppo femminile è netta crescita
Barbieri Paternoster 2021
Barbieri e Paternoster agli ultimi Mondiali, saranno presenti anche a Monaco. Il gruppo femminile è netta crescita

Pianeta donne

Anche su questo aspetto Villa riparte dal gruppo. Anche qui c’è ricambio, sia nel senso di “panchina lunga” sia generazionale.

«In Coppa le ragazze – dice Villa – si sono mostrate competitive e anche le giovani sono andate bene. Per me è importante conoscerle, per loro è importante fare esperienza. Non è come per i maschi che alcuni li ho con me da quando sono juniores e li conosco tecnicamente meglio».

«Non ho la Balsamo e mi dispiace che non ci sia Chiara Consonni. Purtroppo l’infortunio (proprio a Fiorenzuola, ndr) le impedisce di fare sia le gare su pista che quelle su strada. E dispiace perché lei, come le altre, è un elemento importante per il gruppo. 

«Voglio recuperarla per il mondiale, anche se per il mondiale potrò portare meno ragazze e dovrò fare delle scelte».

Miriam Vece è la “portabandiera” della velocità su pista italiana
Miriam Vece è la “portabandiera” della velocità su pista italiana

A tutta velocità

Infine con il cittì si parla di velocità. Per la prima volta da anni, avremmo la possibilità di ottenere dei buoni risultati in un evento tanto importante.

Più di qualcosa si muove. Si è mosso. Ivan Quaranta, a cui Villa ha dato le chiavi di questo settore sta lavorando sodo.

«Per noi – spiega Villa – in questo settore (e in questa fase, ndr) è importante il reclutamento, lo scouting. Dobbiamo cercare altrove e non solo nel ciclismo. Purtroppo abbiamo ancora la mentalità che da noi il velocista deve essere quello che vince la Sanremo e così sin da giovani, se mostra determinate caratteristiche lo si fa lavorare in quella direzione. Ma in realtà un velocista può fare anche altro. Si può anche crescere con il concetto di un velocista alla Maspes, tanto per fare un paragone amarcord».

E l’esempio di Matteo Tugnolo, reclutato dalla bmx calza a pennello.

«Non solo Bmx, dobbiamo cercare anche altrove. Nelle scuole, trovare gente con un certo fisico e certe doti di potenza. Prima avevamo il Centro Studi, oggi il Settore Perfomance, ma magari si può chiedere al Coni stesso. Se per esempio c’è un centometrista dell’atletica che non riesce ad emergere del tutto, però ha passione e voglia di provare, lo si può testare. Un reclutamento a 360 gradi».

Bennati, al Tour hai scoperto nemici degli azzurri?

31.07.2022
5 min
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C’è chi il Tour lo ha guardato con occhi professionali, attenti, con un taccuino intriso di appunti. C’è chi ogni tappa, ogni azione della Grande Boucle l’ha proiettata verso i prossimi appuntamenti, l’europeo di Monaco di Baviera e il mondiale di Wollongong. E questo lavoro lo ha fatto per la prima volta, perché Daniele Bennati (nella foto di apertura con l’ex re del Tour Bradley Wiggins) freme nell’attesa del suo esordio assoluto nelle gare titolate, vero culmine di un lavoro che dura un anno intero.

Ogni frazione della corsa francese è stata passata al setaccio, ma parlando dell’Europeo, anche se mancano ormai solo poco più di due settimane, le indicazioni arrivate non sono tantissime perché quasi tutte le nazionali, come d’altronde quella azzurra, devono ancora annunciare i loro effettivi. Qualcosa però è già arrivata alle orecchie di Bennati: «Il Belgio incentrerà la sua squadra su Tim Merlier, la Francia su Arnaud Demare, l’Olanda su Fabio Jakobsen, dei tre è l’unico che è uscito dal Tour».

Jakobsen Tour
Fabio Jakobsen, punta olandese agli europei di Monaco. Bennati pensa a un arrivo in volata. Da scongiurare?
Jakobsen Tour
Fabio Jakobsen, punta olandese agli europei di Monaco. Bennati pensa a un arrivo in volata. Da scongiurare?
Una tappa l’ha vinta, ma per il resto non ha particolarmente brillato forse anche perché non è stato certo un Tour per velocisti…

E’ vero, è stato un Tour atipico che ha offerto ben poche occasioni agli sprinter. Jakobsen si è fatto trovare pronto cogliendo una vittoria in una corsa che è stata disputata sempre a un’altissima intensità. Al momento che contava c’era e questo per me conta molto, forse fra tutti è il più temibile.

Hai menzionato tre velocisti puri.

Tutti e tre molto forti. Demare abbiamo visto al Giro che cosa ha fatto, Merlier è molto giovane e quest’anno per problemi fisici ha corso poco, ma sta preparando con attenzione proprio l’appuntamento europeo. E’ gente che sa vincere nei grandi giri, sa orchestrare la squadra, so che si presenteranno al via in forma.

Van Aert Tour
Per il cittì azzurro Van Aert è il netto favorito per l’iride. Sarà da capire la sua tattica
Van Aert Tour
Per il cittì azzurro Van Aert è il netto favorito per l’iride. Sarà da capire la sua tattica
Tornando a Jakobsen e a chi esce dal Tour, il fatto che dalla sua fine del 24 luglio alla gara del 14 agosto passeranno tre settimane è un vantaggio o uno svantaggio?

Non la porrei in questi termini. Se capita una situazione come quella dello scorso anno, con appena 6 giorni di differenza fra Tour e Olimpiadi, è chiaro che chi esce da una corsa di tre settimane ha una condizione migliore rispetto agli altri. Dopo tre settimane il livello si uniforma, ma non per questo chi è uscito dal Tour perde di condizione. Molto poi dipenderà dalla corsa, dal tracciato e soprattutto da come essa si svilupperà tatticamente.

Allarghiamo il discorso ai mondiali, quindi considerando un tracciato più mosso e complicato di quello tedesco. La maglia gialla Vingegaard la vedi un possibile protagonista?

Mi pare difficile proprio perché ha specifiche caratteristiche da corridore per grandi giri, nelle classiche non ha mai ottenuto particolari risultati. Il mondiale oltretutto è sì impegnativo, ma per corridori più esplosivi, capaci della sparata in grado di far esplodere la corsa. Sinceramente non lo vedo un fattore, a differenza ad esempio di Pogacar.

Pogacar Tour
Pogacar potrebbe essere uno dei favoriti ai mondiali. Salterà la Vuelta per prepararli
Pogacar Tour
Pogacar potrebbe essere uno dei favoriti ai mondiali. Salterà la Vuelta per prepararli
La sconfitta patita in Francia potrebbe essere un ulteriore stimolo per lo sloveno?

Da quel che leggo mi pare proprio di sì, Tadej ha scelto di rinunciare alla Vuelta per preparare con cura l’appuntamento mondiale. Non dimentichiamo che Pogacar è uno dei pochissimi corridori che può vincere tanto un grande giro quanto una classica, a dimostrazione della sua completezza. Quando programma un appuntamento arriva sempre in grande condizione, sarà un corridore molto temibile.

Su Van Aert che idea ti sei fatto?

Sarà il favorito numero uno, non si discute. E’ quello che ha dato più spettacolo in terra francese, ha vinto praticamente dappertutto, attaccava all’inizio delle tappe oppure si giocava la vittoria alla fine. Si è anche prestato al ruolo di luogotenente per Vingegaard. Considerando il percorso di Wollongong sarà il pericolo principale proprio perché potrà cambiare tattica a suo piacimento e noi dovremo essere bravi a capire le sue intenzioni e correre di conseguenza.

Kamna Tour
Il tedesco Kamna, protagonista a Giro e Tour. In Australia potrebbe attaccare da lontano, va seguito
Kamna Tour
Il tedesco Kamna, protagonista a Giro e Tour. In Australia potrebbe attaccare da lontano, va seguito
Van Der Poel invece è stato una delusione, te lo saresti aspettato?

Per certi versi sì. Aveva corso un Giro d’Italia come se ogni tappa fosse una classica, dilapidando un patrimonio di energie, senza una strategia ben delineata. Poi è andato in altura e per sua stessa ammissione qualcosa non ha funzionato. Anche per un fuoriclasse il fisico a un certo punto chiede il conto. Era partito con tante velleità, ma non aveva la condizione giusta per supportarle. Se si riprende in questo lasso di tempo, in Australia potrebbe comunque avere un peso importante.

Proviamo un nome a sorpresa: Kamna…

Per ora il tedesco è uno di quei corridori che si esaltano nei grandi giri, che vivono giornate eccezionali entrando in azioni da lontano, ma non ha un grande curriculum nelle classiche d’un giorno, almeno non di recente. Può essere però un nome da tenere sotto controllo proprio perché da lui può scaturire un’azione da lontano e dovremo essere bravi nel caso a piazzare qualche nostro uomo alle sue calcagna, per costringere le altre squadre a lavorare e dispendere energie.

Tante specialità, tanti successi. Federica Venturelli non si ferma

29.07.2022
5 min
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Sembra davvero strano sentire Federica Venturelli parlare di riposo. Lei che non si ferma mai, lei che gareggia d’inverno nel ciclocross, nelle altre stagioni su strada alternandola alla pista (e se le rimanesse il tempo, magari farebbe pure mountain bike…). Lei che pure è una ragazza di 18 anni, che si dedica alla scuola, tanto che verrebbe sempre da chiederle “ma dove lo trovi il tempo?”.

Eppure siamo riusciti a centrare il periodo di stacco: «Dopo la lunga trasferta portoghese dovevo staccare un po’ la spina, stare con la famiglia, ma solo per un paio di settimane, c’è tanto da fare e quindi sto per riprendere in mano la bici. Anzi, a dir la verità non vedo l’ora…».

Venturelli linea anadia 2022
L’epilogo della gara in linea di Anadia, con la francese Rayer a beffare Ciabocco e Venturelli, quarta la Pellegrini
Venturelli linea anadia 2022
L’epilogo della gara in linea di Anadia, con la francese Rayer a beffare Ciabocco e Venturelli, quarta la Pellegrini
La trasferta in Portogallo per te è stata lunga fra europei su strada e su pista…

Sì, con due gruppi diversi. Ho visto ripartire le ragazze della strada e sono rimasta lì ad aspettare quelle della pista. E’ stato stancante, ma alla fine sono soddisfatta: un bronzo e un quarto posto nella prima porzione, poi su pista tre titoli (inseguimento individuale e a squadre e omnium, finendo quarta nella madison. Ma alla fine non ne avevo più…

Partiamo dalla prima settimana, quella della strada. Il podio nella prova in linea ti ha sorpreso?

Per certi versi sì. La squadra era improntata su Eleonora (la Ciabocco, ndr), dovevamo lavorare per lei. Ci avevano detto che il percorso era molto duro, ma pensavo sicuramente peggio. Io non credevo di essere così brillante, considerando anche che quest’anno ho avuto il Covid a fine aprile, ero partita senza particolari ambizioni, poi alla fine è arrivato un bel bronzo.

Venturelli quartetto
Il quartetto azzurro, con la Venturelli a destra, che in finale ha battuto la Germania
Venturelli quartetto
Il quartetto azzurro, con la Venturelli a destra, che in finale ha battuto la Germania
Neanche il tempo di rifiatare e ti sei ritrovata a gareggiare su pista…

La difficoltà è stata soprattutto nei primi giorni, riadattarsi alla pista e soprattutto a un impianto diverso da quello di Montichiari. La scorrevolezza era inferiore a quella del nostro centro, ma con le prime uscite ci siamo tutti adattati.

Hai vinto in tre specialità: qual è quella che senti più nelle tue corde?

Sicuramente l’inseguimento individuale, perché non cambia nel suo sviluppo, sei sola contro te stessa, a confrontarti contro il cronometro badando a tanti piccoli fattori personali. Conta soprattutto la gestione dello sforzo come nel quartetto: lì in qualifica avevamo commesso alcuni errori, tanto è vero che poi siamo migliorate di ben 8”, un’eternità.

Venturelli inseguimento
Il podio dell’inseguimento individuale, con Federica fra la Sharp (GBR, seconda) e la Lallemand (FRA, terza)
Venturelli inseguimento
Il podio dell’inseguimento individuale, con Federica fra la Sharp (GBR, seconda) e la Lallemand (FRA, terza)
Nell’omnium come ti trovi?

Ho cercato di sfruttare al meglio le mie caratteristiche, sapevo che dovevo partire forte nello scratch che si adatta meglio alle mie caratteristiche, ho vinto lì andando in fuga e sono rimasta poi sempre in testa in classifica. Vedevo che alle mie spalle la situazione cambiava sempre e dovevo restare sempre concentrata. Quattro gare nella stessa giornata sono davvero pesanti, per questo mi piace meno.

Come mai la scelta poi di fermarti?

Perché la seconda parte di stagione sarà molto ricca: intanto ci sono da preparare i mondiali su pista di fine agosto in Israele, quindi per un mese sarò più concentrata sulla pista con qualche puntatina su strada pensando però sempre a questo obiettivo. Poi vorrei guadagnarmi la selezione per i mondiali su strada in Australia e a seguire inizierò subito con la stagione del ciclocross.

Venturelli Omnium 2022
Federica in fuga nello scratch, una tattica che ha pagato: prima piazza mantenuta fino all’ultimo
Venturelli Omnium 2022
Federica in fuga nello scratch, una tattica che ha pagato: prima piazza mantenuta fino all’ultimo
Conti quindi di continuare nell’attività invernale?

Certo, dà notevoli vantaggi e mi piace molto, poi non riuscirei a stare senza competizioni così a lungo. Per me le gare sono fondamentali per mantenere le motivazioni e la concentrazione in allenamento. Poi il ciclocross dà quelle doti di esplosività che per me sono fondamentali.

Che scuola fai e come ti trovi?

Credo sia una capacità innata. So ad esempio che i tecnici azzurri un po’ mi si contendono, ma a me non può far altro che piacere perché significa che sto facendo le cose giuste. Poi c’è la scuola, riesco sempre a organizzarmi e vado bene anche lì. Il prossimo anno ci sono gli esami di maturità, infatti per questo non penso di cambiare nulla nella prossima stagione.

Venturelli intervista
I suoi successi a ripetizione hanno attirato molte attenzioni in Portogallo
Venturelli intervista
I suoi successi a ripetizione hanno attirato molte attenzioni in Portogallo
Si avvicinano però formazioni WorldTour?

So che c’è interesse per me, ma non voglio neanche pensarci fino alla fine del prossimo anno, per ora c’è troppa carne al fuoco.

Un’ultima cosa: abbiamo già parlato della tua rivalità con la Ciabocco, ora questa rivalità si riverbera anche all’estero, con entrambe sul podio europeo…

Penso che sia un bene per il ciclismo italiano, d’altronde è una rivalità solo in gara, solo per chi segue il ciclismo, ma fra noi non parlerei di rivalità quanto di collaborazione. Se ad Anadia eravamo nella stessa camera è proprio perché andiamo molto d’accordo.

Attenti alla Malcotti, che al Tour punta in alto

13.07.2022
5 min
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Barbara Malcotti inizia a farsi notare nel ciclismo che conta. La 22enne trentina, approdata quest’anno nel team americano Human Powered Health, già prima degli Europei di categoria disputati nel fine settimana in Portogallo aveva fatto vedere di essere in decisa crescita di condizione, al punto di centrare la Top 10 nelle classifiche delle giovani in ben tre gare a tappe: Itzulia Women (quarta), Vuelta a Burgos (quinta) e Belgium Tour (decima). La cosa non è sfuggita al cittì Sangalli, che l’ha convocata in nazionale e la Malcotti ha fatto in pieno il suo dovere, lavorando per le compagne, proteggendo la fuga del gruppo con Guazzini e Zanardi e finendo comunque onorevolmente 18esima a 50”.

Per la Malcotti questi risultati contano molto, perché i suoi inizi nel team a stelle e strisce non erano stati semplici: «Diciamolo pure, è stato un inizio tragico, non trovavo mai il bandolo della matassa, poi pian piano il grande lavoro è venuto fuori. Questi risultati non mi hanno sorpresa, anzi se devo dir la verità io volevo almeno qualche podio, ma so che davanti il livello è altissimo. Sto comunque dimostrando che a quel livello ci so stare bene».

Malcotti Europei 2022
Ad Anadia la Malcotti è stata un elemento prezioso per la nazionale, coprendo le sue capitane
Malcotti Europei 2022
Ad Anadia la Malcotti è stata un elemento prezioso per la nazionale, coprendo le sue capitane
Che cosa dicono nel team?

Ho trovato un ambiente ideale, perché non mi mettono alcuna pressione e valutano il fatto che sono molto giovane, ma dall’altra parte so che si aspettano molto. D’altronde sono io che mi metto molta pressione perché voglio assolutamente arrivare dove mi prefiggo, voglio il 100 per cento dalla mia attività e togliermi qualche bella soddisfazione.

Quella di Anadia era la tua prima convocazione in azzurro?

No, ero già stata a Innsbruck nel 2018 quando finii ai piedi del podio ai mondiali junior e 12esima lo scorso anno agli europei a Trento. Io quando sento la maglia azzurra addosso riesco a tirar fuori il massimo, ci tengo particolarmente a onorarla.

Malcotti azzurre 2022
Barbara (in secondo piano) era alla sua terza esperienza in azzurro. La rivedremo ai mondiali?
Malcotti azzurre 2022
Barbara (in secondo piano) era alla sua terza esperienza in azzurro. La rivedremo ai mondiali?
Torniamo alla tua scelta di correre all’estero: te ne sei mai pentita?

Assolutamente no, mi accorgo che in questi pochi mesi già qualcosa è cambiato. La mentalità è diversa, anche in una squadra che non è al massimo livello, l’impostazione resta quella di una formazione WorldTour e infatti il calendario è di grande livello, con prove WorldTour o comunque dove ci si confronta con cicliste di quella categoria. Se vuoi fare il salto di qualità, andare all’estero ormai è una scelta obbligata.

Che comporta anche sacrifici…

Sì, ma devi metterlo in conto. Io sono a casa 4 giorni per mese, tra febbraio e aprile tra ritiri e gare è stato un viaggio continuo. Oltretutto mi sono ritrovata a fare gare che non avevo messo in programma perché nel team ci sono state molte defezioni per covid, così mi sono ritrovata a fare una “full immersion”, anche in quasi tutte le classiche. Sono esperienze che servono per capire come prepararle, spero di avere altre occasioni simili.

La trentina, approdata allo Human Powered Health quest’anno, ha un contratto anche per il 2023 (foto Tristan Cardew/HPH)
La trentina, approdata allo Human Powered Health quest’anno, ha un contratto anche per il 2023 (foto Tristan Cardew/HPH)
L’andamento della tua stagione dice però che nelle corse a tappe ti trovi più a tuo agio.

Sono come un diesel, miglioro con il passare dei giorni. Nelle classiche non ero in forma, ma dovevo farle. Un po’ meglio mi sono sentita gareggiando in Spagna e man mano la situazione è andata sempre migliorando. Il team mi ha inserito nel roster sia del Tour che della Vuelta, saranno test molto importanti per il mio futuro.

Con che spirito ti avvicini alla prima edizione del Tour de France?

E’ una grande scommessa, è la gara più importante e so già che sarà un’esperienza indimenticabile. Ammetto di essere un po’ preoccupata perché mi hanno detto che alcune tappe saranno molto lunghe e molto dure, soprattutto quella di 180 chilometri, una distanza alla quale non siamo abituate e l’esperienza dell’ultimo Giro d’Italia conferma un po’ i miei timori, soprattutto dice che anche le tappe piane non vanno prese sottogamba, puoi perdere minuti per piccoli dettagli. Vedremo quel che avverrà.

La premiazione Under 23 ad Anadia, con l’olandese Van Anrooij prima su Guazzini e la connazionale Van Empel
La premiazione Under 23 ad Anadia, con l’olandese Van Anrooij prima su Guazzini e la connazionale Van Empel
Sai già quale sarà l’impostazione del team?

Credo che correremo soprattutto pensando alle singole tappe, a cercare di entrare nelle fughe, con un paio di elementi che terranno d’occhio la classifica, soprattutto la nuova ragazza arrivata a giugno, la cipriota Antri Christoforou della quale si dice un gran bene (ha vinto la Classique Morbihan ed è finita ai piedi del podio ai Mediterranei, ndr).

Mettiamo un attimo da parte il ciclismo: che cosa significa per una ragazza di 22 anni vivere una simile esperienza all’estero?

E’ qualcosa che ti forma, ti accresce anche culturalmente potendo confrontarsi con ragazze di ogni parte del mondo. Il team è davvero professionale e non fa mancare nulla. Ammetto che a volte ci sono momenti e situazioni nelle quali bisogna adattarsi proprio perché ci si confronta con pensieri e culture diverse, ma ne vale la pena.

Malcotti Valcar 2021
In Valcar la Malcotti è rimasta tre stagioni, fondamentali per la sua crescita
Malcotti Valcar 2021
In Valcar la Malcotti è rimasta tre stagioni, fondamentali per la sua crescita
Non hai mai un po’ di rimpianto per la Valcar?

Rimpianto no, mi trovo bene dove sono, ma non nascondo che a volte penso a loro. D’altro canto sono i risultati a dirlo, si lavora davvero bene in quel gruppo, lo ammiro molto e se la squadra è ai primi posti del ranking, qualcosa vorrà pur dire.

Ti sei prefissa un obiettivo in Francia?

Vedremo come si metterà la corsa, ma lo ammetto, punto alla Top 3 nella classifica delle giovani. Sono matura per quel traguardo…