Bego imprendibile, Venturelli a un passo dal bronzo

05.08.2023
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GLASGOW – Quando si sono rese conto che la francese là davanti fosse imprendibile, dietro le ragazze hanno iniziato a cincischiare, pensando che toccasse alle inglesi chiudere il buco sull’imprendile Julie Bégo. Pioveva. La strada è diventata viscida, come sul ghiaccio. La stessa fuggitiva a un certo punto ha rischiato. Federica Venturelli a quel punto sentiva di avere gambe e voglia di allungare, ma da sola non si andava da nessuna parte e inesorabilmente la corsa si è chiusa. Dallo sprint per l’argento, l’azzurra è uscita con il quarto posto. E per questo, quando ce la troviamo davanti, non sa se essere felice.

«Non saprei darmi un voto – dice – però è stata un’esperienza positiva. Ci abbiamo provato fino alla fine, il risultato è mancato per poco. E’ l’ennesimo quarto posto di questa stagione (sorride con una punta di ironia, dopo due quarti posti agli europei in pista, ndr). Però direi che abbiamo condotto una buona gara, soprattutto nei primi tre giri. Siamo state unite, poi quando si è fatta la selezione purtroppo sono rimasta da sola. Ci stava su un percorso così impegnativo. Insomma, c’era da aspettarsi che non tutte riuscissero a reggere. E’ andata così, alla fine non siamo riuscite a chiudere sulla francese, che ha fatto un buon attacco. Io ho provato a prendermi un posto del podio. Però è andata male per pochi centimetri».

Il podio finale con da sinistra Ferguson, Bégo e Moors. Tre big della categoria, ma la Venturelli era all’altezza
Il podio finale con da sinistra Ferguson, Bégo e Moors. Tre big della categoria, ma la Venturelli era all’altezza

Buono in prospettiva

La zona dei bus è giusto alle spalle di George Square, il cuore della città e di questi mondiali sparsi per miglia e miglia nei dintorni. Dato che il pullman della nazionale l’hanno parcheggiato davanti al velodromo e da lì non si può muovere, per le corse di oggi è arrivato quello Vittoria e Daniele Callegarin, che lo guida, ha gli occhi dell’innamorato. Il ritorno ai mondiali ha un gran buon sapore.

Paolo Sangalli, tecnico delle ragazze, è vicino al furgone col meccanico Foccoli in attesa che le ragazze tornino tutte, per poter fare il punto.

«Il quarto posto – dice – è la medaglia di legno, la posizione più brutta in cui puoi arrivare. Però hanno fatto quello che hanno potuto. Nelle nostre previsioni, c’era di restare davanti in due, ma Eleonora La Bella non era in giornata. Se ci fosse stata lei, qualcosa di meglio avremmo fatto. Non ho ancora parlato con Federica Venturelli, mi dirà com’è andata. So solo che era un percorso molto, molto duro. Con la pioggia, ogni curva è diventata un pericolo.

«Sapevamo che la Francia avrebbe attaccato, ma io pensavo anche che la Gran Bretagna chiudesse, invece non hanno avuto gambe neanche loro. Diciamo che il quarto posto può essere una mezza delusione, ma in prospettiva di crescita è stata una buona esperienza. E ha confermato che il percorso, come si è sempre detto, è un percorso da classiche. Arriveranno davanti i corridori da classiche, fra le donne elite e anche gli uomini. A ruota fai fatica perché ad ogni curva devi rilanciare…».

Onore alle britanniche

Venturelli è come se avesse sentito, ma quando parla con noi deve ancora confrontarsi con il tecnico azzurro. Non ci sta a pensare che qualcuna delle avversarie abbia fatto la furba, ma è innegabile che le gambe di alcune siano mancate all’appello.

«Le inglesi – dice – hanno corso in modo più che onesto. Hanno chiesto anche il mio contributo per chiudere e io ho dato qualche cambio. Però alla fine quando hanno capito che ero da sola e che non avrei tirato come tutte loro messe insieme, non mi hanno detto più niente. Quindi, al contrario dell’omnium in pista, dove la Ferguson ha giocato d’azzardo stando sulla mia ruota, in questo caso hanno lavorato come una squadra e non hanno sicuramente ostacolato il mio risultato».

Per Federica un altro quarto posto, il quarto in gare titolate tra pista e strada
Per Federica un altro quarto posto, il quarto in gare titolate tra pista e strada

Rimpianti? Sì, no, forse…

L’ultima annotazione è sul percorso, mentre gli addetti dell’antidoping pressano perché la lasciamo andare. Dice che per lei asciutto o bagnato non è cambiato molto e che in questo la scuola del cross è preziosa.

«Però – sorride la Venturelli – penso che per alcune altre ragazze gli ultimi giri abbiamo fatto la differenza. Ho visto anche qualcuna ragazza che si è staccata, quindi la pioggia ha reso più insidioso un percorso che già di per sé era complicato da comprendere e su cui muoversi. Non ho rimpianti quando la francese ha attaccato, perché ero davvero tirata, davvero a tutta e quindi non sarei riuscita a starle a ruota. Nel finale, il progetto era quello di attaccare sull’ultimo strappo, però non mi sono sentita le gambe. Forse se fossi entrata in una delle tante fughe, mi avrebbe permesso di far andare la gara in un altro modo, però era troppo dura per correre dietro a chiunque. Sono stati 70 chilometri assolutamente impegnativi, anche senza fare attacchi inutili».

Francia, 13 anni dopo

Il mondiale delle donne junior è andato a Julie Bégo (18 anni), partita al penultimo giro, quando mancavano 22 chilometri al traguardo. La ragazza di Chambery, stagista alla Cofidis da appena quattro giorni, ha mantenuto un vantaggio di una quindicina di secondi in cima alla salita principale del circuito, Montrose Street, e ha finito per vincere da sola davanti alla britannica Cat Ferguson e alla belga Flower Moors. Per gli amanti delle statistiche, la Francia non vinceva un mondiale junior da 13 anni, dai tempi di Pauline Ferrand-Prevot.